De Michelis: “Questo bipolarismo è bastardo”

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De Michelis: “Questo bipolarismo è bastardo”
L’ex-Ministro: “Per uscire dalla guerra di bande,
l’unico modo è la grande coalizione”
De Michelis:
“Questo
bipolarismo è
bastardo”
“A Livello territoriale, noi siamo liberi di scegliere”
Martedì 10 ottobre, Bari, Hotel Rondò ore 16. Il Nuovo P.S.I. ha celebrato un Congresso della rinascita del
partito in Puglia. “La Piazza” ha intervistato per voi
l’on. Gianni De Michelis ed il Segretario Regionale,
ing. Memola [N.d.a. vedi pagine interne redazione barese]
Innanzitutto una dichiarazione sull’ultima Legge
Finanziaria. Come giudica il provvedimento di prelievo del 50% del TFR (liquidazione, n.d.r.) posto a
disposizione dei Fondi Pensione dell’INPS?
Ovviamente in modo negativo, giudizio che, d’altro
canto, danno tutti. E’ stata una misura, come dire, di
ripiego e che non tiene conto degli effetti negativi che
può comportare sia nella direzione della trasformazione del sistema previdenziale sia nella direzione dei
problemi che può comportare al sistema delle piccole e
medie imprese per la loro necessità di finanziamento.
L’on. Fassino ha dichiarato che questo era un provvedimento già inserito nel progetto di riforma pensionistica Maroni-Tremonti.
Sì, però il problema è che, come dire, il Governo ha
deciso di non affrontare il tema pensionistico e lo ha
rinviato. E poi ha affrontato questo aspetto. E, quindi,
è evidente la sconnessione che non permette il confronto con la precedente soluzione che era stata adottata dal Governo della Casa della Libertà. E rimangono,
invece, gli elementi negativi che prima dicevo.
Secondo il Corriere della Sera, “il Cavaliere si chiede perché mai Prodi abbia agito in questa direzione. Sembra quasi, confida, che voglia costituirsi una
sua forza finanziaria a scapito dei DS”. E richiama
il caso TELECOM. Lei che ne pensa?
La mia è una lettura molto più brusca e brutale della situazione. Nella morte della politica, lo scontro di
potere all’interno delle istituzioni si è trasformato in
una guerra di bande. E, quindi, naturalmente, Berlusconi ha ragione. Solo che, talvolta, anche l’azione di
Berlusconi somiglia al comportamento di una banda
che si batte contro un’altra banda. L’unica soluzione
per l’Italia è il ritorno alla politica. Il ritorno alla politica può avvenire ovviamente in vari modi ma il più
semplice è quello di tornare ad una normalità europea.
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Quindi, con alcune identità che non occorre inventare.
Sono quelle già esistenti in tutta Europa: l’identità socialista riformista, l’identità democristiana o popolare,
l’identità liberaldemocratica così come anche l’identità verde, di estrema sinistra e di estrema destra. E’
naturale, poi, applicare di nuovo le regole europee che
sono quelle per cui le forze di estrema destra e di estrema sinistra non possono essere chiamate a governare.
Si tratta, cioè, dell’esatto opposto di quello che è avvenuto in Italia, con il risultato che vediamo. Da oltre 15
anni, l’Italia non è più governata.
Cosa pensa Lei della nascita del partito unico nella
Casa della Liberta e della nascita del Partito Democratico nel centro-sinistra?
I partiti unici mi ricordano un po’ delle cose che non
piacciono. Non è la normalità europea, quella dei partiti unici. E allora, il problema è capire se il fatto di
muoversi nella direzione di certe riaggregazioni rientra
nella logica europea. Quindi, Berlusconi, Fini e Casini
vogliono costituire il Partito Popolare Europeo italiano? Benissimo. E’ una cosa
giusta. Non mi pare, però, che
questo è quanto sta avvenendo. Quello che sicuramente
non va bene è il Partito Democratico perché, così come
è nato, nasce proprio nella
contraddizione con l’identità
europea. E, quindi, si tratta di
un’operazione di puro potere.
Non è nemmeno detto che avvenga. Comunque, se avviene
rientra all’interno di una logica, lo ripeto, non politica ma
di puro scontro di potere e,
dunque, non utile a consentire
il governo del Paese.
Qualche tempo fa, il consigliere politico di Tony Blair
coniò una nuova versione
del Riformismo, come di
una terza via tra la vecchia
socialdemocrazia ed il liberismo economico. Lei è
un socialista, che ne pensa?
Allora, questa è una discussione aperta. Naturalmente,
quando io parlo dell’identità socialista riformista so ed
intendo riferirmi ad una realtà che in Europa ha diverse
estrinsecazioni. C’è tutto un dibattito in corso. D’altra
parte, non potrebbe che essere così perché viviamo in
mondo che sta cambiando. Quindi, anche le risposte,
sia pure nella medesima direzione dei valori, sono
differenti a seconda della percezione che si ha di tale
cambiamento, sempre rimanendo, tuttavia, socialisti
riformisti. Quindi, esistono in Europa posizioni socialiste come quella di Blair e posizioni più conservatrici,
come quella di Laurent Fabius, in Francia. Io mi sento
socialista. Tuttavia, posso tranquillamente affermare
che mi sento molto vicino a Tony Blair e molto distante da Fabius. Possiamo, però, vivere e convivere nella medesima famiglia e discutere. Non vedo, invece,
perché dovrei vivere e convivere nel medesimo partito
con forze che hanno identità culturali e politiche totalmente diverse, come sono gli amici popolari della
Margherita o come sono i cosiddetti TEO-DEM o così
via. Il miscuglio serve solo a confondere la politica,
a confondere le idee della gente e, lo ripeto, a ridurre
il confronto, linfa vitale che permette alle istituzioni
di funzionare, a puro scontro di potere. Ecco perché
noi pensiamo che oggi riaffermare, riportare con forza
la questione socialista al centro del panorama politico
significa dare un contributo per consentire al sistema
politico italiano di tornare nella giusta direzione.
Come mai così tanti partiti socialisti in Italia?
Quello che avvenne ai tempi di Mani Pulite, naturalmente, condusse alla distruzione del Partito Socialista
Italiano. Noi lo abbiamo detto e tornerò a dirlo qui in
Puglia: oggi, dobbiamo andare oltre l’unità socialista.
Quella riguarda il passato. Noi dobbiamo riaffermare
la forza della questione socialista che vale in sé, a prescindere dalle persone e che può valere, soprattutto,
per il futuro con persone fisiche, molto più giovani di
me, molto più giovani di coloro i quali tra noi hanno
militato nel vecchio PSI, che non hanno vissuto quell’esperienza ma trovano nell’identità politica e culturale socialista la risposta ai problemi di oggi e, soprattutto, ai problemi di domani.
Lei è stato Ministro degli Esteri. A suo avviso, spirano venti di guerra nel mondo, dopo il test nucleare effettuato dal regime di Pyongyiang e dopo la
dichiarazione del Presidente siriano Assad, circa i
rischi di un possibile conflitto siro-israeliano?
Allora, mettiamola così. Nella misura in cui la comunità internazionale, le maggiori potenze non sono
capaci di costruire un nuovo ordine mondiale, inevitabilmente, come sempre accade in questi casi, prevale il
disordine. Ed il disordine è foriero di conflitti.
A cura di Valentino Sgaramella