Il lavoro nel turismo è donna
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Il lavoro nel turismo è donna
www.adapt.it, 25 settembre 2012 Il lavoro nel turismo è donna di Silvio Moretti Il lavoro nel turismo è donna. I lavoratori di sesso maschile sono soltanto quattro su dieci. Nei pubblici esercizi (bar, ristoranti, stabilimenti balneari, ecc.) il ruolo delle donne è fondamentale considerando che esse rappresentano circa il 60% del lavoro dipendente. L’appeal del settore sulle donne va collegato, con tutta probabilità, alla possibilità di coniugare, nell’ambito dell’attività, le esigenze lavorative con quelle familiari. Il turismo è un settore caratterizzato da un’elevata variabilità dovuta alla notevole influenza esercitata dalle forze economiche e sociali che sottopongono il settore a continue oscillazioni. Nel nostro settore si contrappongono infatti, da una parte, le esigenze delle aziende che devono dotarsi di un’organizzazione flessibile e, dall’altra, le esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici con carichi familiari. Il contratto nazionale di lavoro del turismo regolamenta una molteplicità di forme di lavoro flessibili e attraverso un semplice cambiamento organizzativo si realizza un concreto aiuto per le persone che lavorano in azienda. Conciliazione dei tempi lavoro/famiglia non necessariamente significa un aumento dei costi per l’azienda. Tra le attività family-friendly che possono essere previste dalle aziende vi sono ad esempio la banca delle ore, l’orario flessibile in entrata e uscita, flessibilità su turni, permessi straordinari, job sharing etc. Numerosi studi hanno dimostrato come le politiche di welfare aziendale attuate con l’intento di sostenere la conciliazione famiglia/lavoro contribuiscano a migliorare fortemente la qualità del lavoro nelle imprese, migliorare il livello di produttività aziendale, incrementare il livello di soddisfazione dei lavoratori e tutto questo con ricadute positive sul profitto aziendale, grazie alla riduzione dei tassi di assenteismo e dei ritardi. In un momento di crisi economica il welfare aziendale deve essere sviluppato per poter fornire ai lavoratori una serie di strumenti per conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro. In questo senso il welfare aziendale si è evoluto nel tempo, passando da semplice mezzo di erogazione di benefit a forme flessibili di organizzazione del lavoro. Tra i provvedimenti che hanno favorito il bilanciamento dei tempi vita/lavoro possiamo ricordare l’intesa del 7 marzo 2011, tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Parti Sociali , che ha puntato proprio a favorire politiche sociali e contrattuali a sostegno della conciliazione vita/lavoro e della flessibilità, prevedendo benefici fiscali per gli interventi attivati a livello di contrattazione decentrata. E va ricordato anche il decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri il 9 giugno 2011, che ha riordinato la normativa in materia di congedi, aspettative e permessi, ha contribuito a favorire il bilanciamento dei tempi vita/lavoro. E anche le Regioni, all’indomani dell’intesa del 7 marzo 2011 si sono attivate adattando varie iniziative ai contesti territoriali. 1 Negli anni è dunque aumentata la sensibilità delle aziende verso i propri collaboratori le quali hanno avviato una serie di iniziative tese a migliorare la conciliazione dei tempi di casa/lavoro e a favorire la comunicazione tra aziende e neo-mamme. Per ciò che riguarda la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono diverse le aziende che hanno implementato regimi di flessibilità oraria per fidelizzare le lavoratrici e consentire loro di coniugare lavoro ed impegni familiari (Le nostre interviste, 30 maggio 2012, www.bollettinoadapt.it). Ormai nota è l’esperienza di Autogrill che, attraverso il contratto integrativo aziendale, offre la possibilità alle neo-mamme di usufruire della formula contrattuale part-time fino al 36° mese di vita del bambino. Il tema della pari opportunità è particolarmente sentito all’interno del Gruppo. Tale principio viene espresso nel Codice Etico di Gruppo e si è concretizzato anche con la firma della Carta per le pari opportunità. Tale strumento, di cui Autogrill e Sodexo sono state tra le prime firmatarie per il settore, mira a diffondere una cultura aziendale libera da discriminazioni e pregiudizi e attuare politiche di pari opportunità. All’interno del gruppo Autogrill è adottata una politica di opportunità e non discriminazione volta a garantire uguali opportunità d’accesso e di crescita per tutti. A ulteriore conferma di tale attenzione il gruppo Autogrill ha varato un Maternity Kit che raccoglie tutte le informazioni necessarie per gestire al meglio il periodo di maternità. Il Kit raccoglie tutte le informazioni sui passi amministrativi da compiere per le lavoratrici in dolce attesa, sui diritti, sulla valutazione dei rischi in gravidanza e in allattamento. Nel “pacchetto maternità” rientrano, ad esempio, i colloqui con il proprio responsabile prima dell’inizio del periodo di congedo e al loro rientro per definire modi e tempi del ritorno in ufficio e il riconoscimento del bonus aziendale anche alle neo-mamme che hanno partecipato, prima del congedo, al raggiungimento degli obiettivi aziendali. In questo contesto si ricorda anche l’esperienza della “giornata della mamma e del papà che lavorano”. Aziende della ristorazione collettiva organizzano annualmente, con il supporto dei dipendenti, una giornata dedicata alla presenza dei bambini all’interno dell’impresa, così che i figli possano vedere “dal vivo” i luoghi in cui in genitori trascorrono gran parte del loro tempo. Oltre alle misure sopra indicate ne sono intraprese altre, da aziende di dimensioni minori. Ad esempio, alcune imprese hanno attivato gruppi di acquisto con fornitori del territorio (o con i fornitori dell’azienda) al fine di organizzare acquisti collettivi con l’obiettivo di contenere costi e tempi della spesa (trovare la spesa in azienda è più comodo che doversi recare in negozio), di acquistare prodotti particolari (ad esempio biologici) e a km 0 (da fornitori di prossimità). Tra le soluzioni per migliorare l’equilibrio famiglia/lavoro possiamo citare quelle di alcune aziende che mettono a disposizione al proprio interno servizi di lavanderia o altre, che operano nei centri commerciali, mettono a diposizione dei dipendenti le aree di intrattenimento dedicate ai bambini della clientela. Si ricordano anche alcune esperienze di “tutoring” per favorire il rientro delle neomamme in azienda con l’obiettivo di tenerle informate dei cambiamenti avvenuti durante il loro periodo di assenza e di favorirne il rientro graduale. E ancora, parcheggi riservati per le dipendenti in stato di gravidanza, la realizzazione di progetti di educazione alimentare altre misure di conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro. Forse sono pochi i casi da considerarsi esemplari, ma di sicuro vanno sempre più diffondendosi iniziative di un certo interesse e da queste esperienze ne sta derivando un nuovo approccio che potrebbe offrire nuovi paradigmi per le relazioni industriali e che potrebbero essere oggetto di trattativa nei futuri rinnovi contrattuali. Silvio Moretti Direttore area relazioni sindacali, previdenziali e formazione FIPE Confcommercio 2