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Scenari Mondo Siria: la lista nera della Ue Un abitante inferocito di Azaz fa a pezzi un ritratto del presidente Bashar al-Assad. Centinaia di familiari e collaboratori del regime sono finiti nel mirino di Bruxelles. Un primo passo verso l’incriminazione all’Aia. A Morire per Aleppo? Vittorio E. Parsi* per la sicurezza nazionale. Il sesto è il generale Diib Zeitoun, dal 24 luglio capo del potente Dipartimento della sicurezza dello stato, che gestisce la repressione. Rustum Ghazali, alla guida della polizia politica, è solo all’undicesimo posto. Generale con passaporto diplomatico, si è fatto le ossa in Libano come capo dell’intelligence. All’ottavo posto della lista spicca Rami Makhlouf, cugino da parte di madre di Assad, conosciuto come l’«imperatore» del business in Siria. Fra le ultime società inserite nella lista nera, il 23 luglio scorso, compare la Drex technologies, l’ennesima ditta del cugino Makhlouf. Bruxelles ha messo al bando anche la banca centrale siriana, la compagnia aerea nazionale e la radio-televisione di Damasco. E tra i ministri finiti nel mirino non manca il responsabile delle Finanze, Mohammad al-Jleilati. (Fausto Biloslavo) 80 70 60 Anisa al-Assad Madre di Bashar, è il mentore della famiglia. 36 Asma al-Assad Moglie di Bashar, ha un passaporto britannico. Maher al-Assad Il fratello comanda la Quarta divisione meccanizzata. Mohammed Makhlouf Vicinissimo a Bashar, è suo zio materno. Rustum Ghazali Capo della polizia politica, si è fatto le ossa in LIbano. È straziante vedere anche Aleppo sotto il fuoco delle armi pesanti di Assad, mentre i morti superano oramai i 17 mila e i profughi i 200 mila. Ma anche con questi numeri il risultato dell’equazione non cambia. Il veto russo è la foglia di fico che maschera malamente la voglia di non intervento occidentale. Comprensibile del resto, a meno di non volere allargare il conflitto a Iran e Israele e di lì all’intero Medio Oriente. Molto meglio cercare di pensare a come affrontare l’instabilità di tutto il Levante, dopo il prevedibile crollo del regime. A iniziare dal Libano, dove i sunniti potrebbero cercare di approfittare della situazione per regolare i conti con Hezbollah. *ordinario di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano Carsten Stormer / Zeitenspiegel l primo posto c’è il presidente Bashar al-Assad. In seconda posizione suo fratello Maher, che guida le repressioni più dure. Seguono 153 nomi propri e 52 società. È la lista nera dell’Unione Europea, ossia l’elenco della cerchia ristretta del regime siriano e delle società che lo sostengono, stilato da Bruxelles nell’ambito delle 20 «misure restrittive» adottate per isolare e colpire Damasco. Familiari, militari e collaboratori di Assad sono colpiti dal divieto di ottenere un visto europeo e dal congelamento di tutti i loro conti e beni all’estero. Per i vertici del regime rischia di essere il primo passo verso un’accusa per crimini di guerra al tribunale internazionale dell’Aia, mentre l’opposizione intende formare un governo in esilio. Asma al-Assad, moglie del presidente, 37 anni, con passaporto britannico numero 707512830, non potrà più fare shopping a Londra: è nella lista nera come la suocera Anisa. I primi 13, messi al bando già lo scorso anno, sono gli uomini più fidati e spietati del regime. Il terzo della lista è il generale Alì Mamluk, 66 anni. Membro della vecchia guardia di Hafez (il padre del presidente), è stato appena nominato consigliere Panorama | 8 agosto 2012 3Bw bis036_PA 33_S_M_Siria2 F.indd 36 31/07/12 16.24