il linguaggio segreto del corpo

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il linguaggio segreto del corpo
IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO
“Dalle unghie di un uomo, dalle maniche della sua giacca, dai suoi stivali, dai calli sulle mani, dai polsini
della camicia, dalla sua espressione, dai suoi movimenti, da tutte queste cose si capisce l’occupazione di
una persona. E’ pressochè inconcepibile che, tutte insieme, non riescano a illuminare un investigatore
esperto.”(Sherlock Holmes)
La lingua elementare, quella che tutti conoscono senza averla mai realmente
imparata, è la comunicazione non verbale. Sguardi, espressioni del viso, movimenti
delle mani, posizione delle gambe, inflessione della voce sono mezzi di comunicazione
spesso più efficaci delle parole stesse. Ci trasmettono molte informazioni relative
all’atteggiamento interiore, allo stato d’animo, ai sentimenti e alle intenzioni di chi ci sta
di fronte.
La comunicazione non verbale (CNV) comprende: la paralinguistica, o “Sistema
vocale non verbale”, cioè l'insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale,
indipendentemente dal significato delle parole (APPENDICE A); la cinestetica, ossia gli
atti comunicativi espressi dai movimenti del corpo quali il contatto visivo (movimenti
oculari), la mimica e le espressioni facciali, i gesti (in primo luogo quelli compiuti con le
mani) e la postura;
la prossemica, ovvero il modo in cui le persone tendono ad
occupare lo spazio e a disporsi in esso; l’aptica, cioè i messaggi comunicativi espressi
tramite il contatto fisico (la stretta di mano, il bacio sulle guance come saluto tra amici e
parenti, l’abbraccio, la pacca sulla spalla).
Un vero comunicatore dovrebbe sempre rivolgere la sua attenzione, non solo al
racconto del suo interlocutore, ma anche ai suoi segnali non verbali, che possono
essere
indizi
di
ansie,
paure,
bugie
e
reticenze
che
risultano
molto
utili
nell’approfondimento del colloquio e della relazione in generale.
La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che
comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il
livello puramente semantico del messaggio.
Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ha mostrato che ciò che viene
percepito di un messaggio è costituito per il 55% dal linguaggio del corpo (cinestetica,
prossemica ed aptica), per il 38% dall’aspetto vocale (paralinguistica) e solo per il 7%
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dall’aspetto puramente verbale (parole). L’efficacia di un messaggio dipende quindi in
minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, mentre è influenzato
pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale che risultano così più attendibili.
COMUNICAZIONE
VERBALE
7%
PARALINGUISTICA
38%
LINGUAGGIO DEL CORPO
55 %
La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del
messaggio che vogliamo trasmettere.
Può accadere però che ciò che vediamo e sentiamo non rispecchi necessariamente
il vero stato d’animo delle persone. Per evitare fraintendimenti è necessario considerare
sempre il Complesso, la Coerenza e il Contesto dei segnali che leggiamo
nell’interlocutore (regola delle 3 C).
Innanzitutto leggi i segnali non verbali nel COMPLESSO. I gesti rappresentano le
“parole” del linguaggio corporeo e come queste possono avere più significati. Solo
quando si combinano insieme compongono delle “frasi” che svelano i veri sentimenti
delle persone. E’ indispensabile osservare i gesti nel loro insieme: la regola generale
per poter estrapolare un significato attendibile dalla CNV di una persona, senza cadere
in errore, è considerare almeno tre segnali congruenti, che abbiano cioè un significato
simile.
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Il secondo presupposto fondamentale per poter interpretare correttamente i vari
segnali è la COERENZA. Verifica che il messaggio verbale, ovvero ciò che dice
l’interlocutore, sia coerente con il messaggio del corpo e in caso di mancata
corrispondenza puoi dare maggior peso alla CNV.
Tutti i gesti infine devono essere valutati nel CONTESTO in cui vengono effettuati.
Cerca di interpretare l’atteggiamento assunto dall’interlocutore tenendo conto dei fattori
esterni che possono condizionarlo. Non necessariamente ad esempio una postura di
chiusura denota rigidità nei tuoi confronti, dato che potrebbe essere una posizione
scelta per comodità o abitudine. Ricorda quindi di escludere sempre tutte le alternative
e di non trarre conclusioni frettolose da pochi indizi.
Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV:
Complesso + Coerenza + Contesto
Tieni a mente un altro concetto molto importante: il linguaggio del corpo è un
sistema bidirezionale. Alcuni atteggiamenti e stati d’animo si esprimono inconsciamente
attraverso determinate posture e movimenti; allo stesso tempo assumere certe posture
o fare certi movimenti può condizionare di riflesso il nostro stato interiore. Il tuo obiettivo
è quello di interrompere questo circolo vizioso quando comporta un atteggiamento
sfavorevole dell’interlocutore, oppure mantenerlo quando ne implica uno favorevole. Per
esempio di fronte a una persona che mostra un atteggiamento di chiusura devi cercare
di portarlo verso una posizione di apertura e rilassatezza, che non ostacoli i tuoi tentativi
di approccio. Allo stesso tempo dovrai stare attento a calibrare la tua CNV: evita i gesti
che generano sentimenti negativi e di sfiducia e prediligi invece quelli che suscitano
sicurezza e padronanza della situazione, che invitano allo scambio, e che sono utili per
creare rapport.
Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza
il corpo e il corpo influenza lo stato d’animo.
Vediamo ora come il corpo ci parla attraverso la postura e i movimenti,
concentrandoci dapprima sulle gambe, quindi sulle braccia e sulle mani, ed infine sul
collo e sulla testa con particolare riferimento agli occhi e alla bocca, che sono le parti
più espressive del corpo.
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IL MODO DI STARE SEDUTI E LE GAMBE
Lo stare seduti consente al corpo di rilassarsi e di alleggerire la tensione. Tuttavia
possiamo cogliere molti indizi utili guardando una persona seduta, specialmente se non
si sente osservata. Ecco alcuni esempi dei segnali più significativi.
Una persona che prende posto con tutto il peso del proprio corpo ed occupa l’intera
superficie della sedia è generalmente ferma sulle sue posizioni, si trattiene e non si
lascia congedare facilmente. Al contrario una che si limita a sedersi cautamente sul
bordo, con il baricentro spostato in avanti ed in linea con le piante dei piedi, si trova in
una posizione che gli permette di alzarsi in qualsiasi momento. Questa posizione puo’
avere un duplice significato: può indicare una persona in procinto di andarsene e pronta
quindi a chiudere qualsiasi discorso, oppure pronta ad essere utile in qualsiasi
momento verso l’interlocutore e a rimettersi ai suoi desideri.
Chi si affloscia in poltrona è una persona che manca di tenuta e stabilità interiori, di
direzionalità e di volontà. Un breve sollevarsi e risistemarsi sulla poltrona invece
esprime disagio e desiderio di andarsene.
La posizione della parte superiore del corpo, da seduti così come in piedi, può
indicare vitalità se ci si mantiene dritti oppure passività se si rimane piegati su se stessi.
O ancora interesse se ci si inclina verso l’interlocutore oppure distacco se si resta
appoggiati all’indietro.
Le gambe e i piedi sono una parte cruciale nella CNV in quanto sono difficili da
controllare volontoriamente e quindi trasmettono molti più segnali rispetto al resto del
corpo. Una persona seduta che incrocia i piedi all’altezza del malleolo probabilmente
sta trattenendo un sentimento negativo, ma se li avvinghia alle gambe della sedia,
siginifica che resterà ancorata alle sue posizioni e difficilmente cambierà idea.
Quando una persona incrocia le gambe o le braccia (o entrambi) ci sta inviando un
chiaro segnale di chiusura e probabilmete si sta ritirando dalla conversazione da un
punto di vista emotivo. Quelle appena citate sono infatti tutte posizioni di protezione: le
braccia chiuse proteggono il cuore, le gambe proteggono i genitali. Da uno studio è
emerso che chi siede in questa posizione usa frasi più brevi, rifiuta più proposte e
ricorda meno particolari di una discussione.
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Una variante delle gambe incrociate è la posizione del quattro americano in cui il
malleolo di una gamba poggia sul ginocchio dell’altra, e denota un atteggiamento
competitivo e polemico, con la tibia di traverso che funge da barriera di protezione.
Una postura tipica dei liberi professionisti (medici, avvocati, commercialisti) che si
ritengono superiori, dominanti e sicuri di se è lo stare seduti con le mani dietro la testa e
i gomiti puntati verso l’esterno. Chi la usa vuole dimostrare quanto è bravo e
competente ma ha l’effetto negativo di indispettire, e a volte intimorire, l’interlocutore.
Infine quando una persona è in ansia o si sente in colpa o semplicemente vuole
andar via dirige le gambe e i piedi verso una potenziale via di fuga, come una porta, un
atrio e perfino una finestra. Se invece è interessata ad un argomento o situazione dirige
le gambe verso l’oggetto dell’interesse.
Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del
busto, la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione
interiore.
LE MANI E LE BRACCIA
Attraverso le mani tocchiamo il mondo e ne abbiamo una rappresentazione più
precisa. E’ scientificamente provato che il cervello ha più connessioni nervose con le
mani che con qualsiasi altra parte del corpo; ma al contempo sono (insieme alle gambe)
la parte del nostro corpo più lontana dal sistema nervoso centrale e quindi la più difficile
da controllare. Pertanto i gesti e le posizioni delle mani ci rivelano molte informazioni
sullo stato emozionale di una persona. Generalmente una posizione rigida delle braccia
e delle mani costringe a un’inibizione del vissuto e riduce lo scambio di relazioni con
l’ambiente.
La mano aperta, cioè che mostra il palmo, denota fiducia e disponibilità ad agire
pacificamente e con buone intenzioni. Chi porge un’ argomentazione o una proposta
con la mano aperta invita sempre allo scambio e lascia all’altro la facoltà di scegliere
liberamente. Al contrario la mano coperta, cioè che mostra il dorso, è indice di autorità,
ma anche di chiusura emotiva dovuta magari ad insicurezza oppure al tentativo di
nascondere qualcosa.
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Le mani giunte con le dita incrociate tra loro esprimono un atteggiamento controllato,
ansioso e negativo. E’ una posizione assunta da chi si accorge di non essere
convincente o da chi ritiene che sta perdendo fiducia e credibilità verso l’interlocutore.
La mani a guglia, con i polpastrelli poggiati gli uni sugli altri, indicano superiorità e
sicurezza di se ma allo stesso tempo anche che si è disponibili a trovare un punto di
contatto.
I pugni chiusi, a prescindere dal tono della voce e dalle parole del discorso,
tradiscono l’aggressività dell’interlocutore. La mano chiusa col dito puntato viene usata
simbolicamente come “mazza” per bacchettare e sottomettere gli ascoltatori. Inutile dire
che, a livello inconscio, suscitano solo sentimenti negativi.
Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo.
Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia.
Anche le braccia hanno un loro codice. Quando l’interlocutore le mantiene incrociate
al petto sta inviando un classico segnale di chiusura: non ha intenzione di aprirsi nè di
lasciarsi avvicinare. La posizione di chiusura può essere rinforzata dai pugni chiusi che
manifestano inoltre ostilità e atteggiamento difensivo.
A volte però può accadere che l’interlocutore mantenga le braccia incrociate, mentre
il resto del corpo denota rilassatezza e apertura. Questo non vuol dire che si sta
chiudendo verso di te, ma solamente che sta tenendo a freno la propria attività per
ascoltarti con più attenzione. Rimarrà in questa posizione di ascolto finché non vorrà o
non dovrà prendere lui stesso una posizione.
Una variante delle braccia incrociate è la posizione presa delle braccia dove il
soggetto si afferra entrambi gli arti superiori per sostenersi e coprire la parte anteriore
del corpo. Questa posizione, che simula un abbraccio, è un modo con cui l’interessato
si chiude e si autoconforta. Secondo uno studio afferrarsi le braccia è comune tra i
pazienti nelle sale di attesa di medici e dentisti: è un gesto che suggerisce un
atteggiamento controllato e negativo.
Un leggero contatto fisico volontario può tornarci utile quando vogliamo far arrivare
un messaggio di fiducia ala persona: durante una conversazione toccare lievemente
qualcuno sul gomito può infatti triplicare la probabilità di ottenere ciò che si desidera.
Questo accade poiché un tocco leggero genera un legame momentaneo tra due
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persone, creando quindi una sensazione inconscia molto forte. Il contatto però deve
essere lieve, deve avvenire in una zona neutra e poco intima (come il gomito) e non
deve durare più di tre secondi per non creare disagio. Quindi, quando si saluta
qualcuno dandogli la mano, è buona cosa toccarlo lievemente con il braccio sinistro e
ripetere il suo nome per dimostrare di averlo capito: questo trucco serve a far sentire
importante
l’interlocutore,
ad
aumentare
l’influenza
su
di
lui
e
a
generare
un’impressione positiva.
Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se
riesci a far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più
facilmente anche a scioglierne i dubbi.
LA TESTA E IL COLLO
Il cenno col capo è il gesto più comune di assenso ed è una sorta di piccolo inchino.
Gran parte delle persone non considera il potere di persuasione insito in tale atto: da
alcuni studi emerge che quando l’ascoltatore annuisce, facendo 3 o più cenni del capo
di fila, l’interlocuotre tende a parlare 3-4 volte più a lungo del solito. Inoltre se i cenni del
capo sono lenti vuol dire che l’interlocutore è interessato al discorso, se invece sono
rapidi significa che ha ascoltato abbastanza e desidera terminare il discorso oppure
prendere la parola. E’ buona cosa quindi annuire lentamente e più spesso del solito,
evitando quei movimenti inconsci, come scuotere la testa, che vengono percepiti come
negazione e rifiuto.
Se una persona ti guarda con la testa dritta vuol dire che è per lo più neutrale al tuo
discorso.
Quando la testa viene sollevata di più e il mento è sporgente, la persona sembra
“guardare tutti dall’alto in basso” e diventa impavida e arrogante.
Il mento abbassato, con la testa china, indica un atteggiamento negativo, critico o
aggressivo.
Se invece inclina la testa di lato, espone collo e gola: questo atto di sottomissione,
che fa sembrare la persona più piccola e meno minacciosa, dimostra fiducia e
disponibilità ad accogliere ciò che stai dicendo.
Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa
verso di lei e annuisci.
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GLI OCCHI
In molti casi gli occhi sono la parte anatomica più indicativa e affidabile in tema di
linguaggio corporeo, sia perché rappresentano un punto focale del corpo sia perché le
pupille non sono controllabili a livello conscio. Il contatto visivo è quindi un fattore
determinante in una conversazione.
Quando un individuo si trova in uno stato d’animo positivo le pupille sono dilatate 4
volte più del normale; viceversa se è permeato da uno stato negativo si contraggono a
“capocchia di spillo”.
Quando una persona sgrana gli occhi richiede probabilmente maggiori informazioni,
o perché non ha capito bene o perché ha udito qualche cosa che esula dall’ordinario e
si è incuriosito.
Anche gli occhi a fessura segnalano una richiesta di informazioni, ma approfondite e
particolareggiate: in questa maniera ci si concentra su un punto e si restringe il focus
dell’attenzione.
Quando l’interlocutore distoglie lo sguardo per parecchio tempo oppure compie un
battito palpebrale prolungato tenta inconsciamente di escludere qualcuno dalla propria
visuale per noia o disinteresse e sarà quindi infruttuoso proseguire lo scambio di
opinioni.
I movimenti delle palpebre acelerati indicano che la persona si trova sotto pressione,
oppure in uno stato di disagio. Se noti questi movimenti è il momento di cambiare
l’argomento della conversazione.
Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli
altri.
LA BOCCA
Con la bocca parliamo, ingeriamo cibo, veicoliamo emozioni positive e negative.
Attraverso la bocca esprimiamo il segnale sociale più usato ma anche sottovalutato
dalle persone: il sorriso. Se sorridiamo, gli altri quasi sempre ricambieranno: il riso
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genera infatti sentimenti positivi in entrambe le parti. Alcuni studi dimostrano inoltre che,
quando si ride e sorride regolarmente, gran parte degli incontri avviene in un clima più
rilassato, dura più a lungo e ha esito più positivo, oltre a favorire l’instaurarsi di buone
relazioni sociali.
Secondo gli studi del neurologo H. Rubenstein, riso e sorriso rafforzano inoltre il
sistema immunitario, proteggono il corpo dalle malattie, lo curano, aiutano a far
accettare un’idea, a insegnare meglio e allungano la vita.
Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione.
ATTI DI RIFIUTO
I segnali di rifiuto sono gesti che una persona esegue inconsciamente per esprimere
disaccordo verso l’interlocutore o verso il discorso che si sta intrattenendo.
Vediamone alcuni esempi:
 Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento orizzontale. Il
soggetto rifiuta l'argomento, il segno, il gesto, il comportamento espresso
dall'operatore.
 Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento verticale. Il
movimento viene eseguito dal basso in alto, a "stappare" le narici come se il
soggetto volesse "prendere fiato": l'operatore è stato troppo incalzante.
 Spostamento di oggetti lontano da sé. Lo spostamento riguarda piccoli oggetti
vicini, generalmente posti sul tavolo o sulla scrivania: il soggetto risponde
negativamente ad argomenti, parole, gesti o comportamenti. Se l'oggetto era
stato toccato qualche istante prima dall' operatore, allora è questi ad essere
giudicato, al momento, come negativo.
 Atto dello "spolverare" o "spazzare via" qualcosa da una superficie. Rifiuto
istintivo del discorso che il soggetto sta ascoltando. Rifiuto del gesto o del segno
espresso dall'operatore.
 Atto del ripulirsi o spolverarsi. Il discorso dell'operatore è simbolicamente
scartato, rifiutato, buttato via. Il soggetto registra come negativa la fonte di
stimolazione o l'oggetto della comunicazione.
 Raschiamento della gola. Il raschiamento rappresenta un tentativo di espellere
od allontanare simbolicamente un argomento, un gesto, un segno, una parola,
un fatto, un evento, una persona.
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 Braccia conserte e gambe accavallate. Tipico atteggiamento di chiusura del
soggetto. Tale postura indica una chiusura nei confronti dell'operatore o
dell'argomento trattato. La chiusura può nascere da un rapporto mal impostato
da parte dell'operatore: occorre infatti cambiare atteggiamento in funzione della
tipologia comportamentale del cliente.
 Variazione della postura del corpo o del tronco all'indietro. L’intelocutore si
allontana dalla fonte del suo fastidio.
Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire
sfiducia e disapprovazione.
ATTI DI SCARICO DELLA TENSIONE
Attraverso gli atti di scarico tensionale la persona ti informa, indirettamente e in
tempo reale, in merito alla quantità di tensione accumulata. Consistono nella
manipolazione di diverse zonee corporee, correlate in maniera specifica all’entità della
tensione provata. Ad esempio il naso è collegato direttamente con la zona del cervello
che governa le emozioni. I pruriti in questa zona quindi esprimono il massimo carico
microtensionale, mentre il prurito accusato in zone del corpo sempre più distanti indica
una tensione via via minore. Le altre azioni di scarico, come le variazioni posturali, la
deglutizione o altre, rivelano la quantità di tensione accumulata solo con una certa
approssimazione.
E’ possibile ordinare gli atti di scarico secondo una percentuale decrescente della
tensione subita dal soggetto:
 Pressione esercitata in prossimità delle narici 100%
 Grattamento verticale del naso 100%
 Grattamento zona maxillofacciale Vicino al naso 100% - Lontano dal naso 80%
 Grattamento zona sopracciliare o palpebrale 40%
 Grattamento zona lacrimale 35%
 Grattamento frontale 30%
 Grattamento occipitale 25%
 Grattamento retroauricolare 25%
 Grattamento auricolare 20%
 Grattamento parietale 20%
 Pruriti e grattamento in altri distretti
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Collo 10%
Braccio o spalla 5%
Zona sterno-mastoidea 10%
Polso 5%
Dorso della mano 10%
Zona scapolare 5%
 Contrazioni muscolari del volto
Deglutizione salivare 100%
Irrigidimento mascellare 30%-90%
Fuga dello sguardo 10%-40%
 Suoni del corpo
Riduzione del tono della voce fino all'afonia 20-100%
Veloce inspirazione o espirazione nasale 30%
 Variazioni di postura
Dondolio (il soggetto ondeggia, generalmente da seduto)
Variazione del baricentro (il soggetto in piedi si appoggia prima su un
piede, poi sull'altro cambiando posizione).
I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa
operativa capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al
paziente.
LA PROSSEMICA
La prossemica è una disciplina nata negli anni sessanta, che studia lo spazio e le
distanze tra gli individui. Il suo fondatore, l’antropologo E. Hall, ha osservato che la
vicinanza emotiva alle persone con cui comunichiamo è correlata con la distanza fisica
che manteniamo da esse ed ha quindi definito quattro "zone" specifiche:

la distanza intima (0-45 cm) delinea lo spazio personale più importante, quasi come
fosse di nostra proprietà, in cui possono entrare solo le persone a noi più vicine da
un punto di vista emotivo come innamorati, genitori, coniugi, parenti ed amici intimi;

la distanza personale (45-120 cm) è quella che teniamo rispetto agli amici e ai
conoscenti nelle funzioni sociali;

la distanza sociale (1,2-3,5 metri) definisce la distanza che manteniamo quando
abbiamo a che fare in prima persona con un estraneo o con tutte quelle persone che
non conosciamo molto bene;
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
la distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) rappresenta quella a cui ci collochiamo per
sentirci a nostro agio ogni volta che ci troviamo in un folto gruppo di persone.
La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza
emotiva nei loro riguardi.
Nel libro "La dimensione nascosta", Hall osserva che la distanza alla quale ci si
sente a proprio agio con le altre persone dipende dalla propria cultura (i sauditi, i
norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza) e dal
sesso (i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, le femmine di fronte).
Quando una persona cerca il proprio spazio personale (in palestra, in biblioteca, al
cinema) generalmente lo fa in modo prevedibile: cerca di solito lo spazio più ampio
disponibile tra quelli già occupati e ne sceglie la parte centrale.
Ogni forma di intrusione contro la nostra volontà nello spazio personale rappresenta
una violazione territoriale. Gli unici estranei autorizzati ad entrare nella zona intima di un
soggetto sono i medici e altre categorie professionali (fisioterapisti, parrucchieri etc.)
che possono farlo in quanto non rappresentano una minaccia. Anche in questi casi
però, molte persone possono reagire inconsciamente alla violazione della loro zona
intima con variazioni fisiologiche importanti che preparano l’organismo alla reazione del
“combatti o fuggi” (sudorazione, agitazione, tachicardia, irrequietezza).
I principi base della prossemica possono essere applicati anche quando ricevi
qualcuno nel tuo territorio.
Quando qualcuno entra, per evitargli un possibile disagio o imbarazzo, alzati e
vagli incontro cordialmente. Aggiungi pure alla stretta di mano una frase per accoglierlo
nel tuo territorio come “benvenuto signor …”.
Se, invece di andargli incontro, rimani fra la sedia e il riunito, stai scegliendo di
mantenere un atteggiamento di tipo ufficiale: gli oggetti fra i quali ti muovi sono i segni
della tua posizione e del tuo ruolo e il tuo atteggiamento insiste su di essi. Se invece
abbandoni questa protezione e avanzi leggermente, rendi sicuramente il saluto più
personale.
Se infine l’ospite ti è caro, o riveste un ruolo superiore al tuo, vagli incontro
sollecito e “scortalo” al luogo dell’incontro.
12
PER RIASSUMERE…

La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che
comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il
livello puramente semantico del messaggio.

La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del
messaggio che vogliamo trasmettere.

Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV: Complesso + Coerenza +
Contesto.

Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza il
corpo e il corpo influenza lo stato d’animo.

Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del busto,
la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione interiore.

Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo.
Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia.

Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se riesci a
far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più facilmente anche
a scioglierne i dubbi..

Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa
verso di lei e annuisci.

Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli
altri.

Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione.

Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire
sfiducia e disapprovazione.

I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa operativa
capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al paziente.

La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza
emotiva nei loro riguardi.
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