Per - Avanti della domenica
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@ DELLA DOMENICA [email protected] ANNO XV - N. 45 DOMENICA 16 DICEMbrE 2012 SPED. ABB. POST. - DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 Art.1, Comma 1, DCB) ROMA TAXE PERCUE - TASSA RISCOSSA - ROMA ITALY EURO 1,50 S E T T I M A N A L E S O C I A L CAMPAGNA ELETTORALE Il signor B. è tornato per avvelenare i pozzi La battaglia contro la speculazione finanziaria non è solo della sinistra Marco Di Lello Serve una politica ‘globale’ così come la finanza è globale Grillo, giù le mani da Matteotti e dai Rosselli! Ugo Intini Nicola Del Corno a grande stampa spiega che Bersani rappresenta la continuità con la tradizione di una sinistra storicamente conservatrice mentre Renzi introduce finalmente la moderna linea liberale. Manifesta il timore che l’alleanza con Vendola acuisca l’ipoteca vetero massimalista. Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, aggiunge che la parentesi innovatrice e, appunto, liberale, del PSI craxiano è stata definita di destra da un PCI a quel tempo in grado di appiccicare questa etichetta “a chi non mostrasse sudditanza culturale e psicologica nei suoi confronti”. È vero soltanto l’ultimo punto. In effetti, a partire dalla seconda metà degli anni ’70, il PSI scandalizzò i comunisti lanciando la politica del socialismo liberale con la formula liberalsocialista “Lib-Lab” (liberal-labour). Così in anticipo sui tempi che tutti gli altri socialisti europei arrivarono dopo e in parte vi si ispirarono. Il PSI di oggi, ancorché piccolo, è l’erede di quella politica, è alleato del PD esattamente come Vendola e può certificare dunque alcune verità: a volte ovvie, a volte apparentemente (solo apparentemente) provocatorie. Almeno nella versione data dai media, il “renzismo” non è liberalsocialismo e neppure liberalismo vero. E’ un patch work di retorica nuovista e di luoghi co- ra le tante fesserie che ci tocca leggere quotidianamente sui giornali, in questi ultimi giorni ce ne una che non può non farci sobbalzare e al tempo stesso indignare profondamente: l’appropriazione da parte di Beppe Grillo di tre grandi esponenti del socialismo democratico italiano come Giacomo Matteotti e i fratelli Rosselli, e la loro collocazione in un improbabile Pantheon a Cinque Stelle. Innanzitutto occorre ricordare al comico genovese, spesso spiritoso quanto ignorante di storia patria, che due dei sopracitati personaggi (Carlo Rosselli e Matteotti) hanno militato in quel Partito socialista, da Grillo sbeffeggiato in un’infelice battuta sanremese di qualche decennio fa. Se tutti i socialisti sono ladri – come asseriva il genovese – allora anche Carlo Rosselli e Matteotti lo sono stati, e quindi perché nominarli fra i propri eroi? Insomma un po’ di coerenza non farebbe male … Ma soprattutto a chi conosce la traiettoria esistenziale dei Rosselli e di Matteotti non sfugge come costoro siano stati sempre lontani, nella prassi e nella teoria, dalla metodologia antipolitica di Grillo. Convinti assertori del metodo liberale e democratico costoro non avrebbero potuto di certo apprezzare lo stile dittatoriale con cui Grillo tiene in pugno il suo movimento. Il socialismo proposto da Matteotti e da Rosselli fu appunto veramente liberale e democratico; ossia un socialismo che non doveva avere paura del dissenso, della libertà, dell’individuo, che non cercava alcuna scorciatoia verso unanimismi incompatibili con i nostri ideali. La pratica dell’espulsione, della gogna, del richiedere un prono asservimento alle direttive dei propri capi non ha mai fatto parte dell’operare politico dei Rosselli e di Matteotti. Il diritto all’eresia, che per i socialisti è sempre stato un valore, segue a pagina 2 D iciamocelo subito con grande franchezza: queste elezioni non saranno facili da vincere e ci vorrà tutta la generosità, l’impegno e il buon senso per ridare agli italiani una prospettiva di serenità. Il signor B. è ritornato in campo per avvelenare i pozzi, una specialità di cui ha già dato ampie prove in passato. Non ci piace per nulla, e non penso che ci aiuti, la stampa straniera che lo raffigura come una mummia (Liberation) o come qualcosa che galleggia nel water (Suddeutsche Zeitung). Questo ci offende un po’ tutti come italiani e oltretutto stimola rigurgiti di nazionalismo da un tanto al chilo accentuando il vittimismo di cui il personaggio sovente ama ammantarsi. Come certa sinistra, anche questa stampa rappresenta un valido alleato del signor B. A scanso di equivoci, ripetiamo che come leader politico Berlusconi rappresenta non solo il ‘vecchio’, ma anche il peggio della nostra società. In quasi vent’anni sulla scena politica ha già dimostrato tutto il suo antieuropeismo, individualismo sfrenato, conflitto di interessi, assenza di progetto di rilancio dell’economia e della società, genuina allergia verso l’equità sociale, il rispetto delle leggi e fastidio per un’autentica parità dei sessi. L’idea di dover fare un’altra campagna elettorale in cui lui apparirà come il competitore dello schieramento avverso, ci avvilisce e ci preoccupa. Ci avvilisce perché non è così nella realtà, perché anche gli italiani di centrodestra solo in parte si riconoscono nei suoi vizi. Perché rinfocolerà un modello di opposizione ‘dura e pura’, dove la rincorsa a chi strilla di più, sarà tra Grillo, Di Pietro, Ferrero, e chissà chi altro ancora. Un incubo. Ci preoccupa perché renderà assai più difficile parlare delle scelte vere da fare, delle necessità degli italiani, del nostro futuro. Su queste note Berlusconi farà la sua propaganda, puntando a ripetere, a braccetto della Lega, il risultato del 2006 quando, grazie a una campagna elettorale condita con le solite promesse e minacce e al Porcellum appositamente disegnato da Calderoli (e in vigore), Prodi arrivò a vincere, ma dopo aver perso per strada gli 8 punti percentuali di vantaggio dei sondaggi per trovarsi con una maggioranza di due soli voti al Senato. Come dimenticare quel calvario parlamentare lungo due anni appeso ai mal di pancia di Turigliatto e alle ambiguità di De Gregorio? C’è infine un’incognita grande come una casa e si chiama Mario Monti. Se il Presidente del Consiglio accettasse di sostenere una lista centrista, sconvolgerebbe innanzitutto i piani di Berlusconi, schiacciandolo politicamente sulle posizioni della destra radicale e xenofoba, sterilizzandone il risultato elettorale alle Camere. Certamente, ma in misura minosegue a pagina 2 L segue a pagina 2 F Dal 2007 cresciuta del 37,5% Per il centrodestra né primarie, né parlamentarie, la scelta è stata già fatta Battaglia contro l’evasione fiscale L’Italia e le ‘Berlusconiadi’ Gianfranco Sabattini a pag.3 Proposte concrete di rilancio La ‘rivoluzione’ di Crocetta Nino Gulisano a pag.4 Siamo rimasti gli unici rappresentanti dell’‘idea’ socialista Tre idee per non fare la fine del partito contadino ... Alberto Benzoni Mauro Del Bue P rima annuncia il ritiro della sua candidatura ed implicitamente indica Alfano come successore, poi rilancia e si ripresenta candidato, infine accetta le primarie che aveva esplicitamente contestato, poi ipotizza la nascita di un nuovo partito, evidentemente senza i suoi colonnelli e caporali, adesso pare aver sciolto la riserva e si dice pronto a correre perché l’Italia, senza di lui, sarebbe avviata verso il baratro. Ma non si capisce se ancora col Pdl o V con una nuova lista depurata dagli ex An che a loro volta farebbero un altro partito. Colpisce la coerenza e anche il tragico destino di Alfano, due volte sull’altare e due volte nella polvere. Certo non finirà a Sant’Elena. Anche perché il destino nobile e tragico è solo riservato ai protagonisti. Non ai pretendenti. È difficile comprendere la strategia berlusconiana se lo stesso Berlusconi si dice ancora confuso e indeciso. E tuttavia la sua lunga e lacesegue a pagina 2 ent’anni fa, dall’immane disastro di Tangentopoli nacque un sistema basato sulla negazione, insieme, del socialismo e dei socialisti. Tutto fu travolto ed esposto al pubblico ludibrio: classe dirigente, cultura politica, identità. A questa contestazione esistenziale, collettiva ma anche individuale, abbiamo tentato di rispondere in tre modi: rifugiandoci da papà Berlusconi (che ci garantiva vendetta, riconoscimento delle competenze e tavola sempre ben fornita), rinchiudendoci in un dignitoso silenzio politico, in attesa che la storia ci desse ragione e, infine, ricostruendo la nostra esistenza collettiva in un ambiente, quello del centro sinistra, magari salubre ma, per noi assai inospitale. Si aggiunga che in tale ambiente noi dovevamo misurarci con la presenza soffocante di un partito ex comunista che comunque negava le ragioni della nostra esistenza. segue a pagina 2 I S T A - Stampa e Tv - Quello che non vi hanno detto di noi Cardinal Scola non condivide la nostra idea di libertà “Il primo valore, non negoziabile, si chiama ‘libertà”. Lo ha detto Riccardo Nencini, commentando il discorso pronunciato giovedì 6 dal Cardinal Scola, in occasione della ricorrenza della festa di Sant’Ambrogio a Milano. “Non la pensa come noi il cardinale Scola quando espone questa singolare teoria: uno Stato laico che non professa valori religiosi è uno Stato senza valori. Si tratta di una visione non lontana da forme di teocrazia che le democrazie hanno felicemente sconfitto nel nome della separazione tra le istituzioni statuali e le chiese. È fuori discussione che il nostro tempo debba ispirarsi a valori forti che si richiamino alla dignità della persona, alla giustizia, al rispetto del bene comune. Valori che vivono di luce propria. Valori che si nutrono di libertà, ‘lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando...’.Dante, eminenza, è una lettura attualissima per ciascuno di noi. Silvio come J.R. e Dallas Sarà un clamoroso flop “Il ciclo berlusconiano è finito e Silvio in campo sarà un flop clamoroso pari al ritorno di J.R. e Dallas su Canale 5”. Lo ha detto Riccardo Nencini, commentando l’annuncio del rientro in lizza del leader dell’ex presidente del consiglio. “Raccoglierà pochi voti e molti senza famiglia, in testa quanti lo hanno criticato, ma sono troppo deboli per fare seguire alla critica l’autonomia. Anche nostre vecchie conoscenze. Queste elezioni saranno ricordate come lo scontro tra una coalizione della sinistra riformista che ha solidi legami con l’Europa ed è orientata verso il cambiamento, contro il simbolo del passato che ritorna con un velleitario impasto di populismo e con nessun rapporto con l’Europa”. “Le primarie hanno battezzato una leadership forte nel centrosinistra, con ottime chanches per vincere le elezioni mentre Berlusconi non si pone l’obiettivo di vincerle ma di condizionare il prossimo Parlamento. Non c’è più un centrodestra e la destra non ha individuato una figura attorno a cui creare una leadership autorevole. L’unico modo per limitare i danni è il ritorno in campo del Cavaliere. Ma quando un ciclo è finito, è finito, e non c’è nulla che possa riesumarlo”. Lazio. Sistema sanitario verso il collasso “Il sistema sanitario nella regione Lazio sta per andare al collasso. Tagli indiscriminati alla sanità, sovraffollamento di pazienti nei pronto soccorso e reparti d’eccellenza, fiori all’occhiello della Capitale, che rischiano di chiudere”. Lo ha detto Angelo Sollazzo, commentando le proteste dei lavoratori degli ospedali nel Lazio. “Come se non bastasse un deficit sanitario già insopportabile, sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Siamo al fianco di quei professionisti che dopo aver trascorso anni a svolgere un servizio delicato e fondamentale per i cittadini, con serietà e professionalità, spesso senza tutele, adesso si trovano a difendere ciò che gli è dovuto, il proprio posto di lavoro. La situazione è diventata ormai insostenibile”. DELLA DOMENICA 2 www.partitosocialista.it Serve una politica ‘globale’, così come ... Intini dalla prima muni dell’estremismo liberista oggi di moda. Il programma di Bersani non è affatto ispirato alla vetero sinistra, ma la copia esatta di tutti i programmi (assolutamente liberalsocialisti) dei PS europei (da quello francese, che ha appena vinto le elezioni, a quello inglese, che probabilmente le vincerà, o tedesco, che potrebbe l’anno prossimo realizzare un governo di unità nazionale con la Merkel). Il famoso Noam Chomsky, con una battuta non priva di un fondo di verità, ha osservato che in America oggi Nixon sarebbe di sinistra. Craxi, in Italia (e sul serio) sarebbe di estrema sinistra. Certamente anche l’ex segretario del Partito liberale, quello vero, Valerio Zanone (non a caso sino a ieri senatore del PD) sarebbe più a sinistra dei sedicenti liberali di oggi. Purtroppo si è passati in Italia da un estremo all’altro. Alla egemonia comunista degli anni ’70 è seguita infatti una egemonia iper liberista, ideologica e quasi fanatica che ignora le lezioni più dure dei fatti: prima tra tutte la catastrofe economica (dal costo di una guerra mondiale perduta, si è calcolato) provocata esattamente dalla finanza senza freni e senza regole. Il liberismo ideologico, accecato, si accanisce sulle pagliuzze Ciò spiega perché chi è rimasto fermo dov’era (come i socialisti liberali di formazione craxiana) fossero considerati trent’anni fa di destra e oggi di sinistra. Il liberismo ideologico, accecato, si accanisce sulle pagliuzze, ma non vede la trave e cioè che oggi i protagonisti della finanza internazionale sono immensamente peggio dei “padroni delle ferriere” ai primi del ‘900. Quelli, i padroni, credevano nell’etica del lavoro. Questi, i finanzieri, nella filosofia del gatto e della volpe, i quali spiegano a Pinocchio che le monete d’oro crescono dalla pianta delle monete stesse. Quelli producevano beni o servizi, questi creano una finta ricchezza di carta. Quelli rischiavano denaro proprio, questi, se vincono le loro scommesse in Borsa arricchiscono, se perdono e finiscono sull’orlo della bancarotta, si fanno salvare con i soldi dello Stato perché, come lamenta Obama, sono “too big to fail” (troppo grossi per fallire). In fondo sono per metà come i vecchi comunisti, dei “nazionalizzatori”. Anche loro: privatizzano gli utili e “nazionalizzano” le perdite. Quelli, i padroni, puntavano sulla crescita del loro Paese e della Borsa, questi non hanno patria, puntano spesso al crollo della Borsa e al disastro economico, perché per ottenere profitti giocano indifferentemente al rialzo o al ribasso. Quelli giocavano soldi che avevano, questi giocano soldi che non hanno perché, grazie al meccanismo del “leverage” (leva) puntano dieci se posseggono uno. Un rischio e un imbroglio che neppure al casinò di Macao sarebbe consentito. Quelli pagavano le tasse, questi spesso no, perché le loro società stanno in Stati peggiori degli Stati canaglia: Stati inesistenti (dalle Caiman all’Isole di Man) , inventati non da dittatori criminali, ma dagli studi legali di Londra e New York (e tuttavia immensamente più dannosi per l’economia mondiale). Quelli (i padroni) puntavano a condizionare la politica. Questi vogliono privatizzare, oltre che l’economia, anche la politica, sostituendosi ai dirigenti politici stessi, relegandoli nella marginalità se non, come in Italia, nella delegittimazione e nel ridicolo. Ha dunque ragione Vendola? La battaglia contro un certo tipo di finanza non è solo della sinistra, dei lavoratori e dei ANNO XV - N.45 - DOMENICA 16 DICEMBRE - 2012 sindacati, ma anche degli imprenditori veri, quelli che producono beni e servizi, anziché giocare d’azzardo in quel casinò senza frontiere in cui sono state trasformate le Borse. Solo vincendola si eviterà che l’economia di carta distrugga, come è già in parte successo, l’economia reale, fondata come è sempre avvenuta e sempre avverrà sul lavoro, l’intelligenza, il sacrificio, la creatività. Il PSI tuttavia, dai tempi di Nenni e del primo centro sinistra, ha imparato che “la politica è l’arte del possibile”. La battaglia non si può vincere e neppure tentare in un solo Paese, che ne rimarrebbe stritolato. L’orizzonte minimo è quello di una Europa che diventi finalmente politicamente unita. La sfida di una nuova generazione di leader E forse non basterà, senza il concorso degli Stati Uniti. La finanza internazionale è senza frontiere, “globale”, e può essere obbligata ad accettare regole L’Italia verso le berlusconiadi Del Bue dalla prima rante riflessione, berlusconianamente amletica, parte da un presupposto. La colpa della crisi del Pdl non è sua, ma dei suoi. È un atteggiamento, in verità, che ha accomunato un po’ tutti i grandi leader politici italiani, e sopratutto coloro che i partiti li hanno fondati. Pensiamo all’ultimo Craxi, che il Psi non l’aveva fondato, ma rifondato sì, e soltanto da una politica altrettanto “globale”. Anzi, il diventare globale è per la politica la premessa indispensabile se vuole tornare a governare davvero. Questa è la sfida di una nuova generazione di leader. Nel frattempo, perché l’Italia, appunto, non resti stritolata, si deve seguire proprio l’agenda Monti. Ciò che farà qualunque governo, inevitabilmente. E che farà meglio con una base di consenso larga, tale da comprendere non solo la sinistra, ma anche il centro. Certo, l’agenda Monti andrà seguita con una ben maggiore elasticità mentale e con la conoscenza della psicologia nazionale, conservando il contatto con il popolo. Ciò che non si può chiedere a un professore della Bocconi e tanto meno a molti dei suoi ministri: professori ( o più modestamente funzionari) come lui, ma non del suo spessore. L’agenda va perseguita in definitiva non dai tecnici, bensì dai politici democratici, consapevoli che si tratta di una via obbligata, ma capaci anche di indicare prospettive e speranze. Qualcuno pensa che solo i tecnici e i numeri contino? Angela Merkel ha appena dichiarato che, come diceva il cancelliere Erhard, grande economista e successore di Adenauer, in economia la psicologia conta per il 50 per cento. Se si considera che la psicologia è soprattutto condizionata dalla politica e che le scelte politiche decidono un’altra parte del rimanente 50 per cento, si comincia a capire quanto sia dissennato immaginare che il timone di una Nazione possa essere affidato a tempo indeterminato a professori e funzionari. Del Corno dalla prima risulta invece pratica sconosciuta nelle caserme grilline. Discriminante non di poco conto, e che andrebbe bene valutata anche quando si formano i propri Pantheon. La storia della politica del XX secolo è piena zeppa di populisti che per far breccia nell’opinione pubblica hanno usato le facili armi della demagogia, dato che la pars destruens risulta sempre di facile definizione (basta qualche slogan ad effetto), mentre quella programmaticamente ricostruttiva necessita di idee, competenze, pragmaticità. Insomma, non tutti sono in grado di “Rifare l’Italia”, per riprendere Turati. Se Grillo ha bisogno di qualche nome per il suo demagogico Pantheon, ce ne sono tanti da suggerirgli; i primi che mi vengono in mente sono Poujade, Giannini, Peron… Però lasci stare Matteotti e i Rosselli, quelli appartengono a noi; costoro assieme a tanti altri socialisti – Turati, Kuliscioff, Colorni, Nenni, Brodolini, Fortuna solo per citarne qualcuno – hanno contribuito concretamente al progresso democratico e sociale del nostro Paese; un progresso – Grillo non lo dimentichi mai – di cui hanno potuto godere tutte le italiane e gli italiani. E i socialisti fanno bene a ricordarlo con orgoglio. al suo giudizio sui suoi sottomessi, pensiamo a Occhetto che dopo aver creato il Pds, lo ha clamorosamente abbandonato, pensiamo a Fini che ha lasciato i suoi ex colonnelli e lanciato un nuovo partito senza di loro, pensiamo allo stesso Di Pietro, che ha sancito la fine dell’Idv, accusando i dipietristi. Berlusconi non fa eccezione, dunque. E ritiene che solo liberandosi dalle zavorre sue, possa rilanciare se stesso. Non ritiene di essere lui la malattia, ma sostiene di essere lui, ancora, la medi- cina. Berlusconi deve essere stato parecchio colpito dalle primarie del centro-sinistra. Le ha invidiate e temute. L’effetto imitazione, in scala minore, proposto da Alfano, deve averlo parecchio preoccupato. Inventerà qualcosa e mentre Grillo ha indetto le Parlamentarie, riservate esclusivamente agli iscritti e con regole fissate solo da lui è dall’invisibile e crozziano Casaleggio, non escludo che Berlusconi indica le Berlusconiadi, riservate a un solo candidato, ma col voto aperto a tutti. (dal blog www.locchiodelbue.it) Siamo rimasti gli unici rappresentanti dell’‘idea’ socialista, ma l’intesa con Bersani e Vendola presenta dei rischi Tre idee per non fare la fine del partito contadino della DDR Alberto Benzoni V ent’anni fa, dall’immane disastro di Tangentopoli nacque un sistema basato sulla negazione, insieme, del socialismo e dei socialisti. Tutto fu travolto ed esposto al pubblico ludibrio: classe dirigente, cultura politica, identità. A questa contestazione esistenziale, collettiva ma anche individuale, abbiamo tentato di rispondere in tre modi: rifugiandoci da papà Berlusconi (che ci garantiva vendetta, riconoscimento delle competenze e tavola sempre ben fornita), rinchiudendoci in un dignitoso silenzio politico, in attesa che la storia ci desse ragione e, infine, ricostruendo la nostra esistenza collettiva in un ambiente, quello del centro sinistra, magari salubre ma, per noi assai inospitale. Si aggiunga che in tale ambiente noi dovevamo misurarci con la presenza soffocante di un partito ex comunista che comunque negava le ragioni della nostra esistenza; nella versione veltroniana perché ‘superati’ e in quella dalemiana perché ‘inutili’. Di qui la nostra costante contrarietà, psicologica ancor prima che politica, a rapporti troppo stretti con il Pd, percepiti all’insegna del duplice pericolo dell’emarginazione e dell’assorbimento. Di qui i nostri tentativi, perseguiti lungo tutto l’arco di questi anni, di aggregarci con qualcun altro: cattolici e banchieri, diaspore e verdi, ulivisti, sfigati dell’estrema e radicali: peraltro tentativi tutti falliti. Oggi siamo così tornati alla casella di partenza. Con la responsabilità di essere, oggi, gli unici rappresentanti dell’idea socialista nel nostro Paese (i berlusconiani rimarranno a banchettare con il loro datore di lavoro in un palazzo che sta crollando mentre la galassia “non schierata”, non ha visto realizzato lo scenario su cui aveva scommesso, quello del crollo parallelo del Pdl e del Pd). E allora non possiamo assolutamente dare l’impressione che l’intesa con Bersani e Vendola sia per noi un’operazione di salvataggio/vassallaggio per dirla con la maggiore brutalità possibile - la garanzia di qualche posto in Parlamento (obbiettivo tanto legittimo quanto doveroso) in cambio di una nostra subalternità, modello partito contadino della Germania est. Un processo alle intenzioni, certo, ma che non ci esime dall’obbligo di respingerlo in modo argomentato e convincente. Di qui l’importanza strategica del nostro prossimo consiglio nazionale, l’ultimo appuntamento prima del frastuono elettorale. Un appuntamento Direttore Politico della domenica Organo ufficiale del Partito Socialista Italiano aderente all’Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo in cui dobbiamo dire tre cose precise. In primo luogo si tratta di sottolineare, ancora e fino alla nausea, che la costituzione di una sinistra di governo, ispirata al riformismo socialista e collegata ad un nuovo progetto europeo, rappresenta il coronamento di una linea perseguita dal nostro gruppo dirigente nel corso di questi anni. Per aggiungere da subito, però, che perché questa linea si affermi, è assolutamente necessario mantenere e sviluppare la nostra identità. Diciamo identità, non visibilità, perché la seconda nasce dalla prima mentre non è vero il contrario (per dirla, ancora una volta, con brutalità: se non hai una identità riconosciuta, puoi fare tutte le iniziative che vuoi, ma nessuno se ne accorgerà). Quale identità? Quella del socialismo liberale e, perciò, laico. Per intenderci, il modello della seconda internazionale, basata sulla crescita dell’autocoscienza, degli strumenti e dei diritti del mondo del lavoro, contrapposto perciò a quello autoritario dello Stato e del Partito che calano dall’alto premi e punizioni. E ancora nell’Italia di oggi, quello che vede nella riforma dello Stato e della società la via d’uscita all’alternativa perdente tra zeloti del Riccardo Nencini Segreteria di Redazione Domenico Paciucci Direttore Editoriale Roberto Biscardini Società Editrice Nuova Editrice Mondoperaio srl Direttore Responsabile Dario Alberto Caprio Presidente del Consiglio di Amministrazione Oreste Pastorelli Redazione Carlo Corrér, Emanuele Pecheux rigore e fautori della spesa pubblica. Socialisti liberali dunque. E laici, magari anche laicisti. Non per ostilità “relativista” alla fede o alla religione, ma semplicemente in quanto ostili alle logiche corporative e quindi, anche a quelle manifestate dalle gerarchie e alle loro perversioni temporaliste. Sia chiaro: quella che proponiamo non è un’identità di nicchia, non stiamo lì a raccogliere le cause dimenticate da altri. Intendiamo operare per orientare il corso e i comportamenti della coalizione cui abbiamo aderito. E qui aggiungiamo, ed è il terzo annuncio che deve venire dal nostro consiglio nazionale, che al centro della nostra iniziativa ci saranno i nostri rappresentanti al Parlamento ed al governo. Non dobbiamo, allora, lasciarli soli. Ma garantire il nostro coinvolgimento e il nostro appoggio, qualsiasi sia il sistema elettorale adottato. E questo significa, qui e oggi, impegnarsi formalmente affinché la scelta dei nostri rappresentanti sia preceduta da una ampia consultazione del popolo socialista. Nessuna contestazione di Questo da parte di Quello, piuttosto la constatazione del fatto che, qui e oggi, l’autorità del Vertice deve essere soggetta alla verifica della Base, pena l’allentamento dei vincoli di solidarietà già, nel nostro caso, pericolosamente allentati. Redazione e amministrazione P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 – Roma Tel. 06/68307666 - Fax. 06/68307659 email: [email protected] Impaginazione e stampa Grillo, giù le mani da Matteotti ... Il signor B. è tornato per avvelenare i pozzi Di Lello dalla prima re, sottrarrebbe consensi anche al centrosinistra, col risultato però di rendere specularmente meno ‘pesante’ l’ala che fa riferimento alla sinistra cigiellina e vendoliana. Bersani si troverebbe così a guidare un prossimo governo sorretto più da una maggioranza di centro-sinistra che non di sinistracentro, ma almeno avrebbe la quasi certezza di scampare al destino che fu di Prodi. E non è poco. Non dimentichiamo poi che nei due mesi che verranno, come tutto lascia temere, un macigno peserà sulla campagna elettorale, quello di una forte instabilità economica e finanziaria fomentata proprio dalla scelta di Berlusconi. Non sarà facile condurre una campagna elettorale all’insegna dell’innovazione nella continuità, tenere insieme il buono prodotto da questa esperienza di governo con il tanto da cambiare, innestando elementi di equità, solidarietà ed incentivi allo sviluppo, quasi sconosciuti a questa esperienza. Come se ne viene fuori? Con sangue freddo, coraggio e tanto tanto riformismo, quello del buon stampo socialista. Sottoscrizioni versamento su c/c postale n. 87291001 intestato a Nuova Editrice Mondoperaio srl P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 00186 Roma Chiuso in tipografia il 12/12/2012 L.G. Via delle Zoccolette 25 – Roma Ufficio Abbonamenti Roberto Rossi 1 copia € 1,50 - 1 copia arretrata € 3,00 Aut. Trib Roma 555/97 del 10/10/97 La riproduzione è consentita a patto che sia citata la fonte. Il materiale ricevuto non viene restituito. www.partitosocialista.it DELLA DOMENICA 3 www.partitosocialista.it ANNO XV - N.45 - DOMENICA 16 DICEMBRE - 2012 Negli ultimi 5 anni è cresciuta del 37,5%. La scelta è nel come redistribuire quanto recuperato Possibile un legame più coerente con la prospettiva sociademocratica europea Contro l’evasione fiscale, la madre di tutte le battaglie Primarie, scampata la deriva conservatrice Gianfranco Sabattini P er poter rendere conto ai cittadini del come vengono spesi i soldi delle tasse, occorre che l’amministrazione pubblica sia presunta affidabile e credibile; passa da questa presunzione la diffusione in Italia di una cultura del rispetto della cosiddetta tax compliance, ovvero di quell’insieme di norme legali, sociali, etiche e morali che assicurano la “lealtà fiscale dei cittadini”. Più il valore della tax compliance è alto, più i contribuenti hanno certezza di poter contare sui propri diritti. Quando ciò si verifica è plausibile una diminuzione dell’evasione fiscale, insieme ad un incremento delle soluzioni condivise delle controversie. Il problema dell’evasione è difficile da risolvere, ma deve essere affrontato perché implica la conservazione dell’integrità del sistema sociale, della sua organizzazione istituzionale e della democrazia. In Italia, l’evasione fiscale è un fenomeno endemico e persistente fin dall’Unità, originato dalle specifiche modalità con cui sono stati risolti i problemi posti dal processo di unificazione degli Stati pre-unitari. Tali modalità hanno causato sin dall’origine l’affievolimento del senso di solidarietà sul quale avrebbe dovuto fondarsi il processo di unificazione politico-istituzionale del Paese; esse invece hanno spinto una moltitudine di cittadini a considerare lo Stato anziché espressione dello loro volontà, qualcosa ad essi estraneo ed ostile. È quindi il senso di appartenenza che ha sempre fatto difetto nei cittadini italiani; questo senso deve essere ricuperato attraverso un’“educazione tributaria” in modo che anche gli italiani percepiscano che lo Stato appartiene a tutti ed è di tutti e che contribuire alla copertura della spesa pubblica con le imposte è un dovere che occorre soddisfare nell’interesse di tutti per il mantenimento dell’elevato livello di benessere collettivo raggiunto. Si tratta di un dovere che occorre soddisfare soprattutto nella fase attuale, caratterizzata da un crisi profonda del Paese, per la soluzione della quale più che pensare ad un continuo inasprimento della pressione fiscale si dovrebbe ripensare, per realizzare una maggiore equità distributiva, il tradizionale modo dell’agire pubblico e privato. Da una ricerca effettuata in Italia da “Krls Network of Business Ethics” per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani, negli ultimi 5 anni la fedeltà fiscale è scesa di 17,3 punti percentuali, passando da 33,8% a 16,5%, a causa dei pochi ed inefficienti servizi che i cittadini ricevono in cambio delle molte tasse che sono chiamati a pagare. Negli ultimi 5 anni l’evasione in Italia è cresciuta del 37,2%, con punte record nel Nord, dove ha raggiunto il 39,7% dell’intera base imponibile. Ogni contribuente italiano è chiamato a versare mediamente al fisco 7.930 euro all’anno, fra tasse, imposte e tributi vari; è la cifra più alta tra i Paesi dell’eurozona. Lo stesso cittadino riceve in cambio, in termini di servizi sociali, meno della metà, 3.460 euro; è l’importo più basso tra i principali Paesi europei. Dalla ricerca effettuata per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani emerge anche che al primo posto tra i Paesi che spendono maggiormente nell’offerta di servizi sociali sono la Francia, seguita dalla Germania, Svezia, Olanda, Inghilterra e Spagna con 8.120 euro. L’evasione fiscale in Italia, deve essere, perciò, contrastata per evitare il permanere ed il diffondersi di conseguenze economiche e sociali negative. L’obiettivo di ridurre, in maniera strutturale, le aree di evasione e di agevolare la propensione dei contribuenti ad adempiere spontaneamente i loro obblighi fiscali richiede, però, un approccio strategico unitario della società politica e di quella civile ed una visione ugualmente unitaria delle diverse variabili che influenzano la fedeltà fiscale. Per condurre efficacemente una “lotta” condivisa all’evasione, occorrerebbe innanzitutto che i proventi derivanti dal perseguimento degli evasori cessino di essere considerati, come di solito avviene, un gettito aggiuntivo dello Stato, per diventare un “dividendo del cittadino” sotto forma di riduzione della pressione fiscale e di miglioramento della qualità e quantità dei servizi pubblici ricevuti. Con una pressione fiscale attesa del 44,07% sul 2012 e del 44,83 sul 2014 non è più tollerabile che lo Stato possa considerare il “gettito” che è possibile trarre dalla riduzione dell’evasione fiscale come una sua riserva esclusiva. Conservare la propensione dello Stato, e soprattutto quella del governo attuale, a risolvere la crisi in atto sulla base di decisioni fondate sulla riduzione della spesa pubblica e su una politica fiscale concepita unicamente al fine per “fare cassa”, significa eludere l’obiettivo che una politica fiscale giusta deve perseguire, volto a diffondere la consapevolezza fra i cittadini che chi evade non è un furbo che “frega lo Stato”, ma un “ladro che ruba” a ciascun membro della comunità alla quale appartiene. [email protected] Usa, un modello da non imitare Roberto Fronzuti* N ei nostri editoriali abbiamo già avuto occasione di parlare della “esterofilia” e della capacità degli italiani di “piangersi addosso”. Le elezione elettorali americane, conclusesi con la rielezione di Obama, ci offrono l’occasione per un commento riflessivo. Nel corso della campagna elettorale e nei giorni successivi, abbiamo udito e letto elogi di ogni genere, a dir poco esagerati. A Barack Obama va la nostra simpatia, ma i suoi discorsi, al di là della capacità oratoria, sono intrisi di retorica. Anche lo sfidante Mitt Romney ha seguito lo stesso copione: fiumi di parole, ricolmi di retorica del “sogno americano”. L’Italia, un Paese che ha un quinto della popolazione Usa e che è uscito sconfitto dall’ultimo conflitto mondiale, prima di imboccare la strada del declino, ha mantenuto per un po’ di anni, la posizione di quarta/quinta nazione, nella classifica del Pil mondiale. L’Italia, a partire dalla fine degli anni ’50, ha istituito il sistema di assistenza sanitaria gratuita per tutti i cittadini; un traguardo che loro possono solo sognare, nonostante la “pallida riforma sanitaria di Obama”. Il nostro è il Paese dove l’85% dei cittadini possiede una casa di proprietà; dove non c’è stato il crollo del mercato immobiliare come negli Usa. I nostri concittadini detengono una ricchezza di 9.000 miliardi (quasi cinque volte il nostro debito pubblico). A sentire qualche saccente professore universitario italiano in trasferta negli Usa e alcuni politici di casa nostra che scimmiottano Obama, dovremmo prendere lezioni dagli Usa; proprio dalla nazione che con i suo famosi “derivati” ha infettato il mondo intero e inguaiato le banche europee, minandone la solidità. Tutto ciò è assurdo e inaccettabile! Noi dobbiamo essere orgogliosi della nostra Costituzione varata dai legislatori che hanno sofferto i rigori della dittatura e l’orrore della guerra. Una Costituzione la nostra, che deve garantirci un sistema parlamentarista, abolendo il cameralismo perfetto (avere un Parlamento unico, senza più Camera e Senato) voluto dai padri della Repubblica, per un eccesso garantista. Il governatore Mitt Romney ha la faccia tosta di affermare di non voler fare la fine di Italia e Spagna, dimenticandosi che sono stati proprio gli Usa a contagiare l’Europa; riesce difficile comprendere il fatto che il governo italiano non abbia avanzato delle proteste a livello diplomatico, per le gravi affermazioni di Romney. L’Italia, fino ad oggi ha rispettato tutti i suoi impegni a livello internazionale, senza stampare carta moneta (operazione che compete all’Europa) come fanno gli Usa, dove continuano a mettere sul mercato un’enorme quantità di dollari, senza curarsi dell’inflazione, che potrebbe scoppiare in America da un giorno all’altro. Ipotesi tutt’altro che fantasiosa, se un giorno l’euro dovesse sostituire il dollaro “come valuta di scambio”. In decine di nazioni di mezzo mondo, le persone tengono un po’ di dollari nel materasso; il giorno che non dovesse essere più così, gli Usa dovranno affrontare il problema del debito pubblico, con la stessa severità dell’Europa, pena una inflazione destabilizzante. Il presidente Obama ha parlato molto dei loro college, delle università Usa come le migliori del mondo, ben per loro! Anche noi dovremmo cercare di far meglio …, ma cosa si studia nei college americani? Se gli americani dovessero togliere dai propri corsi di studi gli egizi, la civiltà greca e l’impero romano, gli rimarrebbe ben poco, se non la loro storia di Stato che ha alle spalle un trascorso di duecento anni. Chi scrive ha grande considerazione per la storia dei “pellerossa”, un popolo che ha subito atroci ingiustizie. Tuttavia, non si può non ricordare che senza Cristoforo Colombo, che ha guidato la spedizione e la Spagna che ha finanziato l’operazione, probabilmente, oggi sarebbero ancora in corso, la guerra fra indiani a cow boy. Nessuno vuole rinfocolare il vecchio campanilismo, ma noi italiani, al tempo stesso europei, dobbiamo rifiutare il modello culturale Usa, e difendere la nostra identità, combattendo il pericoloso fenomeno esterofilo. *direttore de L’Eco di Milano e Provincia L’Avanti! della domenica è la tua voce. Scrivici, invia notizie di interesse nazionale o locale e appuntamenti a: [email protected] Diffondi il settimanale del Partito Socialista Italiano, invialo per email a compagni, simpatizzanti e amici; fallo conoscere, stampalo e affiggilo nella bacheca della tua sezione. Sostienilo con le idee e con un contributo in denaro che puoi inviare seguendo le indicazioni che puoi trovare a pag. 2 o nel sito web del Psi e del giornale. APPUNTAMENTI Reggio Emilia venerdì 21 dicembre, alle ore 17,30, presso la Fondazione Manodori, la Fondazione di studi storici Filippo Turati insieme all’Istoreco e al Centro Camillo Prampolini, promuoverà, la presentazione del volume di Silvia Bianciardi, Camillo Prampolini costruttore di socialismo, per i tipi Il Mulino. Nicola Zoller N el ballottaggio tra Bersani e Renzi ha dunque vinto il buon senso riformista, l’esperienza affidabile e pacata piuttosto del nuovismo strillato e stellato. E’ stato giorno felice per il nostro Paese. Tra i commenti preveggenti, vorrei segnalare quello di Massimo Mucchetti sul “Corriere della Sera” di domenica 2 dicembre. Egli sottolinea che si dovrà vedere quale cultura politica avrà la prevalenza nel centrosinistra. “Questo è il punto vero. L’Europa – scrive - si divide tra liberisti e socialisti. Negli stessi Usa, i democratici vengono accusati di essere socialisti. E allora un centrosinistra normale potrà vincere e governare se convincerà il Paese che la socialdemocrazia a radice cristiana farà funzionare la società dell’informazione internettiana meglio dei liberisti. Se, invece, si farà dettare la linea da chi negli Usa sosteneva il repubblicano Romney e nel Regno Unito collaborava con l’ultraconservatore Johnson (sindaco di Londra), torneremo agli equivoci degli anni Novanta quando gli ex comunisti si fecero sdoganare dalla City senza fare tappa a Bad Godesberg (che è la cittadina dove nel 1958 la socialdemocrazia tedesca ripudiò il marxismo senza cessare di essere di sinistra)”. Il riferimento a Romney e Johnson – mi spiega gentilmente per email Mucchetti - è rivolto a persone – come i professori Giavazzi-Alesina e il finanziere Davide Serra – rappresentativi di “correnti intellettuali da cui sono venuti sostegni a Renzi”. Possiamo dire dunque che con la vittoria di Bersani si è profilato la possibilità di un legame più coerente alla prospettiva socialdemocratica europea e si è scongiurata una deriva conservatrice preoccupante, tutt’altro che riformista. Bene. Ma in tutto questo manca un anello importante. Nel Pd anche chi sostiene più convintamente il legame col socialismo europeo, ha evitato paradossalmente fino ad ieri di “fare i conti” col socialismo italiano (per non parlare dei ‘democrat’ alla Veltroni che hanno tagliato in maniera vergognosa i legami con la nostra storia): è ora che tutto questo finisca. Bersani ha cominciato a intraprendere questa strada, ha stabilito col Psi un patto per l’“Italia Bene Comune”, visitando poi col nostro segretario Nencini la casa natale di Pertini ha elogiato significativamente la storia socialista italiana. Si vada avanti in questa direzione, con nuovo rispetto e voglia di collaborazione. Per il bene della sinistra, per il bene dell’Italia. L’accanimento terapeutico e il diritto di rifiutare le cure. Intervista a Beppino Englaro La vicenda di Eluana ha reso tutti più consapevoli Marco Coccia L a storia di due genitori che hanno saputo trovare la forza ed il coraggio di far rispettare fino in fondo i convincimenti riguardo la propria vita della figlia Eluana. Il grande dolore della perdita di una figlia trasformato in una battaglia per i diritti della persona; in questo caso il diritto di scelta circa il mantenimento delle cure atte a far sopravvivere Eluana. Attraverso l’impegno di Beppino e di sua moglie, la Corte Suprema di Cassazione nel 2007 prima e un decreto della Corte d‘appello di Milano nel 2008 dopo, hanno emesso un decreto che ha permesso di interrompere la sopravvivenza forzata della loro unica figlia. Chi è oggi Beppino Englaro? Un cittadino che anche dopo la questione del 9 febbraio e della tormentata vicenda della figlia Eluana continua i suoi incontri informativi inerenti l’autodeterminazione della persona: l’esercizio della libertà e del diritto fondamentale di poter disporre della propria salute anche nella condizione in cui viene a mancare la capacità di intendere e volere, secondo i valori etici, culturali, filosofici e confessionali che ogni individuo porta con sé quali frutto di esperienze e convinzioni individuali. Signor Englaro, prima di questa drammatica vicenda si era mai posto la questione dei diritti dell’uomo? Sì, avevo effettuato degli approfondimenti in famiglia riguardanti vita, morte, dignità e libertà individuali. Nel concreto dei fatti le nostre rivendicazioni per Eluana sono partite già nel gennaio ‘92. Tornando indietro rifarebbe tutto? Rifarei tutto in quanto la vera libertà è solo dentro la società e tutto doveva avvenire dentro la legalità e la trasparen- za, alla luce del sole. Lei crede che questo processo certamente mediatico abbia avuto la capacità di innescare un’emancipazione sul pensiero del diritto alla morte? Il processo mediatico ha avuto la capacità di far emergere la tematica e rendere l’opinione pubblica informata al riguardo. Bisogna ricordare che già più di un secolo fa Pulitzer faceva presente che un’opinione pubblica bene informata è una corte suprema alla quale ci si può sempre appellare se necessario di fronte a violazione di libertà e diritti fondamentali. La rivendicazione non è il diritto alla morte, bensì a dire “No” all’offerta terapeutica messa in campo dalla medicina esprimendo così la volontà di essere lasciati morire. In definitiva, non avendo il tabù della morte, lascia che la morte accada. GUIDO MARTINOTTI Mercoledì 5, Guido Martinotti ci ha improvvisamente lasciato. Con Guido Martinotti scompare un grande amico e un grande compagno socialista, con il quale abbiamo collaborato per molti anni e con lui abbiamo condiviso lotte, speranze e prospettive per un’Italia migliore. Martinotti ha dato un contributo fondamentale alla politica socialista a Milano, in Lombardia e in Italia, a partire dalla sua formazione e dalla conoscenza profonda della sociologia urbana. Contenuti disciplinari che hanno spesso ispirato i nostri programmi e le nostre politiche. Guido Martinotti, nato nel 1938, era professore ordinario di Sociologia urbana. mondoperaio rivista mensile fondata da pietro nenni ottobre 2012 10 editoriale Luigi Covatta Marasma mafia e politica Emanuele Macaluso intervistato da Alberto Benzoni La vendetta di Ciancimino saggi e dibattiti Gianfranco Pasquino Rottura e cambiamento Celestino Spada Fenomenologia di Mario Monti Marco Boato Ricordo di un poeta Giuliano Parodi Come nacque e come morì la Seconda Repubblica italiana Stefano Rolando Oltre la samba dossier/fabbrica Italia Raffaele Morese L’industria che non c’è Gian Primo Quagliano Una crisi solo italiana Paolo Griseri Le tre carte del Lingotto Luigi Campagna In America voglio andar Serena Gana Cavallo Giugni e l’Art.18 quale socialismo Alessandro Della Casa Il liberalsocialismo di Berlin Giovanni Pieraccini Il tempo in cui viviamo dossier/caput mundi Paolo Allegrezza Roma dopo il diluvio Gerardo Labellarte Privato non è sempre bello Marco Causi Roma stracciona e Roma capitale Paolo Berdini Rifare la città biblioteca/citazioni Simona Colarizi, Marco Gervasoni La tela di Penelope www.mondoperaio.it DELLA DOMENICA 4 www.partitosocialista.it ANNO XV - N.45 - DOMENICA 16 DICEMBRE - 2012 >> DIRITTI & LAVORO Una serie di proposte concrete dei socialisti per lo sviluppo della Sicilia Aspettando la rivoluzione di Crocetta Nino Gulisano I l nuovo Governo Crocetta si è insediato, la nuova ARS si è inaugurata con l’elezione del Presidente Ardizzone, manca una proposta di azione urgente per varare un piano di sviluppo e per l’occupazione della Regione. L’obiettivo può essere raggiunto se operiamo per utilizzare fondi della programmazione 2007 -2013 dell’ UE. I fondi UE della Regione Sicilia ammontano a circa 6 mld di euro, di cui ad oggi sono stati spesi appena il 10% del finanziamento previsto dalla programmazione 2007 - 2013. Infatti sia i fondi previsti dal FSE e dal FERS sono ancora al palo perché non impegnati. Al Governo Crocetta, i socialisti siciliani propongono di rimodulare i fondi del POR (Programmazione Operativo Regionale) previsti UE per finalizzarli a progetti di opere infrastrutturali esecutivi e cantierabili, invertendo la logica degli interventi a pioggia e clientelari per opere non infrastrutturali e di poca incidenza sullo sviluppo complessivo della regione. La proposta ha un senso nella misura in cui possiamo contare sul tempo. Infatti nell’attuale programmazione sono previsti altri due anni di impegno e spesa e due ulteriori due anni previsti per la spesa e la rendicontazione della stessa. In questa ottica proponiamo di indicare alcuni accorpamenti degli Assi previsti nell’attuale programmazione sia nei fondi FSE e FERS. La rimodulazione deve coinvolgere tutte le risorse degli Assi per essere destinate esclusivamente alle grandi opere infrastrutturali dotati di progetti esecutivi e cantierabili entro sei mesi dall’approvazione e gestiti in modo centralizzato direttamente dalla Regione. FERS: Asse 1 Reti e collegamenti per la mobilità con Asse 6: Sviluppo urbano sostenibile, Asse 2: Uso efficiente delle risorse naturali con Asse 3: Valorizzazione delle risorse paesaggistico -ambientali per l’attrattività turistica e lo sviluppo. Le opere da proporre sono: l’ammodernamento della tratta ferroviaria CT -PA, Il Porto di Augusta, l’autostrada CT- RG, la metropolitana di CT della tratta aeroporto p.zza Galatea e la tratta Nesima - Paterno’, l’aeroporto di Cosimo. Nell’ottica degli obiettivi di Goteborg relativa alla mobilità sostenibile. FSE: Asse Prioritario II – Occupabilità con Asse Prioritario III – Inclusione sociale; Asse Prioritario IV – Capitale Umano con Asse Prioritario I – Adattabilità. Nell’ottica degli obiettivi di Lisbona per l’innalzamento dei livelli della istruzione a quelli previsti dall’OCSE. Inoltre si propone di utilizzare la somma di € 52 ml. messa a disposizione dai FAS per la ristrutturazione delle scuole e la messa a norma i locali delle stesse; l’utilizzo di ulteriori €10 ml. nella istruzione dei bandi già indetti degli IFTS in collaborazione tra scuole superiore e università. I progetti presentati in precedenza sono in attesa d’ istruttoria. La rimodulazione della programmazione attuale sul POR dei fondi FERS può garantire il 70% della utilizzazione dei fondi. Questa proposta ha un senso nella misura in cui il governo Crocetta si impegna, in questo primo avvio di legislatura dell’ARS, a compiere tutti gli atti necessari per avviare quella rivoluzione promessa in campagna elettorale. a cura di Carlo Pareto<< Inps. Per le pensioni la perequazione 2013 La perequazione automatica - o rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici - è un aumento applicato annualmente dall’Inps a tutte le pensioni, sia private che del settore pubblico, per adeguarne l’importo agli aumenti del costo della vita (inflazione). Il valore assunto come riferimento è l’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Il meccanismo è simile a quello della “scala mobile”, il quale veniva adottato, fino al 1992, per aggiornamento automatico della retribuzione da lavoro dipendente, rispetto all’aumento del costo della vita. Il governo Monti, con il Decreto “Salva Italia” del 6 dicembre 2011 (comma 25) ha bloccato la rivalutazione, per il biennio 2012-2013, delle pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo (1443,00 euro, col valore del 2013). Se una persona percepisce più di un assegno di pensione, tale soglia va considerata non per ciascuna prestazione di quiescenza, ma per il totale. La decretazione interministeriale del 16 novembre 2012 del Ministero dell’economia e delle finanze ha in particolare stabilito che: la percentuale da applicare quale variazione definitiva per la perequazione delle pensioni per il 2012 è pari allo 2,7 per cento, dal 1 gennaio 2012 (con credito a favore del pensionato pari a 0,1%); la percentuale invece da applicare quale variazione previsionale per la perequazione delle pensioni per tutto il 2013 è pari al 3 per cento. Il nuovo valore 2013 del trattamento minimo pensionistico è pertanto salito a 495,43 euro mensili. Con l’adeguamento Istat viene aggiornato anche l’assegno sociale, cioè la rendita assistenziale corrisposta ai cittadini ultra 65enni privi di altri redditi, che per il nuovo anno passa a 442,29 euro al mese. Mentre la pensione sociale, ancora prevista per gli intestatari della stessa prestazione al 31/12/1995, raggiunge i 354,50 euro mensili. Questi i nuovi minimi per l’anno venturo: Pensione sociale euro 364,50 - Assegno sociale euro 442,29 - Trattamento minimo euro 495,43 [email protected] NOTIZIE IN BREVE Cremona Il 24 novembre scorso i socialisti cremonesi hanno tenuto, il Congresso provinciale per il rinnovo del gruppo dirigente. Congresso interessante per le presenze istituzionali e politiche e per i contenuti della discussione. Su proposta del Segretario regionale Santo Consonni e con voto unanime dell’Assemblea è stato eletto Segretario provinciale Paolo Carletti, giovane avvocato cremonese, attualmente responsabile giustizia regionale del partito. Nel suo intervento il neosegretario ha, tra l’altro affermato: “Assumo con orgoglio l’onore e l’onere di reggere la federazione provinciale PSI di Cremona, ben conscio delle difficoltà che incontreremo, ma fiducioso nella riuscita del progetto di rilancio del PSI avviato dal segretario nazionale Nencini, e ben interpretato dal segretario regionale Consonni. La federazione ha retto gli ultimi anni di oblio grazie alla competenza di Federico Parea ed alla passione di tanti compagni, ma oggi è necessario crescere. Cremona è da sempre città socialista: il Partito deve riuscire a tornare ad intercettare quelle istanze libertarie e ri- formiste che provengono dalla nostra comunità e tradurle in proposte politiche dinamiche e d’avanguardia e per far questo ritengo utile rilanciare la testata giornalistica socialista cremonese: L’Eco del popolo. Il giornale, fondato da Leonida Bissolati, è stato per un secolo testimonianza di lotte, di vittorie e di sconfitte del PSI, ora deve tornare ad essere il viatico principale delle voci socialiste cremonesi. Lo slancio che il Partito ha ottenuto nell’ultimo periodo, dev’essere sfruttato su tutto il territorio per preparare i vicini appuntamenti politici nel miglior modo possibile, puntando alla promozione non solo delle idee socialiste, ma anche del simbolo e della bandiera rossa del PSI”. Saronno (VA) Secondo atto vandalico contro la sede dei socialisti. È accaduto nella giornata di giovedì 6, alla luce del sole, quando è stata danneggiata la vetrata della porta d’ingresso della sezione, sistemata durante l’estate grazie al lavoro volontario di tanti iscritti e simpatizzanti. La sede dei socialisti saronnesi fu già oggetto di una atto di vandalismo nella notte del 24 settembre scor- so, quando venne sfondata la vetrina su cui campeggiava la bandiera del Partito Socialista Italiano. “Ancora una volta – spiegano dalla segreteria cittadina del partito - i socialisti saronnesi sono stati vittime di vili atti intimidatori di chi non accetta che una forza storica della sinistra riformista e democratica, da 120 anni a fianco dei lavoratori, rialzi la testa, in città come in tutto il Paese. Non intendiamo speculare sull’accaduto, ma confermiamo come fatto in settembre che non permetteremo a nessun vile atto intimidatorio di fermare la nostra azione politica in città: continueremo ad essere instancabili protagonisti delle battaglie di laicità, libertà, equità e buona politica che ci hanno contraddistinto negli ultimi anni”. Lozio (BS) Il 26 novembre scorso il Consiglio comunale di Lozio (Brescia) ha approvato il conferimento di cittadinanza onoraria al cittadino Moustapha Salma Ould Sidi Mouloud, abbracciando la causa del Saharawi e riconoscendo in lui il simbolo della libertà, della democrazia e della salvaguardia dei diritti civili in Marocco. Il Consiglio comu- nale ha anche approvato il progetto di gemellaggio tra Lozio e Boujdour (Marocco). Arezzo Venerdì 7 dicembre, alle ore 17.30, nella Sala dei Grandi del palazzo della Provincia di Arezzo si è tenuta la presentazione del libro “Storia del Socialismo nella provincia di Arezzo”, raccolta antologica illustrata del periodo 1873-1992 curata da Luigi Armandi. Durante la presentazione Giorgio Sacchetti ha parlato dei primi difficili decenni degli ideali socialisti connessi ai movimenti anarchici, Giovanni Galli del periodo fascista che ha travolto le conquiste sindacali ottenute dalla Camera del Lavoro e dal Partito Socialista nei primi decenni del Novecento, mentre Claudio Repek ha illustrato i rapporti tra comunisti e socialisti nel dopoguerra. A conclusione alcuni spunti riassuntivi di Pieraldo Ciucchi, segretario regionale del Psi. I lavori sono stati introdotti dal presidente del consiglio provinciale Giuseppe Alpini. Mondragone (CE) “La proposta di commissariamento del piano di zona C9, effettuata dalla Lettere Noi sempre a sinistra. E tu? “Caro Zavettieri, - scrive il segretario cittadino di Reggio C. replicando sulla stampa locale alle accuse di Zavettieri al PSI e a Nencini - forse hai bisogno di una bussola per orientarti ma noi siamo rimasti proprio dove ci hai lasciato tu quando facevi il segretario della CGIL e poi il capo della sinistra socialista. Siamo rimasti nel nostro Partito quando alla fine del 1993 ci hai abbandonato per cercare altre strade che non ci hanno convinto. Siamo rimasti dove ci hanno insegnato a stare Turati, Matteotti, Nenni, Saragat e Pertini. Non abbiamo sbandato a destra. Non ci siamo alleati con post e neo fascisti. Ti abbiamo teso, inutilmente, la mano nel 1998 con la prima costituente che tentava di ricomporre la daspora. Ti abbiamo aspettato nell’autunno del 2004 con la seconda costituente, ma hai preferito fare l’Assessore regionale con il centro destra. Ti sei deciso alla fine nel 2007, ma ci hai lasciati soli nella primavera del 2008, quando abbiamo affrontato le elezioni fuori da tutte le coalizioni. Oggi sarebbe stato velleitario avere un candidato alle primarie del centro sinistra, è stato invece un atto di responsabilità parteciparvi a pieno titolo e come fondatori dell’alleanza, per riportare il PSI nel dibattito politico. Sconfitte, oneri ed eventuali onori che ne potranno derivare, saranno conseguenti di questa scelta e non è il caso di ridurli ad accordi di piccolo cabotaggio per tentare di ridicolizzarci. Tu hai preferito la destra di Scopelliti, liberissimo di farlo; noi siamo rimasti dove ci ha lasciati Bettino Craxi: nel Partito del Socialismo Europeo. Roberto Ingenito – Reggio Calabria Furbi, ricchi e benpensanti All’orquando, a Porta-Porta di Bruno Vespa,l’altra sera al cospetto di Bersani (vincitore delle primarie del Centro Sinistra) il Vice Segr, dell’UDC - sulla questione della eventuale Legge Patrimoniale - ha affermato che, per una tassa di tal genere, ci potrebbero essere titolari di grandi patrimoni , che potrebbero non avere la liquidità per pagare una simile imposta (visto che pagano anche sull’IRPEF una rivalutazione dei redditi catastali), mi chiedevo: per i poveri che sono costretti a pagare l’IMU, la liquidità c’è sempre,’nevvero’?,come esclamava spesso il Nostro Sandro Pertini con accento ligure. Be’ … cosa volete che vi dica - “mi veniva da piangere” - poveri capitalisti! Giunta della Regione Campania, - ha commentato il segretario cittadino del Psi Antonio Taglialatela - è motivo di forte imbarazzo e di gravi responsabilità politiche che vanno individuate. Invitiamo, ancora una volta, le opposizioni a unirsi per tutelare i dritti dei più deboli, noi ci faremo promotori di una precisa mozione consiliare da inviare ai Gruppi Consiliari che vorranno sottoscriverla. Roma Il “Partito Socialista Italiano” di Fiumicino e “Movimenti Cittadini Uniti” stanno svolgendo contatti con altri gruppi politici disposti al dialogo programmatico per le prossime elezioni comunali. “Sta operando un gruppo di lavoro - dichiara l’avvocato Egidio Murolo - che è aperto ai contributi di chiunque, per le proposte di programma e per il ricambio generazionale nel Consiglio comunale. Siamo convinti che le idee e i progetti debbano sempre essere più importanti della eccessiva personalizzazione delle competizioni. Siamo contattabili all’indirizzo [email protected]”. (a cura di Barbara Conti) [email protected] Mancava solo che dicesse che è meglio completare lo smantellamento dello Stato Sociale, piuttosto che fare pagare 4 soldi ai ricchi sfondati. E per fortuna che stiamo parlando, di una persona e di un partito di centro, con i quali noi Sinistra, cerchiamo di stringere un rapporto, per un domani - possibilmente - governare insieme il Paese. Mi sembra se non vado errato, che in Italia ci siano troppi ricchi, furbi e ben pensanti, anche tra le forze che si richiamano (per comodità) al riformismo. Attenzione ai corteggiamenti. Non sempre gli interessi collimano! Luciano Lunghi - Milano Voler bene all’Italia Voler bene all’Italia, vuol dire dare un posto di lavoro a tutti i cittadini. Lavoro : tutti i comuni mettere in atto piccoli e grandi lavori di manutenzione, le aziende investire qui in Italia, le regioni elaborare progetti per favorire lo sviluppo economico, il governo fare progetti in tutti i settori per favorire l’occupazione; vuol dire, Moralità: che tutti i cittadini paghino le tasse e rispetto delle regole, lotta seria ed efficace alla mafia, che tutti investano i propri soldi qui in Italia e non portare i soldi all’estero; vuol dire, Difesa del Servizio Sanitario Nazionale, i suoi principi universalistici,di uguaglianza trattamento, di decentramento, obiettivi di prevenzione, cura e riabilitazione, se mai lotta agli sprechi, direttori generali meno pagati, medici con doppi tripli lavori, meno convenzioni e più controllate, appalti clientelari; vuol dire, investire di più e meglio nella cultura,Difesa della scuola pubblica, riconoscere meglio i suoi dipendenti, rimodernare e ristrutturare gli ambienti scolastici; vuol dire garantire una pensione dignitosa e avere servizi sul territorio efficienti, per anziani, diversamente abili, bambini, Difesa e miglioramento della previdenza e assistenza; vuol dire difendere l’ambiente,Mettere in sicurezza il territorio da: frane. Incendi, alluvioni, terremoti, con progetti di prevenzione a tutti i livelli istituzionali; vuol dire, prevenire furti, rapine, sciacalaggi, Sicurezza per tutti i cittadini; vuol dire semplificare la vita ai propri cittadini, Semplificazione di tutte le regole, meno burocrazia; vuol dire, Uniti per difendere la nostra bella costituzione: lavorare tutti al meglio per il bene comune; vuol dire, dare meno potere alla finanza, alle banche al denaro, all’egoismo, ma dare più importanza ai valori veri, il grande valore della vita,di giustizia sociale, di uguaglianza e di solidarietà. Francesco Lena - Cenate Sopra (BG) Le priorià dei socialisti Le priorità dei socialisti non possono prescindere da un’accentuata sensibilità nei confronti del ceto sociale che oggi più di tutti sta subendo gli effetti dell’attuale crisi economica, ossia lavoratori precari, disoccupati pensionati e lavoro dipendente. Questa parte dell’elettorato si aspetta proposte concrete da parte della politica e non gradisce più sterili enunciazioni in politichese o tatticismi politici esasperati. Il nostro Paese non riesce più a reggere a politiche unicamente concentrate sul rigore, per questo il compito della prossima maggioranza sarà individuare dei settori chiave della nostra economia sui quale avere priorità con investimenti pubblici mirati, per il rilancio della competitività. Successivamente sarà necessaria l’emanazione di un provvedimento che blocchi, per almeno due anni, i pignoramenti sulla prima casa per chi perde il posto di lavoro. In una seconda fase, quando si comincerà a vedere la luce in fondo al tunnel e si avrà una crescita col segno più, bisognerà procedere con una legge sul diritto di cittadinanza che deve essere il cardine di una nuova politica progressita socialista, per il ripristino di un minimo di giustizia sociale. Alessandro Noli - Aggius (OT) Alla Scala, cultura di élite Ancora ieri si è ripetuta sul palcoscenico del Teatro alla Scala, la manifestazione del “bello”, rendendolo disponibile solo a pochi, una élite che nei fatti disprezza il contesto da cui trae vitalità e giovamento, nella accezione parassita del termine. È difficile credere che, ancora nel ventunesimo secolo, di fronte all’acuirsi non casuale, di una sofferenza sociale determinata dalla edificazione di argini e mura a protezione della “rocca” incantata del potere, tali ritualità non trovino la giusta stigmatizzazione dei movimenti popolari e dei partiti di natura socialista. Il costo degli enti lirici grava sui finanziamenti dello Stato, sottraendo alla “torta” destinata alle produzioni artistiche, nella misura dell’ottanta per cento del totale finanziato. In altri termini noi tutti, finanziamo progetti e riti tesi a rinforzare il sistema dominante, sottraendo ad importanti iniziative e a progetti innovativi, la necessaria contribuzione dello Stato. Maurizio Ciotola - Cagliari