Tema:Perché le donne continuano a rimanere indietro?

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Tema:Perché le donne continuano a rimanere indietro?
Perché le donne continuano a rimanere indietro?
E’ un istante, e poi più niente. Così le avranno detto, per togliere loro la paura di dosso. A Boko Haram
bambine di dieci anni sono state imbottite di esplosivo e fatte saltare in aria. Bambine. Come fiori
maciullati, i loro petali sono ricaduti sull’asfalto con la leggerezza delle ali di farfalla. E poi è piombato il
buio, a prendersele: ha steso un velo pietoso su un quadro astratto fatto di brandelli e sangue sparpagliati
fra le bancarelle variopinte di frutta esotica e galline scannate.
Quando ero in gravidanza, feci un’ecografia in 4D per evitare l’amniocentesi. Un’ecografia in 4D consente di
vedere il feto tridimensionale in tempo reale. Vedevo la mia creatura muoversi, fare capriole, accennare un
sorriso. D’un tratto il medico chiese, senza che me lo aspettassi: Volete sapere il sesso? Alcuni genitori
preferiscono scoprirlo solo alla nascita, ma io acconsentii alla domanda.
E’ una femmina, mi rispose seccamente. Non so perché, ma era come se lo sapessi da tempo, e la mia
reazione fu una risata di felicità. Guardavo mia figlia negli occhi di fronte a me sullo schermo: stava
sbadigliando, muovendosi nei suoi sogni ovattati. Mia figlia. Ci fermammo dai suoceri per comunicare la
bella notizia: è una bambina, dissi con un sorriso. Il commento di mio suocero, nel suo dialetto del Centro
Italia, suonò avvilente: Se sarà sbagliato l’ecografista! Poi, successivamente, avrebbe precisato: Mia madre,
prima d’ave’ un maschio, dovette fa’ tre femmine!
Non biasimo mio suocero: forse intendeva dire qualcos’altro. Le parole, a volte, sono come le pietre usate
in maniera impropria. Così spiega Carlo Levi, provando pietà per chi non sa misurare le parole.
Una bambina fatta saltare in aria in mezzo a un mercato, è una bambina fatta a pezzi.
Una rosa è una rosa è una rosa è una rosa, mormora Gertrude Stein. Si potrebbe dire così delle figlie
femmine: Una bambina è una bambina è una bambina è una bambina…
Qualcuno l’avrà indottrinata, dice ai giornalisti uno dei fondatori del Future Prowess Foundation,
un’associazione a sostegno degli orfani. Oppure, le avranno promesso del cibo, o le avranno minacciato di
morte la madre e i fratelli.
Nessuna piccola rapita alla propria famiglia avrebbe il desiderio di immolarsi in nome di un dio così terribile.
Le bambine, poi si è saputo, erano tre. Fatte saltare in aria nello stesso periodo della strage di Charlie
Hebdo, e per questo motivo la notizia ha avuto scarsa risonanza in Europa.
Nelle scuole si è osservato un minuto di silenzio, per l’attacco alla democrazia perpetrato dai
fondamentalisti. Ma per le ragazzine in fiore, nessuno si è fermato. Le pozzanghere hanno proseguito a
riflettere le nuvole, le nuvole si sono accavallate in castelli di panna, gli orologi hanno continuato a battere,
i balocchi hanno fatto sognare altri bimbi. Per le tre bambine di dieci anni, invece, non c’è più stato un
sorriso, né una carezza, né una madre a cui far ritorno. Semplicemente, hanno smesso di giocare con le
bambole di paglia, di raccogliere l’acqua e portarla in spalla fino alla capanna, di respirare l’aria agrodolce
dell’Africa. Il vento non scompiglia più i loro ricci, resta a frinire nei campi assieme alle cicale che assordano
le eterne estati.
Perché proprio loro, le bambine? Dilaniate come bestie da macello. Perché le femmine non hanno gli stessi
diritti dei propri coetanei maschi, a volte persino nell’Occidente benpensante del Duemilaquindici.
Nella società ecclesiale le suore non possono celebrare le funzione religiosa, che spetta al solo sacerdote.
Nella vita pubblica le donne ricoprono pochi ruoli decisionali, anche se dimostrano maggior talento e si
applicano con una resa migliore rispetto ai colleghi di sesso maschile. La cultura contadina, nonostante
l’avvento dell’era digitale, è ancora alla base della civiltà progressista. Si prova sgomento dinnanzi al calo
demografico, e si vorrebbe una donna in grado di conciliare lavoro e famiglia anche senza concreti aiuti
materiali o un’assistenza economica alla prole. Nell’ideologia imperante la donna prepara la cena con un
figlio al collo, e con la terza mano batte sulla tastiera del proprio pc per portarsi avanti il lavoro dell’ufficio,
e magari allatta ancora al seno il piccolo. A volte è così. Molto più spesso la madre ha allattato i primi mesi,
e subito ha rinunciato, oppure non ha nemmeno tentato di allattare al seno, nonostante la maggioranza
delle donne sia naturalmente in grado di farlo. Perché allattare è faticoso, richiede costanza nella propria
alimentazione come nella dieta degli atleti. Talvolta vince l’idea errata che allattare rovini il seno, mentre
l’allattamento può essere considerato una ginnastica che ne migliora il tono e riduce il rischio di tumore
della mammella. Le madri che allattano devono restare astemie come durante la gestazione, nutrirsi
adeguatamente, rafforzare le proprie difese immunitarie. E nonostante tutto, allattare è per prima cosa un
gesto d’amore.
Tre bambine sono morte. Non potranno più aver figli, né un’istruzione, né un futuro migliore. Perché una
certa tipologia di uomo crede fermamente nell’inferiorità della donna. Nella cultura islamica la donna resta
indietro rispetto al marito, quando cammina in strada, quando si mostra agli altri. Nella nostra cultura la
donna è tuttora indietro rispetto all’uomo, deve ancora vincere la sfida lanciata con la parità dei sessi. Fino
a pochi anni fa il delitto d’onore salvaguardava l’offesa recata da un’adultera al proprio marito. Oggi
nessuna donna è realmente tutelata dalla violenza maschile, e nella realtà fattuale la donna non ha gli
stessi diritti, ma solo più doveri.
Non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici, scrive la Fallaci constatando un logico
sillogismo. E anche noi possiamo affermare, con un vizio di ragionamento: Non tutti gli uomini sono
terroristi, ma tutti i terroristi sono uomini, e la violenza è di solito perpetrata dall’uomo sulla donna, tant’è
che si parla di femminicidio. Mentre lo scrivo, il programma mi segnala il termine come errore,
sottolineandolo in rosso, perché si tratta di un neologismo non ancora inserito a pieno titolo nella contesto
attuale. Come se la parola stessa fosse sporca di sangue. Quel sangue ingiustamente e tristemente versato
da una donna, da una bambina, da una moglie; da chi per legge, a conti fatti, non può ancora tramandare
il proprio cognome alla discendenza.