Admeto e Alcesti Il mito nacque a causa di una disputa tra Apollo e

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Admeto e Alcesti Il mito nacque a causa di una disputa tra Apollo e
Admeto e Alcesti
Il mito nacque a causa di una disputa tra Apollo e Ade a causa di Asclepio, figlio di
Apollo. Tutto procedeva per il meglio fino a che Ade, che regnava sul mondo dei defunti
si recò da Zeus per chiedergli di fermare Asclepio perchè a suo giudizio stava sovvertendo
l'ordine naturale delle cose e le leggi stesse della natura, curando i malati, che non
morivano più, e resuscitando addirittura i morti. Zeus, dopo averlo attentamente
ascoltato, gli diede ragione e decise che l'operato di Asclepio doveva essere interrotto e
così scagliò su di lui le sue folgori, uccidendolo. Apollo, appresa la morte del figlio e
disapprovando il comportamento di Zeus, si recò presso la dimora dei Ciclopi, che
avevano il compito di creare le folgori per Zeus, e li uccise tutti. Apollo fu quindi punito
da Zeus per il suo gesto e mandato “a servizio” tra i mortali, presso il re di Fere Admeto,
che stava cercando moglie partecipando ad una gara. Infatti nella reggia del re di Iolco, in
Tessaglia, si radunarono i pretendenti per Alcesti, la bella figlia del re. Tra questi c‟era
Admeto, re di Fere, che appena vide la fanciulla, così bella, capì di essere disposto a tutto
pur di averla. Il padre disse che avrebbe concesso la mano di sua figlia a colui che avrebbe
guidato un carro trainato da un leone e un cinghiale. Era un‟impresa assai ardua perchè i
due animali messi a contatti si sarebbero azzuffati. Ma il re voleva per la figlia un uomo
straordinario. Davanti a questa prova Admeto si scoraggiò e tornato a casa si confidò con
l „anziano padre che, dopo avergli ribadito che lui è la luce dei suoi occhi e che per lui si
sarebbe buttato nel fuoco per l‟immenso bene che gli voleva, gli consigliò di fare
affidamento sul dio Apollo che era ospite nel loro regno come punizione per aver ucciso i
ciclopi, e quindi bandito dal regno degli dei. Apollo, che era diventato grande amico di
Admeto per la sua immensa generosità e fedeltà, ascoltò il suo problema e lo rassicurò che
lo avrebbe aiutato, bastava che si procurasse un leone e un cinghiale. Il giorno fissato per
la prova Admeto si presentò coi suoi animali e grazie al dio Apollo fu l‟unico che riuscì a
domare le due bestie e chiedere la mano della bella Alcesti. Pochi giorni dopo furono
celebrate le nozze. La prima notte di nozze non fu tanto dolce per Admeto, si ritrovò nel
talamo, invece della bella sposa un nido di vipere. Apollo gli spiegò che era opera della
sorella Artemide, protettrice delle vergine e che avrebbe dovuto compiere riti propiziatori
in suo onore prima del matrimonio. Il re placò le ire della dea grazie ad Apollo e potè
finalmente dormire con l‟amata. Il dio Apollo fece ritorno sull‟olimpo e per ringraziare
l‟amico sincero decise di fargli un dono; andò dalle Moire che hanno in mano la vita dei
mortali,e dopo averle fatte ubriacare si fece promettere che quando sarebbe arrivato il
momento di morire, Admeto si sarebbe potuto salvare se qualcuno fosse morto al suo
posto pronunciando la frase "Muoio al posto di Admeto!". Passati alcuni mesi, all‟alba, la
morte si presentò da Admeto.."è giunta la tua ora, le moire ti concedono una giornata per
trovare il tuo sostituto." Admeto andò al padre, gli raccontò l‟accaduto, il padre restò
indifferente e neanche il ricordo delle sue amorevoli parole dette al figlio qualche tempo
prima lo impietosirono perchè non era giunta la sua ora. Admeto si rivolse alla madre che
gli consigliò di ordinare a qualcuno dei suoi sudditi di morire al suo posto,ma quello
doveva essere un gesto spontaneo per avere valore.Si recò su un campo di battaglia dove
avrebbe trovato dei feriti che forse si sarebbero sacrificati per lui.Sul campo trovò molti
morti e quando trovò un ferito,questi morì tra le braccia del re prima di aver capito quale
frase pronunciare.Tornato a palazzo ormai verso sera si rassegnò al suo destino.Andò
dalla moglie per salutarla per l‟ultima volta ma questa stava pronunciando la frase "Muoio
al posto di Admeto".Lo sposo la prese tra le braccia e piangendo le disse che non avrebbe
mai voluto il suo sacrificio ma lei rispose che aveva agito come il cuore le aveva dettato e
spirò tra le braccia dell‟amato. Admeto si rasò il capo in segno di lutto profondò e bandì
per sempre da palazzo feste, banchetti e musica. Il giorno seguente arrivò a palazzo
l‟amico Ercole e Admeto per onorarlo gli fece preparare un gran banchetto, spiegandogli
che non avrebbe potuto fargli compagnia per via di una cerimonia funebre di poca
importanza. Ercole bevve numerose anfore di vino e mangiò a sazietà. Però si lamentò con
la servitù per la mancanza della musica. Un servo gli urlò che tutti loro piangevano la
morte della regina Alcesti e che lui non aveva il minimo rispetto per quel dolore. Ercole
capì che l‟amico lo aveva tenuto all‟oscuro del suo grande lutto per non metterlo a disagio
e capì che questo comportamento meritava una grande ricompensa. L‟eroe se ne andò
senza dare spiegazioni e il giorno seguente tornò al cospetto di Admeto portandole un
dono, una donna. Il re si infuriò con l‟amico dicendogli che sarebbe stato sempre fedele
alla moglie, ma quando le scoprì il viso, vide la donna amata. Ercole gli spiegò che era
andato nell‟oltretomba e raggiunto Thanatos, l‟angelo della morte, lo sconfisse con la sua
mazza per riportarle la sua sposa. Admeto prese in braccio Alcesti e la strinse a sè pieno di
felicità e amore. Sono molte le sorti che il destino ci prepara e spesso gli dei ci offrono
eventi inattesi. Quello che si riteneva possibile non s‟avvera e ciò che nessuno si aspettava
il dio lo dona.