Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani

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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Trani
ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
stampa
24 luglio 2008
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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SOMMARIO
Pag. 3 FINANZIARIA: ipoteche, gli avvocati chiedono di autenticare la firma
(www.civisonline.it)
Pag. 4 FINANZIARIA: Studi informatizzati per decreto (italia oggi)
Pag. 6 SICUREZZA: Stretta su immigrazione e mafia (il sole 24 ore)
Pag. 7 SICUREZZA: Inasprite le sanzioni ai pirati della strada (il sole 24 ore)
Pag. 8 SICUREZZA: Il pacchetto sicurezza (il sole 24 ore)
Pag. 9 RIFORME GIUSTIZIA:Governo: ora Berlusconi traccia il programma d’autunno
(asca)
Pag.10 AVVOCATURA: Tre anni per una causa civile (italia oggi)
Pag.12 AVVOCATURA: Censis: potenziare i localismi per rilanciare l'efficienza
del sistema giustizia (il sole 24 ore)
Pag.13 INTERCETTAZIONI: Bongiorno, iter prosegue a settembre (agi)
Pag.14 CORTE DEI CONTI: Cassa ammende, troppe somme inutilizzate (italia oggi)
Pag.15 CORTE DEI CONTI: Corte dei conti Ue, la lente sui fondi (italia oggi)
Pag.16 MINISTERO GIUSTIZIA: Taglio di posti scoperti per stabilizzare gli lsu
(italia oggi)
Pag.17 CARCERI: Carcere duro ancora più duro (italia oggi)
Pag.18 MINORI: In Sicilia adozioni veloci (italia oggi)
Pag.19 FALLIMENTI: Vendita beni al giudice delegato (italia oggi)
Pag.20 STUDI PROFESSIONALI: Cambia il modo di fare formazione (italia oggi)
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Ipoteche, gli avvocati chiedono di autenticare la firma
Avvocati in pressing sulle ipoteche. È stato infatti presentato da alcuni parlamentari di
maggioranza e opposizione il pacchetto di emendamenti proposto dall'Organismo unitario
dell'avvocatura (Oua) al disegno di legge collegato alla manovra finanziaria, con cui si chiede che
si estenda agli avvocati la possibilità di autenticare le sottoscrizioni, anche nelle cessioni
immobiliari, l'autentica delle firme nelle surroghe delle ipoteche, l'abilitazione all'invio telematico
degli atti di cessione di quote srl.
A questo punto la mossa dell'Oua sarà incontrare l'Autorità garante della concorrenza e del
mercato per ottenere il suo via libera all'iniziativa. Intanto la proposta degli avvocati ha già
riscosso un grande successo tra gli addetti ai lavori e non, riscontrando anche il consenso delle
associazioni dei consumatori.
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ITALIA OGGI
LA MANOVRA/ Le novità in materia di giustizia nel dl n. 112 che è oggi al sì della camera
Studi informatizzati per decreto
Gli uffici giudiziari comunicheranno con mezzi telematici
Studi legali informatizzati per decreto. L'albo degli avvocati diventerà obbligatorio e le notificazioni si
dovranno fare on-line. Il decreto legge n. 112/2008, su cui oggi la camera dei deputati dà il proprio via
libera (il testo passa al senato per la conversione definitiva), costringerà gli avvocati e gli uffici
giudiziari ad ammodernare strumenti e metodologie di lavoro. Il decreto, inoltre, prevede alcuni
specifici interventi per velocizzare la giustizia civile, amministrativa e tributaria. Vediamo i punti
salienti delle novità.
Sul fronte telematico bisogna partire dal fatto che agli uffici giudiziari viene imposto di comunicare con
gli strumenti telematici e gioco forza anche gli studi legali dovranno attrezzarsi.
A partire dalla data che sarà fissata con decreto ministeriale, infatti, le notificazioni e le comunicazioni
degli uffici giudiziari alle parti e anche ai periti dovranno essere effettuate per via telematica. Certo il
passaggio dovrà essere graduale, ma è vincolato solo alle dotazioni tecniche degli uffici. In ogni caso
non si torna indietro. Il termine sarà, almeno stando alle attuali previsioni, perentorio per il passaggio al
nuovo regime, in quanto a decorrere dal giorno fissato per la partenza del sistema telematico le
notificazioni e comunicazioni nel corso del procedimento alla parte costituita e al consulente che non
hanno comunicato l'indirizzo elettronico sono fatte presso la cancelleria. La conseguenza per chi non
organizza il proprio studio è preoccupante: l'avvocato o un suo delegato dovrà andare in cancelleria e
prendere tutte le comunicazioni a lui dirette. Una prospettiva tutt'altro che allettante e che comporta
ingiustificabili perdite di tempo. Il sistema a regime varrà anche per le notificazioni del processo
societario. Direttamente correlato al sistema di comunicazioni e notificazioni telematiche da parte degli
uffici giudiziari (altra tappa verso il processo on-line) sarà il nuovo albo degli avvocati.
Nell'albo dei professionisti legali dovrà infatti essere indicato l'indirizzo elettronico attribuito a ciascun
professionista in base al dpr n. 123/2001 (regolamento sul processo on-line).
Anche qui il trasferimento al nuovo sistema non sarà immediato e si dovrà attendere che il ministro
della giustizia individui la data di comunicazione degli albi riveduti allo stesso ministero della giustizia.
In questo modo il cerchio si potrà chiudere e la carta potrà essere considerata un supporto residuale per
la comunicazione tra studi legali e uffici giudiziari. Di pronta realizzazione sono alcune misure di
accelerazione dei processi civili, tributari e amministrativi.
Quanto al civile si segnala una misura (per tutti i processi civili) relativa all'estinzione del processo per
inattività delle parti non comparse alla prima udienza: il giudice non solo cancellerà la causa dal ruolo,
ma ne dichiarerà anche l'estinzione.
È limitata al processo del lavoro e alle altre materie che utilizzano il rito del lavoro la modifica
dell'articolo 429 del codice di procedura civile, relativa alla formulazione della decisione del giudice.
Nella versione risultante dalla novella il giudice, esaurita la discussione orale e sentite le conclusioni
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delle parti, pronuncia sentenza con cui definisce il giudizio dando lettura del dispositivo e
dell'esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione.
La novità sta nel fatto che il giudice non si limita a enunciare il dispositivo, ma legge la sentenza nella
sua integralità.
Solo in caso di particolare complessità della controversia il giudice potrà fissare nel dispositivo un
termine, comunque non superiore a 60 giorni, per il deposito della sentenza. Le modifiche al codice di
procedura civile su estinzione del processo per inattività delle parti e decisione nel processo del lavoro
si applicano ai giudizi instaurati dopo la data di entrata in vigore del decreto.
Quanto al processo amministrativo si riduce a cinque anni il periodo trascorso il quale i tribunali
regionali solleciteranno le parti pena la perenzione del processo.
Sempre per la giustizia amministrativa è prevista una riorganizzazione del Consiglio di stato con
l'eliminazione della rigida distinzione delle sezioni consultive da quelle giurisdizionali.
Per i processi tributari il decreto n. 112 sollecita gli uffici finanziari, che hanno fatto ricorso alla
Commissione tributaria centrale, a fare istanza di fissazione dell'udienza confermando l'interesse alla
definizione del procedimento. In assenza di tale dichiarazione i relativi processi si estinguono di diritto
e le spese del giudizio restano a carico della parte che le ha sopportate.
Da un punto di vista organizzativo il decreto blocca il turn over dei magistrati della predetta
commissione centrale.
Completano il quadro degli interventi nel settore giustizia alcune norme acceleratorie dell'introito delle
spese di giustizia.
In base alle nuove norme entro un mese dal passaggio in giudicato o dalla definitività del
provvedimento da cui sorge l'obbligo l'ufficio giudiziario dovrà procedere all'iscrizione a ruolo del
credito e avviare la procedura di recupero. Antonio Ciccia
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IL SOLE 24 ORE
Stretta su immigrazione e mafia
Espulsioni per condanne superiori a due anni - Più confische di beni illeciti
Cancellata la norma blocca- processi, il decreto sicurezza è stato convertito in legge da un’Aula del Senato che,
per una volta, si è risparmiata le polemiche più accese. Le perplessità dell’opposizione restano e le ha
sottolineate il capogruppo Anna Finocchiaro, concentrandole sull’aggravante peri clandestini: «Per noi è
incostituzionale: non si vede quale pericolosità nasce dal solo fatto di non avere il permesso di soggiorno». Per il
sottosegretario Alfredo Mantovano le contestazioni sono demagogiche e l’accento va messo piuttosto su norme
come quella sul sequestro dell’auto a chi guida ubriaco. A stemperare i toni ha certo contribuito il
maxiemendamento presentato alla Camera dal Governo, che ha assai mitigato la versione originaria della norma
sullo stop ai processi. Dal momento della pubblicazione del testo sulla «Gazzetta» si aprirà una stagione assai
complicata per i Tribunali. La legge, infatti — come illustrato sul Sole 24 ore di lunedì scorso — istituisce
una corsia preferenziale per la trattazione di alcuni processi penali quelli per reati considerati
di grave allarme sociale (per esempio mafia, terrorismo, violazione delle norme sulla sicurezza stradale o dei
luoghi di lavoro) oppure quelli in cui la condizione dell’imputato rende preferibile un’accelerazione (per
esempio, in caso di detenzione odi recidiva). Nello stesso tempo, però, è previsto un rinvio per quelli considerati
meno gravi, reati che, comunque, sarebbero coperti dall’indulto. Ai capi degli uffici giudiziari è affidata la
discrezionalità (non più l’obbligo) sulla decisione di sospendere i procedimenti per un periodo non superiore a
18mesi, con contestuale congelamento della prescrizione, e nel rispetto di un paletto temporale che vede
interessati tutti i processi per reati commessi fino al 2 maggio 2006. Sempre con riferimento agli illeciti che
sarebbero coperti da indulto la legge riapre poi i termini del patteggiamento. Solo in primo grado, però,
comprendendo anche i casi in cui la richiesta abbia già avuto una risposta negativa. Aumentati poi i reati per i
quali non sarà più possibile la sospensione della pena, mentre l’incensurato non potrà più godere di una sorta di
automatismo nella concessione delle attenuanti generiche. Nel pacchetto sicurezza rientra anche una stretta nei
confronti dell’immigrazione clandestina. Che parte con una misura drastica come l’obbligo di espulsione per lo
straniero che è stato condannato a una pena superiore a due anni (in precedenza erano dieci). Se l’ordine di
espulsione non è rispettato si commette un reato sanzionato fino a quattro anni; scatta anche l’arresto
obbligatorio e il processo con rito direttissimo. Le restrizioni proseguono con l’introduzione di un’aggravante
specifica, con possibilità dell’aumento della pena sino a un terzo, a carico dello straniero che ha fatto ingresso
irregolarmente in Italia. Sempre in materia di contrasto all’immigrazione vengono poi inasprite le sanzioni, da
uno a sei anni (prima il massimo era tre) a carico di chi dichiara falsa identità e viene inflitto il carcere fino a tre
anni a carico di chi, approfittando della condizione di clandestinità, vende o affitta immobili a chi non è in
regola. Nutrita anche la lista delle misure contro la criminalità organizzata. Molte delle fattispecie previste
dall’articolo zp6 bis vengono aumentate. A partire dal reato di partecipazione a organizzazione criminale, anche
straniera, che sale di due anni nel massimo. Rafforzate anche le misure di aggressione al patrimonio di sospetti
mafiosi. Per contrastare con più efficacia traffici illegali e riciclaggio, la lègge amplia l’applicazione della
confisca anche successivamente alla morte dell’interessato, nei confronti degli eredi o di semplici prestanome. Ai
sospetti mafiosi è negato anche l’accesso al gratuito patrocinio, nella convinzione che non siano in condizioni di
indigenza. A tutela di sicurezza e ordine pubblico sì ampliano i poteri di sindaci e prefetti nell’emissione di
provvedimenti d’urgenza giustificati da situazioni di crisi locale. A3 mila soldati (anche carabinieri) è infine
affidato, dopo intesa tra i ministeri dell’Interno e della Difesa, il compito di partecipare a iniziative di
prevenzione in dieci città o aree a elevata densità abitativa. Giovanni Negri
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IL SOLE 24 ORE
Inasprite le sanzioni ai pirati della strada
Sanzioni più severe per i pirati della strada. Con l’approvazione del decreto sicurezza, arrivano anche le
misure sulla disciplina della circolazione stradale, accompagnate da una stretta sugli automobilisti
ubriachi o drogati che provocano un incidente mortale. Molte delle novità apportate dal decreto legge
92/2008 sui reati di lesioni e omicidio colposo corrispondono a quelle del disegno di legge presentato
alla Camera durante la scorsa legislatura. Un disegno di cui però non era mai neppure iniziato l’esame.
Si inaspriscono così le pene per l’omicidio colposo, in particolare se commesso in violazione delle
norme stradali. Gli automobilisti responsabili, con tasso alcolemico superiore ai 1,5 grammi per litro o
che abbiano assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, oltre alla revoca della patente e la confisca del
mezzo, rischiano ora da 3 a 10 anni di reclusione. Che possono diventare 15 se l’incidente ha
comportato la morte di più persone. Per questi automobilisti, ubriachi o drogati, sono raddoppiati i
termini di prescrizione del reato di omicidio colposo. Simili modifiche, tutte in direzione più restrittiva,
sono anche previste per quanto riguarda le lesioni personali colpose gravi e gravissime. Se un soggetto
in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di stupefacenti procura ad altri gravi lesioni, la pena della
reclusione oscilla dai sei mesi ai 2 anni. Se ci sono invece lesioni gravissime, l’arco va da un anno e sei
mesi fino a 4 anni. Il decreto sicurezza dispone inoltre che, per le accuse di omicidio colposo, le
diminuzioni di pena si operino sulla base della pena determinata dalle circostanze aggravanti. Meno
indulgenza, quindi, per i pirati della strada responsabili di omicidio o lesioni colpose. E una nuova
circostanza aggravante aggiunta per i colpevoli che si trovano illegalmente sul territorio italiano,per i
quali la pena potrà essere aumentata fino a un terzo. Inoltre,per chi rifiuta di sottoporsi al test sul tasso
alcolemico o agli accertamenti relativi all’uso di sostanze stupefacenti può arrivare l’arresto da tre mesi
a un anno e un’ammenda da 1.500 a 6.000 euro. Sono elevate anche le sanzioni per chi non si ferma a
soccorrere le vittime di un incidente che ha provocato. Il minimo della reclusione è portato da tre a sei
mesi, ma resta fissoli limite massimo di tre anni. Se in più ci sono danni alle persone, il minimo della
pena per il, mancato soccorso è di un anno. Dario Aquaro
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IL SOLE 24 ORE
Il pacchetto sicurezza
I processi prioritari. Introdotta una corsia preferenziale peri processi relativi ad alcuni reati considerati di
particolare allarme sociale, come quelli per mafia, terrorismo o per violazioni delle norme sulla sicurezza del
lavoro
- Ai responsabili degli uffici giudicanti è poi affidata la possibilità di disporre la sospensione fino a 18 mesi per
gli altri, congelando nello stesso tempo anche la prescrizione
Sentenze più rapide. Il pubblico ministero dovrà chiedere la celebrazione con il rito direttissimo in tutti i casi in
cui le indagini non richiedono uno sviluppo ulteriore
- Viene cancellata la possibilità di chiedere il patteggiamento in appello, ma, nello stesso tempo, sono riaperti i
termini per chiedere l’applicazione della pena su richiesta per tutti i reati soggetti a indulto e nel caso il processo
sia pendente in primo grado
Crescono le espulsioni. Tutti gli stranieri che sono stati condannati a una pena superiore a 2 anni (finora era di
10) saranno espulsi.
- Viene prevista una specifica aggravante determinata dalla condizione di clandestino con l’aumento di pena fino
a un terzo Sanzionato anche chi affitta o vende immobili a clandestini: alla condanna, anche patteggiata, è
sempre abbinata la confisca dell’immobile
Sindaci rafforzati. Sono ampliati i poteri dei sindaci e dei prefetti in materia di ordine pubblico e sicurezza
urbana
(entrambi
potranno
prendere
provvedimenti
urgenti),
prevedendo
inoltre
una
collaborazione più stringente tra polizia locale e statale
- Tremila soldati avranno il compito, d’intesa tra Interno e Difesa, di mantenere l’ordine pubblico nelle,grandi
città nei casi di maggiore emergenza
Confisca estesa per mafia. Inasprite,con 2 anni in più come massimo di pena, le sanzioni a carico di chi
partecipa a organizzazioni criminali, comprese quelle straniere
- Agevolata l’effettuazione delle misure patrimoniali cautelari finalizzate alla confisca nei confronti dei
patrimoni sospetti: saranno colpiti anche i presta nome e gli eredi
- Restrizioni per l’accesso al gratuito patrocinio a danno di chi è imputato per mafia
Più severità sulla strada. Modificato il Codice penale con la previsione della pena da 3 a 10 anni per
l’automobilista ubriaco o drogato che ha provocato un incidente mortale; sempre prevista anche la revoca della
patente e la confisca del mezzo
- Inasprimenti in arrivo anche per chi non si ferma a soccorrere le vittime di un incidente che ha
provocato e per chi rifiuta di sottoporsi al test di misurazione del tasso alcoliemico
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ASCA
Governo: ora Berlusconi traccia il programma d’autunno
(ASCA) - Roma, 24 lug - Approvato ieri dal Senato in via definitiva il ''pacchetto sicurezza'', oggi arriva a
Palazzo Madama il testo della manovra economica triennale licenziato dalla Camera. Silvio Berlusconi e' molto
soddisfatto della rapidita' dei tempi di approvazione dei provvedimenti messi a punto dal governo, a iniziare dal
''lodo Alfano'' che da ieri e' legge dello Stato grazie alla controfirma del presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano. Nessun ostacolo di natura costituzionale impedisce la promulgazione del ''lodo Alfano'', ha precisato
un apposito comunicato del Quirinale. Il capo dello Stato ha spiegato di aver tenuto come riferimento ''la
sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiaro' l'illegittimita' costituzionale dell'art. 1 della
legge n.140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello
Stato''. Il ''lodo Alfano'', prosegue il comunicato, non viola quella sentenza perche' ''la Corte non sanci' che la
norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale''.''Rispettiamo la decisione
del capo dello Stato - commenta Antonio Di Pietro, Idv - ma non la condividiamo per niente. Io la penso come
quei cento costituzionalisti che hanno detto che questa legge e' incostituzionale. E comunque e' immorale''. Non
si e' fatta attendere la replica del ministro Angelino Alfano: ''Il lodo per me e' gia' legge dello Stato: siamo ormai
proiettati sulla riforma della giustizia. La nostra riforma avra' come punto cardine l'accelerazione dei processi''.
Ieri sera alle 21, il premier e' andato a Palazzo Madama per incontrare i senatori del Pdl e ringraziarli del loro
operato. ''Ora il sabato potro' lavorare tranquillamente e non stare con i miei avvocati. Non vorrei parlare dei
magistrati ma mi avete liberato. Ora non verro' piu' perseguitato, da quando sono sceso in politica ho dovuto far
fronte a 2.502 udienze'', ha esordito Berlusconi riferendosi al ''lodo Alfano''. L'incontro e' servito anche ad
annunciare quali sono gli impegni governativi per l'autunno: ''Da settembre porteremo in Parlamento una serie di
disegni di legge su federalismo, riforma costituzionale e giustizia''. Berlusconi ha insistito sull'ultimo punto: ''La
mancanza di certezza nella giustizia civile e' un problema che blocca gli investimenti dall'estero''.Per quanto
riguarda il coinvolgimento dell'opposizione nella messa a punto delle riforme costituzionali, il premier non e'
ottimista anche se si dice disponibile al confronto: ''Sul dialogo non mi faccio un cruccio perche' se c'e' va bene,
altrimenti non si puo' dialogare con chi non ha interesse a farlo''.Berlusconi ha parlato pure della fine
dell'emergenza rifiuti a Napoli (''Abbiamo utilizzato la competenza di Guido Bertolaso, la stessa scopa che ha
utilizzato la sinistra, ma in questo caso naturalmente il manico e' diverso'') e della crisi dell'Alitalia. Su
quest'ultima questione, si e' detto convinto che la soluzione e' vicina con il coinvolgimento di alcuni imprenditori
italiani, ''anche se bisogna per forza tagliare parte del personale e di questo si fara' carico lo Stato''. Il premier non
ha dimenticato di parlare della riforma della legge elettorale per le europee (la prossima primavera si vota per
rinnovare il Parlamento di Bruxelles): a settembre, il Pdl presenterà la proposta di liste bloccate, senza preferenze
e con sbarramento al 5% per evitare frammentazioni della rappresentanza (ha polemizzato con l'opposizione che
vuole abbassare il quorum al 3-4%). Prima di partecipare alla riunione con i senatori del Pdl, Berlusconi si era
incontrato nella propria residenza di Palazzo Grazioli con i ministri della Lega Umberto Bossi e Roberto
Calderoli. Quest'ultimo era stato ricevuto in mattinata dal presidente Napolitano, a cui ha illustrato le proposte di
Pdl e Carroccio in tema di federalismo e riforma della giustizia. Bossi, secondo alcune indiscrezioni, si sarebbe
lamentato ancora una volta con Berlusconi per l'intervento con cui il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo
ha redarguito a proposito delle sue esternazioni sull'inno nazionale. Ma nell'incontro si e' discusso soprattutto
della modifica della legge elettorale per le europee che potrebbe essere esaminata dal Consiglio dei ministri gia'
prima della pausa estiva e approvata dal Parlamento entro il prossimo novembre. Il premier preferirebbe la soglia
di sbarramento al 5% e le liste bloccate, Calderoli lavora su un testo che prevede invece la soglia di sbarramento
al 4%, un solo voto di preferenza e 15 circoscrizioni. Per quanto riguarda il federalismo fiscale, il premier e i due
ministri leghisti ne avrebbero concordato l'approvazione entro dicembre, quando il Parlamento dovra' votare la
legge finanziaria. Non convince la Lega invece l'ipotesi di una riforma costituzionale che pieghi il sistema
politico italiano verso un modello presidenziale. Calderoli ha precisato che su questo punto e' importante non
sottovalutare il dialogo con l'opposizione.
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ITALIA OGGI
I risultati del rapporto presentato ieri dal Censis e dal Consiglio nazionale forense
Tre anni per una causa civile
Processi lenti al Nord. Inefficienze al Sud e sedi minori
A Biella c'è il problema delle cause civili lente: almeno tre anni per esaurire un procedimento di primo
grado, e carenze in organico pari al 30-40% dei posti, tanto che a volte il tribunale è costretto a limitare
l'accesso al pubblico rispetto all'orario previsto. A Vicenza, poi, si può poi parlare quasi di paralisi della
giustizia civile: tra il 2001 e il 2005 la percentuale dei procedimenti esauriti è calata dal 19,8%
all'11,6%, e una causa può durare da 6 a 14 anni. Nella capitale del «ricco» Nordest lasciano molto a
desiderare anche le strutture: si va dai magistrati privi di un'automobile, che per andare a interrogare i
detenuti in carcere devono sperare in un passaggio da parte della direzione dell'istituto, ai computer
vecchi e in qualche caso senza accesso a internet.
Decisamente meglio il sistema giudiziario viterbese, il cui simbolo è rappresentato dal palazzo di
giustizia, una cittadella che ha riunito tutti gli uffici e i tribunali, in cui operano insieme avvocati e
giudici, e per cui si è creata una forte sinergia tra il comune e il tribunale. Qui tra il 2001 e il 2005 il
tasso di ricambio dei procedimenti civili ordinari si è più che raddoppiato, passando dal 35% circa
all'81,9%, ed è abbastanza completo l'organico dei magistrati e del personale. Tra le incrinature di
quest'oasi felice si segnala, però, un rapporto a volte di eccessiva familiarità tra giudici e avvocati, che
porterebbe a troppi rinvii, e quindi a un allungamento dei tempi del giudizio. Sono queste alcune delle
disparità della giustizia esercitata sul territorio che emergono dal rapporto del Censis «L'avvocatura
italiana ripensa al sistema giustizia», promosso dal Consiglio nazionale forense, Fondazione
dell'avvocatura italiana e Associazione italiana giovani avvocati e presentato ieri a Roma alla presenza
del Guardasigilli, Angelino Alfano. «A zone diverse del paese per fattori demografici, economici e
sociali, corrispondono giustizie differenti, e necessitano competenze dei giudici e soprattutto degli
avvocati più articolate», ha commentato Alfano, sottolineando che la necessità di tenere conto
dell'impatto del territorio sulla giustizia, messa in evidenza dallo studio, sarà alla base di una delle
novità legislative della riforma annunciata per settembre, cioè la soppressione e l'accorpamento di
alcuni tribunali nelle sedi minori.
Il rapporto Censis prosegue prendendo in considerazione anche altre due sedi: Benevento e Messina. In
una realtà piccola come Benevento, a una discreta produttività giudiziaria, specie nei procedimenti
civili ordinari in primo grado, fa da contrappunto una grande lentezza in altri settori come i
procedimenti esecutivi immobiliari, dove si registrano ritardi fino a 20 anni, dovuti anche all'economia
depressa e al conseguente eccesso di iniziative giudiziarie in questo campo. A Messina, invece, il
tribunale si trova a dover gestire da una parte la criminalità organizzata, dall'altra un bacino di utenza e
un numero di controversie enorme, superiore del 40% a quello del tribunale di Reggio Calabria, che
però opera con lo stesso organico di quello messinese: il carico di lavoro di ogni giudice arriva anche a
2 mila cause a ruolo.
«Le diverse velocità dell'economia e della giustizia nelle diverse aree del paese possono creare danni e
rallentamenti del sistema giudiziario talvolta insopportabili. Per diffondere la cultura della legalità e
costruire un modello di giustizia efficiente ed equo, intervenendo sulla “macchina” giudiziaria, non
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basta quindi produrre regole e presiedere al loro rispetto, ma occorre stimolare un nuovo approccio dal
basso, partendo dalle singole realtà territoriali», ha spiegato il presidente del Censis Giuseppe De Rita.
Fondamentale, in questo approccio, il ruolo dell'avvocatura. «I problemi della giustizia non si risolvono
solo a colpi di riforme legislative, ma prestando attenzione alle risorse, al monitoraggio della giustizia
in sede locale e tramite le Adr», ha puntualizzato Guido Alpa, presidente del Cnf, nel suo intervento.
Quanto alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, Alpa ha sottolineato che «l'argomento non può
essere affrontato con massimalismo. Occorre un'analisi accurata senza affidarsi a principi di mera
economia, e tenendo conto che la centralità di certe sedi non può risolvere di per sé i problemi della
giustizia». L'avvocatura, inoltre, risente molto più della magistratura dell'andamento delle economie
locali. Soprattutto gli avvocati più giovani fronteggiano la domanda di consulenza di tipo seriale
espressa dai singoli, mentre la domanda qualificata delle imprese o delle organizzazioni complesse si
incanala verso i grandi studi professionali, diffusi soprattutto nelle aree economiche più sviluppate. Con
ciò si determina una polarizzazione delle occasioni professionali fra i pochi che presidiano la quota
migliore del mercato e i molti destinati a coprirne la parte meno qualificata. «Occorre invertire questa
tendenza, equilibrando il rapporto offerta/domanda. In questa direzione, per esempio, va il progetto
Aiga della costituzione di un'Agenzia per il lavoro intellettuale, per il quale è in corso la firma di un
protocollo con i ministeri del lavoro e della giustizia», ha spiegato Valter Militi, presidente Aiga. Teresa
Pittelli
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IL SOLE 24 ORE
Censis: potenziare i localismi per rilanciare l'efficienza del sistema giustizia
Paese che vai, giustizia che trovi. È il territorio, con le sue caratteristiche socioeconomiche, che
influenza direttamente il sistema giustizia e da qui si deve ripartire per superare la crisi che stanno
vivendo i tribunali italiani. Bisogna potenziare i «localismi», come li chiama il rapporto del Censis
«Giustizia e territorio» (promosso da Consiglio nazionale forense, Fondazione avvocatura italiana e
Associazione italiana giovani avvocati), per rilanciare l'efficienza del sistema. C'è un rapporto diretto,
spiega l'istituto di ricerca, fra la velocità dell'economia e quella delle aule dei tribunali e i loro ritmi non
possono essere sganciati, senza causare squilibri per il sistema. Con il rischio ulteriore, aggiunge il
Censis, di «aprire spazi fertili per la nascita di forme di illecito nuove o più organizzate».
Magistrati sotto organico. Il rapporto del Censis mette anche in luce i numeri dei tribunali, dove si
registrano 9.073 giudici in servizio, con una carenza di organico pari all'11,8%. A questi si aggiungono
i circa 8.351 giudici onorari, che nonostante la consistenza quantitativa non bastano a snellire il lavoro
dei tribunali. Sottodimensionato anche il personale di supporto: manca all'appello il 6,5% di loro, in
attesa del distacco da altre amministrazioni. Il Censis, però, sottolinea anche un netto squilibrio a livello
locale, dove alcuni tribunali sono in sopranumero di personale e altri registrano fino al 20% di carenza
di personale. A questo si aggiungono un elevato tasso di assenteismo, la concentrazione dell'orario di
lavoro, l'inesistenza di modalità di controllo sulla produttività degli uffici. Poi c'è il capitolo tecnologia
e infrastrutture: un altro tasto dolente per gli uffici giudiziari. L'inadeguatezza è la costante. Il
trasferimento online delle pratiche è solo un virtuoso esperimento di pochi tribunali.
Avvocati specializzati. La nuova frontiera delle professioni legali, secondo il Censis, supportato
dall'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), è la specializzazione degli avvocati in settori ben
definiti. Il contrario del sistema attuale, in cui regnano le competenze multidisciplinari, per il semplice
motivo che i legali, specialmente quelli più giovani, cercano di immettersi sul mercato in diversi ambiti
per attrarre più clienti. Un mercato in cui il giovane avvocato viene chiamato per lo più a dirimere le
cosiddette "cause seriali", i piccoli problemi dei singoli individui. La domanda qualificata, invece, si
rivolge quasi esclusivamente verso gli studi professionali complessi.
Risposte al problema. Dal mondo della politica arrivano una serie di risposte alla crisi della giustizia e
agli squilibri territoriali evidenziati dal rapporto del Censis. Il ministro della Giustizia, Angelino
Alfano, chiede «tempi certi» e promette: «La nostra riforma della giustizia avrà come punto cardine
l'accelerazione dei processi». Il presidente del Senato, Renato Schifani, annuncia un'indagine
sull'efficienza delle spese del sistema giudiziario e presenta la sua ricetta: «Rafforzamento delle sedi
giudiziarie più carenti di personale, razionalizzazione dell'assegnazione delle cause e la creazione di un
ufficio per il processo in grado di esaminare i flussi di lavoro degli uffici e i tempi di esaurimento dei
singoli procedimenti». Alessandra Tibollo
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AGI
Intercettazioni: Bongiorno, iter prosegue a settembre
“Siamo solo all’inizio. Si continuerà a parlare di intercettazioni a settembre”.
Il presidente della commissione Giustizia della Camera e relatore del testo, Giulia Bongiorno, al
termine della seduta puntualizza che prima della pausa estiva la commissione non licenzierà per l’aula
nessun provvedimento. Durante la seduta non c’è stato il tempo di illustrare la relazione che, come
spiega la Bongiorno slitterà a domani mattina, prima dell’inizio dei lavori dell’assemblea. Mentre
sull’ipotesi di sanzionare i giornalisti con il carcere, Bongiorno assicura: “Si possono trovare soluzioni
diverse”. “Domani descriverò le proposte di legge che sono arrivate — spiega l’esponente Pdl — il
disegno di legge del governo, la proposta di legge del Pd, che ancora non ho ricevuto, e una proposta di
legge che riproduce il ddl Mastella”, approvato dalla Camera all’unanimità nella scorsa legislatura.
“Le proposte di modifica che ci sono arrivate — osserva — indicano che tutte le forze politiche
vogliono intervenire in questo settore e disciplinarlo. A mio avviso le intercettazioni sono un metodo
indispensabile per trovare le prove, ma sicuramente un uso eccessivo c’è stato. Bisogna avere tutti lo
stesso obiettivo: quello di evitare la pubblicazione della vita privata di persone che non c’entrano nulla
con le indagini”.
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ITALIA OGGI
Cassa ammende, troppe somme inutilizzate
Nel bilancio della Cassa ammende c'è una cospicua presenza di somme non utilizzate. Somme che
appaiono sovrabbondanti rispetto alla capacità di utilizzazione ai fini istituzionali previsti dalla legge.
Ma ci sono altre criticità che devono essere rimosse. Lo ha ammesso la Corte dei conti, sezione centrale
di controllo sulle amministrazioni dello stato, nel testo della deliberazione n. 14 del 9 luglio 2008, con
la quale ha rilasciato gli esiti dell'indagine effettuata sulla Cassa ammende, un ente dotato di personalità
giuridica propria e con amministrazione da svolgersi secondo le norme della contabilità di stato (cfr.
articolo 4 della legge n. 547/1932).
Attualmente le finalità proprie indicate dalla legge consistono essenzialmente negli interventi di
assistenza economica in favore delle famiglie dei detenuti e degli internati, per la realizzazione di
programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale dei detenuti e degli internati, anche nella fase
di esecuzione di misure alternative alla detenzione.
Per la Corte, ancora oggi l'organizzazione della Cassa e la sua normativa contabile «risentono di una
ancora non chiarita ambivalenza in ordine all'effettiva applicazione delle regole che presiedono agli
organismi dotati di autonomia ovvero della piena applicazione delle regole della contabilità di stato. Il
riferimento della magistratura contabile è alla mancanza di un organo di controllo assimilabile al
Collegio dei revisori o ad «altro organo monocratico similare». Tuttavia, ha rilevato la Corte, sussistono
altre criticità. I giudici contabili hanno infatti puntato il dito sul parziale utilizzo delle somme a
disposizione anche a causa del ritardo con il quale si è addivenuti alla regolamentazione e all'avvio
effettivo dell'attività di valutazione dei progetti da finanziare, alla loro estensione tuttora parziale e
limitata ai soggetti pubblici istituzionali, quali sono gli istituti e i servizi penitenziari, pur prevedendo la
legge la possibilità del finanziamento di progetti presentati da soggetti privati, per gli interventi di
assistenza economica in favore delle famiglie dei detenuti e degli internati, nonché per i programmi che
tendono a favorire il loro reinserimento sociale anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla
detenzione.
La Corte vede comunque favorevolmente l'istituzione di due nuovi organismi di controllo che
«dovrebbero agevolare la realizzazione di un'attività di verifica dei risultati ottenuti». Antonio G.
Paladino
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ITALIA OGGI
Dopo 30 anni la prima relazione annuale dell'istituzione
Corte dei conti Ue, la lente sui fondi
Nel 2007 stati più responsabilizzati nella gestione dei finanziamenti
Maggiore trasparenza per la Corte dei conti europea, l'istituzione comunitaria addetta al controllo delle finanze
Ue. In occasione del trentennale della nascita, infatti, la Corte ha deciso di presentare la prima Relazione annuale
di attività, relativa al 2007. Gli audit svolti dalla Corte e le relazioni pubblicate rappresentano il principale
contributo dell'istituzione. In questo modo la Corte aiuta le entità controllate a migliorare la propria gestione
finanziaria e assiste le autorità competenti per il discarico (Parlamento e Consiglio) a sorvegliare l'esecuzione del
bilancio Ue. Secondo le conclusioni della Relazione, «il 2007 è stato un anno significativo per la gestione dei
fondi comunitari, soprattutto in fatto di responsabilizzazione degli stati membri e contributo della Corte alla
consultazione pubblica sulla riforma del bilancio, avviata dalla Commissione europea». Durante il 2007 la
Commissione e gli stati membri hanno intrapreso delle iniziative volte ad accrescere la partecipazione dei paesi
stessi nei meccanismi di rendicontazione della gestione dei fondi comunitari. Si tratta di una risposta parziale al
problema del livello rilevante di errori pertinenti alla legittimità e regolarità in settori importanti del bilancio, in
particolare quelli la cui gestione è condivisa dalla Commissione e dagli stati membri. Le innovazioni
significative introdotte lo scorso anno includono l'obbligo imposto agli stati membri di presentare sintesi annuali
di revisioni contabili e delle dichiarazioni disponibili. Nel parere 6 del luglio 2007 la Corte ha ritenuto che tutti
questi elementi, se adeguatamente attuati, possano favorire una migliore gestione e un controllo più efficace dei
fondi europei. Il parere esprime inoltre le condizioni secondo le quali tali elementi potrebbero fornire un valore
aggiunto ed essere utilizzati dalla Corte, conformemente a quanto previsto dai principi internazionali di audit.
Dato che le sintesi annuali costituiscono parte integrante del controllo interno, la Corte ha deciso che valuterà,
all'interno delle procedure di audit standard, il contributo da queste apportato all'intero processo di controllo
interno. Se permettono di evidenziare i punti di forza e di debolezza, le sintesi annuali potrebbero favorire un
migliore controllo complessivo dei fondi comunitari nei settori soggetti alla gestione concorrente. Le
dichiarazioni nazionali sono frutto di iniziative spontanee intraprese da alcuni stati membri, fornite al più alto
livello e destinate ai parlamenti nazionali. Sebbene non costituiscano di per sé elementi probatori decisivi, esse
possono essere considerate un nuovo elemento di controllo interno e possono anche contenere informazioni utili
circa l'attuazione del bilancio comunitario. La Corte riconosce i potenziali benefici derivanti dalle dichiarazioni
nazionali e dai lavori di audit su scala nazionale, in quanto potrebbero accrescere la consapevolezza, all'interno
degli stati membri, dell'importanza del controllo interno sui fondi comunitari. Il lavoro di controllo sulla
legittimità e regolarità della spesa comunitaria e sulle dichiarazioni nazionali, svolto dalle istituzioni nazionali
competenti (certificati nazionali di audit), può costituire un elemento su cui la Corte può basarsi, a condizione
che essa sia in grado di accertarne l'idoneità e la qualità, nel rispetto dei principi internazionali di audit. In tal
caso la Corte terrà conto dei certificati provenienti dagli organismi di controllo nazionali, al momento di
pianificare e svolgere il proprio lavoro. Le dichiarazioni nazionali e i certificati nazionali di audit presentano le
conclusioni tratte sui sistemi di controllo. Le dichiarazioni nazionali possono inoltre fornire pareri specifici sulla
legittimità e regolarità delle operazioni. L'esperienza insegna che il rischio più importante in questo ambito
concernente l'attendibilità delle informazioni fornite dai beneficiari che richiedono fondi comunitari, e non il
modo in cui tali informazioni vengono elaborate dagli stati membri o dalla Commissione. Una dichiarazione
attestante che i sistemi funzionano conformemente ai regolamenti comunitari non può fornire di per sé garanzie
sulla legittimità e la regolarità delle operazioni in causa. Riconoscendo la necessità di affidare un ruolo più
rilevante agli organismi di controllo nazionali nel quadro generale della contabilità pertinente alla spesa
comunitaria, il Comitato di contatto delle istituzioni superiori di controllo dell'Unione europea ha istituito un
gruppo di lavoro per l'armonizzazione dei principi e dei criteri di audit adattati al contesto comunitario. Norme
comuni in materia di impostazione e metodologia possono accrescere la possibilità che la Corte utilizzi i lavori
delle istituzioni nazionali di controllo, ferma restando la necessità di ottenere prove dirette della qualità di tali
lavori. Paolo Bozzacchi
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ITALIA OGGI
I sindacati bocciano il piano del ministero sugli organici
Taglio di posti scoperti per stabilizzare gli lsu
Taglio dei posti scoperti nelle posizioni apicali e conseguente incremento delle posizioni A1, B1, B2,
per poter consentire la stabilizzazione del personale ex lsu (lavoratore socialmente utile) ed ex ente
poste. È quanto prevede, nel dettaglio, l'ipotesi di taglio del 10% delle dotazioni organiche del sistema
giustizia predisposta da via Arenula in applicazione del decreto Tremonti (n. 112/2008). Lo ha illustrato
il 21 luglio scorso il sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo, alle organizzazioni sindacali. Che
hanno bocciato in toto il provvedimento annunciando un autunno di protesta. «Abbiamo dichiarato la
nostra assoluta contrarietà ai tagli agli organici e alle altre norme previste nel decreto Tremonti che
riducono drasticamente le risorse finanziarie, rilevando che ciò porterà a breve alla chiusura di molti
uffici giudiziari e alla paralisi della giustizia, con grave pregiudizio per i cittadini», recita il comunicato
congiunto diramato da FpCgil, Cisl Fp, Uilpa, Flp. «Abbiamo inoltre sostenuto», continua la nota, «che
non è possibile accettare nessuna soluzione che penalizzi il servizio e il personale che già opera da
tempo con gravi scoperture organiche di circa 7 mila unità». Secondo i sindacati è necessario trovare
una soluzione, sulla stregua dell'accordo raggiunto con la precedente amministrazione il 9 novembre
2006, «che favorisca un servizio efficiente attraverso il giusto riconoscimento professionale dei
lavoratori, la contestuale stabilizzazione del personale precario e un piano di nuove assunzioni».
«Abbiamo dichiarato», si legge ancora nel comunicato, «che cercheremo di ostacolare con forza gli
effetti devastanti del dl Tremonti attraverso una modifica da inserire nella Finanziaria per eliminare i
tagli agli organici e alle risorse finanziarie. È indifferibile oggi trovare un'effettiva soluzione alle
problematiche della giustizia che metta insieme la funzionalità del servizio e che non penalizzi il
personale».
Durante la riunione, poi, si è svolta una mobilitazione nazionale del personale giudiziario, con un sit-in
in piazza Cairoli, presso il ministero della giustizia. «La mobilitazione, vista la gravità della situazione,
proseguirà, anche con azioni eclatanti e di grande spessore politico-sindacale, subito dopo il periodo
feriale», ha assicurato Antonino Nasone, segretario generale Uilpa-Uidag, «ci stiamo preparando per un
autunno che sarà molto caldo e incisivo per le lotte sindacali». La manifestazione ha ricevuto solidarietà
da parte del ministro ombra della giustizia del Partito democratico, Lanfranco Tenaglia, del senatore
Luigi Li Gotti dell'Italia dei valori, della segretaria di Magistratura democratica, Rita Sanlorenzo,
dell'Associazione nazionale magistrati e dell'Organismo unitario dell'avvocatura.
«L'amministrazione e il governo», prosegue la nota, «devono prendersi dunque l'intera responsabilità di
questa operazione che danneggia gravemente l'efficienza degli uffici, creando un'amministrazione non
funzionale per qualsiasi ipotesi di modernizzazione e impedisce inoltre ogni prospettiva di
riqualificazione per tutto il personale». Gabriele Ventura
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ITALIA OGGI
Il disegno di legge Vizzini riprende parte di un testo preannunciato dall'ex ministro Mastella
Carcere duro ancora più duro
Regime speciale a tre anni e onere della prova invertito
È alle porte un ulteriore irrigidimento del carcere duro, il regime disciplinato dall'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario. Ci aveva provato il precedente governo Prodi a modificarlo quando il 3 maggio 2007 l'allora
ministro della giustizia Clemente Mastella, sentito in audizione formale dalla commissione parlamentare di
inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa, preannunciò un disegno di legge governativo
diretto a inasprire i contenuti della legge. Il 41-bis, introdotto nel 1991 con il decreto Scotti-Martelli, ha visto la
sua definitiva stabilizzazione nel 2002 con la legge n. 279. Nelle scorse settimane vi sono state molte polemiche
sulla riduzione del numero dei detenuti soggetti a tale regime. Ciò sarebbe stato determinato dal forte incremento
dei ricorsi, e, di conseguenza, dell'aumento degli annullamenti da parte della magistratura di sorveglianza dei
provvedimenti applicativi del 41-bis. Alcuni dei punti presenti nel testo preannunciato dall'ex ministro Mastella
sono oggi ricomparsi nel disegno di legge che ha come primo firmatario il senatore Carlo Vizzini, presidente
della commissione affari costituzionali di Palazzo Madama. La proposta di modifica dell'attuale 41-bis si articola
in tre punti: 1) l'innalzamento della durata del regime speciale sino a tre anni (e mai inferiore a due), a loro volta
prorogabili; attualmente il limite massimo è invece di due anni mentre il limite minimo è di un anno; 2)
l'inversione dell'onere della prova riguardante la cessazione del rapporto con l'organizzazione criminale di
appartenenza facendola gravare sul detenuto, divenendo così una sorta di probatio diabolica; il detenuto deve
specificatamente dimostrare che sia cessata la partecipazione o comunque ogni altra forma di collegamento o di
contatto con il sodalizio criminoso di appartenenza ovvero ad altre organizzazioni criminali, terroristiche o
eversive; oggi, viceversa, spetta all'amministrazione dimostrare la sussistenza del legame criminale con la cosca
mafiosa; 3) la previsione della competenza territoriale sui reclami al solo tribunale di sorveglianza presso la
Corte di appello di Roma, in modo, si afferma, da assicurare uniformità nell'applicazione della normativa ed
evitare un'eccessiva eterogeneità di orientamenti giurisprudenziali da parte dei diversi tribunali. Nei giorni
immediatamente successivi all'annuncio del senatore Vizzini, in occasione del sedicesimo anniversario della
morte di Paolo Borsellino, il ministro della giustizia Angelino Alfano, a sua volta, ha annunciato un inasprimento
del 41-bis per via amministrativa con circolare del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Viene
disposto lo spostamento dei boss sottoposti al regime del 41-bis in celle lontane tra loro, allo scopo di evitare
qualsiasi possibile contatto vocale. Nell'ipotesi di inosservanza della disposizione suddetta i detenuti potranno
essere assoggettati a procedimento disciplinare. Inoltre, viene ridotta ancora di più rispetto a oggi la possibilità di
fare la socialità in gruppo, ossia di poter incontrare altri detenuti durante le ore di aria. La proposta di riforma
troverà prevedibilmente la legittima resistenza dell'avvocatura e della magistratura di sorveglianza, la quale
rischia di vedersi esautorate del tutto le proprie funzioni di controllo. Su questo tema sia le Camere penali sia
l'Associazione nazionale magistrati sono intervenute a difesa delle prerogative di controllo dei giudici di
sorveglianza. D'altronde, sia la Corte europea dei diritti umani sia la Corte costituzionale hanno condizionato il
loro sì al regime speciale solo in quanto la legge sia capace di garantire un effettivo ed efficace controllo
giurisdizionale sui provvedimenti amministrativi di compressione dei diritti dei detenuti che vi sono sottoposti,
altrimenti il rischio è la violazione dell'articolo 27 della Costituzione. Il numero totale dei detenuti assoggettati al
regime duro oggi sfiora le 600 unità. Erano 678 nel dicembre del 2002, nei giorni in cui veniva modificato
l'articolo 41-bis della legge penitenziaria. Patrizio Gonnella
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ITALIA OGGI
Protocollo d'intesa tra ministero della giustizia, regione e operatori
In Sicilia adozioni veloci
Dimezzati i tempi di attesa delle relazioni
Ottenere un decreto di idoneità all'adozione internazionale prima che prevalga un senso di
scoraggiamento. A Palermo si può. La chiave si chiama Aims - Adozioni internazionali Modello
Sicilia: nato nel 2003, è la prima applicazione sperimentale del sistema Adozioni, un nuovo modello
organizzativo elaborato nella regione con l'obiettivo di rendere meno complesso e più trasparente il
procedimento delle adozioni internazionali nell'applicazione della normativa. Realizzato dalla società
Finconcept.net, il progetto consiste in un sistema di collegamento informatico che permette
l'integrazione operativa fra il Tribunale per i minorenni, i servizi sociali territoriali, i servizi di
psicologia e i consultori familiari delle Asl. L'iniziativa è il risultato di un protocollo di intesa
sottoscritto dal ministero della giustizia, la regione Sicilia e la società che ne ha curato la parte
informatica. Una di quelle buone pratiche in ambito di e-government dell'amministrazione pubblica
che, a dimostrazione della sua efficacia, è stata inserita tra le best practices del portale europeo
www.epractice.eu creato dalla Commissione per lo scambio di esperienze e buone pratiche tra gli
operatori del settore, soprattutto in aree locali e regionali. Nella relazione inaugurale del 2008 il
presidente della Corte d'appello di Palermo Carlo Rotolo, facendo riferimento allo snellimento e al
contenimento dei tempi procedimentali dell'adozione internazionale, si è augurato una sua estensione a
tutta la regione. Il progetto, che prevede una reimpostazione del flusso di lavoro dell'adozione nel suo
complesso, ha cercato di creare un modello condiviso della documentazione necessaria in modo da
uniformare a uno stesso standard tutti i soggetti operativamente coinvolti fra tribunali per i minorenni,
servizi sociali e asl. Tutto questo per un sensibile miglioramento dell'intero processo che può contare
sulla gestione informatica del procedimento vista la creazione di un fascicolo digitale, l'archiviazione
elettronica che consente di rintracciare in tempo reale qualsiasi documento e la trasmissione informatica
che si sostituisce a qualsiasi altra forma di trasmissione di documenti fra gli uffici e una nuova gestione.
Concetti propri del management d'impresa come la gestione del work flow e delle risorse umane,
attribuzione delle attività lavorative a livello di singoli utenti o gruppi, conoscenza in tempo reale dello
stato della pratica e dello storico e monitoraggio qualitativo e quantitativo, sono così entrati in un
settore decisamente inconsueto come quello delle pratiche di adozione. La completa informatizzazione
del procedimento ha poi significato sicurezza certificata sulle transazioni e sui dati, completo
annullamento del cartaceo epossibilità di interventi correttivi continui sul flusso di lavoro e sui format
dei documenti oltre alla possibilità, per gli aventi titolo, di effettuare un monitoraggio in tempo reale
sullo stato del processo. Dalla fase di sperimentazione di circa un anno si è subito registrato un
abbattimento dei tempi che ha portato alla trattazione complessiva di 115 pratiche e alla riduzione del
40% del tempi della loro lavorazione. Dall'apertura della pratica da parte del Tribunale per i minori
all'ottenimento delle relazioni sociale e psicologica dei servizi sociali del comune e del servizio
psicologia della Asl, passano ora circa due mesi in rapporto ai quattro mesi previsti dalla normativa e ai
sei mesi mediamente effettivamente necessari. In più, l'applicazione di uno stesso modello operativo
condiviso con i rappresentanti di tutte le categorie interessate ha tendenzialmente azzerato i casi di
richiesta di integrazione di indagine da parte dei tribunali agli assistenti sociali e agli psicologi. Marzia
Paolucci
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ITALIA OGGI
Arriva dal tribunale di Milano una circolare in materia di liquidazione programmata
Vendita beni al giudice delegato
Fallimenti, per il curatore possibile delegare il compito
Per la vendita dei beni il curatore potrà demandare il compito al giudice delegato. Ciò risulterà particolarmente
opportuno in situazioni delicate o pericolose. Questo uno dei principali temi trattati nella «seconda circolare» del
15/7/2008, pubblicata dalla sezione fallimentare del tribunale di Milano, ad opera dei giudici Quatraro e Fontana.
Il documento contiene istruzioni ai curatori per la liquidazione programmata dei beni fallimentari. Nella circolare
si commenta l'integrazione della legge fallimentare con le disposizioni del d.lgs 12/9/07, n. 169 cosiddetto
«correttivo» e con quelle del novellato processo di esecuzione. In essa si esamina inoltre l'affitto di azienda,
indicandone le particolari cautele da adottare nelle clausole contrattuali, e la cessione dei crediti e delle azioni
revocatorie.
La liquidazione mediante intervento del giudice delegato. La nuova formulazione dell'art. 107 l.f. come
modificata dal correttivo, consente al curatore di inserire nel programma di liquidazione la possibilità di
effettuare la vendita dei beni mobili, immobili e mobili registrati, per mezzo del giudice delegato, secondo le
disposizioni del codice di procedura civile. Il legislatore, con la modifica all'art. 107 l.f., ha previsto che le
vendite e gli altri atti di liquidazione siano effettuati dal curatore tramite procedure competitive, anche
avvalendosi di soggetti specializzati, assicurando, tuttavia, con adeguate forme di pubblicità la massima
informazione e partecipazione dei soggetti interessati. Si è voluta prevedere quindi un'ampia libertà del curatore
nel determinare le modalità di vendita al fine di consentire realizzi più celeri ed auspicabilmente a prezzi
migliori. All'ampia libertà concessa al curatore corrisponde un aumento di responsabilità, in particolar modo nel
caso di vendite di beni di ingente valore o quando l'individuazione dell'aggiudicatario può comportare effetti
secondari da vagliare attentamente poiché potrebbe esporre lo stesso curatore a situazione pericolose. Il tribunale
di Milano riporta l'esempio di cessione di impianti in settori strategici dell'economia o in regioni geografiche
devastate dalla criminalità organizzata. In tali casi, allo scopo di tutelare l'autonomia del curatore, il decreto
correttivo ha approntato rimedio mediante l'inserimento nell'art.107 della possibilità di ricorrere all'intervento del
giudice delegato per effettuare le vendite dei beni, garantendo così al curatore la adeguata protezione. Protezione,
questa, che deriva dall'intervento di un «organo» dello stato e dal correlato ricorso a procedure fissate per legge.
La cessione di crediti, diritti, quote e azioni revocatorie. L'art. 106 l.f. precisa che il curatore può cedere i
crediti, compresi quelli di natura fiscale o futuri, anche se oggetto di contestazione, nonché le azioni revocatorie
concorsuali se i relativi giudizi sono già pendenti. In proposito, il tribunale di Milano osserva che la pratica della
cessione dei crediti fiscali, ed in particolar modo del credito Iva, è molto diffusa poiché altrimenti i normali
tempi di realizzo sarebbero di fatto incompatibili con le esigenze di speditezza della procedura. Anche i crediti
futuri possono essere oggetto di cessione nell'interesse della procedura liquidatoria. Importante precisare, però,
che la cessione dei crediti da parte del curatore deve avvenire pro-soluto e la garanzia deve riguardare solo
l'esistenza e non l'esazione del credito stesso. Ovviamente, affermano gli estensori della circolare, in caso di
cessione di crediti il curatore applicherà la disciplina civilistica e inserirà nel relativo contratto clausole che non
consentano al cessionario di esercitare azione di restituzione di tutto o di parte del prezzo pagato. Quindi i crediti
la cui esistenza è certa nell'an e nel quantum, se provvisti della documentazione di supporto, debbono essere
ceduti pro-soluto e quelli che, invece, sono oggetto di possibile contestazione quali ad esempio i crediti fiscali e
quelli futuri, o i crediti che non sono documentati in tutto o in parte debbono essere ceduti con contratti che
evidenzino anche l'alea dell'inesistenza totale o parziale del credito ceduto. Tale rischio, appositamente palesato,
deve essere espressamente accettato dall'acquirente in modo che il corrispettivo pattuito sia sempre
definitivamente acquisito all'attivo della procedura senza possibilità di future contestazioni. Christina Feriozzi
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Ecco i risultati del metodo Fondoprofessioni. Una rivoluzione per i dipendenti degli studi
Cambia il modo di fare formazione
Con un sistema di relazioni integrate solo progetti di qualità
Fondoprofessioni, fin dal suo inizio, ha privilegiato un approccio qualitativo alla progettazione della
formazione, al fine di erogare le risorse, prima del ministero e poi quelle legate allo 0,30% versato dai
datori di lavoro sulle remunerazioni dei lavoratori, verso fabbisogni condivisi dalle parti sociali nel
divenire dei processi di lavoro. Nel progettare lo sviluppo procedurale e qualitativo della formazione
per i dipendenti degli studi professionali ha dovuto fare i conti con la specificità di questo mondo, che
costituisce una nicchia di mercato frammentata nel territorio e con relazioni tra i soci, mondo delle
professioni e sindacati, ancora «in costruzione».
Due attori indispensabili. Per questo ha individuato due attori da coinvolgere nel processo: da una
parte gli enti proponenti, incaricandoli di farsi carico di una domanda «attenta» di formazione, dall'altra
gli enti attuatori, chiedendo loro di sostenere, grazie alle loro esperienze nel campo della formazione, i
fabbisogni individuati dai proponenti e di trasformarli in attività formative capaci di rispondere a quella
domanda. Sul primo fronte, per tutte le azioni formative previste nei suoi bandi il Fondo ha riconosciuto
la capacità propositiva esclusivamente al datore di lavoro e alle sue associazioni di rappresentanza: solo
questi soggetti, infatti, sono in grado di garantire non solo una diretta e consapevole individuazione e
analisi dei bisogni formativi individuali e dell'organizzazione di appartenenza ma anche che il percorso
formativo sia finalizzato alla soddisfazione di tali bisogni. E soprattutto datori di lavoro e associazioni
sono i soli nelle condizioni di effettuare una successiva e continuativa valutazione dell'efficacia
formativa, di giudicare con i partecipanti quanta formazione si «trasforma» in apprendimento,
costruendo così un ciclo virtuoso di formazione continua. Ne risulta una reale e concreta valorizzazione
dell'utenza finale, unico terminale dell'intero percorso formativo ed il binomio «beneficiarioorganizzazione» diventa la variabile indipendente attorno a cui costruire l'intero processo.
Tuttavia a questo ruolo «politico» di concretezza, si deve necessariamente abbinare una competenza
realizzativa, sia dal punto di vista didattico che procedurale. E qui entrano in gioco gli enti attuatori:
agenzie formative in grado di concretizzare il progetto di formazione e di assicurarne la realizzazione,
secondo le procedure previste dal bando. Si crea così, fin dalla progettazione e dalla presentazione del
Piano al fondo, una partnership suffragata dalla contemporanea sottoscrizione della Convenzione da
parte di entrambi i soggetti con il Fondo e che riserva all'attuatore la gestione operativa ed economica
del progetto nel suo complesso.
L'accreditamento. Con l'attenzione dovuta a un interlocutore fondamentale, Fondoprofessioni ha da
subito avviato un preciso percorso procedurale di accreditamento degli enti attuatori focalizzato sulla
qualità. È un tema, questo del riconoscimento e della «riserva d'azione», particolarmente dibattuto e che
vede tuttora significative differenziazioni sul territorio nazionale (nel rispetto dell'autonomo approccio
delle singole regioni), pur nell'attuale confronto verso auspicati indicatori generali di uniformità. Ad
oggi i sistemi di accreditamento presso il sistema regionale hanno fortemente privilegiato le strutture in
possesso di «aule», escludendo piccole realtà dense di saperi e spesso lontane dalla formazione
finanziata. Fondoprofessioni ha invece elaborato una procedura valutativa originale, tesa ad individuare
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
e valorizzare le componenti qualitative dell'ente, piuttosto che quelle quantitative e strutturali: a
ciascuno è stato richiesto di presentare, nel dettaglio progettuale, gestionale e amministrativo, almeno
tre esperienze di formazione continua realizzate con risorse interne o comunque da esse coordinate. I
numeri sono diventati di grande interesse: ad oggi sono ben 452 gli enti attuatori accreditati, di cui:
- il 79% di essi risulta accreditato presso una regione e il 65% è in possesso della certificazione di
qualità;
- il 34% è collocato nel Nordovest, grazie soprattutto ai 114 enti con sede in Lombardia, il 14% nel
Nordest, nel Centro il 29%, forte dei 60 enti del Lazio, e nel Sud il 23%;
- 118, pari al 26% gli enti che hanno realizzato piani finanziati nei quattro avvisi finora attivati
Un nuovo sistema relazionale. Grazie al suo modo di operare, Fondoprofessioni è riuscita a creare un
sistema di relazioni con gli enti attuatori che non si esaurisce nel momento della concretizzazione dello
specifico bando di finanziamento, ma si dilata alla condivisione di molti aspetti di processo. Molti enti,
infatti, hanno svolto un ruolo significativo nell'azione di divulgazione e adesione al Fondo stesso,
svolgendo un prezioso ruolo di informazione e intermediazione e accompagnando il sistema territoriale
del comparto. Altrettanto significativo è risultato il loro apporto propositivo in termini procedurali e
gestionali, che ha consentito una verifica critica delle sperimentazioni della fase di start up con
l'arricchimento di una casistica sempre più vasta e articolata. Ma ancora più interessante è risultato il
confronto tematico che si è avviato in occasione degli incontri organizzati, a livello nazionale e locale;
quelli realizzati per la presentazione dei vari bandi o per l'attivazione della piattaforma gestionale, nelle
sue diverse componenti, hanno dato spunto ad approfondimenti e confronti fra gli «addetti ai lavori» su
fasi e temi del processo formativo, quali l'analisi dei bisogni e la valutazione dei risultati, e preziose
conoscenze e relazioni tra operatori di diversi territori nazionali. Tra Fondoprofessioni e gli enti
attuatori si è quindi creato un sistema di relazioni complesse che va ben oltre la semplice relazione
formale e burocratica, ma che tende a rafforzare una rete collaborativa e sinergica; lo spazio in questa
pagina che diamo ad alcuni di essi ne è una piccola ma significativa testimonianza.
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