La scuola del vicino. Università estiva 1998 Nel periodo 1995

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La scuola del vicino. Università estiva 1998 Nel periodo 1995
Education et Sociétés Plurilingues n°5-décembre 1998
La scuola del vicino. Università estiva 1998
Franco CALVETTI
Nel periodo 1995-1998 si sono svolte quattro edizioni del Seminario
residenziale transfontaliero di aggiornamento "La scuola del vicino –
Università estiva". Il seminario si propone di offrire l'occasione di
informazione, studio, progettazione per un cammino comune di formazione
fra insegnanti italiani e francesi. Il progetto si inserisce nei progetti del
programma europeo INTERREG e vede la collaborazione di un alto
numero di partners: sul piano politico la Regione Piemonte, le province di
Torino, Asti, Biella che vedono sul versante francese la Regione RhoneAlpes con i Consigli Generali dell'Isère, della Savoie, dell'Haute Savoie;
sul piano scolastico i Provveditorati di Torino, Asti, Biella con il liceo
Europeo Valdese (Torre Pellice), il Liceo Des Ambrois (Oulx) e il
Rettorato di Grenoble con le Ispezioni Accademiche dell' Ardèche, della
Drome, dell'Isère, della Savoie, dell'Alta Savoia. Il servizio culturale
dell'Ambasciata di Francia in Italia, rappresentato dal Bureau Linguistique
del Centro Cultrale Franco-Italiano di Torino, favorisce l'interscambio
culturale e organizzativo di ogni appuntamento annuale. Gli obiettivi fissati
in un protocollo di Intesa sono:
1. Conoscenza e diffusione delle lingue parlate sui due versanti della
frontiera;
2. Valorizzazione del patrimonio culturale e naturale;
3. Comparazione e scambio del saper fare metodologico e pedagogico;
4. Scambio e formazione di capi Istituti, di insegnanti, di formatori e di
allievi;
5. Redazione e produzione di materiali comuni;
Le tappe residenziali della "Scuola del Vicino" sono state Torre Pellice
(1995), Annecy (1996), Sauze d'Oulx (1997), Chambery (1998).
I temi trattati nelle tre precedenti edizioni sono stati:
1995 - La pedagogia e la pratica degli scambi;
1996 - Il concetto di frontiera;
1997 - Il patrimonio comune;
Il percorso muove da obiettivi linguistici (in un primo tempo erano
convocati i soli insegnanti di lingua) per approdare ad una dimensione più
specificatamente di Cultura Generale. Perchè "le fontiere invisibili" non
rappresentino un ostacolo alla costruzione dell'Europa è fondamentale
avviare una ricerca per la reciproca conoscenza dell'ambiente naturale,
artistico, storico-culturale e del contesto economico; solo a questa
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condizione sarà possibile sviluppare e consolidare l'identità delle persone
che vivono in una zona interfrontaliera.
Il tema dell'Università estiva 1998 è stato "La Cultura scientifica e tecnica"
che è consistito nel raffronto del pensiero matematico e scientifico nelle
due culture, con una particolare attenzione al linguaggio e alla funzione sul
piano didattico del testo scientifico.
Il modulo organizzativo realizzato è stato quello di presentare lezioniconferenze al mattino (2 per ogni mattino, generalmente una in francese e
una in italiano), mentre nel pomeriggio venivano attivati 6 ateliers. Gli
ateliers proponevano interessanti esercitazioni su Scienze e Arte,
Multimedia e insegnamento scientifico, Museografia scentifica, Approccio
pedagogico e metodologico dell'insegnamento scientifico, scienze e
educazione ambientale, Leggere testi scientifici.
Per dare un'idea delle tematiche presentate si offre qui di seguito una breve
antologia di quanto i diversi oratori (tutti competentissimi sul loro
argomento) hanno detto e dibattuto con i corsisti.
"L'histoire des sciences est une discipline mixte qui demande le concours
de formations différentes: le scientifique devant l'histoire, l'historien devant
la science, la technique et l'économie, la technique et la science, la politique
et la science. La science historique se présente donc sous forme d'une
boucle.
(Michel SOUTIF, Université de Grenoble)
Nelle aree di scienze, matematica e tecnologia la trasmissione culturale
mediata dalla scuola incontra oggi notevoli difficoltà, più o meno in tutti i
Paesi. Decenni di teorie cognitive, ricerche, sperimentazioni, riforme ... non
hanno ancora raggiunto un livello di successo e consenso abbastanza
convincente da affrontare in modo efficace il problema di una cultura
scientifica di base significativa per tutti. Intanto il comportamentismo,
dichiarato o no, continua ad essere il modello educativo dominante.
Alcune "strategie fondamentali" permettono di cogliere le trame profonde
di continutà che strutturano reciprocamente tutti i livelli cognitivi: da
quello percettivo a quello dell'esperienza-lingua/conoscenza "comune" fino
a quelli più specifici e ramificati delle competenze scientifiche, formali e
tecniche.
La mediazione didattica può ottenere risultati insospettati se attenta e
rispettosa nei confronti delle continutà che marcano il passaggio dalla
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conoscenza "naturale a quella "artificiale", elaborata/impostata dalla
cultura.
(Paolo GUIDONI, Università di Napoli)
Occorre esplorare il significato dell'introduzione delle tecnologie
glottodidattiche avanzate in un curricolo di educazione linguistica che si
ispira agli approcci umanistico-affettivi... Occorre avvalersi delle nuove
tecnologie (ludidattica) in modo tale che si verifichi coerenza e
compatibilità tra certi usi delle macchine e il rispetto della persona umana,
in particolare di chi è ancora in età evolutiva.
(Gianfranco PORCELLI, Università S. Cuore di Milano)
L'impasse est en somme la suivante: on voudrait bien faire de l'éthique nonkantienne, mais sans renier l'égalitarisme de la Révolution. Une des facons
de sortir de l'impasse serait d'affronter la question de l'éducation à la vertu,
c'est-à-dire d'exploiter non pas la différence mais la ressemblance entre
technique et éthique. Au fond tout le monde sait bien que l'idée meme
d'éducation était sélective. Il n'y a pas besoin d'Aristote pour cela, pour se
rappeler ce qu'était l'entraìnement ou habitus, les règles, etc.: il suffit de
réfléchir à ce qu'est la réalité du travail pour un instrumentiste.
L'éducation était sélective pour les techniques, pour les arts et métiers,
comme elle le reste pour la musique ou les écoles d'ingénieurs. L'éducation
était a fortiori encore plus sélective quand il s'agissait d'éduquer à la vertu,
d'enseigner aux meilleurs à devenir excellents, dans et par la pratique des
vertus morales: meilleur en courage, virtuose en justice. C'est le propos de
Montaigne dans le célèbre chapitre des Essais sur l'éducation des enfants
(des enfants de famille noble, évidemment). Que ce chapitre soit
légèrement décalé par rapport à ce qu'on appelle aujourd'hui éducation est
une litote. Les Comités d'éthique, fort bien. Mais où juste apprend-on le
courage, ou la justice, ou meme le tact? Sait-on meme que cela peut
s'apprendre?
(Francis GOYET, Institut Universitaire de France)
Enseigner les langues vivantes avec les nouveaux outils technologiques
nécessitent de se poser des questions précises. La sophistication technique
des nouveaux produits peut en effet laisser penser que la nouveauté
technologique entrainerait automatiquement la nouveauté pédagogique, et
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que tous les problèmes d'apprentissage rencontrés jusqu'alors se
trouveraient résolus.
Les nouveaux outils entrainent de nouveaux modes de travail, mais cela,
non seulement ne résout pas tous les problémes pédagogiques antérieurs,
mais ouvre de nouveaux champs de réflexion didactique qu'il serait
dommage de négliger.
(Christian BROISE, Formateur en langues)
Per quanto concerne la bioetica ambientale va combattuto un certo
ecologismo di maniera ribadendo:
1. L'interazione dialettica tra uomo-natura-cultura-società;
2. La conciliabilità tra progresso scientifico-tecnologico e tutela
dell'ambiente;
3. La liceità della manipolazione purchè ispirata alla responsabilità ed a
una finalità di benessere dell'uomo e nel rispetto dei diritti
fondamentali della persona;
4. L'equilibrio tra interveno manipolativo e conservazione della
strutturale integrità dell'ambiente.
Il fine è pertanto quello di passare da un'ecologia ideologica e giornalistica
ad una ecologia autenticamente scientifica.
(Michele SCHIAVONE, Università di Genova)
L'évolution de l'homme exige un autre regard sur nos origines. Il devient de
plus en plus aberrant d'ignorer nos frères d'évolution qui sont les
chimpanzés, les gorilles et les orangs-outangs. Contrairement au schéma
linéaire de l'hominisation, dont la seule validité repose sur l'arrogance
humaine préservée par un chainon manquant aussi insaisissable qu'illusoire,
l'évolution de notre grande famille ressemble à une fresque en mosaique.
Les grands singes actuels ne représentent pas nos ancetres, mais les liens
vivants avec nos origines communes. Puisque nous sommes des frères et
des cousins de l'évolution, nous partageons avec eux des parents communs
et des origines communes. Pour reconstituer ces origines, il nous faut
mieux connaitre l'homme, les grands singes et ce que nous partageons avec
eux. Or, à cause de la conception erronée de l'hominisation, on a ignoré les
grands singes. Tout ce que nous commencons à connaitre sur eux ne l'est
que depuis une trentaine d'années. C'est une histoire terrifiante puisque c'est
justement à jamais cette source de connaissance. Le droit des générations
futures concerne à la fois le futur et le passé de l'homme. Cela exige de ne
pas détruire l'environnement des grands singes (et de toutes les autres
espèces) et l'enracineament de nos origines. L'enseignement de l'évolution
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humaine doit se dégager des dogmes de l'hominisation et redéfinir ce qu'est
la place de l'homme dans l'histoire de la vie.
(Pascal PICQ, Collège de France)
Dalla lettura di queste brevi citazioni dei contributi dei diversi professori si
evince l'altissimo interesse suscitato dalle tematiche trattate e la
complessività dei problemi toccati.
Come si conviene ad ogni seminario che si vuole serio e prospettico si è
dato grande importanza al momento della valutazione del corso. Tramite un
questionario elaborato appositamente sono state formulate alcune piste di
riflessione:
A. Le circolari ministeriali, i progetti delle diverse istituzioni, che
riguardano la dimensione europea dell'educazione sono rivolte - a
torto - principalmente agli insegnanti di lingue straniere;
B. La regola dell'uso passivo delle lingue del vicino va ribadita e
raccomandata. Ognuno deve comprendere - se non parlare - la lingue
dell'altro;
C. Spesso sono i comuni prossimi o più vicini al confine che non sono
disponibili alle iniziative interfrontaliere;
D. Occorre aumentare il numero di progetti interfrontalieri di
partenariato e riuscire a seguirli anche durante i mesi dell'anno
scolastico.
E' stato chiesto ai corsisti di indicare quali erano stati gli obiettivi perseguiti
durante il seminario e trasferibili nella prassi didattico-educativa: l'86% dei
corsisti ha segnalato la conoscenza e l'approfondimento dei contenuti
disciplinari; il 73% ha indicato lo scambio di idee, il confronto di
metodologie tra insegnanti italiani e francesi; il 55% ha auspicato lo
scambio di classi e il 23% ha trovato che sono venuti a conoscenza e li
applicheranno in classe nuovi approcci metodologici e strumenti.
Un buon successo gratificante per gli organizzatori riuniti in "groupe de
pilotage" che sta già predisponendo le piste di riflessione per l'estate 1999.
La tematica proposta porta l'affascinante titolo "Linguaggi dell'uomo alle
soglie del 2000".
In fondo l'incontro, il dialogo, il confronto – e perche no? anche lo scontro
– sono le sfide che vanno lanciate e raccolte per raccontarsi gli uni gli altri
e fare così un pezzo di strada verso la formazione civile e democratica dei
nostri rispettvi paesi.
(Franco CALVETTI)
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