il linguaggio segreto del corpo
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il linguaggio segreto del corpo
IL LINGUAGGIO SEGRETO DEL CORPO “Dalle unghie di un uomo, dalle maniche della sua giacca, dai suoi stivali, dai calli sulle mani, dai polsini della camicia, dalla sua espressione, dai suoi movimenti, da tutte queste cose si capisce l’occupazione di una persona. E’ pressochè inconcepibile che, tutte insieme, non riescano a illuminare un investigatore esperto.”(Sherlock Holmes) La lingua elementare, quella che tutti conoscono senza averla mai realmente imparata, è la comunicazione non verbale. Sguardi, espressioni del viso, movimenti delle mani, posizione delle gambe, inflessione della voce sono mezzi di comunicazione spesso più efficaci delle parole stesse. Ci trasmettono molte informazioni relative all’atteggiamento interiore, allo stato d’animo, ai sentimenti e alle intenzioni di chi ci sta di fronte. La comunicazione non verbale (CNV) comprende: la paralinguistica, o “Sistema vocale non verbale”, cioè l'insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale, indipendentemente dal significato delle parole (APPENDICE A); la cinestetica, ossia gli atti comunicativi espressi dai movimenti del corpo quali il contatto visivo (movimenti oculari), la mimica e le espressioni facciali, i gesti (in primo luogo quelli compiuti con le mani) e la postura; la prossemica, ovvero il modo in cui le persone tendono ad occupare lo spazio e a disporsi in esso; l’aptica, cioè i messaggi comunicativi espressi tramite il contatto fisico (la stretta di mano, il bacio sulle guance come saluto tra amici e parenti, l’abbraccio, la pacca sulla spalla). Un vero comunicatore dovrebbe sempre rivolgere la sua attenzione, non solo al racconto del suo interlocutore, ma anche ai suoi segnali non verbali, che possono essere indizi di ansie, paure, bugie e reticenze che risultano molto utili nell’approfondimento del colloquio e della relazione in generale. La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio. Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ha mostrato che ciò che viene percepito di un messaggio è costituito per il 55% dal linguaggio del corpo (cinestetica, prossemica ed aptica), per il 38% dall’aspetto vocale (paralinguistica) e solo per il 7% 1 dall’aspetto puramente verbale (parole). L’efficacia di un messaggio dipende quindi in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, mentre è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale che risultano così più attendibili. COMUNICAZIONE VERBALE 7% PARALINGUISTICA 38% LINGUAGGIO DEL CORPO 55 % La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del messaggio che vogliamo trasmettere. Può accadere però che ciò che vediamo e sentiamo non rispecchi necessariamente il vero stato d’animo delle persone. Per evitare fraintendimenti è necessario considerare sempre il Complesso, la Coerenza e il Contesto dei segnali che leggiamo nell’interlocutore (regola delle 3 C). Innanzitutto leggi i segnali non verbali nel COMPLESSO. I gesti rappresentano le “parole” del linguaggio corporeo e come queste possono avere più significati. Solo quando si combinano insieme compongono delle “frasi” che svelano i veri sentimenti delle persone. E’ indispensabile osservare i gesti nel loro insieme: la regola generale per poter estrapolare un significato attendibile dalla CNV di una persona, senza cadere in errore, è considerare almeno tre segnali congruenti, che abbiano cioè un significato simile. 2 Il secondo presupposto fondamentale per poter interpretare correttamente i vari segnali è la COERENZA. Verifica che il messaggio verbale, ovvero ciò che dice l’interlocutore, sia coerente con il messaggio del corpo e in caso di mancata corrispondenza puoi dare maggior peso alla CNV. Tutti i gesti infine devono essere valutati nel CONTESTO in cui vengono effettuati. Cerca di interpretare l’atteggiamento assunto dall’interlocutore tenendo conto dei fattori esterni che possono condizionarlo. Non necessariamente ad esempio una postura di chiusura denota rigidità nei tuoi confronti, dato che potrebbe essere una posizione scelta per comodità o abitudine. Ricorda quindi di escludere sempre tutte le alternative e di non trarre conclusioni frettolose da pochi indizi. Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV: Complesso + Coerenza + Contesto Tieni a mente un altro concetto molto importante: il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale. Alcuni atteggiamenti e stati d’animo si esprimono inconsciamente attraverso determinate posture e movimenti; allo stesso tempo assumere certe posture o fare certi movimenti può condizionare di riflesso il nostro stato interiore. Il tuo obiettivo è quello di interrompere questo circolo vizioso quando comporta un atteggiamento sfavorevole dell’interlocutore, oppure mantenerlo quando ne implica uno favorevole. Per esempio di fronte a una persona che mostra un atteggiamento di chiusura devi cercare di portarlo verso una posizione di apertura e rilassatezza, che non ostacoli i tuoi tentativi di approccio. Allo stesso tempo dovrai stare attento a calibrare la tua CNV: evita i gesti che generano sentimenti negativi e di sfiducia e prediligi invece quelli che suscitano sicurezza e padronanza della situazione, che invitano allo scambio, e che sono utili per creare rapport. Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza il corpo e il corpo influenza lo stato d’animo. Vediamo ora come il corpo ci parla attraverso la postura e i movimenti, concentrandoci dapprima sulle gambe, quindi sulle braccia e sulle mani, ed infine sul collo e sulla testa con particolare riferimento agli occhi e alla bocca, che sono le parti più espressive del corpo. 3 IL MODO DI STARE SEDUTI E LE GAMBE Lo stare seduti consente al corpo di rilassarsi e di alleggerire la tensione. Tuttavia possiamo cogliere molti indizi utili guardando una persona seduta, specialmente se non si sente osservata. Ecco alcuni esempi dei segnali più significativi. Una persona che prende posto con tutto il peso del proprio corpo ed occupa l’intera superficie della sedia è generalmente ferma sulle sue posizioni, si trattiene e non si lascia congedare facilmente. Al contrario una che si limita a sedersi cautamente sul bordo, con il baricentro spostato in avanti ed in linea con le piante dei piedi, si trova in una posizione che gli permette di alzarsi in qualsiasi momento. Questa posizione puo’ avere un duplice significato: può indicare una persona in procinto di andarsene e pronta quindi a chiudere qualsiasi discorso, oppure pronta ad essere utile in qualsiasi momento verso l’interlocutore e a rimettersi ai suoi desideri. Chi si affloscia in poltrona è una persona che manca di tenuta e stabilità interiori, di direzionalità e di volontà. Un breve sollevarsi e risistemarsi sulla poltrona invece esprime disagio e desiderio di andarsene. La posizione della parte superiore del corpo, da seduti così come in piedi, può indicare vitalità se ci si mantiene dritti oppure passività se si rimane piegati su se stessi. O ancora interesse se ci si inclina verso l’interlocutore oppure distacco se si resta appoggiati all’indietro. Le gambe e i piedi sono una parte cruciale nella CNV in quanto sono difficili da controllare volontoriamente e quindi trasmettono molti più segnali rispetto al resto del corpo. Una persona seduta che incrocia i piedi all’altezza del malleolo probabilmente sta trattenendo un sentimento negativo, ma se li avvinghia alle gambe della sedia, siginifica che resterà ancorata alle sue posizioni e difficilmente cambierà idea. Quando una persona incrocia le gambe o le braccia (o entrambi) ci sta inviando un chiaro segnale di chiusura e probabilmete si sta ritirando dalla conversazione da un punto di vista emotivo. Quelle appena citate sono infatti tutte posizioni di protezione: le braccia chiuse proteggono il cuore, le gambe proteggono i genitali. Da uno studio è emerso che chi siede in questa posizione usa frasi più brevi, rifiuta più proposte e ricorda meno particolari di una discussione. 4 Una variante delle gambe incrociate è la posizione del quattro americano in cui il malleolo di una gamba poggia sul ginocchio dell’altra, e denota un atteggiamento competitivo e polemico, con la tibia di traverso che funge da barriera di protezione. Una postura tipica dei liberi professionisti (medici, avvocati, commercialisti) che si ritengono superiori, dominanti e sicuri di se è lo stare seduti con le mani dietro la testa e i gomiti puntati verso l’esterno. Chi la usa vuole dimostrare quanto è bravo e competente ma ha l’effetto negativo di indispettire, e a volte intimorire, l’interlocutore. Infine quando una persona è in ansia o si sente in colpa o semplicemente vuole andar via dirige le gambe e i piedi verso una potenziale via di fuga, come una porta, un atrio e perfino una finestra. Se invece è interessata ad un argomento o situazione dirige le gambe verso l’oggetto dell’interesse. Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del busto, la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione interiore. LE MANI E LE BRACCIA Attraverso le mani tocchiamo il mondo e ne abbiamo una rappresentazione più precisa. E’ scientificamente provato che il cervello ha più connessioni nervose con le mani che con qualsiasi altra parte del corpo; ma al contempo sono (insieme alle gambe) la parte del nostro corpo più lontana dal sistema nervoso centrale e quindi la più difficile da controllare. Pertanto i gesti e le posizioni delle mani ci rivelano molte informazioni sullo stato emozionale di una persona. Generalmente una posizione rigida delle braccia e delle mani costringe a un’inibizione del vissuto e riduce lo scambio di relazioni con l’ambiente. La mano aperta, cioè che mostra il palmo, denota fiducia e disponibilità ad agire pacificamente e con buone intenzioni. Chi porge un’ argomentazione o una proposta con la mano aperta invita sempre allo scambio e lascia all’altro la facoltà di scegliere liberamente. Al contrario la mano coperta, cioè che mostra il dorso, è indice di autorità, ma anche di chiusura emotiva dovuta magari ad insicurezza oppure al tentativo di nascondere qualcosa. 5 Le mani giunte con le dita incrociate tra loro esprimono un atteggiamento controllato, ansioso e negativo. E’ una posizione assunta da chi si accorge di non essere convincente o da chi ritiene che sta perdendo fiducia e credibilità verso l’interlocutore. La mani a guglia, con i polpastrelli poggiati gli uni sugli altri, indicano superiorità e sicurezza di se ma allo stesso tempo anche che si è disponibili a trovare un punto di contatto. I pugni chiusi, a prescindere dal tono della voce e dalle parole del discorso, tradiscono l’aggressività dell’interlocutore. La mano chiusa col dito puntato viene usata simbolicamente come “mazza” per bacchettare e sottomettere gli ascoltatori. Inutile dire che, a livello inconscio, suscitano solo sentimenti negativi. Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo. Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia. Anche le braccia hanno un loro codice. Quando l’interlocutore le mantiene incrociate al petto sta inviando un classico segnale di chiusura: non ha intenzione di aprirsi nè di lasciarsi avvicinare. La posizione di chiusura può essere rinforzata dai pugni chiusi che manifestano inoltre ostilità e atteggiamento difensivo. A volte però può accadere che l’interlocutore mantenga le braccia incrociate, mentre il resto del corpo denota rilassatezza e apertura. Questo non vuol dire che si sta chiudendo verso di te, ma solamente che sta tenendo a freno la propria attività per ascoltarti con più attenzione. Rimarrà in questa posizione di ascolto finché non vorrà o non dovrà prendere lui stesso una posizione. Una variante delle braccia incrociate è la posizione presa delle braccia dove il soggetto si afferra entrambi gli arti superiori per sostenersi e coprire la parte anteriore del corpo. Questa posizione, che simula un abbraccio, è un modo con cui l’interessato si chiude e si autoconforta. Secondo uno studio afferrarsi le braccia è comune tra i pazienti nelle sale di attesa di medici e dentisti: è un gesto che suggerisce un atteggiamento controllato e negativo. Un leggero contatto fisico volontario può tornarci utile quando vogliamo far arrivare un messaggio di fiducia ala persona: durante una conversazione toccare lievemente qualcuno sul gomito può infatti triplicare la probabilità di ottenere ciò che si desidera. Questo accade poiché un tocco leggero genera un legame momentaneo tra due 6 persone, creando quindi una sensazione inconscia molto forte. Il contatto però deve essere lieve, deve avvenire in una zona neutra e poco intima (come il gomito) e non deve durare più di tre secondi per non creare disagio. Quindi, quando si saluta qualcuno dandogli la mano, è buona cosa toccarlo lievemente con il braccio sinistro e ripetere il suo nome per dimostrare di averlo capito: questo trucco serve a far sentire importante l’interlocutore, ad aumentare l’influenza su di lui e a generare un’impressione positiva. Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se riesci a far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più facilmente anche a scioglierne i dubbi. LA TESTA E IL COLLO Il cenno col capo è il gesto più comune di assenso ed è una sorta di piccolo inchino. Gran parte delle persone non considera il potere di persuasione insito in tale atto: da alcuni studi emerge che quando l’ascoltatore annuisce, facendo 3 o più cenni del capo di fila, l’interlocuotre tende a parlare 3-4 volte più a lungo del solito. Inoltre se i cenni del capo sono lenti vuol dire che l’interlocutore è interessato al discorso, se invece sono rapidi significa che ha ascoltato abbastanza e desidera terminare il discorso oppure prendere la parola. E’ buona cosa quindi annuire lentamente e più spesso del solito, evitando quei movimenti inconsci, come scuotere la testa, che vengono percepiti come negazione e rifiuto. Se una persona ti guarda con la testa dritta vuol dire che è per lo più neutrale al tuo discorso. Quando la testa viene sollevata di più e il mento è sporgente, la persona sembra “guardare tutti dall’alto in basso” e diventa impavida e arrogante. Il mento abbassato, con la testa china, indica un atteggiamento negativo, critico o aggressivo. Se invece inclina la testa di lato, espone collo e gola: questo atto di sottomissione, che fa sembrare la persona più piccola e meno minacciosa, dimostra fiducia e disponibilità ad accogliere ciò che stai dicendo. Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa verso di lei e annuisci. 7 GLI OCCHI In molti casi gli occhi sono la parte anatomica più indicativa e affidabile in tema di linguaggio corporeo, sia perché rappresentano un punto focale del corpo sia perché le pupille non sono controllabili a livello conscio. Il contatto visivo è quindi un fattore determinante in una conversazione. Quando un individuo si trova in uno stato d’animo positivo le pupille sono dilatate 4 volte più del normale; viceversa se è permeato da uno stato negativo si contraggono a “capocchia di spillo”. Quando una persona sgrana gli occhi richiede probabilmente maggiori informazioni, o perché non ha capito bene o perché ha udito qualche cosa che esula dall’ordinario e si è incuriosito. Anche gli occhi a fessura segnalano una richiesta di informazioni, ma approfondite e particolareggiate: in questa maniera ci si concentra su un punto e si restringe il focus dell’attenzione. Quando l’interlocutore distoglie lo sguardo per parecchio tempo oppure compie un battito palpebrale prolungato tenta inconsciamente di escludere qualcuno dalla propria visuale per noia o disinteresse e sarà quindi infruttuoso proseguire lo scambio di opinioni. I movimenti delle palpebre acelerati indicano che la persona si trova sotto pressione, oppure in uno stato di disagio. Se noti questi movimenti è il momento di cambiare l’argomento della conversazione. Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli altri. LA BOCCA Con la bocca parliamo, ingeriamo cibo, veicoliamo emozioni positive e negative. Attraverso la bocca esprimiamo il segnale sociale più usato ma anche sottovalutato dalle persone: il sorriso. Se sorridiamo, gli altri quasi sempre ricambieranno: il riso 8 genera infatti sentimenti positivi in entrambe le parti. Alcuni studi dimostrano inoltre che, quando si ride e sorride regolarmente, gran parte degli incontri avviene in un clima più rilassato, dura più a lungo e ha esito più positivo, oltre a favorire l’instaurarsi di buone relazioni sociali. Secondo gli studi del neurologo H. Rubenstein, riso e sorriso rafforzano inoltre il sistema immunitario, proteggono il corpo dalle malattie, lo curano, aiutano a far accettare un’idea, a insegnare meglio e allungano la vita. Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione. ATTI DI RIFIUTO I segnali di rifiuto sono gesti che una persona esegue inconsciamente per esprimere disaccordo verso l’interlocutore o verso il discorso che si sta intrattenendo. Vediamone alcuni esempi: Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento orizzontale. Il soggetto rifiuta l'argomento, il segno, il gesto, il comportamento espresso dall'operatore. Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento verticale. Il movimento viene eseguito dal basso in alto, a "stappare" le narici come se il soggetto volesse "prendere fiato": l'operatore è stato troppo incalzante. Spostamento di oggetti lontano da sé. Lo spostamento riguarda piccoli oggetti vicini, generalmente posti sul tavolo o sulla scrivania: il soggetto risponde negativamente ad argomenti, parole, gesti o comportamenti. Se l'oggetto era stato toccato qualche istante prima dall' operatore, allora è questi ad essere giudicato, al momento, come negativo. Atto dello "spolverare" o "spazzare via" qualcosa da una superficie. Rifiuto istintivo del discorso che il soggetto sta ascoltando. Rifiuto del gesto o del segno espresso dall'operatore. Atto del ripulirsi o spolverarsi. Il discorso dell'operatore è simbolicamente scartato, rifiutato, buttato via. Il soggetto registra come negativa la fonte di stimolazione o l'oggetto della comunicazione. Raschiamento della gola. Il raschiamento rappresenta un tentativo di espellere od allontanare simbolicamente un argomento, un gesto, un segno, una parola, un fatto, un evento, una persona. 9 Braccia conserte e gambe accavallate. Tipico atteggiamento di chiusura del soggetto. Tale postura indica una chiusura nei confronti dell'operatore o dell'argomento trattato. La chiusura può nascere da un rapporto mal impostato da parte dell'operatore: occorre infatti cambiare atteggiamento in funzione della tipologia comportamentale del cliente. Variazione della postura del corpo o del tronco all'indietro. L’intelocutore si allontana dalla fonte del suo fastidio. Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire sfiducia e disapprovazione. ATTI DI SCARICO DELLA TENSIONE Attraverso gli atti di scarico tensionale la persona ti informa, indirettamente e in tempo reale, in merito alla quantità di tensione accumulata. Consistono nella manipolazione di diverse zonee corporee, correlate in maniera specifica all’entità della tensione provata. Ad esempio il naso è collegato direttamente con la zona del cervello che governa le emozioni. I pruriti in questa zona quindi esprimono il massimo carico microtensionale, mentre il prurito accusato in zone del corpo sempre più distanti indica una tensione via via minore. Le altre azioni di scarico, come le variazioni posturali, la deglutizione o altre, rivelano la quantità di tensione accumulata solo con una certa approssimazione. E’ possibile ordinare gli atti di scarico secondo una percentuale decrescente della tensione subita dal soggetto: Pressione esercitata in prossimità delle narici 100% Grattamento verticale del naso 100% Grattamento zona maxillofacciale Vicino al naso 100% - Lontano dal naso 80% Grattamento zona sopracciliare o palpebrale 40% Grattamento zona lacrimale 35% Grattamento frontale 30% Grattamento occipitale 25% Grattamento retroauricolare 25% Grattamento auricolare 20% Grattamento parietale 20% Pruriti e grattamento in altri distretti 10 Collo 10% Braccio o spalla 5% Zona sterno-mastoidea 10% Polso 5% Dorso della mano 10% Zona scapolare 5% Contrazioni muscolari del volto Deglutizione salivare 100% Irrigidimento mascellare 30%-90% Fuga dello sguardo 10%-40% Suoni del corpo Riduzione del tono della voce fino all'afonia 20-100% Veloce inspirazione o espirazione nasale 30% Variazioni di postura Dondolio (il soggetto ondeggia, generalmente da seduto) Variazione del baricentro (il soggetto in piedi si appoggia prima su un piede, poi sull'altro cambiando posizione). I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa operativa capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al paziente. LA PROSSEMICA La prossemica è una disciplina nata negli anni sessanta, che studia lo spazio e le distanze tra gli individui. Il suo fondatore, l’antropologo E. Hall, ha osservato che la vicinanza emotiva alle persone con cui comunichiamo è correlata con la distanza fisica che manteniamo da esse ed ha quindi definito quattro "zone" specifiche: la distanza intima (0-45 cm) delinea lo spazio personale più importante, quasi come fosse di nostra proprietà, in cui possono entrare solo le persone a noi più vicine da un punto di vista emotivo come innamorati, genitori, coniugi, parenti ed amici intimi; la distanza personale (45-120 cm) è quella che teniamo rispetto agli amici e ai conoscenti nelle funzioni sociali; la distanza sociale (1,2-3,5 metri) definisce la distanza che manteniamo quando abbiamo a che fare in prima persona con un estraneo o con tutte quelle persone che non conosciamo molto bene; 11 la distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) rappresenta quella a cui ci collochiamo per sentirci a nostro agio ogni volta che ci troviamo in un folto gruppo di persone. La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza emotiva nei loro riguardi. Nel libro "La dimensione nascosta", Hall osserva che la distanza alla quale ci si sente a proprio agio con le altre persone dipende dalla propria cultura (i sauditi, i norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza) e dal sesso (i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, le femmine di fronte). Quando una persona cerca il proprio spazio personale (in palestra, in biblioteca, al cinema) generalmente lo fa in modo prevedibile: cerca di solito lo spazio più ampio disponibile tra quelli già occupati e ne sceglie la parte centrale. Ogni forma di intrusione contro la nostra volontà nello spazio personale rappresenta una violazione territoriale. Gli unici estranei autorizzati ad entrare nella zona intima di un soggetto sono i medici e altre categorie professionali (fisioterapisti, parrucchieri etc.) che possono farlo in quanto non rappresentano una minaccia. Anche in questi casi però, molte persone possono reagire inconsciamente alla violazione della loro zona intima con variazioni fisiologiche importanti che preparano l’organismo alla reazione del “combatti o fuggi” (sudorazione, agitazione, tachicardia, irrequietezza). I principi base della prossemica possono essere applicati anche quando ricevi qualcuno nel tuo territorio. Quando qualcuno entra, per evitargli un possibile disagio o imbarazzo, alzati e vagli incontro cordialmente. Aggiungi pure alla stretta di mano una frase per accoglierlo nel tuo territorio come “benvenuto signor …”. Se, invece di andargli incontro, rimani fra la sedia e il riunito, stai scegliendo di mantenere un atteggiamento di tipo ufficiale: gli oggetti fra i quali ti muovi sono i segni della tua posizione e del tuo ruolo e il tuo atteggiamento insiste su di essi. Se invece abbandoni questa protezione e avanzi leggermente, rendi sicuramente il saluto più personale. Se infine l’ospite ti è caro, o riveste un ruolo superiore al tuo, vagli incontro sollecito e “scortalo” al luogo dell’incontro. 12 PER RIASSUMERE… La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del messaggio. La comunicazione non verbale veicola il 93 % del significato complessivo del messaggio che vogliamo trasmettere. Ricorda la regola delle 3C per interpretare la CNV: Complesso + Coerenza + Contesto. Il linguaggio del corpo è un sistema bidirezionale: lo stato d’animo influenza il corpo e il corpo influenza lo stato d’animo. Osserva una persona seduta: l’inclinazione della testa, l’orientamento del busto, la posizione delle gambe e dei piedi ti svelano la sua disposizione interiore. Le mani sono l’estensione della mente e aiutano a descrivere il mondo. Comunica con le mani aperte e mostrane il palmo per trasmettere fiducia. Le braccia possono essere usate come barriere di difesa psicologica. Se riesci a far sciogliere le braccia incrociate a una persona riusciarai più facilmente anche a scioglierne i dubbi.. Se vuoi far parlare di più una persona e farla sentire a suo agio, inclina la testa verso di lei e annuisci. Il contatto visivo è un fattore determinante per stabilire intesa e fiducia con gli altri. Il sorriso è contagioso, distende gli animi e predispone alla collaborazione. Gli atti di rifiuto sono dei micromovimenti involontari che lasciano trasparire sfiducia e disapprovazione. I segnali di scarico tensionale costituiscono una vera e propria mappa operativa capace di indicarti quali parole, temi o situazioni causano tensione al paziente. La distanza fisica che manteniamo dalle persone è proporzionale alla vicinanza emotiva nei loro riguardi. 13