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È L’ORA DI ABBASSARGLI LA CRESTA
di
Carmen della Corte
Claudia Moschella
III B
“
Prendono di mira il più debole , a suon di pugni e brutti scherzi. Tra gli applausi del gruppo e,
spesso , degli adulti. I metodi per fermarli? Meno Tv, più Sport e molto dialogo. E la scuola ha
un ruolo fondamentale”.
Oggi quasi il 40 per cento dei bambini tra i 7 e gli
11 anni parla di provocazioni o prese in giro ripetute
e ancora di più sono quelli che hanno subito brutti
scherzi. Solo il 36 per cento dei maschi fra i 12 e i
18 anni dice di non aver mai picchiato o minacciato
qualcuno, quota che arriva al 70 per cento per le
femmine. Mentre un ragazzino su quattro confessa
di aver fatto entrambe le cose.
Ma cos’è il Bullismo?
Il significato che noi oggi diamo al termine
"bullismo" deriva da quello anglosassone.
Sull’Oxford Dictionary del 1990, bully denota una
«persona che usa la propria forza o potere per
intimorire o danneggiare una persona più debole».
Dalla comune radice derivano sia il verbo to bully
che il sostantivo bullying.
“Un comportamento da “bullo” è un tipo di azione
che mira deliberatamente a far del male o
danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per
settimane, mesi e persino anni ed è difficile
difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base
della maggior parte dei comportamenti sopraffattori
c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e
dominare” (Sharp e Smith, 1995).
Il comportamento aggressivo del “bullo”, può implicare molestie verbali, aggressioni fisiche,
persecuzioni, alla base, a volte, ci sono discriminazioni etniche, confessionali, orientamento
sessuale.
Le tre caratteristiche fondamentale del bullismo sono: l’intenzionalità nel produrre un danno alla
vittima; la persistenza nel tempo; l’asimmetria di potere: c’è sempre un oppressore e una vittima.
La nostra è una società troppo distratta e sottovaluta a volte questi fenomeni che dovrebbero essere
maggiormente combattuti e posti in prima linea di chi cura la formazione del giovane.
Gli esperti consigliano, per i figli, più attività fisica, meno Tv, più giochi insieme e poi parole.
Anche le parolacce, che “condiscono” il bullismo, sono un modo alternativo per esprimere
un’emozione, una scorciatoia, un’armatura sotto cui c’è un estrema debolezza. Il ragazzo definito
bullo, sicuramente può essere aiutato, con l’invincibile arma del dialogo.
Da internet ci vengono alcuni suggerimenti:
da www.educazione-emotiva.it/bullismo.htm
Mario Di Pietro e Monica Dacomo
Fanno i bulli ce l'hanno con me
Ma cosa gli ho fatto io?
Aiuto! Un gruppo di bulli tutti insieme
A chi lo dico?
Essere in una situazione di bullismo può farti sentire molto triste, spaventato e impotente.
Fare qualcosa può sembrarti difficile, ma ci sono alcuni modi utili per affrontare qualcuno che fa il
prepotente con te:
Cerca di farti vedere calmo e tranquillo, anche se hai paura. Prova a fare in modo che chi
fa il bullo non capisca che te la prendi perché è proprio quello che vuole
Non sentirti costretto a fare cose che non vuoi fare
Racconta a qualcuno di cui ti fidi quello che sta succedendo (un insegnante, un amico più
grande di te, i tuoi genitori).
Spiega chiaramente che la situazione ti crea dei problemi e che per te è importante che
venga fatto qualcosa.
Non avere paura di dire a qualcuno quello che succede, non è colpa tua! Parlare con chi ti
può aiutare è il modo migliore per risolvere la situazione
Nessuno ha il diritto di fare il prepotente con te; se qualcuno dà fastidio a te o a qualcuno
cui vuoi bene ti senti dispiaciuto e a disagio, hai tutte le ragioni per dirlo a qualcuno
Non accettare che qualcuno sia aggressivo con te! Può non essere facile fermare questo
comportamento, ma è possibile!
Che cosa occorre?
Alcuni elementi sono fondamentali per il successo di una iniziativa contro la prepotenza e
l’aggressività nelle scuole:
- un impegno chiaro e deciso della scuola a sviluppare e ad attuare un approccio
antibullismo;
- un nucleo compatto di persone interessate a coordinare l’intervento e ad agevolare la
comunicazione all’interno della comunità scolastica;
- flessibilità dei programmi che permetta il coinvolgimento degli alunni;
- volontà di coinvolgere i genitori;
- tempo ed energie per continuare gli sforzi per un lungo periodo di tempo.
Può rivelarsi utile assicurarsi l’appoggio e la collaborazione di persone esterne, in contatto
con il mondo della scuola. Possono essere altri professionisti direttamente impegnati in
problematiche educative, come psicologi dell’età evolutiva , sociologio assistenti sociali
scolastici. Oppure possono essere membri della comunità locale, come ufficiali di polizia,
personale medico e religiosi.”