La relazione tra successo e consapevolezza
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La relazione tra successo e consapevolezza
teorie La relazione tra successo e consapevolezza di Claudia Crescenzi Ci esprimiamo normalmente attraverso i nostri comportamenti che sono la risultante di pensieri ed emozioni. Ma i nostri pensieri sono anche il frutto delle nostre conoscenze e competenze, ovvero di tutto ciò di cui siamo consapevoli. Ecco che la consapevolezza diventa la base del nostro fattore di successo. Ma quali sono le qualità di una persona di successo? Fondamentalmente due: qualità emotive e qualità intellettuali. Le qualità intellettuali sono allenate quotidianamente mentre le qualità emotive si esprimono spesso senza che l’individuo ne sia pienamente consapevole. Ci chiediamo: esiste una modalità che ci consente di esprimere appieno il nostro potenziale? Quali i principali ostacoli? Il coaching può essere una risposta, una metodologia utile per esprimere potenzialità che tutti noi abbiamo e che, se non ‘allenate’ rischiano di rimanere ‘latenti’. Claudia Crescenzi è Managing Director di GROWBP. È stata per due mandati membro del Consiglio Direttivo della Federazione Italiana Coach, chapter italiano dell’International Coach Federation. Nel 2006 ha partecipato come relatrice al convegno sul Diversity Management organizzato dalla Comunità Europea e nel 2007, con il progetto “La gestione del cambiamento e il Diversity Management”, ha vinto il premio italiano della formazione Aldo Fabris per il settore impresa. Nello stesso anno è stata annoverata tra le Great Women of the 21st Century dall’ABI USA (American Biographical Institute) per aver partecipato a progetti internazionali di Diversity Management. È Executive and Personal Coach di Amministratori Delegati, Manager di realtà aziendali nazionali e internazionali. Tutte le aziende, in particolare le aziende di servizi, sono focalizzate sull’aumento della produttività, dove la produttività è un effetto dei sistemi organizzativi, ma anche della qualità del lavoro fatto dalle persone. L’attenzione dal ‘cosa’ fanno le persone, dovrebbe spostarsi al ‘come’ viene svolto il lavoro, perché qui risiede la differenza. L’analisi del ‘come’ rimanda, infatti, ai comportamenti delle persone e, di conseguenza, alla cultura aziendale. La reiterazione dei comportamenti può portare a creare, rafforzare, ma anche minare la cultura aziendale. Per questa ragione l’analisi dei processi organizzativi per raggiungere un aumento di produttività non sarà sufficiente se non verrà affiancata dall’analisi di come la persona lavora, nel rispetto naturalmente di ciò che è, e della funzione che esercita. In azienda convivono tre dimensioni: personale (io), interpersonale (noi) e aziendale. Esiste una stretta connessione tra produttività e le tre dimensioni. La dimensione aziendale è la dimensione dove intercorrono gli obiettivi, gli scopi ma anche le risorse e gli strumenti a disposizione. Qualsiasi processo, procedura o attività si esplicita attraverso il fattore personale e attraverso l’interrelazione con l’altro per raggiungere la dimensione Massimizzare le capacità: il nostro obiettivo GROWBP srl supporta le organizzazioni, i manager, le PMI nello sviluppo e rafforzamento di nuove modalità comportamentali, di una cultura aziendale volta alla massimizzazione delle capacità di ciascun collaboratore a beneficio e delle persone e delle aziende. Attraverso il rafforzamento e l’allenamento che la nostra società prevede con percorsi di executive e team coaching, supporta le aziende ad ottenere benefici che sono stimati e misurati con risultati di aumento delle performance e della produttività che in tal casi è stata stimata anche del 30%. I percorsi di coaching e di training sono studiati e sviluppati con l’azienda cliente in modo che siano tarati in funzione delle loro specifiche esigenze. I percorsi di consulenza su tematiche di gestione del cambiamento, gestione della leadership, gestione della diversità, gestione dei team, gestione dei conflitti ed altro sono progetti integrati che vedono il coaching come l’ingrediente essenziale, l’anima attraverso cui veicola il processo. www.growbp.it PERSONE&CONOSCENZE N.62 55 aziendale. La qualità della relazione dipende dell’accettazione o meno dell’altro e qui interviene la dimensione dell’io che si esprime attraverso il bagaglio culturale e comportamentale di ognuno (come) nel rispetto di ciò che deve fare (cosa). Tra le competenze manageriali c’è insita la gestione delle risorse umane, che si esplicita attraverso la relazione. Nelle aziende si lavora sui comportamenti manageriali, sullo spirito di delega, di responsabilizzazione, sull’integrazione delle modalità comportamentali (diversity management) sulla gestione dei team e dello stress: tutti fattori che possono rallentare le performance della produttività. È importante sottolineare che non l’efficacia del ‘cosa’ deriva soprattutto dall’efficacia del ‘come’ si fa. Anche perché, in un mondo globalizzato in cui la produzione tende a standardizzarsi, è sempre meno importante cosa si fa, mentre è decisivo il come si offre un prodotto o un servizio. È il valore aggiunto che si dà a fare la differenza. Consapevolezza e responsabilità Il processo di empowerment si attiva attraverso l’acquisizione di una maggior consapevolezza di sé. Si parte dalla conoscenza, dall’approfondimento di sé per avviare il processo. Partendo dalla consapevolezza, che genera maggior responsabilità nel scegliere, gestire, indirizzare e perseguire i propri obiettivi in coerenza con ciò che siamo. Se si comprendono e riconoscono, è possibile indirizzare i propri pensieri e le proprie emozioni. Solo allora si sarà in grado di scegliere in linea con ciò che esprimiamo e questo ci porterà a mettere in atto azioni concrete ed efficaci per raggiungere i nostri obiettivi. Il fine è riuscire ad allineare gli obiettivi professionali con gli obiettivi personali, in linea con le peculiarità di ognuno. In modo che non ci sia distonia tra ciò che agiamo e ciò che siamo realmente. Consapevolezza e responsabilità sono dunque i due fattori cardine di attivazione di un processo di empowerment, dove empower significa focalizzarsi sul potenziale della persona, centrarsi su di essa. Tutto ciò si traduce in un’azione che non risponde necessariamente a un dovere insito nel ruolo ma a un’azione scelta, pensata e calata in sé e di conseguenza efficace e vincente. Un valido esempio può essere l’analogia del tiro con l’arco: se ci si focalizza sulla tensione dell’arco quando si sta per tirare la freccia e se si è consapevoli della propria forza, la concentrazione sarà anche più forte: non ci saranno resistenze e la focalizzazione sarà concentrata solo su quello. Nel momento di massima tensione non si è concentrati solo sul tiro, e quindi sul risultato, ma su ciò che si è e dunque sul processo: essere e fare sono in linea. Facendo un parallelismo con le performance aziendali, un esempio può essere la relazione. La nostra relazione sarà più efficace se decideremo di essere focalizzati solo al raggiungimento dell’obiettivo. I nostri comportamenti saranno quindi coerenti con gli obiettivi che vogliamo raggiungere. E più responsabili. Perché il comportamento è l’azione attraverso cui ci esprimiamo. Tanto più siamo consapevoli dei nostri pensieri e azioni tanto più questi saranno indirizzabili verso l’obiettivo. L’allineamento è conoscenza e consapevolezza di pensieri ed emozioni che si tradurranno in comportamenti efficaci. Esprimere il proprio potenziale Acquisire, o rafforzare la consapevolezza di sé, porta evidenti benefici: successo, armonia, produttività, rela- Verso la cultura manageriale comune grazie al coaching Creare una cultura comune in linea con la vision della nuova proprietà. Con questo obiettivo, GROWBP ha affiancato un’azienda italiana del settore della mobilità acquisita da una società europea. L’azienda italiana possedeva un mercato quasi esclusivo e non aveva ancora affrontato le classiche dinamiche di concorrenza, scenario che si è sviluppato dopo la sua acquisizione, quando è stata introdotta anche una vision più imprenditoriale. Ma che cosa significa che un’azienda deve possedere la stessa cultura manageriale? La cultura aziendale non riguarda solo la definizione della mission e del business, ma come è espressa la visione dell’azienda. Nel caso specifico, la società si è ritrovata con due differenti culture: una più professionistica, con maggiore verticalizzazione e una più manageriale caratterizzata dalla trasversalità. Individuato l’obiettivo da raggiungere – rafforzare mission, senso di riconoscimento, valore del management e attenzione verso il cliente –, nel 2009 GROWBP ha pianificato l’intervento, svolto in nove mesi: il progetto ha previsto momenti di team coaching (eventi trasversali con tutto il management) e di individual (executive) coaching dedicati agli opinion leader, coloro che possono guidare il gruppo verso il cambiamento. Questi individui sono gli elementi facilitatori del change management, perché si appassionano alla nuova vision aziendale e la interpretano come un’identificazione della propria personalità. Quanto più la linea di business è in sintonia con le caratteristiche personali, tanto più le risorse si riescono a indentificare nell’azienda. E identificarsi nell’impresa dipende solo dall’individuo, perché il coaching non cambia le persone, ma offre approcci diversi e permette di cogliere gli aspetti che sono in sintonia con l’obiettivo aziendale di facilitare il cambiamento. Si è lavorato quindi sulla dimensione personale (l’io) con il riconoscimento delle peculiarità dei singoli e sulla dimensione interpersonale (il noi) lavorando sull’integrazione delle differenti modalità d’azione aziendale, nell’ovvio rispetto degli obiettivi aziendali 56 PERSONE&CONOSCENZE N.62 Consapevolezza Responsabilità Apprendimento Interesse Unicità/Potenziale Fiducia in sé Fiducia in altri Automotivazione + PRODUTTIVITA’ + RICONOSCIMENTO MIGLIORI RELAZIONI + CURA DEL CLIENTE zioni vincenti e maggiore cura nei confronti dei clienti, esterni o interni. I nostri comportamenti avvengono attraverso le nostre azioni; le nostre azioni si manifestano con il nostro corpo. Quindi il nostro corpo è al servizio dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Se li conosciamo li sappiamo indirizzare e gestire, senza controllarli o soffocarli. In questo modo ne massimizziamo l’efficacia. Ma cosa ci impedisce di esprimere appieno il nostro potenziale? Quale il principale ostacolo interno? Certamente la paura di non essere all’altezza, paura di fallire, di non riuscire, di essere giudicati, la paura che qualcosa possa cambiare. Ecco che la paura si rivela essere il denominatore comune di tutti gli ostacoli. È la paura che si traduce in elemento frenante e ci rende faticoso abbandonare vecchie abitudini per allenarne di nuove. È la paura che ci impedisce di affrontare i problemi con occhi diversi. Mentre invece può risultare spesso vincente utilizzare dinamiche comportamentali diverse da quelle che siamo abituati a utilizzare, anche se pienamente consapevoli del fatto che non sempre si mostrano particolarmente efficaci. Gli ostacoli alla performance Il nostro potenziale sommato alle interferenze interne, delle quali la paura del fallimento è certamente la più grande, sono ‘responsabili’ della nostra performance. Come massimizzarla, professionalmente e personalmente? Cosa fare per avere successo? Occorre un allenamento e tutti possono farlo. Attraverso il coaching. È attraverso questa disciplina che ognuno può acquisire e allenare la propria attitudine, le proprie capacità e potenzialità a indirizzare i propri comportamenti nel modo che si ritiene più efficace, andando oltre quegli ostacoli che ci impediscono di esprimere e manifestare appieno le nostre capacità. In questo scenario, il coaching, ha come obiettivo di eliminare gli ostacoli interni al raggiungimento delle performance, all’apprendimento, al piacere di vivere. (l’azienda). Grazie al coaching è migliorato il clima aziendale e con la legittimazione delle diverse modalità comportamentali si è favorita l’integrazione della diversità. Da qui anche la qualità relazionale tra le diverse funzioni che ha condotto a una maggior fruizione d’informazioni. E possedere un linguaggio manageriale comune ha permesso l’aumento della produzione con la conseguenza di un incremento del 20% sul fatturato. Il coaching, però, non si è esaurito con il raggiungimento degli obiettivi, perché GROWBP continua ad affiancare l’azienda con percorsi di follow-up che permettono il far emergere il gap tra la vision ricercata e la cultura manageriale dei singoli, come i conflitti tra i manager e il tema del time management che aveva ovviamente conseguenze negative sulla qualità della relazione aziendale. E quindi è stato necessario continuare a lavorare per superare gli ostacoli, come la paura, perché il coaching è l’allenamento delle proprie attitudini e capacità; e per identificarsi con la vision aziendale, è necessario continuare ad allenare le potenzialità, verificando periodicamente quanto il percorso intrapreso stia avendo il successo desiderato. E tra gli ostacoli più difficili da superare c’è sicuramente la paura, l’elemento fondamentale di cui nessuno vuole parlare, ma è ciò che crea il massimo grado di resistenza al cambiamento. La paura può celare la curiosità e quindi si tratta di un’ansia proattiva, altrimenti è un atteggiamento limitante che ostacola il cambiamento. Un esempio illuminante di come il coaching possa consentire di migliorare il servizio lavorando sul “come” si eseguono alcuni comportamenti, è quello di Poste Italiane. L’azienda ha scelto di offrire ai clienti una nuova prospettiva del servizio, senza stravolgere le attività proprie di Poste Italiane. Il pagamento del bollettino allo sportello non è cambiato, ma rispetto al passato è migliorata la qualità relazionale e questo cambiamento ha consentito all’azienda di raggiungere l’obiettivo di maggiore efficacia e efficienza. Il “come”, infatti, è importante tanto quanto il “cosa” si esegue, perché l’atteggiamento manageriale di successo è quello di governare mettendosi in relazione con altre persone. PERSONE&CONOSCENZE N.62 57