RICETTE: rivalutiamo il cioccolato Cioccolato mon amour Il nome
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RICETTE: rivalutiamo il cioccolato Cioccolato mon amour Il nome
RICETTE: rivalutiamo il cioccolato Cioccolato mon amour Il nome scientifico della pianta è Theobroma Cacao. Non suona all’orecchio come la parola “cioccolato” ma racchiude qualità divine: letteralmente significa cibo degli dei. Dall’epoca precolombiana il cioccolato non ha mai smesso di far parlare di sé. Maya e Aztechi tostavano e macinavano i semi per consumarli sotto forma di bevanda (xocoatl), aromatizzata con pepe e peperoncino: aiutava ad alleviare la fatica. Fu Colombo a portarli per la prima volta in Europa all’inizio del Cinquecento, dove per secoli il consumo avvenne sotto forma di bevanda, preferendo alle forti spezie americane, l’abbinamento con zucchero, vaniglia e cannella. Col passare del tempo si affinarono le tecniche per sfruttare al meglio i semi di cacao, anche se la prima tavoletta come la intendiamo noi oggi, vide la luce solo nel 1875 in Svizzera, a Berna. La percentuale che fa la differenza In commercio esistono molte varietà di cioccolato, che differiscono tra loro per gusto e forma, per qualità e tostatura dei semi di cacao e per il procedimento di lavorazione adottato. I nomi dati ai diversi tipi sono in relazione alle percentuali degli ingredienti in esso contenuti: oltre al cioccolato classico, la cui quota minima di cacao deve essere del 35%, c’è il cioccolato fondente che deve contenerne almeno il 45%, quello extra-fondente che ne prevede perlomeno il 70%, e quello al latte in cui alla pasta di cacao si aggiunge latte in polvere. Quello bianco non contenendo cacao, tecnicamente non potrebbe essere definito “cioccolato”: è formato da burro di cacao, latte e saccarosio. Più elevate sono le percentuali di cacao presenti, tanto migliore sarà la qualità del cioccolato. Le fasi essenziali della preparazione sono: la miscelazione, in cui all’ingrediente base della pasta di cacao vengono aggiunti altri componenti (burro di cacao, zucchero, latte, nocciole…); la fase di concaggio, inventata da Lindt nel 1880, che consiste nel mescolare tutti gli ingredienti in apposite impastatrici dette conche a temperatura costante e per tempi molto lunghi (per i cioccolati più pregiati questo trattamento dura più di una settimana). E infine la fase di temperaggio, cioè di raffreddamento graduale e omogeneo dell’impasto, che permette al cioccolato fuso di trasformarsi in una tavoletta in grado di spezzarsi e nello stesso tempo di sciogliersi morbidamente in bocca. Alimento da rivalutare Nel corso della storia il cioccolato è stato considerato non solo come alimento dal gusto piacevole, ma anche come trattamento per parecchi disturbi: da coadiuvante per alleviare la fatica, così come sostenevano Maya e Aztechi, fino ad alleato nel contrastare i problemi circolatori. Questa accezione positiva e salutistica è durata fino all’industrializzazione della produzione dolciaria. Con la nascita dei prodotti zuccherati – che di cacao ne contenevano sempre meno – il cioccolato ha iniziato ad essere considerato come alimento controindicato alla salute. Dagli anni Settanta si è assistito, infatti, a una demonizzazione di quest’ultimo, al quale si attribuivano aumento del colesterolo, carie, brufoli, obesità. Ma è davvero così? Ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienze dell'alimentazione e dietetica. «Il cioccolato è un alimento energizzante e ricostituente, ricco di vitamine, potassio, magnesio, ferro e altri oligoelementi utili per la salute. Va detto però, fin da subito, che quando parliamo di accezioni positive di questo alimento stiamo parlando di cioccolato amaro ad alta percentuale di cacao, non dei mille altri prodotti derivati che si possono trovare sul mercato. Ottimo per gli sportivi: fornisce energia immediatamente disponibile, con un indice glicemico relativamente basso, ciò significa che, dopo averlo ingerito, lo zucchero nel sangue si innalza in modo regolare, meno velocemente che dopo il consumo di alcune bevande e cibi zuccherati. Grazie alle proprietà stimolanti di teobromina e caffeina, il cioccolato aiuta inoltre a ritrovare la concentrazione nei momenti di stress legati a studio e lavoro. Magnesio e calcio in esso contenuti regolarizzano il ritmo cardiaco, e polifenoli e flavonoidi potenziano la risposta immunitaria». Rinforza, stimola, protegge «Il cioccolato fondente» continua Seveso «non solo non contiene colesterolo, ma essendo ricco di antiossidanti, se assunto quotidianamente nelle giuste quantità, è in grado di abbassare il colesterolo cattivo (LDL) e alzare quello buono (HDL). Ad oggi si sta inoltre verificando il suo impatto sulle malattie cardiovascolari: si è visto che il cioccolato fondente può aiutare a ripristinare la flessibilità delle arterie e a evitare che i globuli bianchi si attacchino alle pareti dei vasi sanguigni. Popolazioni che assumono grandi quantità di cacao sotto forma di bevanda secondo le modalità antiche, come gli Indios Kuna, hanno una pressione sanguigna stranamente bassa nonostante un’alimentazione ricca di sale». Abbassa la pressione sanguigna, migliora il colesterolo, riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Questo basterebbe a riabilitare il cioccolato – di qualità, è ovvio - dalla cattiva reputazione che ha avuto negli ultimi anni. «Il cacao è anche un ottimo stimolante del metabolismo: l’epicatechina in esso presente ha il potere di rafforzare la massa muscolare e di ridurre quella grassa. Gli effetti positivi del cioccolato sulla massa corporea non sono però legati alla quantità consumata - inutile abbuffarsi quindi - ma alla frequenza con cui lo si consuma, che deve essere limitata e regolare. Per chi non ha problemi di sovrappeso e segue un’alimentazione sana, associata a una regolare attività fisica, un consumo quotidiano di circa 20 g di cioccolato fondente al giorno (circa 2 quadretti) può apportare una dose interessante di polifenoli all’organismo». RICETTA Mousse al cioccolato e rosmarino 200 g di cioccolato fondente, 250 ml di latte, 3 tuorli, 65 gr di zucchero, 10 g di rosmarino, 500 ml di panna. Fresco, digestivo e adatto alla stagione: un dolce al cucchiaio che unisce al sapore inconfondibile del cioccolato il gusto pungente del rosmarino. Tritate il cioccolato fondente. Fate bollire il latte con le foglie di rosmarino e poi filtratelo. Montate a freddo in un tegame 3 tuorli con 65 g di zucchero; mettete sul fuoco aggiungendo a filo il latte, mescolando e portando a ebollizione, fino a ottenere una crema inglese aromatizzata al rosmarino. Togliete dal fuoco e aggiungete subito alla crema calda il cioccolato tritato, miscelando energicamente finché non si sarà sciolto. Una volta raffreddatasi, incorporate delicatamente alla crema al cioccolato 500 ml di panna montata. Versate il tutto in coppette o stampi monoporzione e lasciate rassodare in frigo per qualche ora prima di servire.