COSTA RICA - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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COSTA RICA - Aiuto alla Chiesa che Soffre
 Cristiani 90,9%
Cattolici 66,7% - Protestanti 24,2%
Non affiliati 7,9%
Altre religioni 1,2%
AREA
51.000 km2
POPOLAZIONE RIFUGIATI (interni*) RIFUGIATI (esterni**) SFOLLATI
4.727.000
21.072
316
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*Rifugiati stranieri che vivono in questo Paese **Cittadini di questo Paese rifugiati all’estero
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APPARTENENZA RELIGIOSA
Senza che ciò diventi motivo di discriminazione religiosa, la Costituzione definisce il cattolicesimo religione di Stato, disposizione dalla quale deriva, tra l’altro, il
contributo finanziario che lo Stato assicura alla costruzione, manutenzione e restauro delle chiese cattoliche. La Costituzione afferma altresì che nessuno può
essere perseguitato a causa delle proprie opinioni e dichiara, inoltre, che nessuno – membri del clero o laici – può fare propaganda politica in nome delle religioni. Secondo un’altra disposizione costituzionale, i sacerdoti sono esclusi da tutte
le cariche politiche, limitazione non applicata al clero non cattolico1.
In virtù del suo speciale status giuridico, la Chiesa cattolica, a differenza delle altre religioni, non è registrata come associazione. Il Ministero delle Relazioni esterne e del Culto è responsabile delle relazioni Stato-Chiesa, oltre che di quelle con
gli altri gruppi religiosi. Altra prerogativa riconosciuta alla Chiesa è l’esenzione
dalle imposte sul reddito e sul patrimonio e la possibilità che il Governo le trasferisca terreni – sulla base di apposite leggi – anche a restituzione di quelli che le
furono confiscati nel corso del XIX secolo.
Accanto al matrimonio civile, solo i matrimoni celebrati dalla Chiesa cattolica sono riconosciuti dallo Stato; per ottenere analogo riconoscimento, ai matrimoni
contratti con altri riti religiosi deve seguire quello con rito civile. Per poter aprire un
luogo di culto tutte le organizzazioni religiose devono presentare apposita domanda. Membri del clero provenienti da Paesi stranieri – purché appartenenti a
una religione riconosciuta dal Ministero delle Relazioni esterne e del Culto – possono ottenere un permesso di soggiorno della durata massima di due anni. Nelle
scuole pubbliche è previsto l’insegnamento della religione cattolica, ma è possibile esserne esonerati, qualora i genitori ne facessero domanda e concordino con
gli insegnanti la frequentazione di un corso alternativo2.
I responsabili di alcuni gruppi religiosi hanno espresso rilievi negativi sulla normativa vigente, in quanto, a loro avviso, indifferente ai problemi delle confessioni re1 2 http://www.cesdepu.com/nbdp/copol.htm
http://www.state.gov/documents/organization/208680.pdf
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ligiose non cattoliche. È stata richiesta la creazione di un sistema di registrazione
separato che faciliti l’ottenimento di permessi per costruire chiese, organizzare
eventi e offrire un servizio pastorale più adeguato negli ospedali e nelle carceri,
dove il personale di sicurezza frequentemente nega loro l’accesso (problema che
non si riscontra per la Chiesa cattolica in quanto titolare dello status speciale3).
Nel luglio 2012, l’Alleanza evangelica ha nuovamente stigmatizzato il Programma
di educazione sessuale intitolato «Educazione per l’affettività e la sessualità» che
– approvato poi nel 2013 – ha lo scopo di ridurre il numero di gravidanze tra le
adolescenti. Analoghe critiche sono arrivate dalla Chiesa cattolica la quale ha definito quale contesto adatto al confronto su questi temi, la famiglia stessa, in quando i principi che ispirano l’educazione sessuale non possono essere separati da
quelli religiosi. Sulla questione si è pronunciata la Corte Costituzionale la quale
ha stabilito che gli alunni devono ottenere il permesso dai genitori prima di frequentare il Programma4.
Nell’agosto 2012, è tornata alla ribalta la situazione delle chiese evangeliche e di
altri luoghi di culto, la maggioranza dei quali non rispetta i requisiti in materia di
sanità e sicurezza stabiliti dallo Stato. Dibattuta da alcuni anni, nel 2007 era stato
raggiunto un Accordo che stabilisce un periodo transitorio di due anni per ottenere i requisiti di idoneità. Va rilevato che – principalmente per motivi economici –
l’obiettivo non è stato raggiunto5.
Nell’ottobre 2012, un atto di discriminazione si è verificato ai danni di un’insegnante ebrea che ha visto rifiutata la richiesta presentata al proprio istituto di partecipare a una festa religiosa. Il ricorso presentato alla Corte Costituzionale ha
avuto riscontro positivo riguardo allo specifico caso e la Corte ha altresì introdotto l’obbligo delle strutture scolastiche di accordare al personale permessi che
consentano loro di partecipare alle più importanti festività della propria religione.
Alcuni dirigenti di Chiese evangeliche si sono lamentati del fatto che il Governo
conceda terreni ed esenzioni fiscali alla sola Chiesa cattolica. Da segnalare che
il Governo, in alcune occasioni, ha offerto sostegno finanziario anche ad altre
Chiese, come, ad esempio, quella Avventista di Limón che ha ricevuto un finanziamento per un progetto di costruzione6.
Nel novembre 2012 il caso Artavia vs Repubblica del Costa Rica si è trasformato
in un banco di prova per la Corte inter-americana dei diritti umani che si è pronunciata contro il Governo del Paese per aver vietato, in modo assoluto, la fecondazione in vitro. Dichiarato incostituzionale nel 2000 in quanto comporta la distruziohttp://www.state.gov/documents/organization/208680.pdf
Boletín Jurídico CELIR, www.nacion.com/2012-07-17/ElPais/evangelicos-desatan-ofensiva--contra-educacion-sexual.aspx
5 Boletín Jurídico CELIR, www.noticiacristiana.com/sociedad/2009/08/mayoria-de-templosevangelicos-en-costa-rica-no-cumple-normas-de-salud.html
6 http://www.state.gov/documents/organization/208680.pdf
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ne di embrioni umani – e, quindi, una violazione del diritto alla vita sancito dalla
Convenzione americana sui Diritti umani – il divieto era stata impugnato e, nel
2011, la Commissione inter-americana dei diritti umani aveva presentato ricorso
alla Corte sopra citata. Quest’ultima ha dichiarato che il divieto assoluto imposto
dal Collegio costituzionale della Corte suprema del Costa Rica, costituiva un’«ingerenza arbitraria» nel diritto alla vita privata e una violazione di quello a costitui­re una
famiglia; si aggiungeva poi che tale interdizione costituiva «una violazione dei pari
diritti delle vittime», in quanto – bloccandone l’accesso a tale trattamento – lo Stato
impediva loro «di superare la penalizzazione in materia di filiazione biologica».
Al punto 185 della sentenza della Corte si legge: «Per quanto riguarda la controversia sul momento in cui inizia la vita umana, la Corte ritiene che la questione
possa essere considerata in vari modi e sotto vari punti di vista: biologico, medico, etico, morale, filosofico e religioso […] Concordando con i tribunali internazionali e nazionali, secondo i quali non esiste una definizione generale sull’inizio della vita, riconosce che ci sono punti di vista che considerano l’ovulo fecondato come una vita pienamente umana, delle idee cioè che attribuiscono determinati attributi metafisici all’embrione». Tuttavia, queste ultime – precisa la Corte – non
possono giustificare il «dare prevalenza a determinati tipi di documentazione
scientifica» per interpretare l’ambito del diritto alla vita, come sancito dalla Convenzione americana. Se così fosse, significherebbe «imporre un insieme specifico di convinzioni su coloro che non li condividono».
Il tribunale – la cui decisione è vincolante per lo Stato – ha ordinato al Governo di autorizzare immediatamente ogni forma di fecondazione in vitro, stabilendo un precedente potenzialmente pericoloso e ledendo, di fatto, i diritti del nascituro. Da segnalare che questo è il primo caso in cui la Corte ha scelto di dare una propria interpretazione al testo della Convenzione americana sui Diritti umani che all’art. 4, comma 1,
dispone, invece, che «ogni persona ha diritto al rispetto per la propria vita. Tale diritto
deve essere tutelato dalla legge e questo, generalmente, dal momento del concepimento. Nessuno può essere arbitrariamente privato della propria vita»7.
Nell’ottobre 2013, un gruppo di manifestanti pro-aborto ha assaltato la sede della
Conferenza episcopale, deturpando l’edificio; analoga sorte è toccata alla facciata della sede del giornale cattolico «El Eco Católico». Secondo il presidente della
locale Associazione pro-vita, tale atto di violenza era probabilmente legato all’imminente Congresso nazionale per la vita e la famiglia che, la settimana successiva, si sarebbe svolto nell’edificio dove il giornale ha la redazione8.
http://www.cidh.org/Basicos/English/Basic3.American%20Convention.htm
www.acipresa.com/noticias/promotores-del-aborto-atacan-sede-de-conferencia-episcopal-de-costa-rica-46127/#.UopjUdJg96k
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