vai alla newsletter
Transcript
vai alla newsletter
Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese Note di approfondimento ed informazione sull’industria delle costruzioni 27 febbraio – 13 marzo 2015 a cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2, Centro Studi Fillea Cgil I commenti della settimana Economia Migliora il clima di fiducia di consumatori ed imprese, per la produzione industriale crescita in dicembre, ma seguita da una flessione in gennaio. Aumentano lievemente, nel 2014, gli occupati. Per le costruzioni, si rafforza, nel IV trimestre 2014, il trend positivo del mercato immobiliare. Slitta al 2016 l’avvio dei nuovi cantieri sul dissesto idrogeologico. Legislazione Sblocca Italia, in arrivo gli ultimi 2 miliardi, ma l’apertura dei cantieri non è imminente. Grandi imprese Nel 2014 migliorano i conti economici di grandi gruppi, Italcementi, Astaldi, e le controllate del gruppo Caltagirone (Cementir e Vianini). Le notizie della settimana Congiuntura: infrastrutture: infrastrutture: legislazione: diss. idrogeologico: Fondi Ue: cemento: infrastrutture: infrastrutture: legislazione: legno arredo: caccia ai soldi dei privati (Affari&Finanza, 02.03.15) crollano i consumi di asfalto (Il Sole 24 Ore, 03.03.15) Norme Tecniche per le Costruzioni (sito Lavori Pubblici, 03.03.15) il piano slitta al 2016 (Edilizia e Territorio, 09.03.15) prestiti Bei, all’Italia 4,4 miliardi in tre mesi (Edilizia e Territorio, 09.03.15) combustibili, pace tra cementerei e inceneritori Il Sole 24 Ore, 10.03.15) passante di Mestre, via al primo Project bond (Il Sole 24 Ore, 10.03.15) banda larga, Pmi e Tav le priorità italiane (Il Sole 24 Ore, 11.03.15) Sblocca Italia, in arrivo gli ultimi 2 miliardi (Il Sole 24 Ore, 12.03.15) l’arredo rilancia il bonus mobili (Il Sole 24 Ore, 12.03.15) Grandi imprese delle costruzioni: Benetton: Edimo: Salini Impregilo: Italcementi: Cementir: Gavio: Astaldi: Cementir: Coop Costruzioni: Vianini: il riassetto dell’impero (Affari&Finanza, 02.03.15) sit-in dei dipendenti (Il Messaggero, 03.03.15) in un anno assunte 3.400 persone (Il Sole 24 Ore, 03.03.15) migliora il conto economico nel 2014 (sito casa e clima, 05.03.15) sciopero sospeso (Il Piccolo, 10.03.15) 7 miliardi di investimenti (Staffeta Quotidiana, 10.03.15) mette il turbo nei conti 2014 (Milano Finanza, 11.03.15) corre il risultato grazie alle attività in Turchia (Corriere della Sera, 11.03.15) oggi il primo atto (Il Resto del Carlino, 12.03.15) raddoppia l’utile nel 2014 (Milano Finanza, 12.03.15) Rapporti e studi: Istat: Istat: Istat: Ance: Istat: Istat: Cresme: nota mensile, febbraio 2015 (Pubblicazione Istat, 02.03.15) occupati e disoccupati, media 2014 (Comunicato Istat, 02.03.15) occupati e disoccupati, IV trimestre 2014 (Comunicato Istat, 02.03.15) mercato immobiliare, IV trimestre 2014 (Pubblicazione Ance, 05.03.15) conti economici trimestrali, IV trimestre 2014 (Comunicato Istat, 05.03.15) produzione industriale, gennaio 2015 (Comunicato Istat, 10.03.15) grandi opere, solo l’8% al traguardo (Il Sole 24 Ore, 12.03.15) Eventi: Aitec, Impiego dei combustibili alternativi nell’industria del cemento, Roma, 4 marzo 2015 Fillea Cgil, Giù le mani dai cantieri, Roma, 5 marzo 2015 Mipim. Salone internazionale del mercato immobiliare, Cannes, 10-13 marzo 2015 Congiuntura infrastrutture (02.03.15): Caccia ai soldi dei privati per costruire strade, ferrovie, ponti ma anche parcheggi, porti, aeroporti. In qualunque modo, purché il Pil venga spinto fuori dalle sabbie mobili. È da qui - dal classico "calce e mattone" - che, secondo l'Fmi e le principali istituzioni finanziarie internazionali, passa il rilancio dell'Azienda Italia. E 1 2 politiche [email protected] [email protected] mai come adesso il nostro paese avrebbe bisogno di un altro Piano Marshall per le infrastrutture, dovendosi accontentare per il momento del Piano Juncker. Sulla carta, il Piano Juncker mette sul tavolo 300 miliardi per il rilancio dell'economia reale in Europa. Alle infrastrutture del nostro paese, però, servirebbe una fetta non secondaria di questa torta: secondo l'Osservatorio sui "costi del non fare" al settore sarebbero necessari almeno 185 miliardi da qui al 2030. L'Ance stima necessario (e possibile) che si mettano in moto almeno 120 miliardi da qui al 2020. Ma, dato che il Piano Juncker non assicura allocazioni predeterminate ad alcun paese, essendo basato su un principio sostanzialmente "concorrenziale" di accesso alle risorse, è ben difficile che l'Italia riesca a prendere più della metà dei soldi che teoricamente sono messi a disposizione per tutta l'Europa. Senza contare poi che allo stato attuale il piano sembra più un altro Libro dei Sogni che un concreto programma di interventi. I tecnici, infatti, riscontrano che il progetto prevede un rapporto di 1 a 15 tra i soldi "veri" messi sul piatto dall'Unione europea - 21 miliardi di euro per tutta l'Unione - e quelli dei singoli Stati (e il nostro, soprattutto, ne ha pochissimi) e dei privati, sui quali sembra alla fine reggersi l'intera architettura di investimento. «Un rapporto davvero esagerato e improbabile - dice sconsolato Paolo Bozzetti, presidente dell'Ance, l'associazione dei costruttori -. Purtroppo il Piano Juncker si presenta già per quello che è, tutt'al più un placebo. Però gli investimenti in costruzioni sarebbero una mano santa per l'Italia, che da anni non soltanto non cresce ma decresce: una nostra indagine condotta con l'Istat dimostra che ogni euro investito in cantieri produce un aumento del Pil pari a 3 euro». Da dove potrebbero quindi arrivare i soldi per rilanciare le infrastrutture? Perché di soldi ne servono davvero tanti per colmare le lacune accumulate. Lo svantaggio competitivo dell'Italia sul fronte infrastrutturale è stimato dalla Banca d'Italia in un 15 per cento rispetto a nazioni come Germania e Regno Unito. (…) I soldi pubblici potranno comunque essere solo una parte delle spese per investimenti in opere grandi o piccole. Il resto, anzi, il grosso, dovrebbe arrivare dai coinvolgimento dei privati. È questo il vero punto cruciale di tutta la questione, ed è questo il tema su cui il governo, con vari provvedimenti, sta cercando di puntare le sue carte. Senza risorse pubbliche e sgonfiato il pallone del Piano Juncker con lo spillo della logica e dei numeri, l'ultima spiaggia sono i soldi dei privati, sia italiani che stranieri. E privati sta per compagnie d'assicurazione, casse di previdenza e fondi pensione, innanzitutto. Ovvero quei soggetti istituzionali che prendono soldi dai propri clienti o iscritti e li investono nel medio lungo termine per coprire le esigenze della previdenza primaria o complementare. Nessuno, di fatto, più di questi enti, ha la disponibilità e l'interesse teorico ad investire i propri soldi con ritorni così distribuiti nel tempo. Ritorni determinati soprattutto dal rendimento delle gestioni successive alla creazione delle opere (il pedaggio di un'autostrada, i biglietti di una ferrovia, il pedaggio di un ponte, eccetera). Ma questi soggetti, finora, hanno speso poco o nulla in infrastrutture, preferendo molto spesso bloccare i propri fondi in immobili, anche in mancanza di precise norme al riguardo. Le imminenti rettifiche alla disciplina fiscale di questi soggetti dovrebbero indurli a puntare di più sulle infrastrutture attraverso l'acquisto dí quote di società quotate o fondi infrastrutturali specializzati, come F2i, o il fondo PPP Italia, entrambi partecipati dalla Cassa depositi e prestiti. Per invogliare casse di previdenza e fondi pensione integrativi a investire in fondi infrastrutturali è in gestazione al ministero dell'Economia un decreto per riconoscere loro un credito d'imposta (dal 6 al 9 per cento a seconda dei casi) qualora un ammontare corrispondente al risultato netto maturato e assoggettato a imposta sostitutiva sia investito ín attività finanziarie a medio-lungo termine. Inoltre, sia pur con grave ritardo, sono state appena autorizzate anche in Italia le Sicaf, ovvero società d'investimento che potrebbero dedicarsi anche alle infrastrutture. L'esperienza di paesi maggiormente evoluti nell'utilizzo di capitali privati in investimenti infrastrutturali dimostra l'utilità, per non dire la necessità, di operatori societari che non soltanto investano in veicoli finanziari, ma partecipino direttamente alla gestione delle opere, spezzando il luogo comune che chi investe in un asset debba poi lasciare la gestione a un operatore professionale diverso. Basteranno questi primi timidi provvedimenti a far decollare una volta per tutte le infrastrutture italiane, almeno per quel tanto che basta a rilanciare il Pil? Il governo ci conta molto e la Cassa depositi e prestiti guidata da Franco Bassanini si candida a svolgere un ruolo di primo piano nel favorire l'accesso alle risorse del Piano Junker, anche promuovendo fondi infrastrutturali che a loro volta dovrebbero essere acquisiti da assicurazioni, casse di previdenza e fondi pensione creando finalmente un circolo virtuoso di costruzione di infrastrutture-gestione-rendimento che andrebbe a vantaggio anche di chi andrà in pensione fra qualche anno. Non bisogna però dimenticare che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Secondo l' Ocse, a livello globale soltanto V per cento dei fondi pensione è investito, con vari strumenti, in infrastrutture, contro il 15% di Canada e Australia. Riuscirà il governo a Renzi a spezzare la maledizione delle infrastrutture? (Adriano Bonafede) infrastrutture (03.03.15): L'Italia oggi non ha bisogno di grandi opere, ma di rimettere in sicurezza la rete stradale: è la più grande opera pubblica che il Paese può realizzare nell'interesse dei suoi cittadini e può fare da volano all'economia in generale. Michele Turrini, presidente del Siteb, l'associazione dei costruttori e manutentori delle strade, rilancia l'allarme buche lungo le strade italiane. Non è la prima volta che si parla di emergenza buche. Tuttavia, il tema è sempre attuale. Dopo l'emergenza maltempo di inizio anno, informa una nota del Siteb, in Italia una strada non correttamente manutenuta su due è a rischio, come testimonia il record negativo di consumo di asfalto (conglomerato bituminoso) registrato a fine 2014: circa 21 milioni di tonnellate impiegate per costruire e tenere in saIute le nostre strade, in costante calo negli ultimi otto anni dalle 44 milioni di tonnellate utilizzate nel 2006. La cattiva manutenzione e la segnaletica non adeguata sono corresponsabili di una parte significativa degli incidenti che avvengono sulle nostre strade. I dati evidenziano come anche nel 2014 sia proseguita la fase recessiva (ininterrotta da otto anni), che ci ha portato dalle 44 milioni di tonnellate di asfalto alle circa 21,8 dello scorso anno (-2% sul 2013); un nuovo record negativo che riporta indietro le lancette degli investimenti sul patrimonio stradale (85omila chilometri di strade principali extraurbane, cittadine, secondarie o private) di quasi trent'anni, quando, però, il parco veicoli circolante che le percorreva era decisamente meno consistente. Allo stato attuale, per tenere in salute le nostre strade occorrerebbe impiegare 4o milioni di tonnellate annue, ben 18 in più di quelle registrate nel 2014. (…) (Marco Morino) legislazione (03.03.15): Che fine hanno fatto le Norme Tecniche per le Costruzioni?E' una di quelle domande che ogni strutturista si sarà posta, soprattutto dopo la querelle che ha portato all'approvazione al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici di un testo non condiviso da tutte le parti, ma soprattutto dalle professioni tecniche. Ricordo, infatti, che dopo un processo di revisione lungo e burrascoso, il 14 novembre 2014 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha approvato le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, non però senza generare polemica tra i partecipanti alle Commissioni, soprattutto da parte dei Geologi che hanno contestato la scarsa sensibilità del testo approvato alle richieste delle professioni tecniche ovvero di chi le norme le avrebbe "utilizzate". Più "politico" il voto della componente relativa ad Architetti e Ingegneri che nelle dichiarazioni di voto hanno affermato che "La normativa non andava bene, però non potevamo prolungare ulteriormente l'iter" o addirittura che "Non siamo assolutamente soddisfatti dell'esito del lavoro del Consiglio Superiore". Entrando nel dettaglio, è utile ricordare che nella seduta del CSLP di novembre 2014 erano stati predisposti due testi alternativi, denominati A e B, presentati e sottoposti all'esame all'Assemblea Generale, per consentire all'Assemblea stessa di discuterli entrambi ed esprimersi in merito ad essi. Su tali testi si è svolto un intenso dibattito, nel corso del quale sono state formulate osservazioni e proposti anche numerosi emendamenti, alcuni dei quali sono stati direttamente recepiti ed inseriti nei testi. L'Assemblea Generale a maggioranza ha espresso parere favorevole alla "Proposta di Voto A" ed al corrispondente "Testo A" della "Bozza di revisione delle Norme Tecniche per le Costruzioni". (Gianluca Oreto) dissesto idrogeologico (09.03.15): slitta al 2016 l'avvio del piano nazionale contro il dissesto idrogeologico per cui le Regioni hanno avanzato richieste di finanziamento per oltre 21 miliardi, a fronte di risorse annunciate in 7 miliardi dal Governo. I ritardi nella progettazione degli interventi segnalati dagli enti locali, la necessità di attendere il riparto del Fondo sviluppo e coesione (che non arriverà prima di un paio di mesi) insieme all'intenzione di stilare una graduatoria delle opere da finanziare non legata semplicemente al criterio della cantierabilità degli interventi hanno imposto un aggiornamento del cronopro-gramma su cui si era attestata fino a pochi mesi fa la stessa Unità di missione che coordina il programma da Palazzo Chigi. «Contiamo di poter confezionare il nuovo piano entro i primi mesi dell'anno prossimo». dice Mauro Grassi, direttore generale dell'Unità guidata da Erasmo D' Angelis. Il calendario è presto fatto. Bisognerà attendere la fine di aprile per la ripartizione del Fondo sviluppo e coesione. Poi comincerà il lavoro di selezione dei 6.647 progetti arrivati dal territorio. «Per stilare la graduatoria delle priorità - ammette Grassi - ci vorrà qualche mese». Per quest'anno dunque tutto ruoterà intorno al completamento dei lavori previsti dai vecchi accordi di programma e al piano per la difesa del suolo delle aree metropolitane, stralciato dal nuovo programma nazionale in autunno sull'onda dell'emegenza post-alluvione a Genova. Sul primo fronte «contiamo di avviare interventi per 1.1 miliardi», dice Grassi. Il piano stralcio arriverà al punto cruciale poco prima dell'estate, dopo la pubblicazione in Gazzetta della delibera Cipe che il 20 febbraio ha stanziato 600 milioni per finanziare gli interventi nelle 14 grandi città. destinando 100 milioni al fondo per colmare i ritardi nella progettazione delle opere di mitigazione del rischio. «Questo secondo fondo va considerato come uno strumento del piano - spiega Grassi -. Se individuiamo interventi prioritari, ma indietro nella progettazione, le risorse saranno destinate a colmare questo gap». L'Unità di missione conta di rastrellare entro quest'anno anche gli altri 500 milioni necessari a garantire l'intera copertura del piano stralcio. L'ipotesi di inserire il finanziamento nel collegato ambiente in approvazione al Senato è sfumata. «Ma troveremo una soluzione in uno dei prossimi decreti che andranno in Parlamento», conclude Grassi. (G.LATOUR E M.SALERNO) Fondi Ue (09.03.15): Un 2014 da record per i finanziamenti Bei in Italia, con 11,4 miliardi di euro di nuovi prestiti concessi (gruppo Bei), un dato che va oltre gli 11 miliardi del 2013 e ben sopra gli 8,3 miliardi di media annua nel periodo 2007-2012. E anche il 2015 è partito a razzo con due linee di credito concesse nel primo mese dell'anno per I.150 milioni complessivi. La crescita dei finanziamenti in Italia segue ovviamente l'aumento del raggio d'azione della Bei reso possibile dall'aumento di capitale deciso dal Consiglio europeo nel giugno 2012, realizzato nei sei mesi successivi, che ha aumentato i prestiti Bei complessivi (sempre come gruppo, considerando anche quelli. marginali. del Fei. Fondo europeo investimenti) dai 54,6 miliardi del 2012 ai 75 del 2013, agli 80.3 del 2014. Tra gli ultimi finanziamenti Bei in Italia spicca quello per il programma Rfi, 950 milioni complessivi, interventi di manutenzione straordinaria e ammodernamento tecnologico previsti nel Contratto di programma Stato-Rfi parte servizi, 2012-2014, che vale in tutto due miliardi di euro e deve essere realizzato entro il 2015. Con questo accordo, per la prima volta dalla fine degli anni Novanta la Bei torna a finanziare direttamente lo Stato italiano (e non uno specifico ente pubblico o impresa privata) per realizzare un programma di investimenti pubblici. Con rilevanti vantaggi in termini di oneri finanziari, perché la Bei ha tassi simili a quelli dei bund tedeschi (anche se ormai lo spread Btp-Bund è sceso intorno a 100 e l'ultima asta di Btp quindicennali è stata aggiudicata con un tasso lordo del 2,1%). Grossa cifra, 700 milioni in due tranche tra dicembre e gennaio scorsi, anche all'Eni per il programma di miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas. Si tratta di un piano di investimenti da 2,7 miliardi di euro, finanziato dalla Bei in quattro tranche tra il dicembre 2013 e appunto il gennaio 2015. Il piano riguarda nel dettaglio un totale di 26 progetti che si sviluppano nell'offshore del Paese, alcuni dei quali saranno realizzati da Eni in joint venture con Edison (Gruppo Edf), beneficiario di una tranche del prestito fine; a 200 milioni di euro. I progetti riguardano la manutenzione e l'ammodernamento di impianti e pozzi esistenti e lo sviluppo di nuove piattaforme. Interessante, negli ultimi quattro mesi, il piano Enel Hydropower, 61 interventi di potenziamento di centrali idroelettriche, un progetto da 347 milioni finanziato dalla Bei per 260 milioni. Oltre al filone piccole e medie imprese - che resta tra i più cospicui tra quelli promossi dalla Bei - interessanti negli ultimi mesi i fondi al settore opere idriche: 150 milioni a ken (Genova e Parma). 100 milioni al Settore idrico Torino 111, 70 milioni a Cap Holding Milano. Poi 140 milioni a Sea Milano per opere varie sui terminal di Urlate e Malpensa e 70 milioni alla Bocconi Milano per îl nuovo campus. Poi 300 milioni concessi a dicembre per il project financing della metropolitana M4 a Milano. finanziata in tutto per 516 milioni e che vale un investimento da 1,86 miliardi di euro. E infine 200 milioni per investimenti di Snam sulla rete gas. (ALESSANDRO ARONA) edilizia scolastica (09.03.15): Approda finalmente in «Gazzetta» il decreto Istruzione-Economia-Infrastrutture che sblocca circa 850 milioni di risorse da destinare a interventi di edilizia scolastica. Tuttavia il decreto, firmato il 23 gennaio. è stato pubblicato il 3 marzo. E dal momento che il provvedimento prevede una complessa e stringente serie di scadenze - la prima delle quali già superata - si rende necessaria una proroga. Tutte le scadenze previste dal decreto saranno posticipate di 30 giorni. La decisione è stata comunicata dallo stesso ministero dell'Istruzione nella serata del 3 marzo, il giorno della pubblicazione in «Gazzetta». Con una nota a firma del capodipartimento competente per l'edilizia scolastica. le Regioni sono state informate di uno slittamento di 30 giorni per tutti i termini previsti. La proroga annunciata non è tuttavia operativa. La nota del Miur anticipa che è in corso di adozione un decreto interministeriale «di proroga di 30 giorni di tutti i termini previsti all'interno del decreto del 23 gennaio 2015». Il ministero dell'Istruzione invita comunque le Regioni «ad avviare, nel frattempo, tutte le procedure per la predisposizione delle propria programmazione in tema di edilizia scolastica». La proroga. specifica un comunicato dell'associazione dei Comuni, «è stata richiesta congiuntamente da Anci, Upi e Regioni nell'ambito dell'Osservatorio dell'edilizia scolastica». La nota del Miur conferma espressamente il nuovo termine del 30 aprile 2015 per l'invio a Viale Trastevere dei piani triennali da parte delle Regioni. Il decreto in «Gazzetta» prevede che entro il 31 marzo (il nuovo termine sarà il 30 aprile) le regioni dovranno aver raccolto gli interventi di edilizia scolastica segnalati dal territorio. Interventi che vanno organizzati in un piano triennale per poi essere inviati al ministero dell'Istruzione. Il 30 aprile (che diventerà il 30 maggio) ci sono altre due scadenze importanti: dovranno essere autorizzati i mutui (con decreto Miur-Mef-Infrastrutture). Entro la stessa data il ministero dell'Istruzione deve definire una programmazione unica nazionale. Non si conosce ancora l'entità del "montante". cioè le somme che saranno a disposizione, sia complessivamente, sia da parte di ciascuna Regione. Il decreto prevedeva che questo dato fosse comunicato entro il 15 febbraio, ora bisognerà aspettare la nuova scadenza del 17 marzo. L'autorizzazione alla stipula fa scattare il termine di 15 giorni entro il quale vanno bandite le gare. C'è anche un termine entro cui aggiudicare i lavori: il decreto indica il 30 settembre. Termine che slitterà al 30 ottobre. A parte il pasticcio su date e scadenze - si resta comunque in attesa del decreto ministeriale - nulla cambia per i progetti da finanziare. Da registrare anche passi avanti per il decreto che consente di accedere ai circa 350 milioni del fondo Kyoto per finanziare l'ammodernamento energico delle scuole. La notizia - comunicata dal titolare dell'Ambiente. Gian Luca Galletti - è che il ministro «ha trasmesso per la firma ai ministri dell'Economia, dello Sviluppo Economico e dell'Istruzione il decreto per la concessione dei prestiti a tasso agevolato, lo 025%, per lavori di efficientamento energetico nelle scuole». La firma del ministro dell'Ambiente è arrivata a distanza di parecchi mesi da quando - nell'ottobre scorso – Io stesso dicastero ha reso nota la bozza del provvedimento e illustrato le novità della misura, introdotta dall'articolo 9 del decreto n. 91/2014. (Massimo Frontera) cemento (10.03.15): I fumi e il cemento prodotto non cambiano, anzi spesso migliorano, quando la cementeria usa non i soliti sottoprodotti del petrolio bensì un combustibile da carta, plastica e altri materiali di risulta selezionati secondo le certificazioni imposte dalla legge. Lo afferma uno studio condotto dal Politecnico di Milano (dipartimento di ingegneria civile e ambientale) e dal consorzio interuniversitario Leap di Piacenza. Nei Paesi di alta sensibilità ambientale si fa spesso ricorso ai combustibili solidi secondari ottenuti da residui di qualità: se l'Italia non riesce a superare l’11%, facendo precipitare al 34% la media europea, in Germania e Austria i rifiuti selezionati sostituiscono nei cementifici il 60% dei più inquinanti combustibili industriali e in Olanda addirittura il 98%. Un beneficio più generale è dovuto al minor uso di risorse e di import e alla riduzione dei rifiuti destinati alla discarica, ancora oggi la forma di smaltimento più abusata in Italia. Certo, una cementeria ha un effetto sull'ambiente ma - rileva la ricerca l'impatto scende se usa i nuovi combustibili. Sono stati cercati metalli, polveri, nanoparticelle, diossine e così via. L'Aitec, l'associazione confindustriale dei cementifici, vuole usare lo studio coordinato dallo scienziato Stefano Cernuschi per smentire i luoghi comuni tipicamente italiani che suscitano molti timori in chi abita vicino ai cementifici. Non a caso le paure nimby (siglia di "not in my backyard", cioè non nel mio cortile) sono appoggiate dall'associazione Medici per l'ambiente, secondo la quale sono «inconsistenti» i vantaggi del sostituire i residui di petrolio con i nuovi combustibili. E a Calusco (Bergamo) per rassicurare i cittadini è dovuta intervenire l'assessore regionale all'Ambiente, Claudia Maria Terzi. Le Regioni hanno spesso atteggiamenti ambigui, ma l'innovativa Toscana consente questi combustibili sostenibili proprio in un'area, il Chianti, dove è importante ridurre l'impatto ambientale. Ed è pace fatta con gli inceneritori per l'approvvigionamento del combustibile: secondo Filippo Brandolini, presidente della Federambiente, il cementificio è un'integrazione, non un'alternativa all'inceneritore. Per gli ecologisti, Stefano Ciafani della Legambiente è d'accordo con questa tecnologia se non è solamente un modo per smaltire i rifiuti a patto che avverte il deputato Ermete Realacci – siano garantiti «il controllo e la qualità del materiale». infrastrutture (10.03.15): Alla fine l'ultimo anello mancante per quello che dovrà essere il primo project bond è arrivato. La Regione Veneto ha pubblicato l'atteso bando per la nomina dei consiglieri della Cav, la società paritetica tra Regione e Anas per la gestione del passante di Mestre, scaduti lo scorso anno: entro i15 aprile dovranno essere inviate le domande di ammissione per scegliere i tre consiglieri tra cui il presidente della società Concessioni autostradali venete. Certa è la conferma del presidente uscente Tiziano Bembo, espressione dell'attuale giunta leghista guidata da Luca Zaia, così come gli altri componenti del Cda in capo ad Anas tra cui l'amministratore delegato. I tempi per l'insediamento del nuovo Cda non saranno comunque immediati e molto probabilmente si andrà dopo le elezioni amministrative regionali per le quali ancora non è stata fissata la data, ma che presumibilmente dovrebbero tenersi il 10 maggio oppure il 31 maggio. Stando alla procedura così come appare nel bando, sarà poi il presidente del Consiglio regionale preso atto dei nomi a designare i componenti del Cda. I quali devono avere «una esperienza quinquennale in attività di tipo professionale, oppure dirigenziale, oppure di presidente o amministratore delegato in enti o società pubbliche o private». Solo dopo l'insediamento del nuovo Cda si potrà procedere all'emissione del project bond da 830 milioni garantiti in parte dalla Bei, che secondo fonti finanziarie a questo punto non potrà avvenire prima di giugno o luglio. I tempi dunque si allungano benché sia tutto pronto per il collocamento di questo strumento che dovrà servire a finanziare le opere infrastrutturali e sui cui il governo punta per rilanciare l'economia al punto che i project bond sono rientrati nel provvedimento «Sblocca Italia». Come saranno i mercati tra sei mesi nessuno può saperlo benché l'avvio del quantitative easing da parte della Bce può assicurate un discreto controllo. Di certo è che a causa di cavilli burocratici (probabilmente non solo burocratici) sulla nomina del Cda si è persa una fase favorevole di mercato con il costo del finanziamento per le emissioni obbligazionarie al momento è ai minimi storici. L'operazione della Cav doveva fare da apripista a questo strumento su cui aveva puntato il governo Monti per poi essere rilanciato dall'attuale governo Renzi. A questo punto non è escluso che prima dell'emissione veneta altri project bond verranno collocato, perdendo così il titolo di première. E' noto che l'obiettivo del bond del passante di Mestre è di rifinanziare il debito (circa un miliardo) che Cav deve all'Anas la quale ha anticipato la somma per realizzare il Passante. Nel 2013 la Cav ha già ottenuto un finanziamento di 450 milioni (restituiti all'Anas) dalla Banca Europea Investimenti e dalla Cassa Depositi e Prestiti, portando la sua esposizione debitoria a circa un miliardo. Anas ha poi incassato dallo Stato, sempre nel 2013 altri contributi per il Passante, per cui oggi il debito di Cav è sceso a circa 414 milioni di euro. L'emissione del project bond che dovrebbe essere di circa 83o milioni di euro è nettamente superiore al debito e servirà ad utilizzare parte del finanziamento per rimborsare anche 423 milioni anticipati da Bei e Cdp. (Mara Monti) infrastrutture (11.03.15): Il ministero dell'Economia plaude alla decisione di Cdp di partecipare al «piano Juncker» con 8 miliardi di finanziamenti. Andranno a progetti nazionali inseriti nel piano e non passeranno quindi per il Feis, il Fondo europeo per gli investimenti strategici. Finanziamenti diretti a investimenti che valgono più di 20 miliardi, con priorità al credito. Per Pmi, digital economy, sistema di infrastrutture di trasporto ed energia. Oltre al contributo di Cdp - afferma una nota del Mef - «questi progetti dovranno beneficiare dell'intervento finanziario di soggetti privati e del cofinanziamento della Banca europea degli investimenti, oltre alle garanzie offerte dalla stessa Bei garantiti dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), soggette alla valutazione degli organi che verranno preposti alle opportune verifiche». Questi progetti - dice ancora il Mef- sono caratterizzati da un livello di rischio superiore rispetto a quelli finora finanziati dalla Bei e «potrebbero avere difficoltà a essere finanziati al di fuori del piano Juncker». Questi interventi possiedono quindi la «qualità di addizionalità» richiesta per attivare le garanzie del Feis. Per le telecomunicazioni il focus del governo è tutto è sulla diffusione della banda ultralarga. Il piano Juncker offre la possibilità di accelerare almeno una parte del Piano per internet veloce presentato la scorsa settimana dal governo. L'obiettivo è favorire finanziamenti agli operatori per la realizzazione delle nuove reti che dovranno garantire collegamenti a 10 megabit e in alcune zone a mo megabit al secondo. Il plafond di risorse pubbliche per il finanziamento verrebbe adeguatamente coperto, con il meccanismo della garanzia dello Stato. Al piano Juncker fa riferimento in modo esplicito il Piano pubblicato sul sito del governo. Per le infrastrutture di telecomunicazione, viene spiegato, si potrà impiegare il Fondo nazionale sviluppo e coesione per stanziare fino a 5 miliardi, ma solo a partire dal 2017: tuttavia, per accelerare, si studia un anticipo al 2015, probabilmente attraverso Cdp e Bei, di circa 1,5 miliardi, proprio a valere sui fondi Juncker. In materia di infrastrutture pesa il divieto assoluto di finanziare con il piano Juncker i lavori pubblici a totale finanziamento pubblico, inserito nella bozza di regolamento varata a gennaio dalla Commissione europea. Saranno dunque scartate molte delle proposte che l'Italia aveva inserito nella maxi-lista di dicembre, tra cui 7,6 miliardi per i piani anti-dissesto idrogeologico, 4 miliardi per l'edilizia scolastica e 2,5 miliardi per la bonifica di edifici pubblici dall'amianto. Tutto questo non sarà nel Piano Juncker, anche se questi filoni (prestiti agevolati Bei alle Regioni o al governo, con risparmio sui tassi di interesse rispetto all'emissione di titoli pubblici) potranno andare avanti nell'ambito dell'attività ordinaria della Bei e di Cdp. Qualche chance in più potrebbero averla i progetti per nuove tratte ad alta capacità ferroviaria (3,2 miliardi nella lista di dicembre, di cui 700 milioni per la Torino-Lione, 1.3oo per il Brennero, un miliardo per il Terzo Valico, 600 milioni per la Napoli-Bari, 740 per la CataniaPalermo) perché i prestiti sono a Rfi, che giuridicamente è un soggetto privato; e i piani di riqualificazione energetica degli edifici pubblici (un miliardo di euro), perché dovrebbe passare da società private "Esco". L'Italia punterà quindi in primis sui project financing autostradali" irrisolti". Al momento le priorità, nelle infrastrutture, sono per l'Italia i contratti di finanziamento bancari, cercati da anni e mai raggiunti, di alcune "vecchie" autostrade in project financing: Pedemontana veneta (opera da 2,3 miliardi di euro, con 615 milioni di contributo pubblico), terza corsia dellaA4 di Autovie Venete (2,4 miliardi di euro) e Pedemontana Lombarda (4,2 miliardi, di cui 1,2 pubblici). Tutte opere in costruzione, ma che si fermeranno se non si troveranno a breve i finanziatori bancari: da qui il ruolo chiave dell'Efsi come garanzia ai prestiti Bei e di altre banche. (A. Arone, C. Fotina) legislazione (12.03.15): Si completa il quadro dei fondi destinati alle infrastrutture previsti dal decreto Sblocca Italia varato dal governo a fine agosto. Per i cantieri invece bisognerà attendere. Gli ultimi due miliardi, del pacchetto totale di 3,9 stanziati dal decreto, sono in dirittura d'arrivo. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha firmato il 2 marzo il decreto interministeriale, ora al vaglio della Corte dei Conti, proposto e firmato a metà febbraio dal titolare delle Infrastrutture Maurizio Lupi. La lista delle opere era indicata nella stessa legge, dunque non potevano esserci sorprese: 16 interventi che spaziano dalle metropolitane (Torino e Firenze per un totale di 200 milioni), alle ferrovie (tunnel del Brennero e Lucca-Pistoia per 485 milioni), alle strade (1.152 milioni distribuiti su 9 progetti), senza dimenticare opere idriche (69 milioni in Abruzzo) e aeroporti (90 milioni tra Firenze e Salerno). La novità del decreto è nei tempi di attuazione degli interventi. Mentre il decreto Sblocca Italia definiva questa lista di interventi come «appaltabili entro il 30 aprile 2015» e «cantierabili entro il 31 agosto 2015», il ministero delle Infrastrutture ha scelto di interpretare i due termini (appaltatile e cantierabile) in modo molto flessibile. Opera per opera, nel decreto appena firmato come già nel primo (il decreto Lupi-Padoan del 14 novembre 2014), si fissano obiettivi specifici da rispettare per adempiere a queste scadenze e si scopre così che praticamente in nessun caso, dove c'è scritto «cantierabili», vedremo per quella data apertura di cantieri. Dunque nessuna delle 16 opere citate sopra, finanziate per due miliardi di curo, aprirà i cantieri entro i1 31 agosto prossimo. Si arriverà in qualche caso alla pubblicazione del bando di gara per i lavori, in altri addirittura solo alla consegna della progettazione a Porta Pia da portare poi al Cipe per l'approvazione. Lo stesso decreto, d'altra parte, prevede nel 2015 una spesa di soli 5 milioni (su 1.996), e altri 7 milioni nel 2016, mentre solo dal 2017 i cantieri cominceranno davvero a macinare spesa (356 milioni). Gran parte della spesa è poi concentrata sul 2018, 1.525 milioni, per poi calare bruscamente a 8 milioni nel 2019 e 95 nel 2020.I1 decreto non precisa fra l'altro, per ciascuna opera, cosa debba essere fatto entro la prima scadenza del 3o aprile e cosa entro la seconda. Il Ministero spiega però che quando nel testo si fissano per un'opera due adempimenti si deve intendere che il primo va fatto entro il 3o aprile e il secondo entro il 31 agosto; quando ce n'è uno solo va fatto entro i1 31 agosto. Un esempio. Per la metropolitana di Torino si dice che il Comune «sottoscrive l'atto di conferma di acquisto e posa in opera del sistema VAL e presenta alla struttura tecnica di missione» un progetto buono per il Cipe. Dunque: il Comune deve "sottoscrivere" entro il io aprile e presentare a Roma il progetto (preliminare, definitivo, non si sa) entro i1 31 agosto. Di cantieri neanche l'ombra. In qualche altro caso i termini sono un po' più stringenti. Per il tratto della Salerno-Reggio Calabria tra Rogliano e Altilia (finanziato per 381 milioni) l'Anas deve «presentare» al Mit entro il 3o aprile un progetto idoneo per il Cipe «e pubblica il bando di gara entro 6o giorni dall'approvazione del Cipe». Qui in effetti, come in molti altri casi dove si impone il bando 6o giorni dopo il Cipe, sembrerebbe che questa seconda scadenza superi quella del 31 agosto: dunque progetto entro il 30 aprile e poi il bando in base ai tempi del Cipe. In un caso, per la prosecuzione dei lavori per il tunnel del Brennero, i tempi saranno più brevi: Bbt dovrà pubblicare entro il io aprile il bando di gara (270 milioni), e poi entrò il 31 agosto «predisporre le infrastrutture di cantieri necessarie all'avvio dei lavori del predetto terzo lotto costruttivo». (Alessandro Arona) legno arredo (12.03.15): «Qualcosa si sta muovendo - conferma il presidente di Fla Roberto Snaidero -. L'incentivo fiscale sull'acquisto di mobili in caso di ristrutturazione è stato vitale per contenere le perdite sul mercato interno e salvare migliaia di posti di lavoro». Oltre 10mila quelli recuperati, secondo le stime dell'associazione, tra l'entrata in vigore del bonus mobili (settembre 2013) e la fine del 2014, con una spesa finale di 1,9 miliardi a esso collegata. «Siamo fiduciosi che questo strumento di politica industriale, confermato dal Governo per tutto il 2015, contribuirà a invertire la tendenza sul mercato interno - aggiunge Snaidero - e per questo nel nostro recente incontro a Roma con i rappresentanti di Governo e Parlamento abbiamo chiesto una sua stabilizzazione». Il rinvio di anno in anno (tanto più se incerto fino all'ultimo, come accaduto lo scorso anno) rischia infatti di ridurne il potenziale. La proposta di un rinnovo a lungo termine è stata accolta con favore dal Governo che, aggiunge Snaidero, «ha compreso l'efficacia di questo strumento». I suoi vantaggi non si limitano infatti ai ricavi per le aziende, ma si traducono anche in un ritorno per lo Stato, in termini di gettito Iva aggiuntivo (calcolato in 360 milioni tra settembre 2013 e fine 2014) e di risparmio sulla cassa integrazione (circa 4o milioni). (…) (Giovanna Mancini) Grandi imprese delle costruzioni Benetton (02.03.15): Diceva a ottobre 2013: "Il nostro unico interesse è per un accordo strategico, non vogliamo vendere. Terremo il 30% di ogni singolo gruppo per mantenerne la guida". Diceva pure: "La parola d'ordine è internazionalizzare" e "Largo ai manager in tutte le società di famiglia". Parole di Gilberto Benetton, che disegnava la nuova mappa di Edizione Holding. Oggi con le trattative per World Duty Free (Wdf) è probabile che la regola indicata un anno e mezzo fa sarà contraddetta e i Benetton lasceranno il timone di questa società. Sarà il primo passo di una nuova strategia. Una strategia che chiama in causa anche Autogrill, Atlantia (con le controllate Aeroporti di Roma e Autostrade per l'Italia), Benetton Group. Insomma è in gioco l'intero universo di business della famiglia trevigiana, in un passaggio di evidente delicatezza. Probabilmente, nel nome di Wdf la regola indicata un anno e mezzo fa sarà contraddetta e i Benetton lasceranno il timone. Ma il top management sta in pari tempo coltivando una serie di altri obiettivi: trovare un partner per Adr entro sei mesi e poi per le autostrade di Aspi, per Autogrill nel corso del 2016, per Benetton Group tra 2-3 anni. Scadenzamenti differenziati a seconda dello stato di maturazione dei processi di valorizzazione dei singoli gruppi e delle relative strategie di crescita. Uno dei perni della strategia di diversificazione, rispetto all'originaria United Colors of Benetton, ha a che fare con la gestione di infrastrutture tramite la holding Atlantia. La programmata cessione del 30% di Adr, e in futuro di Aspi, ha in questo senso un fine immediato: reperire risorse per sostenere lo sviluppo su scala internazionale. Quando nelle scorse settimane, in particolare, l'amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha dichiarato che nel primo semestre del 2015 sarebbe avvenuta la vendita del pacchetto di Adr dipendeva dal fatto che era in gioco la possibilità di assumere la gestione della società concessionaria dell'aeroporto di Santiago (tramite la controllata Costanera Norte). Ipotesi sfumata e con essa pure l'urgenza. Ma non è affatto sfumato l'interesse che viene da alcuni fondi sovrani del golfo – Adia (Abu Dhabi) a Qatar Holding, a Wren House (Kuwait) - e fondi pensione canadesi. Alla voce "ipotesi tramontate" va messa pure la fusione con la sub-holding per le infrastrutture di Ferrovial, concessionario in particolare per gli aeroporti britannici di Heathrow, Glasgow, Aberdeen e Southampton, esplorata da Edizione con il presidente e azionista di controllo del gruppo spagnolo: Rafael Del Pino non ne vuol sapere di avere attività in Italia, evidentemente poco si fida delle autorità di regolazione delle concessioni nel nostro Paese. Poiché in termini prospettici sempre più emerge la necessità di aumentare la quota dei ricavi di matrice extra-italiana, Atlantia sta valutando gare per concessioni e acquisizioni dí gestori soprattutto in Centro-Sud America, a partire da Brasile e Cile, ma anche Messico e Colombia. Nel radar rientrava fino a un anno fa pure la Russia. E pure la Turchia, dove so no stati messe in gara per 25 anni dieci concessioni (tra cui i due ponti sul Bosforo). Gara che nel 2013 era stata vinta dalla cordata composta da Koc Holding, Malaysia's Uem, Group Berhad e azde Private Equity e che poi è stata annullata dal governo Erdogan. (…) (Paola Jadeluca e Giorgio Lonardi) Edimo (03.03.15): Potrebbe esserci anche il curatore fallimentare Luigi Labonia al tavolo previsto per domani mattina, convocato dal vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, che ha anche la delega alle Crisi industriali, per affrontare la questione del fallimento della Edimo Spa. Intanto ieri oltre 60 dipendenti si sono riuniti in un sit in insieme ai rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm per discutere della grave situazione, prima davanti ai cancelli dell'azienda e poi nei locali della mensa dell'insediamento produttivo del nucleo industriale di Poggio Picenze. All'incontro ha preso parte anche il patron del gruppo Carlo Taddei che, ancora incredulo per l'accaduto, si è detto vicino ai lavoratori e «parte della loro stessa squadra». (…) «La situazione è molto grave perché si tratta di un gruppo importante impegnato nella ricostruzione - precisa Cialente -. Abbiamo una doppia preoccupazione per i lavori ai sottoservizi e per la situazione di Acmar, ma anche per la ricostruzione del consorzio 201 a Pettino dove il Comune tra l'altro ha un patrimonio di 40 appartamenti. E chiaro che faremo l'impossibile per salvare l'azienda, mettendo in campo tutte le armi che abbiamo». Ora le strade praticabili, secondo Clara Ciuca della Uilm che ieri ha partecipato alla manifestazione nell'insediamento industriale, potrebbero essere due: «Il giudice su indicazione del curatore fallimentare potrebbe decidere di affittare il ramo d'azienda come già fatto per la Otefal e far continuare l'attività, oppure allo scadere della cassa integrazione straordinaria che coinvolge una cinquantina di operai, avviare le procedure di mobilità fino al licenziamento». (Marianna Galeota) Salini Impregilo (03.03.15): L'azienda oggi ha 34 mila dipendenti sparsi nel mondo, 4000 in più dello scorso anno, e esattamente un anno fa, qui ci ha detto che avrebbe cominciato ad assumere 15mila persone. Dottor Salini, siamo qui per verificare, ha cominciato ad assumere? Beh, direi proprio di sì. 3400 persone quest'anno. Che tipo di professionalità cerca? Abbiamo un po' di tutto. Dai quadri, dagli ingegneri, agli operai... la nostra è un'assunzione a tutto campo. Quanti sono gli italiani? Gli italiani quest'anno sono circa 700 persone. Il Jobs Act favorisce queste assunzioni? Direi di sì, può in futuro rendere più semplice assumere le persone. È uno sforzo importante per il governo. Non basta, perché chiaramente le leggi non creano posti di lavoro. (…) (Giovanni Minoli) Italcementi (05.03.15): Dopo un 2013 difficile, il 2014 si chiude con perdite nettamente inferiori. Pesenti: “I risultati confermano la validità del piano di azione che abbiamo intrapreso nel corso degli ultimi anni". Il gruppo Italcementi archivia il 2014 con ricavi consolidati per 4.155,6 milioni di euro (-1,8%), margine operativo lordo corrente a 649,1 milioni (+3,2%) e un risultato netto totale per -48,9 milioni, contro la perdita di 88,2 milioni del precedente esercizio. I dati sono stati esaminati ieri, 4 marzo, dal cda che ha proposto un dividendo di 0,09 euro per azione (in pagamento il 20 maggio) in aumento rispetto agli 0,06 euro del 2013). Le previsioni per il 2015, stimano un margine operativo lordo corrente superiore a quello del 2014. Si chiude il periodo di contrazione Secondo una nota del Gruppo Italcementi, l'esercizio 2014 - supportato da un andamento significativamente positivo del quarto trimestre dell'anno, si e' chiuso con un ritorno alla crescita di tutti i risultati operativi, chiudendo la parentesi di contrazione dei margini determinata dal lungo periodo di crisi economica mondiale. I risultati raggiunti nel corso del 2014 - sottolinea Carlo Pesenti, CEO del Gruppo Italcementi - confermano la validita' del piano di azione che abbiamo intrapreso nel corso degli ultimi anni, culminato con la messa in esercizio degli investimenti strategici portati a termine nel corso dell'anno in Italia e Bulgaria. In linea con le previsioni ci troviamo ora, a fronte di segnali di ripresa dell'economia, con un apparato industriale ampiamente rinnovato e altamente efficiente che può inoltre contare su una quota di autoproduzione di energia elettrica rinnovabile di oltre l'11% del fabbisogno totale. Un livello superiore ai target prefissati e che potra' incrementarsi con le ulteriori iniziative programmate, fra cui un importante campo eolico in Egitto destinato a sopperire alle carenze energetiche del Paese che hanno limitato nel recente passato la capacita' produttiva di cemento del Gruppo. Nell'esercizio in corso il livello di Capex sara' comunque piu' contenuto rispetto al 2014, tornando ai livelli consueti, inferiori ai 400 milioni. A fianco dell'efficienza industriale, si e' inoltre rafforzata la focalizzazione del Gruppo Italcementi sui materiali e servizi innovativi ad alto valore aggiunto. Grazie alla piena operativita' del nuovo sistema di offerta prodotti i.nova, nel 2014 l'innovation rate (quota di prodotti innovativi sul totale delle vendite) ha raggiunto il 6,6% rispetto al 5,3% del 2013, con un margine di contribuzione industriale in crescita dell'11% sull'anno precedente. Cementir (10.03.15): È stata sospesa nel tardo pomeriggio di ieri, dopo l'incontro dei sindacalisti con il prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, la protesta dei lavoratori della Cementir, che si battono per scongiurare il pericolo di 25 esuberi, quasi la metà della forza lavoro dello stabilimento di Arquata. Ieri i dipendenti hanno iniziato lo sciopero alle 10 e hanno formato un corteo di auto per raggiungere la sede della Betontir a Fraconalto, dove hanno manifestato rallentando, a intervalli brevi, il transito dei veicoli lungo la strada della Castagnola, proprio in prossimità dell'ingresso del cantiere per il Terzo valico. Una protesta incisiva che avrebbe dovuto proseguire anche oggi, ma che è stata sospesa dopo l'iniziativa del prefetto, che ha convocato a Palazzo Ghilini i rappresentanti dei lavoratori e ha assunto l'impegno di partecipare all'incontro di domani tra i sindaci e il ministro Lupi, con lo scopo di esporre la delicata situazione venutasi a creare per i lavoratori dell'azienda, che dovrebbe fornire il cemento per la costruzione del Terzo valico, e di essere intenzionata a convocare entro fine marzo un tavolo di confronto a livello locale. Gavio (10.03.15): "Se scatta il piano di integrazione delle nostre otto concessionarie, gli investimenti complessivi ammonteranno a circa 7 miliardi di euro". Lo ha sottolineato Alberto Sacchi, Ceo del gruppo Astm - holding industriale del gruppo Gavio attiva nella gestione di infrastrutture autostradali e nei settori dell'engineering & construction- nel corso di una conference call con gli analisti finanziari sui risultati 2014 di Astm e Sias, principale operatore autostradale nel Nord-Ovest Italia, con circa 1400 km di rete in concessione. Lo scorso 31 dicembre è stato presentato dalle concessionarie Sias al ministero dei Trasporti il piano di aggregazione del gruppo. Il Mit potrà dare avvio alle procedure nazionali di istruttoria ed approvazione del piano solo dopo la preventiva approvazione in sede comunitaria. Ma il gruppo Gavio ha in progetto anche un polo delle costruzioni della collegata ltinera con le altre società del gruppo: "L'obiettivo - ha spiegato Sacchi - è di creare un grande player internazionale che sia operativo sia in Italia che all'estero, con un significativo piano di sviluppo internazionale che prevede sia aggregazioni che acquisizioni". Nel corso della conferenza, Sacchi ha sottolineato che la controllata Sias vanta "una capacità di spesa, fra fidi e disponibilità di cassa, di oltre 2,4 miliardi di euro". Astaldi (11.03.15): Un balzo del 7,4% a 7,2 euro ha salutato in borsa il bilancio 2014 di Astaldi, reso noto ieri dalla società di costruzioni. Astaldi ha chiuso il 2014 con ricavi in crescita del 5,7% a oltre 2,6 miliardi e un portafoglio ordini totale pari a oltre 27 miliardi (di cui 13,8 miliardi il portafoglio ordini in esecuzione e 14,5 miliardi di ulteriori iniziative acquisite e in via di finalizzazione). L'ebitda è sceso leggermente a 306,4 milioni (322,1 milioni al 31 dicembre 2013) mentre l'ebit a 234,8 milioni è risultato in linea con i 234,1 milioni registrati a fine 2013. L'utile netto è aumentato del 21% a 81,6 milioni, e il cda ha proposto un dividendo pari a 0,2 euro per azione, in crescita rispetto agli 0,19 euro del 2013. La società ha sottolineato che «la redditività si conferma elevata rispetto alla media dei competitor ed è frutto di una selezione strategica accurata delle iniziative di interesse». Pressoché stabile anno su anno l'indebitamento a 799 milioni (797 milioni nel 2013), ma in forte diminuzione rispetto ai 1.104,7 milioni dal settembre 2014. «Il gruppo sta realizzando un significativo consolidamento sotto il profilo industriale e finanziario», ha commentato l'amministratore delegato Stefano Cerri, «il processo di valorizzazione degli asset in concessione, avviato a fine 2014, rappresenterà l'ulteriore rafforzamento della struttura finanziaria e la premessa per l'ulteriore fase di sviluppo del gruppo». Il management di Astaldi ha reso noto che nei prossimi mesi è previsto l'avanzamento del processo di valorizzazione degli asset in concessione del gruppo, che sarà completato entro i prossimi 12/18 mesi anche attraverso la costituzione di un apposito veicolo di investimento. Si ricorda che attualmente il portafoglio di attività in concessione di Astaldi è costituito da 15 progetti nei settori trasporti, sanità ed energia e ha una diversificazione geografica che comprende Cile e Turchia oltre che l'Italia. (FRANCESCA GEROSA) Cementir (11.03.15): Cementir Holding (gruppo Caltagirone) chiude l'esercizio 2014 con risultati in crescita grazie al buon andamento della attività in Turchia e nei Paesi Scandinavi, superando gli obiettivi di margine operativo lordo e sull'indebitamento. L'utile netto di gruppo sale del 78,5% a 71,6 milioni, il risultato operativo è in crescita del 35,7% a 104,1 milioni, il Mol del 13,4% a 192,4 milioni. Segnano una limatura invece i ricavi, a 948 milioni dai 988,6 del bilancio 2013. L'indebitamento finanziario netto è al 31 dicembre in calo a 278,3 milioni dai 324,9 di un anno prima. Cooperativa Costruzioni (12.03.15): NESSUNO sconto e nessun passo indietro. I sindacati confermano la linea dura in una giornata decisiva per il futuro di Coop Costruzioni, il colosso cooperativo dell'edilizia che la scorsa settimana ha annunciato 200 esuberi a partire da maggio. Oggi sono in programma due passaggi fondamentali. Alle 12 il sindaco Virginio Merola riceverà i rappresentanti dei lavoratori, del consorzio e di Legacoop. In gioco, infatti, ci sono anche le eventuali ripercussioni sul cantierone di via Rizzoli e via Ugo Bassi. Alle 14, invece, toccherà ai lavoratori riunirsi in assemblea nella sede di via Zanardi per decidere le forme di lotta e mobilitazione. Infine, lunedì è in programma il primo momento istituzionale della vertenza con la convocazione del tavolo di crisi della Città metropolitana presieduto dal vicesindaco metropolitano Daniele Manca che ieri ha promesso di mettere al primo posto il futuro dei lavoratori: «Non vogliamo lasciarli soli, ma l'intero comparto va cambiato e ricostruito», ha spiegato. (…) Vianini Lavori (12.03.15): Vianini Lavori, società del gruppo Caltagirone, ha chiuso il 2014 con un raddoppio dell'utile a 35,4 milioni dai 17,8 milioni del 2013. I ricavi sono cresciuti del 6,6% a 187,9 milioni, mentre il mol è sceso del 41,7% dai 9,1 milioni del 2013 ai 5,2 del 2014. Il debito è aumentato a 40,9 milioni dai 24,8 milioni del 2013. Alla luce del raddoppio dell'utile il cda di Vianini Lavori ha deciso di proporre all'assemblea la distribuzione, dal 20 maggio, di un dividendo di 10 centesimi per azione, in linea con quello del 2014. Dal 2008 a oggi il settore dell'edilizia pubblica e privata ha perso il 32% degli investimenti, per un totale di 64 miliardi andati in fumo. Nel settore dei lavori pubblici, invece, dopo anni di contrazione il 2014 ha visto un aumento del 30,4% del numero dei bandi di gare pubbliche e una crescita del 18,3% del valore medio dei lavori, anche se questi incrementi riguardano opere di importo prevalentemente medio-piccolo, di competenza degli enti locali. In questo contesto il gruppo può però contare su un portafoglio lavori del valore di 1,14 miliardi, che comprende anche l'acquisizione delle commesse del 2014 per la metropolitana di Catanzaro e per il deposito ferroviario a Torino. Pochi giorni fa Vianini Lavori, attraverso la controllata Vianco, ha ceduto per 27,5 milioni ad Autostrade per l'Italia la sua partecipazione del 24,98% nella società Autostrada Tirrenica. (Francesco Colamartino) Rapporti e studi Istat (02.03.15): I segnali positivi sull’economia italiana si rafforzano. Al miglioramento delle opinioni di consumatori e imprese registrate a febbraio si affianca l’aumento della produzione industriale a dicembre e quello del fatturato dei servizi nel quarto trimestre del 2014. Permangono tuttavia difficoltà nel mercato del lavoro e si conferma la fase deflazionistica, seppure in attenuazione. L’indicatore composito anticipatore dell’economia registra una variazione positiva per il secondo mese consecutivo. Per il primo trimestre 2015 è previsto il ritorno alla crescita del Pil. Istat (02.03.15): Nella media del 2014, dopo due anni di calo, l’occupazione cresce (+0,4%, pari a 88.000 unità in confronto all’anno precedente), a sintesi di un aumento nel Nord (+0,4%) e nel Centro (+1,8%) e di un nuovo calo nel Mezzogiorno (-0,8%, pari a -45.000 unità). La crescita degli occupati interessa sia gli uomini (+0,2%, pari a 31.000 unità) sia, soprattutto, le donne (+0,6%, pari a 57.000 unità). Prosegue tuttavia il calo degli occupati 15-34enni e dei 35-49enni (rispettivamente -148.000 unità e -162.000 unità), a fronte dell’incremento degli occupati con almeno 50 anni (+398.000 unità). Il tasso di occupazione si attesta al 55,7%, +0,2 punti percentuali rispetto al 2013. L’indicatore rimane invariato per gli uomini e sale di 0,3 punti per le donne. Nel 2014 l’occupazione della componente italiana cala di 23.000 unità, con il tasso di occupazione 15-64 anni che sale al 55,4% (+0,1 punti percentuali). L’occupazione straniera aumenta di 111.000 unità, con il tasso di occupazione che torna a salire, dal 58,3% del 2013 al 58,5% del 2014. L’indicatore rimane invariato al 68,1% per gli uomini e cresce per le donne (dal 49,8% al 50,2% del 2014). La crescita dell’occupazione interessa in misura contenuta i lavoratori a tempo indeterminato (+18.000 unità) e in modo più sostenuto i lavoratori a termine (+79.000 unità). Prosegue, invece, a ritmo meno sostenuto il calo degli indipendenti (-9.000 unità). All’incremento dell’occupazione nell’industria in senso stretto (61.000 unità, pari a +1,4%) si contrappone il persistente calo nelle costruzioni (-69.000 unità, pari a -4,4%). Istat (02.03.15): Dopo la crescita del mese passato, a gennaio 2015 gli occupati sono 22 milioni 320 mila, sostanzialmente invariati rispetto a dicembre (+11 mila) ma in aumento dello 0,6% su base annua +131 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, aumenta di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti rispetto a dodici mesi prima. Nel quarto trimestre 2014 continua la crescita del numero di occupati su base annua (+0,7%, pari a 156.000 unità). L’incremento si registra in tutte le ripartizioni geografiche ma con diversa intensità. Al più marcato aumento nel Nord (+0,7%, pari a 84.000 unità) e nel Centro (+1,2%, pari a 56.000 occupati) si associa quello contenuto nel Mezzogiorno (+0,3%, pari a 16.000 unità). La crescita riguarda entrambe le componenti di genere, in particolar modo le donne (+1,0%, pari a 91.000 unità). Al lieve calo degli occupati nella classe di età 15-34 anni e a quello più intenso per i 35-49enni (-0,2% e -2,3%, rispettivamente), continua a contrapporsi la crescita di coloro con almeno 50 anni (+5,8%). Nell’industria in senso stretto prosegue, a ritmi meno sostenuti dei due precedenti trimestri, la crescita tendenziale dell’occupazione (+0,6%, pari a 28.000 unità) mentre si accentua la contrazione di occupati nelle costruzioni (-7,0%, pari a -109.000 unità); nei servizi l’occupazione presenta l’incremento maggiore (+1,2%, pari a 180.000 unità). Ance (05.03.15): Nell’ultimo trimestre del 2014 per il mercato immobiliare residenziale si confermano e si rafforzano i segnali positivi non solo nelle grandi città ma anche negli altri comuni. Le otto maggiori città italiane continuano a contraddistinguersi per aumenti rilevanti e generalizzati con tassi di variazione superiori al 10%. Le compravendite di abitazioni realizzate avvalendosi di un mutuo sono aumentate del 12,7% rispetto al 2013 e l’ammontare dei mutui complessivamente erogati per tali acquisti è passato dai 17,6 miliardi del 2013 ai 19,3 miliardi di euro del 2014 con un incremento del 10%. Segnali positivi provengono anche dalle compravendite nel comparto non residenziale. In particolare, nel quarto trimestre 2014 i negozi registrano un aumento del 14,1% rispetto al quarto trimestre 2013 ed il produttivo (capannoni ed industrie) +3,1%. Istat (05.03.15): Nel quarto trimestre del 2014 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato una variazione nulla rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,5% nei confronti del quarto trimestre del 2013. La stima preliminare diffusa il 13 febbraio 2015 scorso aveva rilevato la stessa variazione congiunturale e una diminuzione tendenziale dello 0,3%. Il quarto trimestre del 2014 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2013. Nel 2014 il PIL corretto per gli effetti di calendario è diminuito dello 0,4%. Si fa notare che il 2014 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al 2013. La variazione acquisita per il 2015 è pari a -0,1%. Istat (10.03.15): A gennaio 2015 l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce, rispetto a dicembre 2014, dello 0,7%. Nella media del trimestre novembre gennaio l’indice aumenta dello 0,1% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio l’indice diminuisce in termini tendenziali del 2,2% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di gennaio 2014). L’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali positive nei comparti dell’energia (+0,5%) e dei beni di consumo (+0,1%); diminuiscono invece i beni strumentali (-1,8%) e i beni intermedi (-0,2%). Cresme (12.03.15): A 14 anni dalla legge obiettivo, approvata nel 2001, la fotografia delle realizzazioni ultimate resta desolante: dei 285 miliardi di opere inserite nel programma, quelle ultimate valgono un investimento da 23,8 miliardi, pari all'8,4% del totale. Era il 7,6% nell'ottobre 2013. Va addirittura peggio se, anziché considerare l'intero faraonico programma, si restringe il perimetro alle sole opere approvate dal Cipe: il valore totale dell'investimento ammonta a 149 miliardi, le opere concluse si fermano a 6,5 miliardi (4,3% del totale). Il primo dato è più alto perché comprende i singoli lotti ultimati (quelli compresi nel programma sono mille), il secondo solo le intere opere completate. Se però anche nella seconda classifica si considerassero, per esempio, i 47 lotti ultimati della SalernoReggio Calabria per un importo di 6 miliardi, le percentuali resterebbero comunque largamente al di sotto del 10 per cento. Questi numeri sono stati presentati ieri alla commissione Ambiente della Camera: l'occasione era la presentazione del 9° Rapporto sull'attuazione della legge obiettivo, curato come ogni anno dal Servizio studi della Camera con il Cresme e in collaborazione con l'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, ora Autorità nazionale anticorruzione. A confermare la stasi del programma c'è un'altra notazione del Rapporto. «Le previsioni dell'8° Rapporto indicavano la conclusione di 54 opere entro la fine del 2014 e il loro costo complessivo ammontava a circa 12 miliardi, ma in base al 9° Rapporto l'ultimazione entro tale data è stata confermata per sole 39 opere del costo complessivo di 6,5 miliardi». Slittamenti, quindi, anche quando i lavori dovrebbero essere in dirittura d'arrivo. Non manca, ovviamente il capitolo dedicato ai costi. Il monitoraggio svolto dal Rapporto ha scelto 97 opere deliberate dal Cipe e contenute nel programma fin dal 2004 : il costo era di 65227 milioni al 3o aprile 2004, è salito a 91.516 milioni a131 dicembre 2o14. L'incremento è del 4o,3%. Molte le ragioni della lentezza, a partire dalla scarsa selezione di opere. Anche nell'ultimo anno il perimetro delle opere deliberate dal Cipe è cresciuto di 10,3 miliardi con l'inclusione dell'autostrada Orte-Mestre e della Rho-Monza Resta anche un problema di fabbisogno finanziario: dei 149 miliardi del perimetro Cipe sono finanziati 94,7 miliardi pari al 63% (con un apporto di finanziamenti privati di 36 miliardi) mentre mancano ancora 55 miliardi" I1 9°Rapporto sulla legge obiettivo presenta anche alcuni focus tematici dedicati al recepimento delle direttive Ue e agli scenari dell'innovazione. Dal confronto internazionale che viene presentato appare chiaro che l’italia è fortemente in ritardo su entrambi i fronti ai principali Stati membri dell'Unione europea - afferma il documento - stanno tempestivamente adottando i provvedimenti per adeguare i loro ordinamenti ai principi e alle norme della nuova legislazione europea». Anche l'Italia ha approvato un disegno di legge delega che però è rimasto fermo sei mesi e solo a febbraio è partito con passo lento. «Ai fini del recepimento –afferma il documento -appare opportuno tenere presenti gli scenari che si stanno delineando a livello internazionale e che sono strettamente collegati ai processi di innovazione che maturano nell'ambito dell'economia digitale. Si tratta di processi che rivoluzionano in profondità l'intero ciclo di realizzazione delle infrastrutture, dalla progettazione alla gestione, e che potrebbero dispiegare effetti positivi sia sul piano della riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere sia sul piano del miglioramento della compatibilità ambientale ed energetica». Per questo alcuni Paesi - Germania, Francia e soprattutto Regno Unito - «hanno adottato o stanno adottando, in concomitanza o nell'ambito del recepimento delle direttive, strategie di politica industriale per introdurre o implementare i processi innovativi nelle costruzioni e nelle opere pubbliche». Considerazioni che da tempo fa anche il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, convinto che intorno al recepimento delle direttive Ue si possa costruire un quadro di profondo rinnovamento del settore dei lavori pubblici. «Per far ripartire le opere pubbliche nella direzione giusta-dice – è necessaria una massiccia dose di semplificazione normativa mediante il recepimento delle direttive Ue, la vigilanza e lo stimolo dell’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, una selezione delle opere che punti a investire nei settori innovativi e sostenibili, una massiccia dose di innovazione che faccia tesoro anche dell'esperienza di Paesi europei come Francia, Germania e soprattutto Gran Bretagna». (Giorgio Santilli)