di mercato - suedtirol bank
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note di mercato aprile 2011 Innamorati dei paesi emergenti? Dott.Vittorio Godi, CFA Strategist Sintesi del verbale Comitato Investimenti del 07 aprile 2011 Le decisioni Obbligazioni Mantenimento di una duration bassa Utilizzo di strumenti absolute return Mantenere elevata esposizione al rischio credito (Corporate & High Yield & Emerging Markets Bonds) Nel precedente “Note di Mercato”, intitolato Dèjà vu!, avevo posto l’attenzione sulle diversità tra la “missione” della Bce e quella della Fed, considerando inevitabile un rialzo dei tassi da parte della prima ed osservando il diverso atteggiamento da parte della Fed nel voler mantenere stoicamente una politica dei tassi invariata. Nello stesso Note di Mercato, veniva presentato uno studio, che mostrava gli aspetti distorsivi di una politica monetaria accomodante attuata dall’autorità monetaria americana, i quali portavano ad avere grossi problemi nel medio/lungo periodo. Un mese dopo, ci troviamo con i primi effetti distorsivi: - Prezzo petrolio e materie prime agricole in zone di allerta; - inflazione in forte ripresa soprattutto nei paesi emergenti e primi rialzi nei paesi svi luppati; - sottoperformance dei mercati azionari emergenti; - rialzo dei tassi e decisa sottoperformance dei governativi; - dollar index ai minimi storici. Oggi voglio fornire qualche spunto di riflessione sull’aspetto legato alle sottoperformance dei mercati azionari emergenti, mentre in futuro approfondiremo meglio i restanti punti. Diminuzione del rischio tassi utilizzando strumenti ETF Short a fine di copertura Azioni Mantenimento dell’ Asset Allocation attuale: NEUTRALE Sovrappeso classe attività geografiche: STATI UNITI e EUROPA Sovrappeso classi attività settoriali: TECHNOLOGY e ENERGY Peso PAESI EMERGENTI a benchmark Privilegiare strategie LARGE CAP e HIGH DIVIDEND Altro Preferenza commodity PETROLIO Il grafico (a sinistra) mostra il ratio tra Msci Paesi Emergenti/Msci G7 (paesi sviluppati) dal 1988 ad oggi, si tratta di 23 anni di storia. Se non fosse che proveniamo da 10 anni di over performance e ci troviamo (come ratio) allo stesso livello del 1991, osservando questo grafico noteremmo che ci troviamo ad un punto delicato. Non diamo, quindi, per scontato che sarà sempre così: in passato ci sono stati anni (dal 1995 al 1999) in cui è stato penalizzante essere esposti ai paesi emergenti. I fattori che hanno permesso una sovra performance a favore dei paesi emergenti sono noti a tutti: - la crescita demografica, - la crescita della produttività da lavoro, - la crescita della produttività da capitale. note di mercato || 1 note di mercato aprile 2011 In una sola parola: la crescita economica. Tuttavia, nessuno è in grado di prevedere cosa ci proporrà il futuro. Nelle poche righe concessemi, vorrei portare alla Vostra attenzione una mia considerazione su un aspetto puramente operativo, più che soffermarmi su una previsione di una futura sovra o sottoperformance degli emergenti verso i paesi più sviluppati. Un modo di porre la questione consiste nel confrontare quanto il tasso di crescita (pil) più recente si sia discostato dal tasso di crescita medio passato, per ogni paese. Maggiore è il tasso di crescita attuale rispetto alla media, più alte sono le probabilità di rallentamento e minore è il tasso di crescita rispetto alla media, maggiori sono le probabilità di miglioramento. Se il semplice concetto di “ritorno alla media” potesse farci da guida, sembrerebbe che quei paesi emergenti con maggiore potenziale siano proprio quelli dell’Europa dell’Est (parte destra della tabella: Ungheria, Romania, Repubblica Ceca, Russia, ecc). Investendo in questi paesi, si potrà avere il vantaggio di trovarsi in una fase di “potenziale recupero” verso il tasso di crescita medio, e di avere un ulteriore rendimento derivante da una rivalutazione delle valute (fino ad oggi sottovalutate) nei confronti del dollaro. Questo è ciò che sta accadendo esattamente in questi primi mesi dell’anno. note di mercato || 2 note di mercato aprile 2011 Non è assolutamente un caso che le valute più sovra performanti dall’inizio dell’anno siano quelle legate ai Paesi dell’ Est. Quest’area geografica risulta favorita da una serie di fattori: la Federal Reserve che persiste con la politica scellerata di tassi a zero, una continua crescita del prezzo delle materie prime (in primis agricole e petrolio), una crescente inflazione da materie prime ed un’Europa che vede circoscrivere lo spettro del default ai soli paesi marginali (Grecia, Irlanda, Portogallo). Basilea III e le Banche Italiane Nell’ottobre del 2010 è stato raggiunto un accordo sulle nuove regole, conosciute come Basilea III, a cui le banche devono attenersi per far fronte ad eventuali nuove crisi del credito internazionale. Le trattative tra le autorità di vigilanza ed il settore creditizio dei paesi del G20 si sono focalizzate, soprattutto, sulle risorse con cui rafforzare la solidità delle banche e il tempo per reperire questi fondi. E’ prevista l’entrata in vigore il 1 gennaio 2019 dopo una fase di sperimentazione, dal 2013 al 2017. Inoltre, è previsto un livello minimo del patrimonio principale core Tier 1 al 7%. Nelle scorse settimane sono emerse diverse stime, sembrerebbe comunque che le banche europee necessitino di circa 300 miliardi di Euro, di cui 50 miliardi di Euro per le sole banche italiane. Le banche italiane, in base al suggerimento del governatore Mario Draghi, si sono mosse in anticipo: - Ubi Banca: il 28 marzo ha annunciato, a sorpresa, un aumento di capitale da un miliardo di Euro, che porterebbe il Tier da un 6,95% attuale ad un 8,7%; - Banca Intesa: il 6 aprile ha deliberato un maxi aumento di capitale di 5 miliardi di Euro, ed alzerebbe il Tier 1 dall’attuale (già elevato) 7,9% ad un 9,5%. A tutti gli effetti, Banca Intesa, dopo l’aumento di capitale avrà una solidità finanziaria degna di una banca di interesse sistemico. - Monte dei Paschi di Siena: l’11 aprile ha deliberato un aumento di capitale di 2 miliardi di Euro, che eleverebbe così il Tier1 da un 6,51% attuale ad un 8%. - Unicredit: fino ad oggi nessuna notizia. A fronte di queste novità, penso sia interessante riconsiderare (dopo anni di sconsigli) eventuali investimenti in questo settore, da effettuare in maniera più selettiva. Come? Propongo una lista di covered bond, di banche italiane. COVERED BOND emesso il 04/11/2010 emesso il 30/06/2010 Denominazione Unicredit 4.25% 29/07/2016 UBI 3.625% 23/09/2016 Intesa Sanpaolo 3% 04/11/2015 Monte dei Paschi 3.125% 30/06/2015 ISIN IT0004511959 IT0004533896 IT0004653124 IT0004618226 Raing S&P Min/IncrementPrezzo RendimentoSpread vs bundSpread vs Btp AAA 50000/1000 100,14 4,22 1,32 0,39 AAA 50000/1000 95,01 4,68 1,79 0,86 AAA 100000/1000 95,63 4,07 1,45 0,43 AAA 50000/1000 95,45 4,33 1,71 0,69 I covered bond sono obbligazioni emesse dalle banche, con una doppia garanzia. Difatti, a garantire il debito oltre all’emittente stesso dell’obbligazione, c’è anche un immobile sottostante od un portafoglio di mutui. Tutti i covered bond hanno rating AAA, quotazioni sotto la pari e rendimenti superiori ai titoli di stato italiano. note di mercato || 3