blog.corriere.it - 14 gennaio 2016 - mercato del

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blog.corriere.it - 14 gennaio 2016 - mercato del
Articolo pubblicato sul sito blog.corriere.it/modadonna/
blog.corriere.it/modadonna/
Estrazione : 14/01/2016 14:51:16
Categoria : Femminili
File : piwi-9-12-224573-20160114-749968870.pdf
Audience :
Più : www.alexa.com/siteinfo/blog.corriere.it/modadonna/
http://nuvola.corriere.it/2016/01/14/come-cresce-il-mercato-del-secondo-welfare/
Come cresce il mercato del secondo welfare
Il tempo stimato per la lettura di questo post è di 7 minuto\i.
di Camilla Gaiaschi Il secondo welfare si sta trasformando in un mercato a tutti gli effetti.
Che cresce, attrae capitali e crea posti di lavoro.
La mutazione è già in atto.
L’ultimo rapporto sul secondo welfare del Centro Einaudi lo dice chiaramente: il settore è in crescita
, oggi più di un’azienda su quattro lo inserisce nella contrattazione di secondo livello (dato Istat), la
stessa su cui spinge la legge di Stabilità.
Non stupisce, quindi, la crescita del numero di aziende fornitrici di welfare.
Che il welfare, cioè, lo “vendono” alle aziende che ne fanno richiesta, esattamente come si
potrebbe vendere una connessione internet, una consulenza legale o qualsiasi altro tipo di servizio.
Spesso ispirati a principi mutualistici e di solidarietà, stanno nondimeno creando una vera e propria
offerta.
Un buon esempio arriva da QUI! Group, società nata nel 1989 come fornitrice di buoni pasto, che
negli ultimi anni ha diversificato il proprio business ed è oggi diventata un provider innovativo di
soluzioni di “welfare 2.0”.
Con ricavi 2015 previsti a 650 milioni di euro, in aumento dai 610 dell’anno precedente, l’azienda
sta crescendo a vista d’occhio .
Tra il 2014 e il 2014 ha assunto 500 nuovi dipendenti tra tecnici informatici, ingegneri e laureati in
economia.
Una figura molto richiesta è quella dell’ agente commerciale : “Proprio perché il welfare è un
servizio, bisogna saperlo offrire”, spiega il presidente Gregorio Fogliani con la passione di chi crede
nel proprio lavoro.
“Abbiamo iniziato con i buoni pasto e i buoni acquisto – precisa Fogliani – poi due anni fa abbiamo
cominciato a diversificare, un po’ perché ce lo chiedevano le aziende, un po’ perché internamente è
cresciuta la necessità di conciliare vita e lavoro, essendo la nostra forza lavoro per il 70% femminile
, e abbiamo quindi iniziato a interessarci a questi temi”.
Oggi il buono pasto rappresenta ancora l’80% dei ricavi ma l’obiettivo è crescere nei servizi di
secondo welfare attraverso la controllata Welfare Company diretta da Emanuele Cipriani.
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Tra i “prodotti” più interessanti c’è sicuramente “MyWelfare”, una piattaforma web di servizi di
welfare “chiavi in mano” con la quale il dipendente può decidere come spendere la quota fornita
dall’azienda per i servizi di welfare .
Si tratta, in sostanza, di una sorta di voucher accessibile via web con cui rimborsare, per esempio, i
libri di scuola o i servizi di cura per l’infanzia (nido, materna), o ancora gli abbonamenti in palestra,
l’assistenza sanitaria integrativa, i servizi di pulizia o di assistenza anziani.
Il vantaggio è duplice: per l’azienda che il welfare “fatto in casa” non ce l’ha, e per il dipendente che
ha piena libertà di scelta: starà a lui decidere quale servizio farsi rimborsare , senza che debba
esistere per forza una convenzione tra l’azienda e la struttura prescelta (per esempio un nido).
Un altro strumento innovativo è “MyTime”, il “maggiordomo aziendale 2.0”, che consente ai
dipendenti di prenotare via web (anche da smartphone) servizi di baby-sitter, disbrigo pratiche poste,
lavanderia, ritiro analisi e farmaci, dog-sitter, spesa.
Pensato in collaborazione con una cooperativa, prevede anche il passaggio in azienda di una
persona (il “maggiordomo”, appunto) preposta a sbrigare le commissioni.
Il costo è fisso per il datore di lavoro , a consumo (ma con tariffe vantaggiose) per il dipendente.
Il gruppo ha poi messo a punto tutto un sistema di carte prepagate che offre ai dipendenti
l’opportunità di comprare a prezzi scontati in 30mila negozi convenzionati.
E nel settore cultura, c’è la possibilità di usufruire di un coupon con cui accedere a musei, cinema e
teatri con una riduzione sul biglietto.
Insomma, il punto è offrire un pacchetto completo alle aziende che il welfare non l’hanno ancora
pensato, o l’hanno implementato solo in parte, magari fermandosi ai servizi più tradizionali quali la
contribuzione pensionistica o la cassa sanitaria integrative.
Due settori nei quali per altro sta facendo il suo ingresso anche il gruppo presieduto da Fogliani,
grazie alla domanda proveniente dalle piccole e medie imprese.
Piaccia o meno, Qui! Group è precursore di un futuro in cui il welfare aziendale sarà sempre più
considerato dalle aziende un servizio da acquistare come un altro.
Alla stregua, insomma, di un piano telefonico.
Forse ne avremo perso in ideali.
Ne avremo sicuramente guadagnato in efficienza.
twitter@CamillaGaiaschi
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