Emergenza Clinica intens
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Emergenza Clinica intens
Ar e s s A Aggeennzziiaa R Reeggiioonnaallee ppeerr ii SSeerrvviizzii SSaanniittaarrii Ente strumentale della Regione Piemonte istituito con L.R. n. 10 del 16.03.1998 Tavolo A.Re.S.S. delle Terapie Intensive Emergenza clinica intraospedaliera Raccomandazioni e proposte operative Documento redatto a cura di: Coordinatore Referente Assessorato Referente AReSS Luigina Giorgio Eleonora Angelo Barbara Annachiara Alessandro Annachiara Vincenzo Nicoletta CAPRA CARBONE COSTANZO D’ERRICO FRACCHIA GUIOTTO MASTROIANNI TROMPEO SEGALA VIVALDI Giulio Ugo Grace RADESCHI STURLESE RABACCHI Torino, 21 Gennaio 2008 1 Indice 1. Il contesto regionale: ruolo ed azioni dell’ARESS pag. 3 2. Problema, dati epidemiologici e presupposti pag. 4 3. Modelli organizzativi: il Rapid Response System pag. 5 4. La proposta italiana pag. 6 5. Analisi della situazione attuale in Piemonte pag. 7 a. Raccomandazioni sui modelli organizzativi pag. 11 b. Il progetto formativo pag. 16 c. Il risultato atteso e gli indicatori pag. 19 Legenda pag. 20 Bibliografia pag. 21 6. Le indicazioni dell’ARESS 2 1. IL CONTESTO REGIONALE: RUOLO ED AZIONI DELL’ARESS Il “Piano socio-sanitario regionale 2007-2010” approvato con DCR 137-40212 del 24 Ottobre 2007 prevede l’opportunità di individuare aree prioritarie per le quali è necessario approntare apposite strategie di azione e specifici programmi di intervento, con particolare riferimento agli interventi sanitari in rete e fra questi, all’area delle emergenze. L’Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari (AReSS) ha istituito un “tavolo regionale” per mettere in rete le Terapie Intensive del Piemonte con lo scopo di valutare e uniformare i Percorsi DiagnosticoTerapeutici Assistenziali (PDTA) di alcune situazioni o patologie, ritenute prioritarie , secondo criteri di appropriatezza clinica e organizzativa. Tra queste sono state individuate l’Emergenza Clinica Intraospedaliera e l’arresto cardiaco, con la consapevolezza che solo affrontando, riorganizzando, migliorando i percorsi integrati di cura (PIC) è possibile garantire la sicurezza dei pazienti ricoverati, la qualità dell’assistenza negli ospedali e la prevenzione degli eventi avversi. Il Gruppo di lavoro appositamente costituito ha preliminarmente cercato di acquisire i Piani di Risposta alle Emergenze Cliniche Intraospedaliere attraverso le Direzioni Sanitarie ed ha successivamente elaborato modelli, strategie di miglioramento e percorsi formativi da destinare al personale sanitario di alcune Aziende Sanitarie “pilota”. L’ AReSS preso atto che l’analisi dei piani di risposta ottenuti documenta, pur con qualche eccezione, una diffusa debolezza strutturale e funzionale dell’emergenza intraospedaliera, propone un Piano Strategico regionale. Il Piano Strategico dovrebbe basarsi su: 1. standard minimi regionali, con modelli organizzativi da attuare in steps successivi, in accordo con quanto contenuto nelle Raccomandazioni SIAARTI-IRC per le emergenze intraospedaliere di Ottobre 2007; 2. realizzazione di un progetto formativo globale (Rif. DGR n. 22-7777 del 17 Dicembre 2007 ), destinato in una prima fase al personale sanitario dei reparti di degenza ordinaria. Potrà essere opportuno prevedere, in un momento successivo, una formazione avanzata dedicata al personale medico ed infermieristico che deve garantire la risposta; 3. programmazione di una modalità di miglioramento della qualità, basato su una raccolta dati degli arresti cardiaci intraospedalieri; essa è ritenuta indispensabile per misurare i dati epidemiologici regionali e compararli con quelli nazionali ed internazionali; 4. istituzione di un osservatorio regionale costituito da un gruppo di coordinamento permanente per l’emergenza intraospedaliera, allo scopo di garantire continuità di valutazioni e monitoraggio delle azioni progettuali e formative ed interventi di supporto tecnico-scientifico alle Aziende Sanitarie; 5. istituzione di referenti per l’emergenza intraospedaliera in ogni Azienda Sanitaria Regionale REGIONE PIEMONTE - ASSESSORATO SANITA’ AReSS Osservatorio regionale / Gruppo di Coordinamento ASL .. ASO .. Referente Aziendale Referente Aziendale Referente di Ospedale Referente di Ospedale Referente di Ospedale Presidio .. Presidio .. Presidio .. Referente di Ospedale Presidio .. 3 2. PROBLEMA, DATI EPIDEMIOLOGICI E PRESUPPOSTI “I pazienti che si ricoverano in ospedale credono di trovarsi in un luogo sicuro dove loro ed i loro famigliari ritengono che riceveranno le migliori cure possibili; essi sono sicuri che se le loro condizioni dovessero peggiorare si trovano già nel posto migliore per un pronto ed efficace trattamento. Adesso vi sono evidenze del contrario. Pazienti che si ammalano, o che peggiorano, acutamente potrebbero ricevere cure subottimali. Ciò può accadere o perché il deterioramento non viene riconosciuto o perché, nonostante il peggioramento clinico, segni e sintomi vengono sottovalutati, o perché non vengono messe in atto azioni in tempi sufficientemente rapidi. La comunicazione e la documentazione sono spesso carenti; può mancare l’esperienza e i provvedimenti degli esperti in critical care, incluso il trasferimento in 1 terapia intensiva, possono essere ritardati.” ( ) (Mary Armitage, Guideline Development Group Chair - National Institute for Health and Clinical Excellence) L’Ospedale, struttura deputata per definizione alla diagnosi e cura dei pazienti acuti ricoverati, può paradossalmente fallire nella gestione complessiva degli eventi critici improvvisi che vanno dal deterioramento, più o meno rapido, delle condizioni generali sino all’arresto cardiaco. Il risultato è costituito spesso da un intervento tardivo, sia esso una rianimazione sul posto, sia esso un ricovero in Rianimazione. All’interno degli ospedali la mortalità per arresto cardiaco improvviso, pur non essendo disponibili dati epidemiologici estesi ed univoci, permane elevata. L’incidenza, sulla base dei dati di letteratura internazionali, è compresa tra 1-5 ‰ ricoveri/anno o di 0,175 posto letto/anno (Hodgetts, Resuscitation 2002 - Peberdy, Resuscitation 2003) Molti dati di letteratura evidenziano che la prognosi degli arresti cardiaci intraospedalieri, nonostante tutti gli sforzi organizzativi, volti ad implementare il modello ottimale di risposta, ivi compresa la strategia di defibrillazione precoce mediante defibrillatori semiautomatici affidati a personale non medico, permane troppo spesso sfavorevole; la sopravvivenza alla dimissione dall’ospedale si è attestata infatti da diversi anni, in tutto il mondo, intorno al 14 – 18%.(2-3) Una sopravvivenza così bassa può essere in parte giustificata dalle caratteristiche della popolazione ospedalizzata, che ovviamente sono diverse dalla popolazione generalmente considerata: le condizioni cliniche sono mediamente più gravi e spesso risultano concomitanti più patologie ed affezioni non cardiache (sepsi, insufficienza d’organo preesistente, neoplasie, riacutizzazioni di patologie croniche od evolutive, ecc.). La comorbilità quindi è uno dei fattori che condizionano negativamente la sopravvivenza all’arresto cardiaco intraospedaliero. Esso però, pur rappresentando la fase finale di più eventi morbosi, non deve per questo essere considerato inevitabile: l’arresto cardiaco intraospedaliero che si verifica in pazienti ricoverati in reparti di degenza ordinaria, nella maggioranza dei casi non è una morte cardiaca improvvisa. Esso è preceduto nel 75 – 80% dei casi da alterazione dei parametri fisiologici ed è quindi potenzialmente evitabile; inoltre i segnali di deterioramento clinico che evolvono rapidamente verso l’arresto cardiaco sono presenti da almeno otto ore prima dell’arresto cardiaco e pertanto è indispensabile poterli riconoscere tempestivamente (4-6). Per questo motivo la letteratura internazionale disponibile sull’argomento e le più recenti linee guida mondiali di rianimazione cardiopolmonare (7), sono orientate alla prevenzione dell’arresto cardiaco attraverso il riconoscimento precoce dei segni e sintomi che precedono la situazione estrema e la pianificazione del trattamento appropriato. 4 3. MODELLI ORGANIZZATIVI: IL RAPID RESPONSE SYSTEM Una recente Consensus Conference internazionale (8), alla quale hanno partecipato esperti di tutto il mondo e pubblicata su Critical Care Medicine in ottobre 2006, ha rivisitato i modelli organizzativi più diffusi sviluppati in diversi paesi ed in diverse realtà locali (Australia, Nord America ed Europa). Sono state esaminate le varie modalità di risposta alle emergenze intraospedaliere aventi tutte l’obiettivo di prevenire l’arresto cardiaco mediante il pronto riconoscimento del deterioramento clinico che caratterizza il paziente critico ed il rapido allertamento di équipe di esperti che forniscono la risposta. Il documento di consenso internazionale riassume le definizioni, sistematizza e propone il modello definito “Rapid Response System” (R.R.S.) quale approccio razionale alle emergenze intraospedaliere; tale sistema di risposta rapida all’emergenza deriva dalla articolazione ed implementazione di quattro ambiti: 1. Braccio afferente: è costituito dal personale sanitario del reparto di degenza nel quale è ricoverato il paziente. L’accento è posto sulla necessità di saper intercettare precocemente il paziente critico ed attivare rapidamente la risposta sulla base di criteri di allarme specifici e codificati in ogni ospedale (track and trigger) 2. Braccio efferente: costituito dalla risposta rapida all’evento da parte di un team di risposta, composto da un medico ed un infermiere in possesso di competenze avanzate di rianimazione cardiopolmonare e di gestione di pazienti critici (M.E.T.- Medical Emergency Team), dotati di adeguati supporti tecnologici, addestrati nella gestione delle risorse impiegate (umane, tecnologiche) e ad interagire con il paziente, i parenti, i curanti (medici ed infermieri). In alcuni paesi la risposta graduale comprende l’intervento iniziale di un infermiere di rianimazione (RRT – Rapid Response Team) e quella successiva, se necessaria, del medico. In altri paesi ancora i modelli di risposta comprendono anche, ad integrazione, il CCO (Critical Care Outreach), sistema che prevede il controllo programmato, ad intervalli prestabiliti, dei pazienti trasferiti dalla Rianimazione in reparti di degenza. 3. Miglioramento continuo della qualità: revisione critica dell’evento, raccolta dati e periodica analisi per predisporre interventi migliorativi. 4. Governo clinico ed organizzativo: è costituito da un gruppo di operatori (commissione, comitato) che si occupa della progettazione e della supervisione di tutte le funzioni del sistema, ivi comprese la formazione del personale ed il mantenimento delle competenze acquisite, la valutazione periodica dell’efficacia del sistema e la gestione delle risorse. Il National Institute for Health and Clinical Excellence inglese ha pubblicato in luglio 2007 le linee guida per il riconoscimento e la risposta ai problemi acuti dei pazienti ricoverati in ospedale (1); il documento enfatizza la necessità di 1. osservare e registrare le condizioni cliniche dei pazienti, disporre di un piano scritto che precisi quali parametri fisiologici devono essere misurati e registrati e quanto frequentemente. 2. identificare i pazienti le cui condizioni cliniche si stanno deteriorando o, che sono a rischio di deterioramento, mediante la definizione di un sistema “track and trigger” 3. definire una strategia di risposta graduale ai bisogni dei pazienti sulla base di tre livelli di rischio: basso, medio, alto. 5 4. LA PROPOSTA ITALIANA La SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) ed IRC (Italian Resuscitation Council), quest’ultima a composizione multidisciplinare e multiprofessionale, hanno di recente pubblicato le “Raccomandazioni per l’organizzazione della risposta alle emergenze Intraospedaliere” (Minerva Anestesiologica - Ottobre 2007) (9). Esse traggono origine dalla valutazione della letteratura disponibile e dalla valutazione delle realtà organizzative degli ospedali italiani. La loro finalità: “ … delineare un programma di graduale miglioramento dei sistemi di risposta all’emergenza Intraospedaliera definendo: 1. criteri guida per gli Ospedali per l’ottimizzazione della risposta all’arresto cardiaco; 2. un primo livello di adeguamento, indispensabile per tutti gli Ospedali (ove non già presente); 3. una prospettiva di ulteriore miglioramento, perseguibile attraverso la prevenzione dell’arresto cardiaco, ottenibile tramite il trattamento delle situazioni critiche precocemente individuate e valutate al di fuori delle Rianimazioni/Terapie Intensive; 4. la promozione di strategie che mirino a evitare l’accanimento terapeutico.” Le Raccomandazioni delineano un percorso di riorganizzazione della risposta all’emergenza intraospedaliera in steps successivi, in relazione alla situazione di partenza di ogni Ospedale. Viene suggerita una gradualità di interventi che si sviluppi attraverso due fasi: 1°) la prima, fortemente raccomandata per tutti gli Ospedali, riguarda la risposta all’arresto cardiaco intraospedaliero con miglioramento dei tempi di attivazione del sistema, di erogazione delle manovre Basic Life Support and Defibrillation (BLSD) da parte del personale di reparto e i tempi di risposta delle squadre avanzate nonché l’analisi e l’implementazione del processo di risposta anche mediante la revisione critica e l’utilizzo sistematico dello stile Utstein per la raccolta dei casi di arresto intraospedalieri (livello A) 2°) la seconda, raccomandata, riguarda la prevenzione dell’arresto cardiaco attraverso la risposta a tutte le altre situazioni critiche con parametri vitali conservati (Livello B) attivando modelli di Rapid Response System (MET e/o Outreach) accompagnandoli a programmi formativi e di verifica e implementazione dei risultati raggiunti utilizzando metodi uniformi di raccolta dati (livello B). Le Raccomandazioni definiscono infine nei dettagli, il percorso di entrambe le fasi articolando lo schema per l’elaborazione dei Piani di risposta alle emergenze indicando: le modalità di raccolta dati sugli arresti cardiaci l’articolazione dei programmi di formazione le modalità di gestione degli aspetti etici le modalità di implementazione dell’organizzazione: dalla risposta all’arresto cardiaco alla sua prevenzione con l’attivazione di un RRS 6 5. ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE IN PIEMONTE La valutazione della situazione sullo stato attuale dei sistemi di emergenza intra-ospedaliera in Piemonte è stata condotta utilizzando principalmente due strumenti informativi. Il primo di questi è costituito da un’indagine condotta all’inizio del 2007, nell’ambito di un progetto ministeriale di ricerca finalizzata cui la Regione Piemonte ha partecipato, denominato “Il percorso assistenziale integrato nei pazienti con grave cerebrolesione acquisita (GCA)”. In questa indagine era stato sottoposto alle Direzioni dei Presidi Ospedalieri piemontesi un questionario sull’organizzazione della risposta alle emergenze all’interno degli ospedali, ad esclusione delle aree critiche (Pronto Soccorso, Rianimazione, UTIC). Il questionario indagava alcuni dei principali punti critici suscettibili di influenzare, secondo la letteratura tematica, l’efficacia dei sistemi di risposta all’emergenza; tra gli elementi critici evidenziati dalla ricerca sono emersi i criteri di monitoraggio dei pazienti ricoverati, la composizione del team di risposta all’emergenza, la formazione dei medici in questo team e del personale di reparto che attiva la richiesta; inoltre si domandava se venisse effettuata una raccolta dei dati sulle risposte all’emergenza. Trentotto ospedali avevano risposto all’indagine (84% del totale). Dall’analisi delle risposte al questionario si notava che nella quasi totalità degli ospedali (83%) lo specialista deputato alla risposta è l’anestesista rianimatore e che nella maggior parte degli ospedali l’attivazione dell’emergenza non era stabilita secondo specifici criteri scritti di monitoraggio delle alterazioni vitali dei pazienti, mentre solo nel 60% era prevista almeno secondo criteri stabiliti verbalmente (Tabella 1). Anche la proporzione di Ospedali che disponevano di un sufficiente team di risposta, che dovrebbe essere composto almeno da un medico con adeguata formazione preposto a questo compito e da un infermiere, non raggiungeva il 50%. Al contrario, la formazione del personale sulle tecniche di gestione (BLS, BLSD) e di risposta all’emergenza (ALS o specifica formazione) appariva piuttosto diffusa, anche se sarebbe necessario estenderla ulteriormente, al fine di garantire che tutto il personale sanitario sia formato nell’utilizzo del defibrillatore e che tutti i medici dei team di risposta abbiano ricevuto una formazione adeguata. Meno di un terzo degli Ospedali effettuava una raccolta dei dati sulle risposte alle emergenze intraospedaliere, mentre meno del 10% raccoglieva dati sulle risposte erogate in caso di arresto cardiaco. Tabella 1 - Risposte al questionario sul sistema emergenze ospedaliere in Piemonte (progetto GCA: 38 ospedali inclusi) Variabile Caratteristiche di condotta nella risposta n. corrette % corrette attivazione sistema di emergenza attivazione sistema di emergenza formazione personale braccio afferente (reparti di degenza) formazione personale braccio afferente (reparti di degenza) formazione personale braccio efferente (team di risposta) composizione team di risposta raccolta dati su arresto cardiaco raccolta dati su altre emergenze basato su monitoraggio delle alterazioni vitali secondo criteri scritti basato su monitoraggio delle alterazioni vitali secondo criteri verbali almeno BLS 14 37 23 61 36 95 almeno BLSD 30 79 almeno ALS 33 87 almeno 1 medico e 1 infermiere secondo Utstein o protocolli interni sistematica in registro o scheda 18 3 11 47 8 29 Il secondo strumento utilizzato per la valutazione è costituito dall’analisi dei piani di emergenza intraospedaliera degli Ospedali piemontesi. Secondo quanto stabilito dal Gruppo di lavoro nella riunione del 23 Maggio 2007, l’AReSS ha richiesto in data 29 Giugno a tutte le Direzioni Sanitarie degli Ospedali presenti in Piemonte il piano di risposta alle emergenze cliniche. L’intenzione del 7 Gruppo di lavoro è stata quella di esaminare i suddetti piani, utilizzando una griglia di valutazione basata sulle raccomandazioni presenti in letteratura, sui sistemi di risposta all’emergenza. La griglia è stata quindi redatta arricchendo gli items del questionario GCA con altre caratteristiche, desunte dalle linee guida esistenti sull’argomento, e validata con piccole modifiche (Tabella 2). Nella realizzazione della griglia, ad ogni risposta, è stato attribuito un punteggio, che è stato poi sommato per ottenere un punteggio sull’adeguatezza delle caratteristiche dei sistemi di risposta degli Ospedali. La richiesta dei piani di emergenza alla data del 14 Settembre era stata soddisfatta solo da 13 ospedali. E’ difficile interpretare questo alto tasso di non risposta, ma è probabile che una proporzione consistente di Ospedali non abbia evaso la richiesta perchè non disponeva di un piano scritto di risposta all’emergenza. Nonostante lo scarso numero di piani disponibili, si è comunque provveduto alla loro valutazione per mezzo della griglia e ad effettuare un’analisi dei dati così ottenuti. Dalla lettura del piano dell’Amedeo di Savoia si apprendeva che questo ospedale non e’ provvisto di un sistema interno di risposta all’emergenza, ma che per questo dipende dal vicino Maria Vittoria. Per i restanti, tranne il S. Luigi di Orbassano, che raggiungeva quasi il massimo punteggio complessivo possibile, i punteggi degli altri Ospedali erano compresi tra il 30 e il 60% del punteggio massimo (Tabella 3); anche senza considerare le informazioni sulla formazione del personale, quasi sempre assenti dai piani di emergenza, il punteggio era prevalentemente compreso tra la metà e i due terzi del punteggio massimo. Dall’analisi degli specifici items contenuti nella griglia, le maggiori criticità parrebbero riguardare da un lato le modalità e i criteri sulla cui base vengono attivate le richieste di emergenza, dall’altro la dotazione di apparecchiature del team che fornisce la risposta e del personale di reparto che gestisce l’emergenza. Inoltre, anche quest’indagine mostra che la raccolta dei dati sulle emergenze erogate è effettuata molto raramente e che vi è scarso governo del sistema, in termini di comitati deputati o di riunioni finalizzate a discutere e risolvere eventuali problemi sul tema. Tabella 3 – Punteggi complessivi dei piani di risposta all’emergenza Ospedale Osp. Amedeo di Savoia Osp. di Arona, ASL 13 Osp. di Borgomanero, ASL 13 Osp. di Carmagnola, ASL 8 Osp. CTO, CRF, Maria Adelaide Osp. di Cuorgnè, ASL 9 Osp. Gradenigo, ASL 4 Osp. di Ivrea, ASL 9 Osp. Maria Vittoria, ASL 3 Osp. di Moncalieri, ASL 8 Osp. S.Giovanni Battista di Torino Osp. S. Biagio di Alessandria Osp. S. Luigi di Orbassano 1 2 Punteggio a1 0 24 27 30 38 20 22 21 35 30 22 31 57 Punteggio b2 0 24 27 30 30 20 22 21 31 30 22 26 45 considera tutti i punteggi degli items della griglia di valutazione non considera i punteggi di 3 items relativi alla formazione del personale 8 Tabella 2 - Griglia di valutazione per Piani di Risposta alle Emergenze Intraospedaliere Parametri considerati risposta A risposta B 1 Piano di risposta scritto ufficiale (da Direz Sanit, protocollato) 2 Strutture istituzionalmente preposte Una sola, h24 una sola h12 3 Aree coperte tutte, sanitarie e non solo sanitarie 4 Modalità allarme numero dedicato numero dedicato 5 Criteri allarme codificati codificati MET codificati AC non codificati 6 Risposta di base del reparto BLSD / ILS BLSD BLS 7 Presidi disponibili in reparto carrello emergenza carrello carrello + DAE emergenza + DAE emergenza 8 Check list garantita da periodico controllo si, senza si, con descrizione descriz. modalità modalità di controllo di contr. 9 Competenze di chi chiama (% formati BLSD su totale) 100% 10 Riaddestramento periodico <= 2 anni 11 Team di risposta medico istituzionale medico istituzion. solo medico + infermiere + infermiere istituzionale 12 Presidi ed apparecchiature di chi risponde zaini emergenza + defibrillatore zaini emergenza + defibrillatore 13 Modalità di controllo e verifica del processo raccolta dati ACC + MET raccolta dati ACC 14 Competenze di chi risponde (% formati ALS su totale) 15 Struttura di governo del sistema 100% Comitato ufficiale per l'emergenza ufficiale, non protocollato risposta C Score per risposte ai singoli parametri risposta D A B C D documento di reparto documento di reparto 1 4 3 2 2 due, per giorni o fasce orarie due, per criteri o competenze 2 4 2 0 -1 4 4 3 3 3 5 4 4 2 2 non codificati 6 4 3 1 1 attesa 7 4 4 2 0 8 4 4 2 1 solo sanitarie numero non dedicato solo sanitarie numero non dedicato armadio/borsa farmaci no no 9 4 3 1 1 < 100% < 50% < 25% 10 4 3 2 1 > 2 anni non definito nessuno 11 4 3 2 1 12 4 4 3 1 13 4 4 3 0 14 4 3 1 0 15 4 3 2 1 16 4 3 1 0 < 100% riunioni sui dati raccolti medico di guardia solo zaini registro interventi < 50% riunioni occasionali < 25% 9 L’esperienza del S. Luigi Gonzaga di Orbassano: un modello di applicazione del RRS La risposta alle emergenze intraospedaliere all’interno dell’Ospedale S. Luigi è passata in sei anni (2001-2006) dal semplice intervento del rianimatore per l’arresto cardiaco ad un modello organizzativo avanzato che, anticipando i contenuti della Consensus Conference di Pittsburgh, ha realizzato ed implementato una catena della sopravvivenza intraospedaliera come descritta dalle più recenti linee guida mondiali pubblicate su Circulation e Resuscitation (J. Nolan, Resuscitation 2006, 71, 270-271). Il primo anello del S. Luigi prevede l’allarme su telefono dedicato con numero unico per tutto l’Ospedale non solo per l’arresto cardiaco ma anche per qualunque emergenza clinica che si verifichi nei reparti di degenza o nelle aree non sanitarie all’interno dell’Ospedale, sulla base di criteri scritti, appositamente definiti; il personale medico ed infermieristico riceve una formazione specifica che addestra, attraverso scenari simulati, a saper valutare con un metodo rapido ed efficace il paziente critico, a riconoscere gli eventuali criteri di allarme e a prepararsi a lavorare con il MET, se allertato. Tale formazione, strutturata in un corso progettato e realizzato dalla Rianimazione del S. Luigi - il “Corso METal ”- rappresenta la prima iniziativa del genere in Italia, già approvata da IRC ed in progressiva estensione sul territorio regionale e nazionale. Il secondo ed il terzo anello possono contare sulla capacità di tutto il personale medico ed infermieristico ad iniziare manovre di base disponendo in ogni reparto di carrelli di emergenza uniformi con contenuti standardizzati e di defibrillatori semiautomatici utilizzabili anche da personale infermieristico, a tale scopo addestrato ed autorizzato attraverso una formazione certificata (Corsi BLSD IRC) rivolta a tutti i dipendenti e periodicamente aggiornata. Il quarto anello, il MET (Medical Emergency Team) è costituito, dal 2004, da un medico anestesista rianimatore e da un infermiere della Rianimazione, tutti formati in ALS (Advanced Life Support); il MET con tempi di intervento molto rapidi arriva al letto del paziente per trattarlo insieme al personale di reparto (medico e/o infermiere). La raccolta dati avviata sin dal 1 luglio 2004, secondo lo standard internazionale definito “Utstein Style” (Resuscitation 63, 2004, 233-249), ha confermato una sopravvivenza degli arresti cardiaci, alla dimissione dell’ospedale, sovrapponibile ai dati di letteratura internazione (13,8%), ha dimostrato una diminuzione della incidenza degli arresti cardiaci già dal secondo anno di attività del MET lasciando supporre che tale modello organizzativo, anticipando l’allarme e quindi l’intervento avanzato, sia realmente in grado di prevenire in taluni casi l’arresto cardiaco e di ridurre i ricoveri inappropriati in Terapia Intensiva. Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 6. LE INDICAZIONI dell’AReSS A. Raccomandazioni sui modelli organizzativi Le Raccomandazioni sui modelli organizzativi per la gestione delle Emergenze Cliniche Intraospedaliere si ispirano alla integrazione multidisciplinare e multiprofessionale. Esse suggeriscono di affrontare il disegno complessivo di riorganizzazione in steps successivi, anche in considerazione della situazione di partenza di ciascun Ospedale, accompagnando tale processo con idonei progetti formativi basati sulle competenze da acquisire e da mantenere nel tempo. Nella stesura delle Raccomandazioni sono stati considerati: 1. Il quadro normativo e giuridico di riferimento, ed in particolare ▪ La formazione specialistica dell’Anestesista Rianimatore secondo le norme europee con il D.M. 3 luglio 1996 ed il riassetto delle scuole di Specialità di area sanitaria G.U. n° 258 del 5.11.2005 che riconoscono questo special ista come il più adatto alla gestione delle emergenze e delle condizioni di criticità; ▪ I bisogni di formazione continua in medicina, secondo il D.L. 30 dicembre 1992 n° 502 art. 16 ter che comprendono, per tutto il personale sanitario, il tema delle emergenze; ▪ I criteri sull’utilizzo del defibrillatore semiautomatico (DAE), L. 120 3/4/2001, documento della Conferenza Stato-Regioni del 27/2/2003 e L 69 del 15/3/2004, che consentono a tutti gli operatori sanitari l’utilizzo del DAE; ▪ Le raccomandazioni della Commissione di Bioetica SIAARTI che riguardano le cure di fine vita, i criteri di ammissione in T.I. e le cure palliative; ▪ Le responsabilità del medico e dell’infermiere di fronte all’emergenza, secondo quanto previsto dai rispettivi codici deontologici. 2. Le linee guida cliniche ed organizzative di letteratura internazionale ▪ ▪ Linee guida ILCOR novembre 2005 ▪ ▪ Consensus Conference sul RRS 3. Le Linee Guida Europee di rianimazione cardiopolmonare sul tema del DNAR (do not attempt resuscitation) Linee guida NHS: NICE 50 Le raccomandazioni scientifiche italiane di riferimento attualmente disponibili ▪ Raccomandazioni SIAARTI-IRC Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 Sulla scorta della documentazione esaminata e delle esperienze disponibili, si individua uno standard minimo previsto per tutti gli Ospedali rappresentato dalla disponibilità di un Piano di risposta alle emergenze cliniche scritto, periodicamente verificato ed aggiornato. Esso dovrà essere progettato o implementato, se già esistente, attraverso un processo di consenso interdisciplinare e interprofessionale. A tale scopo si raccomanda l’istituzione, presso ciascuna Azienda, di una Commissione Interna per l’Emergenza e Logistica in Ospedale composta da: ▪ almeno un Anestesista Rianimatore riconosciuto quale specialista di riferimento o da uno specialista della struttura istituzionalmente deputata alla risposta, con il ruolo di referente Aziendale, ▪ ▪ ▪ almeno un medico per ciascun Dipartimento, infermieri dei reparti medici e chirurgici, un infermiere, preferibilmente di Rianimazione, con il ruolo di “Resuscitation Training Officer”; quest’ultimo, individuato sulla base di un adeguato percorso professionale e formativo, dovrà curare la supervisione dell’addestramento alle tecniche di RCP, il controllo delle procedure, delle check-list o il rilievo dei dati dai defibrillatori automatici esterni (DAE) e la supervisione della raccolta dei dati secondo Utstein Style. Si ritiene che per tale ruolo debba essere previsto un operatore a tempo pieno / 300 letti per acuti. La progettazione del piano di risposta deve considerare alcuni presupposti, quali: ▪ ▪ struttura dell’Ospedale (monoblocco, padiglioni separati, padiglioni collegati); ▪ ▪ competenze degli operatori coinvolti; ▪ livelli di intensità di cura disponibili (aree intensive, unità intermedie, degenze ordinarie). tempi di percorrenza in relazione ai tempi di risposta consigliati (entro 3 min dall’allarme per arresto cardiaco); possibilità di attuazione di programmi di defibrillazione precoce nelle aree sanitarie e non Il Piano di risposta deve considerare : 1. la risposta all’arresto cardiaco; Essa deve prevedere presenti ed efficaci tutti gli anelli della catena della sopravvivenza ed in particolare: 1) riconoscimento dell’arresto cardiaco e respiratorio; 2) allarme tempestivo al sistema di risposta; 3) effettuazione delle manovre di base da parte del personale presente in reparto; 4) defibrillazione precoce, se indicata, mediante utilizzo di defibrillatori semiautomatici da parte del personale presente, formato ed autorizzato; 5) rianimazione avanzata a cura del team di risposta. Le linee guida cliniche ed organizzative internazionali stabiliscono che lo standard di cura (rianimazione cardiopolmonare di base e defibrillazione precoce) deve poter essere erogato al paziente in arresto cardiaco entro tre minuti dal collasso. Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 Il Piano di risposta deve perciò considerare la descrizione di tutti gli operatori coinvolti e delle loro modalità di intervento, distinguendo: a) le afferenze costituite dall’attivazione da parte delle aree di degenza e non; b) le efferenze costituite dalla risposta avanzata del sistema di emergenza interno. In ogni Ospedale sono da considerare preventivamente le aree di degenza in cui il personale sanitario, sempre presente, deve farsi carico della prima risposta e dell’attivazione del sistema di emergenza interno, quindi le aree sanitarie diverse dalle degenze (ambulatori, servizi diagnostici, laboratori analisi, etc…) ed infine le aree non sanitarie (aree amministrative, aree esterne ma comprese tra le mura dell’Ospedale, mense, aule, uffici, chiesa e, per gli ospedali a padiglioni, le aree di collegamento quali viali e corridoi interni) per le quali dovrebbe essere specificato con chiarezza chi dà l’allarme e chi deve intervenire. Ovviamente chi dà l’allarme (braccio afferente) deve garantire, altresì, l’avvio del BLSD, ove appropriato. In particolare il piano dovrà, quindi, indicare: a) Attivazione aree di degenza ordinaria ▪ chi chiama: il personale sanitario è sempre presente e deve farsi carico dell’attivazione del sistema di emergenza interno. Devono essere definiti i livelli di competenza clinica necessari per le varie fasi del soccorso: capacità di riconoscere un arresto cardiaco, capacità di allertare il team di emergenza su criteri oggettivi, capacità di supporto di base delle funzioni vitali (BLSD); ▪ ▪ quando chiama: al riscontro dei criteri di allarme (segni di arresto cardiaco, e/o respiratorio); ▪ ▪ come chiama: modalità di attivazione del team di emergenza (numero dedicato, telefono fisso, cellulare ecc.); chi presta il primo soccorso: il personale sanitario presente; con quali attrezzature: definire la dotazioni dei reparti, (carrelli di emergenza con dotazione uniforme, aspiratori, defibrillatori manuali, DAE, ) con check-list di controllo. b) Attivazione aree di non degenza: devono essere definite le modalità di intervento nelle aree diverse dalle degenze e in particolare: ▪ chi chiama: deve essere previsto che l’allarme possa essere dato anche da personale non sanitario (portinai, impiegati, visitatori ecc.) messo in condizione di fornire BLS/BLSD, in attesa del team avanzato e, pertanto, il numero per l’emergenza interna deve essere diffuso a tutti i dipendenti e chiaramente indicato nelle varie aree dell’Ospedale; ▪ come chiama: stabilire le modalità di attivazione: numero interno dedicato e accessibile direttamente anche con un telefono cellulare oppure centralino o altro interno deputato a trasmettere l’allarme. c) Risposta del sistema ▪ chi risponde (composizione del team di risposta): è fortemente raccomandato che il team avanzato sia costituito dall’Anestesista Rianimatore e da un infermiere di Rianimazione. Devono essere definiti: ▪ livelli di competenza clinica necessari per la gestione avanzata delle funzioni vitali; Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 ▪ tempi di risposta: è fortemente raccomandato il rispetto dei 3 minuti di risposta consigliati dalle linee guida internazionali; ▪ attrezzature: definizione delle dotazioni di emergenza per le équipe di risposta. RACCOLTA DATI Devono essere stabilite le modalità di controllo, di verifica e di miglioramento continuo: i dati raccolti sugli arresti cardiaci (Utstein Style) devono essere elaborati e periodicamente analizzati dalla Commissione Interna, discussi con gli operatori e la Direzione Generale per elaborare eventuali interventi migliorativi. PROGRAMMI DI FORMAZIONE La riorganizzazione della risposta alle emergenze intraospedaliere deve definire e prevedere le competenze degli operatori, che intervengono ai diversi livelli previsti nel sistema di risposta; il progetto deve quindi essere supportato da adeguati progetti formativi. La formazione deve essere obbligatoria, garantita dalle ASSL di appartenenza entro sei mesi dall’assunzione in servizio, utilizzando prioritariamente le risorse umane interne (istruttori certificati) e deve prevedere gli obiettivi formativi di minima per tutto il personale: moduli certificati di base (BLSD/ILS) per coloro che operano in aree non intensive (medici, infermieri, OSS, tecnici sanitari e altro personale di supporto) e, avanzati (ALS), per il personale medico ed infermieristico delle aree critiche. Tali programmi formativi devono essere certificati, basati su linee guida cliniche e didattiche internazionali (per uniformità si raccomandano quelle europee), mantenuti con periodici retraining e possibilmente verificati con simulazioni periodiche. 2. La risposta alle emergenze con funzioni vitali conservate Essa costituisce l’implementazione della prima fase ed è rivolta a tutte le emergenze acutamente critiche diverse dall’arresto cardiaco. Vanno considerati i percorsi intraospedalieri dei pazienti potenzialmente critici, e va adottato un sistema di individuazione precoce di tali pazienti allo scopo di prevenire il deterioramento delle loro condizioni cliniche, ridurre la mortalità e il protrarsi della degenza, ridurre i ricoveri in Terapia Intensiva e le loro riammissioni. Devono essere pertanto definiti: ▪ strategia di monitoraggio clinico-strumentale e di gestione dei pazienti a rischio, graduata su livelli di gravità basso – medio – alto. (Linee guida NICE 50). ▪ criteri di attivazione del sistema di emergenza, definiti sulla base di specificità locali (case mix dei pazienti ricoverati, livelli di cura disponibili etc.). Tra i modelli disponibili in letteratura, sistemi a punteggio, sistemi a parametri singoli e sistemi a parametri multipli, vengono consigliati i criteri di attivazione basati su alterazioni multiple dei parametri fisiologici, differenziati in “criteri rossi” e “criteri gialli”: l’allertamento del sistema di risposta è innescato da un solo criterio rosso o da due o più gialli. ▪ modalità di primo trattamento da parte del personale dei reparti di degenza: azioni immediate necessarie per prevenire la successiva evoluzione in attesa del team di risposta e integrazione con esso; ▪ composizione del team di risposta e competenze richieste. Essendo stato precedentemente realizzato un sistema di risposta all’arresto cardiaco questo va solo integrato con ulteriori competenze avanzate ed adeguato in termini di risorse all’aumento previsto delle chiamate. Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 ▪ necessità tecnologiche e strumentali presenti nei reparti e/o in dotazione al team per garantire un adeguato livello di cure al letto del paziente; ▪ ▪ criteri di ammissione nelle Unità di Cura Intensiva o Rianimazione; criteri DNAR e limitazione/astensione delle cure; RACCOLTA DATI Devono essere stabilite le modalità di controllo, di verifica e di miglioramento continuo: i dati da raccogliere sulle emergenze diverse dall’arresto cardiaco devono fare riferimento alle modalità recentemente stabilite dallo standard universale Utstein (10) (Resuscitation e Circulation novembre 2007). PROGRAMMI DI FORMAZIONE L’organizzazione della risposta alle emergenze cliniche intraospedaliere deve prevedere la contemporanea realizzazione di programmi formativi specifici e orientati al modello organizzativo disegnato; tali programmi, articolati per obiettivi educativi, devono comprendere: ▪ per il personale sanitario dei reparti (braccio afferente) l’integrazione delle competenze BLSD/ILS con la capacità di valutazione del paziente critico, la conoscenza dei criteri di allertamento, il primo trattamento in attesa dell’intervento avanzato e le modalità di interazione e collaborazione con l’équipe di risposta alle emergenze intraospedaliere (Corso METal) ▪ per il team di risposta (braccio efferente) l’integrazione delle competenze per il trattamento dell’arresto cardiaco con quelle per la gestione avanzata delle situazioni di emergenza a funzioni vitali conservate ancorché compromesse ASPETTI ETICI Si raccomanda che, all’interno di ogni Ospedale, vengano identificate modalità di gestione degli aspetti DNAR (Do Not Attempt Resuscitation) e/o limitazione o astensione delle cure con particolare attenzione a quelle intensive. In particolare deve essere identificato un gruppo ad hoc, che veda rappresentati al suo interno gli erogatori della risposta alle emergenze e una rete di referenti di reparto, con le seguenti funzioni ▪ ▪ elaborazione e diffusione di linee guide locali per interrompere o non iniziare la RCP; ▪ definire collegialmente un giudizio prognostico sul paziente supporto a operatori/pazienti/famigliari per tutti gli aspetti che coinvolgono la sfera emotiva, con la possibilità di fornire un parere in tempi rapidi ; Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 B. Il progetto formativo È fortemente consigliata la progettazione/realizzazione di programmi di formazione specifici e orientati al modello organizzativo disegnato; gli obiettivi educativi devono comprendere (Livello A): - per il personale che chiama l’integrazione delle competenze BLSD/ILS con la capacità di valutazione del paziente critico secondo lo schema A-B-C-D-E, la conoscenza dei criteri di allertamento dell’équipe di Risposta Rapida, il primo trattamento in attesa dell’intervento avanzato e le modalità di interazione e collaborazione con l’équipe di risposta alle emergenze intraospedaliere; - per il personale che risponde l’integrazione delle competenze per la risposta all’arresto cardiaco con quelle per la risposta alle situazioni di emergenza a funzioni vitali conservate ancorché compromesse (SIAARTI – IRC Working Group: “Recommendations for organizing responses to In-Hospital emergencies”) Obiettivo generale Nel contesto delle azioni di miglioramento dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) e con riferimento alla realizzazione di percorsi integrati di cura (PIC) relativi al peggioramento acuto dei pazienti ricoverati in ospedale e alle situazioni di arresto cardiaco, l’ARESS ha individuato quale tema prioritario l’emergenza clinica intraospedaliera. Il progetto formativo, qui descritto, ha lo scopo di favorire l’aggiornamento delle conoscenze specifiche ed il miglioramento delle competenze necessarie per sostenere la realizzazione e/o l’implementazione di un sistema di risposta rapida alle emergenze intraospedaliere (RRS) che rappresenti un graduale miglioramento di quello iniziale. Articolazione del progetto Allo scopo di raggiungere l’obiettivo generale, il progetto formativo complessivo è costituito da sei eventi (uno per ciascuna area funzionale sovrazonale); ogni evento è articolato in tre moduli complementari e consecutivi. Modulo A Modulo B Modulo C meeting di aggiornamento per area funzionale sovrazonale corso teorico pratico per referenti aziendali RRS e per medici ed infermieri appositamente individuati per costituire il primo nucleo sovrazonale di istruttori: Corso METal + competenze organizzative dei referenti corso teorico pratico per il personale sanitario delle singole aziende (medici ed infermieri dei reparti di degenza ordinaria): Corso METal Struttura dei moduli Modulo A conferenza articolata in relazioni, tavola rotonda e discussione plenaria Modulo B corso teorico pratico (lezioni teoriche corali, sessioni di addestramento pratico in situazioni simulate a piccoli gruppi e workshop) con valutazione finale. Modulo C corso teorico pratico (lezioni teoriche corali e sessioni di addestramento pratico in situazioni simulate a piccoli gruppi) con valutazione finale Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 Contenuti dei moduli Modulo A Epidemiologia dell’emergenza intraospedaliera (incidenza, sopravvivenza, esiti clinici). Concetto di paziente a rischio. Sistemi di risposta rapida e modelli organizzativi: braccio afferente ed efferente. Miglioramento continuo della qualità attraverso la raccolta dati. Aspetti logistici ed organizzativi Modulo B Individuazione del paziente a rischio e triage dinamico di reparto; valutazione clinica con approccio rapido ed uniforme: ABCDE; criteri di allertamento e modalità di allarme; preparazione ed integrazione con il sistema di risposta; descrizione delle modalità di raccolta dati secondo Utstein sia per l’arresto cardiaco, sia per il RRS. Ruoli, funzioni ed organizzazione dei comitati per l’emergenza ospedaliera Modulo C Individuazione del paziente a rischio e triage dinamico di reparto; la valutazione clinica con strumento rapido ABCDE; i criteri di allertamento e la modalità di allarme; la preparazione e l’integrazione con il sistema di risposta Obiettivi specifici dei moduli Modulo A Sensibilizzazione ed aggiornamento scientifico sul tema. Presentazione e diffusione del documento ARESS e delle raccomandazioni Modulo B Formazione dei referenti aziendali per l’emergenza clinica intraospedaliera e di un nucleo di istruttori di area funzionale sovrazonale. Modulo C Acquisizione di conoscenze teoriche e competenze pratiche necessarie per l’individuazione del paziente a rischio, l’allertamento del sistema di risposta, l’integrazione con esso per il trattamento clinico. Target dei moduli Modulo A Medici di Direzioni Sanitarie, Responsabili dei Servizi Infermieristici, Medici ed Infermieri delle Strutture di Anestesia Rianimazione, Medicina d’Urgenza, Cardiologia, Reparti Medici, Reparti Chirurgici, Qualità e Risk Management. Presenza massima di 150 medici ed infermieri Modulo B Medici ed Infermieri delle Strutture che in ciascuna Azienda sono istituzionalmente deputate alla risposta e personale sanitario attivamente coinvolto nella formazione aziendale per l’emergenza in qualità di istruttore con certificazione valida e riconosciuta. Presenza massima di 24 partecipanti per ciascun evento Modulo C Medici ed Infermieri dei reparti di degenza ordinaria, medica e chirurgica, nonché di servizi diagnostici - ambulatoriali e di day hosptital. Presenza massima di 15 partecipanti in ciascun corso; sono previsti due corsi per ciascun evento. Durata e programma di ogni singolo modulo Modulo A Meeting di sei ore effettive (Programma A) Modulo B Corso teorico pratico articolato in due giornate consecutive di sedici ore complessive (Programma B) Modulo C Corso teorico pratico di otto ore consecutive (Programma C) Corpo docente Modulo A Relatori con riconosciuta esperienza nazionale Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 Modulo B Modulo C Medici ed infermieri in possesso dei seguenti requisiti minimi: istruttori certificati per corsi di base, per corsi avanzati, direttori di corso, formatori di istruttori, istruttori METal Medici ed infermieri in possesso della qualifica di istruttore e di direttore di corso METal Risorse necessarie Sedi formative Sale convegni con capienza massima di 150 posti Centri di formazione Disponibilità minima di 1 aula e 4 stazioni di addestramento Materiale didattico Manuali allievi e manuale istruttori, diapositive, videoproiezione, PC portatili, manichini, presidi ed apparecchiature Relatori ed istruttori Sei relatori per il modulo A Otto istruttori (direttore compreso) per il modulo B Quattro istruttori (direttore compreso) per il modulo C Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 C. Il risultato atteso e gli indicatori Il presente documento delinea gli interventi migliorativi dei percorsi diagnostico-terapeutici per il trattamento delle emergenze cliniche intraospedaliere con particolare riguardo all’arresto cardiaco e alla sua prevenzione mediante il precoce riconoscimento e trattamento delle situazioni critiche. I risultati attesi in termini di esiti clinici sono costituiti dalla riduzione della mortalità ospedaliera, dalla riduzione dell’incidenza degli arresti cardiaci improvvisi e dal miglioramento della sopravvivenza. I risultati attesi, in termini di controllo del processo, includono i seguenti principali indicatori: ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ Istituzione di una Commissione Interna per l’emergenza. Redazione di un Piano scritto di risposta alle emergenze cliniche intraospedaliere. Definizione scritta dei criteri di allarme per l’arresto cardiaco e per le altre emergenze. Definizione del team di risposta. Formazione del personale dei reparti. Raccolta dati degli arresti cardiaci secondo lo standard Utstein. Risultato atteso entro il 31/12/2008 Indicatori Risultato atteso entro il 31/12/2010 Istituzione e Attivazione di un Osservatorio regionale (* Par. 1,punto 4) Istituzione di una Commissione Interna per l’emergenza Disponibilità di un Piano di risposta alle emergenze redatto secondo le indicazioni AReSS Formazione del personale sanitario dei reparti Raccolta dati arresti cardiaci secondo Utstein Are s s 80% delle ASL / ASO 98% delle ASL / ASO 80% delle ASL / ASO 98% delle ASL / ASO competenze BLSD per il 80% del personale competenze BLSD per il 95% del personale Il 75% dei presidi ospedalieri Il 50% dei presidi ospedalieri deve aver predisposto la deve disporre dei dati raccolta dati che verrà avviata raccolti dal 1/1/2009 dal 1/1/2009 Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 LEGENDA ALS Advanced Life Support BLS Basic Life Support BLSD Basic Life Support end Defibrillation CCO Critical Care Outreach GCA Grave Cerebrolesione Acquisita DAE Defibrillatore SemiAutomatico Esterno DNAR Do Not Attempt Resuscitation DNR Do Not Resuscitation ILCOR International Liaison Committee on Resuscitation ILS Immediate Life Support IRC Italian Resuscitation Council MET Medical Emergency Team METal Medical Emergency Team alert NHS National Health Service PDT Percorsi Diagnostici Terapeutici PDTA Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali PIC Percorsi Integrati di Cura RRS Rapid Response System RRT Rapid Response Team RTO Resuscitation Training Officer SIAARTI Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010 BIBLIOGRAFIA 1. 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A Scientific Statement from the International Liaison Committee on Resuscitation; the American Heart Association Emergency Cardiovascular Care Committee; the Council on Cardiopulmonary, Perioperative, and Critical Care; and the Interdisciplinary Working Group on Quality of Care and Outcomes Research, Mary Ann Peberdy, Michelle Cretikos, Benjamin S. Abella, Michael DeVita, David Goldhill, Walter Kloeck, Steven L. Kronick, Laurie J. Morrison, Vinay M. Nadkarni, Graham Nichol, Jerry P. Nolan, Michael Parr, James Tibballs, Elise W. van der Jagt, Lis Young “Recommended guidelines for monitoring, reporting, and conducting research on medical emergency team, outreach, and rapid response systems: An Utstein-style scientific statement” Resuscitation 75 (2007), 412—433 Are s s Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari- Via Santa Chiara,50 –TORINO [email protected] Tel.011/46432 – P.I.07619630010