Leggi l`outlook integrale di LCF Edmond de

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Leggi l`outlook integrale di LCF Edmond de
Strategia
Rassegna Trimestrale
Gennaio 2010
d’investimento
Editoriale
Desideriamo innanzitutto porgervi i più sentiti auguri
di buon anno.
Nel 2009, per la prima volta da oltre 60 anni, l’attività
mondiale ha registrato una contrazione. La recessione
è stata molto severa per i tre grandi Paesi sviluppati,
mentre i Paesi emergenti hanno registrato nel complesso
una fase di crescita grazie alla Cina e all’India.
Paradossalmente la recessione mondiale ha accelerato la
migrazione di queste economie emergenti in direzione di
maggiori consumi domestici. Nel 2010, l’economia mondiale, sempre sotto flebo, ritroverà i propri livelli di crescita
a lungo termine. Ci sarà ancora una forte dicotomia tra
i ritmi di crescita dei Paesi sviluppati e dei Paesi emergenti. Questa disuguaglianza in termini di crescita
e d’inflazione accentuerà le divergenze in materia di politica monetaria. Se la sfida raccolta nel 2009 consisteva
nell’uscire dalla recessione, nel 2010 si tratta di modificare gradualmente le politiche monetarie occidentali con
il progressivo rialzo dei tassi guida, obiettivo che non
mancherà di ripercuotersi sui mercati finanziari. Anche
l’equazione dei cambi sarà complessa. I timori (stato di
salute del sistema bancario, degrado delle finanze pubbliche) sono legittimi e rimarranno assolutamente in primo
piano. I Paesi emergenti e le aziende escono vincenti dal
2009. I primi hanno mostrato la loro capacità di reazione,
i secondi hanno ridotto drasticamente il loro livello
dei costi e dell’indebitamento. Per questo la strategia d’investimento di questo inizio anno privilegia le imprese
attraverso le azioni e obbligazioni societarie e convertibili.
Il 2010 segnerà anche una ritrovata crescita degli utili.
Senza immaginarsi le performance del 2009, gli indici
di borsa presentano ancora un potenziale di rialzo. L’anno
sarà quindi ricco di opportunità ma non mancheranno
certo i contraccolpi.
Dominique Netter
Presidente del Comitato Strategico
di Asset Allocation
Il presente documento è il nono numero di una rassegna trimestrale
sulla strategia d’investimento e allocazione di attività pubblicata
dal team di La Compagnie Financière Edmond de Rothschild Banque.
LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD BANQUE
S.A. è soggetta al controllo di un Consiglio di amministrazione
e di un Consiglio di vigilanza, capitale 83.075.920 euro,
iscritta al registro delle imprese di Parigi al n. 572 037 026,
sede in rue du Faubourg Saint-Honoré 47 – 75401 Paris Cedex 08
Tel.: +33 (0)1 40 17 25 25 – e-mail: [email protected]
DOCUMENTO NON CONTRATTUALE – Terminato di redigere il 24 dicembre
2009 - REDATTRICE: DOMINIQUE NETTER – NILOUPHAR VOSSOUGH
www.edmond‑de‑rothschild.fr
Ritorno alla crescita dell’attività mondiale
La congiuntura è prevedibile e favorevolmente orientata per
i prossimi mesi agli Stati Uniti, dove la crescita sarà più rapida che
in Europa, penalizzata dalle divergenze al suo interno. Una riduzione più rapida del previsto della disoccupazione negli Stati Uniti
sarebbe un’ottima sorpresa.
Vedasi l’articolo a pagina 2
Politiche monetarie divergenti
Diversi ritmi dell’attività e dell’inflazione si tradurranno in rialzi
dei tassi di portata molto diversa.
Vedasi l’articolo a pagina 3
Preferenza alle imprese tramite le azioni
o obbligazioni societarie
Le azioni dispongono sempre di un potenziale di rialzo. Ritrovata
crescita degli utili.
Vedasi l’articolo a pagina 4
In primo piano: il Giappone
Il crollo e la successiva ripresa del commercio internazionale spiegano in gran par te le variazioni dell’attività giapponese,
penalizzata dal vigore dello yen e dall’aggravarsi della deflazione.
Se la Banca del Giappone inizia a riconoscere la necessità di
modificare la propria politica, occorrerebbe tuttavia una certa
audacia per invertire queste tendenze. Il Nikkei accoglierebbe con
grande favore un indebolimento dello yen.
Vedasi l’articolo a pagina 5
SCENARIO ECONOMICO
Il rosso è stato il colore dominante del 2009. Rosso perché la crescita è arrivata
dalla Cina, rosso perché l’attività mondiale ha registrato una contrazione per la prima
volta dalla fine della seconda guerra mondiale, e rosso, infine, perché i deficit
di bilancio sono esplosi. I Paesi emergenti hanno complessivamente registrato una
crescita grazie alla Cina e all’India, mentre i Paesi del G3 hanno subito una severa
contrazione della loro economia. La recessione mondiale ha incitato i Paesi emergenti ad accelerare la transizione del loro modello economico a vantaggio dei
consumi domestici, da cui la loro crescita (il mercato automobilistico cinese, ad
esempio, ha spodestato il mercato americano). La sfida del 2009, che consisteva
nel ritorno alla crescita per l’economia mondiale, è stata raccolta a partire dal terzo
trimestre. Ne è all’origine la produzione industriale, galvanizzata dalla ripresa delle
vendite di automobili. Questo miglioramento congiunturale proseguirà nei prossimi
mesi, sostenuto dagli incentivi creati dallo stimolo di bilancio (circa l’1% del PNL
mondiale) e dall’abbondanza di liquidità. La sfida del 2010 consisterà invece
nell’uscire gradualmente da queste politiche così accomodanti.
CRESCITA DEL PIL: PAESI SVILUPPATI,
PAESI EMERGENTI (% annua)
8
5,9
6
5
4
2,7
2
0,7
0,3
0
-2
-3,4
-4
2008
Paesi sviluppati I PAESI EMERGENTI SEMPRE IN TESTA ALLA CRESCITA MONDIALE
Il ritmo della crescita mondiale a lungo termine sarà compreso tra il 3% e il 3,5%,
ma questa crescita sarà discontinua e irregolare: mentre per i Paesi emergenti
la crisi ha funto da acceleratore, i Paesi del G3 si leccano le ferite. I Paesi emergenti
saranno ancora la colonna vertebrale dell’attività mondiale nel 2010. La crescita
economica accelererà in Asia al di fuori del Giappone, trascinata dalla Cina, il cui
tasso di crescita potrebbe superare il 9%. Questa cifra si spiega con il rialzo delle
vendite al dettaglio, degli investimenti pubblici e privati. Anche l’India sarà un motore
della zona. In America latina, diversi Paesi quali il Brasile e il Messico ritroveranno
anch’essi la fase di crescita.
I Paesi del G3 vivranno invece un ritmo d’espansione molto variabile: gli Stati Uniti
saranno in testa e il Giappone sarà il fanalino di coda.
Gli Stati Uniti dovrebbero crescere al ritmo del 2,5-3%, dato relativamente modesto
tenuto conto della severità della recessione. Tra i fattori di sostegno vi sono il saldo
del piano di rilancio (circa 350 miliardi di dollari), il rinnovato stoccaggio e una
ripresa discreta degli investimenti delle grande aziende risanate. Il mercato immobiliare residenziale vi contribuirà in misura modesta. Le famiglie che hanno
parzialmente ricostituito i loro risparmi hanno un comportamento meno cauto.
L’eventuale stabilizzazione dei prezzi delle case una volta terminate le sovvenzioni
di bilancio rappresenterebbe un’ottima notizia. Ma la preoccupazione principale
resta il livello di disoccupazione. Una diminuzione del tasso di disoccupazione più
rapida del previsto sarebbe il catalizzatore di un forte miglioramento della fiducia
delle famiglie e, in ultima analisi, dei consumi privati. Si realizzerebbe così il circolo
virtuoso della fiducia. Si tratta di un’ipotesi da non escludere, ma che presuppone
un miglioramento della salute delle PMI, punto su cui intende concentrarsi il presidente Obama.
Per l’Europa, il 2010 sarà un anno di transizione e il suo ritmo di crescita dovrebbe
essere nettamente inferiore a quello degli Stati Uniti. Il rinnovato stoccaggio
e il commercio mondiale dovrebbero essere i principali fattori di sostegno poiché
i consumi delle famiglie non sembrano destinati ad accelerare. Le differenze
saranno ancora molto forti: la Francia e soprattutto la Germania trascineranno la
ripresa, mentre altri Paesi, come l’Italia o i Paesi Bassi, avranno un tasso di crescita
di segno a malapena positivo. Il piano di rilancio in Germania (1,4% del PIL), orientato a una riduzione del carico fiscale delle aziende e delle famiglie, e l’ampliamento
dei dispositivi di disoccupazione parziale saranno di beneficio indiretto per l’intera
zona. Tuttavia, le politiche fiscali restrittive attuate dai Paesi più fragili (Regno Unito,
Spagna, Irlanda, Grecia) saranno un freno alla crescita della zona.
2
2009 (stimato)
2010 (stimato)
Paesi emergenti
Fonte: Thomson Financial Datastream
STATI UNITI:
DISTRUZIONE DI POSTI DI LAVORO (migliaia)
Novembre 2008
0
Febbraio 2009
Maggio
2009
Agosto 2009
Novembre
2009
- 100
- 200
- 300
- 400
- 500
- 600
- 700
- 800
Fonte: Thomson Financial Datastream
“
BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010
a crescita
L
mondiale sarà
pari a circa il 3,5%
nel 2010.
SCENARIO ECONOMICO
L’atteggiamento delle banche sarà un elemento importante per solidificare la
ripresa mondiale. Nel 2009, i crediti hanno subito una notevole contrazione sia
per le famiglie, sia per le aziende a causa di una minore domanda e di condizioni
più restrittive. Per il 2010 si dovrà temere ancora una certa cautela dovuta alla
fragilità dei bilanci di taluni istituti bancari e di nuove regolamentazioni in materia
di capitale e di liquidità dei bilanci. Questo comportamento penalizzerebbe le PMI
sui due lati dell’Atlantico e l’economia europea, meno disintermediata.
STATI UNITI, EUROLANDIA:
INFLAZIONE (% annua)
6,0
4,0
2,0
0
RITMI D’INFLAZIONE DIVERSI
Negli Stati Uniti e in Europa, l’inflazione pubblicata è appena tornata in campo
positivo e potrebbe superare la soglia del 2% nei prossimi mesi. Ma non c’è nulla
da temere: si tratta di un recupero meccanico e provvisorio, legato alla scomparsa
dell’effetto base favorevole del corso delle materie prime, energetiche e alimentari.
L’inflazione sottostante continua dal canto suo a diminuire gradualmente a causa
degli eccessi di capacità produttiva, delle pressioni sui salari e del calo degli affitti
negli Stati Uniti. Inoltre, la velocità di circolazione della moneta resta bassa.
Nemmeno l’eccesso di debiti favorisce certo un ritorno dell’inflazione. Le banche
centrali americane ed europee hanno del resto ritoccato al ribasso le loro anticipazioni per il 2010 e 2011 (inferiori all’1,5% annuo). I soli rischi consisterebbero
in un’impennata del corso delle materie prime, ma non è quello che accadrà nel
nostro caso. Diversa è la situazione per alcuni Paesi emergenti, dove si fanno
sentire pressioni inflazionistiche.
POLITICHE MONETARIE SEMPRE PIÙ DIVERSE
Le differenze del ritmo di attività, dell’inflazione e del rialzo dei prezzi del mercato
immobiliare hanno già spinto alcuni Paesi sviluppati, quali l’Australia, la Norvegia
e Israele, a rialzare il tasso guida e li indurranno peraltro a proseguire su questa
strada. La Corea e il Canada dovrebbero seguire le loro orme. Un certo numero
di Paesi emergenti procederà in maniera analoga a causa di spinte inflazionistiche, come in India, o a causa di un ritorno dell’utilizzo di capacità produttiva ai
livelli precedenti alla crisi, come in Brasile, o, infine, per timore di una bolla immobiliare, come in Cina. Questi Paesi, tuttavia, si trovano davanti a un dilemma,
poiché un rialzo dei tassi accentuerebbe le pressioni al rialzo sulle rispettive valute
attirando più capitali. Inoltre, non sono abituati a modificare la loro politica prima
degli Stati Uniti. Agiranno quindi in maniera progressiva, e questo dovrebbe comportare un apprezzamento di talune divise asiatiche. Le variazioni della politica
della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea saranno determinanti per
l’evoluzione dei mercati finanziari. I tassi guida non sono i soli in gioco, i tassi a
lungo termine sono anch’essi interessati tenuto conto dei bisogni di finanziamento
degli Stati. Si tratta quindi di un esercizio delicato, poiché agire troppo presto o
troppo tardi potrebbe rivelarsi pericoloso. Dopo aver raccolto le liquidità, le banche occidentali dovrebbero, nel secondo semestre, iniziare a rialzare leggermente
i tassi guida per difendere la loro credibilità e riportarli molto progressivamente
in linea rispetto alla crescita tendenziale. Ciò permetterebbe di evitare uno slittamento dei tassi a lungo termine e faciliterebbe il lavoro delle autorità occidentali
nel momento in cui dovranno adeguare la politica di bilancio. Questo sembra
essere lo scenario più probabile, ma non mancheranno numerose esitazioni tra
i tre scenari possibili.
3
- 2,0
1997
1999
2001
2003
2005
Stati Uniti 2007
2009
Eurolandia
Fonte: Thomson Financial Datastream
TASSI GUIDA:
AUSTRALIA, NORVEGIA, ISRAELE (% mensile)
8
7
6
5
4
6
2
1
0
12-2007
06-2008
Australia 12-2008
Israele
06-2009
12-2009
Norvegia
Fonte: Thomson Financial Datastream
“
BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010
e banche centrali
L
dovrebbero modificare
la loro politica
monetaria nel corso
del secondo semestre.
RACCOMANDAZIONI D’INVESTIMENTO
Quali sono le caratteristiche del contesto economico e finanziario per costruire
la strategia d’investimento d’inizio anno?
L’economia mondiale ritrova i propri livelli di crescita a lungo termine; persiste
tuttavia una forte dicotomia di ritmo tra i Paesi del G3 e i Paesi emergenti. La graduale correzione delle politiche monetarie, con il rialzo molto progressivo dei tassi
a breve termine, sarà difficile da realizzare senza ripercussioni. L’equazione dei
cambi sarà particolarmente complessa: recupero del dollaro, rialzo delle monete
asiatiche? Senza dimenticare gli argomenti di grande fragilità quali la stabilità del
settore bancario e il fortissimo stato di degrado delle finanze pubbliche in cui
versano alcuni Stati. Questi legittimi timori restano numerosi e costelleranno l’attualità lungo tutto il corso dell’anno. Offuscheranno la visibilità e potrebbero
incitare a grande prudenza. A torto, tuttavia, poiché dimenticano coloro che sono
usciti vincenti dal 2009: i Paesi emergenti e le aziende occidentali o le società
emergenti. I primi hanno corretto i loro modelli di sviluppo grazie alla crisi, mentre
le seconde hanno aggressivamente compresso i loro costi e ridotto il loro debito.
Le aziende possono quindi iniziare a investire, fare acquisizioni o aumentare
i dividendi.
PERFORMANCE COMPARATA
DEGLI INDICI MSCI PAESI EMERGENTI
E MSCI MONDO DAL GENNAIO 2009
180
160
140
120
100
80
60
01-2009
04-2009
07-2009
MSCI Paesi emergenti Per l’inizio dell’anno, si privilegeranno le azioni e le obbligazioni societarie/ obbligazioni convertibili. Il portage delle obbligazioni societarie continua a essere di un
certo interesse poiché la compressione dello scarto tra i tassi è stata in gran parte
realizzata, e in particolare per le obbligazioni con buon rating.
10-2009
01-2010
MSCI mondo (AC)
Fonte: Thomson Financial Datastream
Ancora un potenziale di rialzo per le piazze finanziarie
Questa nuova fase di rialzo dovrebbe corrispondere sempre più a una logica normalizzazione con un’attività economica a ritmo di crociera. Ci lasciamo ormai alle spalle
anche la fase di espansione dei multipli e le sottovalutazioni sono scomparse. Posto
ora alla crescita degli utili, che fungerà da motore. Per il 2010 e il 2011 ci sono grandi
aspettative (dal 25% al 30% per tutte le zone). Ma per le aziende dei comparti non
finanziari la crescita media sarebbe del 15%, obiettivo raggiungibile... Il premio
di rischio resta molto superiore alla media a lungo termine. La buona sorpresa
potrebbe essere data dal ritorno degli investitori singoli, assenti nel 2009. Il potenziale
di rialzo potrebbe così essere dell’ordine del 12-15% per i mercati europei e americani.
L’obiettivo sarà raggiunto rapidamente o verso fine anno? Difficile da dire. I termini
di confronto sono molto lusinghieri rispetto al primo semestre e i timori per il secondo
semestre molto condivisibili. Le cose non andranno certo lisce come l’olio quest’anno…
Gli spread della performance settoriale dovrebbero ridursi nel 2010. Alcuni settori
attirano ancora la nostra attenzione, tra questi la sanità/ le biotecnologie, i comparti
della tecnologia, dell’energia e qualche titolo del settore delle materie prime, l’agrochimica e soprattutto i consumi privati nei Paesi emergenti. Ma il fattore essenziale
per l’andamento dei corsi sarà l’evoluzione dei risultati delle aziende. Alcune società
capitalizzeranno sulle quote di mercato guadagnate nel 2009. La nostra preferenza
è rivolta alle aziende di qualità che vantano una crescita visibile e un dividendo elevato,
di dimensioni piccole o grandi. Per quanto concerne l’allocazione geografica a lungo
termine, i Paesi emergenti devono essere molto presenti nei portafogli, ma a breve
termine s’impone un certo riserbo a causa dei loro percorsi spettacolari e dell’ottimismo che li circonda. È necessario operare una certa differenziazione tra i Paesi.
I titoli di Stato sono poco allettanti
Il rischio di credito sovrano farà regolarmente capolino poiché il debito di un certo
numero di Paesi sviluppati risulterà degradato mentre si risolleverà quello di alcuni
Paesi emergenti. Ne deriva una preferenza per i titoli di questi Paesi. Ci pare del
resto che i tassi d’interesse dei titoli di Stato a lungo termine dovrebbero essere
orientati al rialzo nell’ordine di 50 / 75 punti base tenuto conto di un ritmo di attività
superiore, dell’abbondanza delle emissioni e del fatto che le banche centrali hanno
cessato di acquistare titoli.
4
EUROSTOXX – CRESCITA
DEGLI UTILI PER AZIONE (%)
40
29,2
30
21,6
20
10
8,4
0
-10
-20
-21,6
-27,0
-30
2007
2008
2009
2010
2011
Fonte: Thomson Financial Datastream
“
BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010
I l portage delle
obbligazioni
societarie è tuttora
interessante.
IN PRIMO PIANO
Il Giappone
Un’economia che dipende molto dalle esportazioni…
Dopo un’assenza della crescita nominale dal 1995 (0,3% in media), il Giappone
è lo Stato del G3 maggiormente colpito dal crollo dell’attività mondiale. Nel 2009,
l’attività ha subito una contrazione di oltre il 5% a causa di un tracollo del PIL dell’11%
nel primo trimestre provocato dalla battuta d’arresto segnata dal commercio internazionale. Il piano di sostegno lanciato a inizio anno ha permesso di tornare
a un’attività positiva. Naturalmente ha tratto beneficio dalla ripresa del commercio
internazionale, e in particolare in seno alla zona asiatica. I consumi privati si sono
un po’ ripresi grazie ai sostegni del governo, ma le famiglie mantengono una certa
cautela a causa della stagnazione dei redditi e delle mediocri prospettive di lavoro.
Inoltre, le aziende, e in particolare le PMI, riducono ancora i loro investimenti al fine
di risanare una situazione finanziaria molto degradata. Per questa stessa ragione
il nuovo governo ha deciso di avviare nel primo trimestre 2010 un secondo piano
di rilancio fiscale (1,4% del PIL). Le nuove spese riguarderanno unicamente metà
di questo piano, ma dovrebbero comunque permettere di consolidare il ritmo dell’attività attorno al 2%. La domanda interna potrà così riprendersi nel corso della
seconda parte dell’anno. Le esportazioni rimarranno il principale motore della crescita, e in particolare verso l’Asia.
Giappone – PIL
(% per trimestre annualizzato)
8%
5,6
6%
4%
2,7
1,3
2%
0%
-2%
-4%
-4,0
-6%
-8%
-8,1
-10%
-10,2
-12%
-11,9
-14%
Q1 2008
Q2 2008
Q3 2008
Q4 2008
Q1 2009
Q2 2009
Q3 2009
Fonte: Thomson Financial Datastream
TASSO DI CAMBIO YEN / DOLLARO DAL 1994
Penalizzate dal vigore dello yen…
Lo yen ha ritrovato recentemente i massimi raggiunti nel 1995 contro il dollaro,
proprio quando sul piano economico sembravano esserci tutte le ragioni per un
indebolimento! La forza dello yen si spiega in parte per una disposizione favorevole
delle società giapponesi al rimpatrio dei loro utili all’estero e allo scioglimento delle
posizioni di portage. Si è apprezzato di oltre il 20% contro il dollaro e l’euro dalla fine
del 2007, soffocando le esportazioni e rafforzando la deflazione. Ma si è soprattutto
apprezzato fortemente contro le monete asiatiche. In due anni, il won coreano
si è deprezzato del 36% contro lo yen. Per indebolire la propria moneta, la Banca
del Giappone non dispone di altro mezzo se non di vendere massicciamente yen.
Per il momento non si è ancora lanciata in un’operazione di grande portata.
Un repentino mutamento della politica della Banca del Giappone e della Fed
potrebbe comportare un indebolimento dello yen, che si sostituirebbe al dollaro
come moneta di portage.
150
140
130
120
110
100
90
1995
80
01-1994
01-1997
01-2000
01-2003
01-2006
01-2009
Fonte: Thomson Financial Datastream
…e dalla deflazione persistente
Dal 1995, l’inflazione pubblicata è sempre stata leggermente negativa. Di recente
la deflazione si è aggravata per assestarsi al -2,5% a ritmo annuo a causa della
debolezza del tasso di utilizzo della capacità produttiva. Di fronte ai timori e alle
pressioni del governo, la Banca del Giappone ha deciso di iniettare in maniera
significativa liquidità, con un conseguente impatto positivo ma di breve durata sui
mercati dei cambi e sui mercato azionari. Eppure, è palese l’interesse di un accresciuto ricorso alle iniezioni di liquidità per limitare il rialzo dei tassi di cambio ed
evitare un profondo ancoraggio delle anticipazioni deflazionistiche. Per questa
stessa ragione la Banca del Giappone ha appena compiuto un passo importante
dichiarando esplicitamente che non avrebbe più tollerato un’inflazione negativa
e che il suo obiettivo di rialzo dei prezzi era compreso tra lo 0 e il 2%, con un punto
centrale all’1%. Tutto ciò dovrebbe tradursi in un rafforzato utilizzo del bilancio della
banca centrale al fine di apportare maggiori liquidità all’economia.
EVOLUZIONE DELL’INFLAZIONE DAL 2001
(% annua)
3%
2%
1%
0
-1%
-2%
-3%
12-2000
12-2003
12-2006
12-2009
Inflazione misura nazionale
Inflazione sottostante
Fonte: Thomson Financial Datastream
5
BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010
IN PRIMO PIANO
Un debito governativo da record
Se il tasso medio dell’indebitamento pubblico sul PNL dell’OCSE si avvicinerà
al 100% nel 2010, quello del Giappone raggiungerà il doppio! Questo tasso record
si spiega con il crollo degli introiti fiscali per l’esercizio in corso e risulta altresì
dall’assenza di crescita dell’attività, dal deficit di bilancio strutturale e dall’incremento delle spese sociali legato all’invecchiamento della popolazione. Le emissioni
obbligazionarie toccheranno il record l’anno prossimo, ma saranno assorbite dai
risparmi domestici ancora abbondanti. Il Giappone realizza un eccedente dei suoi
conti correnti e dispone di enormi riserve di cambio. La questione del carattere
sostenibile del debito si acuirà sempre più nei prossimi anni poiché l’invecchiamento
della popolazione implica il calo strutturale del tasso di risparmio dei privati a lungo
termine. Lo Stato può sempre monetizzare un debito in moneta locale. Attualmente
il 93% dei titoli di Stato sono detenuti dai giapponesi (sfera pubblica o investitori
privati). Tuttavia, se a lungo termine il Giappone non riesce a incrementare la crescita potenziale e/o invertire il declino demografico, il risanamento delle finanze
pubbliche rappresenterà un esercizio molto arduo: attirare investitori internazionali
richiederà allora tassi più elevati.
“
NIKKEI 225 – EVOLUZIONE DA 20 ANNI
40 000
35 000
La piazza finanziaria giapponese
Vent’anni fa, il Nikkei raggiungeva il suo massimo storico a 38 915, pari al 40%
dell’indice mondiale MSCI. Oggi il suo peso è ridotto all’8% ed è vicino a quota
10 000. Tuttavia, nel corso di questi ultimi 20 anni ci sono stati diversi movimenti
al rialzo del 50%; tra il 2003 e il 2007, il Nikkei è persino progredito del 130%.
Nel 2009 ha realizzato una delle sue performance peggiori: si è totalmente ritirato
a partire da agosto a causa della ripresa dello yen che penalizza le aziende.
Le banche giapponesi, che hanno registrato una performance inferiore alle consorelle occidentali, hanno avuto un peso sull’indice. Iniziano ora a recuperare il loro
ritardo in materia di sottocapitalizzazione. Si tratta di una piazza finanziaria trascurata dagli investitori internazionali, che preferiscono l’Asia fuori dal Giappone.
Si tratta altresì di un mercato difficile da trattare. Rialzi brutali sono spesso seguiti
da periodi di grande apatia.
Eppure, in base a certi criteri di valutazione, e in particolare al corso sul patrimonio
netto, il mercato giapponese sembra il meno caro al mondo. I profitti delle aziende
riprenderanno nel 2010-2011. Le grandi aziende beneficiano infatti dell’espansione
della zona asiatica e non sono rappresentative della crescita domestica. I loro
costi di produzione sono sotto controllo e rimangono leader nelle tecnologie di
punta. I grandi gruppi di costruzione automobilistica, robotica o di beni di consumo
elettronici sono ampiamente conosciuti, ma esiste anche un gran numero di PMI
che sono leader mondiali nel loro campo, ad esempio Nidec (75% di quote di mercato nella fabbricazione di hard disk per i PC) o Shin-Etsu Chemical (specialisti di
materiali rari per i semiconduttori. La clamorosa entrata in scena di Uniqlo a Parigi
(filiale di Fast Retailing) mette in primo piano le ambizioni internazionali di questo
gruppo tessile che, nel giro di pochi anni, farà concorrenza a H&M e Inditex.
Se certi elementi sembrano essere favorevoli a questo mercato, l’indebolimento
dello yen sarà l’elemento determinante per un significativo movimento al rialzo.
Il mercato giapponese, che potrebbe riservare sorprese nel 2010, troverebbe così
il proprio posto nel quadro dei movimenti tattici. Lo yen deve quindi essere sorvegliato a vista. Tuttavia, è difficile prevedere un movimento duraturo fintantoché
non ci sarà maggiore audacia nelle politiche monetarie e di bilancio.
I l mercato
giapponese potrebbe
riservarci delle
sorprese nel 2010.
Massimo:
dic. 1989 (38 916)
30 000
25 000
Minimo:
mar. 2009 (7 086)
20 000
15 000
10 000
5 000
12-1989
Punto basso:
apr. 2003 (7 608)
12-1993
12-1997
12-2001
12-2005
12-2009
Fonte: Thomson Financial Datastream
Indice del corso sul
patrimonio netto 2009
2,5
2,2
2,1
2,0
1,8
1,7
1,5
1,2
1,0
0,5
0,0
BRIC
USA
Mondo
Europa
Giappone
Fonte: Thomson Financial Datastream
Avvertenza: i dati, le cifre, i commenti e le analisi riportati nel presente documento rispecchiano le opinioni del gruppo Edmond de Rothschild e delle sue filiali in merito ai mercati,
alla loro evoluzione e regolamentazione e ai relativi aspetti fiscali, tenuto conto dell’esperienza, delle analisi economiche e delle informazioni in possesso del gruppo stesso a tale
data, e non prefigurano alcun impegno o garanzia da parte del Gruppo Edmond de Rothschild o delle sue filiali. Il gruppo Edmond de Rothschild declina qualsiasi responsabilità
in relazione ad eventuali decisioni di acquisto, liquidazione o detenzione di investimenti prese sulla base dei suddetti commenti e delle analisi summenzionate. Gli indici menzionati
sono calcolati al netto del reinvestimento dei dividendi.
DOCUMENTO NON CONTRATTUALE – Terminato di redigere il 24 dicembre 2009 – REDATTRICE: DOMINIQUE NETTER – NILOUPHAR VOSSOUGH
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BOLLETTINO STRATEGIA D’INVESTIMENTO • LA COMPAGNIE FINANCIÈRE EDMOND DE ROTHSCHILD • GENNAIO 2010