newsletter 38-2010

Transcript

newsletter 38-2010
N
NE
EW
WS
SL
LE
ET
TT
TE
ER
R3
38
8--2
20
01
10
0
__________________________________________
NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
VIVERE SPARANDO
di Maurizio Chierici
Per quattro anni i ministri La Russa e Gelmini hanno trasformato “qualche liceo della
Lombardia” in laboratori discreti dove collaudare il progetto Allenati per la Vita.
“L‟entusiasmo degli studenti” li ha convinti a inaugurare l‟anno scolastico con la novità
che provvisoriamente riordina le classi in pattuglie e i licei in brigate.
Nessuno si inquieta: memoria dei campi Dux lontana, i ragazzi non sanno, i padri ne hanno
sentito parlare, archeologia degli anni neri perduta nel ridicolo della storia. Ma con le facce
africane in agguato nelle nostre strade, la pratica delle armi diventa necessaria. Qualcuno si
preoccupa, altri la prendono sul ridere: lezioni da passo di giaguaro, pernottamento in luoghi
ostili come i marines allenati a succhiare farfalle attorno alla Scuola delle Americhe nelle
foreste di Panama. Andiamo... Ma poi La Russa (che ha un bel naso) fa un passo indietro.
“Durerà fino a giugno, poi decideranno”. L‟ironia invita a non prenderlo sul serio. Attenzione,
vent‟anni fa ridevamo del celodurismo del senatur, ecco come siamo ridotti. Il racconto di un
insegnante di Lambrate fa capire su quale filo stiamo correndo. Sfoglia il diario di uno studente
coinvolto nei training day. Operazione check-point: militari in pensione spiegano come si fa a
tenere d‟occhio le auto sospette.
L‟ordine è diffidare sempre e di tutti ripiegando la generosità della giovinezza nel sospetto di
un nemico immaginario senza il quale i più deboli non sopportano la vita. “Ho provato
l’emozione di appoggiare la canna del fucile sul petto di un manichino dalla faccia nascosta
sotto il passamontagna...”. La signora non nasconde il disagio ma il ministro annacqua:
conferma solo la mini naja delle tre settimane in caserma per far innamorare gli insicuri alla
vita militare. “Finito l’anno scolastico, decideremo”.
I primi della classe possono arrotondare la busta paga col salario della paura in Afghanistan o
nei campi delle guerre che chiamiamo di pace dove si continua a morire nell‟ipocrisia della
“difesa della patria”. Bisogna dire che quando tornano morti il viaggio è gratis, gratis i funerali
di Stato, gratis le psicologhe in divisa: sottobraccio ad orfani e vedove li imboccano con le
parole da piangere in Tv.
Poi c‟è la commozione del Gianni Letta in prima fila (anche il Cavaliere, se i caduti sono tanti)
ad ascoltare l‟aria fritta dei cappellani militari: sacrificio per la patria, eccetera. Con discrezione
evitano di ricordare che chi non c‟è più rischiava la pelle alla conquista di una paga normale.
Adesso il dubbio: tagliare la vecchia scuola per insegnare la
cultura della guerra? Coi venti milioni regalati a La Russa per
le vacanze in caserma, mille dei ricercatori che agitano le
piazze continuerebbero a scoprire il futuro.
L‟Italia è al penultimo posto nelle graduatorie Ocse: briciole di
finanziamenti alle università.
La crisi Gelmini cancella le cattedre e impedisce la ricerca, ma i 20 milioni di La Russa non si
toccano. Il quale va a far spesa col carrello delle massaie: quei 13 miliardi per far volare 131
caccia bombardieri Joint Strike Fighter (per bombardare chi?) e un miliardo e 350 milioni
l‟anno alle truppe delle guerre di pace, chissenefrega dell‟articolo 11 della Costituzione che
proibisce di “attraversare in armi le patrie frontiere”.
Sarà ancora il sud a riempire le caserme: un ragazzo sì e uno no è senza speranza. Imparerà
ad odiare, a sparare, magari a uccidere. Intanto comincia con le pistole ad aria compressa.
(da Il Fatto Quotidiano - settembre 2010)
DAL VENEZIANO, UNA PROPOSTA PER PREVENIRE LE
CONTRAFFAZIONI
E‟ nella tecnologia delle radiofrequenze, l‟arma in più che il “made in Italy” può mettere in
campo per difendere la propria immagine e combattere la contraffazione sui mercati di tutto il
mondo. Questo il messaggio emerso con forza dalla presentazione della proposta progettuale
di “RFId Soluzioni”, avvenuta nella sede della Confindustria Venezia. Il raggruppamento di
imprese RFId Soluzioni ha nella veneziana Novarex, con sede a Martellago, la propria capofila.
Il progetto è assai semplice: un bollino non più grande di un‟unghia può „dialogare‟ via
radiofrequenza con un lettore e può di volta in volta essere aggiornato. Il principio è lo stesso
del telepass o del sistema IMOB presente sui mezzi di trasporto in alcune città italiane (ad
esempio, sugli autobus ed i vaporetti A.C.T.V. a Venezia). A ciò, l'etichetta RFId può
aggiungere informazioni sulla fabbricazione, i passaggi commerciali, le garanzie per il
consumatore; il tutto in modo assolutamente non duplicabile: ogni bollino ha una sua identità
univoca e due prodotti non potranno mai più essere uguali tra loro.
Due gli esempi di applicazione RFId presentati, come esempio: i vini Ornellaia in Toscana ed il
prosciutto di San Daniele. L‟insieme di aziende RFId Soluzioni (Novarex, etichettificio; Ase,
produttore e distributore di sistemi di identificazione automatica; Softwork, focalizzata sul puro
hardware RFId; Newtone, elaborazione di sistemi informatici e dei processi alle applicazioni
mobili per palmari) studia soluzioni su misura: scegliendo la strada della connessione ad un
unico database centralizzato oppure integrando i dati del bollino anche ad altri processi, quali
quelli connessi allo stoccaggio od alla logistica dei prodotti.
Lotta alla contraffazione quindi, ma anche una garanzia assoluta per i consumatori: il “tag”
(questo il nome del bollino) può contenere una considerevole mole di dati sulla fase di
produzione, ma anche conservarli per le successive fasi di manutenzione (come lavare quel
capo di abbigliamento, ad esempio). Leggere questi dati diventerà sempre più facile, anche in
casa: già oggi i lettori hanno un costo accessibile, ma entro breve questa funzione sarà
integrata nei più comuni telefonini (in Giappone è già realtà).
La conclusione è facile: prevenire la contraffazione si può. Basta volerlo...
(da Asterisco Informazioni - settembre 2010)
QUI SI FA L'ITALIA, O SI MUORE
Fino a non molti anni fa, l'Unità d'Italia faceva sicuramente parte di quelle "cose vecchie" che
tutti conserviamo nella soffitta della memoria, oggetti ricoperti da una nobile patina di antichità
che ce li rende amichevoli ma, allo stesso tempo, un po' banali: un vecchio dall'aria ieratica,
che somiglia indubbiamente a Babbo Natale, stringe la mano ad un corto e impettito sovrano
savoiardo, questa la scena, collocata in un passato senza tempo in cui barbe, baffi e favoriti la
facevano da padrone.
Da qualche anno a questa parte, invece, le virulente derive secessioniste di un'Italia a doppio
passo di "sviluppo" hanno drammaticamente riattualizzato il tema, ponendo a tutti il problema
di cosa fare di questo dimenticato cimelio; mentre sciovinismi e xenofobie d'accatto imperano
da ogni parte, la disgregazione sociale e territoriale avanza a passo di carica, rianimando
l'incubo anacronistico di un risorgimento da campanile - o meglio, da marciapiede - che, nel
generale vuoto progettuale della politica, prende il posto degli "ideali" e dei "valori" di un
tempo. Non è facile rispondere a questa terribile utopia che, come Il Mondo Nuovo di Huxley,
fa appello agli istinti più brutali della specie umana: l'individualismo gregario, la follia
scientifica, la truce bonomia, il crimine perbenista; o almeno, non è facile rispondervi senza
ricadere nell'immaginario della antologia passatista, fatto di fedi giustificate solo dalla propria
persistenza o dal terrore che genera l'idea stessa di perderle.
Ma forse un modo c'è: basta riformulare i termini della questione,
individuando il senso vero dell'Unità non negli uffici prefettizi ereditati dallo
Stato sabaudo, ma nelle dinamiche reali di solidarietà - sociale, economica,
culturale, etnica, linguistica… - che in quello Stato e nel nostro sono nate (e
continuano a nascere) a volte grazie, a volte malgrado e a volte anche
contro l'Unità amministrativa il cui 150° si celebra il 26 Ottobre; un'Unità,
dunque, non da commemorare o da salvaguardare, ma da costruire ex novo
su basi estremamente lontane da quelle militari e finanziarie di cui si nutrì
l'Unità del 1860: un'Unità nuova fatta di uguaglianza, di cooperazione, di
compartecipazione alle scelte e di condivisione del futuro; di tutela dei beni
comuni, valorizzazione delle differenze, convivialità attiva e pacifismo
militante.
È questa l'operazione a cui pensavamo quando abbiamo deciso di partecipare alle
celebrazioni indette a Teano nella settimana dell'anniversario: non una riesumazione ideale
ma una ri-costruzione materiale, una riattivazione della memoria che, mettendo capo ad un
costrutto di senso, apra strade inusitate al ritorno ad una dimensione di progettualità che
sembrava definitivamente perduta; ed è in questo senso che ritroviamo le parole - memorabili
- di quel venerabile vecchio dalla barba bianca, per rivolgervele come un appello pressante:
«qui si fa l'Italia, o si muore».
(dalla Newsletter di Nuovi Municipi - settembre 2010)
IL TRIBUNALE ORDINA LA DISTRUZIONE DEL CAMPO OGM
Sarà distrutto il mais transgenico di Pordenone: un decreto penale
condanna l‟agricoltore a 25 mila euro di sanzione e alla confisca del
campo-pilota.
Il tribunale di Pordenone sceglie la linea della Procura e condanna Giorgio
Fidenato per la semina di mais OGM. Lo fa con un decreto penale di condanna
che impone 25 mila euro di sanzione, la confisca del campo di Fanna – tre ettari e mezzo dove
ad aprile è stato seminato mais transgenico – e la distruzione del raccolto.
Il provvedimento non è ancora stato notificato a Fidenato e al suo legale, Francesco Longo, ma
l‟avvocato dice di esserne a conoscenza mentre dalla procura arriva la conferma che i contenuti
del provvedimento sono quelli richiesti dalla pubblica accusa. Ma con la decisione del GIP del
tribunale di Pordenone, Piera Binotto, la vicenda può dirsi però tutt‟altro che conclusa. La
battaglia di diritto prosegue così come quella politica e di principio. Sul tavolo c‟è una
normativa europea che contrasta con quella nazionale, ci sono i piani di coesistenza che
dovrebbero far capo alle Regioni (così dice una sentenza della Corte Costituzionale) e che
secondo recenti interpretazioni la normativa europea stessa starebbe rivedendo.
«Naturalmente presenteremo opposizione al decreto – commenta l‟avvocato Longo – fondando
la nostra difesa su quello che abbiamo sempre sostenuto ovvero che la semina è avvenuta nel
rispetto della normativa europea, senza contravvenire le regole. A questo punto siamo
sicuramente davanti a una battaglia di forma, ma che è anche di sostanza perché sugli OGM si
è scatenata una guerra di religione sulla base di interessi importanti e diversi mentre sul tema
bisognerebbe dare maggiore spazio alla scienza».
E se per l‟avvocato è presto per capire quali saranno le prossime tappe della battaglia legale
(«attendo prima di vedere il provvedimento») Fidenato spera che almeno la distruzione del
mais possa essere impedita attraverso l‟opposizione del decreto. «Spero che, in attesa che si
concluda l‟iter giudiziario, il mais possa essere raccolto e intanto stoccato in un deposito. La
prima varietà dovrebbe già essere raccolta, le altre due hanno ancora bisogno di maturare».
Ma a fare pressioni sulla giustizia e sull‟accelerazione dell‟applicazione del decreto sono i
disobbedienti che, dopo aver distrutto il campo di Vivaro lo scorso 9 agosto, domani
manifesteranno davanti al tribunale di Pordenone per dire: «Anch'io voglio che il campo di
Fanna sia distrutto in nome dell'inammissibilità della presenza degli OGM nei nostri territori. La
terra e la vita non sono in vendita».
«Con la distruzione del campo di Vivaro abbiamo affermato materialmente che non ci può
essere spazio per gli Organismi Geneticamente Modificati nei nostri territori – rivendica
l‟associazione Ya basta che raccoglie i No Global del Nordest – e sradicare quel mais è stato un
contributo alla lotta di tanti uomini e donne che in tutto il mondo si oppongono al controllo
delle multinazionali come Monsanto, Basf, Syngenta, sull'agricoltura, sulla terra, su tutto il
vivente attraverso la logica della proprietà e dei brevetti.
È stato un modo per affermare che nessun ”apprendista stregone”, né Fidenato né altri, può
giocare con il nostro futuro. La discussione che si è aperta ha dimostrato
quanto vasta sia la condivisione e la convinzione che non si può convivere con
gli OGM».
(da Il Piccolo di Trieste - settembre 2010)
Come andrà a finire???? ecco due “pro”:
COESISTENZA OGM. GALAN: FARÒ IO
“Se le Regioni italiane non daranno via libera alla coesistenza tra colture tradizionali,
biologiche e geneticamente modificate, lo farò io”.
Così il ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan giovedì 23
settembre. "Sono per autorizzare la ricerca", ha detto in un'intervista a
Reuters Galan che, a differenza dei suoi predecessori (di centrodestra e
centrosinistra) alla guida del ministero, non è contrario all'uso degli
organismi geneticamente modificati. "In questo momento sono le Regioni
che devono fare il piano di coesistenza (tra colture), e devono dirmi dove si
può e se questo non succede - ha spiegato - lo Stato dovrà sostituirsi, sulla base delle ultime
direttive europee e di una sentenza del Consiglio di Stato".
La riunione degli assessori regionali all'Agricoltura che devono indicare i criteri per la
coesistenza delle diverse colture è fissata per il 30 settembre.
IL COMMISSARIO ALLA SALUTE U.E. E GLI OGM: " NON ABBIAMO
INTENZIONE DI ASPETTARE"
Il commissario europeo alla Salute e alle politiche dei consumatori John
Dalli ha detto di voler sostenere nuove norme sulle coltivazioni di organismi
geneticamente modificate (OGM): "Il processo andrà avanti, sta andando
avanti. Non abbiamo intenzione di aspettare". Con la nuova normativa
soglia di tolleranza a 0,3%.
Il commissario, lo riporta la Reuters, si è detto disponibile a modificare le
nuove norme proposte a luglio, per ottenere il supporto della maggioranza dei governi e dei
parlamentari UE, ma ha escluso una riforma dell'intera normativa Ue sugli OGM, preferendo
piuttosto il sistema attualmente in vigore che ha consentito negli ultimi 12 anni la coltivazione
di due soli tipi di OGM.
Nel frattempo, secondo Dalli, la Commissione continuerà ad utilizzare unilateralmente il suo
potere per autorizzare delle tipologie di coltivazioni e di importazioni, laddove i governi locali
non riescano a prendere decisioni in merito.
A fine anno, l'organo esecutivo dovrà prendere una decisione per rinnovare l'autorizzazione del
mais 810 della Monsanto, la coltivazione OGM più diffusa a livello europeo. Ma se i gruppi
ambientalisti lo accusano di sostenere una politica schierata a favore degli OGM, dopo che il
commissario ha approvato a febbraio la patata "Amflora", sviluppata dalla tedesca Basf e
protagonista di un episodio di "contaminazione" in Svezia. Delli si difende sostenendo di voler
solo stare al passo con l'innovazione: "Se l'Europa dirà 'no' a tutto ciò che è nuovo, ci
troveremo a navigare in acque stagnanti", ha detto, precisando di aver aperto un'inchiesta
sull'episodio svedese.
Dalli ha detto che nelle prossime settimane la Commissione si attiverà per dare una "soluzione
tecnica" anche alla questione della presenza di OGM nei mangimi importati dai paesi europei.
La politica di tolleranza zero promossa finora dall'Unione Europea ha infatti sostanzialmente
bloccato le importazioni di mangimi dagli Usa nell'agosto 2009, perché sono state spesso
riscontrate percentuali di OGM. La nuova normativa, oltre a uniformare i sistemi di controllo
degli stati membri, vorrebbe introdurre una soglia di tolleranza dello 0,3% di OGM.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - settembre 2010)
LA POLIFONICA VITALIANO LENGUAZZA PER MEDICI
CON L’AFRICA CUAMM
La nota compagnia di musicisti goliardi in un concerto di raccolta
fondi per l‟Africa.
Domenica 3 ottobre la Polifonica Vitaliano Lenguazza si esibirà nel suo
famoso repertorio goliardico in un concerto all’aperto nel parco di Villa
Pisani a Vescovana (PD).
Obiettivo della giornata, oltre a quello di trascorrere un pomeriggio in
amicizia nello splendido contesto della settecentesca Villa Pisani,
raccogliere fondi da destinare ai progetti di Medici con l’Africa CUAMM
(http://www.cuamm.org/index.php).
La Polifonica Vitaliano Lenguazza, sorta nel 1959 ad opera di alcuni
goliardi, nasce per conservare motivi tradizionali, altrimenti fatalmente destinati a disperdersi
nel tempo. Questo obiettivo è stato raggiunto in maniera così perentoria e così piena di
originalità che oggi il complesso si trova autorevolmente inserito nella scena musicale
contemporanea.
A rendere ancor più piacevole l’appuntamento, abbinata al concerto vi sarà una degustazione
di prodotti tipici.
Scarica QUI la locandina dell'evento
Per informazioni e prenotazioni:
348-314.4897 (09,00-20,00) // Medici con l'Africa CUAMM, tel. 049-875.1279 (09,00-17,00)
Bar “da Mario” al Bo, tel. 049-827.3330 (09,00-17,00) // in Villa Pisani il giorno stesso.
DISOCCUPATI DELLA MARCA, "SI OFFRONO" SUL WEB
Sono tantissimi i trevigiani che si rivolgono al sito Subito.it, dove il lavoro si cerca
come su un‟asta online. Spesso gli annunci sono disperati e raccontano l‟emergenza
meglio di tante statistiche
TREVISO. «E' urgente, ho famiglia». «Aiutatemi, sono disoccupato». «Va bene qualsiasi
lavoro». E' come la spiaggia in cui il naufrago scrive un enorme «SOS». Ma l'emergenza, in
questo caso, si chiama disoccupazione. C'è un sito, nato come e-Bay per vendere l'auto usata
o il divano, che ora raccoglie la disperazione dei senza lavoro.
Si chiama «http://www.subito.it». Nella pubblicità
che gira in tivù, un uomo alto alto lo usa per
vendere l'attico perché sbatte la testa contro il
soffitto. I trevigiani che lo frequentano, però, la
testa non sanno più dove sbatterla. Disoccupati,
cassaintegrati, in mobilità: il sito di annunci diventa
l'ultima speranza per "vendere" se stessi, la propria
capacità di lavorare. Se gli uffici di collocamento si
limitano al «la chiamiamo noi» e il giro delle agenzie
interinali sembra un pellegrinaggio laico senza
speranza,
l'ultima
carta
è
internet.
Va bene tutto. «Qualsiasi lavoro, basta che sia serio». E' il leit-motiv di quasi tutti gli
annunci, forse il vero termometro della crisi e di come ha abbassato l'asticella delle
aspettative. Chi cerca lavoro non fa lo schizzinoso, non può permetterselo. «Cerco qualsiasi
lavoro, basta che sia serio - scrive Damiano nel suo annuncio - in gastronomia, bar,
magazzino, macelleria, come modello, anche onoranze funebri». Lo abbiamo chiamato. «Oggi
come oggi, è chiaro che accetterei qualsiasi lavoro - ci dice Damiano al telefono - perché è da
un anno e mezzo che sono disoccupato».
Il suo ultimo lavoro è stato nel reparto macelleria di un supermercato. Damiano convive, la sua
compagna lavora, «per fortuna». Ma lui no, da troppo tempo. Lo si capisce quando gli
chiediamo che lavoro sogna di trovare, e lui ribadisce: «Va bene qualsiasi lavoro». Su quel sito
era andato per vendere i quadri dipinti dal padre. Poi ha capito che poteva servire ad altro.
Altro caso emblematico è quello di Luisella, 27 anni, madre di due bambini: sa usare il
computer, «buona conoscenza di Autocad 2D», dice. Ma, pur di lavorare, accetta anche di fare
le pulizie.
Urgente. Altra parola che torna come un mantra, nella speranza che funzioni davvero:
«urgente». Non importa quale lavoro, ma importa che arrivi presto. Subito, possibilmente,
come il nome del sito.
«L'ultimo lavoro che ho fatto è stato l'animatore in un villaggio turistico», ci racconta Marco,
che ha messo un annuncio dal titolo «Qualsiasi lavoro urgentemente». Diplomato, 31 anni,
conoscenza dell'inglese: il suo profilo non sembra affatto da emarginato del mercato del
lavoro.
Oggi, però, è durissima per tutti. «Ho lavorato come manovale piastrellista - ci racconta Marco
- come archivista al ministero delle Finanze, centralinista, magazziniere. Oggi non trovo nulla».
Urgente perché? «Eh, perché l'affitto e le bollette sono da pagare, volenti o nolenti. Ho girato
diverse agenzie, ma nulla».
I profili. Di tutto di più, tra i profili, sintomo di una crisi cinicamente democratica. Operai
disoccupati, giovani che non trovano una prima occupazione, sessantenni, stranieri,
magazzinieri, autisti, per non parlare della miriade di signore che si propongono per fare le
pulizie, stirare o assistere gli anziani.
Molti mettono la foto, proprio come se vendessero una Lambretta. E c'è anche chi si prende
avanti col lavoro (cercato): Luigi lavora al reparto imballaggi di una ditta che produce lampade
da interni. E' in cassa integrazione, ha capito che la fabbrica probabilmente lo licenzierà o
addirittura sarà costretta a chiudere. «Per questo ho già iniziato a guardarmi attorno - ci dice
Luigi al telefono - ma al momento non ho trovato nulla. Ho fatto diversi giri nelle agenzie, però
a vuoto. Siamo in tanti, e tanti sono gli stranieri. Si tengono il curriculum, mi dicono "la
chiameremo noi"».
Disperato. Non ci si sta quasi dietro a contarli. Mentre scriviamo queste righe, compare un
altro annuncio, il diciottesimo di giornata. Sono le 16.33, a firmarlo è Giorgio. E' giovane,
chiede di lavorare nel settore dei computer. «La paga può essere anche minima», dice, e
subito dopo spiega il perché: «Sono disperato».
(da La Tribuna di Treviso - settembre 2010)
3 OTTOBRE 2010: TORNA A PADOVA EL BIOLOGICO IN PIASSA!
Dal lontano maggio 1988 ogni anno, per ormai 2 volte l‟anno, a primavera ed alla prima
domenica di ottobre, Piazza dei Signori ospita uno dei più significativi “EXPO” del biologico
locale e nazionale, El Biologico in Piassa.
La prima domenica di ottobre da una decina d‟anni coincide anche con la BIODOMENICA
nazionale, sostenuta da AIAB, Coldiretti e Legambiente. Oltre agli apprezzati produttori agricoli
biologici locali, che espongono e propongono le loro produzioni ed i loro servizi, il quadro è
completato da fornai, casari, artigiani ed una folta rappresentanza di Associazioni ed Enti, tutti
con proposte connesse all‟agricoltura biologica, al commercio equo e solidale, all‟alimentazione
naturale ed allo sviluppo sostenibile in genere.
Ormai vengono utilizzati gli spazi anche dell‟adiacente Piazza dei Frutti, tale è la mole e la
richiesta degli espositori, oltre al consueto grande afflusso di un pubblico affezionato ed
interessato. Infatti ancora una volta la Città di Padova ed i suoi dintorni si dimostrano aree
molto sensibili alle proposte di El Biologico in Piassa, e grande é la soddisfazione degli
espositori, non tanto e non solo per i volumi delle vendite, quanto per la qualità delle relazioni
che si stabiliscono con il pubblico.
Un impegno, questo della “qualità”, alias credibilità e fiducia, che l‟Associazione Italiana per
l‟Agricoltura Biologica del Veneto – AIAB Veneto - e l‟Associazione “El Biologico in Piassa”,
organizzatrice (fono 049/627100 // e-mail [email protected]), traducono
anche in controllo e certificazione degli espositori, affidando ad ICEA (Istituto di Certificazione
Etica ed Ambientale) la verifica dei canoni obbligatori per la partecipazione all‟evento.
Sul piano economico la manifestazione è sostenuta prevalentemente dalle quote degli
espositori, con gli interventi della Camera di Commercio e del Comune di
Padova, con gli Assessorati al Commercio, alla Cultura ed all‟Ambiente.
Varia ed interessante durante la giornata è anche la rassegna di
opportunità di carattere culturale, musicale e ricreativo. Novità sono la
possibilità di visita alla neo restaurata Torre dell‟Orologio e lo spettacolo
de “I Fantaghirò” sulle vicende dell‟antica e famosa famiglia padovana dei
Carraresi.
Così come tutto ciò che appare nel programma allegato: dalle proposte
dell‟Associazione Bio Rekk, a quelle de La Biolca, de El Tamiso, del Laboratorio teatrale
Teatronove, del gruppo musicale “MAMA‟S” e della stessa AIAB Veneto, sull‟Orto d‟inverno.
Saranno presenti anche i padiglioni di Veneto Agricoltura sulle ultime novità regionali in tema
di agricoltura biologica, poi di Greenpeace, Legambiente e WWF per la raccolta di firme contro
la follia italiana del nucleare. Tutto questo e non solo, venire per credere!
La conclusione sarà come di tradizione a base di patate americane, zucca al forno, caldarroste
e vin bon ….. tutto rigorosamente bio! Clicca qui per vedere il volantino con il programma
NdR: Domenica sarà presente il banchetto della raccolta firme per la legge di iniziativa
popolare per le energie rinnovabili e contro il nucleare, dove sarà possibile firmare dalle 10:00
alle 18:00.
L‟approvazione di questa legge consentirebbe al nostro paese di conquistare una reale
autonomia energetica perché da un lato, promuovendo usi razionali dell‟energia, ne ridurrebbe
il fabbisogno, e dall‟altro perché produrrebbe l‟energia necessaria con le uniche fonti di cui
l‟Italia resterà sempre veramente ricca: cioè il sole, il vento, le biomasse, la forza dell‟acqua
fluente e il calore che scorre sotto terra.
Franco Zecchinato – AIAB
NON MANCATE DI VENIRCI A TROVARE !!!!!
(da Ecopolis Newsletter - settembre 2010)
ADIGE: PIÙ ACQUA = PIÙ SICUREZZA E MENO
COSTI
Alzare il livello del fiume Adige, migliorando sicurezza
idrogeologica ed ambiente: è il progetto presentato a Legnago
dal presidente del Consorzio di bonifica Veronese, Antonio
Tomezzoli, all'assessore all'ambiente della Regione Veneto,
Maurizio Conte.
L'Adige è il secondo fiume d'Italia e la prima risorsa idrica del
Basso Veneto, ma sta "morendo" a causa del continuo abbassamento del fondale: in media,
ben 6 metri in circa 50 anni (in alcune zone anche oltre 8 metri!); tale fenomeno sta avendo
importanti conseguenze sulle attività agricole, dato che l'acqua irrigua deve essere pompata
dal fiume con notevoli costi e non più semplicemente derivata dai sifoni (a costo zero), come
accadeva una volta.
Inoltre ci sono gravi problemi di sicurezza idraulica: l'erosione dell'alveo mina, infatti, la
stabilità delle fondazioni dei ponti, come è già accaduto a Legnago e sta ora accadendo ad
Albaredo. L‟Ente consortile ha così predisposto uno studio di fattibilità per "stabilizzare" il fondo
del fiume, riportandolo al livello del 1996, mediamente 2 metri più alto rispetto all'attuale
quota. Il progetto pilota prevede la realizzazione di una o più “soglie”, cioè muraglioni
subacquei in pietra, che attraversano l'alveo e ne stabilizzano il fondo. “E' un progetto, che
certo dovremo prendere in considerazione – commenta l'assessore Conte – si potrebbe
ampliarlo, creando salti d'acqua per produrre energia idroelettrica”.
Lo studio di fattibilità delle prime 2 soglie è stato già approvato dall'Autorità di Bacino
dell'Adige, ma ora è fermo in attesa di uno studio di fattibilità, esteso a tutto il tratto di fiume
da Zevio fino al mare. “L'Adige – spiega il direttore, Roberto Bin - di fatto non è più un fiume:
è diventato un vero e proprio canale regolato, giacchè tutta l'acqua proviene da bacini
idroelettrici del Trentino Alto Adige.
Ne è stata così modificata la struttura e la vita naturale: venendo meno l'apporto di detriti
provenienti da monte, il fondo si è sempre più abbassato nel tratto di pianura”. Il progetto ora
presentato prevede la costruzione di una prima soglia in pietrame nella zona di Legnago;
qualora i risultati non fossero soddisfacenti, la briglia potrà essere rimossa senza alcun danno
ambientale.
(da Asterisco Informazioni - settembre 2010)
GERMANIA. IL FUTURO SARÀ DEL BIOLOGICO
Il futuro delle aziende agricole non sarà più legato solo ai prodotti agro-alimentari per i
supermercati e per l'industria alimentare. Presto si produrranno anche fibre vegetali per mobili
e vestiti e materie prime per le medicine. Nella ricerca del metodo migliore di coltivazione
agricoltori convenzionali e biologici hanno unito le loro competenze.
Questa e' l'economia biologica del futuro: agricoltori, scienziati e industria coopereranno per
garantire la produzione di alimenti ed energie più pulite indipendenti dalle materie prime
fossili. Lo scopo principale dell'agricoltore non sarà più solamente ottenere un raccolto ricco.
Questa settimana una commissione di scienziati tedeschi specializzati incaricati dal ministro
della ricerca, Annette Schavan, e dal ministro dell'agricoltura, Ilse Aigner, hanno presentato
una ricerca sull'agricoltura del futuro. Gli esperti hanno assicurato che ci saranno nuove
discipline e nuovi metodi auspicando inoltre più competitività in Germania.
(da Bioagricultura Notizie - settembre 2010)
AUSTRIA. AUMENTANO GLI AGRICOLTORI BIOLOGICI
Nell‟ Austria inferiore il numero degli agricoltori biologici è notevolmente aumentato. La
Federazione degli agricoltori biologici trenta anni fa contava trenta membri, ora ne conta
4.300, tutti con lo scopo di conquistare una fetta più ampia di mercato. Trenta anni fa lo
sviluppo dell'agricoltura biologica veniva considerato un'utopia.
Gli stessi agricoltori oggi vengono considerati pionieri, che hanno saputo anticipare i tempi.
Nell'arco di trenta anni gli agricoltori biologici hanno conquistato una fetta di mercato pari al
15% me secondo il presidente della Federazione degli agricoltori biologici austriaca, Karl Erlach
"questa percentuale aumenterà ulteriormente".
Presto i clienti troveranno i prodotti biologici non solamente nei 600 mercati e negozi
specializzati ma anche nei discount e supermercati. Secondo la Federazione lo scopo degli
agricoltori dell'Austria inferiore e' guadagnare almeno una fetta di mercato pari al 25 percento.
(da Bioagricultura Notizie - settembre 2010)
LA QUESTIONE MASCHILE
Attraverso la strada a piedi sulle strisce, tengo la bici alla mia destra. Una moto velocissima
mi passa a un centimetro non fermandosi come dovrebbe, faccio un salto indietro, lui mi evita,
poi, sgasando, riparte gridando: “Spostati, scema”. Monto in bici, lo seguo, almeno al
semaforo si fermerà. Infatti è lì che accelera impaziente. Ora lo vedo, abbronzato, camicia
aperta, faccia “che non deve chiedere mai”. Mi guarda e mi riconosce. Nessun imbarazzo, io lo
fisso e mi avvicino. Lui pare sorpreso. Io voglio capire. Chi è ?
Sono quelli incapaci di relazione con le donne. Sono quelli che vanno a donne pagando, sono
quelli a cui piace umiliarci. Quelli che parlano di f… e calcio. Quelli che vanno in Lettonia che è
l‟ultima piazza piena di gnocca. Quelli che se è anche minorenne… Quelli che con gli amici è
tutto un parlare di tette. Quelli che vanno di cialis e viagra così ci danno dentro. Sono gli
uomini che ascoltano lo Zoo di 105: è un‟esperienza, ascoltate la trasmissione almeno una
volta. Mi metto davanti alla moto, lui non sgasa più. Le altre auto ripartono, lui no.
Mi guarda allibito e io lo guardo.
“Scema perché? ” gli chiedo calma, “perché non mi facevo da parte per lasciarti passare?”
“Togliti che blocchi il traffico” fa lui come se si preoccupasse della viabilità di Milano.
“Rispondi” incalzo. E‟ nervosissimo, io non mi sposto, le auto ci evitano. Non parla, io non
mollo lo sguardo, lui abbassa il suo. “Dai togliti, andavo di fretta” dice e guarda di lato.
Mi tolgo, lui riparte, piano.
Come dicono Marina Terragni, Natalia Aspesi e altre c‟è una questione maschile di cui è
urgente che gli uomini si occupino. Questo era semplicemente un pirla, certo. Uno dei tanti che
usano gli altri, le donne, la città. Incapaci di relazione. Io sono stufa di sentire donne che si
mettono in discussione. Che gli uomini, non tutti ma molti uomini, comincino a chiedersi il
perché di tanta violenza e rapacità. Che nulla ha a che fare con il maschile selvaggio di cui si
favoleggia e che tanto ci piacerebbe. Incapaci di relazione. E se provi ad avvicinarti e a
provare ad entrarci in una relazione qualsiasi, fuggono spaventati. Non tutti. Lo so bene che al
mondo ci sono uomini meravigliosi.
Ma una questione maschile c‟è. E la sola ragione per la quale non viene affrontata è che gli
uomini possono fare a meno di interrogarsi: ci sono sempre molte donne disposte a prenderseli
anche così, violenti e egoisti. Donne insicure che vivono col terrore, spesso inconscio, di venire
rifiutate alla prima richiesta di Relazione. Incapaci di autostima. E‟ per questo che per noi
donne è così difficile portare avanti le nostre giuste rivendicazioni.
Bisogna lavorare sull‟innalzamento di consapevolezza delle ragazze perché si reputino degne di
potere avere una vera Relazione, senza abbassarsi, senza umiliarsi. Per una volta, forse la
prima volta, gli uomini potrebbero imparare la relazione dalle donne.
Che non è una questione di chi è più brava, ma un reciproco scambiarsi. E sul
relazionarsi all‟altro, le donne, non tutte le donne ma molte donne, hanno
qualcosa da insegnare ai loro compagni, al mondo.
(Lorella Zanardo in www.ilfattoquotidiano.it - settembre 2010)
EOLICO: TOCCO DA CASAURIA, COMUNE VIRTUOSO CHE VA "COL
VENTO" E FINISCE SUL NEW YORK TIMES
Per una volta tanto il nostro Paese è sulla prima
pagina del New York Times con una buona notizia
che ha stupito gli americani e riuscito a meritarsi
un bell'approfondimento su uno dei giornali più
importanti degli Stati Uniti.
Il fatto che ha meritato tanto interesse è legato al
paesino abruzzese di Tocco da Casauria, in
provincia di Pescara, dove – tra le montagne
dell'Appennino centrale - sono state installate
numerose pale eoliche in grado di produrre una quantità altissima di energia pulita e
rinnovabile. Pur ospitando appena 2.700 abitanti, il comune di Tocco da Casauria è riuscito –
con il suo impegno, la sua iniziativa e soprattutto la sua sensibilità ambientale – a colpire e a
far notizia perfino negli Stati Uniti.
Secondo quanto riporta il New York Times, riprendendo i dati resi noti da Legambiente:
“Piccole comunità di una Nazione conosciuta più per i suoi problemi con i rifiuti che non per la
sua propensione ambientalista trovano la salvezza economica producendo energia rinnovabile.
Più di 800 comunità italiane producono oggi più energia di quanta ne consumino, grazie alla
recente realizzazione di impianti di energia rinnovabile”.
La notizia che una piccola comunità italiana possa produrre più energia di quanta ne riesca a
consumare meraviglia anche l‟America, che conosce bene le problematiche italiane, come “i
costi stratosferici dell’elettricità e le tassazioni”, ma anche “i cumuli di immondizia”, molto più
famosi e diffusi dell‟impegno ambientale. Un‟Italia che all‟estero viene vista più come “fanalino
di coda, viste le numerose e frequenti critiche arrivate dall'Unione Europea per il mancato
rispetto delle direttive in materia".
A testimonianza di questo i dati ufficiali: solo il 7% dell'energia usata nel nostro Paese viene da
fonti pulite rinnovabili. E' per questo che vanno incoraggiate le realtà virtuose che stanno
investendo nella green economy dimostrando che è possibile riscattarsi dalla dipendenza del
petrolio.
(da www.greenme.it - settembre 2010)
I CAT RISPONDONO A CHISSO
Dopo la scoperta del non inserimento in Legge Obiettivo e il clamoroso stop imposto nel 2009
dai comitati alla Regione Veneto, sulla camionabile ora si arriva alla resa dei conti. Ma le
comunità della Riviera del Brenta sono più consapevoli dell‟impatto di quest‟opera, e i comitati
di CAT molto più forti: proteste e azioni legali sono assicurate. La Lega nord rivierasca ha
presentato una mozione politicamente importante, seppure ininfluente sul piano autorizzativo.
La vera partita è in Regione e il silenzio del Presidente Luca Zaia è assordante. La
Lega Nord deve scegliere se vuole stare con i poteri forti o con i cittadini; mentre il PD non si
smentisce mai e con Davide Zoggia conferma il proprio sostegno ad un‟opera distruttiva e
inutile. L’alternativa c’è e si chiama Idrovia Padova mare, una soluzione
tecnologicamente più avanzata ma meno redditizia per i privati.
Renato Chisso torna alla carica sulla camionabile, ma i comitati di CAT sono pronti , e
attendono al varco tutte le forze politiche e gli amministratori. (Per meglio comprendere
cliccate qui e qui per gli articoli apparsi sul Gazzettino di Venezia); L‟opera, fu bloccata nel
2009 proprio da CAT dopo la scoperta del non inserimento in Legge Obiettivo e della
irregolarità delle procedure adottate dalla Regione Veneto. Si tratta di una vera e propria
autostrada parallela alla A-4 a sud del Naviglio Brenta, un‟infrastruttura inutile, costosa e
altamente impattante. Lungi dallo sgravare la Riviera del Brenta l‟opera porterà invece più
traffico, più inquinamento, più consumo di suolo e gravi rischi idraulici.
La Camionabile infatti, incrocerà la Romea Commerciale a Lughetto, e costituirà uno degli assi
preferenziali per la completa cementificazione tutto il territorio compreso tra Padova e Venezia
così come previsto dal progetto strategico partorito dalla Giunta Galan-Chisso e denominato
“Bilanciere del Veneto”. I progetti connessi come il Polo Logistico da 4.000.000 di mq. previsto
a Dogaletto alla testa est della camionabile, il centro commerciale di Calcroci, l‟espansione
delle zone “produttive” lungo il tracciato previste dal PTCP ne sono la prova inconfutabile.
L‟alternativa c‟è, ed è riconosciuta anche dalla Comunità Europea: si chiama Idrovia Padova
mare, un canale navigabile per chiatte fluvio-marittime che consentirebbe di togliere migliaia di
TIR dalle strade e di mettere in sicurezza idraulica tutto il territorio. La Lega Nord rivierasca ha
promosso in provincia una mozione politicamente importante, seppure ininfluente sul piano
dell‟iter autorizzativo. La vera partita si gioca in Regione, dove a fronte delle dichiarazioni di
Renato Chisso contro gli alleati del Carroccio in Provincia, si registra un silenzio assordante del
Presidente Luca Zaia.
Si tratti di gioco delle parti, o di contraddizioni vere lo si scoprirà presto; anche per la Lega
Nord è giunto il momento di scegliere da che parte stare: con i poteri forti che distruggono il
territorio o con i cittadini che lo difendono, vie di mezzo non esistono
Nel frattempo il PD con Davide Zoggia, ex Presidente della Provincia di Venezia, non si
smentisce mai e ribadendo il proprio sostegno alla “camionabile”, conferma di stare dalla
stessa parte del PDL.
La popolazione della Riviera del Brenta è ormai consapevole dei veri interessi
che stanno dietro all’affare “camionabile”, e i comitati di CAT sono molto più
forti e determinati di un anno fa: proteste e azioni legali sono assicurate.
(da Ecopolis Newsletter - settembre 2010)
per finire, un po’ di “accanimento terapeutico…..
Berlusconi show, barzellette
bestemmia), i video;
sugli
ebrei
e
su
Rosy
Bindi
(con
Cinque mesi con il ministro-fantasma, stop a incentivi, liberalizzazioni e
nucleare;
E il fucile entrò a scuola lezioni di guerra agli studenti;
Le mani sul credito: dalla Dc alla Lega.
………………….basta cosi’…….ho il fegato ingrossato!!