18 dicembre 2015

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18 dicembre 2015
GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015
L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de
Il supplemento rientra nel progetto Russia Beyond the Headlines, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, Le Figaro, El Pais
POLITICA ESTERA
Lotta al terrore
Anche nel 2016
la priorità della Federazione
è battere l’Is
PAVEL KOSHKIN
RBTH
Ritrovare la possibilità di costruire un fronte comune per
fermare il terrore globale. È questa la priorità che ha guidato la politica estera della Federazione nel 2015. Un anno
in cui le minacce del terrorismo sono diventate realtà. L'aereo di linea russo abbattuto sul deserto del Sinai. Poi la
strage di Parigi. Centinaia di morti. Due tragedie il cui effetto è stato quello di ricompattare il fronte delle nazioni
intorno a un solo obiettivo: fermare l'avanzata dell'Is. E proprio sullo sfondo di questo scenario il Cremlino è
riuscito a muovere passi significativi per riconquistare un
ruolo di primo piano nello scacchiere delle relazioni internazionali. Lo dimostra anche il summit del G20 del 2015,
quando il Presidente Putin ha incontrato diversi leader occidentali, come il Presidente Usa Barack Obama e il primo
ministro del Regno Unito David Cameron.
L'impegno di Mosca per battere il terrorismo comunque
parte da lontano. Dagli attentanti del teatro Dubrovka
prima. E dalla strage di Beslan poi. E se gli sforzi russi contro il terrorismo partono da lontano, l'impegno concreto contro lo Stato Islamico ha una
data precisa di inizio: Mosca infatti dà il via alla sua campagna militare in Siria il 30 settembre di quest'anno. E subisce subito una rappresaglia: un mese dopo, un aereo di
linea della Federazione esplode nei cieli d'Egitto a causa
di un attentato. Da qui, i raid russi si intensificano. E l'attenzione dei media si concentra su questa regione.
Con la lotta al terrorismo, dice Mark Galeotti, professore presso la New York University, «si è riusciti a dimostrare che la Russia è in una certa misura un attore di primo
piano a livello regionale e globale». «Putin pur non avendo buone carte in mano, ha dimostrato che non è possibile ignorare Mosca», prosegue Galeotti. Ma quanto durerà l'impegno russo contro l'Is? Gli analisti sono concordi nell'affermare che l'attuale fase di campagna militare russa in Siria continuerà fino a gennaio con
la stessa intensità, e probabilmente con un rafforzamento
della presenza militare sul terreno: decisione dettata soprattutto dalle condizioni meteorologiche dello scenario di
guerra: da gennaio in poi inizia la stagione delle tempeste
di sabbia. E l'aviazione militare potrebbe trovarsi in difficoltà o quantomeno non essere così efficace nello svolgimento delle operazioni. «Questo periodo di tempo potrebbe anche essere utilizzato per attivare il processo di regolamentazione politica», sostiene Anatolij Kortunov, presidente del Consiglio russo per gli affari esteri. Iniziare insomma a pensare al futuro della regione, a come mettere
in piedi istituzioni resistenti alla minaccia del Califfato. E
molto poi dipenderà dalle posizioni degli altri Stati nella
regione, quindi dai Paesi del Golfo: dall'Iran, dalla Siria.
Il loro accordo è essenziale per mettere in sicurezza il futuro della regione.
Quindi Mosca si muoverà di sicuro anche sul piano diplomatico, cercando di mettere intorno a un tavolo e intorno a un programma comune tutti gli Stati che sono direttamente interessati a frenare l'espansione dello Stato
Islamico. Secondo Aurel Braun, professore di Relazioni internazionali e scienze politiche all'Università di Toronto,
la priorità assoluta della Russia nel 2016 dovrebbe essere
quella di riallacciare le relazioni con l'Ue e gli Usa, ma per
questo «è indispensabile riorientare la politica russa» e che
Mosca abbia «la volontà politica di trovare compromessi
su molteplici questioni, dall'Ucraina al Medio Oriente». In
termini generali, ha affermato Mikhail Troitskij, analista
specializzato in questioni internazionali e politiche, l'Occidente continuerà a puntare il dito contro la mancanza
di fiducia nei confronti della Russia, considerata l'ostacolo più grande per la cooperazione; mentre la Russia continuerà a puntare il dito contro l'Occidente, accusato di
provocare diffidenza.
SEGUE A PAGINA 2
PAGINE 4-5 IMPRESE: IL "MADE WITH ITALY" E IL FUTURO DEI NUOVI INVESTIMENTI PAGINE 6-7 ARTE: IL FASCINO DELLA FEDERAZIONE IMMORTALATO DALL'OBIETTIVO DEI FOTOGRAFI
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Politica
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
I contatti tra il Cremlino e le altre capitali del mondo, da
Washington a Londra, da Parigi a Berlino, sono comunque
oramai costanti. E al di là delle differenze di metodo, l'impegno di tutti è cercare di raggiungere al più presto un compromesso per quanto riguarda il futuro politico della Siria. C'è
poi un'altra questione che il Cremlino si troverà ad affrontare: quella relativa ai rapporti con la Turchia, scesi ai minimi storici dopo l’abbattimento del jet militare russo nei
cieli del Paese guidato da Erdogan. Da non sottovalutare,
l'embargo sui prodotti turchi: «Rompendo i rapporti con
Ankara, nella Federazione si andrà incontro a sensibili aumenti dei prezzi a seguito dei divieti alle importazioni di
prodotti dalla Turchia», mette in guardia Mikhail Troitskij,
analista specializzato in questioni internazionali e politiche.
Gli analisti ritengono che la Turchia non si aspettasse una
reazione così forte da parte di Mosca. Secondo l'opinione di
Elena Suponina, orientalista, esperta dell'Istituto russo per
le ricerche strategiche, i turchi «non prevedevano che la Russia avrebbe intrapreso misure riguardanti l'intero spettro
delle relazioni economiche esistenti fra i due Paesi».
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DOSSIER APERTI
SUI TAVOLI
DEL CREMLINO
1 La perdita del Su-24. La situazione con la Turchia si è fatta
tesa dopo l'abbattimento del caccia russo sul confine turcosiriano, avvenuto il 24 novembre scorso a opera dell'aviazione turca. Nell'incidente è morto uno dei due piloti a bordo del
velivolo. Ankara ha detto di aver solo voluto difendere il proprio territorio da potenziali minacce. Mosca ha invece reagito
introducendo sanzioni economiche ai danni della Turchia: dal
1° gennaio 2016 la Russia fermerà infatti l'import di diversi prodotti provenienti da questo Paese
3 2 4 Minsk-2. La regolazione della crisi nel Donbass è avvenuta
in base alla necessità di osservare i nuovi accordi di Minsk,
sottoscritti nella capitale bielorussa il 12 febbraio scorso. Dopo
una maratona di colloqui, i leader di Russia, Germania, Francia
e Ucraina si sono accordati sui principali passi da compiere per
arrivare a un cessate il fuoco e al lancio di un processo di pace
nel sud-est dell'Ucraina. Nonostante Minsk-2, le azioni militari sono proseguite fino alla fine dell'estate. Una vera tregua si è
avuta solo verso settembre
L'affare Iran. L'accordo in merito al programma nucleare iraniano, raggiunto a metà luglio, non è stato un
evento inatteso. Molti dei principali accordi fra il "sestetto"
dei Paesi coinvolti nelle trattative e Teheran erano già stati sottoscritti in aprile. A luglio si è riusciti a raggiungere un
compromesso definitivo, accettabile da entrambe le parti.
L'accordo prevede la cancellazione graduale delle sanzioni
in cambio di severe limitazioni sullo sviluppo del programma
nucleare iraniano
I summit Brics e Sco. Nella città russa di Ufa, nel mese di
luglio, si sono svolti i summit Brics (Brasile, Russia, India,
Cina e Sudafrica) e Sco (Organizzazione di Shanghai per la cooperazione). Nel primo si è deciso il lancio di meccanismi finanziari comuni, come la banca di sviluppo Brics. Nel caso del
summit Sco, è stata approvata la richiesta d'ingresso nell'associazione da parte di India e Pakistan. Un passaggio che rende
l'associazione una delle realtà internazionali di maggiore peso
a livello strategico
A seguito dell'incidente con il caccia, le relazioni che
sono andate sviluppandosi nel corso di un intero decennio
sono state distrutte, prosegue Suponina, e la loro ricostruzione richiederà assai più «di alcune settimane o mesi. Ci
vorranno anni». Oltre ai rapporti russo-turchi in sé, a risentire delle conseguenze del conflitto fra Ankara e Mosca
sono anche tutti gli sforzi compiuti per la formazione di
un'autentica coalizione internazionale nella lotta contro
lo Stato Islamico. Anche se, per la realizzazione di un simile progetto, esistevano già tanti problemi riconducibili
ai diversi punti di vista degli attori che giocano un ruolo
di primo piano nella regolamentazione del conflitto nel
Medio Oriente.
I costi della campagna siriana
Nelle ultime settimane il dibattito tra gli esperti è stato
molto intenso: si valutano rischi ed effetti dell'impegno
della Federazione in Siria. Un dialogo che coinvolge anche
i cittadini. Dalla necessità di ritrovare un dialogo sempre
più serrato con gli Stati Uniti e con l'Unione Europea fino
alle previsioni su cosa comporterà questo intervento in una
regione storicamente "calda" come il Medio Oriente. Le
ipotesi sono tante. La campagna di Mosca in Siria "non è
un'operazione a costo zero per la Russia" ha detto Robert
Freedman, visiting professor della Johns Hopkins University. «Il Presidente russo Vladimir Putin può anche aver
sperato di sfruttare la situazione in Siria a sostegno del
Presidente siriano Bashar al-Assad e di dimostrare l'influenza della Russia in Medio Oriente, ma finora l'operazione russa in Siria è costata ai russi la vita dei 224 passeggeri dell'aereo di linea, un caccia bombardiere, e un elicottero», ha detto Freedman a Rbth. Che cosa accadrà nel 2016
Se il Cremlino romperà i rapporti con la Turchia, Mosca
sarà in grado di trovare nuovi partner, tenuto conto che i
suoi rapporti con l'Occidente sono già instabili? Quali alleanze potrebbero emergere nel 2016 dalla frattura tra Russia e Turchia? Braun è del parere che la Russia continuerà
ad allargare la sua cooperazione con il regime del Presidente siriano Bashar al-Assad e con l'Iran. Tuttavia, egli
sostiene che sul lungo periodo questa cooperazione potrebbe rivelarsi problematica, «perché il regime di Assad non
è vitale e gli interessi iraniani a lungo termine – sia il desiderio di perseguire l'islamismo, sia quello di diventare
una potenza nucleare – sono incompatibili con gli interessi nazionali più importanti della Russia». Secondo Aurel
Braun, la priorità assoluta della Russia nel 2016 dovrebbe
essere quella di riallacciare le relazioni con l'Ue e gli Usa,
ma per questo "è indispensabile riorientare la politica russa"
e che Mosca abbia "la volontà politica di trovare compromessi su molteplici questioni, dall'Ucraina al Medio Oriente". In termini generali, ha aggiunto Troitskij, l'Occidente
continuerà a puntare il dito contro la mancanza di fiducia
nei confronti della Russia. Secondo la maggior parte degli
esperti lo scenario per l'anno prossimo rischia di non essere dei più rosei. Per ottenere prospettive più favorevoli sarebbe indispensabile una maggiore volontà politica
da parte dei protagonisti globali, ma i loro divergenti interessi geopolitici rendono tutto più complicato. Tuttavia Andrej Tsygankov, professore di Relazioni internazionali e scienze politiche all'Università statale di San
Francisco, vede una luce in fondo al tunnel: «Se ci saranno passi in avanti nelle modalità di interazione della Russia con l'Occidente per la lotta al terrorismo in Siria, se
avrà inizio una ripresa economica seppur modesta, allora la visione dell'ordine mondiale della Russia potrebbe
essere apprezzata» ha detto. In questo caso, è possibile
che gli eventi internazionali abbiano un risvolto positivo e facciano passi avanti nel 2016. «Tale visione si basa
sul rispetto della sovranità, delle sfere d'influenza, e del
multilateralismo» ha detto Tsygankov.
2015/2016
LA LOTTA AL TERRORISMO E ALL'ESPANSIONE DELL' IS
NELL'AGENDA DELLA POLITICA ESTERA
SONO QUESTE LE PRIORITÀ PER IL PROSSIMO ANNO
E L'OBIETTIVO È LA COSTRUZIONE DI UNA COALIZIONE INTERNAZIONALE
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SUL NOSTRO SITO
Politica
03
Crisi siriana, rispetto degli accordi di
Minsk per superare la questione
ucraina, le relazioni bilaterali tra i due
Paesi. A Mosca l'incontro tra i vertici
delle diplomazie per stilare l'Agenda
per il 2016.
La risposta contro il terrorismo è una
sola: unione. Ne è convinto il ministro russo degli Esteri Sergej Lavrov,
intervenuto a Roma durante una visita ufficiale in Italia.
Le tesi del suo discorso
EKATERINA SINELSHCHIKOVA
La visita del Segretario di Stato Usa
John Kerry a Mosca ha avuto il suo
apice durante i negoziati di tre ore con
il Presidente russo Vladimir Putin e il
ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Tre i temi chiave all’ordine del giorno: la regolamentazione della crisi siriana, il rispetto degli accordi di Minsk
in Ucraina e le relazioni bilaterali tra
la Federazione Russia e gli Stati Uniti.
I negoziati sono stati «sostanziali e concreti», ha detto il ministro russo durante la conferenza stampa al termine
del colloquio. «Nonostante le divergenze esistenti nei nostri Paesi, abbiamo
dimostrato che, quando Russia e Usa
si muovono nella stessa direzione, il
progresso è possibile», ha detto Kerry.
Il risultato principale della riunione è stata la stesura di una lista delle
forze dell'opposizione siriana che possono essere qualificate come potenziali collaboratori, ha fatto notare a Rbth
Andrej Kortunov, direttore generale del
Consiglio russo per gli Affari internazionali. Perlomeno si è d'accordo sul
fatto che l'Is e Jabhat al-Nusra (una
cellula di Al-Qaeda, ndr) resteranno
fuori dal processo politico. Secondo
Kerry, le posizioni di Mosca e Washington su questa questione sono chiaramente simili.
Il secondo aspetto importante del dibattito ha riguardato il prossimo incontro del gruppo di appoggio alla Siria
tra i ministri, che si terrà domani a
New York, e l'annuncio della partecipazione di Sergej Lavrov a tale incontro. La Russia è convinta che, dopo
questa riunione, la bozza di accordi
raggiunta a Vienna sulla Siria verrà
inviata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «Questo accordo darà un nuovo
impulso al processo iniziato a Vienna
e potrà comportare la definizione di
alcune tappe concrete per stabilire un
periodo di transizione politica in Siria»,
ha detto Kortunov.
REUTERS
RBTH
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Incontro Il 18 dicembre vertice a New York
L'Occidente e la Russia hanno la stessa priorità
RUSSIA
Un dialogo attivo
L'importanza
per risolvere il conflitto di una coalizione
La situazione in Siria
Un tono diverso
GETTY IMAGES
Per il momento non si può dire che ci
siano stati grandi cambiamenti nelle
posizioni di Mosca e Washington. Le
opinioni sul destino del Presidente siriano Bashar al Assad continuano a
rimanere inalterate, anche se la parte
statunitense ha dimostrato una certa
flessibilità.
«Gli Usa non esigono più in maniera
così forte il cambiamento del regime
in Siria», fa notare Boris Dolgov, ricercatore senior del Centro di Studi
arabi e islamici dell'Istituto di Studi
Orientali dell'Accademia russa delle
Scienze, citando le parole del segretario di Stato: «Abbiamo detto che non
pensiamo che Assad possa continuare
a essere il leader della Siria in futuro.
Però oggi non ci siamo concentrati sulle
nostre divergenze e nemmeno sulle misure che devono essere prese rispetto
ad Assad. Ci siamo concentrati sul processo politico», ha detto Kerry al termine dei negoziati.
Tutti gli esperti intervistati da Rbth
sono concordi sul fatto che la flessibilità di Washington non può nemmeno
essere interpretata come un desiderio
di risolvere la crisi delle relazioni con
la Russia. Gli interessi degli Usa in
Medio Oriente continuano a essere diversi rispetto a quelli di Mosca.
John Kerry si è recato a Mosca in
qualità di inviato speciale di Barack
Obama per discutere conVladimir Putin
su temi che Obama voleva sollevare, ha
commentato il vicerettore della facoltà
di Economia Mondiale e Politica Mondiale della Scuola Superiore di Economia, Andrej Suzdaltsev. Bisogna inoltre tenere presente, ha concluso l'esperto, che la visita di Kerry a Mosca è un
ulteriore gesto nella campagna di relazioni pubbliche degli Usa, che cercano
di rendere ancora più efficace il loro
impegno nella lotta contro il male nel
mondo.
STATI UNITI
LE FRASI
Sergej
Lavrov
MINISTRO RUSSO
DEGLI ESTERI
" Apprezziamo la
possibilità
di portare avanti la
nostra collaborazione su un'intera
serie di questioni
internazionali (...)
La regolamentazione del conflitto
siriano richiede
una nostra costante attenzione"
John
Kerry
SEGERTARIO DI STATO
AMERICANO
" Certo, ci
sono delle
divergenze
tra i nostri Paesi.
Ma, nonostante
queste divergenze,
abbiamo dimostrato che possiamo
lavorare in maniera
efficace e cooperare"
La posizione è la stessa sin dall'inizio della questione
siriana. La Russia insiste su una soluzione politica del
conflitto armato in Siria e si oppone con decisione al
cambiamento forzato della classe dirigente mediante
un intervento straniero.
La Federazione Russa, inolte, nell'agosto 2013 ha lavorato affinchè si giungesse a un accordo con il governo siriano per la completa distruzione degli arsenali chimici.
Al momento, gli interventi statunitensi in Siria si traducono principalmente con attacchi aerei contro posizioni
dello Stato Islamico. Gli Stati Uniti hanno inoltre riconosciuto che l'unico modo per risolvere il problema in
Siria è una transizione politica di tipo inclusivo, volta a
preservare l'integrità dello Stato. Gli Usa continuano a
considerare le dimissioni dell'attuale Presidente Bashar
al-Assad come elemento chiave per la risoluzione del
conflitto in Siria.
Il destino di Bashar al-Assad
La dirigenza russa sostiene un dialogo attivo con il
Presidente siriano Bashar al-Assad. Il 20 ottobre 2015,
Assad ha incontrato il Presidente russo Vladimir Putin
a Mosca. Secondo Putin deve essere il popolo siriano
a decidere, attraverso negoziati, se mantenere o meno
Assad al potere. Il trasferimento del potere dovrebbe avvenire con metodi legittimi e dovrebbero essere
tutte le parti in conflitto a dare disposizioni in merito
al periodo transitorio.
L'8 agosto 2011, il Presidente americano Barack Obama ha dichiarato per la prima volta che Assad dovrebbe dimettersi. Già durante i diversi anni di conflitto, le dimissioni di Assad sono state e continuano ad
essere l'immutata conditio sine qua non di una soluzione politica in Siria. Di recente, tuttavia, non mancano le affermazioni secondo cui l'amministrazione
statunitense non esigerebbe l'allontanamento del Presidente siriano Assad nell'immediato futuro.
I rapporti con l'opposizione
I primi contatti con i rappresentanti dell'opposizione interna si sono svolti nel mese di ottobre 2011. Nel
2012, per la prima volta sono giunti a Mosca rappresentanti dell'opposizione esterna. Su iniziativa russa,
nel mese di gennaio e aprile 2015 a Mosca si sono tenute due sessioni di colloqui sulla Siria. Hanno partecipato più di 30 rappresentanti di varie organizzazioni.
Gli Stati Uniti, sin dall'inizio del conflitto in Siria, hanno
sostenuto le ragioni dell'opposizione siriana. Nel dicembre 2012, Washington ha riconosciuto la Coalizione nazionale di opposizione e le forze rivoluzionarie in
Siria (NKORS) come rappresentante del popolo siriano e come struttura a capo di tutte le forze sociali che
si oppongono ad Assad.
La battaglia contro lo Stato Islamico
La Russia sostiene la partecipazione del governo siriano ad una coalizione contro i terroristi dello Stato Islamico e insiste sulla necessità di una decisione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che
autorizzi interventi da parte della coalizione stessa.
Il 30 settembre 2015 le forze aerospaziali russe hanno
iniziato a bombardare posizioni dello Stato Islamico in
Siria su richiesta di Bashar al-Assad. L'intento è vincere la battaglia contro i terroristi.
Nell'agosto 2014 una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha avviato attacchi aerei sulle posizioni di militanti dello Stato Islamico in Iraq con il
consenso di Baghdad. Nel mese di settembre è cominciata l'operazione aerea in Siria. E per la diplomazia americana risulta essenziale la costruzione di un
fronte comune contro l'Is. Il 18 dicembre a New York si
terrà un vertice per migliorare e rendere più efficace
la lotta contro l'Is.
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Affari
RAPPORTI COMMERCIALI
LE CONTROSANZIONI HANNO IMPOSTO ALLE AZIENDE ITALIANE UN NETTO CAMBIO DI STRATEGIA
E ADESSO L'OBIETTIVO È CREARE LEGAMI BILATERALI PIÙ STABILI E SOLIDI RISPETTO AL PASSATO RECENTE
LA NUOVA TENDENZA
È IL "MADE WITH ITALY"
La politica di import substitution
inaugurata dalla Federazione
spinge le aziende italiane a rafforzare
la produzione in loco per non perdere
quote di mercato.
LUIGI DELL'OLIO
RBTH
«La politica economica russa ha intrapreso una strada nuova, che non è
legata esclusivamente alla questione
delle sanzioni incrociate con l'Occidente. Occorre prenderne atto e agire
in fretta per non perdere quote di mercato». Pier Paolo Celeste, direttore
dell'Ice a Mosca, non usa giri di parole per indicare la strada maestra che
si presenta davanti alle aziende italiane interessate a investire nella Federazione. La Russia, infatti, ha deciso
di sostituire l'import di una serie di
prodotti (dalla mozzarella al grana, al
parmigiano) con quote crescenti di produzione interna. Si tratta di un piano
pluriennale che mira a mutare notevolmente il sistema produttivo e distributivo del Paese.
Una scelta che impone alle aziende
della Penisola interessate a mantenere il presidio nell'area il passaggio dal
"Made in Italy" al "Made with Italy",
che in sostanza significa insediare o
rafforzare la produzione in loco. «L'Italia è il quinto fornitore russo, con
una forte concentrazione sul comparto alimentare e dei mobili», spiega Celeste. «Se si guarda ai dati dei primi
otto mesi del 2015, il crollo dell'export
verso la Federazione è stato imponente, pari al 26,3%, ma comunque inferiore ad altri Paesi europei. Adesso è
fondamentale attrezzarsi per cogliere
i cambiamenti in atto nel mercato per
non perdere quote». L'Ice sta lavorando proprio in questa direzione, seguendo le aziende della Penisola nell'individuare le azioni più efficaci per adeguarsi al nuovo contesto.
La vede allo stesso modo Rosario
Alessandrello, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa. «Nei
prossimi anni vi sarà sempre meno spazio per l'import di prodotti tipici del
"Made in Italy" come gli alimentari.
Quindi è necessario ripensare le strategie di penetrazione nel mercato russo
rafforzando la produzione nella Federazione». Cosa che ha già fatto la Barilla, con lo stabilimento Solnechnogorsk (nella regione di Mosca), così
come l'Ab, azienda bresciana che nelle
scorse settimane ha inaugurato il primo
impianto di cogenerazione (energia termica ed elettrica) per una serra di 15
ettari situata a Belgorod, nella parte
occidentale della Federazione. «Quello russo è un mercato con enormi potenzialità nel settore delle serre», ricorda Enzo Losito, AB vice president
market growth and organizational development.
Mentre la veronese Isopan ha realizzato uno stabilimento nella regione
di Volgograd, destinato alla produzione di pannelli isolanti metallici in lana
di vetro e poliuretano. L'operazione è
stata condotta in abbinata con Sace,
che ha garantito l'investimento (23 milioni di euro) contro i rischi di natura
politica. «L'insediamento della produzione», spiega Francesco Manni, presidente di Isopan, «è stato preceduto
dallo sviluppo di relazioni con aziende russe, finalizzate a favorire lo scambio di informazioni e innescare un processo di innovazione». Un approccio
IL COMMENTO
Il picco negativo del 2015
è ormai alle nostre spalle
Fabrizio
Zucca
ESPERTO
che è valso all'azienda italiana l'aggiudicazione di una commessa per realizzare un sistema di facciata ventilata da 5.200 metri quadrati.
«La produzione in loco da parte delle
società italiane consente da una parte
di colmare i gap di un sistema industriale non particolarmente diversificato, sia di avvicinare l'offerta ai potenziali acquirenti», sottolinea Alessandro Terzulli, chief economist di Sace.
Il quale ricorda comunque che si tratta di «una scelta strategica non semplice, che implica la capacità di affrontare le sfide di un contesto complesso
sotto il profilo dei rischi operativi». Sabrina Morato, key account manager
settore fashion di Gefco (gruppo della
logistica), rileva grosse difficoltà negli
ultimi mesi per il farmaceutico e il chimico, meno per la moda italiana in
Russia. «A prescindere dai settori», aggiunge, «occorre adottare nuove modalità di collaborazione con le industrie locali passando da una prospettiva di mera spinta del "Made in Italy"
a un modello che preveda anche l'esportazione di tecnologia».
In questa direzione spingono anche
le dinamiche valutarie. «La forte svalutazione del rublo e il crollo delle quotazioni immobiliari consentono oggi
di produrre in Russia a prezzi che talvolta risultano addirittura inferiori a
quelli cinesi. Con il vantaggio ulteriore della maggiore vicinanza geografica e culturale tra i due popoli», aggiunge Alessandrello. Che ricorda la
forte predisposizione da parte russa a
rafforzare i legami commerciali con l'Italia, anche in un'epoca come questa
di tensioni a livello internazionale.
L
a Russia è da tempo tra i mercati esteri di riferimento per
molte aziende della Penisola, sia nei settori più celebrati
del "Made in Italy", sia in quelli manifatturieri a forte base
tecnologica.
A partire dalla crisi ucraina, e successivamente con l'introduzione
della sanzioni e la svalutazione del rublo, l'export delle aziende
italiane ha cominciato a ridursi. Il dubbio ricorrente è di capire se
e in quanto tempo la Russia tornerà a essere in grado di far registrare i numeri antecedenti il 2012, e come si svilupperà nei prossimi anni dopo il picco negativo raggiunto nel 2015. A mio avviso
la situazione è destinata a migliorare per una serie di motivazioni
economiche e geopolitiche che si stanno profilando negli ultimi
mesi. Se il prezzo del petrolio difficilmente subirà un aumento significativo, almeno nel breve periodo, la probabilità che scenda
ulteriormente è estremamente bassa. La ridotta volatilità dovrebbe permettere alla Russia di ridefinire il budget tenendo conto
delle entrate previste senza pericolo di eccessivi spostamenti dai
valori target. La ridefinizione potrà avere quindi un impatto positivo sulle certezze relative agli investimenti pubblici da realizzare
nel triennio 2015-2018, cioè in preparazione dei Mondiali di calcio.
Il raffreddamento del fronte ucraino, così come il ruolo di leadership nella campagna contro l'Is e in Siria, stanno facendo riavvicinare, anche per convenienza, alcuni grandi attori europei e potrebbero portare a breve a un alleggerimento, se non all'eliminazione delle sanzioni. Da parte sua, la Russia sta cercando di rendersi meno dipendente dalle produzioni estere, stimolando lo
sviluppo di settori manifatturieri al suo interno, soprattutto nelle
aree in cui ci sono i gap più elevati da colmare o dove già precedentemente si erano create le condizioni favorevoli per uno sviluppo di cluster, come l'automotive. Comparti come la sanità, le
infrastrutture e la logistica, le tecnologie ambientali e l'agroalimentare potranno contare su un appoggio da parte delle autorità. La modalità sarà però sempre di più la localizzazione tramite
investimenti diretti, joint venture o attraverso il trasferimento tecnologico.
I settori del "Made in Italy" tradizionali, food, fashion e design, potranno recuperare in parte in funzione della ripresa o stabilizzazione dei livelli di reddito reale, anche in considerazione del livello elevato di propensione al consumo della classe media urbanizzata.
L'autore è presidente di Strategia & Sviluppo Consultants
SUL SITO
Quali sono le possibilità offerte dal
mercato russo?
Grazie a quali strategie le imprese
italiane riescono a
superare le frontiere linguistiche e
burocratiche che
le separano dalla
Federazione? Luisa Todini, co-presidente del Foro
di Dialogo italorusso, commenta
in esclusiva la situazione economica e commerciale,
sulla quale pesano
sanzioni ed embargo. «Russia e
Italia sono partner
complementari. E
anche in questo
momento delicato
si possono creare nuove sinergie»
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Affari
MATERIALE A PAGAMENTO
I passi necessari
per smantellare
le armi chimiche
GAIA RUSSO
5
EVENTI
SALIENTI
DEL 2015
1 A gennaio la Banca centrale russa ha ridotto il tasso di riferimento dal 17% (picco raggiunto nel corso
del 2014, nel tentativo di contrastare il crollo del rublo) al 15%. Nell'arco dei tre mesi successivi, l'ente
diretto da Elvira Nabiullina ha operato altri tagli arrivando al 12,5%. Ad agosto il tasso è stato ridotto all'11%,
livello che è rimasto fermo in questi mesi
2 La Russia ha annunciato il nuovo progetto del gasdotto "Turkish stream". Dopo aver rinunciato alla fine del 2014 a "South Stream", che avrebbe dovuto collegare la Federazione (attraverso il Mar Nero)
all'Europa Meridionale, Mosca ha trovato una variante per rifornire di gas il Vecchio Continente, bypassando l'Ucraina. Nel gennaio di quest'anno è stato annunciato il nuovo gasdotto, ma già in primavera le trattative con Ankara si sono arenate. La mancanza di passi in avanti nel progetto ha costretto la Russia a cercare un'alternativa, il "North Stream 2". Alla fine di novembre, a causa dell'abbatimento del jet russo Su-24, il
progetto del "Turkish stream" è stato di fatto congelato
3 Ad agosto è entrato in vigore in Russia il decreto che sancisce la distruzione dei prodotti sanzionati
(come ortaggi, formaggi e carne), firmato in precedenza dal Presidente Vladimir Putin. Si è cominciato
ad accumulare e bruciare le merci che, malgrado il divieto, erano entrate illegalmente nel territorio nazionale. Una delle motivazioni è stata la tutela della salute dei consumatori poiché i prodotti contrabbandati non
erano accompagnati dai certificati necessari. Le azioni delle autorità hanno suscitato proteste: 250mila cittadini hanno firmato una petizione in cui veniva chiesta l'abrogazione del decreto che però è tuttora in vigore. Alla fine di novembre è stata stimata la distruzione di 787,4 tonnellate di beni alimentari. Secondo il
Servizio federale russo per la sorveglianza veterinaria e fitosanitaria tale metodo è ritenuto il più efficace
nella lotta alla contraffazione. In alcune regioni i tentativi d'introdurre illegalmente i prodotti si sono ridotti dell'80%
4 L'oro nero non rimpinguerà più il bilancio. La forte volatilità dei prezzi petroliferi ha costretto il governo a rinunciare alla consueta pianificazione triennale e ad adottare un piano annuale. Alla fine di agosto
le quotazioni petrolifere mondiali da cui dipende il prezzo dell'Urals, il petrolio da esportazione russo, hanno toccato i minimi da sei anni. Il prezzo del Brent è sceso bruscamente a 42,51 dollari al barile e quello del
Wti a 37,75. Per il bilancio russo, le cui entrate sono costituite al 50% da prodotti petroliferi, una differenza
di 10-20 dollari ha un peso significativo
5 A ottobre si è conclusa la storia di Transaero, seconda compagnia aerea del Paese, la cui comparsa
negli anni '90 aveva segnato l'inizio di una vera concorrenza nel settore del trasporto aereo civile. La
causa del crack è stata l'adozione di una strategia di crescita molto aggresssiva (anche attraverso dumping
sui prezzi), seguita dalla crisi finanziaria che ha provocato una riduzione del flusso di passeggeri, mentre
i creditori si sono mostrati meno pazienti. Al momento in cui è stata dichiarata la bancarotta, il debito era
stimato in 260 miliardi di rubli (3,3 miliardi di euro, ai prezzi attuali). L'uscita dal mercato di un importante
attore del settore ha avuto ripercussioni negative sulla mobilità dei russi e ha determinato un aumento del
prezzo dei biglietti. Alcune compagnie private potranno ora imporsi nel settore, anche se il maggiore beneficiario dovrebbe essere la compagnia di bandiera Aeroflot
Nel 1993, la Russia si prese la responsabilità
di smantellare le riserve di armi chimiche dell'exUnione Sovietica, prendendo parte attiva nella
stesura e nella sottoscrizione del testo della
Convenzione sul divieto di sviluppo, produzione, stoccaggio e uso delle armi chimiche
e sul loro disarmo. Nel 1997, la Duma di Stato
della Federazione Russa ha ratificato la Convenzione, dando quindi il via alla distruzione
di una delle varianti di armi di distruzione di
massa in dotazione.
La riserva di sostanze chimiche velenose
alla data di entrata in vigore della Convenzione era pari a circa 40 mila tonnellate. Questi composti chimici tossici si trovavano nei
materiali bellici usati dall'artiglieria regolare
e reattiva, nelle testate dei missili e delle munizioni aeree nonché depositati in fusti e serbatoi di grandi capacità. Un discorso a parte
meritano invece le munizioni chimiche di costruzione complessa che, oltre alle miscele
tossiche, erano a disposizione insieme a ordigni esplosivi contenenti miscele inestraibili. Tutto ciò contribuì a complicare le operazioni di disarmo.
Per la realizzazione degli impegni assunti
previsti dalla Convenzione, nel 1996 venne
approvato un Programma federale finalizzato
alla “Distruzione delle riserve di armi chimiche presenti nella Federazione Russa”, cui
venne dato carattere presidenziale.
Il processo di liquidazione delle riserve di
munizioni chimiche è stato suddiviso in 4
tappe. In stretta osservanza dei requisiti della
Convenzione e del Programma, in Russia sono
state portate a termine la prima, la seconda
e la terza tappa. Entro l'aprile del 2003 sono
state liquidate 400 tonnellate di sostanze tossiche, pari all'1% della quantità totale delle
riserve.
Entro il 29 aprile 2007 sono state distrutte 8.000 tonnellate di agenti chimici pericolosi, equivalente a più del 20% delle riserve.
Nel novembre del 2009 è stata per tempo
conclusa la terza tappa: 18.000 tonnellate di
miscele chimiche dannose, pari al 45% di
tutte le munizioni di armi chimiche, sono
state cancellate.
Attualmente, la Federazione Russa sta portando con successo a termine la quarta e ultima tappa del disarmo chimico. Secondo dati
recenti, è stato distrutto il 92% delle riserve
chimiche tossiche ancora esistenti, per una
quantità superiore alle 36.700 tonnellate.
Secondo le parole del capo della Direzione
Federale per lo stoccaggio sicuro e la liquidazione delle armi chimiche presso il Ministero
dell'industria e del commercio della Federazione Russa, il colonnello generale V.P. Kapashin, il 2015 è stato un anno speciale in
fatto di realizzazione degli obblighi convenzionali. Dopo alcuni anni di sfruttamento delle
sostanze tossiche, si è provveduto alla distruzione immediata delle riserve di tali sostanze
in quattro centri russi di smantellamento delle
armi chimiche.
Solenni cerimonie in occasione del completamento del processo di liquidazione delle armi
chimiche nei quattro centri di “Leonidovka”
(oblast di Penza), “Pochep”, (oblast di Brijansk), “Maradykovskij” (oblast di Kirov) e
“Shchuche” (oblast di Kurgansk) si sono svolte nei mesi compresi fra settembre e novembre 2015. Occorre notare che nel 2005 e nel
2009, sono riusciti a tenere fede agli impegni
presi altri due centri di smantellamento delle
armi chimiche: “Gornyj”, (nell'oblast di Saratov) e “Kambarka” (nella Repubblica Udmurta). Nel complesso, dunque, sei su sette centri hanno al momento attuale terminato i propri lavori.
La liquidazione delle armi chimiche è anco-
ra in fase di svolgimento nell'ultimo centro,
“Kizner” (Repubblica Udmurta). Secondo rilevazioni di pochi giorni fa, in questa base è
stato distrutto il 44% del volume totale delle
sostanze tossiche destinate al centro.
Le basi per lo smantellamento delle armi
chimiche sono complessi altamente tecnologici, equipaggiati con meccanismi elettronici
e automatici di ultima generazione. Tenuto
conto dell'alto grado di pericolosità rappresentato da queste sostanze, viene prestata una
straordinaria attenzione alla sicurezza dei processi.
Tutte le tecnologie, compresa la parte principale dell'attrezzatura e, ovviamente, gli specialisti coinvolti nelle procedure di liquidazione delle armi sono russi. La Federazione ringrazia per il supporto tecnico gli Stati Uniti,
la Germania, la Svizzera, il Canada, i Paesi
Bassi e altri stati ancora, l'Unione Europea e
i fondi esteri non statali.
Oltre alla liquidazione delle armi chimiche,
la Direzione Federale ha costruito negli interessi della regione non poche infrastrutture
sociali. In accordo con le condizioni del Programma, a questi scopi è stato destinato fino
al 10% del costo complessivo di ciascun centro. Secondo le dichiarazioni ufficiali delle autorità locali e regionali, nei 6 soggetti federali della Russia in cui si trovavano le armi
chimiche, sono stati costruiti più di 400 palazzi con numerosi appartamenti, 14 ospedali, 22 istituti educativi per bambini, 3 centri culturali, 3 edifici per il dipartimento degli
Affari Interni, 3 saune, 1 palazzo per gli sport
acquatici, 3 complessi sportivi, 7 centrali elettriche, 11 centrali termiche, 2 filiere per la
raccolta e il trattamento dei rifiuti solidi urbani, sistemi di canalizzazione e molto altro
ancora. Sono stati tracciati chilometri di reti
elettriche, più di 200 km di canalizzazione,
più di 500 di condotti per il gas. Sono stati
restaurati 53 km di autostrade, rimontati 155
km di strade, ed è stato concluso il più importante proggetto di infrastruttura sociale:
il ponte che attraversa la ferrovia e il fiume
Sura, lungo oltre 1,6 km, situato nella città
di Penza. Fino a questo momento sono stati
rispettati tutti gli impegni riguardanti questa
parte del Programma.
I nuovi impianti industriali creati e l'esperienza dei lavoratori dei centri, la loro abitudine a lavorare in condizioni di rigorosa osservanza della disciplina tecnologica e produttiva, continueranno a essere richiesti. Per la
riqualificazione delle imprese addette allo smantellamento delle armi chimiche, il Presidente
della Commissione statale per la liquidazione
delle armi chimiche, su ordine del rappresentante plenipotenziario del presidente della Federazione Russa nel Distretto Federale del Volga,
M.V. Babic, ha creato una commissione interdipartimentale speciale. Ad essa partecipano
anche i rappresentanti del Ministero della produzione e del commercio della Federazione
Russa e le regioni dove questi impianti sono
situati. Esistono già proposte concrete per il
riadattamento dei centri destinati allo smantellamento delle armi. Tuttavia, è necessario
innanzitutto compiere le procedure di disattivazione degli impianti dopo le operazioni
compiute con le sostanze tossiche. Questi lavori sono estremamente delicati e devono essere svolti da specialisti, per questo motivo è
stata presa la decisione di coinvolgere la Direzione Federale. Le iniziative relative alla sicurezza nei centri avranno una durata di 5
anni.
Lo Stato è intenzionato a intervenire sugli
impianti che verranno in futuro riqualificati e
sugli specialisti che vi lavorano, al fine di lanciare le produzioni necessarie.
Contributo realizzato a cura della Direzione federale per la
custodia e la neutralizzazione in sicurezza delle armi chimiche presso
il Ministero dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa
05
06
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Arte
L'INTERVISTA/1
DAVIDE MONTELEONE
"Cerco quel legame
tra l'uomo e il potere"
L'esperienza in Russia, lo spirito della
popolazione. Davide Monteleone, autore del libro "Dusha" (Anima, ndr),
si racconta a Rbth.
Monteleone, prima di venire in
Russia quali erano le sue aspettative?
Il mio immaginario era creato
principalmente dalla letteratura russa, dall'arte visiva e architettonica e dagli stereotipi
del periodo sovietico. Ero curioso di esplorare un Paese che, per
me italiano, occidentale cresciuto
negli anni'80, era al di là della Cortina di ferro. Lontano, almeno negli
stereotipi, dalle abitudini politiche e
sociali dell'ambiente in cui sono nato
e cresciuto. Ero consapevole che il
Paese che stavo per visitare era in una
fase ben diversa da quella che avevo
letto nei libri e che mi avevano raccontato, ma, ciò nonostante, ero sicuro di poter ritrovare i segnali di molti
anni di storia a me familiare solo per
sentito dire.
Quali fotografi che lavoravano in Russia
ti hanno incuriosito e perché?
Una parte dell'immaginario si era alimentato di libri e da una certa cultura familiare. Nel 2000, il testo di Luc
Delahaye, "Winterreise" (Phaidon), un
lavoro realizzato negli anni successivi
alla caduta dell'Unione Sovietica, mi
colpì profondamente. Un racconto per
immagini che richiamava a "Delitto e
Castigo" di Dostoevskij. Ancora oggi
lo ritengo uno dei migliori lavori fotografici realizzati in Russia. Dopo quel
libro ero ancora più
curioso.
Cosa ti affascina maggiormente oggi
della Russia?
Quello che mi interessava anche all'inizio: la relazione tra l'individuo e il
potere delle Stato in uno spazio geografico estremamente vasto e non sempre ospitale. Sono curioso di capire
come le persone e il Paese si adatteranno ai cambiamenti che, se osserviamo la su storia, sembrano lenti ma
sono ricorrenti.
OBIETTIVO RUSSO
Pensi che lo sguardo dei fotografi russi
e stranieri su questo Paese sia diverso?
Penso che la fotografia in Russia sia
cresciuta incredibilmente negli ultimi
15 anni. La tradizione fotografica, in
particolare quella documentaria, è stata
segnata per anni dalle regole propagandistiche dell'uso dell'immagine. Diversamente dalla letteratura, che faceva largo uso della metafora e della
finzione per aggirare le restrizioni della
La Russia dieci-quindi anni fa era ancora
un posto quasi esotico per gli stanieri.
È d'accordo?
Era decisamente un
posto esotico. Un
paese che dopo 70
anni di Urss sembrava lontano anni
luce dalle origini
Europee che lo legavano al vecchio
continente. Un
Paese che stava vivendo una nuova
grande trasformazione sociale, economica, culturale. Per
i primi anni è stato
difficile combattere
gli stereotipi che
provenivano dal
passato, col tempo
credo di aver lasciato la superficialità
del mio sguardo per
una conoscenza più
profonda e più attenta ai dettagli.
Il tuo primo libro si chiama "Dusha"
(Anima), un concetto spirituale fondamentale per I russi. Cosa è secondo te?
Non credo di poter dare una definizione personale dell'"Anima russa" e
sarebbe troppo semplice citare Gogol,
Turgenev o Dostoevskij. Certamente,
invece posso dire di aver ritrovato, almeno in parte in me stesso, e probabilmente grazie alla mia permanenza
in Russia, alcune delle caratteristiche
descritte da questi scrittori: una "perversa" forma di nostalgia e malinconia, forse una strana attitudine ad accettare la sofferenza, gli eventi della
vita.
censura, la fotografia, nella sua specificità testimoniale, era legata ad un linguaggio quasi didascalico.
Le nuove generazioni di fotografi russi
hanno arricchito la fotografia di una
nota interpretativa significativa. Lo
sguardo dei fotografi locali sul proprio
Paese è certamente diverso, in molti
casi più interessante, proprio perché
capace di liberarsi degli stereotipi che
attanagliano gli stranieri. Invece gli ultimi hanno uno sguardo diverso. E un
ruolo testimoniale, in gran parte esaurito, lascia spazio a lavori interpretativi che richiedono una profonda conoscenza del soggetto esaminato.
Il simbolo
dell'Unione
Sovietica
sul muro
di un palazzo
a Murmask
Si tratta di uno
dei lavori
contenuti
all'interno di
Restricted
Areas
La Russia è rimasta a lungo per i fotografi italiani una terra esotica, selvaggia e proibita.
In epoca sovietica erano in pochi coloro che riuscivano a fissare sulla pellicola la vita del
Paese: la Cortina di ferro si chiudeva come l'otturatore di una macchina fotografica, senza
consentire alla luce di reagire al mondo esterno.
Il primo italiano a realizzare un progetto importante di fotografia documentaria sulla
Russia fu Piergiorgio Branzi. Negli anni '60 Branzi andrò in Unione Sovietica come corrispondente della Rai. Malgrado il suo ruolo gli permettesse di filmare il Paese nei suoi
molteplici aspetti, la fotografia rimase per lui la chiave privilegiata di accesso alla realtà.
Per molto tempo Branzi non ha mostrato gli scatti fatti a Mosca per non dare adito a strumentalizzazioni di tipo politico, desiderando che le sue fotografie fossero solo una testimonianza della quotidianità moscovita in trasformazione. La sua immagine di Mosca è
quasi lirica. Gli scatti mostrano i nuovi quartieri urbani in costruzione, le chiese e i monasteri nel cuore antico della città, circondati da case un po' fatiscenti. La collezione ha
dato vita al "Diario moscovita", che rivela agli stranieri un mondo umano, privo delle sue
aspre connotazioni geopolitiche.
Alla fine degli anni '60 giunse in Russia la troupe di Vittorio De Sica per le riprese del
film "I girasoli", portando al seguito il noto fotografo Tazio Secchiaroli (diventato il prototipo del paparazzo con il film "La dolce vita" di Fellini, ndr). Secchiaroli documentò le
fasi delle riprese, ma nelle immagini realizzate sul set finirono inevitabilmente anche persone comuni, come, per esempio, la scena in cui Sofia Loren, protagonista dei "Girasoli",
esce dalla metro Teatralnaya e viene ripresa insieme ad alcuni passanti.
Dopo gli scatti degli anni '60 seguì un lungo periodo di silenzio. Molti anni dopo, nel
1990, è arrivato il libro di Roberto Koch, "Istanti di Russia". Questo reportage testimonia
una fase di grandi cambiamenti: viene ritratto Eltsin che sventola la nuova bandiera russa
e si vedono i carri armati nelle repubbliche ormai ex sovietiche e la ginnastica mattutina
in un innevato Parco Gorky.
Dovettero trascorrere altri anni prima che la Russia catturasse davvero l'attenzione dei
fotografi occidentali. All'inizio del Duemila giunse a Mosca Davide Monteleone, che nei 15
anni successivi è divenuto il principale interprete visuale della Federazione. Suoi i progetti
russi che sfiorano il genere del documentario: al centro della narrazione visiva troviamo eroi,
di cui si raccontano le difficili condizioni di vita in un Paese in via di trasformazione. Uno
dei personaggi più amati da Monteleone, l'Oblomov, di Goncharov per esempio, diventa nelle
fotografie il fulcro attraverso cui l'artista cerca di indagare la complessità e il mistero dell'anima russa. E proprio "Anima" si intitola il suo primo libro, uscito nel 2007.
Un'altra spinta alla fotografia russa è data dall'apertura della Scuola Rodchenko, i cui
giovani diplomati negli ultimi anni vincono sempre più spesso prestigiosi concorsi fotografici internazionali. Come nel caso di Danila Tkachenko, autore di "Restricted Areas",
esposizione appena inaugurata a Roma alla Galleria del Cembalo. Tkachenko fotografa
edifici abbandonati in cittadelle segrete che un tempo erano importanti centri di ricerca
scientifica e altri simulacri della passata potenza sovietica sullo sfondo di paesaggi innevati. Vi sono poi i paesaggi urbani di Aleksandr Gronskij, che fanno venire i brividi.
L'artista ritrae uno spazio dalle dimensioni abnormi, che incombe sull'uomo, mentre la
natura sembra resistere alla civilizzazione. Elena Arbugaeva fotografa la sua città natale, Tiksi in Yakuzia, dove i colori stinti delle case sono l'unica macchia cromatica sullo
sfondo delle lontananze innevate. A differenza di quelle delle generazioni precedenti, le
fotografie di questi autori non intendono solo mostrare la realtà circostante, ma far luce
sui legami con essa.
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07
L'INTERVISTA/2 DANILA TKACHENKO
"Resto folgorato e ipnotizzato
dalle zone d'ombra del progresso"
DA VISITARE
I maggiori
eventi
in corso
Mostra • Cinquanta
opere. Tra icone
sacre, paesaggi
e nature morte.
L'eredità dell'arte
russa si svela a
Palazzo Medici
Riccardi di Firenze,
nella mostra allestita
dalla Russian
Academy of Art fino
al 28 dicembre
Esposizione • Fino al
13 febbraio, presso la
Galleria del Cembalo
di Roma, tre mostre
fotografiche, unite
sotto il titolo di
"Storie sovietiche",
racconteranno quasi
un secolo di arte e
storia i feriti
Il termine "Dusha", in russo, indica lo spirito. La radice di questa
parola è simile a quella del verbo
"respirare" in russo
ARCHIVIO PERSONALE (5)
Ballo • Per il quarto
anno l'Hotel St. Regis
di Roma ospiterà il 9
gennaio il Gran Ballo
Russo, la kermesse
che ricreerà le
atmosfere russe del
XIX secolo
I FOTOGRAFI
CHE HANNO
RAPPRESENTATO
LA STORIA
DI UN PAESE
CHE NELL'ULTIMO
SECOLO HA VISSUTO
PROFONDE
TRASFORMAZIONI
IN CAMPO SOCIALE
ANNA ARUTYUNOVA
Scopri la nostra nuova
sezione multimedia
› it.rbth.com/multimedia
Per tre anni Dani- la Tkachenko, giovanissimo talento della fotografia russa,
in linea con le tendenze più internazionali e contemporanee, ha viaggiato
attraverso il suo Paese e non solo. Dal
Kazakhstan alla Bulgaria, al Circolo
Polare Artico è andato alla ricerca di
quelle Restricted Areas, che dalla Seconda guerra mondiale alla caduta
dell'Urss sono rimaste segrete e mute.
Persino sulle carte geografiche.
La tua serie di fotografie "Restricted
Areas" sta avendo un grande successo in
Europa. Inoltre, alla Galleria del Cembalo di Roma è appena stata inaugurata una
tua mostra. Cosa ritieni abbia fatto
presa nel pubblico occidentale?
Non era il mio obiettivo creare
un'immagine particolare della
Russia. Questo progetto è piuttosto una riflessione personale sul rapporto tra uomo e progresso tecnologico. Credo che per il pubblico occidentale sia ben comprensibile il linguaggio visivo che utilizzo. Anche i
soggetti delle foto, che sono unici, fanno
la loro parte.
A cosa è dovuta la scelta dei soggetti?
L'idea è nata per caso. Ero in visita
da mia nonna, che vive in una città
chiusa, dov'è stata inventata la bomba
atomica. Ho saputo che negli anni '60
è avvenuto lì un disastro nucleare rimasto segreto. L'incidente ha contaminato una vasta area e i suoi abitanti si sono trovati a fare i conti con malattie croniche. Questo mi ha fatto riflettere sui pericoli del progresso tecnologico, capace non solo di condurre
a un futuro migliore, ma anche di fare
molto male.
Così ho deciso di cercare luoghi che un
tempo erano simbolo
del progresso, di innovazioni e scoperte
che poi nel tempo
sono quasi svanite nel
nulla.
Nel tuo lavoro recente hai cercato un unico
filo conduttore?
I soggetti si trovavano nei luoghi più disparati: Russia, Bulgaria, Kazakistan.
Dovevo raggiungerli
coi mezzi di trasporto più svariati, dall'aereo fino alle racchette da neve. Mi è capitato di investire
molto tempo aspettando le condizioni
climatiche giuste, perché gli inverni ora
non sono più nevosi come una volta.
Penso che anche questa sia una conseguenza del "progresso": il risultato
del riscaldamento globale. Ho scattato le foto solo in inverno e siccome gli
oggetti fotografati si trovavano molto
lontani tra loro, succedeva che il tempo
cambiasse radicalmente dal momento
in cui li osservavo fino al momento in
cui li raggiungevo.
Anche la tua prima serie sugli eremiti
parlava di luoghi quasi irraggiungibili,
dell'ambiente e della natura che circondano l'uomo. A cosa si deve il tuo interesse per questi temi?
Questo è il modo che ho di trattare la
mia personale delusione verso il mondo
contemporaneo. Attraverso questi progetti riesco a dare una struttura alla
realtà, come la vedo.
Quali fotografi hanno influenzato il tuo
stile?
Sono stati piuttosto classici della cinematografia come Robert Bresson,
Tarkovskij e Haneke a definire il mio
gusto. Mi ispiro poco alla fotografia,
ma sono a me affini artisti come Taryn
Simon e Nikolai Howalt.
Quali progetti di autori stranieri sulla
Russia hai apprezzato maggiormente
negli ultimi anni?
Mi piace Rus del fotografo Gert Jochems, che ha utilizzato il territorio
russo come modo per riflettere la sua
personale preoccupazione. Le sue immagini coincidono con la mia visione
del Paese. È sorprendente che siano
frutto di uno straniero.
In cosa si differenzia il modo in cui vedi la
Russia rispetto a un fotografo straniero?
Gli stranieri hanno uno sguardo più
distaccato, cosa che permette loro di
vedere cose che da dentro noi non percepiamo. Ma allo stesso tempo, questo sguardo esterno è spesso stereotipato.
08
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Religione
IL COMMENTO
Eventi Concerti e momenti culturali comuni
tra la Chiesa Ortodossa Russa e quella Cattolica
I rapporti fra
la Russia e il
Vaticano
Aleksandr
andr
Avdeev
deev
e
AMBASCIATORE
TORE
Fedeli nella
Chiesa di San
Nicola a Bari
durante una
funzione. Il
progetto della
chiesa è
dell'illustre
architetto russo
Aleksej Shchusev
ed è stato
pensato
nello stile
dell'architettura
sacra di Pskov
e di Novgorod
del XV secolo
Gli ultimi mesi hanno evidenziato rapporti sempre più
stretti tra il Patriarcato di Mosca e il Vaticano. Segno di un
avvicinamento che potrebbe aprire le porte a un possibile
incontro tra il Papa e il Patriarca.
NIVA MIRAKYAN
RBTH
La seconda metà del 2015 è stata un
periodo ricco di avvenimenti nei rapporti fra la Chiesa Ortodossa Russa e
la Chiesa Cattolica. Incontri, concerti,
mostre e pubblicazioni di libri dimostrano l'intenso sviluppo del dialogo
fra le due istituzioni religiose.
Fino al 30 dicembre il Palazzo della
Cancelleria a Roma ospiterà la mostra "La luce di Cristo illumina tutti".
Una personale del pittore russo Vasilij Nesterenko, che guida anche il Consiglio per la cultura del Patriarcato
di Mosca. Il coordinatore delle par-
rocchie del Patriarcato di Mosca in
Italia, il vescovo Antonij di Bogorodsk,
ha detto che la mostra rappresenta il
primo risultato del gruppo di lavoro
di collaborazione culturale fra la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolica di Roma.
Sempre nella capitale italiana, il 6
dicembre nella Basilica di Santa Maria
degli Angeli e dei Martiri, il pubblico
romano ha avuto l'occasione di assistere al concerto del coro della Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca, in
visita per partecipare alla festa patro-
nale della Chiesa di Santa Caterina
Martire. Fra le composizioni di musica sacra russa, il coro ha cantato opere
di Rakhmaninov e Chajkovskij.
Un'altra mostra importante, questa
volta fotografica, è stata "La missione
della Chiesa Ortodossa Russa nel
mondo contemporaneo" che si è tenuta nel Padiglione Russia dell'Expo di
Milano a settembre. L'evento ha illustrato "I Fondamenti del concetto sociale della Chiesa Ortodossa Russa",
un documento che offre risposte alle
sfide moderne, basandosi sulla Sacra
La Chiesa di San
Nicola a Bari,
risalente agli inizi
del XX secolo,
continua a essere
il principale
"ponte" tra la religione ortodossa
e l'Italia
LA FRASE
Hilarion
Alfeev
METROPOLITA, PRESIDENTE DEL DIPARTIMENTO
PER LE RELAZIONI ECCLESIASTICHE ESTERNE DEL
PATRIARCATO DI MOSCA
" EMANUELE CREMASCHI(2)
Da sempre
la missione
della Chiesa
sulla Terra era ed è
la salvezza dell'uomo per la vita
eterna"
RUSSIA BEYOND THE HEADLINES È
FINANZIATO DAL QUOTIDIANO RUSSO
ROSSIYSKAYA GAZETA. QUESTO INSERTO
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LA PARTECIPAZIONE DEI GIORNALISTI
E DEI REDATTORI DE LA REPUBBLICA.
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DELL'ATTIVITÀ PUBBLICITARIA E DAGLI
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MEZZI DI ENTI RUSSI. MANTENIAMO UNA
POSIZIONE DI REDAZIONE INDIPENDENTE E
RAPPRESENTIAMO DIVERSI PUNTI DI VISTA
RELATIVI AGLI EVENTI CHE COINVOLGONO
LA RUSSIA E IL RESTO DEL MONDO, GRAZIE
A MATERIALI DI QUALITÀ E AL PARERE DI
ESPERTI. FIN DA QUANDO È INIZIATA LA
NOSTRA ATTIVITÀ, NEL 2007, CERCHIAMO
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REDAZIONALI, MOSTRANDO I MIGLIORI
ESEMPI DI GIORNALISMO IN RUSSIA E
SULLA RUSSIA. IL NOSTRO OBIETTIVO È
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DELLA FEDERAZIONE RUSSA. OLTRE CHE
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Scrittura e sulle norme della sacra tradizione russa.
A Roma il pubblico ha inoltre potuto conoscere due libri rappresentativi della Chiesa Russa. La presentazione si è tenuta il 28 ottobre all'Associazione Stampa Estera di Roma. Si
tratta di "Santi di tutti i giorni" dell'Archimandrita Tikhon Sevkunov, edito
da Rubbettino Editore. Il volume contiene numerose storie vere legate al
Monastero Pskovo-Pecherskij e alla
storia della Chiesa Russa attorno al
crollo dell'Unione Sovietica. Ha già
venduto oltre due milioni di copie in
16 paesi.
L'altro libro, "La parola del Pastore", scritto dal Patriarca di Mosca e di
tutte le Russie Kirill ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è stato presentato al Collegio Teutonico in Vaticano il 18 settembre. Il volume raccoglie gli interventi evangelici che Kirill
aveva fatto in TV mentre era ancora
Metropolita di Smolensk nel 1994. Il
Metropolita Hilarion, presidente del
Dipartimento per le relazioni estere del
Patriarcato di Mosca, ha detto mentre
presentava il libro che, "nonostante il
libro sia stato scritto da un russo, quello di cui parla il Patriarca ha una dimensione universale".
Per saldare ulteriormente i rapporti fra le due chiese, prima di presentare il libro del Patriarca, il Metropolita Hilarion aveva incontrato il Cardinale Angelo Scola a Milano. I due
alti ecclesiastici hanno parlato del potenziale incontro fra Papa Francesco
e il Patriarca Kirill, che, secondo il metropolita, dovrebbe tenersi "in un territorio neutrale, come è desiderio reciproco dei capi di entrambe le Chiese. Auspichiamo che questo incontro
avvenga presto". Sarà il 2016 l'anno
dell'evento atteso da secoli?
P
er la Russia, lo Stato del Vaticano
è un partner importante e interessante. Si tratta di uno dei maggiori centri spirituali e religiosi del
mondo. Alla base della sua politica di Stato
ci sono sia gli interessi globali legati alla situazione dei cristiani in ogni continente, sia
le norme cristiane della moralità. Per noi è
inoltre importante che il Vaticano sia interessato a rafforzare il diritto internazionale,
la stabilità e la sicurezza, la regolarizzazione dei conflitti in modo pacifico. Tutto ciò
è diventato argomento di serie consultazioni tra i nostri servizi diplomatici.
La Federazione Russa e il Vaticano hanno
una visione comune sulle nuove minacce
e sulle sfide del XXI secolo. Il discorso riguarda i pericoli passati, come la troppa
militarizzazione, la corsa agli armamenti, la
minaccia della violazione dei regimi di non
proliferazione e così via. Nel mondo contemporaneo sono apparse nuove sfide come
il terrorismo in tutte le sue forme, l'estremismo religioso, il traffico di droga, la divisione del mondo in poveri e ricchi. Sia in
Russia, sia in Vaticano risuona in continuazione il pensiero dell’ingiusto assetto mondiale. Entrambi gli Stati sono interessati a
un rafforzamento del ruolo dell'ONU, all'introduzione nel diritto internazionale di
norme morali cristiane, per contenere l'incontrollabile globalizzazione.
Ciò elencato finora è sufficiente per immaginare un ampio campo di possibilità per
una collaborazione politica e diplomatica
dei nostri due Stati. Ovviamente, sullo sfondo delle nostre relazioni interstatali ci sono
i rapporti tra cattolici e ortodossi, il dialogo
tra il Vaticano e la Chiesa russa ortodossa.
Negli ultimi anni questo dialogo è ripreso,
è diventato più attivo e, direi, "spirituale".
Si tratta di un termine un po' insolito, ma
fa riferimento a un calore cristiano, sul clima
del quale oggi dialogano e conversano i
sacerdoti di entrambe le Chiese. Esse, tra
l’altro, hanno anche un ventaglio di temi
per un dialogo simile a quello dei diplomatici.
Oltre alle questioni teologiche, i cristiani cattolici e ortodossi esprimono preoccupazione per l'aumento, in Europa e negli Stati
Uniti, di valori neoliberali, che minacciano
di distruggere l'identità cristiana e livellare
l'originalità e la ricchezza delle culture di
intere nazioni.
Viene da pensare che tutti questi alti interessi, e il desiderio di cooperare in nome
della giustizia, siano diventati la base per
buoni rapporti personali tra Papa Francesco e il Presidente Vladimir Putin.
L'autore è Ambasciatore della Federazione russa presso la Santa Sede ed il Sovrano
Militare Ordine di Malta, ex-ministro della
cultura della Federazione russa (2008 2012)
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