Aborti clandestini, sale il rischio
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Aborti clandestini, sale il rischio
Latina Il giornale di SANITA’ MARTEDÌ 5 APRILE 2016 17 Nelle strutture pontine due terzi del personale si dichiara obiettore di coscienza Aborti clandestini, sale il rischio Il gruppo del M5S in Regione chiede a Zingaretti iniziative per prevenire il problema I sanitari obiettori di coscienza sull’aborto sono maggioritari a Latina e provincia. Il rapporto della Regione Lazio segnala come i non obiettori costituiscano appena il 34,7% del personale medico e paramedico nelle strutture sanitarie dell’area pontina. 33 unità sulle 95 totali. Si tratta di una percentuale più bassa della media regionale (42,7%), che conferma comunque la maggioranza di obiettori di coscienza nell’ambito delle interruzioni volontarie di gravidanza. L’incremento del numero di obiettori di coscienza nel Lazio ed il rischio di aggravamento di questo fenomeno è al centro di un’interrogazione del gruppo pentastellato al governatore Nicola Zingaretti. “Nel 2014 i 10.415 interventi relativi alle interruzioni volontarie di gravidanza sono stati effettuati in 21 strutture –si evidenzia nell’interrogazione- fra queste il servizio con il numero maggiore di interventi è stato quello dell’azienda ospedaliera S.Camillo Forlanini (2.338 IVG pari al 22,4%). Il confronto fra Asl territoriale di effettuazione e Asl di residenza conferma la carenza NUOVE NORME cologi. E’ plausibile che le donne ricorrano all’aborto clandestino per mancanza di altre possibilità, vista l’altissima percentuale di medici obiettori, che impediscono in moltissime strutture la piena applicazione della legge 194/78. La sanzione prevista dal decreto legislativo 8/2016 potrebbe inoltre rappresentare un deterrente rispetto all’eventuale ricorso a cure Appello dei grillini per l’applicazione della legge 194 di offerta per le donne residenti a Frosinone (11,7% delle donne residenti hanno effettuato l’IVG nella Asl), Roma G (22%) e Roma F (27%). L’anestesia generale è stata impiegata nel 66% delle IVG, dato in calo ri- spetto al 2013. A livello nazionale si è passati dal 58,7% di ginecologi obiettori del 2005, al 69,2% del 2006, al 70,5% del 2007, al 71,5% del 2008, al 70,7% del 2009 e al 69,3% del 2010 e del 2011. Tra gli anestesisti la situazione è più stabile con una variazione da 45,7% nel 2005 al 50,8% nel 2010 e 47,5% nel 2011. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38,6% nel 2005 al 43,1% nel 2011. I dati indicano sia in Italia che nella Regione Lazio, un progressivo incremento di obiettori di coscienza fra tutti gli operatori dediti all’attività ostetrica, soprattutto per quanto riguarda i gine- mediche urgenti, da parte della donna in seguito a complicanze dovute all’aborto clandestino, con conseguenze anche potenzialmente fatali. Si chiede al presidente della Regione Zingaretti, quali siano le azioni intraprese per garantire la piena applicazione della 194, per contrastare il fenomeno dell’aborto clandestino, per tutelare la salute delle donne costrette a ricorrere alla pratica dell’aborto, per incoraggiare la denuncia da parte dei cittadini delle strutture delle persone che eseguono la pratica clandestina”. scorso, sono state però innalzate le sanzioni, che da 51 euro passano a una cifra tra 5mila e 10mila euro, “ignorando completamente le ragioni per cui la legge 194 comminava una multa simbolica, ovvero permettere alle donne di denunciare i “cucchiai d’oro” che praticavano aborti illegali e, soprattutto, permettere loro di andare in ospedale al primo segno di complicazione senza rischiare la denuncia”. Con multe così salate, denunciare aborti clandestini diventerà impossibile e sarà sempre più difficile quindi debellare questa piaga. Che continua ad esserci, denunciano le donne dei centri antiviolenza, anche perché in Italia è già difficilissimo abortire “legalmente e in sicu- rezza”, visto che i medici obiettori di coscienza sono il 70 per cento. La protesta delle attiviste italiane è rimbalzata su tutti i siti e tutte le associazioni di donne dei centri antiviolenza hanno fatto sentire la propria voce, oltre a Dire, dalla Casa Internazionale della Donna di Roma a Se Non Ora Quando di Napoli a Libere tutte di Firenze. “Femministe” sul piede di guerra Multe fino a 10.000 euro, le associazioni si ribellano Critiche al governo per le sanzioni decise sull’interruzione di gravidanza fuori legge L’aborto in Italia è stato depenalizzato ma nello stesso tempo le sanzioni per chi lo pratica clandestinamente sono aumentate moltissimo. Da una cifra simbolica di 51 euro si è passati a 5 mila e in alcuni casi fino a 10 mila euro di multa. La denuncia è dell’Associazione Donne in rete contro la violenza, quella che gestisce la mag- gior parte dei centri antiviolenza in Italia, che insorge contro il governo e chiede al premier Matteo Renzi di fare “subito una correzione a quello che è un palese gravissimo errore”. In una lettera aperta al presidente del Consiglio, l’associazione, oltre a ricordare che “nel nuovo rimpasto di Governo non è stata nominata una mini- stra alle Pari Opportunità” e che “il Dipartimento per le Pari Opportunità è fermo, privo di direzione, affidato unicamente alla buona volontà dei singoli funzionari”, ma soprattutto senza un solo euro stanziato, sottolinea all’esecutivo che se il reato di aborto clandestino è stato depenalizzato, grazie al decreto legislativo del 15 gennaio