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Strategia Rassegna Trimestrale Gennaio 2010 d’investimento Editoriale Desideriamo innanzitutto porgervi i più sentiti auguri di buon anno. Nel 2009, per la prima volta da oltre 60 anni, l’attività mondiale ha registrato una contrazione. La recessione è stata molto severa per i tre grandi Paesi sviluppati, mentre i Paesi emergenti hanno registrato nel complesso una fase di crescita grazie alla Cina e all’India. Paradossalmente la recessione mondiale ha accelerato la migrazione di queste economie emergenti in direzione di maggiori consumi domestici. Nel 2010, l’economia mondiale, sempre sotto flebo, ritroverà i propri livelli di crescita a lungo termine. Ci sarà ancora una forte dicotomia tra i ritmi di crescita dei Paesi sviluppati e dei Paesi emergenti. Questa disuguaglianza in termini di crescita e d’inflazione accentuerà le divergenze in materia di politica monetaria. Se la sfida raccolta nel 2009 consisteva nell’uscire dalla recessione, nel 2010 si tratta di modificare gradualmente le politiche monetarie occidentali con il progressivo rialzo dei tassi guida, obiettivo che non mancherà di ripercuotersi sui mercati finanziari. Anche l’equazione dei cambi sarà complessa. I timori (stato di salute del sistema bancario, degrado delle finanze pubbliche) sono legittimi e rimarranno assolutamente in primo piano. I Paesi emergenti e le aziende escono vincenti dal 2009. I primi hanno mostrato la loro capacità di reazione, i secondi hanno ridotto drasticamente il loro livello dei costi e dell’indebitamento. Per questo la strategia d’investimento di questo inizio anno privilegia le imprese attraverso le azioni e obbligazioni societarie e convertibili. Il 2010 segnerà anche una ritrovata crescita degli utili. Senza immaginarsi le performance del 2009, gli indici di borsa presentano ancora un potenziale di rialzo. L’anno sarà quindi ricco di opportunità ma non mancheranno certo i contraccolpi. Dominique Netter Presidente del Comitato Strategico di Asset Allocation Il presente documento è il nono numero di una rassegna trimestrale sulla strategia d’investimento e allocazione di attività pubblicata dal team di La Compagnie Financière Edmond de Rothschild Banque. LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD BANQUE S.A. è soggetta al controllo di un Consiglio di amministrazione e di un Consiglio di vigilanza, capitale 83.075.920 euro, iscritta al registro delle imprese di Parigi al n. 572 037 026, sede in rue du Faubourg Saint-Honoré 47 – 75401 Paris Cedex 08 Tel.: +33 (0)1 40 17 25 25 – e-mail: [email protected] DOCUMENTO NON CONTRATTUALE – Terminato di redigere il 24 dicembre 2009 - REDATTRICE: DOMINIQUE NETTER – NILOUPHAR VOSSOUGH www.edmond‑de‑rothschild.fr Ritorno alla crescita dell’attività mondiale La congiuntura è prevedibile e favorevolmente orientata per i prossimi mesi agli Stati Uniti, dove la crescita sarà più rapida che in Europa, penalizzata dalle divergenze al suo interno. Una riduzione più rapida del previsto della disoccupazione negli Stati Uniti sarebbe un’ottima sorpresa. Vedasi l’articolo a pagina 2 Politiche monetarie divergenti Diversi ritmi dell’attività e dell’inflazione si tradurranno in rialzi dei tassi di portata molto diversa. Vedasi l’articolo a pagina 3 Preferenza alle imprese tramite le azioni o obbligazioni societarie Le azioni dispongono sempre di un potenziale di rialzo. Ritrovata crescita degli utili. Vedasi l’articolo a pagina 4 In primo piano: il Giappone Il crollo e la successiva ripresa del commercio internazionale spiegano in gran par te le variazioni dell’attività giapponese, penalizzata dal vigore dello yen e dall’aggravarsi della deflazione. Se la Banca del Giappone inizia a riconoscere la necessità di modificare la propria politica, occorrerebbe tuttavia una certa audacia per invertire queste tendenze. Il Nikkei accoglierebbe con grande favore un indebolimento dello yen. Vedasi l’articolo a pagina 5 SCENARIO ECONOMICO Il rosso è stato il colore dominante del 2009. Rosso perché la crescita è arrivata dalla Cina, rosso perché l’attività mondiale ha registrato una contrazione per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, e rosso, infine, perché i deficit di bilancio sono esplosi. I Paesi emergenti hanno complessivamente registrato una crescita grazie alla Cina e all’India, mentre i Paesi del G3 hanno subito una severa contrazione della loro economia. La recessione mondiale ha incitato i Paesi emergenti ad accelerare la transizione del loro modello economico a vantaggio dei consumi domestici, da cui la loro crescita (il mercato automobilistico cinese, ad esempio, ha spodestato il mercato americano). La sfida del 2009, che consisteva nel ritorno alla crescita per l’economia mondiale, è stata raccolta a partire dal terzo trimestre. Ne è all’origine la produzione industriale, galvanizzata dalla ripresa delle vendite di automobili. Questo miglioramento congiunturale proseguirà nei prossimi mesi, sostenuto dagli incentivi creati dallo stimolo di bilancio (circa l’1% del PNL mondiale) e dall’abbondanza di liquidità. La sfida del 2010 consisterà invece nell’uscire gradualmente da queste politiche così accomodanti. CRESCITA DEL PIL: PAESI SVILUPPATI, PAESI EMERGENTI (% annua) 8 5,9 6 5 4 2,7 2 0,7 0,3 0 -2 -3,4 -4 2008 Paesi sviluppati I PAESI EMERGENTI SEMPRE IN TESTA ALLA CRESCITA MONDIALE Il ritmo della crescita mondiale a lungo termine sarà compreso tra il 3% e il 3,5%, ma questa crescita sarà discontinua e irregolare: mentre per i Paesi emergenti la crisi ha funto da acceleratore, i Paesi del G3 si leccano le ferite. I Paesi emergenti saranno ancora la colonna vertebrale dell’attività mondiale nel 2010. La crescita economica accelererà in Asia al di fuori del Giappone, trascinata dalla Cina, il cui tasso di crescita potrebbe superare il 9%. Questa cifra si spiega con il rialzo delle vendite al dettaglio, degli investimenti pubblici e privati. Anche l’India sarà un motore della zona. In America latina, diversi Paesi quali il Brasile e il Messico ritroveranno anch’essi la fase di crescita. I Paesi del G3 vivranno invece un ritmo d’espansione molto variabile: gli Stati Uniti saranno in testa e il Giappone sarà il fanalino di coda. Gli Stati Uniti dovrebbero crescere al ritmo del 2,5-3%, dato relativamente modesto tenuto conto della severità della recessione. Tra i fattori di sostegno vi sono il saldo del piano di rilancio (circa 350 miliardi di dollari), il rinnovato stoccaggio e una ripresa discreta degli investimenti delle grande aziende risanate. Il mercato immobiliare residenziale vi contribuirà in misura modesta. Le famiglie che hanno parzialmente ricostituito i loro risparmi hanno un comportamento meno cauto. L’eventuale stabilizzazione dei prezzi delle case una volta terminate le sovvenzioni di bilancio rappresenterebbe un’ottima notizia. Ma la preoccupazione principale resta il livello di disoccupazione. Una diminuzione del tasso di disoccupazione più rapida del previsto sarebbe il catalizzatore di un forte miglioramento della fiducia delle famiglie e, in ultima analisi, dei consumi privati. Si realizzerebbe così il circolo virtuoso della fiducia. Si tratta di un’ipotesi da non escludere, ma che presuppone un miglioramento della salute delle PMI, punto su cui intende concentrarsi il presidente Obama. Per l’Europa, il 2010 sarà un anno di transizione e il suo ritmo di crescita dovrebbe essere nettamente inferiore a quello degli Stati Uniti. Il rinnovato stoccaggio e il commercio mondiale dovrebbero essere i principali fattori di sostegno poiché i consumi delle famiglie non sembrano destinati ad accelerare. Le differenze saranno ancora molto forti: la Francia e soprattutto la Germania trascineranno la ripresa, mentre altri Paesi, come l’Italia o i Paesi Bassi, avranno un tasso di crescita di segno a malapena positivo. Il piano di rilancio in Germania (1,4% del PIL), orientato a una riduzione del carico fiscale delle aziende e delle famiglie, e l’ampliamento dei dispositivi di disoccupazione parziale saranno di beneficio indiretto per l’intera zona. Tuttavia, le politiche fiscali restrittive attuate dai Paesi più fragili (Regno Unito, Spagna, Irlanda, Grecia) saranno un freno alla crescita della zona. 2 2009 (stimato) 2010 (stimato) Paesi emergenti Fonte: Thomson Financial Datastream STATI UNITI: DISTRUZIONE DI POSTI DI LAVORO (migliaia) Novembre 2008 0 Febbraio 2009 Maggio 2009 Agosto 2009 Novembre 2009 - 100 - 200 - 300 - 400 - 500 - 600 - 700 - 800 Fonte: Thomson Financial Datastream “ BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010 a crescita L mondiale sarà pari a circa il 3,5% nel 2010. SCENARIO ECONOMICO L’atteggiamento delle banche sarà un elemento importante per solidificare la ripresa mondiale. Nel 2009, i crediti hanno subito una notevole contrazione sia per le famiglie, sia per le aziende a causa di una minore domanda e di condizioni più restrittive. Per il 2010 si dovrà temere ancora una certa cautela dovuta alla fragilità dei bilanci di taluni istituti bancari e di nuove regolamentazioni in materia di capitale e di liquidità dei bilanci. Questo comportamento penalizzerebbe le PMI sui due lati dell’Atlantico e l’economia europea, meno disintermediata. STATI UNITI, EUROLANDIA: INFLAZIONE (% annua) 6,0 4,0 2,0 0 RITMI D’INFLAZIONE DIVERSI Negli Stati Uniti e in Europa, l’inflazione pubblicata è appena tornata in campo positivo e potrebbe superare la soglia del 2% nei prossimi mesi. Ma non c’è nulla da temere: si tratta di un recupero meccanico e provvisorio, legato alla scomparsa dell’effetto base favorevole del corso delle materie prime, energetiche e alimentari. L’inflazione sottostante continua dal canto suo a diminuire gradualmente a causa degli eccessi di capacità produttiva, delle pressioni sui salari e del calo degli affitti negli Stati Uniti. Inoltre, la velocità di circolazione della moneta resta bassa. Nemmeno l’eccesso di debiti favorisce certo un ritorno dell’inflazione. Le banche centrali americane ed europee hanno del resto ritoccato al ribasso le loro anticipazioni per il 2010 e 2011 (inferiori all’1,5% annuo). I soli rischi consisterebbero in un’impennata del corso delle materie prime, ma non è quello che accadrà nel nostro caso. Diversa è la situazione per alcuni Paesi emergenti, dove si fanno sentire pressioni inflazionistiche. POLITICHE MONETARIE SEMPRE PIÙ DIVERSE Le differenze del ritmo di attività, dell’inflazione e del rialzo dei prezzi del mercato immobiliare hanno già spinto alcuni Paesi sviluppati, quali l’Australia, la Norvegia e Israele, a rialzare il tasso guida e li indurranno peraltro a proseguire su questa strada. La Corea e il Canada dovrebbero seguire le loro orme. Un certo numero di Paesi emergenti procederà in maniera analoga a causa di spinte inflazionistiche, come in India, o a causa di un ritorno dell’utilizzo di capacità produttiva ai livelli precedenti alla crisi, come in Brasile, o, infine, per timore di una bolla immobiliare, come in Cina. Questi Paesi, tuttavia, si trovano davanti a un dilemma, poiché un rialzo dei tassi accentuerebbe le pressioni al rialzo sulle rispettive valute attirando più capitali. Inoltre, non sono abituati a modificare la loro politica prima degli Stati Uniti. Agiranno quindi in maniera progressiva, e questo dovrebbe comportare un apprezzamento di talune divise asiatiche. Le variazioni della politica della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea saranno determinanti per l’evoluzione dei mercati finanziari. I tassi guida non sono i soli in gioco, i tassi a lungo termine sono anch’essi interessati tenuto conto dei bisogni di finanziamento degli Stati. Si tratta quindi di un esercizio delicato, poiché agire troppo presto o troppo tardi potrebbe rivelarsi pericoloso. Dopo aver raccolto le liquidità, le banche occidentali dovrebbero, nel secondo semestre, iniziare a rialzare leggermente i tassi guida per difendere la loro credibilità e riportarli molto progressivamente in linea rispetto alla crescita tendenziale. Ciò permetterebbe di evitare uno slittamento dei tassi a lungo termine e faciliterebbe il lavoro delle autorità occidentali nel momento in cui dovranno adeguare la politica di bilancio. Questo sembra essere lo scenario più probabile, ma non mancheranno numerose esitazioni tra i tre scenari possibili. 3 - 2,0 1997 1999 2001 2003 2005 Stati Uniti 2007 2009 Eurolandia Fonte: Thomson Financial Datastream TASSI GUIDA: AUSTRALIA, NORVEGIA, ISRAELE (% mensile) 8 7 6 5 4 6 2 1 0 12-2007 06-2008 Australia 12-2008 Israele 06-2009 12-2009 Norvegia Fonte: Thomson Financial Datastream “ BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010 e banche centrali L dovrebbero modificare la loro politica monetaria nel corso del secondo semestre. RACCOMANDAZIONI D’INVESTIMENTO Quali sono le caratteristiche del contesto economico e finanziario per costruire la strategia d’investimento d’inizio anno? L’economia mondiale ritrova i propri livelli di crescita a lungo termine; persiste tuttavia una forte dicotomia di ritmo tra i Paesi del G3 e i Paesi emergenti. La graduale correzione delle politiche monetarie, con il rialzo molto progressivo dei tassi a breve termine, sarà difficile da realizzare senza ripercussioni. L’equazione dei cambi sarà particolarmente complessa: recupero del dollaro, rialzo delle monete asiatiche? Senza dimenticare gli argomenti di grande fragilità quali la stabilità del settore bancario e il fortissimo stato di degrado delle finanze pubbliche in cui versano alcuni Stati. Questi legittimi timori restano numerosi e costelleranno l’attualità lungo tutto il corso dell’anno. Offuscheranno la visibilità e potrebbero incitare a grande prudenza. A torto, tuttavia, poiché dimenticano coloro che sono usciti vincenti dal 2009: i Paesi emergenti e le aziende occidentali o le società emergenti. I primi hanno corretto i loro modelli di sviluppo grazie alla crisi, mentre le seconde hanno aggressivamente compresso i loro costi e ridotto il loro debito. Le aziende possono quindi iniziare a investire, fare acquisizioni o aumentare i dividendi. PERFORMANCE COMPARATA DEGLI INDICI MSCI PAESI EMERGENTI E MSCI MONDO DAL GENNAIO 2009 180 160 140 120 100 80 60 01-2009 04-2009 07-2009 MSCI Paesi emergenti Per l’inizio dell’anno, si privilegeranno le azioni e le obbligazioni societarie/ obbligazioni convertibili. Il portage delle obbligazioni societarie continua a essere di un certo interesse poiché la compressione dello scarto tra i tassi è stata in gran parte realizzata, e in particolare per le obbligazioni con buon rating. 10-2009 01-2010 MSCI mondo (AC) Fonte: Thomson Financial Datastream Ancora un potenziale di rialzo per le piazze finanziarie Questa nuova fase di rialzo dovrebbe corrispondere sempre più a una logica normalizzazione con un’attività economica a ritmo di crociera. Ci lasciamo ormai alle spalle anche la fase di espansione dei multipli e le sottovalutazioni sono scomparse. Posto ora alla crescita degli utili, che fungerà da motore. Per il 2010 e il 2011 ci sono grandi aspettative (dal 25% al 30% per tutte le zone). Ma per le aziende dei comparti non finanziari la crescita media sarebbe del 15%, obiettivo raggiungibile... Il premio di rischio resta molto superiore alla media a lungo termine. La buona sorpresa potrebbe essere data dal ritorno degli investitori singoli, assenti nel 2009. Il potenziale di rialzo potrebbe così essere dell’ordine del 12-15% per i mercati europei e americani. L’obiettivo sarà raggiunto rapidamente o verso fine anno? Difficile da dire. I termini di confronto sono molto lusinghieri rispetto al primo semestre e i timori per il secondo semestre molto condivisibili. Le cose non andranno certo lisce come l’olio quest’anno… Gli spread della performance settoriale dovrebbero ridursi nel 2010. Alcuni settori attirano ancora la nostra attenzione, tra questi la sanità/ le biotecnologie, i comparti della tecnologia, dell’energia e qualche titolo del settore delle materie prime, l’agrochimica e soprattutto i consumi privati nei Paesi emergenti. Ma il fattore essenziale per l’andamento dei corsi sarà l’evoluzione dei risultati delle aziende. Alcune società capitalizzeranno sulle quote di mercato guadagnate nel 2009. La nostra preferenza è rivolta alle aziende di qualità che vantano una crescita visibile e un dividendo elevato, di dimensioni piccole o grandi. Per quanto concerne l’allocazione geografica a lungo termine, i Paesi emergenti devono essere molto presenti nei portafogli, ma a breve termine s’impone un certo riserbo a causa dei loro percorsi spettacolari e dell’ottimismo che li circonda. È necessario operare una certa differenziazione tra i Paesi. I titoli di Stato sono poco allettanti Il rischio di credito sovrano farà regolarmente capolino poiché il debito di un certo numero di Paesi sviluppati risulterà degradato mentre si risolleverà quello di alcuni Paesi emergenti. Ne deriva una preferenza per i titoli di questi Paesi. Ci pare del resto che i tassi d’interesse dei titoli di Stato a lungo termine dovrebbero essere orientati al rialzo nell’ordine di 50 / 75 punti base tenuto conto di un ritmo di attività superiore, dell’abbondanza delle emissioni e del fatto che le banche centrali hanno cessato di acquistare titoli. 4 EUROSTOXX – CRESCITA DEGLI UTILI PER AZIONE (%) 40 29,2 30 21,6 20 10 8,4 0 -10 -20 -21,6 -27,0 -30 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: Thomson Financial Datastream “ BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010 I l portage delle obbligazioni societarie è tuttora interessante. IN PRIMO PIANO Il Giappone Un’economia che dipende molto dalle esportazioni… Dopo un’assenza della crescita nominale dal 1995 (0,3% in media), il Giappone è lo Stato del G3 maggiormente colpito dal crollo dell’attività mondiale. Nel 2009, l’attività ha subito una contrazione di oltre il 5% a causa di un tracollo del PIL dell’11% nel primo trimestre provocato dalla battuta d’arresto segnata dal commercio internazionale. Il piano di sostegno lanciato a inizio anno ha permesso di tornare a un’attività positiva. Naturalmente ha tratto beneficio dalla ripresa del commercio internazionale, e in particolare in seno alla zona asiatica. I consumi privati si sono un po’ ripresi grazie ai sostegni del governo, ma le famiglie mantengono una certa cautela a causa della stagnazione dei redditi e delle mediocri prospettive di lavoro. Inoltre, le aziende, e in particolare le PMI, riducono ancora i loro investimenti al fine di risanare una situazione finanziaria molto degradata. Per questa stessa ragione il nuovo governo ha deciso di avviare nel primo trimestre 2010 un secondo piano di rilancio fiscale (1,4% del PIL). Le nuove spese riguarderanno unicamente metà di questo piano, ma dovrebbero comunque permettere di consolidare il ritmo dell’attività attorno al 2%. La domanda interna potrà così riprendersi nel corso della seconda parte dell’anno. Le esportazioni rimarranno il principale motore della crescita, e in particolare verso l’Asia. Giappone – PIL (% per trimestre annualizzato) 8% 5,6 6% 4% 2,7 1,3 2% 0% -2% -4% -4,0 -6% -8% -8,1 -10% -10,2 -12% -11,9 -14% Q1 2008 Q2 2008 Q3 2008 Q4 2008 Q1 2009 Q2 2009 Q3 2009 Fonte: Thomson Financial Datastream TASSO DI CAMBIO YEN / DOLLARO DAL 1994 Penalizzate dal vigore dello yen… Lo yen ha ritrovato recentemente i massimi raggiunti nel 1995 contro il dollaro, proprio quando sul piano economico sembravano esserci tutte le ragioni per un indebolimento! La forza dello yen si spiega in parte per una disposizione favorevole delle società giapponesi al rimpatrio dei loro utili all’estero e allo scioglimento delle posizioni di portage. Si è apprezzato di oltre il 20% contro il dollaro e l’euro dalla fine del 2007, soffocando le esportazioni e rafforzando la deflazione. Ma si è soprattutto apprezzato fortemente contro le monete asiatiche. In due anni, il won coreano si è deprezzato del 36% contro lo yen. Per indebolire la propria moneta, la Banca del Giappone non dispone di altro mezzo se non di vendere massicciamente yen. Per il momento non si è ancora lanciata in un’operazione di grande portata. Un repentino mutamento della politica della Banca del Giappone e della Fed potrebbe comportare un indebolimento dello yen, che si sostituirebbe al dollaro come moneta di portage. 150 140 130 120 110 100 90 1995 80 01-1994 01-1997 01-2000 01-2003 01-2006 01-2009 Fonte: Thomson Financial Datastream …e dalla deflazione persistente Dal 1995, l’inflazione pubblicata è sempre stata leggermente negativa. Di recente la deflazione si è aggravata per assestarsi al -2,5% a ritmo annuo a causa della debolezza del tasso di utilizzo della capacità produttiva. Di fronte ai timori e alle pressioni del governo, la Banca del Giappone ha deciso di iniettare in maniera significativa liquidità, con un conseguente impatto positivo ma di breve durata sui mercati dei cambi e sui mercato azionari. Eppure, è palese l’interesse di un accresciuto ricorso alle iniezioni di liquidità per limitare il rialzo dei tassi di cambio ed evitare un profondo ancoraggio delle anticipazioni deflazionistiche. Per questa stessa ragione la Banca del Giappone ha appena compiuto un passo importante dichiarando esplicitamente che non avrebbe più tollerato un’inflazione negativa e che il suo obiettivo di rialzo dei prezzi era compreso tra lo 0 e il 2%, con un punto centrale all’1%. Tutto ciò dovrebbe tradursi in un rafforzato utilizzo del bilancio della banca centrale al fine di apportare maggiori liquidità all’economia. EVOLUZIONE DELL’INFLAZIONE DAL 2001 (% annua) 3% 2% 1% 0 -1% -2% -3% 12-2000 12-2003 12-2006 12-2009 Inflazione misura nazionale Inflazione sottostante Fonte: Thomson Financial Datastream 5 BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010 IN PRIMO PIANO Un debito governativo da record Se il tasso medio dell’indebitamento pubblico sul PNL dell’OCSE si avvicinerà al 100% nel 2010, quello del Giappone raggiungerà il doppio! Questo tasso record si spiega con il crollo degli introiti fiscali per l’esercizio in corso e risulta altresì dall’assenza di crescita dell’attività, dal deficit di bilancio strutturale e dall’incremento delle spese sociali legato all’invecchiamento della popolazione. Le emissioni obbligazionarie toccheranno il record l’anno prossimo, ma saranno assorbite dai risparmi domestici ancora abbondanti. Il Giappone realizza un eccedente dei suoi conti correnti e dispone di enormi riserve di cambio. La questione del carattere sostenibile del debito si acuirà sempre più nei prossimi anni poiché l’invecchiamento della popolazione implica il calo strutturale del tasso di risparmio dei privati a lungo termine. Lo Stato può sempre monetizzare un debito in moneta locale. Attualmente il 93% dei titoli di Stato sono detenuti dai giapponesi (sfera pubblica o investitori privati). Tuttavia, se a lungo termine il Giappone non riesce a incrementare la crescita potenziale e/o invertire il declino demografico, il risanamento delle finanze pubbliche rappresenterà un esercizio molto arduo: attirare investitori internazionali richiederà allora tassi più elevati. “ NIKKEI 225 – EVOLUZIONE DA 20 ANNI 40 000 35 000 La piazza finanziaria giapponese Vent’anni fa, il Nikkei raggiungeva il suo massimo storico a 38 915, pari al 40% dell’indice mondiale MSCI. Oggi il suo peso è ridotto all’8% ed è vicino a quota 10 000. Tuttavia, nel corso di questi ultimi 20 anni ci sono stati diversi movimenti al rialzo del 50%; tra il 2003 e il 2007, il Nikkei è persino progredito del 130%. Nel 2009 ha realizzato una delle sue performance peggiori: si è totalmente ritirato a partire da agosto a causa della ripresa dello yen che penalizza le aziende. Le banche giapponesi, che hanno registrato una performance inferiore alle consorelle occidentali, hanno avuto un peso sull’indice. Iniziano ora a recuperare il loro ritardo in materia di sottocapitalizzazione. Si tratta di una piazza finanziaria trascurata dagli investitori internazionali, che preferiscono l’Asia fuori dal Giappone. Si tratta altresì di un mercato difficile da trattare. Rialzi brutali sono spesso seguiti da periodi di grande apatia. Eppure, in base a certi criteri di valutazione, e in particolare al corso sul patrimonio netto, il mercato giapponese sembra il meno caro al mondo. I profitti delle aziende riprenderanno nel 2010-2011. Le grandi aziende beneficiano infatti dell’espansione della zona asiatica e non sono rappresentative della crescita domestica. I loro costi di produzione sono sotto controllo e rimangono leader nelle tecnologie di punta. I grandi gruppi di costruzione automobilistica, robotica o di beni di consumo elettronici sono ampiamente conosciuti, ma esiste anche un gran numero di PMI che sono leader mondiali nel loro campo, ad esempio Nidec (75% di quote di mercato nella fabbricazione di hard disk per i PC) o Shin-Etsu Chemical (specialisti di materiali rari per i semiconduttori. La clamorosa entrata in scena di Uniqlo a Parigi (filiale di Fast Retailing) mette in primo piano le ambizioni internazionali di questo gruppo tessile che, nel giro di pochi anni, farà concorrenza a H&M e Inditex. Se certi elementi sembrano essere favorevoli a questo mercato, l’indebolimento dello yen sarà l’elemento determinante per un significativo movimento al rialzo. Il mercato giapponese, che potrebbe riservare sorprese nel 2010, troverebbe così il proprio posto nel quadro dei movimenti tattici. Lo yen deve quindi essere sorvegliato a vista. Tuttavia, è difficile prevedere un movimento duraturo fintantoché non ci sarà maggiore audacia nelle politiche monetarie e di bilancio. I l mercato giapponese potrebbe riservarci delle sorprese nel 2010. Massimo: dic. 1989 (38 916) 30 000 25 000 Minimo: mar. 2009 (7 086) 20 000 15 000 10 000 5 000 12-1989 Punto basso: apr. 2003 (7 608) 12-1993 12-1997 12-2001 12-2005 12-2009 Fonte: Thomson Financial Datastream Indice del corso sul patrimonio netto 2009 2,5 2,2 2,1 2,0 1,8 1,7 1,5 1,2 1,0 0,5 0,0 BRIC USA Mondo Europa Giappone Fonte: Thomson Financial Datastream Avvertenza: i dati, le cifre, i commenti e le analisi riportati nel presente documento rispecchiano le opinioni del gruppo Edmond de Rothschild e delle sue filiali in merito ai mercati, alla loro evoluzione e regolamentazione e ai relativi aspetti fiscali, tenuto conto dell’esperienza, delle analisi economiche e delle informazioni in possesso del gruppo stesso a tale data, e non prefigurano alcun impegno o garanzia da parte del Gruppo Edmond de Rothschild o delle sue filiali. Il gruppo Edmond de Rothschild declina qualsiasi responsabilità in relazione ad eventuali decisioni di acquisto, liquidazione o detenzione di investimenti prese sulla base dei suddetti commenti e delle analisi summenzionate. Gli indici menzionati sono calcolati al netto del reinvestimento dei dividendi. DOCUMENTO NON CONTRATTUALE – Terminato di redigere il 24 dicembre 2009 – REDATTRICE: DOMINIQUE NETTER – NILOUPHAR VOSSOUGH 6 BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010