Il sistema distributivo della carta stampata in Italia
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Il sistema distributivo della carta stampata in Italia
'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR Università degli Studi di Padova Corso di Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico Gennaio 2003 '$//$527$7,9$$/7$92/,12 '(/0,262**,2512 - Il sistema distributivo della carta stampata in Italia - A cura di: FERDINANDO AVARINO NICCOLO’ DAGNOLO 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 35()$=,21( Quando ci siamo trovati di fronte all’elenco delle proposte di tesine mai avremmo pensato che saremmo riusciti a ritagliarci uno spazio tutto nostro e che ci calzasse a pennello: una sorta di compromesso tra l’inchiesta giornalistica e la ben più razionale analisi del linguaggio dei quotidiani. Nessuno di noi due si riteneva completamente soddisfatto o particolarmente interessato ai soliti grandi temi, più volte accennati nel corso delle lezioni e ormai affrontati da decine di colleghi prima di noi. Niente 11 settembre, no il caso Fallaci, giornalisti o patrioti e la P2, figuriamoci poi uno studio certosino e alienante come quello della titolazione. Decisamente non facevano per noi. Forse un’indagine sulla censura, una ricerca sulle vicende editoriali legate a “L’Occhio”, una raccolta dei falsi e degli errori nei quotidiani. Ma ecco poi la Distribuzione. Si trattava di un argomento a noi assolutamente ignoto e per questo intrigante. Da subito abbiamo deciso che sarebbe stato l’oggetto della nostra ricerca, in virtù poi del fatto che sicuramente in pochi, probabilmente nessuno prima, si era avventurato in un simile ambito. Poche e confuse erano le notizie in nostro possesso sul come potessimo disporre, quotidianamente, di un giornale che veniva da così lontano e che chiudeva nel cuore della notte. Ma com’è possibile? Magia, alchimia? Abbiamo quindi svelato l’intero meccanismo della distribuzione in Italia, non tralasciando nemmeno qualche utile parallelismo con i sistemi omologhi all’estero. Abbiamo calcato un terreno vergine, imparando e scoprendo ogni giorno grazie alle nostre forze e idee; è praticamente nulla, infatti, la bibliografia in materia. Le notizie dalla grande Rete sono rare e disomogenee. Il nostro sforzo pionieristico ci ha portati allora a costruire una bibliografia tutta nostra, tramite interviste a personaggi di spicco all’interno della catena di distribuzione, ricerche, indagini, approfondimenti e cifre difficilmente reperibili. A Milano abbiamo sentito la voce del presidente dell’ADN, Luigi Guastamacchia che è a capo dell’associazione nazionale che gestisce la distribuzione nell’intero paese; a Padova ci siamo rivolti alla Andrioli S.p.A., la società che fornisce il servizio di distribuzione locale per la nostra provincia. Qui il responsabile dottor Maschietto insieme ai signori De Pazi e Cozzolini, così come Guastamacchia, ci ha anche svelato i loro rapporti con gli editori. L’anello mancante era quello del rivenditore, l’ultimo passaggio prima che il quotidiano arrivi sotto gli occhi del lettore. Ci siamo allora rivolti al Signor Fior dell’edicola di via Facciolati all’incrocio con via Cristo Re. Ognuno ci ha raccontato le proprie mansioni, e le relazioni con gli altri attori in scena. La nostra analisi si articola in un breve excursus storico in cui si ripercorrono le tappe fondamentali del fare distribuzione: dai primi anni sino all’avvento delle ultime tecnologie. Quindi, in maniera molto semplice, esponiamo quali sono le modalità di funzionamento della complicata rete di distribuzione in Italia, non tralasciando di specificare, come già accennato, i rapporti tra le parti in causa. Abbiamo poi dato uno sguardo al funzionamento del meccanismo nelle nazioni a noi culturalmente più vicine, anche se talvolta geograficamente lontane, per poi concentrarci sui problemi della macchina distributiva nel nostro paese. Non abbiamo certo dimenticato il futuro e i rischi che esso comporta per i distributori con l’avvento di innovazioni. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR LE CONSEGNE DAL BIANCO E NERO AL COLORE Per iniziare, cerchiamo di capire come funzionava la distribuzione dei quotidiani in passato, facendo un po’ di storia in modo da riallacciare logicamente quanto accadeva una volta con quelle che sono le novità di oggi grazie all’ avvento di grandi tecnologie. Padova può vantare una delle società di distribuzione locale più antiche d’ Italia. Nel corso della nostra intervista, infatti, il dottor Maschietto, responsabile capo della Andrioli Distribuzione S.p.A., ci ha rivelato che la sua azienda è nata nel lontano 1939: “Eh, li sì che era tutta un’ altra cosa; oggi invece la nostra attività che consiste nella diffusione, amministrazione, distribuzione e controllo resa delle testate, richiede un impegno di circa 600 ore giornaliere, ovvero circa 75 persone impiegate nelle consuete 8 ore lavorative”. Nei primi anni quaranta le società che fornivano il servizio di distribuzione avevano un massimo di 10 testate da consegnare, dato che i quotidiani non erano molti. Dunque non esistevano veri e propri distributori, preposti ad un solo compito, ma spesso si trattava di semplici rivenditori che però facevano anche da rifornitori delle edicole vicine. Sono nate così le grandi distribuzioni locali, apparati oggi indispensabili per gli editori minori o non economicamente forti. In tempi antecedenti la nascita delle grosse distribuzioni locali, perfino la resa avveniva in maniera differente: a dimostrazione dell’ invenduto, l’ editore accettava come testimonianza e prova i soli “tagli della testata”. Il ruolo dell’ edicolante era dunque quello di ritagliare nel vero senso della parola il nome del quotidiano, la testata appunto, per rispedirla al mittente. In questa maniera si evitavano grossi costi di trasporto in periodi in cui ancora i collegamenti scarseggiavano per la mancanza di una figura di rilievo, il distributore locale, all’ interno del processo di distribuzione. A Padova, proprio in virtù della datata presenza della Andrioli S.p.A., questo meccanismo non sussisteva e le mazzette di invenduto venivano rese e mandate al macero come si fa tutt’ oggi. A molti, quando si parla della distribuzione, vengono in mente immagini di potenti furgoni che sfrecciano a velocità folli sull’ intera rete autostradale italiana e per le città stesse ad orari poco ortodossi. Questo era effettivamente uno dei più sostanziosi problemi soprattutto per i giornali nazionali: il trasporto. Non era certo cosa facile per chi partiva da Milano e voleva vendere a Roma e Napoli, per chi partiva da Torino e intendeva raggiungere Trieste, o ancora per chi da Roma aveva lettori fidati a Palermo. Si trattava di un “sistema misto”, fatto di treno e auto. Il trasporto su gomma veniva impiegato per i tragitti lunghi mentre quello su rotaia per le brevi tratte; negli anni ’ 60, ci ha svelato il dottor Luigi Guastamacchia presidente della ADN distribuzione nazionale, le ferrovie mettevano addirittura a disposizione dei vagoni su cui salivano gli operai dei giornali che si adoperavano nello smistamento consegnando interi pacchi di quotidiani in ogni stazione in cui si fermava il convoglio. L’ utilizzo del treno era giustificato dal fatto che serviva un mezzo capiente per far fronte alle esigenze dei lettori delle zone limitrofe dove la vendita era chiaramente maggiore. Così facendo, anche il lavoro dei distributori locali era differente, perché la merce arrivava loro via ferrovia, costringendoli ad andare in stazione a ritirare il tutto. Questo sistema, sopravvissuto per qualche decennio, comunque non funzionava e costringeva i grandi giornali, che dovevano raggiungere località molto lontane, a chiudere una prima edizione molto anticipata, già verso le nove o dieci di sera. I diversi rifacimenti e chiusure nel corso delle ore successive portavano poi ad avere edizioni completamente 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR differenti. Inserito in tutto questo panorama, compito del rivenditore era di andare a prendersi da solo i giornali nel magazzino del distributore locale e rifornire quotidianamente la propria edicola. Questa operazione andava effettuata entro le sei del mattino e recandosi (in particolar modo a Padova), prima nell’ agenzia per i quotidiani, poi in quella per i periodici, quando ancora nella nostra città vi erano due centri di distribuzione. Sono però intervenute alcune innovazioni fondamentali lungo l’ iter che un giornale percorre dall’ editore al lettore: il primo cambiamento epocale è rappresentato dalla teletrasmissione, ovvero l’ impiego di macchinari simili a fax di grandi dimensioni che trasferivano la singola pagina del quotidiano su pellicola; questa pellicola veniva poi messa su un cilindro che, fungendo più o meno da fotocopiatrice, trasmetteva ad un cilindro simile. Utilizzando la linea telefonica si poteva così trasferire a mille chilometri un intero giornale in circa trenta minuti. Se si trasmetteva, ad esempio, da Milano a Palermo, nel capoluogo siciliano si poteva poi procedere alla stampa, poiché la pellicola diventava lastra e saliva su una rotativa. L’ altra grossa innovazione intervenuta nel mondo editoriale giornalistico è stato l’ utilizzo dei voli postali. Dagli anni ’ 80, infatti, le Poste hanno accettato i giornali sui comuni voli postali che ogni notte partono da tutti gli aeroporti. Sugli stessi aerei, dunque, posta e quotidiani viaggiavano comodamente adagiati sui sedili dei velivoli che la notte erano inutilizzati dalla compagnia di bandiera. Sorgeva però un problema di carattere tecnico, l’ esigenza di consolidare questo accordo e burocratizzare il contratto. Si è così arrivati, dopo qualche tempo, alla decisione che i giornali si sarebbero presentati sotto la scaletta dell’ aereo mentre poi il tutto sarebbe stato contabilizzato con calma. Arriviamo così ai giorni nostri e ad una tecnologia che si è evoluta in modo talmente rapido che un intero quotidiano si trasmette da computer a computer in 10 secondi. Quello che la redazione centrale manda ai vari centri di stampa dislocati in punti focali della penisola è una semplice e-mail. Portando l’ esempio del Corriere della Sera, la trasmissione a pacchetti permette di stringere i tempi, ritardare le chiusure, non rischiare estreme differenze tra le edizioni, partire in stampa in vari punti d’ Italia. Questo, però, non elimina a priori il trasporto su gomma; infatti dai sei, sette centri di stampa di cui dispone il nostro storico quotidiano partono comunque i furgoni che devono raggiungere i centri di distribuzione locale circostanti. Tutto questo meccanismo, talvolta complicato nei rapporti tra le parti in campo, guida speditamente e con maggiore successo i quotidiani ai nostri edicolanti, che ogni giorno si vedono sfrecciare i furgoni fino alla propria rivendita verso le 6.30 del mattino. A quest’ ultimo protagonista della catena di distribuzione non resta che ritirare i giornali e consegnare le rese. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR /$/,1($'(/7(032 Dopo aver descritto lo sviluppo storico della distribuzione, in questo capitolo e nel prossimo ci concentreremo sul presente del processo distributivo in Italia: sulla sua duplice natura spazio/temporale e sulle tappe che una testata deve superare dal momento in cui esce dalla rotativa della tipografia fino a quando io, fruitore, l’ adagio sul tavolo del mio soggiorno. Successivamente approfondiremo più in dettaglio le figure che animano questo iter ponendo particolare attenzione ai rapporti tra le parti. Innanzitutto trattiamo la dimensione temporale. Per visualizzare con immediatezza e semplicità la fasi temporali del processo, immaginiamo la distribuzione come una sorta di freccia, una linea del tempo, alle cui estremità si trovano due delle quattro figure da noi prese in esame: l’ editore a sinistra, dove si origina la linea, e il rivenditore a destra, in prossimità della punta della freccia. La distribuzione, fondamentalmente, impegna tutto il lasso di tempo rappresentato da questa freccia. Prima di proseguire nell’ analisi di quelle componenti strutturali proprie della linea del tempo, quali la lunghezza e l’ ampiezza della freccia, è bene sottolineare che queste caratteristiche specifiche non hanno connotati semplicemente temporali, ma vanno ad interagire con altri aspetti caratterizzanti la distribuzione in generale. In questo senso, l’ analisi degli aspetti legati alla linearità del processo distributivo varrebbe già di per sé un’ interessante terreno di indagine e toglierebbe tempo, energie e risorse sia a coloro che leggono questa breve analisi sulla distribuzione e sia a coloro che si sono prodigati nel redigerla. Nel procedere dell’ analisi, quindi, accenneremo brevemente a questi aspetti caratterizzanti le componenti strutturali della freccia, soffermandoci maggiormente sugli aspetti della lunghezza e dell’ ampiezza della linea del tempo che maggiormente ci hanno interessato e sono, di fatto, più attinenti all’ analisi generale del processo distributivo. /$/81*+(==$ La lunghezza del processo di distribuzione è la principale caratteristica temporale del processo lineare. Mediamente possiamo dire che la linea del tempo ha una durata che va dalle 5 alle 6 ore, calcolando che la prima edizione di un quotidiano esce dalla tipografia verso mezzanotte e mezza, l’ una di notte e che l’ ultima edizione deve essere in edicola per le sei, sei e mezza del mattino. In realtà le stime non possono mai essere precise anche perché, come del resto per l’ ampiezza, sono numerosi gli aspetti che influiscono su questa grandezza e spesso poco prevedibili. Tuttavia, in linea di massima, possiamo dire che la lunghezza varia a seconda dei mezzi tecnici utilizzati durante l’ intero processo e dalle risorse impiegate per il trasporto. Innanzitutto ciò che influisce fortemente sui tempi della distribuzione è la tecnologia. Come ci è stato spesso spiegato, lo sviluppo tecnologico, come nella maggior parte delle attività industriali, ha apportato una serie di miglioramenti nel corso degli anni che hanno permesso alla distribuzione di mantenere la lunghezza della freccia costante nonostante l’ incremento esponenziale delle testate distribuite. Questo dato, a nostro avviso, è molto importante e da non sottovalutare. Infatti, se è vero che sessant’ anni fa si distribuiva con tempi tutto sommato simili ad adesso (i quotidiani chiudevano alle due di notte e venivano rivenduti alle sette di mattina), è altrettanto vero che fino a sessant’ anni fa le testate da distribuire quotidianamente erano sull’ ordine della decina mentre ai giorni nostri sono almeno 250-300: 40 quotidiani, 120 esteri e 120 illustrati, secondo le stime dell’ Andrioli S.p.A.. Inoltre la tecnologia ha permesso ai rivenditori sparsi sul territorio di 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ricevere più o meno contemporaneamente le testate, nonostante il continuo aumento dei punti stessi di vendita. Certo, affidarsi alla tecnologia può risultare, in alcuni casi, controproducente. Se prendiamo come esempio il magazzino di smistamento della Andrioli S.p.A. per la provincia di Padova, ci si rende conto dell’ alto grado di automazione dell’ intero sistema e questo, oltre ad essere un fiore all’ occhiello per l’ azienda, rischia di diventare un pericolosissimo boomerang. Ci raccontavano, il dottor Maschietto e il signor De Pazi, due dei responsabili dell’ Andrioli S.p.A., di quando un fulmine mandò in corto circuito tutto il sistema di smistamento. Dal momento che i tecnici non sarebbero stati in grado di rimettere in piedi il sistema digitale di smistamento in tempo utile, dovettero arrangiarsi per quella notte a smistare tutte le testate urlando fino a perdere la voce, mettendo in seria crisi i tempi di consegna ai rivenditori. Un altro aspetto che va ad influire sulla linearità della distribuzione, sono tutte le problematiche legate al mondo dei trasporti: dalle condizioni atmosferiche e, più in generale, meteorologiche ai numerosi disguidi tecnici che, di giorno in giorno, possono occorrere a chi trasporta via aereo o con automobili e camion in giro per le strade d’ Italia. Possiamo concludere che, per quanto riguarda la lunghezza della nostra freccia temporale, gli aspetti che maggiormente influiscono sugli orari del processo distributivo sono legati all’ assistenza fornita dallo sviluppo tecnologico e ai diversi sistemi di trasporto. Come ci assicura il dottor Maschietto, ogni processo distributivo per quanto riguarda tempi di consegne e trasporti è diverso di volta in volta; è molto difficile che tutto fili liscio, ma è altrettanto difficile che possano accadere particolari inconvenienti tali da far saltare intere tappe del percorso distributivo. Si sono verificati spesso, e spesso continueranno a verificarsi, casi in cui uno o più editori ritardino la consegna del monte copie per i distributori locali; tuttavia in quei casi, come ci ricorda il dottor Maschietto, tutto dipende dal ritardo con cui le copie arrivano al distributore. Se uno o più quotidiani consegnano i loro monte copie quando i camion sono già partiti, certamente tutti gli altri quotidiani non possono aspettare e, se l’ editore decide che è conveniente, i ritardatari escono in emergenza e le spese addizionali sono tutte a carico dell’ editore. In questo caso, quindi, tutto dipende dai ragionamenti economici che l’ editore intende fare: se la politiche editoriali glielo consentono, viene effettuato un giro supplementare di consegne da parte del distributore, altrimenti il quotidiano viene ritirato e non esce in edicola. Riassumendo, la lunghezza della freccia temporale che indica la durata del processo distributivo è sull’ ordine delle 6 ore, tutte trascorse lavorando di notte quando la vita si placa un poco e le informazioni sono meno importanti. Il conteggio, ci dice il dottor Guastamacchia, avviene alla rovescia: le edicole aprono generalmente tra le 6 e le 6.30, prima quelle in provincia e in periferia, poi quelle nei centri cittadini. Il distributore locale, per poter servire in maniera ottimale i rivenditori, comincia a distribuire alle 4.30; di conseguenza attende che gli editori gli consegnino i monte copie entro le 4.15. Gli editori, a loro volta, chiudono la prima edizione a mezzanotte e cominciano a spedirla ai distributori locali cui arriva verso le 2; di seguito stampano le edizioni successive fino alle 2.30-3 della notte che arrivano ai distributori locali approssimativamente verso le 3, le 4 fino anche alle 5 di mattina. /¶$03,(==$ Con ampiezza della freccia, in realtà, noi intendiamo il volume di merce scambiata nel mercato della carta stampata durante l’ intero processo distributivo. Come ricordato in 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR apertura di paragrafo, in questa sede sarebbe lungo, dispendioso e, di fatto, inutile soffermarsi troppo sugli elementi più strettamente economici della distribuzione. Tuttavia, a nostro avviso, nel tralasciare interamente questo aspetto molto specifico e delicato della distribuzione, si rischierebbe di escludere alcuni elementi del processo distributivo utili al fine di comprendere perché e in che modo determinate dinamiche produttive vengano a determinarsi. Nel capitolo precedente abbiamo accennato al fatto che lo sviluppo tecnologico ha permesso, nel corso del secolo scorso, un forte ampliamento dell’ industria della carta stampata. Partiamo da questa considerazione per fare una rapida panoramica su quali sono gli aspetti principali che influiscono sull’ ampiezza del volume di scambi. Successivamente parleremo degli aspetti più tecnici legati ai costi di distribuzione che influiscono sull’ ampiezza del volume di scambi dei quotidiani nel mercato della carta stampata. Ora affronteremo un aspetto, quello del prezzo dei quotidiani, fondamentale per poter cominciare a stimare la portata in termini economici e quantitativi. Incominciamo col dire che oggi i prezzi dei quotidiani vengono stabiliti dagli editori. Questo fatto non è così scontato come potrebbe sembrare: in Italia, infatti, ci dice il dottor Guastamacchia, fino al 1984/85 si era in regime di prezzo amministrato. Il governo, infatti, fissava ministerialmente, attraverso l’ Ufficio della proprietà letteraria della presidenza del consiglio, i prezzi per i quotidiani. Questo prezzo, tra l’ altro, rientrava nel paniere del costo della vita ai fini del calcolo della Scala mobile. In questo contesto fortemente regolarizzato, dunque, quando i distributori ritenevano che il prezzo non fosse più adeguato al costo della vita, si doveva fare una domanda specifica al Ministero dell’ industria documentando le ragioni per cui veniva chiesto l’ aumento e il governo, una volta accertate le richieste, emetteva un decreto. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, dunque, si è stabilito che ogni editore aveva la capacità di decidere a quanto vendere il proprio quotidiano secondo i suoi costi e i suoi ricavi. E’ diventato anche possibile, ed è un sistema che è già stato utilizzato da molti editori, applicare un prezzo diverso per il medesimo quotidiano a seconda delle diverse aree di distribuzione. In questo senso, per provare a regolamentare il sistema dei prezzi, è stata approvata la Legge Antitrust, numero 270 del 1990, la quale sancisce che gli editori non possono accordarsi sui prezzi per evitare collusioni. Comunque, nonostante la legislazione in atto, nel corso degli ultimi anni i prezzi dei quotidiani in Italia sono saliti a livelli notevoli, di norma più alti rispetto al costo di un quotidiano negli altri paesi. E’ proprio per questo motivo che, in ultima analisi, possiamo sostenere che il prezzo del quotidiano è una delle principali limitazioni alla diffusione della stampa nel nostro paese. Abbiamo detto che il prezzo di un quotidiano influisce in maniera determinante nel calcolare il volume di scambi all’ interno del mercato della carta stampata. Se ciò è facilmente intuibile, è altrettanto vero che ci sono alcuni aspetti del sistema distributivo che vanno ad influire in modo sostanziale sul calcolo del prezzo da parte dell’ editore. Innanzitutto bisogna dire che al giorno d’ oggi la distribuzione, come afferma il dottor Guastamacchia, è un sistema fortemente oneroso. Dell’ intero ciclo di produzione di una testata, compresi i costi redazionali che sono infinitamente minori, quello della distribuzione è il costo più forte che un editore debba sostenere nel momento in cui decide di stampare e distribuire un quotidiano. In questo senso, i grandi costi della distribuzione sono due: il trasporto e, soprattutto, la carta. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR Sempre secondo i dati, aggiornati al 2001, fornitici dal dottor Guastamacchia, in Italia al giorno d’ oggi si consumano 700.000 tonnellate di carta da quotidiano di cui solamente 180.000 prodotte nel nostro paese e tutto il resto importato dai paesi scandinavi, dall’ Austria, dalla Germania e dal Canada. Il fatto che l’ Italia importi carta dall’ estero, con conseguenti forti costi di trasporti e tasse, è dovuto principalmente al fatto che per fare 1 chilo di carta ce ne vogliano 3 di legno. Con un rapporto di questo tipo, continua il dottor Guastamacchia, per poter produrre in Italia 700.000 tonnellate di carta bisognerebbe produrre 2 milioni e 100.000 tonnellate di legno di Larice, Betulla, Pioppo, famiglie di alberi di cui il territorio italiano è praticamente sprovvisto. Anche per quanto riguarda i trasporti, i costi di spedizione e trasferimento dei quotidiani sia da un punto all’ altro della penisola che a livello locale sono notevoli e influiscono fortemente sugli oneri sostenuti dal processo distributivo. A grandi linee i costi di trasporto si dividono in due categorie: dall’ editore al distributore locale e dal distributore locale al rivenditore. Nel primo caso gli oneri di sostenere le spese di trasporto sono quasi del tutti a carico dell’ editore oppure, nel caso dei quotidiani nazionali minori, del distributore nazionale che copre in questo caso anche le spese di trasporto. Nel secondo caso le spese di trasporto possono essere sostenute allo stesso tempo sia dai distributori locali che dai rivenditori. E’ il dottor Maschietto che ci illustra il sistema di trasporto per quanto riguarda la distribuzione a Padova e nella provincia. Lo scopo principale, nel momento in cui si pianificano i sistemi di trasporto, è cercare di ottimizzare gli arrivi in base alle esigenze: l’ esigenza dell’ edicolante della stazione, per esempio, che comincia a servire i passeggeri sin alle 6 di mattina, è diversa dalle esigenze di un altro rivenditore che magari apre tre le 7 e mezza e le 8, poiché sa che la sua clientela prima di quell’ ora difficilmente si reca dal giornalaio a fare acquisti. Partendo da questa considerazione, continua il dottor Maschietto, è stato stabilito un accordo nazionale tra distributori e rivenditori per regolamentare gli oneri di trasporto: i rivenditori di Padova città hanno il diritto di andare a prelevare le testate all’ Andrioli S.p.A., il distributore locale, ma non hanno il diritto di farsele recapitare; mentre, al contrario, i rivenditori sparsi nella provincia, hanno il diritto di riceverle, ma non di ritirarle. In linea di massima, dunque, come rivenditore, soprattutto se lavoro in città, ho la possibilità di scegliere se accollarmi o meno gli oneri del trasporto; ad ogni modo, ci confida il dottor Maschietto, i rivenditori decidono di venirsi a prendere le copie per non sostenere un costo che, comunque, laddove è regolamentato incide dell’ 1% sul prezzo di un quotidiano. Tuttavia, chi si fa recapitare le testate, sceglie di non aggravare la qualità della vita dal momento che addossarsi l’ onere del trasporto significa perdere in media una buona mezz’ ora tra carico e percorso. Infine, per i casi eccezionali, i distributori locali effettuano servizi dedicati come nel caso del rivenditore al mercato ortofrutticolo che deve avere le testate per le quattro e un quarto, quattro e venti del mattino dato che già alle cinque e mezza si svuota e non ha più clientela. Per quanto riguarda il distributore locale, invece, mediamente i costi di distribuzione dalla sede dell’ Andrioli S.p.A., che serve circa 450 rivendite per 360 giorni all’ anno grazie all’ ausilio di una trentina di furgoni, assorbono un 25-27% del prezzo di copertina di un quotidiano da 0,90 Euro. Riassumendo, il prezzo di un quotidiano viene stabilito dall’ editore; questi si preoccupa di acquistare la carta necessaria alla stampa dei quotidiani e si fa carico delle spese di trasporto dalla tipografia alla distribuzione, locale per i grandi editori e nazionale 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR per quelli minori. Tutti questi costi di produzione e trasporto influiscono pesantemente sul prezzo di un quotidiano il quale, a sua volta, risulta determinante per calcolare il volume di scambi nel mercato della carta stampata. Per concludere il nostro discorso relativo all’ ampiezza della freccia da noi tracciata, possiamo dire che essa varia sostanzialmente al variare delle diverse dinamiche di mercato all’ interno del quale si muove tutta l’ industria della stampa nazionale. In questo senso possiamo affermare che il valore reale di un quotidiano, sul quale sarebbe possibile effettuare dei calcoli precisi da mettere in relazione al numero di testate distribuite periodicamente dai distributori locali per stabilire l’ ampiezza del volume di scambi totale, non si esaurisce interamente nel prezzo. In realtà bisognerebbe porre l’ attenzione, quotidiano per quotidiano, testata per testata, sugli introiti derivanti da tutta una serie di altri accordi che le parti in gioco stipulano tra loro o con agenti esterni come nel caso dei contratti pubblicitari redatti dagli editori con gli inserzionisti. Come sottolinea il dottor Maschietto, infatti, i ricavi pubblicitari si aggirano intorno al 40-60% dei ricavi totali. Per cui possiamo tranquillamente affermare che il valore di un quotidiano con prezzo di copertina di 1 Euro abbia in sostanza un valore reale di 2 Euro; questo perché all’ Euro di copertina bisogna sommare i ricavi pubblicitari pari al 50% circa dei ricavi totali, che sono come detto, 2 Euro: 1 Euro derivante dalla vendita e 1 Euro derivante dagli introiti pubblicitari. Di questi accordi tra le parti in gioco parleremo più avanti, dopo aver affrontato il discorso relativo alla dimensione spaziale del processo distributivo. 5$335(6(17$=,21('(/352&(662',675,%87,92 5,$6680(1'2 La prima dimensione del processo distributivo in Italia è quella temporale. Un quotidiano, perché possa essere rivenduto e letto lungo tutta la penisola passa attraverso una serie di tappe precise ad orari, solitamente, precisi che determinano una sorta di linea del tempo orientata. All’ origine vi è la tipografia degli editori che stampano fisicamente il quotidiano e sull’ altra estremità vi sono le rivendite dove il consumatore può acquistarlo. La lunghezza di questa freccia è variabile a seconda di quanto i soggetti sono in grado di rispettare i tempi di consegna, mentre l’ ampiezza risente principalmente delle politiche finanziarie e delle componenti economiche che entrano in gioco nel mercato della stampa. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,7(17$&2/,'(//$',))86,21( Come detto in precedenza, quella spaziale è la seconda dimensione del processo distributivo. Per la nostra analisi abbiamo deciso di prendere in considerazione tutta la gamma di quotidiani: quelli maggiormente distribuiti, quelli economicamente più deboli e quelli più propriamente locali; in questo contesto cercheremo di mettere in evidenza le diverse mansioni dei due diversi canali di diffusione: quello nazionale e quello locale. Dunque, per quanto riguarda la diffusione di un quotidiano sul territorio nazionale, possiamo già cominciare a porre un’ iniziale differenziazione nel processo della distribuzione sin dal suo primo passaggio. Differenziazione che in questo primo stadio recita, come vedremo, un ruolo fondamentale nell’ organizzazione della rete distributiva nazionale e locale. In questo senso possiamo dire che in Italia sono due le categorie editoriali: coloro che possono permettersi di distribuire autonomamente il numero di quotidiani stampati e coloro invece che non hanno le risorse economiche e finanziarie per potersi permettere di smistare in proprio. All’ interno della prima categoria possiamo far rientrare quei grossi gruppi editoriali quali, ad esempio, RCS e Gruppo Espresso che, attraverso la teletrasmissione, riescono a far giungere direttamente ai distributori locali il monte copie stabilito; mentre dall’ altra si schierano i restanti quotidiani, soprattutto politici, che comunque non appartengono a grosse strutture economico-finanziarie capaci di sostenere le spese di stampa del quotidiano da distribuire. In principio lasceremo da parte quest’ ultimi per dedicarci alle grandi case editrici. /(*5$1',&$6((',75,&, Iniziamo col dire che in generale, come ci ha assicurato il dottor Guastamacchia, ogni quotidiano capace di sostenere indipendentemente le spese di trasmissione e trasporto, attraverso il proprio “ ufficio diffusione” pianifica direttamente con i distributori locali il numero totale di copie da distribuire sul territorio coperto da quel determinato distributore locale. Dunque l’ editore stabilisce, in base a dati statistici storici e algoritmi legati alle notizie, quante copie mandare direttamente a ciascun distributore locale. Inoltre, per concordare il monte copie da distribuire, editore e distributore locale tengono conto di una serie di fattori specifici che, giorno per giorno, possono variare anche sensibilmente il numero di copie totali stampate. Il giorno in cui abbiamo avuto modo di intervistare il dottor Maschietto dell’ Andrioli S.p.A., infatti, tutti i quotidiani avevano aumentato sostanzialmente il monte copie da distribuire a seguito della scomparsa dell’ Avvocato Gianni Agnelli. Questo fatto, estremamente rilevante a livello nazionale, ha fatto in modo che per quella giornata i calcoli delle tirature trascendessero le semplici politiche di distribuzione basate sulle statistiche degli editori. ,4827,',$1,/2&$/, Anche per i quotidiani locali, rispetto al discorso che stiamo affrontando in questo capitolo, vale in linea di massima lo stesso principio che regola il rapporto tra produzione e distribuzione illustrato poc’ anzi parlando delle grandi case editrici: essi si appoggiano direttamente alla distribuzione locale per rivendere la propria testata. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR E’ tuttavia evidente che ci sono grosse differenze per quanto riguarda la capacità di estensione e di diffusione a livello territoriale. La grande casa editrice cerca di raggiungere la maggior parte del territorio nazionale; mentre il quotidiano locale, che non ha nessuna velleità espansionistica che vada al di là del proprio territorio di appartenenza, per poter distribuire le testate si affida al distributore locale della propria provincia oppure ai distributori locali delle province in cui ha interessi a distribuire. La differenza sostanziale tra quotidiani a tiratura nazionale e quotidiani locali, dunque, consiste essenzialmente sulla diffusione e sulla capacità di essere presenti su porzioni più o meno ampie del territorio nazionale. Quotidiani come Il Corriere della Sera piuttosto che La Repubblica o La Stampa oppure Il Messaggero è possibile trovarli in qualsiasi posto d’ Italia, mentre altri quotidiani come Il Giorno in Lombardia sono più limitati al nord e al centro della penisola. Scendendo a livello più locale, un quotidiano come Il Gazzettino diventa difficilmente reperibile al di fuori del triveneto, così come quotidiani tipo La Libertà di Piacenza difficilmente vengono distribuiti fuori dalla provincia. ,',675,%8725,1$=,21$/, Parallelamente alla distribuzione tradizionale di quotidiani nazionali e locali, abbiamo visto esserci un sistema di distribuzione parallela che coinvolge essenzialmente i quotidiani molto piccoli o economicamente deboli che vogliono distribuire su tutto il territorio nazionale. Questi quotidiani, tra cui L’ Unità, Libero, Il Foglio, Il Manifesto, Liberazione, non essendo in grado di allacciare contatti diretti con i distributori locali, si servono di quelli nazionali per poter raggiungere rivenditori sparsi in tutta la penisola che, altrimenti, non sarebbero in grado di raggiungere. I distributori nazionali, dunque, in base a ciò che ci è stato detto dal dottor Guastamacchia, si comportano esattamente come fossero l’ ufficio diffusione dell’ editore del quotidiano al quale prestano servizio. Anche per i distributori nazionali vale lo stesso discorso fatto in precedenza per i grandi editori: ricevono una testata, analizzano il mercato e stabiliscono quante copie darne al distributore locale. Tuttavia, non bisogna trascurare quella che è la peculiarità dei distributori nazionali: infatti, se la distribuzione dei quotidiani rappresenta generalmente l’ eccezione, nel senso che la maggior parte dei quotidiani, come visto, si appoggiano direttamente ai distributori locali, i distributori nazionali di regola si occupano dei periodici. In questo caso gli editori, anche quelli economicamente più importanti quali Rusconi, Mondadori, Rizzoli e De Agostini, spediscono l’ intera tiratura del periodico al magazzino del distributore nazionale che si impegna a consegnarle ai distributori locali. A questo punto il processo di distribuzione ritorna sui binari tradizionali e dai vari distributori locali il monte copie viene smistato nelle varie rivendite. ,',675,%8725,/2&$/, Il distributore locale, una volta ricevuti i pacchi di quotidiani dai distributori nazionali oppure direttamente dagli editori, suddivide il monte copie e stabilisce il numero di quotidiani per testata da distribuire ai singoli rivenditori. Anche per il distributore locale vale, in linea di massima, il discorso fatto in precedenza per l’ ufficio distribuzione dell’ editore: il numero di copie da confezionare per ogni singola rivendita servita viene effettuata su una serie di considerazioni oggettive. Innanzitutto in base al monte copie che l’ editore o il distributore nazionale invia al distributore locale. Inoltre vengono fatte considerazioni di settimana in settimana in base a rilevazioni statistiche che, 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR fondamentalmente, tengono conto dal saldo tra copie distribuite e copie vendute da ogni singola rivendita. Dunque, l’ attività principale del distributore locale è quella di ricevere dagli editori il monte copie stabilito con gli editori stessi di settimana in settimana oppure giorno per giorno se si verificano casi editoriali straordinari. Successivamente suddivide i monte copie delle varie testate, quotidiani e periodici, per il numero di rivenditori che serve; il numero di quotidiani per rivenditore viene stabilito esclusivamente dal distributore locale. Infine effettua la distribuzione vera e propria sul territorio consegnando, a chi richiede il servizio, il numero di testate stabilite. In definitiva, il compito del distributore locale, ma anche di quello nazionale come ci confida il dottor Guastamacchia, consiste nell’ attribuire le copie cercando di ottenere due risultati: fare meno resa possibile e, allo stesso tempo, non perdere mai lettori; quindi non andare esaurito. In altre parole, di contenere il costo della resa, sempre molto alto, e allo stesso tempo far sì che chi va in edicola a comperare un determinato quotidiano o periodico, lo trovi. 6&+(0$'(//$',675,%8=,21(/2&$/(1$=,21$/( T E R R I T OR I O *5$1', &$6( (',75,&, LOCALE 4827,',$1, 32/,7,&,2 0,125, 4827,',$1, /2&$/, ✔ DI S T R I B U T OR E NAZIONALE LOCALE ✔ ✔ ✔ ✔ NAZIONALE ✔ ✔ 5,$6680(1'2 Il processo distributivo italiano è un processo lineare nel tempo e tentacolare per quanto riguarda lo spazio, il territorio. Gli attori che recitano all’ interno di questo iter si possono dividere in due categorie: editori e distributori. I rivenditori, come vedremo più nel dettaglio nel prossimo capitolo, possono essere considerati dei semplici terminali il cui compito principale consiste nel mettere a disposizione dell’ utenza le testate stampate dagli editori e smistate dai distributori. Gli editori si possono suddividere a loro volta in tre categorie: grandi editori, quotidiani politici o minori e quotidiani locali. Le differenze tra i produttori consistono principalmente su due fattori: disponibilità economica e capacità di diffusione territoriale. Tutti questi editori si affidano alla distribuzione locale per poter raggiungere i rivenditori; solamente i quotidiani minori, che non hanno le risorse economiche per raggiungere ampie 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR zone di diffusione, fanno riferimento alla distribuzione nazionale che, a sua volta, consegna i monte copie a quelle locali. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,/*,2&2'(//(3$57, Come abbiamo visto, il processo di distribuzione in Italia è un processo fondamentalmente lineare in cui vi sono diverse tappe che i quotidiani devono attraversare per poter giungere ad essere venduti nelle rivendite. All’ interno del processo, dunque, agiscono diverse figure istituzionali, le quali, intrattenendo tra loro rapporti professionali precisi, permettono ad un quotidiano, una volta uscito dalla tipografia, di essere venduto sul territorio italiano secondo la volontà dell’ editore. Queste figure dunque sono principalmente quattro: 1. JOL HGLWRUL che stampano e decidono il monte copie totale di quotidiani da distribuire e su quali porzioni di territorio diffonderle; 2. LGLVWULEXWRULQD]LRQDOL che si fanno carico della distribuzione di quei quotidiani economicamente deboli che intendono distribuire a livello nazionale; 3. L GLVWULEXWRUL ORFDOL che raccolgono i monte copie speditegli dagli editori dei quotidiani a tiratura nazionale e locale o dai distributori nazionali; 4. L ULYHQGLWRUL che ricevono le testate confezionate dai vari distributori locali e le mettono in vendita al pubblico. Come afferma il dottor Guastamacchia, in Italia le testate si vendono con il contratto estimatorio secondo l’ articolo 1558 del codice civile: il rivenditore paga il venduto e restituisce il reso. Questo principio, sancito dall’ articolo sopraccitato, regola sia il rapporto tra editore e distributore sia quello tra distributore e rivenditore. Tuttavia, ci sono dinamiche di compensazione che regolano l’ intero sistema e questi rapporti diventano fondamentali per demarcare economicamente le competenze delle parti in causa. Iniziamo dalla figura del rivenditore: è dato per appurato da tutti gli intervistati che la figura dell’ edicolante o comunque di colui che rivende i quotidiani, non ha nessun potere decisionale per quanto riguarda le politiche economiche da applicare ai prezzi delle testate. Il rivenditore, in pratica, riceve le copie stabilite dal distributore locale, le paga, e di ciò che riesce a rivendere ne ricava un utile che va dal 18 al 19% sul prezzo della testata. A livello legislativo (Legge 101 del 1999), dunque, il rivenditore prende questa somma indipendentemente dal valore del giornale o del quotidiano che riesce a rivendere. Questo per fare in modo che l’ edicolante non abbia e non debba avere interesse a rivendere una testata piuttosto che un’ altra in nome del pluralismo dell’ informazione: tutti possono arrivare al mercato e tutti quanti possono comperare qualsiasi giornale. Il giorno seguente, in base al numero di quotidiani che accumula e riconsegna al distributore, gli viene rimborsato il totale delle rese. A livello contrattuale, dunque, il distributore consegna, ad esempio, 100 copie del Corriere al rivenditore che gliele paga per intero; di queste 100 l’ edicolante ne rivende 80 e sul prezzo di ogni quotidiano venduto ne ricava circa il 19%. Le restanti 20 copie in giacenza, vengono restituite il giorno successivo al distributore che gli corrisponde il prezzo intero per ognuno dei 20 quotidiani resi. Come afferma il dottor Guastamacchia è questo il punto fondamentale: il rivenditore non è un commerciante, ma un punto terminale che rivende al pubblico; in questo modo la concorrenza sul punto di vendita sostanzialmente non esiste. Diversa è invece la posizione del distributore, locale o nazionale che sia. Sempre secondo quanto detto dal dottor Guastamacchia, dal momento che essi offrono un servizio operando sul libero mercato, stabiliscono un costo di distribuzione connesso con i propri 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR costi derivanti principalmente dalla manutenzione dei camion, dall’ organizzazione dei magazzini e dalla manodopera impiegata. Per cui il distributore locale di Padova e provincia propone a Mondatori e Rizzoli delle condizioni molto migliori di quelle che invece stipula con un piccolo editore; questo perché il distributore ha questi costi che vanno per forza di cose gestiti in proporzione al fatturato che lui ottiene. Quindi, sia per quanto riguarda la distribuzione locale che quella nazionale, ci sono diversi rapporti contrattuali con gli editori: chi è più favorito su un distributore può pagargli anche il 4 - 4,5%, il meno favorito arriva a pagargli anche il 10%. In questo senso le regole economiche stabilite dai distributori nazionali e locali sono in funzione di quattro fattori fondamentali: vendita, redditività, prezzo e peso. 3HUTXDQWRULJXDUGDLOUDSSRUWRWUDGLVWULEXWRULORFDOLHGLVWULEXWRULQD]LRQDOL VHFRQGRTXDQWRULIHULVFHLOGRWWRU0DVFKLHWWRF¶qXQVRWWRVWDQWHDFFRUGRFRPPHUFLDOH FKHUHJRODLQOLQHDGLPDVVLPDLUDSSRUWLWUDOHGLYHUVHGLVWULEX]LRQLHJOLHGLWRUL 7XWWDYLDFRPHFLqVWDWRFRQILGDWRVLSRVVRQRYHULILFDUHGHLFRQIOLWWLGLLQWHUHVVHWUDOH GXHFDWHJRULHGLGLVWULEXWRUL Gli scontri maggiori si verificano per divergenze nel sistema remunerativo: ad esempio, il distributore nazionale potrebbe avere una tipologia di contratto per cui viene pagato a copia distribuita, mentre quello locale a copia venduta. La differenza è sostanziale, in quanto il conflitto nasce nel momento in cui il nazionale invia prodotti che il locale sa benissimo che resteranno invenduti. Così facendo, quindi, il distributore su scala nazionale tutelerà i propri introiti, mentre così non avviene per il locale. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR AL DI LA’ DEI CONFINI: LA DISTRIBUZIONE IN LINGUA STRANIERA Il sistema di distribuzione dei quotidiani all’ estero è più o meno identico al nostro, anche se in Italia facciamo un più largo utilizzo dei sistemi di teletrasmissione. Questo è dovuto ad alcuni semplici fattori: innanzitutto perché l’ Italia ha un sistema orografico difficile, e con questo intendiamo che, essendo tagliata dagli Appennini non è così semplice per noi andare da una parte all’ altra della nostra penisola; mentre ad esempio in Germania, che è tutta piatta, è molto più semplice lanciare i furgoni sulle autostrade. Altra problematica è che noi in Italia abbiamo una editoria eccentrica, ovvero tutti i grandi giornali hanno sede tra le città di Milano e Torino, scomode perché non centrali rispetto allo sviluppo geografico del territorio. In Germania, per continuare il confronto parallelo, così come in Francia, i grandi giornali partono da un solo punto, che è appunto centrale, per poi dipanarsi e raggiungere gli altri angoli della nazione. Ultima questione, ancora propriamente di natura nostrana, è rappresentata dalla cultura giornalistica: i cosiddetti “ Giornali di prestigio” , infatti, ritengono che sia una propria prerogativa e intrinseco dovere quello di essere presenti ovunque. Al contrario in America, giusto per allargare gli orizzonti, questa concezione è obsoleta. Il Los Angeles Times non distribuisce infatti a New York, così come a Boston non si trova il New York Times. Tornando in Europa, anche in Francia i giornali di Parigi non vanno in tutto il paese, mentre in Italia il nostro sistema distributivo più complesso, tale appunto per volere degli editori, ci porta ad avere il quotidiano nazionale per eccellenza stampato a Milano anche nell’ ultima edicola all’ angolo in un paesello del profondo sud. Alla quadratura del cerchio manca un ultimo fattore: i nostri giornali hanno centri di stampa addirittura all’ estero, da cui prendono voli internazionali per raggiungere tutti i continenti. Un ramo della distribuzione che viene fatta chiaramente in perdere, ma perpetrata per una serie di ragioni di immagine e prestigio, ancora per il fatto che il giornale deve essere sempre presente. Questo caratterizza in maniera spiccatamente costosa la distribuzione italiana, una concezione incomprensibile per altri paesi che, come gli U.S.A., hanno un’ idea diametralmente opposta dell’ editoria: quella giornalistica, per gli anglosassoni, è un business, non importa il ritorno di immagine, il guadagno è tutto. Gli editori americani, infatti sostengono che un giornale non debba fare più di 50 Km, oltre il quale comincia ad essere un’ inutile spesa per tutti i fattori che ormai conosciamo bene. In via del tutto eccezionale, se si cerca il New York Times a Milano, se ne può trovare una copia, vecchia di minimo due giorni e del costo di 6 dollari. Questo non avviene per il Corriere della Sera oppure per Repubblica che vendono all’ estero e dove hanno una buona presenza e costi contenuti. Per quanto riguarda la nostra realtà locale le pubblicazioni estere hanno un certo rilievo: non bisogna infatti dimenticare che Padova ha, nella sua provincia, la zona termale di Abano che caratterizza fortemente le richieste dei lettori. Vanno sicuramente per la maggiore i quotidiani tedeschi e qualche copia del Financial Times; per l’ intera provincia padovana giungono ogni giorno 120 titoli di esteri, secondo le statistiche della Andrioli S.p.A.. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 81&$62$3$57((',787725,/,(92/$)5((35(66 I quotidiani che rientrano sotto la identificazione di “ free press” rappresentano un discorso a parte per quanto riguarda la distribuzione, anche perché fortemente caratterizzati dalla loro concezione di origine. Questo tipo di stampa nasce in Scandinavia da un’ idea di due giovanotti di Stoccolma i quali notano che in metropolitana la gente normalmente non sa cosa fare. Questo è legato al fatto che nei paesi scandinavi il 75-80% dei giornali è venduto per abbonamento. Dunque la gente si reca raramente nelle edicole, o comunque in minima parte. Chi riceve il giornale a casa esce per andare in ufficio e non prende la copia dell’ abbonamento lasciandola a casa dato che a quelle latitudini ci sono orari diversi; finiscono di lavorare alle 5 del pomeriggio e quindi hanno l’ occasione di leggerlo in un secondo momento, al rientro a casa, e intanto lo lasciano a moglie e figli. Una volta saliti in metro, dunque, gli scandinavi si guardano negli occhi. I due inventori della free press hanno quindi pensato una formula molto specifica e originale: questo tipo di giornale deve dare solo notizie; non deve avere nessuna connotazione politica perché non deve essere scelto, ma accettato; deve parlare molto di sport, di sesso, e deve essere leggibile completamente dall’ inizio alla fine in venti minuti cioè il tempo medio che si passa in metropolitana per raggiungere il posto di lavoro. Tanto è vero che la società nata in Norvegia per fare lo stesso mestiere si chiama “ Venti Minuti” . Una società ben nota ai milanesi perché nel momento in cui c’ è stato l’ appalto per realizzare la metropolitana a Milano la prima gara è stata venduta da una società fatta da “ Venti Minuti” più “ il Giornale” che poi ha dovuto rinunciare per una storia legale troppo complicata. La free press nasce quindi con una sua specificità: il lettore sale sulla metropolitana, lo legge, scende e lo butta. Addirittura nel contratto di servizio l’ editore avrebbe l’ obbligo di ripulire le metropolitane e portare via le copie. In Italia, come ormai ci siamo abituati a vedere in questa indagine, tutto funziona diversamente per alcune ragioni semplici: innanzitutto non ci sono metropolitane, solo tre linee a Milano e un paio a Roma, mentre nelle grandi città ce ne sono solitamente 15-20. Dunque l’ idea fondamentale della free press già veniva a mancare perché distribuendo solo in queste poche linee non sarebbe servita a nulla. Il secondo problema è che da noi si legge poco; mentre in Scandinavia si vendono 500 copie ogni mille abitanti, da noi solo 109. date queste premesse la free press viene letta da gente che non compera il giornale. Terza discrepanza: in Italia gli abbonamenti ai quotidiani ammontano circa a solo l’ 8 %, mentre il 92% si compera in edicola. Risultato: la free press è diventata una sorta di stampa gratuita data un po’ dappertutto. Nel progetto iniziale, e come tuttora avviene negli altri paesi, la free press viene distribuita solo in pochi grossi centri; da noi, più o meno dovunque: alle stazioni dei tram, autobus, treni, semafori, assumendo un aspetto completamente diverso dall’ origine e in netta concorrenza con i grossi quotidiani. Rifacendosi infatti alla Scandinavia, in quei paesi i giornali non hanno perso una copia proprio per la sussistenza degli abbonamenti, ovvero chi era abbonato al quotidiano da tempo non smetteva di certo solo perché quelle 4 o 5 mattine leggeva anche la free press. Da noi le copie vendute non possono diminuire perché sono già bassissime, ma certo costituiranno una sorta di freno per la stampa a pagamento. In Italia, la distribuzione di questo tipo di quotidiani avviene in base agli indici di assorbimento valutati: ad esempio a Milano si distribuiscono 600.000 copie totali, 200.000 di Metro, 200.000 di Leggo e 200.000 di City. In ogni città si organizzano con una rete di 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ragazzini che li distribuiscono, normalmente tra le 6.30 e le 9 del mattino. Se alle 9 avanzano copie significa che ne hanno stampate troppe, oppure che ne hanno stampate troppo poche se, viceversa, finiscono alle 7. Da noi il fenomeno ha preso una piega, come già accennato, completamente diversa perché non essendoci metropolitane si vende anche in città minori. Contrariamente a quanto avviene, portando ancora l’ esempio dell’ America, in città come Boston, New York, Chicago, le uniche in cui c’ è traccia di free press. Ma senza andare tanto lontano, anche nei paesi europei normalmente c’ è solo nella capitale. La free press in Italia è diventata un vero e proprio concorrente del quotidiano, soprattutto a causa di una sorta di circolo vizioso che è venuto creandosi col tempo. Il fatto che un giornale, come Metro, esca uguale in tutto il mondo nel suo impianto grafico, ha immediatamente interessato i grandi inserzionisti pubblicitari. È cosa di non poco conto infatti assicurarsi uno spazio pubblicitario in una gabbia all’ interno della pagina, che esce uguale dovunque e che nella sola Milano distribuisce 200.000 copie. Inoltre Metro, essendo di proprietà degli svedesi, segue il concetto originario distribuendo solo a Milano, Roma e Torino. Per non perdere il passo Il Messaggero ha fondato un proprio quotidiano free press, Leggo. Poi è stata la volta del Corriere della Sera che è uscito con City e a seguire i vari giornali locali col solo risultato di fare sostanzialmente la concorrenza a se stessi. Infatti Corriere e Messaggero sono partiti per difendersi da Metro, poi però si sono allargati e hanno costretto quotidiani tipo Il Gazzettino e L’ Arena a creare una propria free press per difendersi da quella del Corriere della Sera e del Messaggero; ma non da Metro dato che questo distribuisce solo nei grandi centri, come già detto, dove i locali non arrivano. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR &21&/86,21( La nostra indagine ha ripercorso storicamente l’ intero sistema della distribuzione a partire dagli anni quaranta del secolo scorso, per poi seguirne gli sviluppi e le migliorie introdotte dall’ uso di tecnologie sempre più avanzate. Con l’ avvento di sistemi di trasporto più rapidi ed efficienti, la diffusione su larga scala dei distributori locali e l’ incremento esponenziale del numero delle testate, il sistema di distribuzione è diventato estremamente complesso e frammentario. Ai giorni nostri il processo di diffusione che porta un quotidiano oppure un periodico ad essere distribuito dalla tipografia attraverso tutta l’ Italia per essere acquistato dal pubblico, è un processo a due dimensioni: lineare nel tempo e contemporaneamente a raggiera per quanto riguarda lo spazio. Inoltre, sin dalle prime indagini da noi svolte, ci siamo accorti di quanto siano importanti i punti di raccordo attraverso i quali si snoda il percorso che la testata deve compiere durante il processo di distribuzione. Questi punti di raccordo, le tappe del percorso distributivo, sono a loro volta tanto fondamentali quanto onerosi e alla solidità della loro tradizione si contrappone una forte instabilità dovuta a professioni, quelle del distributore o del rivenditore, messe sempre più in crisi dalle nuove tecnologie telematiche e digitali a disposizione di editori e fruitori. Cosa riserverà il futuro ormai prossimo al sistema distributivo italiano? Secondo quanto è emerso dalle interviste e dalla nostra esperienza maturata nel corso dell’ inchiesta, lo scenario appare oscuro e poco rassicurante. Il dottor Maschietto, mentre ci mostrava il potenziale tecnologico già in forze all’ Andrioli S.p.A., ci confidava che si stanno adeguando di anno in anno all’ avvento di tecnologie telematiche che potrebbero mettere seriamente in discussione la loro stessa esistenza in quanto distributori. Anche il signor De Pazi e il signor Cozzolini confermavano le previsioni del loro collega rincarando la dose: “ Avviene già oggi che in alcuni alberghi l’ intero giornale venga direttamente trasmesso e che poi lo si stampi per gli ospiti. Sinceramente non siamo molto sicuri che questo sistema regga ancora a lungo; comunque, il futuro non può dipendere esclusivamente da noi: alla fine a prendere le decisioni più importanti sono sempre i produttori e i consumatori” . Tuttavia noi restiamo abbastanza fiduciosi. Secondo il nostro parere, il futuro della distribuzione, così come è concepita ai giorni nostri, è strettamente legato al potere evocativo che un quotidiano stampato su carta rappresenta per il lettore. Noi siamo convinti che, nonostante in futuro sarà possibile ricevere ogni tipo di informazione in tempo reale sullo schermo di un qualsiasi terminale, la carta stampata continuerà a mantenere quel suo caratteristico fascino mentre il quotidiano ci accompagna in molti momenti della nostra giornata: nel tragitto da casa al posto di lavoro, durante una pausa tra un impegno e l’ altro, dopo pranzo e prima di andare a dormire oppure, perché no, mentre ce ne stiamo comodamente seduti in poltrona accanto al tavolino del nostro soggiorno. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,17(59,67$$/'27725*8$67$0$&&+,$ 35(6,'(17($'1 ,Q,WDOLDLJLRUQDOLVLYHQGRQRFRQLO&RQWUDWWR(VWLPDWRULRDUWLFRORGHO&RGLFH &LYLOHLQSDUROHSRYHUHLOJLRUQDODLRSDJDLOYHQGXWRHUHVWLWXLVFHLOUHVRPDFLVRQRDOWUL SDHVLLQFXLO¶HGLFRODQWHFRPSUDDVXRULVFKLRHSHULFRORHVHQRQYHQGHVHOLWLHQH Noi invece abbiamo il problema della resa. Questa è a carico dell’ editore: il padrone- governatore dell’ intero impianto - sistema della distribuzione, colui che detta le regole perché rischio in prima persona; infatti il giornalaio non è un commerciante, perché non corre alcun rischio, lui ritira, paga, vende e rende. L’ unica spesa è il suolo da occupare ma non necessita di investimenti. Come funziona il sistema distributivo? *OL HGLWRUL GL TXRWLGLDQL QHOOD TXDVL WRWDOLWj VHUYRQR GLUHWWDPHQWH L GLVWULEXWRUL ORFDOLFKHVRQRDOO¶LQFLUFDLQ,WDOLDHQHOGHLFDVLXQLFLFLRqD3DGRYDH9HURQDFH Q¶qXQRD9HQH]LDXQRSHULTXRWLGLDQLHXQRSHULSHULRGLFL 'XQTXH RJQL TXRWLGLDQR VWDELOLVFH GLUHWWDPHQWH L UDSSRUWL FRQ L GLVWULEXWRUL ORFDOL JOLPDQGDOHFRSLHULWLUDODUHVDHVWDELOLVFHWXWWLLUDSSRUWLHFRQRPLFL Alcuni quotidiani o molto piccoli, o economicamente deboli che non sono in grado di allacciare rapporti e stringere accordi con una rete di distributori locali si servono di quelli nazionali; per darvi un esempio se ne servono L’ Unità, Libero, Il Foglio, Il Manifesto, Liberazione, tutti giornali politici o comunque non appartenenti a grosse strutture economico-finanziarie. , GLVWULEXWRUL QD]LRQDOL IDQQR OR VWHVVR ODYRUR GHJOL HGLWRUL SUHQGRQR O¶LQWHUD WLUDWXUD GHO TXRWLGLDQR H OD GLVWULEXLVFRQR DL ORFDOL 0HQWUH SHU L TXRWLGLDQL TXHVWR UDSSUHVHQWDO¶HFFH]LRQHFLRqTXDVLWXWWLDUULYDQRDLORFDOLGLUHWWDPHQWHGDOO¶HGLWRUHSHUL SHULRGLFL q OD UHJROD 6ROR L JURVVL JUXSSL 5XVFRQL 0RQGDGRUL 5L]]ROL H 'H $JRVWDQL DUULYDQRGLUHWWDPHQWHWXWWLJOLDOWULSDVVDQRDWWUDYHUVRLGLVWULEXWRULORFDOL , TXRWLGLDQL KDQQR DO ORUR LQWHUQR GHJOL ³XIILFL GLIIXVLRQH´ FKH LQ EDVH D GDWL VWDWLVWLFL VWRULFL DOJRULWPL FRUUHODWLFRQOHQRWL]LHVWDELOLVFRQRTXDQWHFRSLHPDQGDUHDFLDVFXQGLVWULEXWRUHLOTXDOHD VXDYROWDVWDELOLVFHXQQXPHURGLFRSLHSHUOHVLQJROHHGLFROHVHPSUHLQEDVHDGDWLVWRULFL ,OJLRUQRGRSRULWLUDODUHVDHODPHWWHDGLVSRVL]LRQHGHOO¶HGLWRUH Quindi il numero di copie non viene stabilito dall’ ufficio diffusione? 1R GDO GLVWULEXWRUH ORFDOH O¶HGLWRUH GHFLGH TXDQWH FRSLH PDQGDUH D 9HURQD HVHPSLRLOGLVWULEXWRUHTXDQWHDLVLQJROLHGLFRODQWL3HULJLRUQDOLPLQRULO¶LQWHUDWLUDWXUD FKHDEELDPRGHWWRYLHQHGDWDDQRLqGLVWULEXLWDLQEDVHDQRVWULGDWLVLDPRQRLDGHFLGHUH FLRqO¶HGLWRUHVLVSRVVHVVDGHOODFRVDFRQFRUGDQGRVRORLOQXPHURGLFRSLHGDVWDPSDUHH PHWWHUHDGLVSRVL]LRQHGHOGLVWULEXWRUHQD]LRQDOH 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 'XQTXHDEELDPRXQVLVWHPDGXSOLFHDQFKHVHLOPHUFDWRGLTXDQWLVLDSSRJJLDQRDO GLVWULEXWRUHQD]LRQDOHqODQHWWDPLQRULWjPHQRGHOGHOWRWDOH3RLODJUDQSDUWHGHJOL HGLWRUL QRQ FRSUH OD UHWH QD]LRQDOH PD KD D FKH IDUH FRQ SRFKL GLVWULEXWRUL ORFDOL ,QIDWWL TXHOOL FKH VRQR LPSHJQDWL D GLVWULEXLUH VX WXWWR LO WHUULWRULR QD]LRQDOH VRQR XQD YHQWLQD 4XDQGROD*D]]HWWDGL3DUPDKDVHUYLWR3DUPDKDIDWWRLOGHOVXRODYRUR Dunque il Corriere della Sera non si appoggia al distributore nazionale. 1RLO&RUULHUHGHOOD6HUDYDGDWXWWLLGLVWULEXWRULORFDOLHORWURYLDPRLQTXDOVLDVL SRVWRG¶,WDOLDORVWHVVRYDOHSHU5HSXEEOLFD/D6WDPSDLO0HVVDJJHURPD,O*LRUQRDOVXG JLjQRQORWURYLDPR,O*D]]HWWLQRIXRULGDOWULYHQHWRQRQF¶qVLTXDOFKHFRSLDDOODVWD]LRQH GL0LODQRSHUFKLSDVVDRLQTXDOFKHDHURSRUWR6HYRLSUHQGHWHO¶$GLJHJLjD7ULHVWHQRQ ORWURYDWHSUREDELOPHQWH2JQXQRVWDELOLVFHSRLTXDOqODVXD]RQDTXLQGLTXHOOLLPSHJQDWL DFRSULUHO¶LQWHUDUHWHVRQRXQDSDUWHPLQLPDGHOOHWHVWDWHPDFRVWLWXLVFRQRODJUDQSDUWH GHOODYHQGLWD ,JLRUQDOLORFDOLLQYHFHVHUYRQRVRORLGLVWULEXWRULORFDOLOD/LEHUWjGL3LDFHQ]DVHUYH VROROD]RQDGL3LDFHQ]D Quali sono allora le vostre mansioni? ,OGLVWULEXWRUHQD]LRQDOHFRPHYLKRGHWWRqRSHUDWLYRQHOODVXDTXDVLWRWDOLWjFRQL SHULRGLFLQRQFRQLTXRWLGLDQL1RLIDFFLDPRHVDWWDPHQWHTXHOORFKHIDO¶XIILFLRGLIIXVLRQH GHOO¶HGLWRUHFLRqDYHQGRULFHYXWRXQDWHVWDWDDQDOL]]LDPRLOPHUFDWRHVWDELOLDPRTXDQWH FRSLHGDUQHDOORFDOH(SRLVHJXHDOWUHDWWLYLWjHFRQRPLFKHLOWUDVSRUWR« 6H SDUOLDPR GL XQ SHULRGLFR DQFKH LPSRUWDQWH FRPH 4XDWWURUXRWH $LURQH«SUHQGRQR O¶LQWHUD WLUDWXUD H OD PDQGDQR DO PDJD]]LQR GHO GLVWULEXWRUH QD]LRQDOH FRO TXDOH KDQQR FRQFRUGDWR LO QXPHUR H JOL GLFRQR ³GRPDQL DOOH ´ R GRPDQL H GRSR GRPDQL GDWR FKH VH q XQD JUDQGH WLUDWXUD DUULYD LQ WUDQFKH ³WL SRUWR OH FRSLH GHFLGL WX GRYHPDQGDUOH´,OGLVWULEXWRUHQD]LRQDOHKDJLjLQPHPRULDLQXQVLVWHPDLQIRUPDWL]]DWRL GDWLVWRULFLGHOODWHVWDWDTXLQGLVDFKHGHOQXPHURSUHFHGHQWHVRQRDQGDWHXQWRWGLFRSLHD )RUOuDOWUHD5LPLQLSRLVLIDWXWWDXQDVHULHGLUDJLRQDPHQWLD5LPLQLVLYHQGHPROWRSL G¶HVWDWHFKHG¶LQYHUQRD6DQ5HPRYLFHYHUVD ,O VXR ODYRUR FRQVLVWH GXQTXH QHOO¶DWWULEXLUH OH FRSLH FHUFDQGR GL RWWHQHUH GXH ULVXOWDWL IDUH PHQR UHVD SRVVLELOH PD GL QRQ SHUGHUH PDL OHWWRUL FLRq GL QRQ DQGDUH HVDXULWR'XQTXHFKLDUDGLIIXVLRQHHFHUFDUHGLFRQWHQHUHLOFRVWRGHOODUHVDVHPSUHPROWR DOWRHIDUVuDOORVWHVVRWHPSRFKHFKLYDLQHGLFRODDFRPSUDUHLOJLRUQDOHORWURYL(FFR TXHVWRqLOFRPSLWRGHOO¶XIILFLRGLIIXVLRQHRGLVWULEXWRUHQD]LRQDOH Come si articola la parte economica? , JLRUQDODL SUHQGRQR XQD FRPPLVVLRQH SHUFHQWXDOH VX RJQL FRSLD YHQGXWD FKH VL DJJLUDLQWRUQRDOYDULDELOHSHUFKpFROOHJDWRDOODGHILVFDOL]]D]LRQH3UHQGRQRTXHVWD VRPPDLQGLSHQGHQWHPHQWHGDOYDORUHGHOODWHVWDWDVLDFKHLRYHQGDXQDWHVWDWDFKHFRVWD OLUHVLDFKHLRQHYHQGDXQDFKHFRVWDOLUHSUHQGRVHPSUHLOTXHVWRSHU OHJJHQRQSRVVRQRHVVHUHIDWWHFRQGL]LRQLGLIIHUHQWLDOODYHQGLWDGHOJLRUQDOHTXDOXQTXHVLD LO SXQWR GL YHQGLWD OHJJH GHO QRQ q SRVVLELOH IDUH VFRQWL GLYHUVLILFDWL R GDUH FRPPLVVLRQLSDUWLFRODULDQHVVXQSXQWRGLYHQGLWD/HJJHIDWWDQHOPRPHQWRLQFXLODVWHVVD 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR OHJJHKDSHUPHVVRGLYHQGHUHQHLVXSHUPHUFDWL9RLVDSHWHFKHLVXSHUPHUFDWLKDQQRGHJOL VFRQWL PROWR PDJJLRUL«OR VWHVVR SDFFR GL SDVWD FKH DO QHJR]LR SDJR OLUH DO VXSHUPHUFDWR OR SDJR TXHVWR QRQ SXz VXFFHGHUH SHU L JLRUQDOL FLRq LO SL JURVVR VXSHUPHUFDWR G¶,WDOLD RWWLHQH OD VWHVVD SHUFHQWXDOH GHO SL SLFFROR GHL EDUDFFKLQL FKH VWD DOO¶DQJROR GL XQ SDHVXFROR 4XHVWR SHU RYYLH UDJLRQL SHU HYLWDUH XQD FRQFRUUHQ]D FKH IDUHEEHVXELWRIXRULLSLFFROLJLRUQDOLSHUFKpqFKLDURFKHVHVLDQGDVVHVXOOLEHURPHUFDWR &RUULHUHR5HSXEEOLFDVDUHEEHURLQJUDGRGLIDUHIXRULWXWWLSHUFKpVRQRWDOPHQWHULFFKLFKH SRWUHEEHURRIIULUHLOGLFRQWRHVEDUDJOLDQRODFRQFRUUHQ]D/DUDWLRGLTXHVWDQRUPDq VHQ]¶DOWURTXHOODGLLPSHGLUHXQDFRQFRUUHQ]DVHOYDJJLD 6WHVVR DSSURFFLR YDOH SHU OD GLVWULEX]LRQH QD]LRQDOH 6H LR YHQGR XQ SHULRGLFR GD OLUH LO JLRUQDODLR KD XQ PDUJLQH GL FLUFD OLUH VH LR YHQGR XQ TXRWLGLDQR GD OLUH KR XQ PDUJLQH GL FLUFD OLUH TXDQGR DSSDUHQWHPHQWH QRQ F¶q GLIIHUHQ]D SHUFKpVHLRFRPHQRQFRUURLOULVFKLRGHOO¶LQYHQGXWRSHUFKpUHVWLWXLVFRODUHVDFRVuQRQF¶q GLIIHUHQ]D /D UDWLR GHOOD QRUPD q ODVWHVVD FLRq HYLWDUH FKH LR VLD LQWHUHVVDWR D YHQGHUH VRORUREDFDUDFLRqVHLRJLRUQDODLRDYHVVLXQRVFRQWRSLIDYRUHYROHVXOODUREDPROWRFDUD FHUFKHUHL GL PDVVLPL]]DUH OD YHQGLWD GHL SURGRWWL SL FDUL FRPH LQ WXWWL L QHJR]L ,O JLRUQDODLRqVWDWRPHVVRYROXWDPHQWHLQXQDFRQGL]LRQHGLLQGLIIHUHQ]DFLRqQRQqSRVVLELOH FKHLRYDGDGDOJLRUQDODLRHJOLGLFD³VHWXLOPLRJLRUQDOHORYHQGLEHQHWLGRSXQWLLQ SL´JOLYHUUHEEHULWLUDWDODOLFHQ]DSURSULRSHUFKpHYLGHQWHPHQWHVLDODOHJJHFKHWXWWHOH VHQWHQ]HGHOOD&RUWH&RVWLWX]LRQDOHKDQQRVWDELOLWRFKHLOSULQFLSLRIRQGDPHQWDOHqFKHWXWWL SRVVDQR DUULYDUH DO PHUFDWR H FKH YRL SRVVLDWH FRPSHUDUH TXDOVLDVL JLRUQDOH TXHVWR LQ QRPH GL TXHO SOXUDOLVPR GHOO¶LQIRUPD]LRQH VX FXL LPPDJLQR FKH )LHQJR DEELD GLODJDWR ULVDWDYLVWRFKHqLOVXRSXQWRGLYLVWDSHUVRQDOH 4XHVWR q LO SXQWR IRQGDPHQWDOH SHU FXL OD FRQFRUUHQ]D VXO SXQWR GL YHQGLWD VRVWDQ]LDOPHQWHQRQHVLVWHLOJLRUQDODLRQRQqXQYHQGLWRUHXQRFKHFHUFDGLYHQGHUYLXQD FRVDSLXWWRVWRGLXQ¶DOWUDQRQqXQRFKHDEELDDOFXQLQWHUHVVHVHQRQSROLWLFRSHUVRQDOH SHUz QRQ OR GHYH IDUH TXDQG¶DQFKH LO VXR FXRUH EDWWHVVH SHU GD XQD FHUWD SDUWH OXL ULVFKLHUHEEHODOLFHQ]DVHDJLVVHLQPRGRGDIDYRULUOD 'LYHUVD q LQYHFH OD SRVL]LRQH GHO GLVWULEXWRUH QD]LRQDOH H GL TXHOOR ORFDOH SHUFKp DJLVFRQRLQOLEHURPHUFDWR2IIURQRXQVHUYL]LRHVWDELOLVFRQRTXLQGLXQFRVWRFRQQHVVRFRL SURSUL FRVWL SHU FXL LO GLVWULEXWRUH GL 3DGRYD ID D 0RQGDWRUL H 5L]]ROL GHOOH FRQGL]LRQL PROWRPLJOLRULGLTXHOOHFKHIDDGXQSLFFRORHGLWRUHSHUFKpOXLHYLGHQWHPHQWHKDGHLFRVWL GHLFDPLRQGHLPDJD]]LQLTXLQGLWDOLFRVWLYDQQRJHVWLWLLQSURSRU]LRQHDOIDWWXUDWRFKHOXL RWWLHQH Ê FKLDUR FKHGLVWULEXLUH 0RQGDWRUL 5L]]ROL R &RUULHUH FRQYLHQH PROWR GL SL FKH GLVWULEXLUH/¶(FRGL3HOHWRODSHUFKpHYLGHQWHPHQWHLULFDYLVRQRGLYHUVL 4XLQGLQHOODGLVWULEX]LRQHQD]LRQDOHHLQTXHOODORFDOHF¶qXQGLYHUVRFRVWRFKHSXz YDULDUHDQFKHLQSLSXQWLFLRqFKLqSLIDYRULWRVXXQGLVWULEXWRUHSXzSDJDUJOLDQFKHLO LOPHQRIDYRULWRSXzDQFKHSDJDUJOLLOF¶qXQH[FXUVXVGLTXHVWRJHQHUHFKH GLSHQGHGDTXDQWRqUHGGLWL]LR6HLRGLVWULEXLVFRFRSLHHQHYHQGRQRQKRQHVVXQ JXDGDJQR VH QH GLVWULEXLVFR H QH YHQGR LO PLR JXDGDJQR q DOWLVVLPR TXLQGL HYLGHQWHPHQWH OH UHJROH HFRQRPLFKH VWDELOLWH GDL GLVWULEXWRUL QD]LRQDOL VRQR LQ IXQ]LRQH GHOODYHQGLWDUHGGLWLYLWjGHOSUH]]RHGHOSHVR Ci può spiegare le dinamiche del trasporto? $UULYLDPRDOO¶DOWURJURVVRSUREOHPDÊFKLDURFKHDOWURqWUDVSRUWDUH,O)RJOLRFKHq YHURFKHFRVWDXQ(XURPDVRQRIRJOLHDOWURqWUDVSRUWDUHLO&RUULHUHFRQO¶DOOHJDWRGHO 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR YHQHUGuFKHFRVWD(XURPDSHVDXQDWRQQHOODWDRJJLLOFRVWRGHOWUDVSRUWRqLOFRVWR SLDOWRGHOODGLVWULEX]LRQH Qui facciamo un po’ la storia del trasporto, come voi dicevate all’ inizio si è partiti con le grandi corse delle macchine che era il grosso problema soprattutto dei giornali nazionali, di chi partiva da Milano e voleva vendere a Roma e Napoli, di chi partiva da Torino e voleva vendere a Trieste, di chi partiva da Roma e voleva vendere a Palermo. $OO¶LQL]LRHSDUORILQRDJOLDQQL¶HUDXQVLVWHPDPLVWRIDWWRGLWUHQRHDXWRVL XVDYDO¶DXWRSHULSHUFRUVLOXQJKLLOWUHQRSHUTXHOOLEUHYLDQ]LLRULFRUGRFKHQHJOLDQQL ¶OHIHUURYLHPHWWHYDQRDSSRVWDDGLVSRVL]LRQHGHLYDJRQLVXFXLVDOLYDQRJOLRSHUDLGHL JLRUQDOLHIDFHYDQRORVPLVWDPHQWRFLRqLRDOORUDODYRUDYRDOOD6WDPSDHF¶HUDXQDOLQHD FKHGD7RULQRDQGDYDDG$RVWDVXTXHOWUHQRF¶HUDQRGHLQRVWULRSHUDLFKHSUHQGHYDQR L SDFFKL H OL FRQVHJQDYDQR DOOH YDULH VWD]LRQL 4XHVWR VXOOH OLQHH EUHYL GRYH F¶HUD WDQWD YHQGLWDLQYHFHSHUDQGDUHORQWDQRVLSUHQGHYDODPDFFKLQDHVLIDFHYDQRGHOOHJUDQGLFRUVH SHUDUULYDUH 4XHVWRVLVWHPDFRPXQTXHQRQIXQ]LRQDYD2SHUTXDQWRIXQ]LRQDVVHLOJLRUQDOHHUD FRPXQTXH FRVWUHWWR D IDUH XQD SULPD HGL]LRQH PROWR DQWLFLSDWD SHU JXDGDJQDUH WHPSR YHUVROHOHGLVHUDVDOYRSRLULEDWWHUHHIDUHXQDVHFRQGDHGL]LRQHSHUODSURYLQFLD XQDWHU]DSHUODFLWWjQHOFXRUHGHOODQRWWHFKHSHUDOWURYLDYUjGHWWR)LHQJRVXFFHGHDQFRUD DGHVVRPDULVWUHWWDLQXQPDVVLPRGLGXHRUH,JUDQGLJLRUQDOLFKLXGRQRODSULPDHGL]LRQH DPH]]DQRWWHHPH]]DO¶XOWLPDDOOHGXHHPH]]DWUH$OORUDHUDXQDPELWRGLULIDFLPHQWRGHO JLRUQDOHFKHDQGDYDGDOOHQRYHGLHFLGLVHUDILQRDOOHWUHGHOPDWWLQRFRQLOULVXOWDWRFKHL JLRUQDOL HUDQR FRPSOHWDPHQWH GLYHUVL FLRq XQ JLRUQDOH FKH YRL FRPSUDYDWH D PLOOH FKLORPHWULHUDFRPSOHWDPHQWHGLYHUVRSHUFKpQHOODQRWWHYHQLYDULIDWWRWUHRTXDWWURYROWHD VHFRQGDGHOO¶DUULYRGHOOHQRWL]LHVRSUDWWXWWRLQXQDSDHVHFRPHLOQRVWURGRYHODSROLWLFDVL ID GL VHUD $GHVVR XQ SR¶ PHQR PD QRUPDOPHQWH LO SDUODPHQWR VWD DSHUWR ILQR DOOH RUH SLFFROHOHGLUH]LRQLGHOSDUWLWRVLULXQLVFRQRDOOHQRYHGLVHUDDGHVVRqXQSR¶PLJOLRUDWDOD VLWXD]LRQHPD XQD YROWD HUD QRUPDOH FKHOH SUHVLGHQ]H GHO FRQVLJOLR ILQLVVHUR DOOH WUH GHO PDWWLQRGDQGRGHLSUREOHPLGLLQIRUPD]LRQHLQHQDUUDELOL avuto? Quali sono stati i cambiamenti e le innovazioni introdotte, e quali effetti hanno ,O SULPR FDPELDPHQWR IRQGDPHQWDOH q OD WHOHWUDVPLVVLRQH FLRq FL VRQR GHOOH DSSDUHFFKLDWXUHFKHSULPDWUDVPHWWHYDQRGLFLDPRPROWREDQDOPHQWHFRPHGHLPHJDID[OD SDJLQD YHQLYD WUDVIHULWD VX SHOOLFROD OD SHOOLFROD PHVVD VX FLOLQGUR LO TXDOH D Pz GL IRWRFRSLDWULFH WUDVPHWWHYD DG XQ FLOLQGUR VLPLOH VX OLQHD WHOHIRQLFD H FKH VWDYD D PLOOH FKLORPHWULSHURJQLSDJLQDFLPHWWHYDPLQXWLHTXLQGLLQXQDPH]]¶RUDVLWUDVPHWWHYD XQLQWHURJLRUQDOHGD0LODQRD3DOHUPRHTXLVLSRWHYDVWDPSDUH$TXHOSXQWRODSHOOLFROD VHJXLYDLOVROLWRLWHUGLYHQWDQGRODVWUDHVDOLYDVXXQDURWDWLYD 2JJL OD WHFQRORJLD VL q HYROXWD LQ PRGR GUDPPDWLFR H VL WUDVPHWWH GD FRPSXWHU D FRPSXWHU RJJL XQ LQWHUR JLRUQDOH VL WUDVPHWWH LQ VHFRQGL FLRq FRQ OD WUDVPLVVLRQH D SDFFKHWWLRJJLVRVWDQ]LDOPHQWHLO&RUULHUHGHOOD6HUDROD5HSXEEOLFDYLHQHWUDVPHVVRDLVHL VHWWH FHQWUL GL VWDPSD FKH KD QHO JLUR GL XQ PLQXWR , GDWL YHQJRQR OHWWL GDO FRPSXWHU FRQGHQVDWLVEDWWXWLVXXQDOLQHDWLSRTXHOOH,6'1HULFHYXWRGDOO¶DOWUDSDUWH2JJLLJUDQGL JLRUQDOLVWDPSDQRLQFHQWUL««TXLQGLGDTXHVWRSXQWRGLYLVWDOHFRUVHIROOLQRQFL VRQRSL /¶DOWUDJURVVDFRVDFKHKDDLXWDWRODGLIIXVLRQHGHLJLRUQDOLqVWDWRO¶XWLOL]]RGHLYROL SRVWDOL$ILQHGHJOLDQQL¶OHSRVWHKDQQRDFFHWWDWRLJLRUQDOLVXYROLSRVWDOLYRLVDSHWH FKHWXWWHOHQRWWLGDWXWWLJOLDHURSRUWLSDUWRQRGHJOLDHUHLFKHGDQQRODSRVWDGDXQFHQWUR 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR DOO¶DOWUR DQFKH DO ULWRUQR QRUPDOL PDFFKLQH GHOO¶$OLWDOLD FKH QRQ HVVHQGRFL YROL FRQ SHUVRQHXWLOL]]DQRJOLVWHVVLDHUHLFDULFDQRODSRVWDHLJLRUQDOLVXLVHGLOLHYDQQR ,O SUREOHPD HUD GL FDUDWWHUH WHFQLFR SHUFKp VH YRL GRYHWH PDQGDUH XQD UDFFRPDQGDWD OD WLPEUDWH LO SRPHULJJLR H OD LPEXFDWH PD L JLRUQDOL QRQ SRWHYDQR IDUH TXHVWRGXQTXHF¶qYROXWRPROWRWHPSRHGRSRXQSR¶GLEXURFUD]LDVLqDUULYDWLDOO¶DFFRUGR FKH L JLRUQDOL VL SUHVHQWDQR VRWWR OD VFDOHWWD GHOO¶DHUHR VL GDQQR L SDFFKL H SRL FRQWDELOL]]DQRFRQFDOPDFRQOHSRVWHSHUFKpVHLQYHFHDYHVVLPRGRYXWRDQGDUHDOOHSRVWH DLPEXFDUOLHUDSHJJLRFKHDQGDUHLQPDFFKLQDHYLGHQWHPHQWH4XLQGLLJLRUQDOLFKHQRQ KDQQR WDQWL FHQWUL GL VWDPSD XVDQR L YROL SRVWDOL FRQ OH VROLWH VHFFDWXUH OD QHEELD LO JKLDFFLR«« 4XDQGR SRL VL DUULYD LQ TXHVWL SRVWL FRPXQTXH GHYRQR SDUWLUH FLRq LR SRVVR WHOHWUDVPHWWHUH D &DJOLDUL VWDPSDUH D &DJOLDUL PD GL FRUVD ILQR D 6DVVDUL GHYR SXU DQGDUHGXQTXHQRQqFKHTXHVWRKDFRPSOHWDPHQWHULGRWWRODGLVWULEX]LRQHDXWRPRELOLVWLFD O¶KD VLFXUDPHQWH ULGRWWD VXOOH OXQJKH GLVWDQ]H 6H L JLRUQDOL VL VWDPSDQR D &DWDQLD GD &DWDQLDD3DOHUPRFLVLGRYUjSXUHDQGDUHHQRQqFKHVLDXQYLDJJLRGDSRFR 4XLQGLTXHVWRqORVFKHPDDWWXDOHWHOHWUDVPLVVLRQH±DXWRYRORSRVWDOH±DXWR $GHVHPSLRD&DJOLDULWHOHWUDVPHWWRQRVRORRJUDQGLJLRUQDOL&RUULHUH6WDPSD *D]]HWWD GHOOR 6SRUW 5HSXEEOLFD D 6DVVDUL WXWWL JOL DOWUL OL PDQGDQR FRO YROR SRVWDOH 6RSUDWWXWWR G¶HVWDWH TXDQGR OD JHQWH q LQ 6DUGHJQD GHYRQR DUULYDUFL DQFKH L JLRUQDOL GL SURYLQFLDVHYRLDQGDWHD2OELDWURYDWHDQFKHLJLRUQDOLSLSLFFROLFKHVHJXRQRLSURSUL OHWWRUL H OL FDULFDQR WXWWL VX YROL SRVWDOL 7XWWL L JLRUQDOL WHQGRQR SHU QRQ DYHUH GHL FDOL VRSUDWWXWWRLQXQSDHVHFRPHO¶,WDOLDGRYHO¶GHOOHSHUVRQHYDLQYDFDQ]DDG$JRVWRDG $JRVWR D 3DGRYD QRQ ULPDQH QHVVXQR 4XLQGL VH LO JLRUQDOH QRQ FHUFDVVH SL R PHQR GL VHJXLUOL D 5LPLQL LQ 6DUGHJQD FHUWR QRQ SXz DUULYDUH LQ .HQLD R DOOH 6HLVFKHOOHV DYUHEEHURXQFDORGLYHQGLWDSDXURVDÊFKLDURFKHTXHVWRWLSRGLYHQGLWDULVXOWHUjSHUOD VWUDJUDQGH PDJJLRUDQ]D GHL JLRUQDOL LQ QHJDWLYR PD q LQGLVSHQVDELOH SHU QRQ SHUGHUH L SURSULOHWWRUL Ci può dare qualche dato? *OLXOWLPLGDWLDJJLRUQDWLFKHLRKRVRQRGHO1HOLJLRUQDOLLWDOLDQLKDQQR GLVWULEXLWR FRPSOHVVLYDPHQWH PLOLDUGL H PH]]R GL FRSLH QH KDQQR YHQGXWL PLOLDUGL H IDWWRFLUFDPH]]RPLOLDUGRLQFRSLHGLUHVD4XHVWRVLJQLILFDFKHKDQQRPDQGDWRDOPDFHUR FLUFD WRQQHOODWH GL FDUWD FKH VRQR VWDWH VWDPSDWH SRUWDWH LQ PDFFKLQD R DHUHR GD TXDOFKHSDUWHULSRUWDWHLQGLHWURHEXWWDWHDOPDFHUR&UHGRFKHLOPDFHURGLDFLUFD OLUHDOFKLOR È un sistema fortemente costoso, oggi il costo della distribuzione è il costo più grosso dell’ intero ciclo di produzione. La redazione costa infinitamente meno. I grandi costi sono la distribuzione e la carta . In Italia oggi si consumano ogni anno 700.000 tonnellate di carta da quotidiano, di cui 180.000 prodotte in Italia e il resto tutto importato dai paesi scandinavi, Austria, Germania, Canada; non siamo produttori di carta in modo significativo perché non abbiamo alberi, avendo distrutto tutto. Per fare un chilo di carta ci vogliono 3 chili di legno, il rapporto è di uno a tre. Con un rapporto di questo genere noi per fare 700.000 tonnellate di carta dovremmo produrre 2 milioni e 100.000 tonnellate di legno, di Arice, Betulla, Pioppo e noi non ne abbiamo praticamente. 4XLQGLODSURGX]LRQHGLFDUWDLQ,WDOLDqIDWWDLPSRUWDQGROHJQDPH Quali sono le analogie e le differenze con la distribuzione all’ estero? ,OVLVWHPDGLGLVWULEX]LRQHGHLTXRWLGLDQLqSLRPHQRLGHQWLFRFRQLOIDWWRFKHGD QRL F¶q PROWD SL WHOHWUDVPLVVLRQH FKH DOWURYH FLRq QRL VLDPR DO PRQGR FUHGR LO SDHVH OHDGHUGHOODWHOHWUDVPLVVLRQHHTXHVWRSHUXQVLVWHPDDWUHRUGLQLSULPRSHUFKpDEELDPR 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR XQ VLVWHPD RURJUDILFR GLIILFLOH DYHQGR WXWWL JOL $SSHQQLQL QRQ q FRVu VHPSOLFH SHU QRL DQGDUHGDXQDSDUWHDOO¶DOWUD,Q*HUPDQLDFKHqWXWWDSLDWWDqPROWRSLVHPSOLFHIDUHOH FRUVHTXHVWRqLOSULPRSUREOHPD ,O VHFRQGR q FKH QRL DEELDPR XQD HGLWRULD HFFHQWULFD FLRq WXWWL L JUDQGL JLRUQDOL VRQRD0LODQRH7RULQRFKHVRQRHFFHQWULFLVSRVWDWLVXOSUREOHPDGHLWUDVSRUWL0HQWUHL JUDQGL JLRUQDOL WHGHVFKL R IUDQFHVL SDUWRQR GD XQ VROR JUDQGH SXQWR FRPH 3DULJL DEEDVWDQ]DFHQWUDOH3DUODYRO¶DOWURJLRUQRFRQLOGLUHWWRUHGL³)UDQFRLV´HPLGLFHYD³,R ULHVFRDGDUULYDUHGDSSHUWXWWRHFFRKRTXDOFKHSUREOHPDDGDUULYDUHD7RORQHSHUFKpq XQDOLQHDIHUURYLDULDXQSR¶FRVuDQFKHD0DUVLJOLDFRQXQYRORDUULYR´0HQWUHGDQRLq XQSR¶SLGLIILFLOH ,OWHU]RSUREOHPDqODFXOWXUDJLRUQDOLVWLFRLWDOLDQDLJLRUQDOLFRVLGGHWWLGLSUHVWLJLR QD]LRQDOLULWHQJRQRFKHLOORURUXRORVLDTXHOORGLHVVHUHSUHVHQWLRYXQTXH6HYRLDQGDWHLQ $PHULFDDO/RV$QJHOHV7LPHVHJOLFKLHGHWHVHGDQQRGHOOHFRSLHD1HZ<RUNYLULGRQRLQ IDFFLDQRQJOLSDVVDORQWDQDPHQWHSHUODWHVWD0LULFRUGRGLHVVHUHVWDWRLQYLVLWDDO/RV $QJHOHV7LPHVTXDQGRHUDSUHVLGHQWH5HJDQFKHHUDGL/RV$QJHOHVHDOORUDFKLHVL³PD FRPHIDWHDPDQGDUJOLOHFRSLH´HPLGLVVHUR³1RLQRQPDQGLDPRQXOODVHOXLOHYXROHFL SHQVHUj OD &,$ D SUHQGHUOH H SRUWDUJOLHOH O¶XOWLPR GHL QRVWUL SUREOHPL q TXHOOR GL PDQGDUH OH FRSLH D :DVKLQJWRQ SHU DPRU VXR´ 9RL D %RVWRQ QRQ WURYDWH LO 1HZ <RUN 7LPHV 4XLQGL ORUR KDQQR PHQR SUREOHPL SHUFKp QRQ KDQQR TXHVWD LGHD LQYHFH YRL QHOO¶XOWLPR SDHVH LQ IRQGR GHOOD 6LFLOLD WURYDWH LO &RUULHUH OD 5HSXEEOLFD H OD 6WDPSD TXLQGLqFRPSOHWDPHQWHGLYHUVR,JLRUQDOLGL3DULJLQRQYDQQRLQWXWWDOD)UDQFLDFLVRQR GHLSRVWLLQFXLQRQJOLSDVVDSHUODPHQWHGLDQGDUH,OGLUHWWRUHGHO&RUULHUHGHOOD6HUDVH QRQWURYDXQDFRSLDGHO&RUULHUHD&DSR3DVVHURIDXQDWUDJHGLDTXHVWDqODGLIIHUHQ]DSHU FXLQRLDEELDPRXQVLVWHPDGLVWULEXWLYRSLFRPSOHVVRSHUTXHVWDUDJLRQHFKHqWLSLFDPHQWH LWDOLDQD $GGLULWWXUD GLPHQWLFDYR GL GLUYHOR L QRVWUL JLRUQDOL KDQQR L FHQWUL GL VWDPSD DOO¶HVWHUR PL SDUH FKH 5HSXEEOLFD VWDPSL D 5XEHDX[ LO &RUULHUH D )UDQFRIRUWH SHU SRL SUHQGHUHLYROLLQWHUQD]LRQDOLHDQGDUHDILQLUHLQ6XG$PHULFDR$XVWUDOLD6HYRLFHUFDWHLO 1HZ<RUN 7LPHV D 0LODQR QH WURYHUHWH XQD FRSLDGXH JLRUQLGRSR H ODSDJDWH GROODUL 'LFLDPR FKH QHO FRQFHWWR DQJORVDVVRQH O¶HGLWRULD JLRUQDOLVWLFD q XQ EXVLQHVV VH QRQ JXDGDJQRQRQPHQHLPSRUWDSURSULRQXOOD*OLHGLWRULDPHULFDQLGLFRQRFKHXQJLRUQDOH DPHULFDQRQRQGHYHIDUHSLGLNPTXDQGRQHKDIDWWRSLGLFRPLQFLDJLjDSHUGHUH SHU OD UDJLRQH FKH YL GLFHYR FKH L FRVWL GHOOD GLVWULEX]LRQH VRQR L SL DOWL , JLRUQDOL GL 3KLODGHOILD QRQ YDQQR D 1HZ <RUN L JLRUQDOL GL 1HZ <RUN QRQ YDQQR D %RVWRQ 1RL DEELDPR TXHVWR SUREOHPD SHU FXL VH YRL DQGDWH D %XHQRV $LUHV WURYDWH LO &RUULHUH GHOOD 6HUDHQRQORSDJDWHGROODULORSDJDWHDQFKHPHQRWXWWDTXHVWDGLVWULEX]LRQHYLHQHIDWWD LQ SHUGLWD PD YLHQH IDWWDSHUWXWWDXQD VHULH GL UDJLRQLGL LPPDJLQH SHU XQD FRQFH]LRQH HGLWRULDOHSHUFXLLOJLRUQDOHGHYHHVVHUHVHPSUHSUHVHQWH 4XHVWRFDUDWWHUL]]DLQPRGRGLUHLIRUWHPHQWHFRVWRVRODGLVWULEX]LRQH E per quanto riguarda la free press? /D IUHH SUHVV q XQ GLVFRUVR FRPSOHWDPHQWH GLYHUVR 1DVFH LQ 6FDQGLQDYLD JOL LQYHQWRUL VRQR GXH JLRYDQRWWL GL 6WRFFROPD L TXDOL QRWDQR FKH LQ PHWURSROLWDQD OD JHQWH QRUPDOPHQWHQRQVDFRVDIDUHPDSHUFKpQRQVDFRVDIDUHSHUFKpQHLSDHVHVFDQGLQDYLL JLRUQDOLVRQRSUHVVRFKpWXWWLYHQGXWLSHUDEERQDPHQWRLO/DJHQWHQRQOLFRPSHUD 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR DOOHHGLFROHTXLQGLO¶DEERQDPHQWRDUULYDDFDVDFRQFDOPDHFKLHVFHSHUDQGDUHLQXIILFLR QRQSUHQGHODFRSLDGHOO¶DEERQDPHQWRHVHODSRUWDGLHWURODODVFLDDFDVDSHUFKpOuFLVRQR RUDULGLYHUVLILQLVFRQRGLODYRUDUHDOOHGHOSRPHULJJLRTXLQGLVHOROHJJRQRSRLRSSXUHOR ODVFLDQRDFDVDSHUODPRJOLHHSHULILJOL 4XLQGLQRQVDOJRQRLQPHWURSROLWDQDFROJLRUQDOHSHUFKpJOLDUULYDDFDVDDYROWH PDQFR JOL DUULYD TXDQGR HVFRQR SHU DQGDUH D ODYRUDUH SUHVWR DOOH TXDQGR DUULYD LQYHFHDOOH$OORUDLQPHWURSROLWDQDVLJXDUGDQRQHJOLRFFKL 4XHVWLVLJQRULKDQQRLQYHQWDWRTXHVWRJLRUQDOHFKHKDXQDIRUPXODPROWRVSHFLILFD GHYH GDUH VROR QRWL]LH QRQ GHYH DYHUH QHVVXQD FRQQRWD]LRQH SROLWLFD SHUFKp QRQ GHYH HVVHUH VFHOWR PD DFFHWWDWR GHYH SDUODUH PROWR GL VSRUW GL VHVVR H GHYH HVVHUH OHJJLELOH FRPSOHWDPHQWH GDOO¶LQL]LR DOOD ILQH LQ YHQWL PLQXWL FKH q LO WHPSR PHGLR FKH VL SDVVD LQ PHWUR7DQWRqYHURFKHODVRFLHWjQDWDLQ1RUYHJLDSHUIDUHORVWHVVRPHVWLHUHVLFKLDPD ³9HQWL0LQXWL´TXHOODFKHWUDO¶DOWURLQVLHPHDO*LRUQDOHDYHYDYLQWRODJDUDSHUIDUORD 0LODQRPDSRLKDULQXQFLDWR 4XDQGRF¶qVWDWDODJDUDSHUIDUHODPHWURSROLWDQDD0LODQRODSULPDJDUDqVWDWD YHQGXWDGDXQDVRFLHWjIDWWDGD³9HQWL0LQXWL´SLLO*LRUQDOHFKHSRLKDGRYXWRULQXQFLDUH SHUXQDVWRULDOHJDOHWURSSRFRPSOLFDWD 4XLQGLTXHVWRJLRUQDOHQDVFHFRQXQDVSHFLILFLWjFLRqLRVDOJRVXOODPHWURSROLWDQD OROHJJRVFHQGRHOREXWWR7DQWRqYHURFKHQHOFRQWUDWWRGLVHUYL]LRO¶HGLWRUHKDO¶REEOLJR GLULSXOLUHOHPHWURSROLWDQHHSRUWDUHYLDOHFRSLHTXHVWRDQFKHLQ,WDOLDFRVDFKHSRLQRQ IDDQFKHVHqDIIHUPDWRGDOEDQGRG¶DSSDOWR7XWWRTXHVWRSHUFKpQRQqLSRWL]]DWRFKHXQR VLWLHQHHSRUWDDFDVDTXHVWRWLSRGLJLRUQDOHLRHVFRHORODVFLRFDGHUH&LVRQRGHLJURVVL ELGRQLFRQVFULWWR³3HUIDYRUHPHWWHWHORTXD´ ,Q,WDOLDLOGLVFRUVRqFRPSOHWDPHQWHGLYHUVRSHUDOFXQHUDJLRQL 3ULPR QRQ FL VRQR PHWURSROLWDQH OLQH D 0LODQR HG XQD D 5RPD PHQWUH QHOOH JUDQGLFLWWjFHQHVRQR1RLQRQOHDEELDPRIDWWHTXLQGLLOSULPRDUJRPHQWRGLEDVH GHOODIUHHSUHVVQRQF¶HUDSHUFKpVHDYHVVHURGLVWULEXLWRODIUHHSUHVVVRORLQTXHVWHSRFKH OLQHHQRQVDUHEEHVHUYLWDDQXOOD ,OVHFRQGRSUREOHPDqFKHGDQRLODOHWWXUDqPROWREDVVDFLRqVLOHJJHSRFRPHQWUH LQ 6FDQGLQDYLD VL YHQGRQR FRSLH RJQL PLOOH DELWDQWL GD QRL VROR TXLQGL OD IUHH SUHVVYLHQHGDWDDJHQWHFKHQRQFRPSHUDLOJLRUQDOHHQRQDFKLqJLjDEERQDWD 7HU]RGLVFRUVRLQ,WDOLDJOLDEERQDPHQWLDLTXRWLGLDQLVRQRO¶LOVLFRPSHUD LQ HGLFROD 5LVXOWDWR OD IUHH SUHVV q GLYHQWDWD XQD VRUWD GL VWDPSD JUDWXLWD GDWD XQ SR¶ GDSSHUWXWWR PHQWUH LQ 6FDQGLQDYLD YLHQH GDWD VROR LQ SRFKL JURVVL FHQWUL *RWHERUJ 6WRFFROPD GD QRL SL R PHQR GRYXQTXH DOOH VWD]LRQL GHL WUDP DXWREXV WUHQL VHPDIRUL DVVXPHQGR XQ DVSHWWR FRPSOHWDPHQWH GLYHUVR GDOO¶RULJLQH H LQ QHWWD FRQFRUUHQ]D FRQ L JURVVLTXRWLGLDQL0HQWUHLQ6FDQGLQDYLDLJLRUQDOLQRQKDQQRSHUVRXQDFRSLDSURSULRSHU JOL DEERQDPHQWL FLRq FKL HUD DEERQDWR DO TXRWLGLDQR GD WHPSR QRQ VPHWWH VROR SHUFKp TXHOOH R PDWWLQH OHJJH DQFKH OD IUHH SUHVV TXLQGL QRQ VRQR GLPLQXLWH 'D QRL QRQ SRVVRQR GLPLQXLUH SHUFKp VRQR JLj EDVVLVVLPH PD FHUWR FRVWLWXLUDQQR XQD VRUWD GL IUHQR SHUODVWDPSDDSDJDPHQWR Come avviene il processo di distribuzione della free press? /D IUHH SUHVV YLHQH GLVWULEXLWD VHFRQGR TXHOOL FKH VRQR JOL LQGLFL GL DVVRUELPHQWR YDOXWDWL D 0LODQR VL GLVWULEXLVFRQR FRSLH GL 0HWUR GL /HJJR H GL &LW\ ,Q RJQL FLWWj VL RUJDQL]]DQR FRQ XQD VHULH GL UDJD]]LQL FKH OL GLVWULEXLVFRQR 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR QRUPDOPHQWH WUD OH H GHO PDWWLQR 6H DOOH QH DYDQ]DQR VLJQLILFD FKH QH KDQQR VWDPSDWHWURSSHVHILQLVFRQRDOOHVLJQLILFDFKHQHKDQQRVWDPSDWHSRFKH (VVHQGRJUDWXLWDO¶XQLFRPRGRGLYHULILFDUHqDFRQVXOWLYRFRQLOLPLWLGRYXWLSHUFKp XQRQRQSXzPHWWHUHLQSLVWDUDJD]]LQL« 4XLLQ,WDOLDLOGLVFRUVRVLqDOODUJDWRPROWRSHUFKpQRQHVVHQGRFLPHWURSROLWDQHVL YHQGH DQFKH LQ FLWWj PLQRUL PD VH YRL DQGDWH LQ $PHULFD DQFKH TXL OD WURYDWH VROR D %RVWRQ1HZ<RUN&KLFDJRQRQQHOOHFLWWjPHGLH1HLSDHVLHXURSHLQRUPDOPHQWHF¶qVROR QHOODFDSLWDOH%XGDSHVW3UDJD« Da noi è un concorrente vero del quotidiano, tra l’ altro mi sembra, leggendo, che siano fatti molto bene. Come mai Metro non è distribuito ovunque? 3HUFKp0HWUR HVVHQGR GLSURSULHWjGHJOLVYHGHVLVHJXH LO FRQFHWWR RULJLQDULRVROR 0LODQRH5RPDFUHGRIRUVH7RULQR ,QYHFHSHUULQWX]]DUHODFRQFRUUHQ]DVRQRSDUWLWLSULPD,O0HVVDJJHURDIDUH/HJJR SRLLO&RUULHUHFRQ&LW\SRLLYDULJLRUQDOLORFDOLDIDUHLORURIDFHQGRVRVWDQ]LDOPHQWHOD FRQFRUUHQ]DDVHVWHVVL&RUULHUHH0HVVDJJHURVRQRSDUWLWLSHUGLIHQGHUVLGD0HWURSRLVL VRQR DOODUJDWL H KDQQR FRVWUHWWR L TXRWLGLDQL WLSR ,O *D]]HWWLQR H /¶$UHQD D IDUOR SHU GLIHQGHUVLGDTXHOORGHO&RUULHUHGHOOD6HUDGHO0HVVDJJHURQRQGD0HWURSHUFKpqVROR QHOOHJUDQGLFLWWj Chi decide i prezzi dei quotidiani? /RGHFLGHO¶HGLWRUHLQ,WDOLDILQRDOF¶qVWDWRLOSUH]]RDPPLQLVWUDWRRYYHUR LO SUH]]R GHL TXRWLGLDQL OR VWDELOLYD LO JRYHUQR 4XDQGR QRL ULWHQHYDPR FKH LO SUH]]R QRQ IRVVHSLDGHJXDWRGRYHYDPRIDUHXQDGRPDQGDDO0LQLVWHURGHOO¶,QGXVWULDGRFXPHQWDQGR OHUDJLRQLSHUFXLFKLHGHYDPRO¶DXPHQWRHLOJRYHUQRHPHWWHYDXQGHFUHWR 3RLqDYYHQXWDODOLEHUDOL]]D]LRQHqVLqVWDELOLWRFKHRJQLJLRUQDOHGHFLGHDTXDQWR YHQGHUH 3RL q VWDWD DSSURYDWD OD OHJJH $QWLWUXVW QXPHUR GHO FKH VWDELOLVFH LQYHFHFKHLSURGXWWRULQRQSRVVRQRDFFRUGDUVLVXLSUH]]L4XLQGLJOLHGLWRULQRQSRVVRQR FRPXQLFDUVLLOJLRUQRLQFXLDXPHQWDQRLSUH]]LXQRSUHQGHO¶LQL]LDWLYDHJOLDOWULGHFLGRQR R PHQR GL VHJXLUOD 8QD ULXQLRQH GL HGLWRUL FKH FRQFRUGDVVHUR XQ DXPHQWR GHL SUH]]L FRVWLWXLUHEEHYLROD]LRQHGHOODOHJJH&LVRQRLQIDWWLTXHOOLFKHYHQGRQRDHFKLDHXUR Ê FRPXQTXH GLIILFLOH VWDELOLUH OD FROOXVLRQH VH &RUULHUH DXPHQWD D LO JLRUQR GRSR OR ID DQFKH 5HSXEEOLFD R DQFKH LO JLRUQR VWHVVR SHUFKp VH LO &RUULHUH GHFLGH GL DXPHQWDUHGHYHDYYHUWLUHLGLVWULEXWRULGLFHQGR³JXDUGDFKHGDGRPDQLLRFRVWRGLSL´H TXLQGLODQRWL]LDVLVDSHUzQRQGHYHHVVHUHFRQFRUGDWR6HLOJDUDQWHSHUODFRQFRUUHQ]D ULXVFLVVHPDLDGLPRVWUDUHFKHLGXHRSLHGLWRULVLVRQRDFFRUGDWLSHUDXPHQWDUHORVWHVVR JLRUQRSDUWLUHEEHXQDVDQ]LRQHFRPHSHUOHDVVLFXUD]LRQL 4XLQGL LO SUH]]R OR VWDELOLVFH O¶HGLWRUH VHFRQGR L VXRL FRVWL H ULFDYL Ê DQFKH SRVVLELOH LQPROWL OR KDQQRIDWWRDSSOLFDUHXQSUH]]R GLYHUVRLQ GLYHUVH DUHH QHVVXQROR SXzLPSHGLUH6LSXzYHQGHUHDSLRPHQRLO*LRUQRORKDIDWWRSDUHFFKLHYROWH Quali sono gli orari della distribuzione? Il conteggio avviene alla rovescia; le edicole generalmente si aprono tra le 6 e le 6.30, prima quelle della periferia dove c’ è la gente che lavora sul serio, più tardi quelle del centro dove la gente va a lavorare più tardi. Quindi il distributore fa un piano e dice “ io parto con i giri alle 3.30, alle 4. Se allora vogliamo beccare la distribuzione in quella città sappiamo che ci dobbiamo arrivare alle 3.10 – 3.15, sennò i giri sono già partiti, poi se si ritarda di 5 min. si avverte e il distributore aspetta. Ma tendenzialmente esiste un’ ora limite in cui partono i furgoni ed entro quell’ ora bisogna 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR arrivare. È chiaro che il piano dei trasporti viene fatto in funzione dei trasporti, cioè il capo della distribuzione sa a che ora deve arrivare nei vari posti e sa che le macchine da Milano, Venezia partono con uno scaglionamento in funzione dell’ ora in cui devono arrivare che a sua volta è in funzione dell’ ora in cui devono partire i furgoni di città. 3HU HVHPSLR OD SULPD HGL]LRQH FKH FKLXGH D PH]]DQRWWH SDUWH SHU OH GHVWLQD]LRQL ORQWDQHSRLPDJDULVLULEDWWHHVLULSDUWHSHUODSURYLQFLDSRLVLULEDWWHDQFRUDHVLSDUWH SHU OD FLWWj 8Q JLRUQDOH VWDPSDWR D 0LODQR H SHU 0LODQR SXz GXQTXH FKLXGHUH O¶XOWLPD HGL]LRQHDQFKHDOOHHFRQVHJQDUODDOOHVHGHYHDQGDUHGD0LODQRD)LUHQ]HGHYH SDUWLUHD±VHQQzQRQVDUDLPDLD)LUHQ]HSHUO¶RUDLQFXLHVFRQRSHUFKpOD 1D]LRQHFKHqVWDPSDWDD)LUHQ]HQRQqGLVSRVWDDGDVSHWWDUHLO&RUULHUHGLFH³LRFLVRQRH TXLQGLDOO¶RUDJLXVWDVLSDUWHFKLqLQULWDUGRSHJJLRSHUOXL´ ,QTXHVWRVHQVRWHOHWUDVPLVVLRQHHYROLSRVWDOLKDQQRGLPROWRVHPSOLILFDWRODFRVD SHUFKpXQDYROWDXQRFRUUHYDFRUUHYDFRUUHYDHSRLDUULYDYDPLQXWLGRSR Cos’ è l’ ANADIS? ÊODVRFLHWjGLFDWHJRULDFKHUDGXQDLGLVWULEXWRULORFDOL2UDQHqQDWDXQDVHFRQGD FKHVLFKLDPD),',6SHUFKpVLVRQROLWLJDWLÊXQVHWWRUHPROWROLWLJLRVR ,GLVWULEXWRULORFDOLVRQRHKDQQRGXHDVVRFLD]LRQHGLFDWHJRULDSLDOFXQLFKH QRQIDQQRSDUWHGLQHVVXQD *OLHGLFRODQWLVRQRHKDQQRVLQGDFDWLHDOO¶XOWLPDULXQLRQHSHULOULQQRYR GHO FRQWUDWWR GHOODULYHQGLWD GHOODVHWWLPDQD VFRUVDVL qVFLROWD SHUFKp LVLQGDFDWLVL VRQR ULILXWDWLGLVHGHUHDOORVWHVVRWDYRORGLFHQGR³VHF¶qTXHOORDQGLDPRYLDVHF¶qTXHVW¶DOWUR DQGLDPRYLDQRL´GLFLDPRTXLQGLFKHqXQDFDWHJRULDXQSR¶IUD]LRQDWD 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,17(59,67$$/'277250$6&+,(772 5(63216$%,/('(//¶$1'5,2/, ',675,%8=,21(6S$ Chi siete… Noi facciamo un attimino da ponte tra gli editori e i vari rivenditori. Noi rappresentiamo una realtà che copre Padova e l’ intera provincia, praticamente noi distribuiamo a tutte le edicole di Padova e provincia; perché la nostra attività è principalmente a carattere provinciale quindi lei ne trova una Padova, una a Vicenza, una o più, comunque la realtà è grosso modo locale ed interessa la provincia. Facciamo da ponte tra l’ editore e il rivenditore in che senso: l’ editore ci assegna o concorda con noi determinati quantitativi di quotidiani e il nostro compito è quello innanzitutto di allocare le quantità ottimali per punto vendita, perché non è il rivenditore che ci dice “ domani dammi 20 Corriere delle Sera piuttosto che 10” , siamo noi ad assegnare il quantitativo. Naturalmente il quantitativo lo assegniamo in base a fatti specifici tipo oggi che è un giorno speciale i giornali escono, esce la notizia della morte di Agnelli, quindi con inserti, tant’ é che oggi ci sono stati forti aumenti. In ogni caso in base a dati statistici, storici e di cosa può offrire una rivendita. L’ obiettivo è quello di contenere al massimo gli invenduti perché i rivenditori so che non vendono, non possono prendere contrattualmente… ovviamente del resto essendo noi che assegniamo le copie siamo obbligati all’ acquisto e ciò che non vendono non possono renderlo immagino che questo già gliel’ abbiano detto la rivendita, ecco. Quindi teoricamente una distribuzione ottimale sarebbe quando ogni rivendita rende una copia per testata: significa che io gli ho dato le copie sufficienti a coprire, a soddisfare tutti i suoi clienti. Quindi l’ edicolante la rende a lei e lei cosa ne fa dopo? Io a mia volta in base agli accordi che c’ ho con gli editori le invio al macero oppure gliele rendo, insomma, a dimostrazione che a mia volta non l’ ho venduta. I numeri di copie da fornire ai rivenditori le stabilite voi oppure…? No, l’ editore stabilisce, concorda o stabilisce con noi il monte copie totali per la nostra zona. Allora, detto che il monte copie è 100, siamo noi a ripartirle. Questo è il primo compito; poi, ovviamente, quello di confezionarle. Confezionarle significa che i vari editori le fanno confluire a noi e noi ne confezioniamo 3 copie del Corriere, 3 di Gazzettino, 5 di… e le facciamo recapitare al punto vendita ritirando gli invenduti del giorno precedente. Voi quindi distribuite tutte le testate? Sì. Cioè noi diciamo rappresentiamo, essendo praticamente l’ unico distributore sicuramente a Padova e, diciamo, buona parte della provincia di Padova, fondamentalmente distribuiamo solo noi; questo però per la realtà che riguarda Padova, Vicenza è una attimino diversa: lì c’ è un distributore per tutti i quotidiani eccetto il quotidiano locale che lì si chiama “ Il Giornale di Vicenza” che viene distribuito da un altro distributore. E i periodici…? 6uQRLGLVWULEXLDPRLSHULRGLFL« Ma rispetto ad una volta invece, quindi parlando di storia, cosa è cambiato rispetto agli anni passati? Funzionava diversamente, immagino, la distribuzione… Beh, diciamo dipende a che epoche si riferisce… cioè rispetto a 10 anni fa non ci sono grosse novità. Sì, qualche innovazione tecnologica, per esempio con i furgoni: magari più capienti, meno capienti, ma sempre con i furgoni poi alla fine si consegna. Se si va a 20 anni fa magari in certi posti arrivavano col pullman: c’ era il pullman che in determinati posti, non riguardava tanto Padova, ma in altri posti arrivavano via treno… erano gli editori che direttamente li inviavano via treno. Dall’ 86-87 noi distribuivamo solo per Padova città, mentre ogni singolo editore inviava ai restanti punti vendita della provincia il suo pacchettino. Quindi una grossa novità c’ è stata ed è stata a metà degli anni Ottanta, diciamo. Voi andate con il camioncino a prenderli… ? 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR Diciamo che sono gli editori che ce li mandano, noi li aspettiamo qua. A che ora vi arrivano le copie? Beh ovviamente parlando degli anni che stiamo parlando, si inizia alle 2 e mezza, 3 e poi anche alle 4.30 insomma. Per l’ ultima edizione… Sì, tanto per dire: stamattina una parte di un quotidiano ci è arrivato alle 5.30. E voi alle 6 e mezza dovreste consegnare alle edicole, più o meno, no? Beh, dovremmo consegnare anche prima delle 6 e mezza. Eventualmente ci sono un sacco di trasporti… cioè non c’ è un furgoncino che… cioè Padova è strutturata che ci sono circa una trentina di furgoni e poi comunque c’ è una parte di rivenditori che vengono presso i nostri magazzini a prendersela. Allora lei capisce che, siccome c’ è sempre un primo ed un ultimo, sia sul trasporto, ma anche sulla distribuzione, allora tendenzialmente si inizia con le linee che devono far più strada, che c’ hanno più carichi e poi si restringe sempre di più verso il centro. Che sono quelli a cui viene consegnato più tardi… Di fatto al rivenditore teoricamente dovrebbe arrivare sempre alla stessa ora, pur facendo parte di un giro quindi evidentemente ce n’ è uno prima e uno dopo e quindi si cerca di ottimizzare gli arrivi in base anche alle esigenze. L’ esigenza della stazione è diversa: perché in stazione alle 6 ci sono già persone. E’ diversa dalle esigenze di un altro rivenditore… che ne so cito De Pazi che apre alle 8 e mezza, per cui… No ne abbiamo uno peggiore che quando apre la stagione della caccia questo apre intorno alle 10; però viene a prendersele [ride… ]. E’ Moro Gianfranco… Come mai invece qualche rivenditore decide di venirseli a prendere qui da voi? Mah, talvolta per non supportare un costo; perché poi alla fine è un scelta: chi se li fa portare decide per la qualità della vita. Perché venirseli a prendere comunque ci si mette quella mezz’ ora anche per caricare. Altrimenti lei pensi chi fa servizio al mercato ortofrutticolo di Padova che c’ è bisogno dei giornali intorno alle 4.15, 4.20. Perché al mercato ortofrutticolo credo alle 5 e mezza già non ci sia più nessuno. E’ evidente che dovremmo fare per lui un servizio dedicato e allora questa è una circostanza in cui preferisce venirseli a prendere. Oppure chi passa qui vicino… però anche questo è abbastanza, perché c’ è tutto un regime contrattuale dietro; cioè non è proprio che uno possa decidere “ vengo a prendermeli, me li faccio portare… ” c’ è tutto un accordo nazionale che regolamenta questa cosa, perché teoricamente si può scegliere fino a un certo punto. Padova città può dire: beh, se ho il diritto di venirli a prendere, me li vengo a prendere, però non c’ ha il diritto di riceverli. In provincia invece c’ hanno il diritto di riceverli, ma non di venirli a ritirare. Ovviamente loro corrispondono, Padova e provincia, una percentuale su ciò che vendono. E allora però è una percentuale che nasce da concetti mutualistici fondamentalmente, perché uno che vende camion di giornali presumibilmente con quella percentuale riuscirebbe tranquillamente a rivendersela o farsi un servizio dedicato. Però non a supplire laddove c’ è il furgone che va magari per vendere 5 copie. Perché 5 copie con qualsiasi percentuale non copre il costo di consegna: il costo del furgone, del personale. Ecco che allora c’ è una percentuale che va a coprire, che in realtà poi non copre perché ci sono interventi da parte nostra a sostegno e anche editoriali. Però il concetto… è proprio per questo che c’ è un concetto un attimino mutualistico. Perché se lei ha una rivendita e non vende nessuna copia, lei di trasporto di fatto non paga niente. Significa che allora qualcuno deve pagare al suo posto. Quindi il costo del trasporto? Cresce esponenzialmente… ? Bah, diciamo, laddove è regolamentato è qualcosa meno dell’ 1 % sul prezzo, incide l’ 1 % del venduto. Diciamo che loro c’ hanno un margine prima di risolvere il trasporto di qualcosa meno del 20 % sul prezzo. Nel 20 % bisogna considerare che su un quotidiano che vale 1 Euro, prende qualcosa meno di 20 centesimi sul quotidiano venduto: non è che siano poi cifre… Voi anche avete una percentuale… Anche noi sì. Tutto il meccanismo nel bene e nel male, diciamo, viaggia a percentuale. Poi in realtà non tutto… c’ è sempre una percentuale però magari c’ è anche una componente fissa perché se lei è un editore che mi promette di vendere 10 copie a Padova, qualsiasi percentuale che lei mi dia, sicuramente non copre l’ onere. Quindi è evidente che ci dev’ essere qualcosa di più la percentuale, insomma. Queste percentuali sono stabilite a livello legislativo? No, non c’ è niente di legislativo. Anche perché non c’ è diciamo… nel momento in cui si dovesse stabilire… poi può essere anche una furbizia questa. Perché nel momento in cui dovessero stabilire una tariffa che devo applicare io, cosa significa? Significa che nel momento in cui io non ci sto con i costi qualcuno deve contribuire. In realtà noi siamo un’ impresa che non… un’ impresa non tipo l’ Enel che siamo obbligati a un servizio, cioè non abbiamo una concessione, prezzi da concordare. In realtà poi c’ è una percentuale d’ uso con tutte le varianti di un quotidiano locale 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR che vende tantissimo sicuramente o normalmente sotto la percentuale d’ uso. La percentuale d’ uso è il 5%, di riferimento. Però poi lì si spazia, insomma; però spaziare dal 5 al 4 % significa ridurre i nostri margini di un 20%. Perché prendere il 5 o prendere il 4 anche per i ricavi significa ricavare il 20 % in meno. Una curiosità: è vero che… io ho sentito dire che una volta per quanto riguarda le rese si tagliava soltanto la testata… Però lei si riferisce ad anni antecedenti l’ avvento dei distributori, della nostra figura. Noi siamo del ’ 39. Quindi a Padova diciamo nel ’ 39 dove servivamo noi non si tagliavano le testate. Nel caso, non so se si ricorda, prima quando accennavo all’ editore che mandava direttamente il pacchettino alla rivendita, diciamo lì spesso l’ editore poteva accettare a dimostrazione dell’ invenduto il fatto che ci fosse sto taglio della testata, così mandava la mazzetta delle testate invendute. In Italia siete stati i primi… ? Questo non lo so, presumo che se andiamo a guardare nella realtà del 1939 personalmente, eh li sì che era tutta un’ altra cosa, diversa, eravamo distributori sì, ma che ne so, di 10 testate. Forse perché nel ’ 39 10 ce n’ erano. Poi magari si nasceva come distributori in quegli anni, si era rivenditori e poi da semplice rivenditore classico, quello attuale, in realtà si faceva rivenditore e anche distribuzione magari alle rivendite vicine… sono nate un po’ così, credo, le distribuzioni: un rivenditore che serve anche altri rivenditori. Penso che storicamente sia andato così, insomma. Fino a vent’ anni fa la merce non arrivava via camion da noi, ma arrivava via ferrovia… Arrivava via ferrovia e poi andavate voi a… 6uDQGDYDPRQRLLQVWD]LRQHDULWLUDUH 'LFLDPRFKHULVSHWWRDGXQDYROWDVRQRFDPELDWHDQFKH«LWHPSLFLRqODORJLVWLFDLQ HQWUDWDHLQXVFLWDVHSULPDF¶HUDQRULYHQGLWHSHURJQLFLWWjHWHVWDWHDGHVVRVRQR GLYHQWDWH ULYHQGLWHSHUWHVWDWH DO JLRUQR4XLQGL VH XQ¶D]LHQGD DOLYHOOR ORJLVWLFR QRQ ULHVFH D JHVWLUH OD GLIIXVLRQH OD GLVWULEX]LRQH QRQ q FKH XQD SHUVRQD H[ QRYR SXz SDUWLUH H SUHWHQGHUH GL PHWWHUH LQ SLHGL DWWUDYHUVR XQD VHULH GL IXUJRQL R XQD VHULH GL SHUVRQHXQ¶DWWLYLWjGHOJHQHUH,QWDQWRJLjDOLYHOORVWDWLVWLFRHODERUDUHLGDWLVWRULFLQRQq VHPSOLFH%LVRJQDLQYHORFLWjHLQSRFRWHPSRSHUFKpqLQFUHGLELOHTXDQWRLWHPSLFRQWLQR LQXQDJLRUQDWDGLRUHELVRJQDILQRDGXQDFHUWDRUDGDUHODGLVSRQLELOLWjGLGDWLSHUOD GLVWULEX]LRQH SHU OD GLIIXVLRQH VRWWR ( QHOOR VWHVVR WHPSR HQWUR XQD FHUWD RUD ELVRJQD GDUH OD SRVVLELOLWj DO UHVR GL UHFXSHUDUH WXWWL TXHVWL GDWL H GL HODERUDUOL GL QXRYR SHU LO JLRUQRVXFFHVVLYR5LVSHWWRDGXQDYROWDIRUVHULVSHWWRDGXQDYROWDLOFRPSXWHUQRQVHUYLYD SHUFKp F¶HUDQR PHQR JLRUQDOL DGHVVR OD WHFQRORJLD q IRQGDPHQWDOH DQFKH D OLYHOOR GL HFRQRPLDGLVFDODLQVRPPDSHUFKpLGLVWULEXWRULULVFKLHUHEEHUR« 0DOHLSHQVLVRORFKHXQTXRWLGLDQRQRLORFHGLDPRFRQGHFLPDOLDOULYHQGLWRUH,O SUH]]RGLFHVVLRQHqGLGHFLPDOLTXLQGLVLVWDGLVFXWHQGRGL«YHGLOHLLPPDJLQLGLGRYHU IDWWXUDUHFRQXQDFDOFRODWULFH« )DWHXQFDOFRORPROWRVHPSOLFHSHQVDWHDGXQDULYHQGLWDFKHVLWURYDDFKLORPHWUL GD TXL LQ XQ SDHVLQR GL DQLPH OD TXDOH YHQGH PLOLRQH (XUR GL JLRUQDOL D VHWWLPDQD WXWWR FRPSUHVR ,O FRPSLWR GHO GLVWULEXWRUH q TXHOOR GL IDUJOL DUULYDUH WXWWH OH WHVWDWH FRQ XQD SHUFHQWXDOH FKH VL DJJLUD VXO 6H LO GLVWULEXWRUH SDUWLVVH FRO VXR IXUJRQHFRQXQXRPRGDSDJDUHFRQWXWWDODSUHSDUD]LRQHLOVLVWHPDVDUHEEHJLjPRUWR 1RLDEELDPRFKHSRLODPHGLDFLIDFFLDIDUHTXDOFKHSLFFRORPDUJLQHDILQHDQQR SHUz JUDQ SDUWH GHOOH ULYHQGLWH SHU QRL VRQR« UDSSUHVHQWDQR XQ FRVWR 1RQ SRVVLDPR UDJLRQDUH LQ TXHVWR VHQVR SHUFKp DOOD ILQH F¶DEELDPR XQ DFFRUGR FRQ L QRVWUL IRUQLWRUL L QRVWUL HGLWRUL 3HU FXL F¶q TXHVWR F¶q LO EXRQR« SHUz SHU QRL SRWUHEEHUR WUDQTXLOODPHQWH FKLXGHUHTXDOFKHFHQWLQDLRGLULYHQGLWHHQRQSLDQJHUHPPR 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 3HU QRQ SDUODUH GHO IDWWR ILQDQ]LDULR FKH LO GLVWULEXWRUH XQLFR LQ PROWL FDVL GHYH EDGDUHDOFRQWUDWWRHVWLPDWRULR« SRVVRQRUHQGHUHFLzFKHQRQKDQYHQGXWR«%HKSHULOSDJDPHQWRFRQWUDWWXDOPHQWH qDOODFRQVHJQD6HDQGLDPRDOLYHOORFRQWUDWWXDOHLOSDJDPHQWRqDOO¶DWWRGLFRQVHJQDWX PLGHYLSDJDUHVRORSHULOIDWWRFKHLRWLKRFRQVHJQDWRSRLQHOPRPHQWRLQFXLPHODUHQGL R PHJOLR WL FKLHGR GL UHQGHUPHOD FLRq OH JLDFHQ]H GHO TXRWLGLDQR GHO JLRUQR VXFFHVVLYR H LR WL UHQGRL VROGL H VH WL GRDOWUDPHUFH«4XHVWRVDUHEEH SURSULR LR WL GR 6ROH2UHHWXPLGDL(XURLOJLRUQRGRSRGLTXHLFKHWLKRGDWRPHQHUHQGLLR WL UHQGR L VROGL« TXHVWR q LO SURILOR FRQWUDWWXDOH PD WDOYROWD QRL q XQ SURILOR FKH QRL DEELDPR XVDWR SURSULR LQ FDVL HFFH]LRQDOL FRQ GHL ULYHQGLWRUL XQ SR¶« FRPH 0DUWHOOR 'LFR0DUWHOORSHUFKpFLKDVSLHJDWRFKHLOQRVWURVLVWHPDHUDVEDJOLDWR0DLQUHDOWjF¶q WXWWR XQ VLVWHPD GL FRPSHQVD]LRQL VHWWLPDQDOL $ ILQH VHWWLPDQD HVFH XQ GDUHDYHUH FRQ VDOGRWLKRGDWRTXHVWRPLKDLUHVWRTXHVWRTXLQGLF¶qXQVDOGR ,OGLVWULEXWRUHVLLQFDULFDO¶RQHUHGLGLVWULEX]LRQHFKHSUHYHGHFLIUHLQWHUHVVDQWL« 6uVRQRFLIUHLQWHUHVVDQWLqDQFKHYHURFKHIDUHFRPHFRQWUDWWXDOPHQWHqSUHYLVWR VLJQLILFDFDVVLHUL Tornando invece agli orari: diceva l’ importanza prima degli orari della distribuzione; ma se gli editori, i fornitori ritardano anche solamente di un quarto d’ ora, 20 minuti, voi come vi adeguate? Noi abbiamo un impegno a distribuire, ci siamo impegnati a distribuire se arrivano entro un certo orario. Che nel nostro caso, diciamo, sono le 4e10, 4e20… 4e10 diciamo. Perché noi alle 4e10… se tutti dovessero partire dal presupposto, se tutti i quotidiani dovessero arrivarmi alle 4e10 io comunque alle 4e30 inizio a distribuire. Ci sono sti 20 minuti per poter preparare tutti sti quotidiani per iniziarli proprio a distribuire fisicamente. Prepararli significa aprire tutti i pacchi, posizionarli, per poi cominciare a dire inizio a servire i punti vendita. Allora, se tutti i quotidiani arrivano alle 4e10 io comunque alle 4e30 parto. Questo significa che se gran parte dei quotidiani sono arrivati alle 4e10 e uno arriva alle 4e20 comunque io ce la faccio. Se mi arriva troppo tardi, allora non ce la faccio più. E’ già successa una cosa del genere? Beh, stamattina il quotidiano di cui una parte è arrivata alle 5.30, i furgoni arano già partiti… Il concetto è: per un quotidiano o per alcuni quotidiani non si può far aspettare tutti glia altri utenti, mi sembra un’ ingiustizia. Quindi non viene distribuito… No no, esce in emergenza: quindi o con giri supplementari, talvolta consideri che le spese sono anche superiori a quello che ritiene di vendere o a suoi ragionamenti economici per cui rinuncia anche ad uscire. Noi serviamo anche testate che vendono anche 8 copie al giorno a Padova, in tutto il territorio. Quindi quella anche se arriva tardi sicuramente è un onere che dobbiamo addossare al colpevole, diciamo. Più o meno per 8 copie forse rinuncia. E allora qui dipende dalle politiche editoriali, insomma. Diciamo che i più ridondanti come nome, quelli senz’ altro coprono l’ intera zona, altri un po’ meno, altri proprio rinunciano. Parlando di dati: voi quante testate coprite? Mah, in anagrafica, esteri escluso perché poi c’ è tutta la lettura degli esteri, esteri esclusi ne abbiamo 8 mila. 8 mila ogni giorno… No, no, 8 mila come anagrafica… il mensile una volta ogni 30 giorni, il quotidiano è una volta al giorno, bimestrale, semestrale e l’ annuale… diciamo che se lei lascia una rivendita pressoché completa magari si trova 4 mila titoli, ci possono stare. Poi c’ è chi fa servizio arretrati, per cui qualche rivenditore tiene anche fumetti per esempio, cose di questo genere. Tiene anche dei fumetti non più in distribuzione o magari si dimentica… I crucipuzzle penso ce ne siano un centinaio di titoli… c’ è la Settimana Enigmista, poi gli altri insomma… Anche se i consumatori non sempre sono; c’ era un rivenditore che aveva 45 titoli di crucipuzzle… 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR Parlando di distribuzione estera invece mi diceva che avete… Sì, oltre ai nazionali naturalmente ci sono anche le pubblicazioni estere: noi rispetto ad altre città abbiamo la zona termale di Abano. Quindi c’ è una vendita, per il fatto di Padova, che magari è orientata verso certi giornali: il Financial Times… e poi c’ è la vendita, quella termale, orientata su Germania e tedeschi, insomma. Magari Vicenza un po’ meno… lì piace il New York Times, il Times… infatti Padova, come vendita a Padova di esteri, è infima; comunque a noi arrivano credo intorno ai 140-150 titoli al giorno di esteri. Ma se un edicolante volesse cominciare a vendere, che ne so, un quotidiano estero o comunque qualcosa che fino al giorno prima non ha venduto, voi come… Dunque, sugli esteri, per scelte editoriali e quindi economiche, vien fatto questo ragionamento: allora, ci son delle rivendite ad Abano e Montegrotto che c’ hanno una loro vita perché c’ hanno clienti di alberghi e turismo, diciamo. Han turismo e quelli quindi rientrano nel servizio; e poi su Padova ci sono una ventina di rivendite che diciamo son come specializzate ed è su quelle che noi andiamo. Quindi gli esteri su Padova non si trovano in tutte le rivendite, ma in determinate edicole, rivendite e teoricamente si sa che quando si va in quella rivendita si trova la maggior parte di quello che si distribuisce. Perché altrimenti diventerebbe una cosa frantumata: una, una, una… talvolta potrebbe anche creare disorientamento al pubblico, insomma. Lei si immagina che comincia a cercare il Times. Allora io le so dire: queste sono le rivendite che ce l’ hanno. Però, siccome le copie son quelle, se io le ripartisco tra… cioè se son 100 copie: se le ripartisco tra 10 rivendite tendenzialmente arriva una media di 10 copie per rivendita, però se le ripartisco su 450 rivendite se lei cerca il Times forse non lo troverà mai. Perché o non l’ ha ricevuto o perché l’ ha ricevuto e l’ ha venduto. Invece talvolta nel concentrare, paradossalmente dà anche più servizio alle clientela. Non è vero che l’ aumento di punti vendita aumenti il servizio alla clientela. Parliamo di due edicole vicine: allora, siccome io c’ ho un quantitativo totale e servo solo queste due rivendite, se io ho un limite quantitativo finiscono una parte di qua e una parte di là. Questo può finirla e questo può averla in eccedenza. Lei può essere fortunato di andare in quella che c’ ha l’ eccedenza, ma può essere sfortunato nell’ andare in quella in cui non ce l’ ha per cui deve recarsi in quell’ altra rivendita. Se la rivendita fosse unica, io avrei comunque quel quantitativo e lei andrebbe là e sicuramente la troverebbe. Ecco, nei paesi talvolta due o più rivendite diventano deleterie. Partiamo dal presupposto che non è che poi con l’ aumento delle rivendite in sé determini un aumento automatico delle copie distribuite. Perché le copie distribuite sono anche in funzione di ciò che viene venduto. La vostra relazione, il vostro rapporto con i distributori nazionali, professionale? 'LFLDPR FKH q XQ SR¶ RGLR H DPRUH FRPH WXWWL L UDSSRUWL FKH FL VRQR &¶q XQ VRWWRVWDQWHDFFRUGRFRPPHUFLDOHSRLJOLLQWHUHVVLDYROWHGLYHUJRQRVRQRGLYHUJHQWL«SHUz XQGLVWULEXWRUHQD]LRQDOHFKHKDIDWWRXQDFFRUGRFRQO¶HGLWRUHFKHqUHPXQHUDWRDFRSLD GLVWULEXLWD SUHVXPLELOPHQWH OXL FHUFKHUj GL GLVWULEXLUH LO SL SRVVLELOH 3HUz VH LR VRQR UHPXQHUDWRDFRSLDYHQGXWDHQWURLPPHGLDWDPHQWHLQFRQIOLWWRSHUFKpSRLQRUPDOPHQWHL FRQIOLWWL VRQR TXHVWL LQVRPPD &L SRVVRQR HVVHUH LQYLDWL GHL SURGRWWL FKH QRQ YHQJRQR YHQGXWL FKH VWDWLVWLFDPHQWH QRQ VRQR YHQGLELOL $QFKH SHUFKp QRL SRL D QRVWUD YROWD GREELDPR IRU]DUH VXOOD UHWH GL YHQGLWD GDO PRPHQWR FKH VH DFFHWWDVVLPR GL GLVWULEXLUH SURGRWWL FKH VWDWLVWLFDPHQWH QRQ YHQJRQR YHQGXWL GREELDPR IRU]DUH YHUVR XQD UHWH GL YHQGLWDQRVWUDSHUWHQHUHLQYHQGLWDGLSURGRWWLFKHORURGLFRQRVWDWLVWLFDPHQWHQRQYDQQR ( L SURGRWWL FKH VWDWLVWLFDPHQWH QRQ YDQQR WROJRQR GL YLVLELOLWj D SURGRWWL FKH PDJDUL DQGUHEEHUR 3RWUHEEHHVVHUHXQHVHPSLRTXDQGRqXVFLWDO¶HQFLFORSHGLDGHOPRELOHqDUULYDWRLQ GLVWULEX]LRQHXQSH]]RGLOHJQRDOWRFRVu>PHWURHPH]]RGDWHUUDFLUFD@&DOFRODWHORSHU PLOD SH]]L LQ GLVWULEX]LRQH VL VRQR WURYDWL LO PDJD]]LQR SLHQR GL SH]]L GL OHJQR FKH O¶HGLFRODQWHQDWXUDOPHQWHQRQVDSHYDQHPPHQRGRYHPHWWHUH«qRVWLFR Spesso c’ è così, ma non solo da parte degli acquirenti, ma da parte dei nostri fornitori in generale, che magari ci possono inviare… adesso c’ è la collezione, che ne so, dei bicchieri, ci possono inviare degli scatoloni bellissimi magari anche con scritto fragile. Poi ignorano che noi poi comunque dobbiamo fare dei pacchi. E sti pacchi li facciamo e poi li consegniamo ai trasportatori. Allora nel fare i pacchi schiacci ed è facile che il bicchiere si frantumi; e poi viene caricato su un camion ed è facile che nel carico… cioè magari non fanno una confezione adatta per tutta sta cosa. Arrivano belli da noi, poi in rivendita un po’ meno belli e in resa disastrosi. ,Q RJQL FDVR F¶q XQ FRQWUROOR DWWUDYHUVR XQD UHWH GL LVSHWWRUL SHU HYHQWXDOL SUREOHPDWLFKH 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,17(59,67$$/6,*125),25 (',&2/$17(',9,$)$&&,2/$7,3$'29$ Dove va a prendere i quotidiani lei? Ce li portano alla mattina presto. E a che ora? Alle 6.30. Come funzionava una volta? 8QDYROWDVLDQGDYDDSUHQGHUHLJLRUQDOLOuSULPDGHOOH«LQDJHQ]LD&¶HUDQRGXH SXQWLGLGLVWULEX]LRQHLQ]RQDLQGXVWULDOHTXLD3DGRYDGRYHFRQYHUJHYDQRWXWWLLJLRUQDOL 'DXQDSDUWHLTXRWLGLDQLHGDXQDSDUWHOHULYLVWH A lei arrivano un numero determinato di copie di quotidiani… &KHYLHQHVWDELOLWRGDOODGLVWULEX]LRQHHQRQGDQRL Quindi lei non può scegliere di non prendere… $VVROXWDPHQWHQRLRQRQSRVVRVFHJOLHUHSHUFKpVDUHEEHXQDFHQVXUDSUHYHQWLYD( TXLQGL QRL VLDPR FRVWUHWWL LQ EDVH DG XQD OHJJH VXOOD OLEHUWj GL VWDPSD VX FXL FL VDUHEEH PROWRGDGLUHVLDPRFRVWUHWWLDULFHYHUHWXWWR Questa legge si ricorda di che periodo è? 1R QRQ PL ULFRUGR« &RPXQTXH DEELDPR XQ FRQWUDWWR SHU FXL GREELDPR ULFHYHUH WXWWR/HFRSLHLQYHQGXWHOHUHVWLWXLDPR,QWHRULDVLSXzUHVWLWXLUHWXWWRLQSUDWLFDTXDOFKH 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR HUURUH F¶q VHPSUH H WXWWR QRQ OR UHVWLWXLVFL PDL $QFKH SHUFKp F¶q GD FRPSLODUH XQD QRWLFLQD« Complicata, capisco. Lei ha un referente della distribuzione con il quale è in contatto per queste questioni? 1R QRL TXDQGR DEELDPR GHOOH TXHVWLRQL GREELDPR FKLDPDUH OD GLVWULEX]LRQH H DEELDPRVHPSUHXQVDFFRGLGLIILFROWjSHUFDSLUFL C’ è per caso un centro regionale di distribuzione in Veneto? 1R QRQ F¶qXQFHQWUR UHJLRQDOH &LVRQR WXWWL SLFFROL FHQWULFKH YLDJJLDQR RJQXQR SHU FRQWR VXR $OWULPHQWL F¶q O¶DVVRFLD]LRQH GHL GLVWULEXWRUL O¶DVVRFLD]LRQH QD]LRQDOH GHL GLVWULEXWRUL Dei distributori locali? 1R GHL GLVWULEXWRUL QD]LRQDOL (¶ XQ¶DVVRFLD]LRQH GHL GLVWULEXWRUL« VDUHEEH LO ORUR VLQGDFDWRGLFLDPR Quindi lei deve essere qua ogni mattina alle 6 e mezza perché le arriva il camion con i quotidiani? $UULYDLOFDPLRQFRQWXWWRHLRJOLGRLOUHVWR« Invece una volta andavate voi? &HUWRXQDYROWDHUDYDPRQRLDGDQGDUHOj Invece, per quanto riguarda gli inserti? *OL LQVHUWL VRQR XQD VHFFDWXUD IROOH LQ FXL ORUR JXDGDJQDQR XQ VDFFR GL VROGL H FL FRVWULQJRQRDPHWWHUGHQWURGXHRWUHDQFKHTXDWWURLQVHUWLqFDSLWDWR(¶VXFFHVVRFKHXQ SDLR GL DQQL ID D 5RPD KDQQR GDWR LO FDWDORJR GHOOD 6RQ\ H JOL XOWLPL HGLFRODQWL KDQQR 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ULFHYXWRLOJLRUQDOHDOOHGHOODPDWWLQDSHUFKpLOFDWDORJRGHOOD6RQ\HUDXQDUREDJUDQGH FRVuHGKDQQRGRYXWRIDUHSLJLUL E se succede qualche problema perché qualche inserto viene mancato, chi è che ci rimette? &L ULPHWWLDPR DQFKH QRL TXDOFKH YROWD PD q TXHVWLRQH GL XQD FRSLD R GXH &L ULPHWWLDPREHQGLSHJJLRFKHO¶LQVHUWRTXLQGL/¶LQVHUWRqSRFRLPSRUWDQWH Con le riviste e i quotidiani che hanno tutti questi inserti, per voi è meglio o è peggio? 1R SHU QRL q VROR XQD VHFFDWXUD H LO JXDGDJQR QRQ q PDJJLRUH q VROR XQD VHFFDWXUD Lei ci può dire che percentuale guadagnate sui venduti o no? ,O H TXDOFRVD« LO « SRFR SL GHO DOFXQH FRVH VRWWR LO GLSHQGH VH KDQQRLOJDGJHW(FFRSHUHVHPSLRTXHVWR3DQRUDPDKDLOJDGJHWHDOORUDVFHQGLDPRDO HDQFKHPHQRGHOLQDOFXQLFDVL'LSHQGHGDWXWWDXQDVHULHGLIDWWRUL&RPXQTXHDO QRQFLVLDUULYDPDL Qualche cosa di strano che è successo: per esempio una volta distribuivano PuntoCom e poi di punti in bianco non è stato più distribuito… Qualcosa di cui la gente non si accorge però esiste? (KQRQFLDFFRUJLDPRQHDQFKHQRLDYROWHSHUFKpDEELDPRTXDOFRVDFRPHPLODH WHVWDWH D YROWH q XQ PDQLFRPLR GD JHVWLUH 3HU FXL QRL VWLDPR DWWHQWL VROR FKH WXWWR TXHOORFKHFLYLHQHPHVVRLQFRQWRFLYHQJDGDWR3HUFKpDYROWHPDQFDDQFKHTXHOORFKH F¶qLQFRQWR Lei non ha mai sentito parlare di cartoline dei vignettisti che dovevano essere distribuite… partite, ma che poi non hanno più dato e le hanno ritirate? 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 1RQPHORULFRUGRQHPPHQRVWRGLVFRUVR« Era per rendere più libera la stampa, meno legata alla distribuzione… 3HUzqWXWWRXQGLVFRUVRLOGLVFRUVRFKHIDFHYRSULPDFKHVDUHEEHPROWROXQJRSHU HVHPSLR F¶q VWDWR XQ SHULRGR LQ FXL FKL QRQ YHQGHYD XQ FHUWR QXPHUR GL 5HSXEEOLFD LQ SURYLQFLDQRQULFHYHYDO¶(VSUHVVR,OFKpqWXWWRGLUH«FRPHVLIDDGHOLPLQDUHXQRSHUFKp QRQ VL YHQGH TXHOO¶DOWUR $OORUD OD OLEHUWj GL VWDPSD F¶q R QRQ F¶q ,QYHFH SRL VRQR TXHVWLRQLGLVWULEXWLYHDXQFHUWRSXQWRORURXQDFRVDFLJXDGDJQDQRQRQFLJXDGDJQDQRVL IHUPDQRHYLD Quindi lei non sa la differenza che ci può essere tra il numero di copie che ha lei e quello dell’ edicolante vicino… $VVROXWDPHQWH QR 1RL QRQ VLDPR DVVROXWDPHQWH DO FRUUHQWH GL FLz ,R GRYUHL DQGDUJOLHORDFKLHGHUHPDqERQWjVXDVHPLGLFH0DSRWUHEEHGLUPLVHQHKDDYXWHR QLHQWH Siete dei terminali ormai? 3UDWLFDPHQWHVuDQFKHSHJJLR3HUFKpTXDQGRVLSDUODGLIHULHSHUHVHPSLRQRLOH IHULHGREELDPRFKLHGHUOHDORURHSUDWLFDPHQWHORURFLGLFRQRTXHVWRSHULRGRTXDSHUOD ILQHGL*HQQDLR«FLGDQQRXQSDLRGLSHULRGLGRYHSRWHUVFHJOLHUHOHQRVWUHIHULH6RQR JLRUQLGREELDPRULHQWUDUHRVXOO¶XQRRVXOO¶DOWUR2OHIDLOuRVDOWD Quindi voi siete gestiti totalmente da questo ente superiore? 6uWRWDOPHQWHJHVWLWL E questo ente è… ? 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR La federazione Italiana dei Giornali, la FIEG ed è una cosa oscena perché loro decidono tutto in pratica. Sono loro che fanno il bello ed il cattivo tempo. Noi abbiamo anche un sindacato, però abbiamo un potere molto limitato. Facciamo quello che facciamo, diciamo la verità. Loro hanno i politici, hanno i giornali in cui possono scrivere quello che vogliono, a noi non è concesso neanche a pagamento. Una volta abbiamo deciso di fare una cosa a pagamento e ci hanno detto di no. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR /(**,&2175$772(67,0$725,2 '(/&2',&(&,9,/( 1R]LRQHCon il contratto estimatorio una parte consegna una o più cose mobili all’ altra e questa si obbliga a pagarne il prezzo, salvo che restituisca le cose nel termine stabilito. ,PSRVVLELOLWj GL UHVWLWX]LRQHChi ha ricevuto le cose non è liberato dall’ obbligo di pagarne il prezzo, se la restituzione di esse nella loro integrità è divenuta impossibile per causa a lui non imputabile . 'LVSRQLELOLWjGHOOH FRVHSono validi gli atti di disposizione compiuti da chi ha ricevuto le cose; ma i suoi creditori non possono sottoporle a pignoramento FSF o a sequestro FSFfinché non ne sia stato pagato il prezzo. Colui che ha consegnato le cose non può disporne fino ache non gli siano restituite 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR */266$5,2 '($'/,1(TXHVWDGHILQL]LRQHVLULIHULVFHDOODOLQHDGHOODPRUWHROWUHODTXDOHq LPSRVVLELOHDJJLRUQDUHODQRWL]LDSHUFKpLOJLRUQDOHGHYHHVVHUHVWDPSDWRHQRQSXzSL DWWHQGHUH ',))86,21(: per diffusione si intende il totale delle copie diffuse in Italia e all’ estero però distinte in tre voci: la diffusione SDJDWD (ovvero le normali vendite nelle edicole e per abbonamento), quella in EORFFR (le copie che si cedono ad esempio all’ Alitalia, al Banco di Roma, ai supermercati) e la quella JUDWXLWD. Nella voce diffusione rientra anche la valenza territoriale di un quotidiano, ovvero i dati della sua presenza sulle porzioni di suolo nazionale. ',675,%8=,21(: (essendo l’ oggetto della nostra tesina ci auguriamo che questa definizione risulti inutile e ridondante). Per distribuzione si intende l’ intero processo che porta una testata dalla tipografia alla rivendita locale. (',=,21(75(1,: si chiamava così, negli anni passati, l’ edizione che seguiva alla prima chiusura. Doveva infatti essere stampata in tempo da raggiungere i treni per la distribuzione. Se talvolta non accadeva così si era costretti ad inseguire letteralmente il treno alla stazione successiva. )2*/,$=,21(: con questa definizione si intende l’ assetto finale che viene dato al quotidiano in uscita, con sapiente scelta e ottimizzazione degli spazi in base anche a tutta una serie di strategie di marketing. A volte la stessa ingerenza della pubblicità costringe a cambiare in corsa l’ ossatura del giornale: se uno spazio inserzionistico richiede mezza pagina, questo può comportare la conseguenza i spostare tutto quanto segue, magari col risultato di avere la sezione Cultura che inizia in una pagina di sinistra anziché a destra in una nuova quartina. *(5(1=$: è quel Box, all’ interno della grafica di un giornale, che riporta dati e nomi: direttori, vice, editore, presidente, tipografie e tiratura. *,251$/,201,%86: in Italia, a differenza di tutti gli altri paesi in cui le due cose vengono distinte, sotto il nome di Omnibus si raduna una stampa di qualità ma anche a larga diffusione. Il quotidiano omnibus ha tra le sue pagine un’ ingente quantità di temi e notizie. 3$*,1()5(''(: all’ interno della fogliazione di un quotidiano per pagine fredde si intende tutta quella serie di rubriche, articoli, lettere e spesso anche la sezione Cultura, che vengono confezionate nel pomeriggio, quando anche non il giorno prima, perché non hanno grandi esigenze di essere aggiornate in tempo reale. 3(11<35(66: per qualche verso antenata dell’ odierna free press. Con questo nome si designava un tipo di stampa che ha fatto la sua comparsa a inizio secolo (1900) e che ebbe un successo straordinario. Come suggerito dal nome, si trattava di un giornale che costava solamente un Penny, ovvero più o meno un settimo del prezzo dei quotidiani di allora. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR 5(6$: rispetto al numero di copie concordato, la resa rappresenta l’ invenduto che l’ edicolante restituisce al distributore. 7,5$85$: per tiratura si intende il numero totale di copie che vengono prodotte dai vari centri di stampa di una stessa testata. Questo prezioso dato è a disposizione di ogni lettore perché inserito all’ interno della gerenza. 'DOODURWDWLYD)HUGLQDQGR$YDULQR DOWDYROLQRGHOPLRVRJJLRUQR1LFFROz'DJQROR ,1',&( PREFAZIONE [SDJ] LE CONSEGNE DAL BIANCO E NERO AL COLORE [SDJ] LA LINEA DEL TEMPO [SDJ] I TENTACOLI DELLA DIFFUSIONE [SDJ] IL GIOCO DELLE PARTI [SDJ] AL DI LA’ DEI CONFINI: LA DISTRIBUZIONE IN LINGUA STRANIERA [SDJ] CONCLUSIONE [SDJ] INTERVISTA AL DOTTOR GUASTAMACCHIA [SDJ] INTERVISTA AL DOTTOR MASCHIETTO [SDJ] INTERVISTA AL SIGNOR FIOR [SDJ] CONTRATTO ESTIMATORIO 1558 del Cod.Civ. [SDJ] GLOSSARIO [SDJ]