concerto Paul Beier John Dowland (1563-1626)
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concerto Paul Beier John Dowland (1563-1626)
programma John Dowland (1563-1626) Sir Henry Guildforde his Almaine (Varietie, 1610) Mrs vaux Galliarde Jo Dowland (ms. “Holmes” Dd.9.33, c1600-05) Mrs vauxes Gigge Jo Dowland Bacheler of Musicke martedì 17 giugno 2014, ore 17 ARCHIVIO di STATO di MILANO Via Senato 10, Sala Conferenze concerto (ms. “Holmes” Dd.9.33) A Fancy by Mr. Dowlande BM (ms. “Cosens” Add 3056, c1610) Pavan, JD B of Musicke (ms. “Holmes” Dd.5.78, c1595-1600) No. XXII Galliard to Lachrimae (Pilgrims Solace, 1612) Coranto By Doctor Dowland (ms. Board, c1620) Pavan (ms. Schele, c1615) An Almand By Mr. Jo: Dowland: Bacheler of Musique (ms. Board) A Galliard on Walsingham J:D (ms. “Holmes” Dd.5.78) Forlorne Hope fancye Mr Dowland Bach of Musicke (ms. “Holmes” Dd.9.33) Paul Beier (liuto a 10 cori, M.Lowe 1979) John musiche di Dowland (1563-1626) ingresso libero per informazioni: [email protected] dettaglio dal ms. “Cosens” John Dowland (1563-1626) è stato un importante liutista inglese, forse il più celebre di tutti i tempi. I suoi “lute songs” (canzoni per voce accompagnata dal liuto), fortemente influenzati dallo stile madrigalistico italiano, e le sue opere per liuto solo fanno parte stabilmente del repertorio concertistico ed alcune di esse oggi sono note anche al pubblico non specialistico. Non è sempre stato così. Durante i secoli XVIII e XIX il liuto e il suo repertorio gradualmente caddero nell’oblio. Fu nell’ambito del movimento “Arts & Crafts”, nato in Inghilterra alla metà dell’Ottocento per riscoprire e rivitalizzare l’artigianato artistico in reazione alla galoppante industrializzazione (dando luogo, fra l’altro, alla corrente artistica pre-raffaelita) che il musicista francese Arnold Dolmetsch decise di recuperare antiche tecniche liutarie per ricostruire gli strumenti musicali del passato: così, dalle sue mani ripresero vita flauti, vielle, viole da gamba, clavicembali e liuti (il primo dei quali è del 1893). Come le altre arti, anche la musica “antica” fu riscoperta: e se, da un lato, molti compositori trassero ispirazione da quei lontani repertori (come da quelli folkloristici, o altrimenti "esotici"), reinterpretandoli nel proprio stile, altri – incluso Dolmetsch e la sua numerosa famiglia – cercarono di ricreare la musica del passato nel modo più fedele possibile: non soltanto utilizzando strumenti modellati su quelli raffigurati nei dipinti medievali o rinascimentali o, in qualche caso, ancora conservati in qualche collezione museale, ma anche tentando di recuperare le tecniche esecutive descritte dagli antichi trattati. Da biblioteche e archivi riemersero libri e manoscritti, avidamente ricopiati e passati di mano in mano tra i nuovi cultori della “Early Music”, e sempre più numerosi nomi di musicisti dimenticati tornarono a circolare, suscitando interesse ed entusiasmo. La prima allieva di Arnold Dolmetsch, negli anni venti del Novecento, fu la giovane figlia di un artista impegnato a creare vetrate nello stile dell’art nouveau: Diana Kibblewhite, meglio nota con il cognome Poulton assunto in seguito al matrimonio. Fu specialmente lei, con concerti e registrazioni per la BBC, a diffondere la musica per liuto tra un pubblico crescente; divenuta caposcuola di generazioni di liutisti moderni (la cattedra di liuto al Royal College of Music fu creata per lei), negli ultimi anni della sua laboriosa vita, fu ancora lei a pubblicare – tra molte altre cose – la biografia e l’opera per liuto solo di John Dowland. Il programma di questo concerto comprende danze e fantasie tratte sia da due libri a stampa pubblicati al tempo di Dowland (Varieties of Lute Lessons, Londra 1610; A Pilgrimes Solace, Londra 1612), sia da alcuni manoscritti contemporanei che, di fatto, sono le fonti più ricche per questo repertorio: due raccolte, curate da Matthew Holmes tra il 1595 e il 1605, e il cosiddetto “Cosens Lute Book” del 1610 (tutti e tre, ora, alla Cambridge University Library); il libro compilato intorno al 1620 da Margaret Board, un’aristocratica che forse fu anche allieva di Dowland (ora alla Royal Academy of Music); e il manoscritto copiato da Ernst Schele intorno al 1614 durante un suo viaggio in Europa, Italia inclusa, conservato nella Biblioteca Universitaria di Amburgo. Queste musiche sono in intavolatura francese, una delle scritture musicali sviluppatesi specificamente per il liuto a partire dalla fine del Quattrocento, quando lo strumento divenne il preferito per realizzare musica polifonica: una funzione che mantenne fino agli inizi del Settecento. M.C. dettaglio da A Pilgrimes Solace Paul Beier si è diplomato in liuto presso il Royal College of Music di Londra sotto la guida di Diana Poulton. Svolge un’intensa attività concertistica in Europa, nord- e sudAmerica e in Australia, come solista, come direttore del suo gruppo Galatea, come membro di diversi ensembles e in produzioni operistiche presso teatri come La Scala, la Santa Fe Opera, ecc. Il suo repertorio spazia dal primo Cinquecento fino a Bach e Weiss, con particolare enfasi sulla musica italiana del periodo di passaggio tra il Cinque e il Seicento. I suoi 12 CD solistici e i 5 come direttore di Galatea hanno ricevuto riconoscimenti e premi. Dal 1981 insegna liuto e musica d’insieme rinascimentale presso la Civica Scuola di Musica di Milano. E’ uno dei membri fondatori della Società Italiana del Liuto e “consulting editor” del Lute Society of America Journal. Per maggiori informazioni: www.musico.it/lute