Uno sguardo incerto sul futuro: MICHEL

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Uno sguardo incerto sul futuro: MICHEL
Lettori di fumetti e lettori di libri
Oggi è quasi impossibile prescindere, per un lettore di fumetti anche solo mediamente impegnato e
interessato a guardare anche un po’ altrove, dalle opere del francese Michel Houellebecq, pubblicato
in Italia presso Bompiani – e lo posso affermare con cognizione di causa, da inguaribile “fumettaro”!
Ci si può arrivare in maniera del tutto casuale, seguendo vie impreviste. Per esempio acquistando il
mensile Le Scienze – edizione italiana di Scientific American – rinomato per i suoi puntuali articoli sulle
ultime scoperte nel campo della fisica quantistica, dell’astrofisica, della radioastronomia,
dell’ingegneria genetica, della biologia, dell’informatica, della cibernertica… Tempo fa la rivista
pubblicò la recensione del libro di un fisico statunitense, citando di prammatica alcuni passi del testo.
L’autore dell’opera, in una sorta di gioco a incastri e di rimandi, in una specie di matrioska a caratteri
di stampa, citava a sua volta Houellebecq. O meglio, sosteneva che il letterato nato negli anni
Cinquanta alla Reunion fosse uno dei romanzieri che più correttamente, senza facilonerie e
dilettantismi, acquisivano nei loro scritti in maniera funzionale alla trama, i risultati raggiunti dalla
ricerca nel campo del subatomico, a partire dai primi, ribollenti anni del XX secolo – con Planck,
Einstein, Bohr, Heisenberg, Pauli, Dirac, Schroedinger, etc.
Michel Houellebecq
Ma cotal Houellebecq, celeberrimo autore transalpino di padre bretone, sulla bocca di tutti per aver
firmato il pluridecorato e vendutissimo libro Le particelle elementari di fine ‘900, come poteva
ricollegarsi addirittura alla fisica nucleare, come ogni buon esponente che si rispetti della narrativa
hard science fiction? Non era forse anche lui uno della moltitudine di scribacchini da premi letterari
pompati (se non truccati), un pennivendolo gettato dalle case editrici nelle arene dei concorsi a premi
a scannarsi coi suoi pari per il podio, spinto dagli editor a modificare e uniformare alle mode le sue
fatiche così da attirare sempre più pubblico con storie incentrate su argomenti interessanti per quelle
lettrici e quei lettori affetti dalla sindrome del ficcanaso, del guardone, del peeping tom? Non era per
caso MH un nome per acquirenti da top ten sconto 15 del supermercato e per massaie in più o
menopausa, la cui unica bussola libraria è costituita dall’attrazione morbosa per ciò che fanno gli altri,
la stessa molla che spinge l’identica platea a inebetirsi con reality e telenovela – versione elettronica
di quelli che fino a pochi lustri fa erano in edicola i libracci rosa fabbricati in serie – paperback da un
tanto al chilo, costruiti con il piede sinistro da piccoli artigiani degli intrecci, forse ex maestri
elementari dalle velleità autoriali, ghost writer di se stessi, coi loro mille pseudonimi, spesso femminili
e sempre improbabili?
Francesco G. Manetti
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Ancora Houellebecq…
Solitamente gli autori mainstream, alla gilda dei quali sembrava poter appartenere pure Houellebecq,
si occupano – sebbene con una maggior capacità di costruzione della trama rispetto al pattume di
cellulosa e inchiostro che d’estate veniva riproposto nei chioschi rivieraschi, macchiato d’anilina e
imbustato a lotti di tre – di amori, di litigi, di tradimenti, di figli, di padri, di madri, di viaggi, di
amicizie, di lavoro, di spiagge esotiche, di vestiti, di morte, di sesso. La bassa commedia e l’infima
tragedia umana, insomma, va in scena sulle loro pagine – interpretata da personaggi comuni o
famosi, comunque su alti livelli di attinenza al reale. Il risultato è sovente di una noia e di una banalità
estrema.
Cosa potrebbe indurre a scartabellare chili di candidati al macero immediato solo per sapere con chi
fa le corna X, chi è il vero cugino di Y o come ha fatto K a diventare miliardario e playboy? Perché mai
qualcuno dovrebbe appassionarsi a novelle che ricalcano in maniera pedissequa il tedio e le miserie
della vita quotidiana?
La letteratura “di genere” e lo scrittore
protagonista del romanzo: Stephen King
È per questo che normalmente i lettori di fumetti più onnivori e irrequieti, quando sentono forte
l’influsso della magia libresca, dirottano sulla cosiddetta letteratura “di genere” (fantascienza,
fantasy, horror, thriller, etc.), per non dire “di evasione” (dalla gabbia della tavola?), cercando
comunque di rimanere sempre su un discreto piano qualitativo: per esempio King, Simmons, Fforde,
Zafòn, Avoledo, Martin, Vargas, Farneti, Prosperi, Grangé, Lindqvist – per rimanere fra i vivi; oppure
vanno sui classici del canone occidentale, maestri della penna che non tradiscono mai e che avevano
capito (addirittura fin dalla preistoria omerica, dal rinascimento umanista dantesco e dal Seicento di
Cervantes e Shakespeare) l’importanza essenziale di aggiungere elementi fantastici, mostruosi,
soprannaturali o quantomeno stranianti (il gotico, il romantico…) nei loro racconti: Dickens, Hugo,
Francesco G. Manetti
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Dumas, Stevenson, Melville, Manzoni, Wilde e via dicendo – fino ad arrivare ai fondatori della nuova
onda – Poe, Wells, Lovecraft…
Un uomo contro tutti
Arduo però definire Houellebecq autore di letteratura “di genere”. Impossibile, d’altronde, arruolarlo –
se non per forza, come sui velieri del ‘700, oppure come ammutinato – nell’equipaggio mainstream.
Stiamo assistendo, allora, alla nascita di un nuovo classico? Potrebbe essere…
Nell’opera di Houellebecq centrali sono i rapporti interpersonali – invariabilmente difficoltosi, se non
assenti – e, soprattutto, l’elemento autobiografico, anche se è quasi impossibile capire dove finisce lo
scrittore e dove inizia la creatura letteraria. L’artista – o meglio, una delle sue maschere, una delle
sue caricature – è addirittura uno dei protagonisti nell’opera La carta e il territorio. Lo stesso
rompicapo d’inganni e di trappole (e di nemmeno tanto sottile narcisismo!) si avverte potente negli
scritti di Stephen King – soprattutto quando il personaggio principale è un narratore tormentato
(Shining, La metà oscura, Misery, etc.) – o direttamente l’autore (La Torre Nera).
Nel settimo e ultimo romanzo della serie La
Torre Nera (The Dark Tower, 2004) uno dei
protagonisti è lo stesso autore, Stephen King
Il protagonista è sempre maschile. E’ colto, borghese, indipendente. L’uomo in questione ha una
discreta o addirittura un’ottima disponibilità economica che gli consente un’ampia libertà d’azione. Il
denaro gli può essere arrivato per linea di successione famigliare, ma il capitale è stato comunque
accresciuto grazie alla professione esercitata oppure, e più spesso, grazie all’inventiva artistica. Il
fotografo e pittore al centro del romanzo La carta e il territorio (2010) accumula in pochi anni una
fortuna in decine di milioni di euro dipingendo una serie di quadri, dedicati alle arti e ai mestieri, con
uno stile che – leggendo le descrizioni del romanziere – sembra essere un’evoluzione pop,
postmoderna e fotorealistica dell’illustrazione a soggetto educativo-dottrinario propria del realismo
socialista, con una preferenza per la versione cinese, particolarmente kitsch, dove la “laccatura della
realtà” (la лакирование di cui parla G. P. Piretto nel suo puntuale saggio Il radioso avvenire, Einaudi,
2001) era se possibile ancor più accentuata e sfacciata rispetto a quanto avveniva nell’URSS
(potrebbe essere utile, al fine di meglio “visualizzare” questa tecnica dalle potenzialità miliardarie,
sfogliare il bel catalogo della Taschen dedicato ai manifesti della diffusione dottrinaria maoista,
Chinese Propaganda Posters del 2008).
Francesco G. Manetti
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Santificazione della lavoratrice nei manifesti
di propaganda politica maoista
L’ottusità della burocrazia è presa spesso di mira nelle pagine di Houellebecq. Professioni e incarichi
nell’Amministrazione Pubblica – come accade nell’allucinante Estensione del dominio della lotta,
popolato da esperti di informatica che devono tenere dei corsi per dipendenti del Ministero
dell’Agricoltura – vengono inevitabilmente associati al degrado delle periferie e alla grigia bruttezza
della nuova architettura urbana, fatta di scatoloni in vetracciaio, escogitata da progettisti–filosofi per
non permettere più al cittadino di distinguere il luogo di lavoro dai locali abitativi; per far nascere un
uomo nuovo, un Uomo Lavoratore, univocamente volto alla produzione. Unico spazio di svago,
l’ipermercato. La distopia del Metropolis langhiano fa capolino un po’ dovunque. Nello squallore più
totale i rapporti interpersonali si disgregano, le amicizie non possono nascere, gli affetti abortiscono
immediatamente, la famiglia esplode. Il protagonista perde sempre più velocemente il terreno sotto ai
propri piedi. Invecchia, mantenendo intatti i desideri della gioventù. Avvicinandosi alla fine del
millennio, e poi superandola, ragazze sempre più discinte e precocemente disinibite ruotano intorno
alla sua esistenza – ardentemente e morbosamente desiderate, seppur lontane e irraggiungibili.
Restano solo il cinismo, il giudizio implacabile su se stessi e sugli altri, la solitudine, l’angoscia, la
depressione, gli psicofarmaci, l’alcool, la pulsione ormonale senza sfogo, il rifiuto dell’invecchiare, la
masturbazione, la morte.
Depressione e arte: Vincent Van
Francesco G. Manetti
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Gogh, 1890 (Vieil homme en pleurs)
Le crisi economiche sempre più frequenti e sempre più gravi dell’economia liberista di stampo
americano – innescate dalla bolla del digitale e dall’undici settembre – precipitano ancor di più la
situazione. Sullo sfondo del crollo dell’Occidente, delle sue tradizioni e dei suoi ideali si agita lo
scontro fra culture differenti, forse troppo, e la difficoltà dell’integrazione.
Alcune posizioni dell’autore sull’Islam gli hanno fruttato querele e visite in tribunale, dove è stato
assolto. Assolto perché i giudici a Berlino hanno capito il carattere fondamentalmente satirico e
paradossale di molte delle pagine all’apparenza più cattive e implacabili nell’opera dell’autore. Inoltre,
nelle cosiddette democrazie occidentali, resiste ancora – seppur con gravi lesioni ed eccezioni – il
diritto alla libertà di pensiero, di espressione, di critica…
Rimanendo spesso nei confini sottili della parodia, i contatti con l’altra metà del cielo sono imperniati
frequentemente sull’erotismo e sulla pornografia. L’amore è possibile, ma solo attraverso e come
naturale conseguenza di un più che soddisfacente congiungimento carnale. Il disfacimento naturale
del corpo con il passare degli anni porta al tramonto dell’amore e al cambio di compagna o
compagno. Poi l’inesorabile cammino, sempre più accelerato, verso la senescenza e il trapasso – con
scelte radicali sul “fine vita” che possono arrivare fino al suicidio o all’eutanasia. Anche questa
particolare attenzione che MH dedica alla sfera sessuale e all’universo femminile – con ritratti
tranchant di donne isteriche, ficcanaso, chiacchierone,
Lo squallore del turismo sessuale in
Thailandia
veterofemministe, perfide, megere, etc. – gli ha scatenato contro la canea del giornalismo politically
correct. Il romanzo Piattaforma è stata la pietra dello scandalo, con il suo modo di affrontare senza
barriere e senza tabù il tema del turismo sessuale nei paesi esotici (Cuba, Thailandia…), affrontando
da angolazioni scomode e inedite spinosi e scottanti argomenti, come quelli della pedofilia, della
prostituzione come scelta di vita, del sesso estremo. Il protagonista si muove nel mondo alla ricerca di
piaceri erotici a pagamento. Pagine molto forti – occorre dirlo – accolgono il lettore, rendendo questo
libro adatto unicamente a un pubblico adulto.
Il perturbante e l’anticipazione scientifica nella narrativa di Michel Houellebecq
Ed è da questa… piattaforma di lancio che partiamo per addentrarci nella “dimensione accanto” della
narrativa di MH, da sempre interessato al fantastico, come dimostra anche il suo unico saggio,
dedicato al lavoro di H. P. Lovecraft, il Sognatore di Providence: Contro il mondo, contro la vita
Francesco G. Manetti
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(Contre le monde, contre la vie, 1991).
Un’edizione francese di
Estensione del dominio
della lotta (1994)
Se nell’opera prima Estensione del dominio della lotta (Extension du domaine de la lutte, 1994)
veniva pagato solo un piccolissimo tributo alla letteratura “di genere”, con un breve e abortito
progetto di omicidio come rimedio all’insoddisfazione nell’approccio sessuale, in Piattaforma
(Plateforme, 2001) si fa largo un’idea molto particolare di utopia. Un’utopia mondana e commerciale,
basata sulla creazione di una rete internazionale di villaggi–vacanze per facoltosi, sulla falsariga del
Club Med, incentrati sull’erotismo libero e aperti solo ai maggiori di 16 anni. Il turismo sessuale – in
una parodia definitiva sulla mercificazione globalizzata del corpo nell’era Internet – diventa così
perfettamente legale e non più oggetto di riprovazione e vergogna. Il Sessantotto – nella sua
incarnazione più libertaria e libertina – si realizza completamente, anche se con la mediazione del
denaro. La chiusura è potente, e può essere oggetto di un doppio livello di lettura. L’attentato
terroristico di matrice islamica che nell’apocalittico finale semina morte e distruzione in uno dei nuovi
porno–villaggi in nome della sharia, facendo crollare nel fumo e nel sangue quell’idea di moderna
liberazione sessuale, è una condanna dei terroristi–punitori o delle vittime–punite?
Francesco G. Manetti
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Un’edizione francese di
Piattaforma, 2001
La clonazione umana (in certe interviste Houellebecq si mostra convinto della sua inevitabilità)
costituisce uno degli assi portanti del volume Le particelle elementari (Les particules élémentaires,
1998), opera incredibilmente cruda e scoperta sulla condizione umana e sulla solitudine di chi non
riesce a omologarsi. Uno dei protagonisti è uno scienziato, frustrato dall’assenza di una vita sessuale
normale, incapace di decidere sulla propria, in parte inespressa, omosessualità. Il fratello sceglie la
via di Venere, ma anche le sue esperienze carnali saranno – a dir poco – fuori dal comune. Il futuro
cancellerà l’oppressivo grigiore del XX secolo, dominato dal crollo di ogni criterio estetico. Grazie alle
scoperte scientifiche, grazie all’informatica, alla fisica e all’ingegneria genetica, la popolazione
terrestre pian piano si rinnoverà, attuando la profezia – o la speranza – di Nietszche, per cui l’Uomo è
come una corda tesa fra la Bestia e il Superuomo, una fune sospesa sull’Abisso.
Un’edizione italiana del libro
Le particelle elementari, 1999
Francesco G. Manetti
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Vero e proprio romanzo di fantascienza e di fantapolitica, pesantemente influenzato dalle filosofie
classiche utopiste e dalla narrativa contemporanea della distopia, è La possibilità di un’isola (La
possibilité d’une île, 2005). Le consuete venature di critica e satira sulla società – occidentale e
americanizzata – sono profonde e marcate, tanto che il centro d’equilibrio narrativo, molto più che
nelle Particelle, è il mutamento definitivo della società stessa. Una setta di libertini e nudisti, convinti
dell’esistenza di una civiltà aliena al ritorno della quale la Terra dovrà prepararsi e fanatici assertori di
un’egoistica politica no children, acquista una popolarità spirituale sempre maggiore, raccogliendo in
immense banche del DNA il lascito genomico dell’Uomo. Nella distribuzione dei capitoli le vicende dei
protagonisti all’interno e all’esterno della congrega negli anni del debutto della nuova religione,
destinata a soppiantare i credo storici dopo la violenta morte del suo leader, viaggiano in parallelo
con i commenti vergati nel XL secolo da due lontani discendenti/gemelli del personaggio principale al
suo diario. Il Mondo si è quasi spopolato, è stato stravolto da sconvolgimenti naturali, che ne hanno
mutato profondamente l’aspetto, soprattutto per quanto riguarda l’acqua dei mari e degli oceani. I
nuovi padroni del pianeta sono cloni dei primi aderenti al progetto genetico della setta. Anche loro,
come la Terra, sono radicalmente modificati: si nutrono come le piante, con la fotosintesi, assumendo
solo liquido e sali minerali. Hanno rinunciato al cibo e ai contatti carnali. Vivono isolati gli uni dagli
altri, contattandosi solo via rete telematica, in un’organizzazione sociale che sembra quasi rimandare
agli Spaziali asimoviani del Ciclo dei Robot. I vecchi umani sono degenerati e regrediti a uno stadio
primitivo e ferino; vivono tra i rifiuti e le rovine delle antiche civiltà. Di nuovo l’accenno nicciano, con il
ribaltamento della profezia filosofica, e poi una decisa strizzata d’occhio al futuro immaginato da H. G.
Wells nel 1895, con La macchina del tempo e la terribile società dell’anno 802.701, divisa fra i
mostruosi Morlocchi e gli inutili Eloi. L’Umanità è sì scomparsa, ma si è evoluta e devoluta
contemporaneamente, prendendo vie diametralmente opposte. Da una parte la Bestia e dall’altra il
Superuomo, in un Abisso di sfacelo e solitudine assoluta.
Un’edizione francese del romanzo La
possibilità di un’isola (2005), con un
fotogramma del film che ne è stato tratto
Il futuro si dipana davanti agli occhi del lettore nel penultimo romanzo di Houellebecq in ordine di
pubblicazione, il già citato La carta e il territorio (La carte et le territoire, 2010). Il protagonista pittore,
con i milioni di euro incamerati grazie all’immenso successo dei suoi quadri, che hanno raggiunto, in
una sorta di realtà alternativa del mercato dell’arte globale, quotazioni paragonabili a quelle di Van
Gogh, riacquista quella che fu una vecchia proprietà familiare di campagna. Ne amplia il terreno,
costruisce una recinzione, la fa attraversare e circondare da una strada. E poi si chiude dentro, per
anni, in perfetta solitudine come i nuovi uomini dell’opera La possibilità di un’isola. Intorno a lui il
tempo trascorre – come accadeva al protagonista di The Time Machine. La Francia, l’Occidente, la
comunità… tutto muta. E questa volta l’ottimismo prevale – un personalissimo ottimismo, non alieno
dalla consueta satira pungente! Nel XXI secolo inoltrato il totale trasferimento della produzione
Francesco G. Manetti
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industriale in Asia – Cina e India in testa – ha permesso al cittadino europeo di tornare a occuparsi
dell’estetica, dell’ambiente, dei cibi tradizionali, del proprio territorio.
Un’edizione francese del
libro La carta e il territorio
(2010)
L’inquinamento è scomparso, insieme all’arroganza, alla cattiveria, alla paura e agli altri frutti
avvelenati dell’11 settembre e delle crisi economiche conseguenti. I flussi di clandestini dal Sud si
sono spostati verso le nuove frontiere produttive, ma attraversare l’Oceano Indiano è molto più
pericoloso del Mediterraneo: feroci pirati depredano immancabilmente le imbarcazione dei migranti,
gettandone a mare gli occupanti.
Un Nuovo Ordine Mondiale.
Volontaria sottomissione
Le coincidenze forse sono davvero significative. Lo stesso giorno dell’attentato al periodico satirico
Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015, usciva in lingua originale francese (e la settimana successiva in
italiano) il tanto atteso ultimo romanzo di MH, Sottomissione (Soumission), nel quale l’Islam ha un
ruolo centrale. Come molte opere precedenti firmate dall’autore anche quest’ultima tenta un analisi
delle crisi e delle tensioni attuali proiettandone una risoluzione nel futuro. Il domani, come fosse la
conclusione di un romanzo chiamato Storia recente e cronaca, è la soluzione dell’intreccio narrativo
costituito da quanto succede oggi – nella società, nella politica, nei costumi… A differenza di quei
romanzi che prospettano per l’Europa un avvenire negativo – di conquista violenta o di sempre
crescente e arrogante occupazione del potere – sotto il segno della Mezzaluna (come la trilogia
dell’Italia islamica di Prosperi, o Flashback di Simmons, oppure Attacco all’Occidente di Farneti),
Sottomissione costruisce un ragionamento più articolato – per certi versi sorprendente e inaspettato,
conoscendo le passate posizioni personali dell’autore nei confronti dei seguaci di Maometto; ma,
come sempre avviene negli scritti di Houellebecq, arduo è distinguere dove si celi davvero il pensiero
reale dello scrittore, e dove invece si navighi nel mare del paradosso, della metafora, dell’ironia e
della satira… tutti gli elementi caratteristici dell’arte “houellebecqiana” tornano in fatti anche
nell’ultima sua fatica! La risposta al perché della volontaria e non forzata scelta islamica della Francia
(e di altri Paesi europei) nel domani a noi vicino e familiare narrato dal romanzo, è tutto sommato
“sociologica”. In una società sempre meno “virile” e sempre più “femminilizzata”,
Francesco G. Manetti
http://www.ereticamente.net/2015/01/uno-sguardo-incerto-sul-futuro-michel-houellebecq.html
L’edizione italiana di
Sottomissione (2015)
in una società dove ogni spinta ideale è definitivamente defunta, in una società che non ha più
nessun rispetto per le sue tradizioni – a partire dalla famiglia e dalla diversità “naturale” dei ruoli fra
l’uomo e la donna, in una società completamente accecata dalla dittatura del consumo – il Corano
diventa la soluzione regina, una nuova opportunità, una seconda vita completamente slegata dal
passato, come sottolinea il finale del libro.Il quasi colpo di stato durante la sessione elettorale, la
situazione ebraica, le scelte di campo della destra “identitaria”, lo stravolgimento dell’assetto
bipartitico ultradecennale, la scomparsa del crimine urbano… Molto, delle nuove situazioni che si
vengono a creare nella Francia “musulmana”, viene volutamente soltanto accennato dall’autore e a
volte tenuto sottotraccia.Certa è solo la modalità soft della transizione verso l’Islam. Più che il quadro
completo, sono i singoli e sofferti rapporti interpersonali, come abbiamo visto, il punto focale dei
romanzi di Houellebecq. Per il protagonista di Sottomissione – un professore universitario che dovrà
convertirsi all’Islam per continuare a insegnare alla Sorbona, appena “comprata” dai soldi delle
“petromonarchie” – la principale calamita che lo spinge verso il nuovo credo e la “sottomissione” a
un’idea più forte e totale, è la stanchezza, la passività dalla quale non riesce più a fuggire… E
soprattutto c’è il sesso, che si somma ad altri sogni “proibiti”. La poligamia (e dunque la possibilità di
avere una moglie più “ordinaria” per le faccende domestiche e per la cucina e altre consorti
giovanissime per le “altre faccende”, ragazze capaci di suscitare nuovo desiderio in un corpo di
mezza età, opportunamente scelte da una sapiente mezzana); la donna timida, antica, che si concede
senza tanti “se” e senza tanti “ma”; e a lezione le studentesse ordinate, attente, silenziose e velate…
Francesco G. Manetti
Bibliografia in italiano di Michel Houellebecq
Le particelle elementari, Bompiani (1999)
Il senso della lotta, Bompiani (2000)
Estensione del dominio della lotta, Bompiani (2001)
Francesco G. Manetti
http://www.ereticamente.net/2015/01/uno-sguardo-incerto-sul-futuro-michel-houellebecq.html
Lanzarote, Bompiani (2002)
Piattaforma, Bompiani (2003)
Contro il mondo, contro la vita, Bompiani (2005)
La possibilità di un’isola, Bompiani (2005)
La ricerca della felicità, Bompiani (2008)
Nemici pubblici, Bompiani (2009)
La carta e il territorio, Bompiani (2010)
Sottomissione, Bompiani (2015)
P.S. Il presente articolo – con minime variazioni – esce anche sul blog Dime Web
Francesco G. Manetti
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