Forme del discorso riportato. Usi e abusi nel giornalismo

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Forme del discorso riportato. Usi e abusi nel giornalismo
Forme del discorso riportato.
Usi e abusi nel giornalismo
Polifonia
•  Quando oggetto della parola è un’altra parola, altrui o propria, che si
intreccia alla prima con forme e intenzioni diverse:
Stratificazione del discorso
dialogismo
intertestualità e intratestualità
discorso riportato (o citazione)
Bachtin (Estetica e romanzo (1975), Einaudi, 1979) ha sottolineato che in una
gran quantità di testi, soprattutto letterari, si devono riconoscere diverse
voci, attribuite a soggetti che parlano simultaneamente.
Ducrot (Le dire et le dit, Paris, 1984) ha sviluppato questa idea (anche sulla
scia di Benveniste) mostrando che la pluralità delle voci è rintracciabile non
solo in testi complessi, ma anche all’interno di un singolo enunciato.
Ma Ducrot esclude dalla polifonia i casi di discorso riportato, che invece
vengono ormai fatti rientrare a pieno titolo tra i fenomeni polifonici.
Polifonia del giornale
Fisiologica: molteplicità di enunciatori delegati
Le diverse voci, ciascuna dotata di un proprio stile
enunciazionale, tendono
•  a confluire in una voce coerente della testata (nel caso dei
quotidiani agenda e attivisti)
oppure
•  a mantenere la propria specificità come prova della pluralità delle
posizione (nel caso dei quotidiani istituzionali che applicano una
strategia di neutralizzazione, es. «Corriere della sera»).
Altro livello di polifonia:
forme del discorso riportato
La trasmissione e la discussione dei discorsi altrui, della
parola altrui è uno dei temi più diffusi e importanti del
discorso umano (Bachtin, Estetica e romanzo, tr.it.
1979:145)
Il giornalismo è il luogo professionalmente deputato alla
resa della parola altrui.
Esempi
Libero online 24.4.09
Berlusconi celebra “la libertà di tutti” / Franceschini: ritiri la legge su
Salò
RE online 25.4.09
Berlusconi: ‘No equidistanza fra fascisti e partigiani’ /Il Pd: “Ritiri il ddl
su Salò
St:Celebrato il 25 aprile. A Onna il cavaliere riconosce il contributo dei comunisti e
parla “del rispetto per chi lottò dalla parte sbagliata”. Poi dice: “Potrebbe diventare
la Festa della libertà”. Franceschini: “Parole importanti ma il nome non si cambia”.
Napolitano: “Pietà per tutti”. Folla a Milano, fischi a Formigoni. Roma, Alemanno
non va.
Cs online, 25.4.09
Berlusconi: 25 aprile di tutti / Pd: allora fermi il ddl su Salò
St: Il premier prima all’Altare della Patria con Napolitano, poi a Onna:
“Rispetto anche per chi fu dalla parte sbagliata, ma no alla neutralità: la
resistenza valore fondante della nazione”. Il Capo dello Stato: “A nessun
caduto di qualsiasi parte si può negare rispetto e pietà”. Franceschini: “No
a equiparazioni tra repubblichini e partigiani”.
Messaggero online, 25.4.09
25 aprile, Napolitano: pietà per tutti i caduti
Berlusconi: rispettare anche parte sbagliata
St: Franceschini: Pdl ritiri il progetto che equipara repubblichini e partigiani
Alemanno non va a Porta San Paolo: rischio contestazioni
La Moratti diserta le celebrazioni a Milano /contestato Formigoni
il Manifesto online, 25.4.09
Le piazze rubate del 25 aprile /
Una resistenza troppo condivisa
Il 25 aprile celebrato in tutto il Paese
Berlusconi: “Diventi festa della libertà”
Il premier a Onna: “Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani, festa che deve diventare
di libertà. La Resistenza, come il Risorgimento, è un valore fondante”. In mattinata il
presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio hanno celebrato la
Liberazione a Roma, al Milite Ignoto. Berlusconi: “Pietà anche per i repubblichini”.
Stop di Franceschini. Napolitano: “Pietà per tutti”.
Il giornale online, 25.4.09
Milano, fischiato il governatore Formigoni
Franceschini: “Il nome della festa non si cambia”
Che cos’è il discorso riportato?
Il discorso riportato è discorso nel discorso, espressione nell’espressione, e
allo stesso tempo è anche discorso sul discorso, espressione sull’espressione.
[…]
Il discorso riportato è considerato dal parlante come un’espressione
appartenente a qualcun altro, un’espressione che era in origine totalmente
indipendente, completa nella sua costruzione, e situata fuori del contesto dato.
Ora, è da questa esistenza indipendente che il discorso riportato viene
trasposto in un contesto di un autore mentre conserva il suo contenuto
referenziale e per lo meno i rudimenti della sua integrità linguistica, della sua
originale indipendenza di costruzione. L’espressione dell’autore,
nell’incorporare l’altra espressione, fa entrare in gioco norme sintattiche,
stilistiche e composizionali per la sua parziale assimilazione.[…]
Il meccanismo di questo processo è situato non nell’anima individuale ma nella
società (Vološinov, Marxismo e filosofia del linguaggio (1929), Dedalo, 1976:
199,200,202).
È necessario prestare attenzione al contesto citante, al “discorso
riportante” in cui si inserisce il discorso riportato.
Riferire un discorso significa correlarlo alla prospettiva del ricevente.
•  «Coloro che per primi analizzarono le forme del discorso riportato
commisero l’errore fondamentale di separare praticamente il discorso
riportato dal contesto che lo riportava. Ciò spiega perché il loro modo
di trattare queste forme è così statico e inerte (una descrizione
applicabile all’intero campo dello studio sintattico in generale). Invece
il vero oggetto di indagine dovrebbe essere precisamente
l’interdipendenza dinamica di questi due fattori, il discorso che viene
riportato (il discorso dell’altra persona) e il discorso che lo riporta (il
discorso dell’autore). In definitiva i due discorsi esistono realmente,
funzionano e prendono forma soltanto nella loro interrelazione, e non
per conto proprio, l’uno separato dall’altro. Il discorso riportato e il
contesto che lo riporta non sono che termini di una interdipendenza
dinamica» (Vološinov, Marxismo e filosofia del linguaggio (1929),
Dedalo, 1976:205).
Forme del discorso riportato
Quattro forme fondamentali:
• 
• 
• 
• 
Discorso diretto
Discorso indiretto
Discorso diretto libero
Discorso indiretto libero
La tendenza oggi dominante a preferire schematizzazioni di tipo
continuo (fuzzy sets) a schematizzazioni di tipo discreto, ha portato a
considerare le diverse forme di discorso riportato come varietà
comprese entro i due estremi della mimesi (discorso diretto) e della
diegesi (discorso indiretto) del discorso originario o discorso primo, di
cui le varie forme di discorso riportato sono una derivazione.
Mimesi e diegesi
Sono le due dimensioni costitutive dell’organismo narrativo.
•  Mimesi, ovvero dialogo, citazione o riproduzione di parole: “testo di
personaggi”. La citazione della parola altrui è prima di tutto
riproduzione della immagine che di essa ci si è fatta (Mortara
Garavelli, La parola d’altri, 1985: 82).
•  Diegesi, cioè racconto, descrizione e avvenimenti: “testo di
narratore”.
Criterio fondamentale per distinguere
DD e DI
•  La presenza di uno oppure di più centri deittici: distinzione tra diversi
locutori e tra locutori ed enunciatori.
•  Nel DI il centro deittico è sempre uno solo e rimanda sempre e soltanto al
locutore dell’atto di enunciazione.
•  Nel DD i centri deittici sono sempre almeno due.
Introduttori
•  Segnalatori espliciti di discorso o clausole citanti (terminologia strutturale-
sintattica), cioè porzioni discorsive che esplicitamente introducono la riproduzione
della parola d’altri.
•  La cornice discorsiva può trovarsi prima, dopo o in mezzo alla parte citata
•  Varietà di forme:
•  X ha detto
•  X sostiene, osserva….
•  Secondo X
•  A parere di X
•  Con le parole di X
•  X così definisce
•  X smentisce
•  X conclude
•  X attacca
•  Ecc.
•  In forma parentetica [… (secondo X)…] segnalano una presa di distanza
maggiore del reporter rispetto al discorso riportato.
•  I due punti danno un tono più incisivo al discorso riportato che segue.
Questioni
•  Sottostima quantitativa delle possibilità a disposizione del parlante
per riportare la parola d’altri
•  Sottostima qualitativa degli aspetti funzionali legati alle diverse forme
del DR
Funzioni del DD
Nel racconto:
•  Contestualizzazione del climax di una narrazione (messa in evidenza
dei punti cruciali).
•  Intensificazione della dimensione emotiva (riproduzione di scambi di
botta e risposta: esemplificazione delle situazioni di conflitto).
•  Distanziamento dalla voce del locutore riportato.
Nella argomentazione:
•  Rafforzamento di una tesi attraverso una strategia di autenticazione:
caso estremo in cui il locutore citato fa da portavoce al locutore
citante.
Altre possibili funzioni verranno attivate di volta in volta dal contesto del
DR.
Nel giornalismo:
apparente centralità della funzione di
verità del DD
•  Nei quotidiani il DD sembra la forma di distanziamento (hedging) più
frequente, soppiantando altre forme con funzione analoga, quali l’uso
di espressioni come “forse”, “probabilmente”, “il cosiddetto”, “il
presunto”; verbi modalizzatori o al condizionale.
•  Il ricorso al DD nei titoli sembra conferire loro “neutralità”,
introducendo una forza illocutiva globale di tipo espositivo.
D.Tannen,Talking Voices, Cambridge University Press, 1989.
M. Mizzau, La finzione del discorso riportato, in F. Orletti (a cura di), Fra
conversazione e discorso, Carocci, 1994.
T. I. Sakita, Reporting Discourse, Tense and Cognition, Amsterdam,
Elsevier, 2002.
•  Il DD non assolve una funzione meramente riproduttiva. Più che
riportare le parole effettivamente usate il DD sembra aggiungere
vivacità alla narrazione, fornire la possibilità di diverse prospettive e
dare l’impressione di un’autentica ripetizione dell’evento, senza
però esserlo davvero.
•  Il DD riguarda dunque non la riproduzione di enunciati ma
l’evocazione di situazioni enunciative.
•  Serve anche ad evitare l’operazione cognitivamente più complessa di
una trasposizione in discorso indiretto o di una sintesi riassuntiva.
Finalità sintattiche e semantiche del DD
•  fornire una informazione rapida
•  costruire un effetto di immediatezza e massima sinteticità
•  Ipersemplificazione
•  mettere in rilievo aspetti marginali ma suggestivi (rapporto primo piano/
sfondo)
Finalità comunicative
•  Drammatizzare
•  Catturare l’attenzione
•  Favorire la focalizzazione
•  Favorire la comprensione
•  A queste funzioni Santulli (Le parole del potere, il potere delle parole, 2005)
aggiunge:
•  il principio di autorità e l’effetto eco, che consente di mettere in risalto e dare
risonanza al discorso di un personaggio.
Esempio: Il discorso di Berlusconi a Strasburgo (2.7.2002),
cfr. Santulli, Il potere delle parole, le parole del potere, Angeli, 2005.
Il Giornale:
T. «Così l’Italia ridarà slancio all’Europa»
St. Berlusconi illustra il programma: dall’allargamento ad est alla riforma delle pensioni.
•  Calaresu (Testuali parole, Angeli, 2005) evidenzia anche la tipizzazione: il
parlante citato viene caratterizzato attraverso le parole che il parlante citante
gli attribuisce.
Stipulazione di autenticità
•  Mentre le definizioni tradizionali del DD includono il tratto della fedeltà
al discorso primo, le analisi mettono in evidenza una diffusa infedeltà
del DR nella forma diretta.
•  L’infedeltà nel riportare discorsi riguarda primariamente il passaggio
da una forma parlata ad una seconda forma parlata, ma anche da
una forma parlata a una forma scritta.
•  Più raramente da una forma scritta a una forma scritta (vedi studio di
Santulli sul discorso di Berlusconi a Strasburgo, 1° luglio 2003).
Livelli di fedeltà
Secondo Short (1988) la fedeltà del DD riguarda tre diversi
livelli:
•  La forza illocutiva, cioè la funzione comunicativa del discorso primo
•  Il contenuto proposizionale del discorso primo
•  Il lessico e le strutture del discorso primo
Tipi di infedeltà nel DD
Sulla base di Short, Calaresu individua 4 tipi di infedeltà:
•  Formale: rispetto al lessico e alla struttura del discorso primo
•  Pragmatica: rispetto alla forza illocutiva ma anche agli aspetti
contestuali del discorso primo
•  Esistenziale (esistenza stessa del discorso primo)
•  Sia formale che pragmatica
L’infedeltà formale e pragmatica produce l’infedeltà di
contenuto o proposizionale.
•  Infedeltà di forma (la più diffusa):
•  Il DD è una parafrasi riassuntiva del discorso primo, più o meno
elaborata o semplificata.
•  Infedeltà contestuale o pragmatica (riguarda anche il DI)
•  Relativa al mancato rispetto della forza illocutiva: ironia, ordine,
esclamazione, minaccia, avvertimento ecc.
•  Combinazione della infedeltà formale e pragmatica
•  Modifica del contesto di inserimento degli enunciati proferiti
•  Modifica del tono emotivo
•  Modifica della forma lessicale e sintattica
Ma modificare il grado di assertività, la modalità, l’impegno, il
lessico (non esistono sinonimi assoluti) incide sul significato delle
parole riportate.
•  Infedeltà esistenziale
•  Quando il discorso primo non è mai esistito (è solo immaginato o
evocato). Funzione di drammatizzazione che guida la decodifica e
l’interpretazione dell’interlocutore.
•  Secondo Calaresu in questo caso si ha un inversione del ruolo di
portavoce: nel DD fittivo il parlante (inventato) citato fa da
portavoce al parlante citante, che generalmente gli fa esprimere
una propria valutazione (vedi Percontatio)
•  Modalità
tipica della narrazione artistica (letteraria o
cinematografica) oppure del parlato ordinario (anticipazione di
discorsi che potrebbero avvenire o richiamo a discorsi che
avrebbero potuto realizzarsi).
Percontatio
Rinvio alla distinzione tra locutore ed enunciatore (Ducrot)
Locutore = soggetto della enunciazione (chi parla)
Enunciatore = responsabile dell’atto illocutivo, punto di vista dell’enunciazione
Angelo Acquaro, RE, 3.5.2011:
Che sapore ha la vendetta? Wayne Hobbin non avrebbe immaginato di inginocchiarsi
davanti a Ground Zero […].
Le domande poste nell’incipit introducono un enunciatore (il lettore, che sembra
voler sapere qualcosa dal giornalista): forma non esplicitata di discorso
riportato.
Forma eco, che rientra tra i fenomeni di riproduzione del discorso altrui (il
fenomeno eco è una forma di ripetizione).
La valutazione delle conseguenze della infedeltà varia sui
tre assi (diastratico, diamesico e diafasico), da una
maggiore tolleranza nei contesti familiari ad una minore
accettabilità nei contesti ufficiali e scritti. Nel discorso
ordinario la richiesta di fedeltà riguarda quasi
esclusivamente i contenuti, nei discorsi formali e ufficiali
riguarda anche la forma.
L’infedeltà esistenziale è molto grave in contesti giudiziari,
giornalistici, politici, scientifici.
Cause della infedeltà
•  Riferire un discorso significa sempre
•  correlarlo alla prospettiva del ricevente
•  Adattarlo a un diverso contesto
•  Collocarlo in un diverso genere testuale
•  Adattarlo a un diverso mezzo (problema diamesico: passaggio dal parlato
al parlato; dal parlato allo scritto, dallo scritto al parlato, dallo scritto allo
scritto)
La riproduzione della parola d’altri è cioè sempre orientata (Sternberg
parla di fattori costituzionalmente anti-riproduttivi)
•  La resa fedele non è la principale funzione del DD nel caso del
parlato e non lo è sempre nel caso dello scritto.
Sul piano della produzione: limiti di memoria, vincoli di
spazio grafico e di pregnanza impediscono la riproduzione
fedele di un discorso
La scarsa fedeltà del DD è una conseguenza del ruolo del
giornalista, che
•  non è un registratore passivo ma un interprete attivo
•  Ha vincoli spaziali
•  Vincoli di significatività e di pregnanza
DD e intervista
Eco, Sulla stampa, 1997: i giornali traboccano di interviste
Cause:
•  Settimanalizzazione, spettacolarizzazione, teledipendenza (Murialdi 2002)
•  Influenza del linguaggio politico sempre più immediato e spontaneo
Effetti
•  Aumento della polifonia, che diviene sempre più complessa
Un genere inutile: le interviste
alla gente comune
•  Aldo Grasso, CdS, 11.11.2012: Per favore: cancellate le interviste alla gente
comune
•  Dieci motivi per la loro definitiva cancellazione:
•  Non servono a niente, sono piene di banalità, fanno colore e basta
•  Sono altamente manipolabili: il giornalista seleziona quelle che servono a sostenere
la tesi del servizio
•  La gente, pur di apparire, è pronta a dire qualsiasi cosa
•  Il passante disposto a farsi intervistare per strada da un tg o è un perdigiorno o è un
esibizionista
•  L’uomo della strada viene spesso spacciato per opinione pubblica (o vox populi), ma
non è verò: è solo sbornia demagogica.
•  Le interviste per strada (in cui rientrano anche quelle al citofono) servono solo al
giornalista per non assumersi la responsabilità etica di quello che sta mandando in
onda.
•  Con l’abolizione dell’intervista per strada si eviterebbe che il cronista si avvicini a
una persona che ha appena subito una grave disgrazia per assalirla con la fatale
domanda: «cosa ha provato in quel momento?», oppure «è pronto a perdonare
l’assassino di sua figlia?».
•  Bisogna oscurare per sempre i vicini di casa, quelli che richiesti di un parere sul
«mostro» che abita sul loro pianerottolo rispondono ogni volta: «Era una persona
normale, a posto, tranquilla».
•  Quando Winston Churchill ha pronunciato la famosa frase – «la democrazia è la
peggior forma di governo possibile, eccezion fatta per tutte le altre» – aveva in
mente le interviste radiofoniche alla gente comune.
•  Esiste la fondata possibilità che gli intervistati non capiscano la domanda,
soprattutto per come è stata posta dai giornalisti. Quindi, è meglio evitare.
La diffusione del DD è comune a tutte le tradizioni
giornalistiche?
•  No: è decisamente caratteristica del giornalismo italiano
•  Ancora una questione di contratto di lettura: cosa significano le
virgolette per il lettore anglofono e cosa significano per il lettore
italiano?
Giornalismo italiano e
giornalismo anglofono
•  Il patto tra giornalista e lettore nei paesi anglofoni include
l’esattezza (e dunque la fedeltà) delle citazioni (criterio di
veridicità verbale).
•  Quello tra giornalisti e lettori italiani ammette la modifica
dei discorsi tra virgolette, sia per esigenze di sintesi, sia
per evitare la frammentazione del parlato (criterio di
veridicità sostanziale).
•  Problema del rapporto tra fatti e interpretazioni.
Funzioni del DD nel giornalismo
anglofono
•  Segnalare le parole effettive del personaggio (cioè un fatto).
•  D i s t a n z i a r s i
da quanto
dichiarato dal personaggio
(deresponsabilizzazione del giornalista).
•  Aggiungere alla narrazione lo stato d’animo, il tono emotivo del
personaggio.
In generale il DD è un’eccezione, non la regola nella scrittura
giornalistica. La resa attraverso il DI consente di focalizzare meglio il
racconto (A. Bell, The Language of News Media, 1991). Anche
Scollon (Mediated Discouse as Social Interaction. A study of News
Discourse, 1998) sottolinea il maggiore controllo sul racconto
consentito dal DI.
Caratteristiche della tradizione italiana
•  Ruolo dell’interpretazione, in quanto lettura autorevole dei fatti
(onestà vs oggettività); influenza della prospettiva filosofica
ermeneutica ma anche della tradizione religiosa (Colombo, Manuale
di giornalismo internazionale, Laterza 1995).
•  Scarsa considerazione del ruolo della lingua e in generale
dell’organizzazione verbale del testo (modalità, scelte lessicali ecc.).
•  Eccessiva fiducia nelle proprie capacità di resa del contenuto
sostanziale.
Vedi anche considerazioni di Papuzzi, Professione giornalista, n. ed.
2010: 39-45.
Ibridazioni
Mortara Garavelli, Strutture testuali e retoriche, in Sobrero (a cura di),
Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, 1999:398-9:
«Che cosa è cambiato oggi nel costume citatorio?
[…] i cambiamenti dipendono da fatti di struttura: e questi consistono
essenzialmente nella possibilità, per la lingua italiana, di attenuare o
addirittura di eliminare, nelle procedure narrative, i confini tra contesto
citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile indiretto
libero, oltre che di alternare, con un procedimento di antica tradizione,
forme citazionali dirette e indirette. Sono strategie letterarie, praticate
con successo nella narrativa dalla metà dell’Ottocento in poi, ma
anticipate, con intenti imitativi del parlato, già da autori del Seicento, e
reperibili ancor prima, sia pure saltuariamente, in testi trecenteschi, in
conseguenza dell’allentarsi dei rigidi legami subordinativi del periodare
latineggiante».
•  Tendenza ad attenuare o addirittura a eliminare i confini tra contesto
citante, discorso indiretto subordinato e non subordinato e stile
indiretto libero.
•  Gli indicatori grafici tradizionali vengono usati con molta libertà:
•  virgolette citazionali sia per gli enunciati che si vogliono far passare per
autentici sia per quelli che sono chiaramente parafrasi (in forma diretta)
degli originali discorsi diretti privi dei consueti indicatori grafici: il
riconoscimento è affidato alla sola struttura sintattico-pragmatica (uso della
I persona nelle frasi citate) (es.: “Manda un messaggio chiaro: non ci
fermeremo, nessuno ci fermerà”, La Repubblica, 5.4.93)
Questioni
•  C’è una correlazione tra diversi tipi di testate e uso del DD?
Una ricerca di Santulli ha mostrato che il DD compare più frequentemente nei
quotidiani politicamente schierati, mentre il ricorso al DI è più frequente nei
quotidiani istituzione.
È sempre così?
•  C’è una correlazione tra sezioni del quotidiano e DD?
•  La fedeltà del discorso è una questione etica oppure una questione
linguistica?
Polifonia patologica:
discorso indiretto libero
Bally (1912) introduce nell’analisi del discorso riportato lo “stile indiretto
libero”.
Il DIL sussiste ogni volta che il centro discorsivo (locutore) di una
enunciazione (E) funziona come tale soltanto per il sistema personale e
non anche per gli altri aspetti della deissi e per gli elementi orientativi in
genere. Tutti gli altri elementi che abbiano un qualche grado di
indessicalità (deittici di luogo e di tempo, dimostrativi, forme esclamative,
interiezioni ecc.) sono regolati invece come se il centro discorsivo fosse
costituito dal primo locutore, e ciò conformemente a quanto accade nel
DD (Mortara Garavelli 1985:113).
•  DI: L’imputato dichiarò di essere innocente
•  L’enunciazione riportata è formalmente dipendente dalla enunciazione
riportante. Presenza di un unico centro discorsivo
•  DD: L’imputato dichiarò: “sono innocente”
•  L’enunciazione riportata è formalmente indipendente dalla enunciazione
riportante. Presenza di due centri discorsivi
•  DIL: L’imputato fu interrogato. Era sempre stato amico della vittima, era
innocente
•  forma più ambigua: la seconda parte dell’enunciato in questo caso può essere
infatti sia affermazione dell’imputato sia constatazione oggettiva;
•  funzione primaria: nascondimento del narratore; messa in scena (mimesi) della
parola dei personaggi; drammatizzazione; punto di vista del personaggio.
Altri esempi
•  Si ostinava a dire che il viaggio le avrebbe fatto certo più male. Oh,
buon Dio, se non sapeva più neppure come fossero fatte le
strade!..per carità, per carità, la lasciassero in pace! (Pirandello)
•  E se ne stizzì tanto che improvvisamente si interruppe per ordinare
che, perdio, quel figliolo se ne poteva andare a piangere di là. Aria!
Aria! Un po’ d’aria intorno al letto (Pirandello, Superior stabat lupus)
Caratteristiche del DIL
(cfr. Loporcaro, 2004:108)
•  Sfasatura indicale: mancanza di congruenza tra la deissi personale e
la deissi spaziale e temporale (compresi i tempi verbali).
•  Sfasatura lessicale: scelte lessicali marcate (caratterizzate sul piano
della varietà linguistica).
•  Sfasatura espressiva: elementi espressivi (interiezioni, esclamazioni)
non orientati sul locutore0.
Risultato: sfasatura enunciativa o paradosso enunciativo, assenza di coerenza
tra indicatori di persona e altri indici di orientamento (spaziale e temporale)
Modo e Voce
Genette, Discours du récit, 1972.
•  Modo: punto di vista di chi orienta la prospettiva narrativa
(chi vede?, focalizzazione)
•  Voce: narratore (chi parla)
•  Eterodiegetico (assente dalla storia)
•  Autodiegetico (protagonista della storia)
•  Allodiegetico (narratore testimone della storia)
Voce e modo nel DIL
Il DIL mescola voce e modo. Cfr. Loporcaro, p. 111:
«L’uso di deittici orientati su un personaggio L1 (caratteristica a) induce
il lettore a vedere la scena dalla prospettiva di quest’ultimo ma rende
nel contempo il modo in cui il personaggio stesso, a partire dal proprio
centro discorsivo, ne parlerebbe. L’uso di parole o espressioni
attribuibili alla varietà di lingua di L1 (caratteristica b) converge su
questo stesso effetto di focalizzazione facendo sentire una voce
particolare, quella del personaggio L1, che si sovrappone a quella del
narratore».
Focalizzazione
•  Focalizzazione zero (assenza di focalizzazione)
•  Focalizzazione interna:
la scena è vista dalla prospettiva di un personaggio
•  Focalizzazione esterna:
nessun accesso alla prospettiva dei personaggi
Strategie di focalizzazione interna, esempi
•  Quattordicenne folgorato a Milano mentre dipinge le pareti esterne di
un convoglio del metrò:
“Più fai metro e più spacchi, è il gergo dei writers” (Tg1, h 20.00, 17.6.2002)
•  Paolo Pari era appena salito sulla sua Bmw nera quando l’hanno
giustiziato (Tg1, h 13,30, 28.12.2001)
•  Il verbo giustiziare è entrato nell’uso corrente dei mass media dal gergo
dei terroristi
•  Uccisi due barboni a Prato:
“Forse un giustiziere” (Tg1, h 20.00, 21.9.2002)
Analogo discorso per il sostantivo esecuzione:
•  Servizio sulla missionaria Annalena Tonelli in Somalia:
“Un’esecuzione ancora senza un perché” (Tg1, h 20.00, 6.10.2003)
•  Assassinio a Bologna del prof. Marco Biagi:
“Ed è stata pare una vera e propria esecuzione. Questo ha rivelato
l’autopsia” (Tg1, h.20.00. 21.3.2002).
•  Sei colpi calibro 7,65. L’ultimo sparato in faccia. Come le bestie. «Come la mafia»
scuote uno sbirro d’esperienza, la testa pelata, l’orecchino di diamanti al lobo
sinistro […]. «Per noi è difficile far vivere i nostri figli qui», commentano al Grottino,
un panzerotto da Dio (RE on line, 17.3.2011)
•  Tre vittime spaiate e un killer di ghiaccio. Ore 2,27. Paulo («Paula») Barboza do
Santos, 29enne viado brasiliano con la passione per la cocaina, era l’obiettivo:
centrato per primo, finito per ultimo (RE on line, 19.12.2010)
•  Altre espressioni gergali ricorrenti:
•  “…anche se il taxi sul quale viaggiavano era ‘pulito’”
•  “la soffiata arriva da Angelo Siino, il boss di Cosa Nostra che collabora con
la giustizia”
•  “Sei ragazzi decidono di passare una serata diversa..Doveva essere una
serata da sballo”
•  “Droga e alcol: una miscela pericolosa che continua a far vittime fra i
giovani in cerca di sballo”
•  “Qui il supermarket dello spaccio non conosce sosta: si lavora a pieno
ritmo anche a Natale”.
Le parole della mafia
•  “Uccisi due coniugi a Corleone”. Il cronista commenta: “Forse avevano
visto qualcosa che non dovevano vedere” (forse testimoni di un delitto)
•  Un giovane di Modugno “freddato con un colpo al petto”
•  “da più di dieci anni pagava il pizzo” (era soggetto ad estorsione)
•  “due imprenditori denunciano di essere stati costretti a pagare il pizzo”
•  “qui a Caccamo il rispetto per Nino (Giuffrè) è ancora grande.
•  “quando l’hanno arrestato gli hanno trovato addosso una saccata di
bigliettini. I pizzini, come li chiamano in Sicilia
•  “lo si vede poco anche nelle campagne di R., dove è tornato ad abitare
e dove con Brusca fece le prove dell’attentatuni”
L’adozione del punto di vista del personaggio
•  Ripresa delle parole che appartengono all’ambiente del personaggio,
con effetto di focalizzazione interna e di mimesi.
•  Le parole mediano un punto di vista: adottare le parole altrui implica
adottare il punto di vista altrui.
•  Il giornalista non ha più un suo punto di vista
•  Di contro, si veda l’esempio di Montanelli (Così ho visto la battaglia di
Budapest) come giornalismo oggettivo riportato in Papuzzi,
Professione giornalista (Donzelli, 2010: 171-2): Oggettività: da una
parte c’è il ettore, dall’altra il giornalista.«Il lettore non vede Budapest
in rivolta, ma Montanelli nella rivolta di Budapest».
•  La voce del personaggio si sovrappone a quella
dell’enunciatore.
•  Il DIL è una forma legittima del testo narrativo, ma non di
quello informativo.
•  Polifonia patologica nel giornalismo: assumere parole
altrui equivale a veicolare concezioni che a queste parole
sono inscindibilmente legate; avvicinamento alle “parole
della gente”.
Griglia per l’analisi del
Discorso riportato
•  Quantità di occorrenze del DD e loro collocazione
•  Il DD compare in forma libera o legata?
•  Quale modalità è attivata dagli introduttori?
•  Quale funzione del DD viene privilegiata?
•  Sono rispettati tutti i livelli di fedeltà?
•  Ci sono forme di DIL?
•  Quali sono gli indicatori? Indicali, lessicali o espressivi?
•  Chi sono i locutori e chi sono gli enunciatori?
•  Quale strategia di focalizzazione viene privilegiata?
NB: l’analisi deve essere condotta mettendo a confronto più
testate.