Alcesti di Rainer Maria Rilke - Vico Acitillo 124

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Alcesti di Rainer Maria Rilke - Vico Acitillo 124
Vico Acitillo 124 - Poetry Wave
Poesia del mese
Alcesti
di Rainer Maria Rilke
Il messaggero fu tra loro, all’improvviso,
ospite nuovo nel tumulto della festa di nozze.
Non lo sentirono gli altri, che bevevano al banchetto,
non si accorsero del dio che entrava silenzioso,
avvolto nella sua divinità che gli aderiva
come umido mantello. Sembrò, nel passare, uno dei tanti.
Ma nel brusio delle voci, all’improvviso,
uno degli ospiti vide lo sposo a capotavola:
non più disteso, strappato quasi verso l’alto
e invaso da un’ ombra estranea che si specchiava
in lui e a lui, paurosa, si rivolgeva.
Capirono, e allora fu silenzio, subito:
solo qualche rumore strascicato, a terra,
balbettii che andavano smorzandosi
sull’ eco già corrotta di sorde risate soffocate.
Riconobbero il dio dalla snella figura,
videro come stava, ritto e inesorabile,
così compreso nella sua missione e furono sul punto di capire.
Eppure la parola, quando fu detta,
parve al di là di ogni sapere: incomprensibile.
Admeto deve morire. Quando? Adesso.
La dura scorza dell’ orrore
egli la fece in mille pezzi
e ne trasse le mani che tendeva
per venire a patti con il dio:
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Vico Acitillo 124 - Poetry Wave
Poesia del mese
anni chiedeva, un solo anno ancora
di giovinezza, oppure mesi, settimane,
gridò senza frenarsi, e gridò ancora,
come sua madre quando lo mise al mondo.
E venne, a lui, la madre - la sua vecchia madre ed anche il padre venne - il vecchio padre e così, vecchi e sgomenti, stettero accanto a lui
che gridava, e lui all’improvviso, li guardò,
da vicino come mai li aveva guardati,
e inghiottendo le sue grida, disse:
Padre,
che t’importa più di quel che resta della tua vita,
di quel poco che non ti offre più nessun piacere?
Gettalo via, gettalo! E tu, vecchia signora,
madre
che hai già dato la vita, che cosa fai qui ancora?
E li teneva stretti in una morsa
come animali destinati al sacrificio.
A un tratto lasciò andare i due vecchi,
li allontanò da sé, preso da un’idea improvvisa
e raccogliendo il fiato gridò: Creonte!
Nient’ altro: solo questo nome. Ma sul viso
era impresso quello che non disse,
nell’attesa indicibile, mentre sulla tavola
sconvolta si piegava anelante
verso il giovane amico, il prediletto.
Questi vecchi, lo vedi, logorati e stanchi,
ono un misero riscatto, privo di valore,
e invece tu, tu, nel fiore della tua bellezza Ma l’amico non c’era più, era scomparso.
Si trasse indietro, e allora venne lei:
piccola sembrava, più piccola
che al loro primo incontro
e leggera e triste nella bianca veste di sposa.
Gli altri, tutti, sono per lei solo la via
che percorre, e viene, viene (tra poco
sarà nelle sue braccia dolorosamente spalancate).
Admeto attende, lei prende a parlare. Ma non a lui.
Lei parla al dio, al dio che la comprende
e tutti, sembra, la comprendono nel dio.
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Vico Acitillo 124 - Poetry Wave
Poesia del mese
Nessuno può riscattarlo. lo soltanto.
lo sono il suo riscatto. Perché nessuno come me
ha raggiunto il suo limite. Di quello che ero, qui,
cosa mi resta? Solo la morte.
Non te l’ha detto, colei che ti ha mandato
che quel letto, il letto che ci attende là dentro,
appartiene al regno dei morti?
lo ho fatto i miei addii. Tutti i miei addii.
Nessun morente ne ha fatti più di me
che me ne vado perché tutto ciò che fu mio
sia sepolto sotto il mio sposo
e così svanisca e si disperda.
Prendimi con te: io muoio ai posto suo.
Simile al vento che si leva in alto mar
il dio fu vicino a lei, come a una morta,
e subito lontano dallo sposo al quale,
con un gesto breve, egli donava
tutte le cento vite della terra.
Dietro a loro con malfermo passo
Admeto si lanciò, le mani tese
ad afferrarli, come in sogno.
Ma loro erano già presso la porta
dove le donne si affollavano piangendo.
Una volta ancora egli vide la fanciulla
il viso rivolto indietro, il suo sorriso
chiaro come una speranza, splendente
come una promessa: di ritornare a lui
dalla profonda morte, tornare adulta
a lui, rimasto in vita Cadde in ginocchio Admeto
e si coprì il volto con le mani,
per non vedere più che quel sorriso.
Trad. Maria Grazia Ciani
Poesia del mese: Ottobre 2007
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