legislazione_diff._salariale_di_genere.
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1) La legislazione sulle differenze salariali di genere e le sue applicazioni Possiamo dire che nonostante le affermazioni di principio le differenze fra i sessi continuano ad essere parte integrante del mondo del lavoro in Italia. Le affermazioni di principio si ritrovano già nel testo della Costituzione : • diritto all'uguaglianza, • divieto di discriminazione sul lavoro per ragioni sessuali, • azione giudiziaria contro la discriminazione Già l'art. 3 della costituzione italiana riconosce il diritto all'uguaglianza quale diritto fondamentale della persona umana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” Il successivo art. 36 sancisce il diritto ad una giusta retribuzione senza distinzione tra i sessi : la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di condizioni, le stesse retribuzioni che spettano all’uomo, e tali condizioni vanno adeguate alla sua fondamentale funzione familiare. Nel corso dei successivi 60 anni, sono state emanate diverse leggi sull'uguaglianza fra i sessi nel lavoro, fra cui vale la pena di ricordare • Legge n.986/50 : Proibisce il licenziamento delle lavoratrici madri, gestanti e puerpere. • Legge n.7 del 9/1/1963 Stabiliva il divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimonio • Legge n.66/63 : Ammette le donne a tutti i pubblici uffici e a tutte le professioni (escluse Polizia, Guardia di Finanza e Forze Armate). • Legge n.151/75 di riforma del diritto di famiglia: Viene sanzionata la parità dei coniugi. • Legge n.1204 del 30/12/1971 e DPR 1026 del 25/11/1976 : Riprende e modifica la legge del 1934 sulla tutela delle lavoratrici madri • Legge n.903 del 9/12/1977 : Prevede la parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro • Legge n. 194/78 : Riguarda la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza. • Legge n.546 del 29/12/1987 : Indennità di maternità per le lavoratrici autonome professioniste • Legge n.379 del 11/12/1990: Prevede l'indennità di maternità per le libere professioniste • Legge n.125 del 10/4/1991 : Azioni positive per la realizzazione della parità uomodonna nel lavoro • Legge n.215 del 25/2/1992: Azioni positive per l’imprenditoria femminile Oggi l'intera disciplina antidiscriminatoria è raccolta nel decreto legislativo n. 198/06 (c.d. codice delle pari opportunità) che sul lavoro vieta “qualsiasi atto, patto o comportamento che produca un effetto pregiudizievole discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso e, comunque, il trattamento meno favorevole rispetto a quello di un'altra lavoratrice o di un altro lavoratore in situazione analoga” (art. 25). Il divieto, come si vede, è molto esteso e riguarda qualsiasi ambito: condizioni di accessibilità, accesso al lavoro, retribuzioni, condizioni lavorative, attribuzione di qualifiche, carriera, ecc. Costituiscono inoltre una discriminazione vietata anche le molestie, sessuali o non, attuate sul lavoro in ragione del sesso, così come le reazioni datoriali a reclami volti a pretendere il rispetto della parità dei sessi. La discriminazione puo' essere anche indiretta, attraverso cioè trattamenti neutri che creano però effetti differenziati fra i due sessi, ed è in ogni caso discriminatorio il trattamento meno favorevole riservato alla donna per ragioni collegate alla gravidanza o alla maternità. Nonostante un quadro normativo che predispone un’ampia tutela, nella realtà sono ancora numerosi gli ostacoli per la realizzazione di effettive condizioni di parità secondo standard normativi. Le donne sono prime negli studi secondo le statistiche, ma tuttora svantaggiate sul lavoro In particolare, tra le donne occupate, molte si dichiarano disponibili al passaggio da un regime di orario a tempo pieno ad un regime part-time, per una migliore gestione dei carichi di lavoro e familiari. Tra le donne cha hanno smesso di lavorare, il 17,7 per cento lo ha fatto per la nascita di un figlio. La maternità influisce profondamente sul lavoro. Oggi è notevolmente aumentata sul territorio nazionale la presenza di asili nido, ma non appare ancora sufficiente: dal 1998 al 2005 il numero di bambini che frequenta un nido è cresciuto dall’11 al 38 per cento, per i bambini da zero a due anni, con una attivazione tuttavia molto bassa nel sud Ciò è dovuto sia al mancato rispetto della legislazione sulla parità retributiva, sia a una serie di ineguaglianze strutturali, quali la segregazione settoriale sul mercato del lavoro, modalità di lavoro diverse, differenze nell’accesso all’istruzione e alla formazione, sistemi di valutazione e di retribuzione discriminante. In presenza di una discriminazione sul lavoro, è possibile ricorrere al giudice del lavoro che, quando l'accerta, ordina di rimuoverne gli effetti e può anche condannare l'autore della discriminazione ad un risarcimento di natura economica. Non è comunque cosa facile dimostrare di essere stata vittima di una discriminazione sul lavoro: possono essere a tal fine utili dati statistici idonei ad evidenziare i trattamenti differenziati e, in generale, è prevista una facilitazione dell'onere probatorio a carico della vittima della discriminazione che può limitarsi a fornire elementi di fatto indicativi del trattamento differenziato, senza dover dimostrare lo specifico intento discriminatorio. La legge ha previsto anche l'istituzione della Consigliera di parità, un organismo istituzionale deputato a vigilare sull'effettiva attuazione del principio di parità sul lavoro, a cui è possibile rivolgersi per denunciare discriminazioni, sia a livello individuale che collettivo, e a cui compete uno specifico potere di promuovere azioni giudiziarie contro discriminazioni ovvero di intervenire nei giudizi promossi dalla vittima della discriminazione sul lavoro. La situazione di fatto oggi esistente: cultura e precariato favoriscono le discriminazioni sessuali sul lavoro. Come si vede, dunque, i progressi in ambito legislativo sono innegabili: oltre alle leggi protettive della condizione biologica della lavoratrice in gravidanza o in maternità, esistono oggi specifiche tutele antidiscriminatorie che possono essere attivate e, sebbene ancora poco conosciute – sia a livello sindacale che da parte dei giudici del lavoro, si tratta indubbiamente di strumenti che possono contribuire a reagire contro pratiche discriminatorie. E' però drammatico constatare come questi strumenti si scontrano con una cultura aziendale troppo spesso incline a considerare l'essenziale funzione di riproduzione della donna come un ostacolo alle esigenze di profitto e di produttività dell'impresa: nel nostro paese, dove la maternità continua infatti ad essere il motivo principale di discriminazione sui luoghi di lavoro. 2) Studi che illustrano le differenze salariali di genere • CENSIS. 39esimo RAPPORTO ANNUALE SULLA SITUAZIONE DEL PAESE. Capitolo 4 Lavoro, rappresentanze di professionalità - È solo un capitolo che riguarda il mercato del lavoro con alcuni dati relativi al lavoro femminile. • ISFOL PLUS: Indagine campionaria nazionale sulle caratteristiche e le aspettative degli individui sul lavoro Capitolo 6 Redditi da lavoro Lista di dati suddivisi per sesso relativi al reddito lavorativo. • ISFOL Esiste un differenziale retributivo di genere in Italia? Il lavoro femminile tra discriminazioni e diritto alla parità di trattamento Il libro presenta i risultati della prima fase di una ricerca promossa dall’Ufficio del Lavoro e degli Affari Sociali del Ministero sul tema del differenziale salariale di genere. La ricerca dimostra che nel mercato del lavoro Italiano le differenze salariali di genere rimangono ad una percentuale che supera il 20%. Questo nonostante il fatto che le lavoratrici donne sono caratterizzate da migliori risultati scolastici da più alti livelli di preparazione rispetto agli uomini. Il volume raccoglie i contributi metodologici, gli studi e le riflessioni di un gruppo di esperti che sottolineano la situazione critica del mercato e dell’organizzazione del lavoro che sono gli ostacoli principali ad una concreta uguaglianza di trattamento retributivo. • EURISPES Rapporto sull’Italia 2008 Ci sono molti dati sulla situazione economica italiana ed informazioni generali sulle differenze salariali di genere. • Siamo in attesa della nuova pubblicazione dell’ISFOL su una ricerca sul differenziale salariale di genere suddivisa per settori professionali (sta per essere pubblicata) • Abbiamo a disposizioni alcuni dati relativi al settore della pubblica amministrazione (solo alcune pagine di ricerca) • Abbiamo a disposizione alcuni dati relative al settore bancario (solo alcuni dati)