Il sistema distributivo della carta stampata in Italia

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Il sistema distributivo della carta stampata in Italia
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Università degli Studi di Padova
Corso di Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico
Gennaio 2003
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- Il sistema distributivo della carta stampata in Italia -
A cura di:
FERDINANDO AVARINO
NICCOLO’ DAGNOLO
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Quando ci siamo trovati di fronte all’elenco delle proposte di tesine mai avremmo
pensato che saremmo riusciti a ritagliarci uno spazio tutto nostro e che ci calzasse a
pennello: una sorta di compromesso tra l’inchiesta giornalistica e la ben più razionale analisi
del linguaggio dei quotidiani.
Nessuno di noi due si riteneva completamente soddisfatto o particolarmente
interessato ai soliti grandi temi, più volte accennati nel corso delle lezioni e ormai affrontati
da decine di colleghi prima di noi. Niente 11 settembre, no il caso Fallaci, giornalisti o
patrioti e la P2, figuriamoci poi uno studio certosino e alienante come quello della
titolazione. Decisamente non facevano per noi. Forse un’indagine sulla censura, una ricerca
sulle vicende editoriali legate a “L’Occhio”, una raccolta dei falsi e degli errori nei
quotidiani. Ma ecco poi la Distribuzione. Si trattava di un argomento a noi assolutamente
ignoto e per questo intrigante.
Da subito abbiamo deciso che sarebbe stato l’oggetto della nostra ricerca, in virtù poi
del fatto che sicuramente in pochi, probabilmente nessuno prima, si era avventurato in un
simile ambito. Poche e confuse erano le notizie in nostro possesso sul come potessimo
disporre, quotidianamente, di un giornale che veniva da così lontano e che chiudeva nel
cuore della notte. Ma com’è possibile? Magia, alchimia?
Abbiamo quindi svelato l’intero meccanismo della distribuzione in Italia, non
tralasciando nemmeno qualche utile parallelismo con i sistemi omologhi all’estero.
Abbiamo calcato un terreno vergine, imparando e scoprendo ogni giorno grazie alle nostre
forze e idee; è praticamente nulla, infatti, la bibliografia in materia. Le notizie dalla grande
Rete sono rare e disomogenee. Il nostro sforzo pionieristico ci ha portati allora a costruire
una bibliografia tutta nostra, tramite interviste a personaggi di spicco all’interno della catena
di distribuzione, ricerche, indagini, approfondimenti e cifre difficilmente reperibili. A
Milano abbiamo sentito la voce del presidente dell’ADN, Luigi Guastamacchia che è a capo
dell’associazione nazionale che gestisce la distribuzione nell’intero paese; a Padova ci
siamo rivolti alla Andrioli S.p.A., la società che fornisce il servizio di distribuzione locale
per la nostra provincia. Qui il responsabile dottor Maschietto insieme ai signori De Pazi e
Cozzolini, così come Guastamacchia, ci ha anche svelato i loro rapporti con gli editori.
L’anello mancante era quello del rivenditore, l’ultimo passaggio prima che il quotidiano
arrivi sotto gli occhi del lettore. Ci siamo allora rivolti al Signor Fior dell’edicola di via
Facciolati all’incrocio con via Cristo Re. Ognuno ci ha raccontato le proprie mansioni, e le
relazioni con gli altri attori in scena.
La nostra analisi si articola in un breve excursus storico in cui si ripercorrono le tappe
fondamentali del fare distribuzione: dai primi anni sino all’avvento delle ultime tecnologie.
Quindi, in maniera molto semplice, esponiamo quali sono le modalità di funzionamento
della complicata rete di distribuzione in Italia, non tralasciando di specificare, come già
accennato, i rapporti tra le parti in causa. Abbiamo poi dato uno sguardo al funzionamento
del meccanismo nelle nazioni a noi culturalmente più vicine, anche se talvolta
geograficamente lontane, per poi concentrarci sui problemi della macchina distributiva nel
nostro paese. Non abbiamo certo dimenticato il futuro e i rischi che esso comporta per i
distributori con l’avvento di innovazioni.
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LE CONSEGNE DAL BIANCO E NERO
AL COLORE
Per iniziare, cerchiamo di capire come funzionava la distribuzione dei quotidiani in passato,
facendo un po’ di storia in modo da riallacciare logicamente quanto accadeva una volta con
quelle che sono le novità di oggi grazie all’ avvento di grandi tecnologie. Padova può vantare una
delle società di distribuzione locale più antiche d’ Italia. Nel corso della nostra intervista, infatti,
il dottor Maschietto, responsabile capo della Andrioli Distribuzione S.p.A., ci ha rivelato che la
sua azienda è nata nel lontano 1939: “Eh, li sì che era tutta un’ altra cosa; oggi invece la nostra
attività che consiste nella diffusione, amministrazione, distribuzione e controllo resa delle testate,
richiede un impegno di circa 600 ore giornaliere, ovvero circa 75 persone impiegate nelle
consuete 8 ore lavorative”.
Nei primi anni quaranta le società che fornivano il servizio di distribuzione avevano
un massimo di 10 testate da consegnare, dato che i quotidiani non erano molti. Dunque non
esistevano veri e propri distributori, preposti ad un solo compito, ma spesso si trattava di
semplici rivenditori che però facevano anche da rifornitori delle edicole vicine. Sono nate
così le grandi distribuzioni locali, apparati oggi indispensabili per gli editori minori o non
economicamente forti. In tempi antecedenti la nascita delle grosse distribuzioni locali,
perfino la resa avveniva in maniera differente: a dimostrazione dell’ invenduto, l’ editore
accettava come testimonianza e prova i soli “tagli della testata”. Il ruolo dell’ edicolante era
dunque quello di ritagliare nel vero senso della parola il nome del quotidiano, la testata
appunto, per rispedirla al mittente. In questa maniera si evitavano grossi costi di trasporto in
periodi in cui ancora i collegamenti scarseggiavano per la mancanza di una figura di rilievo,
il distributore locale, all’ interno del processo di distribuzione. A Padova, proprio in virtù
della datata presenza della Andrioli S.p.A., questo meccanismo non sussisteva e le mazzette
di invenduto venivano rese e mandate al macero come si fa tutt’ oggi.
A molti, quando si parla della distribuzione, vengono in mente immagini di potenti
furgoni che sfrecciano a velocità folli sull’ intera rete autostradale italiana e per le città stesse
ad orari poco ortodossi. Questo era effettivamente uno dei più sostanziosi problemi
soprattutto per i giornali nazionali: il trasporto.
Non era certo cosa facile per chi partiva da Milano e voleva vendere a Roma e
Napoli, per chi partiva da Torino e intendeva raggiungere Trieste, o ancora per chi da Roma
aveva lettori fidati a Palermo. Si trattava di un “sistema misto”, fatto di treno e auto. Il
trasporto su gomma veniva impiegato per i tragitti lunghi mentre quello su rotaia per le
brevi tratte; negli anni ’ 60, ci ha svelato il dottor Luigi Guastamacchia presidente della
ADN distribuzione nazionale, le ferrovie mettevano addirittura a disposizione dei vagoni su
cui salivano gli operai dei giornali che si adoperavano nello smistamento consegnando interi
pacchi di quotidiani in ogni stazione in cui si fermava il convoglio. L’ utilizzo del treno era
giustificato dal fatto che serviva un mezzo capiente per far fronte alle esigenze dei lettori
delle zone limitrofe dove la vendita era chiaramente maggiore. Così facendo, anche il lavoro
dei distributori locali era differente, perché la merce arrivava loro via ferrovia,
costringendoli ad andare in stazione a ritirare il tutto.
Questo sistema, sopravvissuto per qualche decennio, comunque non funzionava e
costringeva i grandi giornali, che dovevano raggiungere località molto lontane, a chiudere
una prima edizione molto anticipata, già verso le nove o dieci di sera. I diversi rifacimenti e
chiusure nel corso delle ore successive portavano poi ad avere edizioni completamente
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differenti. Inserito in tutto questo panorama, compito del rivenditore era di andare a
prendersi da solo i giornali nel magazzino del distributore locale e rifornire quotidianamente
la propria edicola. Questa operazione andava effettuata entro le sei del mattino e recandosi
(in particolar modo a Padova), prima nell’ agenzia per i quotidiani, poi in quella per i
periodici, quando ancora nella nostra città vi erano due centri di distribuzione.
Sono però intervenute alcune innovazioni fondamentali lungo l’ iter che un giornale
percorre dall’ editore al lettore: il primo cambiamento epocale è rappresentato dalla
teletrasmissione, ovvero l’ impiego di macchinari simili a fax di grandi dimensioni che
trasferivano la singola pagina del quotidiano su pellicola; questa pellicola veniva poi messa
su un cilindro che, fungendo più o meno da fotocopiatrice, trasmetteva ad un cilindro simile.
Utilizzando la linea telefonica si poteva così trasferire a mille chilometri un intero giornale
in circa trenta minuti. Se si trasmetteva, ad esempio, da Milano a Palermo, nel capoluogo
siciliano si poteva poi procedere alla stampa, poiché la pellicola diventava lastra e saliva su
una rotativa.
L’ altra grossa innovazione intervenuta nel mondo editoriale giornalistico è stato
l’ utilizzo dei voli postali. Dagli anni ’ 80, infatti, le Poste hanno accettato i giornali sui
comuni voli postali che ogni notte partono da tutti gli aeroporti. Sugli stessi aerei, dunque,
posta e quotidiani viaggiavano comodamente adagiati sui sedili dei velivoli che la notte
erano inutilizzati dalla compagnia di bandiera. Sorgeva però un problema di carattere
tecnico, l’ esigenza di consolidare questo accordo e burocratizzare il contratto. Si è così
arrivati, dopo qualche tempo, alla decisione che i giornali si sarebbero presentati sotto la
scaletta dell’ aereo mentre poi il tutto sarebbe stato contabilizzato con calma.
Arriviamo così ai giorni nostri e ad una tecnologia che si è evoluta in modo talmente
rapido che un intero quotidiano si trasmette da computer a computer in 10 secondi. Quello
che la redazione centrale manda ai vari centri di stampa dislocati in punti focali della
penisola è una semplice e-mail. Portando l’ esempio del Corriere della Sera, la trasmissione
a pacchetti permette di stringere i tempi, ritardare le chiusure, non rischiare estreme
differenze tra le edizioni, partire in stampa in vari punti d’ Italia. Questo, però, non elimina a
priori il trasporto su gomma; infatti dai sei, sette centri di stampa di cui dispone il nostro
storico quotidiano partono comunque i furgoni che devono raggiungere i centri di
distribuzione locale circostanti.
Tutto questo meccanismo, talvolta complicato nei rapporti tra le parti in campo,
guida speditamente e con maggiore successo i quotidiani ai nostri edicolanti, che ogni
giorno si vedono sfrecciare i furgoni fino alla propria rivendita verso le 6.30 del mattino. A
quest’ ultimo protagonista della catena di distribuzione non resta che ritirare i giornali e
consegnare le rese.
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Dopo aver descritto lo sviluppo storico della distribuzione, in questo capitolo e nel
prossimo ci concentreremo sul presente del processo distributivo in Italia: sulla sua duplice
natura spazio/temporale e sulle tappe che una testata deve superare dal momento in cui esce
dalla rotativa della tipografia fino a quando io, fruitore, l’ adagio sul tavolo del mio
soggiorno. Successivamente approfondiremo più in dettaglio le figure che animano questo
iter ponendo particolare attenzione ai rapporti tra le parti.
Innanzitutto trattiamo la dimensione temporale. Per visualizzare con immediatezza e
semplicità la fasi temporali del processo, immaginiamo la distribuzione come una sorta di
freccia, una linea del tempo, alle cui estremità si trovano due delle quattro figure da noi
prese in esame: l’ editore a sinistra, dove si origina la linea, e il rivenditore a destra, in
prossimità della punta della freccia. La distribuzione, fondamentalmente, impegna tutto il
lasso di tempo rappresentato da questa freccia.
Prima di proseguire nell’ analisi di quelle componenti strutturali proprie della linea
del tempo, quali la lunghezza e l’ ampiezza della freccia, è bene sottolineare che queste
caratteristiche specifiche non hanno connotati semplicemente temporali, ma vanno ad
interagire con altri aspetti caratterizzanti la distribuzione in generale. In questo senso,
l’ analisi degli aspetti legati alla linearità del processo distributivo varrebbe già di per sé
un’ interessante terreno di indagine e toglierebbe tempo, energie e risorse sia a coloro che
leggono questa breve analisi sulla distribuzione e sia a coloro che si sono prodigati nel
redigerla.
Nel procedere dell’ analisi, quindi, accenneremo brevemente a questi aspetti
caratterizzanti le componenti strutturali della freccia, soffermandoci maggiormente sugli
aspetti della lunghezza e dell’ ampiezza della linea del tempo che maggiormente ci hanno
interessato e sono, di fatto, più attinenti all’ analisi generale del processo distributivo.
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La lunghezza del processo di distribuzione è la principale caratteristica temporale del
processo lineare. Mediamente possiamo dire che la linea del tempo ha una durata che va
dalle 5 alle 6 ore, calcolando che la prima edizione di un quotidiano esce dalla tipografia
verso mezzanotte e mezza, l’ una di notte e che l’ ultima edizione deve essere in edicola per
le sei, sei e mezza del mattino. In realtà le stime non possono mai essere precise anche
perché, come del resto per l’ ampiezza, sono numerosi gli aspetti che influiscono su questa
grandezza e spesso poco prevedibili.
Tuttavia, in linea di massima, possiamo dire che la lunghezza varia a seconda dei mezzi tecnici
utilizzati durante l’ intero processo e dalle risorse impiegate per il trasporto. Innanzitutto ciò che
influisce fortemente sui tempi della distribuzione è la tecnologia. Come ci è stato spesso
spiegato, lo sviluppo tecnologico, come nella maggior parte delle attività industriali, ha apportato
una serie di miglioramenti nel corso degli anni che hanno permesso alla distribuzione di
mantenere la lunghezza della freccia costante nonostante l’ incremento esponenziale delle testate
distribuite. Questo dato, a nostro avviso, è molto importante e da non sottovalutare. Infatti, se è
vero che sessant’ anni fa si distribuiva con tempi tutto sommato simili ad adesso (i quotidiani
chiudevano alle due di notte e venivano rivenduti alle sette di mattina), è altrettanto vero che fino
a sessant’ anni fa le testate da distribuire quotidianamente erano sull’ ordine della decina mentre ai
giorni nostri sono almeno 250-300: 40 quotidiani, 120 esteri e 120 illustrati, secondo le stime
dell’ Andrioli S.p.A.. Inoltre la tecnologia ha permesso ai rivenditori sparsi sul territorio di
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ricevere più o meno contemporaneamente le testate, nonostante il continuo aumento dei punti
stessi di vendita.
Certo, affidarsi alla tecnologia può risultare, in alcuni casi, controproducente. Se
prendiamo come esempio il magazzino di smistamento della Andrioli S.p.A. per la
provincia di Padova, ci si rende conto dell’ alto grado di automazione dell’ intero sistema e
questo, oltre ad essere un fiore all’ occhiello per l’ azienda, rischia di diventare un
pericolosissimo boomerang. Ci raccontavano, il dottor Maschietto e il signor De Pazi, due
dei responsabili dell’ Andrioli S.p.A., di quando un fulmine mandò in corto circuito tutto il
sistema di smistamento. Dal momento che i tecnici non sarebbero stati in grado di rimettere
in piedi il sistema digitale di smistamento in tempo utile, dovettero arrangiarsi per quella
notte a smistare tutte le testate urlando fino a perdere la voce, mettendo in seria crisi i tempi
di consegna ai rivenditori.
Un altro aspetto che va ad influire sulla linearità della distribuzione, sono tutte le
problematiche legate al mondo dei trasporti: dalle condizioni atmosferiche e, più in
generale, meteorologiche ai numerosi disguidi tecnici che, di giorno in giorno, possono
occorrere a chi trasporta via aereo o con automobili e camion in giro per le strade d’ Italia.
Possiamo concludere che, per quanto riguarda la lunghezza della nostra freccia
temporale, gli aspetti che maggiormente influiscono sugli orari del processo distributivo
sono legati all’ assistenza fornita dallo sviluppo tecnologico e ai diversi sistemi di trasporto.
Come ci assicura il dottor Maschietto, ogni processo distributivo per quanto riguarda tempi
di consegne e trasporti è diverso di volta in volta; è molto difficile che tutto fili liscio, ma è
altrettanto difficile che possano accadere particolari inconvenienti tali da far saltare intere
tappe del percorso distributivo. Si sono verificati spesso, e spesso continueranno a
verificarsi, casi in cui uno o più editori ritardino la consegna del monte copie per i
distributori locali; tuttavia in quei casi, come ci ricorda il dottor Maschietto, tutto dipende
dal ritardo con cui le copie arrivano al distributore. Se uno o più quotidiani consegnano i
loro monte copie quando i camion sono già partiti, certamente tutti gli altri quotidiani non
possono aspettare e, se l’ editore decide che è conveniente, i ritardatari escono in emergenza
e le spese addizionali sono tutte a carico dell’ editore. In questo caso, quindi, tutto dipende
dai ragionamenti economici che l’ editore intende fare: se la politiche editoriali glielo
consentono, viene effettuato un giro supplementare di consegne da parte del distributore,
altrimenti il quotidiano viene ritirato e non esce in edicola.
Riassumendo, la lunghezza della freccia temporale che indica la durata del processo
distributivo è sull’ ordine delle 6 ore, tutte trascorse lavorando di notte quando la vita si
placa un poco e le informazioni sono meno importanti. Il conteggio, ci dice il dottor
Guastamacchia, avviene alla rovescia: le edicole aprono generalmente tra le 6 e le 6.30,
prima quelle in provincia e in periferia, poi quelle nei centri cittadini. Il distributore locale,
per poter servire in maniera ottimale i rivenditori, comincia a distribuire alle 4.30; di
conseguenza attende che gli editori gli consegnino i monte copie entro le 4.15. Gli editori, a
loro volta, chiudono la prima edizione a mezzanotte e cominciano a spedirla ai distributori
locali cui arriva verso le 2; di seguito stampano le edizioni successive fino alle 2.30-3 della
notte che arrivano ai distributori locali approssimativamente verso le 3, le 4 fino anche alle
5 di mattina.
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Con ampiezza della freccia, in realtà, noi intendiamo il volume di merce scambiata
nel mercato della carta stampata durante l’ intero processo distributivo. Come ricordato in
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apertura di paragrafo, in questa sede sarebbe lungo, dispendioso e, di fatto, inutile
soffermarsi troppo sugli elementi più strettamente economici della distribuzione. Tuttavia, a
nostro avviso, nel tralasciare interamente questo aspetto molto specifico e delicato della
distribuzione, si rischierebbe di escludere alcuni elementi del processo distributivo utili al
fine di comprendere perché e in che modo determinate dinamiche produttive vengano a
determinarsi.
Nel capitolo precedente abbiamo accennato al fatto che lo sviluppo tecnologico ha
permesso, nel corso del secolo scorso, un forte ampliamento dell’ industria della carta
stampata. Partiamo da questa considerazione per fare una rapida panoramica su quali sono
gli aspetti principali che influiscono sull’ ampiezza del volume di scambi. Successivamente
parleremo degli aspetti più tecnici legati ai costi di distribuzione che influiscono
sull’ ampiezza del volume di scambi dei quotidiani nel mercato della carta stampata. Ora
affronteremo un aspetto, quello del prezzo dei quotidiani, fondamentale per poter
cominciare a stimare la portata in termini economici e quantitativi.
Incominciamo col dire che oggi i prezzi dei quotidiani vengono stabiliti dagli editori.
Questo fatto non è così scontato come potrebbe sembrare: in Italia, infatti, ci dice il dottor
Guastamacchia, fino al 1984/85 si era in regime di prezzo amministrato. Il governo, infatti,
fissava ministerialmente, attraverso l’ Ufficio della proprietà letteraria della presidenza del
consiglio, i prezzi per i quotidiani. Questo prezzo, tra l’ altro, rientrava nel paniere del costo
della vita ai fini del calcolo della Scala mobile. In questo contesto fortemente regolarizzato,
dunque, quando i distributori ritenevano che il prezzo non fosse più adeguato al costo della
vita, si doveva fare una domanda specifica al Ministero dell’ industria documentando le
ragioni per cui veniva chiesto l’ aumento e il governo, una volta accertate le richieste,
emetteva un decreto.
Dalla seconda metà degli anni Ottanta, dunque, si è stabilito che ogni editore aveva la
capacità di decidere a quanto vendere il proprio quotidiano secondo i suoi costi e i suoi
ricavi. E’ diventato anche possibile, ed è un sistema che è già stato utilizzato da molti
editori, applicare un prezzo diverso per il medesimo quotidiano a seconda delle diverse aree
di distribuzione. In questo senso, per provare a regolamentare il sistema dei prezzi, è stata
approvata la Legge Antitrust, numero 270 del 1990, la quale sancisce che gli editori non
possono accordarsi sui prezzi per evitare collusioni.
Comunque, nonostante la legislazione in atto, nel corso degli ultimi anni i prezzi dei
quotidiani in Italia sono saliti a livelli notevoli, di norma più alti rispetto al costo di un
quotidiano negli altri paesi. E’ proprio per questo motivo che, in ultima analisi, possiamo
sostenere che il prezzo del quotidiano è una delle principali limitazioni alla diffusione della
stampa nel nostro paese.
Abbiamo detto che il prezzo di un quotidiano influisce in maniera determinante nel
calcolare il volume di scambi all’ interno del mercato della carta stampata. Se ciò è
facilmente intuibile, è altrettanto vero che ci sono alcuni aspetti del sistema distributivo che
vanno ad influire in modo sostanziale sul calcolo del prezzo da parte dell’ editore.
Innanzitutto bisogna dire che al giorno d’ oggi la distribuzione, come afferma il dottor
Guastamacchia, è un sistema fortemente oneroso. Dell’ intero ciclo di produzione di una
testata, compresi i costi redazionali che sono infinitamente minori, quello della distribuzione
è il costo più forte che un editore debba sostenere nel momento in cui decide di stampare e
distribuire un quotidiano. In questo senso, i grandi costi della distribuzione sono due: il
trasporto e, soprattutto, la carta.
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Sempre secondo i dati, aggiornati al 2001, fornitici dal dottor Guastamacchia, in
Italia al giorno d’ oggi si consumano 700.000 tonnellate di carta da quotidiano di cui
solamente 180.000 prodotte nel nostro paese e tutto il resto importato dai paesi scandinavi,
dall’ Austria, dalla Germania e dal Canada. Il fatto che l’ Italia importi carta dall’ estero, con
conseguenti forti costi di trasporti e tasse, è dovuto principalmente al fatto che per fare 1
chilo di carta ce ne vogliano 3 di legno. Con un rapporto di questo tipo, continua il dottor
Guastamacchia, per poter produrre in Italia 700.000 tonnellate di carta bisognerebbe
produrre 2 milioni e 100.000 tonnellate di legno di Larice, Betulla, Pioppo, famiglie di
alberi di cui il territorio italiano è praticamente sprovvisto.
Anche per quanto riguarda i trasporti, i costi di spedizione e trasferimento dei
quotidiani sia da un punto all’ altro della penisola che a livello locale sono notevoli e
influiscono fortemente sugli oneri sostenuti dal processo distributivo. A grandi linee i costi
di trasporto si dividono in due categorie: dall’ editore al distributore locale e dal distributore
locale al rivenditore. Nel primo caso gli oneri di sostenere le spese di trasporto sono quasi
del tutti a carico dell’ editore oppure, nel caso dei quotidiani nazionali minori, del
distributore nazionale che copre in questo caso anche le spese di trasporto. Nel secondo caso
le spese di trasporto possono essere sostenute allo stesso tempo sia dai distributori locali che
dai rivenditori.
E’ il dottor Maschietto che ci illustra il sistema di trasporto per quanto riguarda la
distribuzione a Padova e nella provincia. Lo scopo principale, nel momento in cui si
pianificano i sistemi di trasporto, è cercare di ottimizzare gli arrivi in base alle esigenze:
l’ esigenza dell’ edicolante della stazione, per esempio, che comincia a servire i passeggeri
sin alle 6 di mattina, è diversa dalle esigenze di un altro rivenditore che magari apre tre le 7
e mezza e le 8, poiché sa che la sua clientela prima di quell’ ora difficilmente si reca dal
giornalaio a fare acquisti.
Partendo da questa considerazione, continua il dottor Maschietto, è stato stabilito un
accordo nazionale tra distributori e rivenditori per regolamentare gli oneri di trasporto: i
rivenditori di Padova città hanno il diritto di andare a prelevare le testate all’ Andrioli S.p.A.,
il distributore locale, ma non hanno il diritto di farsele recapitare; mentre, al contrario, i
rivenditori sparsi nella provincia, hanno il diritto di riceverle, ma non di ritirarle. In linea di
massima, dunque, come rivenditore, soprattutto se lavoro in città, ho la possibilità di
scegliere se accollarmi o meno gli oneri del trasporto; ad ogni modo, ci confida il dottor
Maschietto, i rivenditori decidono di venirsi a prendere le copie per non sostenere un costo
che, comunque, laddove è regolamentato incide dell’ 1% sul prezzo di un quotidiano.
Tuttavia, chi si fa recapitare le testate, sceglie di non aggravare la qualità della vita dal
momento che addossarsi l’ onere del trasporto significa perdere in media una buona
mezz’ ora tra carico e percorso. Infine, per i casi eccezionali, i distributori locali effettuano
servizi dedicati come nel caso del rivenditore al mercato ortofrutticolo che deve avere le
testate per le quattro e un quarto, quattro e venti del mattino dato che già alle cinque e
mezza si svuota e non ha più clientela.
Per quanto riguarda il distributore locale, invece, mediamente i costi di distribuzione
dalla sede dell’ Andrioli S.p.A., che serve circa 450 rivendite per 360 giorni all’ anno grazie
all’ ausilio di una trentina di furgoni, assorbono un 25-27% del prezzo di copertina di un
quotidiano da 0,90 Euro.
Riassumendo, il prezzo di un quotidiano viene stabilito dall’ editore; questi si
preoccupa di acquistare la carta necessaria alla stampa dei quotidiani e si fa carico delle
spese di trasporto dalla tipografia alla distribuzione, locale per i grandi editori e nazionale
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per quelli minori. Tutti questi costi di produzione e trasporto influiscono pesantemente sul
prezzo di un quotidiano il quale, a sua volta, risulta determinante per calcolare il volume di
scambi nel mercato della carta stampata.
Per concludere il nostro discorso relativo all’ ampiezza della freccia da noi tracciata,
possiamo dire che essa varia sostanzialmente al variare delle diverse dinamiche di mercato
all’ interno del quale si muove tutta l’ industria della stampa nazionale. In questo senso
possiamo affermare che il valore reale di un quotidiano, sul quale sarebbe possibile
effettuare dei calcoli precisi da mettere in relazione al numero di testate distribuite
periodicamente dai distributori locali per stabilire l’ ampiezza del volume di scambi totale,
non si esaurisce interamente nel prezzo.
In realtà bisognerebbe porre l’ attenzione, quotidiano per quotidiano, testata per
testata, sugli introiti derivanti da tutta una serie di altri accordi che le parti in gioco stipulano
tra loro o con agenti esterni come nel caso dei contratti pubblicitari redatti dagli editori con
gli inserzionisti. Come sottolinea il dottor Maschietto, infatti, i ricavi pubblicitari si
aggirano intorno al 40-60% dei ricavi totali. Per cui possiamo tranquillamente affermare che
il valore di un quotidiano con prezzo di copertina di 1 Euro abbia in sostanza un valore reale
di 2 Euro; questo perché all’ Euro di copertina bisogna sommare i ricavi pubblicitari pari al
50% circa dei ricavi totali, che sono come detto, 2 Euro: 1 Euro derivante dalla vendita e 1
Euro derivante dagli introiti pubblicitari. Di questi accordi tra le parti in gioco parleremo più
avanti, dopo aver affrontato il discorso relativo alla dimensione spaziale del processo
distributivo.
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La prima dimensione del processo distributivo in Italia è quella temporale. Un
quotidiano, perché possa essere rivenduto e letto lungo tutta la penisola passa attraverso una
serie di tappe precise ad orari, solitamente, precisi che determinano una sorta di linea del
tempo orientata.
All’ origine vi è la tipografia degli editori che stampano fisicamente il quotidiano e sull’ altra
estremità vi sono le rivendite dove il consumatore può acquistarlo. La lunghezza di questa
freccia è variabile a seconda di quanto i soggetti sono in grado di rispettare i tempi di consegna,
mentre l’ ampiezza risente principalmente delle politiche finanziarie e delle componenti
economiche che entrano in gioco nel mercato della stampa.
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Come detto in precedenza, quella spaziale è la seconda dimensione del processo
distributivo. Per la nostra analisi abbiamo deciso di prendere in considerazione tutta la
gamma di quotidiani: quelli maggiormente distribuiti, quelli economicamente più deboli e
quelli più propriamente locali; in questo contesto cercheremo di mettere in evidenza le
diverse mansioni dei due diversi canali di diffusione: quello nazionale e quello locale.
Dunque, per quanto riguarda la diffusione di un quotidiano sul territorio nazionale,
possiamo già cominciare a porre un’ iniziale differenziazione nel processo della
distribuzione sin dal suo primo passaggio. Differenziazione che in questo primo stadio
recita, come vedremo, un ruolo fondamentale nell’ organizzazione della rete distributiva
nazionale e locale. In questo senso possiamo dire che in Italia sono due le categorie
editoriali: coloro che possono permettersi di distribuire autonomamente il numero di
quotidiani stampati e coloro invece che non hanno le risorse economiche e finanziarie per
potersi permettere di smistare in proprio. All’ interno della prima categoria possiamo far
rientrare quei grossi gruppi editoriali quali, ad esempio, RCS e Gruppo Espresso che,
attraverso la teletrasmissione, riescono a far giungere direttamente ai distributori locali il
monte copie stabilito; mentre dall’ altra si schierano i restanti quotidiani, soprattutto politici,
che comunque non appartengono a grosse strutture economico-finanziarie capaci di
sostenere le spese di stampa del quotidiano da distribuire. In principio lasceremo da parte
quest’ ultimi per dedicarci alle grandi case editrici.
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Iniziamo col dire che in generale, come ci ha assicurato il dottor Guastamacchia, ogni
quotidiano capace di sostenere indipendentemente le spese di trasmissione e trasporto,
attraverso il proprio “ ufficio diffusione” pianifica direttamente con i distributori locali il
numero totale di copie da distribuire sul territorio coperto da quel determinato distributore
locale.
Dunque l’ editore stabilisce, in base a dati statistici storici e algoritmi legati alle
notizie, quante copie mandare direttamente a ciascun distributore locale. Inoltre, per
concordare il monte copie da distribuire, editore e distributore locale tengono conto di una
serie di fattori specifici che, giorno per giorno, possono variare anche sensibilmente il
numero di copie totali stampate.
Il giorno in cui abbiamo avuto modo di intervistare il dottor Maschietto dell’ Andrioli
S.p.A., infatti, tutti i quotidiani avevano aumentato sostanzialmente il monte copie da
distribuire a seguito della scomparsa dell’ Avvocato Gianni Agnelli. Questo fatto,
estremamente rilevante a livello nazionale, ha fatto in modo che per quella giornata i calcoli
delle tirature trascendessero le semplici politiche di distribuzione basate sulle statistiche
degli editori.
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Anche per i quotidiani locali, rispetto al discorso che stiamo affrontando in questo
capitolo, vale in linea di massima lo stesso principio che regola il rapporto tra produzione e
distribuzione illustrato poc’ anzi parlando delle grandi case editrici: essi si appoggiano
direttamente alla distribuzione locale per rivendere la propria testata.
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E’ tuttavia evidente che ci sono grosse differenze per quanto riguarda la capacità di
estensione e di diffusione a livello territoriale. La grande casa editrice cerca di raggiungere
la maggior parte del territorio nazionale; mentre il quotidiano locale, che non ha nessuna
velleità espansionistica che vada al di là del proprio territorio di appartenenza, per poter
distribuire le testate si affida al distributore locale della propria provincia oppure ai
distributori locali delle province in cui ha interessi a distribuire.
La differenza sostanziale tra quotidiani a tiratura nazionale e quotidiani locali,
dunque, consiste essenzialmente sulla diffusione e sulla capacità di essere presenti su
porzioni più o meno ampie del territorio nazionale. Quotidiani come Il Corriere della Sera
piuttosto che La Repubblica o La Stampa oppure Il Messaggero è possibile trovarli in
qualsiasi posto d’ Italia, mentre altri quotidiani come Il Giorno in Lombardia sono più
limitati al nord e al centro della penisola. Scendendo a livello più locale, un quotidiano
come Il Gazzettino diventa difficilmente reperibile al di fuori del triveneto, così come
quotidiani tipo La Libertà di Piacenza difficilmente vengono distribuiti fuori dalla provincia.
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Parallelamente alla distribuzione tradizionale di quotidiani nazionali e locali,
abbiamo visto esserci un sistema di distribuzione parallela che coinvolge essenzialmente i
quotidiani molto piccoli o economicamente deboli che vogliono distribuire su tutto il
territorio nazionale. Questi quotidiani, tra cui L’ Unità, Libero, Il Foglio, Il Manifesto,
Liberazione, non essendo in grado di allacciare contatti diretti con i distributori locali, si
servono di quelli nazionali per poter raggiungere rivenditori sparsi in tutta la penisola che,
altrimenti, non sarebbero in grado di raggiungere.
I distributori nazionali, dunque, in base a ciò che ci è stato detto dal dottor
Guastamacchia, si comportano esattamente come fossero l’ ufficio diffusione dell’ editore del
quotidiano al quale prestano servizio. Anche per i distributori nazionali vale lo stesso
discorso fatto in precedenza per i grandi editori: ricevono una testata, analizzano il mercato
e stabiliscono quante copie darne al distributore locale.
Tuttavia, non bisogna trascurare quella che è la peculiarità dei distributori nazionali:
infatti, se la distribuzione dei quotidiani rappresenta generalmente l’ eccezione, nel senso che
la maggior parte dei quotidiani, come visto, si appoggiano direttamente ai distributori locali,
i distributori nazionali di regola si occupano dei periodici. In questo caso gli editori, anche
quelli economicamente più importanti quali Rusconi, Mondadori, Rizzoli e De Agostini,
spediscono l’ intera tiratura del periodico al magazzino del distributore nazionale che si
impegna a consegnarle ai distributori locali. A questo punto il processo di distribuzione
ritorna sui binari tradizionali e dai vari distributori locali il monte copie viene smistato nelle
varie rivendite.
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Il distributore locale, una volta ricevuti i pacchi di quotidiani dai distributori
nazionali oppure direttamente dagli editori, suddivide il monte copie e stabilisce il numero
di quotidiani per testata da distribuire ai singoli rivenditori. Anche per il distributore locale
vale, in linea di massima, il discorso fatto in precedenza per l’ ufficio distribuzione
dell’ editore: il numero di copie da confezionare per ogni singola rivendita servita viene
effettuata su una serie di considerazioni oggettive. Innanzitutto in base al monte copie che
l’ editore o il distributore nazionale invia al distributore locale. Inoltre vengono fatte
considerazioni di settimana in settimana in base a rilevazioni statistiche che,
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fondamentalmente, tengono conto dal saldo tra copie distribuite e copie vendute da ogni
singola rivendita.
Dunque, l’ attività principale del distributore locale è quella di ricevere dagli editori il
monte copie stabilito con gli editori stessi di settimana in settimana oppure giorno per
giorno se si verificano casi editoriali straordinari. Successivamente suddivide i monte copie
delle varie testate, quotidiani e periodici, per il numero di rivenditori che serve; il numero di
quotidiani per rivenditore viene stabilito esclusivamente dal distributore locale. Infine
effettua la distribuzione vera e propria sul territorio consegnando, a chi richiede il servizio,
il numero di testate stabilite.
In definitiva, il compito del distributore locale, ma anche di quello nazionale come ci
confida il dottor Guastamacchia, consiste nell’ attribuire le copie cercando di ottenere due
risultati: fare meno resa possibile e, allo stesso tempo, non perdere mai lettori; quindi non
andare esaurito. In altre parole, di contenere il costo della resa, sempre molto alto, e allo
stesso tempo far sì che chi va in edicola a comperare un determinato quotidiano o periodico,
lo trovi.
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Il processo distributivo italiano è un processo lineare nel tempo e tentacolare per
quanto riguarda lo spazio, il territorio. Gli attori che recitano all’ interno di questo iter si
possono dividere in due categorie: editori e distributori. I rivenditori, come vedremo più nel
dettaglio nel prossimo capitolo, possono essere considerati dei semplici terminali il cui
compito principale consiste nel mettere a disposizione dell’ utenza le testate stampate dagli
editori e smistate dai distributori.
Gli editori si possono suddividere a loro volta in tre categorie: grandi editori,
quotidiani politici o minori e quotidiani locali. Le differenze tra i produttori consistono
principalmente su due fattori: disponibilità economica e capacità di diffusione territoriale.
Tutti questi editori si affidano alla distribuzione locale per poter raggiungere i rivenditori;
solamente i quotidiani minori, che non hanno le risorse economiche per raggiungere ampie
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zone di diffusione, fanno riferimento alla distribuzione nazionale che, a sua volta, consegna
i monte copie a quelle locali.
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Come abbiamo visto, il processo di distribuzione in Italia è un processo
fondamentalmente lineare in cui vi sono diverse tappe che i quotidiani devono attraversare
per poter giungere ad essere venduti nelle rivendite. All’ interno del processo, dunque,
agiscono diverse figure istituzionali, le quali, intrattenendo tra loro rapporti professionali
precisi, permettono ad un quotidiano, una volta uscito dalla tipografia, di essere venduto sul
territorio italiano secondo la volontà dell’ editore.
Queste figure dunque sono principalmente quattro:
1. JOL HGLWRUL che stampano e decidono il monte copie totale di quotidiani da
distribuire e su quali porzioni di territorio diffonderle;
2. LGLVWULEXWRULQD]LRQDOL che si fanno carico della distribuzione di quei quotidiani
economicamente deboli che intendono distribuire a livello nazionale;
3. L GLVWULEXWRUL ORFDOL che raccolgono i monte copie speditegli dagli editori dei
quotidiani a tiratura nazionale e locale o dai distributori nazionali;
4. L ULYHQGLWRUL che ricevono le testate confezionate dai vari distributori locali e le
mettono in vendita al pubblico.
Come afferma il dottor Guastamacchia, in Italia le testate si vendono con il contratto
estimatorio secondo l’ articolo 1558 del codice civile: il rivenditore paga il venduto e
restituisce il reso. Questo principio, sancito dall’ articolo sopraccitato, regola sia il rapporto
tra editore e distributore sia quello tra distributore e rivenditore. Tuttavia, ci sono dinamiche
di compensazione che regolano l’ intero sistema e questi rapporti diventano fondamentali per
demarcare economicamente le competenze delle parti in causa.
Iniziamo dalla figura del rivenditore: è dato per appurato da tutti gli intervistati che la
figura dell’ edicolante o comunque di colui che rivende i quotidiani, non ha nessun potere
decisionale per quanto riguarda le politiche economiche da applicare ai prezzi delle testate.
Il rivenditore, in pratica, riceve le copie stabilite dal distributore locale, le paga, e di ciò che
riesce a rivendere ne ricava un utile che va dal 18 al 19% sul prezzo della testata. A livello
legislativo (Legge 101 del 1999), dunque, il rivenditore prende questa somma
indipendentemente dal valore del giornale o del quotidiano che riesce a rivendere. Questo
per fare in modo che l’ edicolante non abbia e non debba avere interesse a rivendere una
testata piuttosto che un’ altra in nome del pluralismo dell’ informazione: tutti possono
arrivare al mercato e tutti quanti possono comperare qualsiasi giornale. Il giorno seguente,
in base al numero di quotidiani che accumula e riconsegna al distributore, gli viene
rimborsato il totale delle rese.
A livello contrattuale, dunque, il distributore consegna, ad esempio, 100 copie del
Corriere al rivenditore che gliele paga per intero; di queste 100 l’ edicolante ne rivende 80 e
sul prezzo di ogni quotidiano venduto ne ricava circa il 19%. Le restanti 20 copie in
giacenza, vengono restituite il giorno successivo al distributore che gli corrisponde il prezzo
intero per ognuno dei 20 quotidiani resi. Come afferma il dottor Guastamacchia è questo il
punto fondamentale: il rivenditore non è un commerciante, ma un punto terminale che
rivende al pubblico; in questo modo la concorrenza sul punto di vendita sostanzialmente
non esiste.
Diversa è invece la posizione del distributore, locale o nazionale che sia. Sempre
secondo quanto detto dal dottor Guastamacchia, dal momento che essi offrono un servizio
operando sul libero mercato, stabiliscono un costo di distribuzione connesso con i propri
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costi derivanti principalmente dalla manutenzione dei camion, dall’ organizzazione dei
magazzini e dalla manodopera impiegata. Per cui il distributore locale di Padova e provincia
propone a Mondatori e Rizzoli delle condizioni molto migliori di quelle che invece stipula
con un piccolo editore; questo perché il distributore ha questi costi che vanno per forza di
cose gestiti in proporzione al fatturato che lui ottiene. Quindi, sia per quanto riguarda la
distribuzione locale che quella nazionale, ci sono diversi rapporti contrattuali con gli editori:
chi è più favorito su un distributore può pagargli anche il 4 - 4,5%, il meno favorito arriva a
pagargli anche il 10%. In questo senso le regole economiche stabilite dai distributori
nazionali e locali sono in funzione di quattro fattori fondamentali: vendita, redditività,
prezzo e peso.
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Gli scontri maggiori si verificano per divergenze nel sistema remunerativo: ad
esempio, il distributore nazionale potrebbe avere una tipologia di contratto per cui viene
pagato a copia distribuita, mentre quello locale a copia venduta. La differenza è sostanziale,
in quanto il conflitto nasce nel momento in cui il nazionale invia prodotti che il locale sa
benissimo che resteranno invenduti. Così facendo, quindi, il distributore su scala nazionale
tutelerà i propri introiti, mentre così non avviene per il locale.
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AL DI LA’ DEI
CONFINI: LA DISTRIBUZIONE IN LINGUA
STRANIERA
Il sistema di distribuzione dei quotidiani all’ estero è più o meno identico al nostro,
anche se in Italia facciamo un più largo utilizzo dei sistemi di teletrasmissione. Questo è
dovuto ad alcuni semplici fattori: innanzitutto perché l’ Italia ha un sistema orografico
difficile, e con questo intendiamo che, essendo tagliata dagli Appennini non è così semplice
per noi andare da una parte all’ altra della nostra penisola; mentre ad esempio in Germania,
che è tutta piatta, è molto più semplice lanciare i furgoni sulle autostrade.
Altra problematica è che noi in Italia abbiamo una editoria eccentrica, ovvero tutti i
grandi giornali hanno sede tra le città di Milano e Torino, scomode perché non centrali
rispetto allo sviluppo geografico del territorio. In Germania, per continuare il confronto
parallelo, così come in Francia, i grandi giornali partono da un solo punto, che è appunto
centrale, per poi dipanarsi e raggiungere gli altri angoli della nazione.
Ultima questione, ancora propriamente di natura nostrana, è rappresentata dalla
cultura giornalistica: i cosiddetti “ Giornali di prestigio” , infatti, ritengono che sia una
propria prerogativa e intrinseco dovere quello di essere presenti ovunque. Al contrario in
America, giusto per allargare gli orizzonti, questa concezione è obsoleta. Il Los Angeles
Times non distribuisce infatti a New York, così come a Boston non si trova il New York
Times. Tornando in Europa, anche in Francia i giornali di Parigi non vanno in tutto il paese,
mentre in Italia il nostro sistema distributivo più complesso, tale appunto per volere degli
editori, ci porta ad avere il quotidiano nazionale per eccellenza stampato a Milano anche
nell’ ultima edicola all’ angolo in un paesello del profondo sud.
Alla quadratura del cerchio manca un ultimo fattore: i nostri giornali hanno centri di
stampa addirittura all’ estero, da cui prendono voli internazionali per raggiungere tutti i
continenti. Un ramo della distribuzione che viene fatta chiaramente in perdere, ma
perpetrata per una serie di ragioni di immagine e prestigio, ancora per il fatto che il giornale
deve essere sempre presente. Questo caratterizza in maniera spiccatamente costosa la
distribuzione italiana, una concezione incomprensibile per altri paesi che, come gli U.S.A.,
hanno un’ idea diametralmente opposta dell’ editoria: quella giornalistica, per gli
anglosassoni, è un business, non importa il ritorno di immagine, il guadagno è tutto. Gli
editori americani, infatti sostengono che un giornale non debba fare più di 50 Km, oltre il
quale comincia ad essere un’ inutile spesa per tutti i fattori che ormai conosciamo bene. In
via del tutto eccezionale, se si cerca il New York Times a Milano, se ne può trovare una
copia, vecchia di minimo due giorni e del costo di 6 dollari. Questo non avviene per il
Corriere della Sera oppure per Repubblica che vendono all’ estero e dove hanno una buona
presenza e costi contenuti.
Per quanto riguarda la nostra realtà locale le pubblicazioni estere hanno un certo
rilievo: non bisogna infatti dimenticare che Padova ha, nella sua provincia, la zona termale
di Abano che caratterizza fortemente le richieste dei lettori. Vanno sicuramente per la
maggiore i quotidiani tedeschi e qualche copia del Financial Times; per l’ intera provincia
padovana giungono ogni giorno 120 titoli di esteri, secondo le statistiche della Andrioli
S.p.A..
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I quotidiani che rientrano sotto la identificazione di “ free press” rappresentano un
discorso a parte per quanto riguarda la distribuzione, anche perché fortemente caratterizzati
dalla loro concezione di origine.
Questo tipo di stampa nasce in Scandinavia da un’ idea di due giovanotti di
Stoccolma i quali notano che in metropolitana la gente normalmente non sa cosa fare.
Questo è legato al fatto che nei paesi scandinavi il 75-80% dei giornali è venduto per
abbonamento. Dunque la gente si reca raramente nelle edicole, o comunque in minima
parte. Chi riceve il giornale a casa esce per andare in ufficio e non prende la copia
dell’ abbonamento lasciandola a casa dato che a quelle latitudini ci sono orari diversi;
finiscono di lavorare alle 5 del pomeriggio e quindi hanno l’ occasione di leggerlo in un
secondo momento, al rientro a casa, e intanto lo lasciano a moglie e figli. Una volta saliti in
metro, dunque, gli scandinavi si guardano negli occhi.
I due inventori della free press hanno quindi pensato una formula molto specifica e
originale: questo tipo di giornale deve dare solo notizie; non deve avere nessuna
connotazione politica perché non deve essere scelto, ma accettato; deve parlare molto di
sport, di sesso, e deve essere leggibile completamente dall’ inizio alla fine in venti minuti
cioè il tempo medio che si passa in metropolitana per raggiungere il posto di lavoro. Tanto è
vero che la società nata in Norvegia per fare lo stesso mestiere si chiama “ Venti Minuti” .
Una società ben nota ai milanesi perché nel momento in cui c’ è stato l’ appalto per realizzare
la metropolitana a Milano la prima gara è stata venduta da una società fatta da “ Venti
Minuti” più “ il Giornale” che poi ha dovuto rinunciare per una storia legale troppo
complicata.
La free press nasce quindi con una sua specificità: il lettore sale sulla metropolitana,
lo legge, scende e lo butta. Addirittura nel contratto di servizio l’ editore avrebbe l’ obbligo di
ripulire le metropolitane e portare via le copie. In Italia, come ormai ci siamo abituati a
vedere in questa indagine, tutto funziona diversamente per alcune ragioni semplici:
innanzitutto non ci sono metropolitane, solo tre linee a Milano e un paio a Roma, mentre
nelle grandi città ce ne sono solitamente 15-20. Dunque l’ idea fondamentale della free press
già veniva a mancare perché distribuendo solo in queste poche linee non sarebbe servita a
nulla. Il secondo problema è che da noi si legge poco; mentre in Scandinavia si vendono
500 copie ogni mille abitanti, da noi solo 109. date queste premesse la free press viene letta
da gente che non compera il giornale. Terza discrepanza: in Italia gli abbonamenti ai
quotidiani ammontano circa a solo l’ 8 %, mentre il 92% si compera in edicola. Risultato: la
free press è diventata una sorta di stampa gratuita data un po’ dappertutto.
Nel progetto iniziale, e come tuttora avviene negli altri paesi, la free press viene
distribuita solo in pochi grossi centri; da noi, più o meno dovunque: alle stazioni dei tram,
autobus, treni, semafori, assumendo un aspetto completamente diverso dall’ origine e in
netta concorrenza con i grossi quotidiani. Rifacendosi infatti alla Scandinavia, in quei paesi
i giornali non hanno perso una copia proprio per la sussistenza degli abbonamenti, ovvero
chi era abbonato al quotidiano da tempo non smetteva di certo solo perché quelle 4 o 5
mattine leggeva anche la free press. Da noi le copie vendute non possono diminuire perché
sono già bassissime, ma certo costituiranno una sorta di freno per la stampa a pagamento.
In Italia, la distribuzione di questo tipo di quotidiani avviene in base agli indici di
assorbimento valutati: ad esempio a Milano si distribuiscono 600.000 copie totali, 200.000
di Metro, 200.000 di Leggo e 200.000 di City. In ogni città si organizzano con una rete di
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ragazzini che li distribuiscono, normalmente tra le 6.30 e le 9 del mattino. Se alle 9
avanzano copie significa che ne hanno stampate troppe, oppure che ne hanno stampate
troppo poche se, viceversa, finiscono alle 7.
Da noi il fenomeno ha preso una piega, come già accennato, completamente diversa
perché non essendoci metropolitane si vende anche in città minori. Contrariamente a quanto
avviene, portando ancora l’ esempio dell’ America, in città come Boston, New York,
Chicago, le uniche in cui c’ è traccia di free press. Ma senza andare tanto lontano, anche nei
paesi europei normalmente c’ è solo nella capitale. La free press in Italia è diventata un vero
e proprio concorrente del quotidiano, soprattutto a causa di una sorta di circolo vizioso che è
venuto creandosi col tempo. Il fatto che un giornale, come Metro, esca uguale in tutto il
mondo nel suo impianto grafico, ha immediatamente interessato i grandi inserzionisti
pubblicitari. È cosa di non poco conto infatti assicurarsi uno spazio pubblicitario in una
gabbia all’ interno della pagina, che esce uguale dovunque e che nella sola Milano
distribuisce 200.000 copie. Inoltre Metro, essendo di proprietà degli svedesi, segue il
concetto originario distribuendo solo a Milano, Roma e Torino. Per non perdere il passo Il
Messaggero ha fondato un proprio quotidiano free press, Leggo. Poi è stata la volta del
Corriere della Sera che è uscito con City e a seguire i vari giornali locali col solo risultato di
fare sostanzialmente la concorrenza a se stessi. Infatti Corriere e Messaggero sono partiti
per difendersi da Metro, poi però si sono allargati e hanno costretto quotidiani tipo Il
Gazzettino e L’ Arena a creare una propria free press per difendersi da quella del Corriere
della Sera e del Messaggero; ma non da Metro dato che questo distribuisce solo nei grandi
centri, come già detto, dove i locali non arrivano.
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La nostra indagine ha ripercorso storicamente l’ intero sistema della distribuzione a
partire dagli anni quaranta del secolo scorso, per poi seguirne gli sviluppi e le migliorie
introdotte dall’ uso di tecnologie sempre più avanzate. Con l’ avvento di sistemi di trasporto
più rapidi ed efficienti, la diffusione su larga scala dei distributori locali e l’ incremento
esponenziale del numero delle testate, il sistema di distribuzione è diventato estremamente
complesso e frammentario.
Ai giorni nostri il processo di diffusione che porta un quotidiano oppure un periodico
ad essere distribuito dalla tipografia attraverso tutta l’ Italia per essere acquistato dal
pubblico, è un processo a due dimensioni: lineare nel tempo e contemporaneamente a
raggiera per quanto riguarda lo spazio.
Inoltre, sin dalle prime indagini da noi svolte, ci siamo accorti di quanto siano
importanti i punti di raccordo attraverso i quali si snoda il percorso che la testata deve
compiere durante il processo di distribuzione. Questi punti di raccordo, le tappe del percorso
distributivo, sono a loro volta tanto fondamentali quanto onerosi e alla solidità della loro
tradizione si contrappone una forte instabilità dovuta a professioni, quelle del distributore o
del rivenditore, messe sempre più in crisi dalle nuove tecnologie telematiche e digitali a
disposizione di editori e fruitori.
Cosa riserverà il futuro ormai prossimo al sistema distributivo italiano? Secondo
quanto è emerso dalle interviste e dalla nostra esperienza maturata nel corso dell’ inchiesta,
lo scenario appare oscuro e poco rassicurante. Il dottor Maschietto, mentre ci mostrava il
potenziale tecnologico già in forze all’ Andrioli S.p.A., ci confidava che si stanno adeguando
di anno in anno all’ avvento di tecnologie telematiche che potrebbero mettere seriamente in
discussione la loro stessa esistenza in quanto distributori.
Anche il signor De Pazi e il signor Cozzolini confermavano le previsioni del loro
collega rincarando la dose: “ Avviene già oggi che in alcuni alberghi l’ intero giornale venga
direttamente trasmesso e che poi lo si stampi per gli ospiti. Sinceramente non siamo molto
sicuri che questo sistema regga ancora a lungo; comunque, il futuro non può dipendere
esclusivamente da noi: alla fine a prendere le decisioni più importanti sono sempre i
produttori e i consumatori” .
Tuttavia noi restiamo abbastanza fiduciosi. Secondo il nostro parere, il futuro della
distribuzione, così come è concepita ai giorni nostri, è strettamente legato al potere
evocativo che un quotidiano stampato su carta rappresenta per il lettore. Noi siamo convinti
che, nonostante in futuro sarà possibile ricevere ogni tipo di informazione in tempo reale
sullo schermo di un qualsiasi terminale, la carta stampata continuerà a mantenere quel suo
caratteristico fascino mentre il quotidiano ci accompagna in molti momenti della nostra
giornata: nel tragitto da casa al posto di lavoro, durante una pausa tra un impegno e l’ altro,
dopo pranzo e prima di andare a dormire oppure, perché no, mentre ce ne stiamo
comodamente seduti in poltrona accanto al tavolino del nostro soggiorno.
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Noi invece abbiamo il problema della resa. Questa è a carico dell’ editore: il padrone- governatore dell’ intero impianto - sistema della
distribuzione, colui che detta le regole perché rischio in prima persona; infatti il giornalaio non è un commerciante, perché non corre alcun rischio, lui
ritira, paga, vende e rende. L’ unica spesa è il suolo da occupare ma non necessita di investimenti.
Come funziona il sistema distributivo?
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Alcuni quotidiani o molto piccoli, o economicamente deboli che non sono in grado di allacciare
rapporti e stringere accordi con una rete di distributori locali si servono di quelli nazionali; per
darvi un esempio se ne servono L’ Unità, Libero, Il Foglio, Il Manifesto, Liberazione, tutti
giornali politici o comunque non appartenenti a grosse strutture economico-finanziarie.
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Quindi il numero di copie non viene stabilito dall’ ufficio diffusione?
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HGLWRUL QRQ FRSUH OD UHWH QD]LRQDOH PD KD D FKH IDUH FRQ SRFKL GLVWULEXWRUL ORFDOL ,QIDWWL
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4XDQGROD*D]]HWWDGL3DUPDKDVHUYLWR3DUPDKDIDWWRLOGHOVXRODYRUR
Dunque il Corriere della Sera non si appoggia al distributore nazionale.
1RLO&RUULHUHGHOOD6HUDYDGDWXWWLLGLVWULEXWRULORFDOLHORWURYLDPRLQTXDOVLDVL
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JLjQRQORWURYLDPR,O*D]]HWWLQRIXRULGDOWULYHQHWRQRQF¶qVLTXDOFKHFRSLDDOODVWD]LRQH
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Quali sono allora le vostre mansioni?
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FRO TXDOH KDQQR FRQFRUGDWR LO QXPHUR H JOL GLFRQR ³GRPDQL DOOH ´ R GRPDQL H GRSR
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,O VXR ODYRUR FRQVLVWH GXQTXH QHOO¶DWWULEXLUH OH FRSLH FHUFDQGR GL RWWHQHUH GXH
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Come si articola la parte economica?
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FRPPLVVLRQLSDUWLFRODULDQHVVXQSXQWRGLYHQGLWD/HJJHIDWWDQHOPRPHQWRLQFXLODVWHVVD
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
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DOO¶DQJROR GL XQ SDHVXFROR 4XHVWR SHU RYYLH UDJLRQL SHU HYLWDUH XQD FRQFRUUHQ]D FKH
IDUHEEHVXELWRIXRULLSLFFROLJLRUQDOLSHUFKpqFKLDURFKHVHVLDQGDVVHVXOOLEHURPHUFDWR
&RUULHUHR5HSXEEOLFDVDUHEEHURLQJUDGRGLIDUHIXRULWXWWLSHUFKpVRQRWDOPHQWHULFFKLFKH
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OLUH LO JLRUQDODLR KD XQ PDUJLQH GL FLUFD OLUH VH LR YHQGR XQ TXRWLGLDQR GD
OLUH KR XQ PDUJLQH GL FLUFD OLUH TXDQGR DSSDUHQWHPHQWH QRQ F¶q GLIIHUHQ]D
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JLRUQDODLRqVWDWRPHVVRYROXWDPHQWHLQXQDFRQGL]LRQHGLLQGLIIHUHQ]DFLRqQRQqSRVVLELOH
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SL´JOLYHUUHEEHULWLUDWDODOLFHQ]DSURSULRSHUFKpHYLGHQWHPHQWHVLDODOHJJHFKHWXWWHOH
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SRVVDQR DUULYDUH DO PHUFDWR H FKH YRL SRVVLDWH FRPSHUDUH TXDOVLDVL JLRUQDOH TXHVWR LQ
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4XHVWR q LO SXQWR IRQGDPHQWDOH SHU FXL OD FRQFRUUHQ]D VXO SXQWR GL YHQGLWD
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SHUz QRQ OR GHYH IDUH TXDQG¶DQFKH LO VXR FXRUH EDWWHVVH SHU GD XQD FHUWD SDUWH OXL
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GLVWULEXLUH/¶(FRGL3HOHWRODSHUFKpHYLGHQWHPHQWHLULFDYLVRQRGLYHUVL
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GLSHQGHGDTXDQWRqUHGGLWL]LR6HLRGLVWULEXLVFRFRSLHHQHYHQGRQRQKRQHVVXQ
JXDGDJQR VH QH GLVWULEXLVFR H QH YHQGR LO PLR JXDGDJQR q DOWLVVLPR TXLQGL
HYLGHQWHPHQWH OH UHJROH HFRQRPLFKH VWDELOLWH GDL GLVWULEXWRUL QD]LRQDOL VRQR LQ IXQ]LRQH
GHOODYHQGLWDUHGGLWLYLWjGHOSUH]]RHGHOSHVR
Ci può spiegare le dinamiche del trasporto?
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'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
YHQHUGuFKHFRVWD(XURPDSHVDXQDWRQQHOODWDRJJLLOFRVWRGHOWUDVSRUWRqLOFRVWR
SLDOWRGHOODGLVWULEX]LRQH
Qui facciamo un po’ la storia del trasporto, come voi dicevate all’ inizio si è partiti con le grandi corse delle macchine che era il grosso
problema soprattutto dei giornali nazionali, di chi partiva da Milano e voleva vendere a Roma e Napoli, di chi partiva da Torino e voleva vendere a
Trieste, di chi partiva da Roma e voleva vendere a Palermo.
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JLRUQDOLHIDFHYDQRORVPLVWDPHQWRFLRqLRDOORUDODYRUDYRDOOD6WDPSDHF¶HUDXQDOLQHD
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YHQGLWDLQYHFHSHUDQGDUHORQWDQRVLSUHQGHYDODPDFFKLQDHVLIDFHYDQRGHOOHJUDQGLFRUVH
SHUDUULYDUH
4XHVWRVLVWHPDFRPXQTXHQRQIXQ]LRQDYD2SHUTXDQWRIXQ]LRQDVVHLOJLRUQDOHHUD
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DGHVVRPDULVWUHWWDLQXQPDVVLPRGLGXHRUH,JUDQGLJLRUQDOLFKLXGRQRODSULPDHGL]LRQH
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JLRUQDOHFKHDQGDYDGDOOHQRYHGLHFLGLVHUDILQRDOOHWUHGHOPDWWLQRFRQLOULVXOWDWRFKHL
JLRUQDOL HUDQR FRPSOHWDPHQWH GLYHUVL FLRq XQ JLRUQDOH FKH YRL FRPSUDYDWH D PLOOH
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VLWXD]LRQHPD XQD YROWD HUD QRUPDOH FKHOH SUHVLGHQ]H GHO FRQVLJOLR ILQLVVHUR DOOH WUH GHO
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avuto?
Quali sono stati i cambiamenti e le innovazioni introdotte, e quali effetti hanno
,O SULPR FDPELDPHQWR IRQGDPHQWDOH q OD WHOHWUDVPLVVLRQH FLRq FL VRQR GHOOH
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FKLORPHWULSHURJQLSDJLQDFLPHWWHYDPLQXWLHTXLQGLLQXQDPH]]¶RUDVLWUDVPHWWHYD
XQLQWHURJLRUQDOHGD0LODQRD3DOHUPRHTXLVLSRWHYDVWDPSDUH$TXHOSXQWRODSHOOLFROD
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2JJL OD WHFQRORJLD VL q HYROXWD LQ PRGR GUDPPDWLFR H VL WUDVPHWWH GD FRPSXWHU D
FRPSXWHU RJJL XQ LQWHUR JLRUQDOH VL WUDVPHWWH LQ VHFRQGL FLRq FRQ OD WUDVPLVVLRQH D
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VHWWH FHQWUL GL VWDPSD FKH KD QHO JLUR GL XQ PLQXWR , GDWL YHQJRQR OHWWL GDO FRPSXWHU
FRQGHQVDWLVEDWWXWLVXXQDOLQHDWLSRTXHOOH,6'1HULFHYXWRGDOO¶DOWUDSDUWH2JJLLJUDQGL
JLRUQDOLVWDPSDQRLQFHQWUL««TXLQGLGDTXHVWRSXQWRGLYLVWDOHFRUVHIROOLQRQFL
VRQRSL
/¶DOWUDJURVVDFRVDFKHKDDLXWDWRODGLIIXVLRQHGHLJLRUQDOLqVWDWRO¶XWLOL]]RGHLYROL
SRVWDOL$ILQHGHJOLDQQL¶OHSRVWHKDQQRDFFHWWDWRLJLRUQDOLVXYROLSRVWDOLYRLVDSHWH
FKHWXWWHOHQRWWLGDWXWWLJOLDHURSRUWLSDUWRQRGHJOLDHUHLFKHGDQQRODSRVWDGDXQFHQWUR
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
DOO¶DOWUR DQFKH DO ULWRUQR QRUPDOL PDFFKLQH GHOO¶$OLWDOLD FKH QRQ HVVHQGRFL YROL FRQ
SHUVRQHXWLOL]]DQRJOLVWHVVLDHUHLFDULFDQRODSRVWDHLJLRUQDOLVXLVHGLOLHYDQQR
,O SUREOHPD HUD GL FDUDWWHUH WHFQLFR SHUFKp VH YRL GRYHWH PDQGDUH XQD
UDFFRPDQGDWD OD WLPEUDWH LO SRPHULJJLR H OD LPEXFDWH PD L JLRUQDOL QRQ SRWHYDQR IDUH
TXHVWRGXQTXHF¶qYROXWRPROWRWHPSRHGRSRXQSR¶GLEXURFUD]LDVLqDUULYDWLDOO¶DFFRUGR
FKH L JLRUQDOL VL SUHVHQWDQR VRWWR OD VFDOHWWD GHOO¶DHUHR VL GDQQR L SDFFKL H SRL
FRQWDELOL]]DQRFRQFDOPDFRQOHSRVWHSHUFKpVHLQYHFHDYHVVLPRGRYXWRDQGDUHDOOHSRVWH
DLPEXFDUOLHUDSHJJLRFKHDQGDUHLQPDFFKLQDHYLGHQWHPHQWH4XLQGLLJLRUQDOLFKHQRQ
KDQQR WDQWL FHQWUL GL VWDPSD XVDQR L YROL SRVWDOL FRQ OH VROLWH VHFFDWXUH OD QHEELD LO
JKLDFFLR««
4XDQGR SRL VL DUULYD LQ TXHVWL SRVWL FRPXQTXH GHYRQR SDUWLUH FLRq LR SRVVR
WHOHWUDVPHWWHUH D &DJOLDUL VWDPSDUH D &DJOLDUL PD GL FRUVD ILQR D 6DVVDUL GHYR SXU
DQGDUHGXQTXHQRQqFKHTXHVWRKDFRPSOHWDPHQWHULGRWWRODGLVWULEX]LRQHDXWRPRELOLVWLFD
O¶KD VLFXUDPHQWH ULGRWWD VXOOH OXQJKH GLVWDQ]H 6H L JLRUQDOL VL VWDPSDQR D &DWDQLD GD
&DWDQLDD3DOHUPRFLVLGRYUjSXUHDQGDUHHQRQqFKHVLDXQYLDJJLRGDSRFR
4XLQGLTXHVWRqORVFKHPDDWWXDOHWHOHWUDVPLVVLRQH±DXWRYRORSRVWDOH±DXWR
$GHVHPSLRD&DJOLDULWHOHWUDVPHWWRQRVRORRJUDQGLJLRUQDOL&RUULHUH6WDPSD
*D]]HWWD GHOOR 6SRUW 5HSXEEOLFD D 6DVVDUL WXWWL JOL DOWUL OL PDQGDQR FRO YROR SRVWDOH
6RSUDWWXWWR G¶HVWDWH TXDQGR OD JHQWH q LQ 6DUGHJQD GHYRQR DUULYDUFL DQFKH L JLRUQDOL GL
SURYLQFLDVHYRLDQGDWHD2OELDWURYDWHDQFKHLJLRUQDOLSLSLFFROLFKHVHJXRQRLSURSUL
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VRSUDWWXWWRLQXQSDHVHFRPHO¶,WDOLDGRYHO¶GHOOHSHUVRQHYDLQYDFDQ]DDG$JRVWRDG
$JRVWR D 3DGRYD QRQ ULPDQH QHVVXQR 4XLQGL VH LO JLRUQDOH QRQ FHUFDVVH SL R PHQR GL
VHJXLUOL D 5LPLQL LQ 6DUGHJQD FHUWR QRQ SXz DUULYDUH LQ .HQLD R DOOH 6HLVFKHOOHV
DYUHEEHURXQFDORGLYHQGLWDSDXURVDÊFKLDURFKHTXHVWRWLSRGLYHQGLWDULVXOWHUjSHUOD
VWUDJUDQGH PDJJLRUDQ]D GHL JLRUQDOL LQ QHJDWLYR PD q LQGLVSHQVDELOH SHU QRQ SHUGHUH L
SURSULOHWWRUL
Ci può dare qualche dato?
*OLXOWLPLGDWLDJJLRUQDWLFKHLRKRVRQRGHO1HOLJLRUQDOLLWDOLDQLKDQQR
GLVWULEXLWR FRPSOHVVLYDPHQWH PLOLDUGL H PH]]R GL FRSLH QH KDQQR YHQGXWL PLOLDUGL H
IDWWRFLUFDPH]]RPLOLDUGRLQFRSLHGLUHVD4XHVWRVLJQLILFDFKHKDQQRPDQGDWRDOPDFHUR
FLUFD WRQQHOODWH GL FDUWD FKH VRQR VWDWH VWDPSDWH SRUWDWH LQ PDFFKLQD R DHUHR GD
TXDOFKHSDUWHULSRUWDWHLQGLHWURHEXWWDWHDOPDFHUR&UHGRFKHLOPDFHURGLDFLUFD
OLUHDOFKLOR
È un sistema fortemente costoso, oggi il costo della distribuzione è il costo più grosso dell’ intero ciclo di produzione. La redazione costa
infinitamente meno. I grandi costi sono la distribuzione e la carta . In Italia oggi si consumano ogni anno 700.000 tonnellate di carta da quotidiano, di
cui 180.000 prodotte in Italia e il resto tutto importato dai paesi scandinavi, Austria, Germania, Canada; non siamo produttori di carta in modo
significativo perché non abbiamo alberi, avendo distrutto tutto. Per fare un chilo di carta ci vogliono 3 chili di legno, il rapporto è di uno a tre. Con un
rapporto di questo genere noi per fare 700.000 tonnellate di carta dovremmo produrre 2 milioni e 100.000 tonnellate di legno, di Arice, Betulla,
Pioppo e noi non ne abbiamo praticamente.
4XLQGLODSURGX]LRQHGLFDUWDLQ,WDOLDqIDWWDLPSRUWDQGROHJQDPH
Quali sono le analogie e le differenze con la distribuzione all’ estero?
,OVLVWHPDGLGLVWULEX]LRQHGHLTXRWLGLDQLqSLRPHQRLGHQWLFRFRQLOIDWWRFKHGD
QRL F¶q PROWD SL WHOHWUDVPLVVLRQH FKH DOWURYH FLRq QRL VLDPR DO PRQGR FUHGR LO SDHVH
OHDGHUGHOODWHOHWUDVPLVVLRQHHTXHVWRSHUXQVLVWHPDDWUHRUGLQLSULPRSHUFKpDEELDPR
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
XQ VLVWHPD RURJUDILFR GLIILFLOH DYHQGR WXWWL JOL $SSHQQLQL QRQ q FRVu VHPSOLFH SHU QRL
DQGDUHGDXQDSDUWHDOO¶DOWUD,Q*HUPDQLDFKHqWXWWDSLDWWDqPROWRSLVHPSOLFHIDUHOH
FRUVHTXHVWRqLOSULPRSUREOHPD
,O VHFRQGR q FKH QRL DEELDPR XQD HGLWRULD HFFHQWULFD FLRq WXWWL L JUDQGL JLRUQDOL
VRQRD0LODQRH7RULQRFKHVRQRHFFHQWULFLVSRVWDWLVXOSUREOHPDGHLWUDVSRUWL0HQWUHL
JUDQGL JLRUQDOL WHGHVFKL R IUDQFHVL SDUWRQR GD XQ VROR JUDQGH SXQWR FRPH 3DULJL
DEEDVWDQ]DFHQWUDOH3DUODYRO¶DOWURJLRUQRFRQLOGLUHWWRUHGL³)UDQFRLV´HPLGLFHYD³,R
ULHVFRDGDUULYDUHGDSSHUWXWWRHFFRKRTXDOFKHSUREOHPDDGDUULYDUHD7RORQHSHUFKpq
XQDOLQHDIHUURYLDULDXQSR¶FRVuDQFKHD0DUVLJOLDFRQXQYRORDUULYR´0HQWUHGDQRLq
XQSR¶SLGLIILFLOH
,OWHU]RSUREOHPDqODFXOWXUDJLRUQDOLVWLFRLWDOLDQDLJLRUQDOLFRVLGGHWWLGLSUHVWLJLR
QD]LRQDOLULWHQJRQRFKHLOORURUXRORVLDTXHOORGLHVVHUHSUHVHQWLRYXQTXH6HYRLDQGDWHLQ
$PHULFDDO/RV$QJHOHV7LPHVHJOLFKLHGHWHVHGDQQRGHOOHFRSLHD1HZ<RUNYLULGRQRLQ
IDFFLDQRQJOLSDVVDORQWDQDPHQWHSHUODWHVWD0LULFRUGRGLHVVHUHVWDWRLQYLVLWDDO/RV
$QJHOHV7LPHVTXDQGRHUDSUHVLGHQWH5HJDQFKHHUDGL/RV$QJHOHVHDOORUDFKLHVL³PD
FRPHIDWHDPDQGDUJOLOHFRSLH´HPLGLVVHUR³1RLQRQPDQGLDPRQXOODVHOXLOHYXROHFL
SHQVHUj OD &,$ D SUHQGHUOH H SRUWDUJOLHOH O¶XOWLPR GHL QRVWUL SUREOHPL q TXHOOR GL
PDQGDUH OH FRSLH D :DVKLQJWRQ SHU DPRU VXR´ 9RL D %RVWRQ QRQ WURYDWH LO 1HZ <RUN
7LPHV
4XLQGL ORUR KDQQR PHQR SUREOHPL SHUFKp QRQ KDQQR TXHVWD LGHD LQYHFH YRL
QHOO¶XOWLPR SDHVH LQ IRQGR GHOOD 6LFLOLD WURYDWH LO &RUULHUH OD 5HSXEEOLFD H OD 6WDPSD
TXLQGLqFRPSOHWDPHQWHGLYHUVR,JLRUQDOLGL3DULJLQRQYDQQRLQWXWWDOD)UDQFLDFLVRQR
GHLSRVWLLQFXLQRQJOLSDVVDSHUODPHQWHGLDQGDUH,OGLUHWWRUHGHO&RUULHUHGHOOD6HUDVH
QRQWURYDXQDFRSLDGHO&RUULHUHD&DSR3DVVHURIDXQDWUDJHGLDTXHVWDqODGLIIHUHQ]DSHU
FXLQRLDEELDPRXQVLVWHPDGLVWULEXWLYRSLFRPSOHVVRSHUTXHVWDUDJLRQHFKHqWLSLFDPHQWH
LWDOLDQD
$GGLULWWXUD GLPHQWLFDYR GL GLUYHOR L QRVWUL JLRUQDOL KDQQR L FHQWUL GL VWDPSD
DOO¶HVWHUR PL SDUH FKH 5HSXEEOLFD VWDPSL D 5XEHDX[ LO &RUULHUH D )UDQFRIRUWH SHU SRL
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E per quanto riguarda la free press?
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Come avviene il processo di distribuzione della free press?
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Da noi è un concorrente vero del quotidiano, tra l’ altro mi sembra, leggendo, che siano fatti molto bene.
Come mai Metro non è distribuito ovunque?
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Chi decide i prezzi dei quotidiani?
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Quali sono gli orari della distribuzione?
Il conteggio avviene alla rovescia; le edicole generalmente si aprono tra le 6 e le 6.30, prima quelle della periferia dove c’ è la gente che
lavora sul serio, più tardi quelle del centro dove la gente va a lavorare più tardi. Quindi il distributore fa un piano e dice “ io parto con i giri alle 3.30,
alle 4. Se allora vogliamo beccare la distribuzione in quella città sappiamo che ci dobbiamo arrivare alle 3.10 – 3.15, sennò i giri sono già partiti, poi
se si ritarda di 5 min. si avverte e il distributore aspetta. Ma tendenzialmente esiste un’ ora limite in cui partono i furgoni ed entro quell’ ora bisogna
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arrivare. È chiaro che il piano dei trasporti viene fatto in funzione dei trasporti, cioè il capo della distribuzione sa a che ora deve arrivare nei vari posti
e sa che le macchine da Milano, Venezia partono con uno scaglionamento in funzione dell’ ora in cui devono arrivare che a sua volta è in funzione
dell’ ora in cui devono partire i furgoni di città.
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Cos’ è l’ ANADIS?
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Chi siete…
Noi facciamo un attimino da ponte tra gli editori e i vari rivenditori. Noi rappresentiamo una realtà che copre Padova e l’ intera provincia,
praticamente noi distribuiamo a tutte le edicole di Padova e provincia; perché la nostra attività è principalmente a carattere provinciale quindi lei ne
trova una Padova, una a Vicenza, una o più, comunque la realtà è grosso modo locale ed interessa la provincia. Facciamo da ponte tra l’ editore e il
rivenditore in che senso: l’ editore ci assegna o concorda con noi determinati quantitativi di quotidiani e il nostro compito è quello innanzitutto di
allocare le quantità ottimali per punto vendita, perché non è il rivenditore che ci dice “ domani dammi 20 Corriere delle Sera piuttosto che 10” , siamo
noi ad assegnare il quantitativo. Naturalmente il quantitativo lo assegniamo in base a fatti specifici tipo oggi che è un giorno speciale i giornali
escono, esce la notizia della morte di Agnelli, quindi con inserti, tant’ é che oggi ci sono stati forti aumenti. In ogni caso in base a dati statistici, storici
e di cosa può offrire una rivendita. L’ obiettivo è quello di contenere al massimo gli invenduti perché i rivenditori so che non vendono, non possono
prendere contrattualmente… ovviamente del resto essendo noi che assegniamo le copie siamo obbligati all’ acquisto e ciò che non vendono non
possono renderlo immagino che questo già gliel’ abbiano detto la rivendita, ecco. Quindi teoricamente una distribuzione ottimale sarebbe quando ogni
rivendita rende una copia per testata: significa che io gli ho dato le copie sufficienti a coprire, a soddisfare tutti i suoi clienti.
Quindi l’ edicolante la rende a lei e lei cosa ne fa dopo?
Io a mia volta in base agli accordi che c’ ho con gli editori le invio al macero oppure gliele rendo, insomma, a dimostrazione che a mia
volta non l’ ho venduta.
I numeri di copie da fornire ai rivenditori le stabilite voi oppure…?
No, l’ editore stabilisce, concorda o stabilisce con noi il monte copie totali per la nostra zona. Allora, detto che il monte copie è 100, siamo
noi a ripartirle. Questo è il primo compito; poi, ovviamente, quello di confezionarle. Confezionarle significa che i vari editori le fanno confluire a noi
e noi ne confezioniamo 3 copie del Corriere, 3 di Gazzettino, 5 di… e le facciamo recapitare al punto vendita ritirando gli invenduti del giorno
precedente.
Voi quindi distribuite tutte le testate?
Sì. Cioè noi diciamo rappresentiamo, essendo praticamente l’ unico distributore sicuramente a Padova e, diciamo, buona parte della
provincia di Padova, fondamentalmente distribuiamo solo noi; questo però per la realtà che riguarda Padova, Vicenza è una attimino diversa: lì c’ è un
distributore per tutti i quotidiani eccetto il quotidiano locale che lì si chiama “ Il Giornale di Vicenza” che viene distribuito da un altro distributore.
E i periodici…?
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Ma rispetto ad una volta invece, quindi parlando di storia, cosa è cambiato rispetto
agli anni passati? Funzionava diversamente, immagino, la distribuzione…
Beh, diciamo dipende a che epoche si riferisce… cioè rispetto a 10 anni fa non ci sono grosse novità. Sì, qualche innovazione tecnologica,
per esempio con i furgoni: magari più capienti, meno capienti, ma sempre con i furgoni poi alla fine si consegna. Se si va a 20 anni fa magari in certi
posti arrivavano col pullman: c’ era il pullman che in determinati posti, non riguardava tanto Padova, ma in altri posti arrivavano via treno… erano gli
editori che direttamente li inviavano via treno. Dall’ 86-87 noi distribuivamo solo per Padova città, mentre ogni singolo editore inviava ai restanti
punti vendita della provincia il suo pacchettino. Quindi una grossa novità c’ è stata ed è stata a metà degli anni Ottanta, diciamo.
Voi andate con il camioncino a prenderli… ?
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Diciamo che sono gli editori che ce li mandano, noi li aspettiamo qua.
A che ora vi arrivano le copie?
Beh ovviamente parlando degli anni che stiamo parlando, si inizia alle 2 e mezza, 3 e poi anche alle 4.30 insomma.
Per l’ ultima edizione…
Sì, tanto per dire: stamattina una parte di un quotidiano ci è arrivato alle 5.30.
E voi alle 6 e mezza dovreste consegnare alle edicole, più o meno, no?
Beh, dovremmo consegnare anche prima delle 6 e mezza. Eventualmente ci sono un sacco di trasporti… cioè non c’ è un furgoncino che…
cioè Padova è strutturata che ci sono circa una trentina di furgoni e poi comunque c’ è una parte di rivenditori che vengono presso i nostri magazzini a
prendersela. Allora lei capisce che, siccome c’ è sempre un primo ed un ultimo, sia sul trasporto, ma anche sulla distribuzione, allora tendenzialmente
si inizia con le linee che devono far più strada, che c’ hanno più carichi e poi si restringe sempre di più verso il centro.
Che sono quelli a cui viene consegnato più tardi…
Di fatto al rivenditore teoricamente dovrebbe arrivare sempre alla stessa ora, pur facendo parte di un giro quindi evidentemente ce n’ è uno
prima e uno dopo e quindi si cerca di ottimizzare gli arrivi in base anche alle esigenze. L’ esigenza della stazione è diversa: perché in stazione alle 6 ci
sono già persone. E’ diversa dalle esigenze di un altro rivenditore… che ne so cito De Pazi che apre alle 8 e mezza, per cui… No ne abbiamo uno
peggiore che quando apre la stagione della caccia questo apre intorno alle 10; però viene a prendersele [ride… ]. E’ Moro Gianfranco…
Come mai invece qualche rivenditore decide di venirseli a prendere qui da voi?
Mah, talvolta per non supportare un costo; perché poi alla fine è un scelta: chi se li fa portare decide per la qualità della vita. Perché
venirseli a prendere comunque ci si mette quella mezz’ ora anche per caricare. Altrimenti lei pensi chi fa servizio al mercato ortofrutticolo di Padova
che c’ è bisogno dei giornali intorno alle 4.15, 4.20. Perché al mercato ortofrutticolo credo alle 5 e mezza già non ci sia più nessuno. E’ evidente che
dovremmo fare per lui un servizio dedicato e allora questa è una circostanza in cui preferisce venirseli a prendere. Oppure chi passa qui vicino… però
anche questo è abbastanza, perché c’ è tutto un regime contrattuale dietro; cioè non è proprio che uno possa decidere “ vengo a prendermeli, me li
faccio portare… ” c’ è tutto un accordo nazionale che regolamenta questa cosa, perché teoricamente si può scegliere fino a un certo punto. Padova città
può dire: beh, se ho il diritto di venirli a prendere, me li vengo a prendere, però non c’ ha il diritto di riceverli. In provincia invece c’ hanno il diritto di
riceverli, ma non di venirli a ritirare. Ovviamente loro corrispondono, Padova e provincia, una percentuale su ciò che vendono. E allora però è una
percentuale che nasce da concetti mutualistici fondamentalmente, perché uno che vende camion di giornali presumibilmente con quella percentuale
riuscirebbe tranquillamente a rivendersela o farsi un servizio dedicato. Però non a supplire laddove c’ è il furgone che va magari per vendere 5 copie.
Perché 5 copie con qualsiasi percentuale non copre il costo di consegna: il costo del furgone, del personale. Ecco che allora c’ è una percentuale che va
a coprire, che in realtà poi non copre perché ci sono interventi da parte nostra a sostegno e anche editoriali. Però il concetto… è proprio per questo che
c’ è un concetto un attimino mutualistico. Perché se lei ha una rivendita e non vende nessuna copia, lei di trasporto di fatto non paga niente. Significa
che allora qualcuno deve pagare al suo posto.
Quindi il costo del trasporto? Cresce esponenzialmente… ?
Bah, diciamo, laddove è regolamentato è qualcosa meno dell’ 1 % sul prezzo, incide l’ 1 % del venduto. Diciamo che loro c’ hanno un
margine prima di risolvere il trasporto di qualcosa meno del 20 % sul prezzo. Nel 20 % bisogna considerare che su un quotidiano che vale 1 Euro,
prende qualcosa meno di 20 centesimi sul quotidiano venduto: non è che siano poi cifre…
Voi anche avete una percentuale…
Anche noi sì. Tutto il meccanismo nel bene e nel male, diciamo, viaggia a percentuale. Poi in realtà non tutto… c’ è sempre una percentuale
però magari c’ è anche una componente fissa perché se lei è un editore che mi promette di vendere 10 copie a Padova, qualsiasi percentuale che lei mi
dia, sicuramente non copre l’ onere. Quindi è evidente che ci dev’ essere qualcosa di più la percentuale, insomma.
Queste percentuali sono stabilite a livello legislativo?
No, non c’ è niente di legislativo. Anche perché non c’ è diciamo… nel momento in cui si dovesse stabilire… poi può essere anche una
furbizia questa. Perché nel momento in cui dovessero stabilire una tariffa che devo applicare io, cosa significa? Significa che nel momento in cui io
non ci sto con i costi qualcuno deve contribuire. In realtà noi siamo un’ impresa che non… un’ impresa non tipo l’ Enel che siamo obbligati a un
servizio, cioè non abbiamo una concessione, prezzi da concordare. In realtà poi c’ è una percentuale d’ uso con tutte le varianti di un quotidiano locale
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che vende tantissimo sicuramente o normalmente sotto la percentuale d’ uso. La percentuale d’ uso è il 5%, di riferimento. Però poi lì si spazia,
insomma; però spaziare dal 5 al 4 % significa ridurre i nostri margini di un 20%. Perché prendere il 5 o prendere il 4 anche per i ricavi significa
ricavare il 20 % in meno.
Una curiosità: è vero che… io ho sentito dire che una volta per quanto riguarda le
rese si tagliava soltanto la testata…
Però lei si riferisce ad anni antecedenti l’ avvento dei distributori, della nostra figura. Noi siamo del ’ 39. Quindi a Padova diciamo nel ’ 39
dove servivamo noi non si tagliavano le testate. Nel caso, non so se si ricorda, prima quando accennavo all’ editore che mandava direttamente il
pacchettino alla rivendita, diciamo lì spesso l’ editore poteva accettare a dimostrazione dell’ invenduto il fatto che ci fosse sto taglio della testata, così
mandava la mazzetta delle testate invendute.
In Italia siete stati i primi… ?
Questo non lo so, presumo che se andiamo a guardare nella realtà del 1939 personalmente, eh li sì che era tutta un’ altra cosa, diversa,
eravamo distributori sì, ma che ne so, di 10 testate. Forse perché nel ’ 39 10 ce n’ erano. Poi magari si nasceva come distributori in quegli anni, si era
rivenditori e poi da semplice rivenditore classico, quello attuale, in realtà si faceva rivenditore e anche distribuzione magari alle rivendite vicine…
sono nate un po’ così, credo, le distribuzioni: un rivenditore che serve anche altri rivenditori. Penso che storicamente sia andato così, insomma. Fino a
vent’ anni fa la merce non arrivava via camion da noi, ma arrivava via ferrovia…
Arrivava via ferrovia e poi andavate voi a…
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Tornando invece agli orari: diceva l’ importanza prima degli orari della distribuzione;
ma se gli editori, i fornitori ritardano anche solamente di un quarto d’ ora, 20 minuti, voi
come vi adeguate?
Noi abbiamo un impegno a distribuire, ci siamo impegnati a distribuire se arrivano entro un certo orario. Che nel nostro caso, diciamo,
sono le 4e10, 4e20… 4e10 diciamo. Perché noi alle 4e10… se tutti dovessero partire dal presupposto, se tutti i quotidiani dovessero arrivarmi alle
4e10 io comunque alle 4e30 inizio a distribuire. Ci sono sti 20 minuti per poter preparare tutti sti quotidiani per iniziarli proprio a distribuire
fisicamente. Prepararli significa aprire tutti i pacchi, posizionarli, per poi cominciare a dire inizio a servire i punti vendita. Allora, se tutti i quotidiani
arrivano alle 4e10 io comunque alle 4e30 parto. Questo significa che se gran parte dei quotidiani sono arrivati alle 4e10 e uno arriva alle 4e20
comunque io ce la faccio. Se mi arriva troppo tardi, allora non ce la faccio più.
E’ già successa una cosa del genere?
Beh, stamattina il quotidiano di cui una parte è arrivata alle 5.30, i furgoni arano già partiti… Il concetto è: per un quotidiano o per alcuni
quotidiani non si può far aspettare tutti glia altri utenti, mi sembra un’ ingiustizia.
Quindi non viene distribuito…
No no, esce in emergenza: quindi o con giri supplementari, talvolta consideri che le spese sono anche superiori a quello che ritiene di
vendere o a suoi ragionamenti economici per cui rinuncia anche ad uscire. Noi serviamo anche testate che vendono anche 8 copie al giorno a Padova,
in tutto il territorio. Quindi quella anche se arriva tardi sicuramente è un onere che dobbiamo addossare al colpevole, diciamo. Più o meno per 8 copie
forse rinuncia. E allora qui dipende dalle politiche editoriali, insomma. Diciamo che i più ridondanti come nome, quelli senz’ altro coprono l’ intera
zona, altri un po’ meno, altri proprio rinunciano.
Parlando di dati: voi quante testate coprite?
Mah, in anagrafica, esteri escluso perché poi c’ è tutta la lettura degli esteri, esteri esclusi ne abbiamo 8 mila.
8 mila ogni giorno…
No, no, 8 mila come anagrafica… il mensile una volta ogni 30 giorni, il quotidiano è una volta al giorno, bimestrale, semestrale e
l’ annuale… diciamo che se lei lascia una rivendita pressoché completa magari si trova 4 mila titoli, ci possono stare. Poi c’ è chi fa servizio arretrati,
per cui qualche rivenditore tiene anche fumetti per esempio, cose di questo genere. Tiene anche dei fumetti non più in distribuzione o magari si
dimentica… I crucipuzzle penso ce ne siano un centinaio di titoli… c’ è la Settimana Enigmista, poi gli altri insomma… Anche se i consumatori non
sempre sono; c’ era un rivenditore che aveva 45 titoli di crucipuzzle…
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Parlando di distribuzione estera invece mi diceva che avete…
Sì, oltre ai nazionali naturalmente ci sono anche le pubblicazioni estere: noi rispetto ad altre città abbiamo la zona termale di Abano.
Quindi c’ è una vendita, per il fatto di Padova, che magari è orientata verso certi giornali: il Financial Times… e poi c’ è la vendita, quella termale,
orientata su Germania e tedeschi, insomma. Magari Vicenza un po’ meno… lì piace il New York Times, il Times… infatti Padova, come vendita a
Padova di esteri, è infima; comunque a noi arrivano credo intorno ai 140-150 titoli al giorno di esteri.
Ma se un edicolante volesse cominciare a vendere, che ne so, un quotidiano estero o
comunque qualcosa che fino al giorno prima non ha venduto, voi come…
Dunque, sugli esteri, per scelte editoriali e quindi economiche, vien fatto questo ragionamento: allora, ci son delle rivendite ad Abano e
Montegrotto che c’ hanno una loro vita perché c’ hanno clienti di alberghi e turismo, diciamo. Han turismo e quelli quindi rientrano nel servizio; e poi
su Padova ci sono una ventina di rivendite che diciamo son come specializzate ed è su quelle che noi andiamo. Quindi gli esteri su Padova non si
trovano in tutte le rivendite, ma in determinate edicole, rivendite e teoricamente si sa che quando si va in quella rivendita si trova la maggior parte di
quello che si distribuisce. Perché altrimenti diventerebbe una cosa frantumata: una, una, una… talvolta potrebbe anche creare disorientamento al
pubblico, insomma. Lei si immagina che comincia a cercare il Times. Allora io le so dire: queste sono le rivendite che ce l’ hanno. Però, siccome le
copie son quelle, se io le ripartisco tra… cioè se son 100 copie: se le ripartisco tra 10 rivendite tendenzialmente arriva una media di 10 copie per
rivendita, però se le ripartisco su 450 rivendite se lei cerca il Times forse non lo troverà mai. Perché o non l’ ha ricevuto o perché l’ ha ricevuto e l’ ha
venduto. Invece talvolta nel concentrare, paradossalmente dà anche più servizio alle clientela. Non è vero che l’ aumento di punti vendita aumenti il
servizio alla clientela. Parliamo di due edicole vicine: allora, siccome io c’ ho un quantitativo totale e servo solo queste due rivendite, se io ho un
limite quantitativo finiscono una parte di qua e una parte di là. Questo può finirla e questo può averla in eccedenza. Lei può essere fortunato di andare
in quella che c’ ha l’ eccedenza, ma può essere sfortunato nell’ andare in quella in cui non ce l’ ha per cui deve recarsi in quell’ altra rivendita. Se la
rivendita fosse unica, io avrei comunque quel quantitativo e lei andrebbe là e sicuramente la troverebbe. Ecco, nei paesi talvolta due o più rivendite
diventano deleterie. Partiamo dal presupposto che non è che poi con l’ aumento delle rivendite in sé determini un aumento automatico delle copie
distribuite. Perché le copie distribuite sono anche in funzione di ciò che viene venduto.
La vostra relazione, il vostro rapporto con i distributori nazionali, professionale?
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Spesso c’ è così, ma non solo da parte degli acquirenti, ma da parte dei nostri fornitori in
generale, che magari ci possono inviare… adesso c’ è la collezione, che ne so, dei bicchieri, ci
possono inviare degli scatoloni bellissimi magari anche con scritto fragile. Poi ignorano che noi
poi comunque dobbiamo fare dei pacchi. E sti pacchi li facciamo e poi li consegniamo ai
trasportatori. Allora nel fare i pacchi schiacci ed è facile che il bicchiere si frantumi; e poi viene
caricato su un camion ed è facile che nel carico… cioè magari non fanno una confezione adatta
per tutta sta cosa. Arrivano belli da noi, poi in rivendita un po’ meno belli e in resa disastrosi.
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(',&2/$17(',9,$)$&&,2/$7,3$'29$
Dove va a prendere i quotidiani lei?
Ce li portano alla mattina presto.
E a che ora?
Alle 6.30.
Come funzionava una volta?
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A lei arrivano un numero determinato di copie di quotidiani…
&KHYLHQHVWDELOLWRGDOODGLVWULEX]LRQHHQRQGDQRL
Quindi lei non può scegliere di non prendere…
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Questa legge si ricorda di che periodo è?
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Complicata, capisco. Lei ha un referente della distribuzione con il quale è in contatto
per queste questioni?
1R QRL TXDQGR DEELDPR GHOOH TXHVWLRQL GREELDPR FKLDPDUH OD GLVWULEX]LRQH H
DEELDPRVHPSUHXQVDFFRGLGLIILFROWjSHUFDSLUFL
C’ è per caso un centro regionale di distribuzione in Veneto?
1R QRQ F¶qXQFHQWUR UHJLRQDOH &LVRQR WXWWL SLFFROL FHQWULFKH YLDJJLDQR RJQXQR
SHU FRQWR VXR $OWULPHQWL F¶q O¶DVVRFLD]LRQH GHL GLVWULEXWRUL O¶DVVRFLD]LRQH QD]LRQDOH GHL
GLVWULEXWRUL
Dei distributori locali?
1R GHL GLVWULEXWRUL QD]LRQDOL (¶ XQ¶DVVRFLD]LRQH GHL GLVWULEXWRUL« VDUHEEH LO ORUR
VLQGDFDWRGLFLDPR
Quindi lei deve essere qua ogni mattina alle 6 e mezza perché le arriva il camion con
i quotidiani?
$UULYDLOFDPLRQFRQWXWWRHLRJOLGRLOUHVWR«
Invece una volta andavate voi?
&HUWRXQDYROWDHUDYDPRQRLDGDQGDUHOj
Invece, per quanto riguarda gli inserti?
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ULFHYXWRLOJLRUQDOHDOOHGHOODPDWWLQDSHUFKpLOFDWDORJRGHOOD6RQ\HUDXQDUREDJUDQGH
FRVuHGKDQQRGRYXWRIDUHSLJLUL
E se succede qualche problema perché qualche inserto viene mancato, chi è che ci
rimette?
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ULPHWWLDPREHQGLSHJJLRFKHO¶LQVHUWRTXLQGL/¶LQVHUWRqSRFRLPSRUWDQWH
Con le riviste e i quotidiani che hanno tutti questi inserti, per voi è meglio o è
peggio?
1R SHU QRL q VROR XQD VHFFDWXUD H LO JXDGDJQR QRQ q PDJJLRUH q VROR XQD
VHFFDWXUD
Lei ci può dire che percentuale guadagnate sui venduti o no?
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HDQFKHPHQRGHOLQDOFXQLFDVL'LSHQGHGDWXWWDXQDVHULHGLIDWWRUL&RPXQTXHDO
QRQFLVLDUULYDPDL
Qualche cosa di strano che è successo: per esempio una volta distribuivano
PuntoCom e poi di punti in bianco non è stato più distribuito… Qualcosa di cui la gente non
si accorge però esiste?
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WHVWDWH D YROWH q XQ PDQLFRPLR GD JHVWLUH 3HU FXL QRL VWLDPR DWWHQWL VROR FKH WXWWR
TXHOORFKHFLYLHQHPHVVRLQFRQWRFLYHQJDGDWR3HUFKpDYROWHPDQFDDQFKHTXHOORFKH
F¶qLQFRQWR
Lei non ha mai sentito parlare di cartoline dei vignettisti che dovevano essere
distribuite… partite, ma che poi non hanno più dato e le hanno ritirate?
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1RQPHORULFRUGRQHPPHQRVWRGLVFRUVR«
Era per rendere più libera la stampa, meno legata alla distribuzione…
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HVHPSLR F¶q VWDWR XQ SHULRGR LQ FXL FKL QRQ YHQGHYD XQ FHUWR QXPHUR GL 5HSXEEOLFD LQ
SURYLQFLDQRQULFHYHYDO¶(VSUHVVR,OFKpqWXWWRGLUH«FRPHVLIDDGHOLPLQDUHXQRSHUFKp
QRQ VL YHQGH TXHOO¶DOWUR $OORUD OD OLEHUWj GL VWDPSD F¶q R QRQ F¶q ,QYHFH SRL VRQR
TXHVWLRQLGLVWULEXWLYHDXQFHUWRSXQWRORURXQDFRVDFLJXDGDJQDQRQRQFLJXDGDJQDQRVL
IHUPDQRHYLD
Quindi lei non sa la differenza che ci può essere tra il numero di copie che ha lei e
quello dell’ edicolante vicino…
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DQGDUJOLHORDFKLHGHUHPDqERQWjVXDVHPLGLFH0DSRWUHEEHGLUPLVHQHKDDYXWHR
QLHQWH
Siete dei terminali ormai?
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IHULHGREELDPRFKLHGHUOHDORURHSUDWLFDPHQWHORURFLGLFRQRTXHVWRSHULRGRTXDSHUOD
ILQHGL*HQQDLR«FLGDQQRXQSDLRGLSHULRGLGRYHSRWHUVFHJOLHUHOHQRVWUHIHULH6RQR
JLRUQLGREELDPRULHQWUDUHRVXOO¶XQRRVXOO¶DOWUR2OHIDLOuRVDOWD
Quindi voi siete gestiti totalmente da questo ente superiore?
6uWRWDOPHQWHJHVWLWL
E questo ente è… ?
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DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
La federazione Italiana dei Giornali, la FIEG ed è una cosa oscena perché loro decidono tutto in
pratica. Sono loro che fanno il bello ed il cattivo tempo. Noi abbiamo anche un sindacato, però
abbiamo un potere molto limitato. Facciamo quello che facciamo, diciamo la verità. Loro hanno i
politici, hanno i giornali in cui possono scrivere quello che vogliono, a noi non è concesso
neanche a pagamento. Una volta abbiamo deciso di fare una cosa a pagamento e ci hanno detto
di no.
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
/(**,&2175$772(67,0$725,2
'(/&2',&(&,9,/(
1R]LRQHCon il contratto estimatorio una parte consegna una o più cose
mobili all’ altra e questa si obbliga a pagarne il prezzo, salvo che restituisca le cose nel
termine stabilito.
,PSRVVLELOLWj GL UHVWLWX]LRQHChi ha ricevuto le cose non è liberato
dall’ obbligo di pagarne il prezzo, se la restituzione di esse nella loro integrità è divenuta
impossibile per causa a lui non imputabile .
'LVSRQLELOLWjGHOOH FRVHSono validi gli atti di disposizione compiuti da chi
ha ricevuto le cose; ma i suoi creditori non possono sottoporle a pignoramento FSF
o a sequestro FSFfinché non ne sia stato pagato il prezzo.
Colui che ha consegnato le cose non può disporne fino ache non gli siano restituite
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
*/266$5,2
'($'/,1(TXHVWDGHILQL]LRQHVLULIHULVFHDOODOLQHDGHOODPRUWHROWUHODTXDOHq
LPSRVVLELOHDJJLRUQDUHODQRWL]LDSHUFKpLOJLRUQDOHGHYHHVVHUHVWDPSDWRHQRQSXzSL
DWWHQGHUH
',))86,21(: per diffusione si intende il totale delle copie diffuse in Italia e
all’ estero però distinte in tre voci: la diffusione SDJDWD (ovvero le normali vendite nelle
edicole e per abbonamento), quella in EORFFR (le copie che si cedono ad esempio all’ Alitalia,
al Banco di Roma, ai supermercati) e la quella JUDWXLWD. Nella voce diffusione rientra anche
la valenza territoriale di un quotidiano, ovvero i dati della sua presenza sulle porzioni di
suolo nazionale.
',675,%8=,21(: (essendo l’ oggetto della nostra tesina ci auguriamo che questa
definizione risulti inutile e ridondante). Per distribuzione si intende l’ intero processo che
porta una testata dalla tipografia alla rivendita locale.
(',=,21(75(1,: si chiamava così, negli anni passati, l’ edizione che seguiva alla
prima chiusura. Doveva infatti essere stampata in tempo da raggiungere i treni per la
distribuzione. Se talvolta non accadeva così si era costretti ad inseguire letteralmente il treno
alla stazione successiva.
)2*/,$=,21(: con questa definizione si intende l’ assetto finale che viene dato al
quotidiano in uscita, con sapiente scelta e ottimizzazione degli spazi in base anche a tutta
una serie di strategie di marketing. A volte la stessa ingerenza della pubblicità costringe a
cambiare in corsa l’ ossatura del giornale: se uno spazio inserzionistico richiede mezza
pagina, questo può comportare la conseguenza i spostare tutto quanto segue, magari col
risultato di avere la sezione Cultura che inizia in una pagina di sinistra anziché a destra in
una nuova quartina.
*(5(1=$: è quel Box, all’ interno della grafica di un giornale, che riporta dati e
nomi: direttori, vice, editore, presidente, tipografie e tiratura.
*,251$/,201,%86: in Italia, a differenza di tutti gli altri paesi in cui le due cose
vengono distinte, sotto il nome di Omnibus si raduna una stampa di qualità ma anche a larga
diffusione. Il quotidiano omnibus ha tra le sue pagine un’ ingente quantità di temi e notizie.
3$*,1()5(''(: all’ interno della fogliazione di un quotidiano per pagine fredde si
intende tutta quella serie di rubriche, articoli, lettere e spesso anche la sezione Cultura, che
vengono confezionate nel pomeriggio, quando anche non il giorno prima, perché non hanno
grandi esigenze di essere aggiornate in tempo reale.
3(11<35(66: per qualche verso antenata dell’ odierna free press. Con questo nome
si designava un tipo di stampa che ha fatto la sua comparsa a inizio secolo (1900) e che ebbe
un successo straordinario. Come suggerito dal nome, si trattava di un giornale che costava
solamente un Penny, ovvero più o meno un settimo del prezzo dei quotidiani di allora.
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
5(6$: rispetto al numero di copie concordato, la resa rappresenta l’ invenduto che
l’ edicolante restituisce al distributore.
7,5$85$: per tiratura si intende il numero totale di copie che vengono prodotte dai
vari centri di stampa di una stessa testata. Questo prezioso dato è a disposizione di ogni
lettore perché inserito all’ interno della gerenza.
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR
DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR
,1',&(
ƒ PREFAZIONE
[SDJ]
ƒ LE CONSEGNE DAL BIANCO E NERO
AL COLORE
[SDJ]
ƒ LA LINEA DEL TEMPO
[SDJ]
ƒ I TENTACOLI DELLA DIFFUSIONE
[SDJ]
ƒ IL GIOCO DELLE PARTI
[SDJ]
ƒ AL DI LA’ DEI CONFINI:
LA DISTRIBUZIONE IN LINGUA STRANIERA
[SDJ]
ƒ CONCLUSIONE
[SDJ]
ƒ INTERVISTA AL DOTTOR GUASTAMACCHIA [SDJ]
ƒ INTERVISTA AL DOTTOR MASCHIETTO
[SDJ]
ƒ INTERVISTA AL SIGNOR FIOR
[SDJ]
ƒ CONTRATTO ESTIMATORIO 1558 del Cod.Civ.
[SDJ]
ƒ GLOSSARIO
[SDJ]