Mercati emergenti
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CYCLICAL OUTLOOK Gennaio 2016 AUTORI Michael A. Gomez Managing Director Head of Emerging Markets Portfolio Management Mercati emergenti: tentativo di svolta Nell’intervista che segue Michael Gomez, responsabile della gestione di portafoglio per i mercati emergenti, e Lupin Rahman, gestore di portafoglio per i mercati emergenti, illustrano le conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di PIMCO, durante il quale i professionisti dell’investimento della società hanno discusso delle prospettive per le economie e i mercati globali. Nello specifico, Gomez e Rahman condividono le prospettive di PIMCO per i mercati emergenti nei prossimi 12 mesi. D: Quali sono le prospettive di crescita e inflazione individuate da PIMCO per i mercati emergenti di Brasile, Russia, India e Messico (BRIM)? Lupin Rahman, Ph.D Executive Vice President Portfolio Manager Michael Gomez: Per i BRIM nel loro insieme prevediamo un modesto miglioramento della crescita e una diminuzione dell’inflazione. Il contesto risulta tuttavia contrastato. Nella maggior parte delle economie si rilevano segnali di stabilizzazione, ma i rischi sono orientati al ribasso poiché il rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve e la persistente debolezza dei prezzi delle materie prime, che rimangono a livelli minimi, suggeriscono una ripresa meno solida rispetto ai cicli precedenti. Il rallentamento in Cina, unitamente al potenziale di una svalutazione maggiore delle attese, aumenta l’incertezza e la potenziale volatilità associate a tali prospettive. Secondo le nostre previsioni la crescita dei BRIM dovrebbe accelerare dallo 0,5% del 2015 all’1,252,25% nel 2016, ma è presente una chiara dicotomia. Due delle maggiori economie, Brasile e Russia, sono ancora in recessione. Il Brasile, in particolare, è interessato da una marcata contrazione dovuta alla forte incertezza politica e allo stallo sulle politiche economiche; la crescita dovrebbe superare un punto di svolta inferiore nel 2016 ma senza dar luogo a una ripresa a V, diventando positiva tutt’al più nel 2017. 2 Gennaio 2016 Cyclical Outlook: Mercati Emergenti L’economia russa risentirà probabilmente di una continua debolezza per via del calo dei prezzi del petrolio. Per contro, in Messico prevediamo una crescita del 3% circa e riteniamo che l’India continuerà a brillare fra i mercati emergenti, con un’espansione intorno al 7,5% il prossimo anno. Per contro, durante l’inasprimento attuato dalla Fed nel 2004, la maggior parte delle economie emergenti aveva già ridotto l’indebitamento e accumulato ampie riserve di valuta estera, dando alle rispettive banche centrali maggiore flessibilità nel calibrare i propri interventi; infatti il ciclo dei tassi nei mercati emergenti è stato relativamente poco accentuato. D: Come si inseriscono le valute in questo quadro? Da allora la flessibilità dei paesi emergenti è migliorata ulteriormente: la maggior parte di essi ha ormai adottato un regime di cambi fluttuanti, che dovrebbe consentire alle rispettive economie di adeguarsi agli shock esterni con minori difficoltà rispetto al passato. Pertanto, se nella maggior parte dei mercati emergenti è prevedibile in definitiva un rialzo dei tassi, le loro banche centrali sono più preparate a modificare i tempi e il ritmo dell’inasprimento. Questo è un aspetto di particolare importanza, poiché nell’attuale contesto, generalmente caratterizzato da output gap negativi e pressioni inflazionistiche contenute, la maggior parte dei paesi emergenti preferirebbe rinviare la restrizione monetaria. In effetti i tassi reali nei mercati emergenti hanno evidenziato una netta divergenza nell’ultimo anno: i tassi ufficiali reali asiatici hanno di recente raggiunto nuovi massimi, i tassi reali dell’Europa emergente sono prossimi allo zero e quelli latinoamericani presentano un’ampia dispersione. A causa di fattori idiosincratici, come l’anomalia delle dinamiche politiche in Brasile e l’impatto dei bassi prezzi del petrolio sull’economia russa e messicana, i cicli della politica monetaria continueranno probabilmente a divergere fra loro e da quello della Fed, anziché evidenziare una perfetta sincronizzazione. Una domanda che ci poniamo continuamente è se le valute emergenti si siano pienamente adeguate ai più recenti sviluppi macroeconomici e di mercato, o se siano prevedibili ulteriori variazioni dei tassi di cambio. Le valute emergenti si sono deprezzate in media del 20% da gennaio 2014, con un indebolimento superiore al 40% nel caso di alcune divise come il rublo russo e il real brasiliano. Malgrado l’ampiezza di tali variazioni e la sensazione che la maggior parte dell’adeguamento sia ormai avvenuto, riteniamo che il processo sia destinato a proseguire, specialmente se le materie prime rimarranno sotto pressione. Tale constatazione, unitamente alle nostre previsioni di crescita inferiori alle stime di consenso per la Cina (5,5-6,5% nel 2016) e alle nostre aspettative di un graduale deprezzamento e di un andamento volatile dello yuan, lascia presagire un’ulteriore sottoperformance delle valute asiatiche (soprattutto quelle strettamente collegate all’espansione cinese) nei confronti del dollaro USA. Sul fronte dell’inflazione, quest’anno nei BRIM ci attendiamo una decelerazione dall’8,7% del 2015 al 5,5-6,5%, a causa degli effetti base e delle minori ripercussioni dell’indebolimento valutario. Ad eccezione del Brasile, dove prevediamo un’inflazione superiore alle stime di consenso. L’economia brasiliana presenta infatti alcune rigidità strutturali, come l’indicizzazione, che impediscono all’inflazione di diminuire altrettanto rapidamente che in altri mercati emergenti. D: Qual è l’influenza della probabile traiettoria della politica monetaria della Federal Reserve (PIMCO prevede tre rialzi dei tassi nel 2016) sulle prospettive delle economie emergenti e dei loro mercati finanziari? Gomez: Storicamente le banche centrali dei mercati emergenti hanno seguito le decisioni della Fed, ma nel tempo hanno acquisito una crescente flessibilità nella definizione della politica monetaria. I cicli di inasprimento del 1994 e di inizio millennio sono stati accompagnati da episodi di volatilità e crisi nei mercati emergenti, che hanno costretto le autorità monetarie di questi paesi a innalzare i tassi d’interesse per sostenere le proprie valute. Lupin Rahman: Un fattore determinante della politica monetaria sarà la reazione delle valute emergenti all’inasprimento della Fed. Riteniamo che eventuali episodi di marcata debolezza saranno verosimilmente seguiti da un rialzo dei tassi nei mercati emergenti. Gennaio 2016 Cyclical Outlook: Mercati Emergenti D: Negli ultimi due anni si sono registrati due declassamenti nella categoria high yield fra i paesi BRIM: Brasile e Russia. I rating dei mercati emergenti sono ora in linea con i fondamentali, oppure rimangono rischi trascurati dal mercato? Rahman: Il rallentamento della Cina, la diminuzione dei prezzi delle commodity e il calo dei tassi di crescita di lungo periodo dei mercati emergenti hanno indubbiamente gravato sulla qualità del credito di queste economie. Un fattore determinante del rialzo dei rating dei mercati emergenti nell’ultimo decennio è stato il boom delle materie prime; pertanto, a fronte della brusca flessione dei prezzi (quelli del petrolio e del minerale di ferro sono scesi del 40% circa nell’ultimo anno soltanto) questa tendenza si è non solo arrestata, ma mostra segnali di un rovesciamento. In aggiunta ai declassamenti di Russia e Brasile, si osserva un aumento del rischio di credito sovrano con i default dell’Argentina nel 2014 e dell’Ucraina nel 2015. “Una domanda che ci poniamo continuamente è se le valute emergenti si siano pienamente adeguate ai più recenti sviluppi macroeconomici e di mercato.” In un’ottica futura non prevediamo modifiche significative dei rating (in ambo le direzioni) nelle economie BRIM, ma nel più ampio universo emergente riteniamo che la Turchia, il Sudafrica e le economie africane produttrici di materie prime siano vulnerabili a un downgrade. Sul versante positivo, nei prossimi 12 mesi si potrebbe assistere a un rialzo del rating dell’Argentina, che ha appena eletto un nuovo governo capeggiato dal Presidente Mauricio Macri. D: Quale dovrebbe essere l’orientamento degli investitori nei confronti dei mercati emergenti nel 2016? Gomez: Come abbiamo visto nelle prime settimane del 2016, i mercati emergenti rimangono vulnerabili a un clima di avversione al rischio e agli ostacoli ciclici che abbiamo menzionato – inasprimento della Fed, rallentamento della Cina e debolezza delle materie prime – nonché a una diminuzione della liquidità di mercato. Alla luce di tutto questo, manteniamo sui mercati emergenti un posizionamento modesto, riservandoci sufficienti “munizioni” liquide per incrementare l’esposizione qualora si materializzino ulteriori anomalie nel mercato. 3 Ciò nonostante, nei mercati emergenti si osservano segnali positivi. La capacità di servizio del debito mostra una buona resistenza agli shock, le valutazioni si sono adeguate e i fattori tecnici negativi potrebbero essere in diminuzione a fronte dell’attenuazione dei deflussi e del calo delle emissioni lorde. Riteniamo che sia ancora possibile per i mercati emergenti attuare una svolta nel corso di quest’anno, ma seguiamo con attenzione l’evolversi degli eventi, soprattutto in relazione alla Cina. Al contempo, ravvisiamo opportunità in alcune classi di attivo: favoriamo innanzitutto le posizioni short sulle valute asiatiche, seguite dall’esposizione a titoli quasi sovrani selezionati, i cui prezzi scontano già un notevole rischio al ribasso ma la cui qualità creditizia evidenzia un’ottima tenuta, grazie anche al sostegno di solidi bilanci sovrani. Riteniamo inoltre che alcuni paesi con fondamentali solidi, che hanno perso terreno con il resto dei mercati emergenti nel corso dell’ultimo anno, potrebbero offrire valutazioni interessanti. Tra questi vi sono economie, come il Messico e l’India, caratterizzate da una domanda interna in espansione e da una minore dipendenza dalle materie prime e dalla Cina. Tutti gli investimenti comportano rischi e possono subire perdite di valore. L’investimento in titoli domiciliati all’estero e/o denominati in valute estere può comportare elevati rischi dovuti alle fluttuazioni valutarie, nonché rischi economici e politici che possono risultare più accentuati nei mercati emergenti. I tassi di cambio possono registrare fluttuazioni significative nel breve periodo e possono ridurre i rendimenti di un portafoglio. Non sussiste alcuna garanzia che le suddette strategie di investimento si rivelino efficaci in tutte le condizioni di mercato o che siano idonee a tutti gli investitori. Ciascun investitore è tenuto a valutare la propria capacità di investimento a lungo termine, in particolare nei periodi di flessione del mercato. Si consiglia agli investitori di rivolgersi al proprio professionista dell’investimento prima di qualsiasi decisione di investimento. Il presente documento riporta le opinioni dell’autore ma non necessariamente quelle di PIMCO, che possono essere soggette a variazioni senza preavviso. 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