Tesi Congressuali Lodi - Giovani Democratici del Lodigiano
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Tesi Congressuali Lodi - Giovani Democratici del Lodigiano
I CONGRESSO NAZIONALE DEI GIOVANI DEMOCRATICI Tesi Congressuali dei Giovani Democratici del Lodigiano INTRODUZIONE Paesano: "Ma come si fa andare avanti senza nessuno che ti dice niente? Lo sanno tutti Olmo, come si fa andare avanti senza Partito?" Dalcò Olmo: "Già il Partito, ma che scusa... Il Partito sei tu e lo sai, è Eugenia, è Enzo, è Armando, e poi al di là del fiume c'è tutta la famiglia Zali, e giù in fondo alla carraia la famiglia Del Guercio: lì è il Partito, dappertutto che c'è uno che lavora lì è il Partito.” (Dialogo tratto da Novecento di B. Bertolucci) Sono ormai passati tre anni dalle primarie che hanno sancito in tutta Italia la nascita dei Giovani Democratici. Primarie che hanno visto la partecipazione di oltre 120 mila giovani che hanno eletto il Segretario nazionale e i delegati provinciali alle Assemblee Costituenti: un risultato che porta i Giovani Democratici ad essere la prima organizzazione giovanile di partito in Italia per numero di iscritti. Da allora abbiamo intrapreso un grande percorso, cominciato con il riconoscimento della nostra autonomia politica dal Partito Democratico, che ci consente di prendere posizioni libere e non calate dall'alto, come succede in altre realtà. Un percorso che ci ha portato a radicarci su tutto il territorio, costituendo quattro circoli territoriali che, coordinati dall'Esecutivo Provinciale, hanno raggiunto l'obiettivo di diffondere alcune attività in molti paesi del Lodigiano. Un percorso che ci ha visti collaborare con gli Enti Locali e, grazie alla proficua rete di giovani amministratori che abbiamo creato in questi tre anni, il nostro contributo risulta sempre importante quando si tratta di avanzare politiche amministrative rivolte ai giovani. Un percorso costruito insieme ad altre associazioni (come la rete di Lodi Solidale), comitati (ad esempio, per quanto riguarda la campagna referendaria e la nascita del CLEAR), sindacati e partiti (basta ricordare le iniziative Il nostro tempo è adesso, Se non ora quando?, le manifestazioni studentesche, e molti altri eventi) Un percorso che ci ha condotto a promuovere campagne e battaglie su diversi temi e a confrontarci con i nostri coetanei 'indignati' dal mondo politico, cercando di comprendere le loro ragioni, non con spirito di contrapposizione, ma di condivisione. Come abbiamo deciso tre anni fa nell'atto di costituzione dei Giovani Democratici, è arrivato il momento di svolgere il primo Congresso Nazionale: un momento di riflessione interna che deve servire a valutare il lavoro svolto finora, per comprendere le criticità, tentando di aggiustare le cose che non vanno e ponendoci nuovi obiettivi. Un Congresso che vuole portare decine di migliaia di giovani a discutere di temi, di programmi, di come dev'essere la nostra giovanile e soprattutto di come deve porsi in questa fase storica del nostro Paese, sia nei confronti dei propri iscritti, sia nei confronti di tutti i ragazzi e le ragazze che vivono in Italia. Stiamo attraversando una fase difficile, in cui la politica sembra aver perso il suo obiettivo principale, ossia comprendere i bisogni dei cittadini e trasformare le soluzioni in realtà. In questa fase è facile scadere in affermazioni del tipo “I politici sono tutti uguali”; più difficile invece è proporre nuove idee e lanciare nuove battaglie: eppure è di questo che abbiamo bisogno in Italia. L'anti-politica che dilaga nella nostra società è frutto dell'inconsistenza delle manovre affrontate dai Governi dell'ultimo decennio, non solo italiani, ma di tutti i Paesi industrializzati: manovre che hanno affidato ai mercati la gestione dell'economia senza porre norme che regolassero in maniera decisiva la finanza ed il mondo del lavoro. Ciò ha provocato la crisi economica, il rischio di default, l'innalzamento dell'ormai famoso spread, ma soprattutto, migliaia di licenziamenti, l'aggravarsi del fenomeno del precariato e della disoccupazione giovanile, giunti ormai a livelli record. Come se non bastasse, in questo clima già difficile, la chiara intenzione dei Governi dell'ultimo decennio di non investire nella cultura, nello sviluppo dell'Istruzione Pubblica italiana e della libera informazione pone a serio rischio il futuro della nostra generazione e di quelle future. Tutto ciò condito da scandali che hanno coinvolto nomi noti della politica: corruzione, falsi in bilancio, tangenti, appalti truccati, sono all'ordine del giorno su tutti i quotidiani nazionali. È necessario riportare in Italia la vera Politica, quella con la 'P' maiuscola, quella che non ha paura di marciare al fianco di chi rivendica maggiori attenzioni, quella che abbandona i personalismi a favore delle idee, una politica che non parli più alla pancia degli italiani, ma al loro cuore e alla loro mente! E in questo processo di trasformazione della politica, noi Giovani Democratici vogliamo essere l'avanguardia di una nuova generazione, di una classe dirigente rinnovata negli obiettivi e nei mezzi con cui raggiungerli. Con questo auspicio, abbiamo deciso di svolgere un Congresso che non miri solo al rinnovo degli organi dirigenti, ma che offra ai giovani lodigiani un percorso tematico. A tal fine, dopo aver discusso in tre assemblee di circolo di diritti, beni comuni, lavoro, innovazione e costi della politica, pubblichiamo questo documento, che verrà discusso durante il Congresso Provinciale, previsto per venerdì 9 marzo. Vogliamo che il nostro sia un Congresso programmatico, che metta in chiaro quali sono le nostre proposte che avanzeremo nei prossimi mesi: in questo Congresso insomma si parlerà di Politica, di giovani e di idee. Al lavoro! INDICE 1. La partecipazione, l'aggregarsi per un obiettivo comune 2. I GD e gli under 20 3. GD e le altre associazioni 4. Rete Giovani Amministratori 5. Ambiente e la valorizzazione dei Beni Comuni 6. I costi della politica 7. Il mondo del lavoro 8. Cultura, scuola e università 9. La comunicazione e i suoi mezzi 10. La conquista di nuovi diritti 11. La legalità e la lotta alla criminalità organizzata 12. Europa ed internazionalismo 13. Conclusioni 1) LA PARTECIPAZIONE, L'AGGREGARSI PER UN OBIETTIVO COMUNE “Quando si sogna da soli è solo un sogno; quando si sogna con altri, è l'inizio della realtà” (Dom Hélder Pessoa Camara) In tempi come questi, dove tra i giovani e non solo regna l’antipolitica, il disinteresse e la delusione, è più che mai importante trovare il modo di mettersi in gioco, di credere in qualcosa, di porsi un obiettivo comune e impegnarsi per raggiungerlo. E’ proprio questo lo spirito con cui noi Giovani Democratici del Lodigiano viviamo la nostra esperienza politica, è questo ciò che vogliamo offrire ai nostri coetanei. Mostrare come la politica non sia quella brutta roba che troppo spesso si pensa, ma che in realtà può costituire una grande passione anche per i giovani, anzi, soprattutto per i giovani.__ ______________________________ Ed è così poiché noi cerchiamo sempre di vivere la nostra esperienza in pieno spirito giovanile: con dinamiche coinvolgenti, condivisione, utilizzo dei mezzi di comunicazione tipicamente giovanili (come ad esempio Facebook), passaparola e momenti di aggregazione, che fanno della nostra giovanile non solo un gruppo di colleghi, ma un gruppo di compagni e di amici. Partecipare tutti assieme a qualcosa, aggregarsi per raggiungere un obiettivo condiviso, sono cose indispensabili per la vita di un partito, ma lo sono ancora di più per la vita e per la crescita di un giovane, che ha bisogno di vedersi aprire nuovi orizzonti, di ricevere stimoli, di responsabilizzarsi e di essere valorizzato. E’ esattamente questo che vogliamo fare e che facciamo: offrire ai nostri coetanei la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo, di ampliare la loro cultura politica e sociale, di condividere le proprie idee con altri ragazzi, di prendersi delle responsabilità e di appassionarsi a qualcosa. Insomma, diamo loro l’opportunità di darsi da fare, di impegnarsi per migliorare la realtà del nostro territorio, insieme a degli amici coetanei. Per mostrare a tutti come la politica possa essere giovane e vitale, ricca di idee, di valori e di entusiasmo. Nelle scorse edizioni della Festa Democratica Provinciale, noi giovani abbiamo avuto il nostro spazio, dove ogni sera c’era un concerto e si serviva da mangiare e da bere. Questa iniziativa ha sempre avuto un gran successo, e lo Spazio Giovani è sempre stato pieno di ragazzi e di vita, ed ha costituito una parte determinante nell’economia dell’intera festa. La cosa veramente notevole, in tutto questo, è che lo spazio è stato allestito, curato e gestito interamente da giovani ragazzi e ragazze, che nonostante le vacanze, gli studi e gli altri impegni, hanno trovato il tempo da dedicare a questa grande iniziativa, ognuno secondo le sue possibilità, tutti insieme, lavorando sodo e divertendosi. E’ proprio durante la Festa Democratica che si esprime in pieno lo spirito di gruppo e la vitalità che caratterizza la nostra giovanile. Ed è questo stesso spirito che ci accompagna durante tutto l’anno, in tutte le iniziative che facciamo. Quello che ora ci proponiamo, è di continuare sulla stessa lunghezza d’onda, cercando di raggiungere un numero ancora maggiore di nostri coetanei e di espanderci ancor più sul territorio. Vogliamo mantenere e accrescere ancora di più l’eccezionale spirito di gruppo che abbiamo sviluppato in questi anni, e soprattutto vogliamo che i Giovani Democratici del Lodigiano sia una giovanile veramente “giovane”, con tutto l’entusiasmo e la vitalità che caratterizzano questa età. 2) I GD E GLI UNDER 20 Gli under 20 sono una risorsa fondamentale della nostra società; comprendono tutti i ragazzi e le ragazze a cavallo fra la fine delle scuole superiori e i primi anni di università: persone in esponenziale crescita e scoperta del mondo a trecentosessanta gradi. Sono ragazzi pieni di domande alle quali la nostra società fa fatica a dare risposte in quanto fondamentalmente non fatta a loro misura. La nostra giovanile considera gli under 20 una risorsa insostituibile: la curiosità, la voglia di fare, l'impegno costante sono fattori presenti più che mai in questa fascia d'età. Riteniamo dunque necessario capire le loro esigenze e le richieste per poi organizzare eventi di tipo informativo, formativo ed anche ricreativo che stimolino e incentivino la partecipazione attiva e consapevole alla propria vita in primis, alla società di cui facenti parte e alla giovanile, se si rispecchiano nei programmi da noi proposti. Numerosi sono stati gli eventi organizzati in questi anni, a partire dalla collaborazione con le varie realtà studentesche dei collettivi formati per dare voce agli studenti medi durante le proteste contro i tagli all'istruzione: ArciStudenti e Federazione degli Studenti; le scuole regionali di formazione, il viaggio a Roma nell'estate 2011, la collaborazione nell'allestimento e nella gestione della Festa Democratica provinciale, ottima occasione per far conoscere i Giovani Democratici nella realtà locale, unendo svago e informazione, estendendo e proponendo uno stimolo di impegno sociale e politico che interessi anche i giovani (troppo spesso indifferenti a questi temi). C'è chi ancora si vuole impegnare per il miglioramento della società, per il cambiamento. Sì, gli under 20 sono spesso dei sognatori, com'è giusto che sia a quell'età... E un'organizzazione giovanile senza sognatori è come un gabbiano senza ali. Tutti insieme, a partire dai più giovani, per costruire un'alternativa, per essere protagonisti nelle scelte per la costruzione del domani, partendo da oggi. 3) I GD E IL MONDO DELL'ASSOCIAZIONISMO Pur essendo impegnati con energia e passione in un’organizzazione giovanile che fa riferimento ad un partito politico, siamo convinti che la militanza partitica non debba essere considerata come l’unica forma possibile di partecipazione civile. Oggi più che mai, in questa società che si fa sempre più complessa, infinite sono le forme di impegno, infinite le associazioni e i movimenti che nascono e operano nelle nostre città. Si tratta di un mondo che spesso supplisce ad un welfare che la crisi economica e le politiche del precedente Governo hanno seriamente messo in crisi; un mondo che dunque ben conosce le esigenze di chi più sta soffrendo la recessione internazionale. Non solo: l’associazionismo spesso è sensibile a temi che alla politica tendono a sfuggire, dall’economia solidale agli stili di vita ecocompatibili, dal finanziamento agli armamenti alla politica dei Paesi del Sud del mondo. Si tratta di questioni che un partito progressista come il nostro non può non affrontare! Dall’altro lato, in questi tempi di antipolitica, notiamo una certa disaffezione dell’associazionismo nei confronti della militanza partitica, considerata una forma di impegno superata e al servizio di una casta incapace di pensare ad altro che ai propri interessi. Il nostro compito, come organizzazione giovanile autonoma dal PD e nello stesso tempo a lui vicina, è dunque duplice. Da un lato, dobbiamo stimolare il partito ad avvicinarsi al mondo dell’impegno sociale e ai temi da lui sollevati. Dall’altra parte, complice la nostra giovane età e il nostro impegno gratuito e disinteressato che rende i militanti delle associazioni meno diffidenti nei nostri confronti, dobbiamo far capire loro che operare in un partito non vuol dire essere indottrinati o al servizio di interessi personali. Al contrario, la politica è quello strumento che – mediando tra esigenze diverse, ognuna delle quali ha una propria legittimità – cerca di creare una società migliore. Come Giovani Democratici del Lodigiano, in questi tre anni abbiamo collaborato attivamente con la rete di associazioni Lodi Solidale: abbiamo partecipato a due edizioni della Marcia della pace Perugia-Assisi, abbiamo contribuito ad organizzare le tre edizioni della Marcia della pace lodigiana, siamo stati presenti tutti gli anni al mercatino natalizio con il banchetto dei prodotti antimafia, abbiamo gestito la presenza di diverse associazioni alla Festa Democratica provinciale. E’ in questa direzione che vogliamo continuare, cercando di sensibilizzare sempre più il PD (soprattutto per quanto riguarda la presenza e la visibilità delle associazioni alla Festa Democratica) e rendendo i nostri giovani amministratori sempre più interlocutori privilegiati nei rapporti tra associazioni e Amministrazioni. 4) RETE GIOVANI AMMINISTRATORI Cambiare ciò che non va, migliorare ciò che può essere migliorato, inventare quello che ancora non c’è, costruire il futuro pezzo per pezzo, con le proprie mani. Questo è il compito di ogni amministratore, di ogni persona delegata dai cittadini a gestire ciò che è loro, dal tombino che perde alle strade, dai parchi pubblici alle scuole. Non è un compito semplice, va svolto con dedizione e onestà, anche colmando le proprie lacune e studiando ogni giorno; eppure è un compito bellissimo, specialmente per un giovane: potersi impegnare in prima persona per la propria comunità, mettendo in pratica gli ideali in cui si crede è veramente ciò che di più nobile la Politica (quella con la P maiuscola) può offrire. Partendo da questa convinzione, due anni fa abbiamo costruito come Gd Lodigiano la Rete dei Giovani Amministratori: una rete di ragazzi e ragazze dai 18 ai 29 anni impegnati in tutto il Lodigiano come amministratori provinciali e comunali. L’intenzione era ed è tutt’ora quella di mettere in comune le competenze, le esperienze, le energie e anche le difficoltà, sfruttando la dimensione umana di un territorio piccolo come quello della Provincia di Lodi, composto da una miriade di piccoli agglomerati, spesso anche virtuosi, ma che faticano a coordinarsi e a condurre battaglie comuni. Autoformazione e visione comune sono proprio gli obiettivi che come Gd ci siamo riproposti di portare avanti in questo periodo di attività amministrativa: ñ Abbiamo organizzato un corso di Public Speaking con il Prof. Mainino dell’Università di Pavia, per potenziare le capacità comunicative di amministratori e non. ñ Abbiamo partecipato in forze agli Stati Generali del Lodigiano dando un nostro contributo diretto ai gruppi di lavoro “Amministrazioni virtuose e Beni comuni” e “Ambiente ed Energie Rinnovabili” ñ Abbiamo creato il CLEAR, Comitato Lodigiano Energie Alternative e Rinnovabili, con l’idea di creare una piattaforma di proposte condivisa per lo sviluppo verde del Lodigiano del futuro. ñ Abbiamo unito gli sforzi dei nostri circoli territoriali a quelli degli amministratori per portare avanti iniziative comuni e campagne riguardanti la lotta all’omofobia e alla violenza sulle donne, i diritti civili e di cittadinanza per gli stranieri, la dignità dell’uomo e della donna, la difesa dei beni comuni e dell’acqua pubblica, la diffusione della banda larga. ñ Abbiamo partecipato alle mobilitazioni per i Referendum e per la campagna nazionale Se non ora quando? collaborando con le associazioni del territorio e il Pd. In questi tre anni abbiamo inoltre avuto diverse occasioni per incontrare i senior del Partito e delle Amministrazioni Locali, con cui abbiamo avuto esperienze di approfondimento sui temi dell’ambiente, della green economy, del risparmio energetico e su molto altro. Possiamo essere orgogliosi del lavoro svolto in questi tre anni di attività, ma non dobbiamo sederci sugli allori: prospettiva importante per il futuro è quella di tenere viva la rete e la comunicazione tra noi, a partire dai singoli temi territoriali per poi arrivare alle grandi questioni nazionali, facendo sentire la nostra voce in tutte le Istituzioni in cui siamo presenti. Le fondamenta gettate in questi primi anni sono l’inizio di un percorso che mira a coinvolgere energie e competenze sempre nuove, portando avanti i progetti avviati ed elaborandone di nuovi, crescendo tutti insieme. 5) AMBIENTE E LA VALORIZZAZIONE DEI BENI COMUNI L’economia verde è l’unica vera opportunità per uscire da due grandi crisi, quella climatica e quella economica, per lasciare un mondo vivibile alle generazioni future, per costruire sviluppo e creare nuovi posti di lavoro tenendo conto del vincolo delle risorse naturali. L’economia verde è quindi una via di sviluppo che può consentire di rilanciare su basi nuove e più solide: l’economia che non può tornare su precedenti modelli di crescita alimentati a debito e con un consumo insostenibile di risorse naturali. Nel nostro Paese, e ancora di più nel nostro territorio, l’economia verde si incrocia con la qualità, la coesione sociale, la ricchezza dei territori; un incrocio che può rendere più competitive le nostre imprese e che è alla base della forza del nostro paese. L’economia verde incrocia trasversalmente ogni settore produttivo, ha i suoi cardini nel risparmio energetico, nell’efficienza energetica, nell’uso di fonti rinnovabili di energia, nelle tecnologie e nelle innovazioni che riducono l’impatto ambientale dei processi produttivi e può applicarsi all’edilizia come alla meccanica, alla chimica come all’agricoltura, al tessile come al turismo di qualità. La scelta della sostenibilità ambientale nei processi produttivi può andare di pari passo a scelte di consumo responsabile. L'Unione Europea ha adottato misure tese a contrastare i cambiamenti climatici e le emissioni di gas ad effetto serra, promuovendo fortemente l'uso delle energie rinnovabili. Tali obiettivi sono definiti nel suo piano strategico comunemente conosciuto come politica del “20-20-20”, ovvero una riduzione del 20% delle emissioni di CO2 rispetto al 2005, un risparmio energetico del 20%, una crescita del 20% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. L’efficienza energetica, innanzitutto, è la vera fonte di energia del futuro. Ridurre il consumo di energia delle imprese e degli edifici realizzati è la strada maestra per combattere l’emergenza climatica. Si può ottenere un minor consumo di energia negli edifici pubblici o privati, nei processi produttivi, nelle modalità di trasporto. Molto può essere già fatto con la tecnologia e con chiare indicazioni normative, ma si deve investire di più nella ricerca in questo ambito e nella collaborazione fruttuosa tra sistema della ricerca e imprese, possono essere sviluppate quelle tecnologie pervasive che sono alla base anche dello slancio di numerosi spin off del sistema universitario e delle imprese locali (vedi Parco Tecnologico Padano). Altra strada maestra è nello sviluppo di energia da fonti rinnovabili e dunque eolico, solare, biomasse, energia idroelettrica, biocarburanti, geotermia. Proprio per questo i Giovani Democratici del Lodigiano sostengono alcuni obiettivi essenziali: • l'adesione delle amministrazioni del territorio al “Patto dei Sindaci” per l'energia sostenibile; • la promozione ed approvazione di “Bilanci Ambientali” da parte delle Amministrazioni Locali; • la promozione del fotovoltaico popolare su tetti pubblici; • la diffusione di buone pratiche di risparmio energetico attraverso incontri pubblici e distribuzione di materiale informativo; • la diffusione del sistema di bike sharing nelle principali città del nostro territorio; • l'utilizzo di acqua in brocche nelle scuole; • l'apertura e promozione di sportelli dell'energia nella maggior parte dei Comuni del nostro territorio; • la promozione dell'adesione dei Comuni Lombardi all'Associazione Nazionale Comuni Virtuosi; • il sostegno a tutte quelle forme associative volte a perseguire tali obiettivi, collaborando con esse e promuovendo la costituzione di Comitati Locali di ampio respiro e concreta possibilità d'azione, come il nostro CLEAR. Una riflessione importante relativamente al tema è necessariamente quello della legalità e dei controlli ambientali. L’economia verde non può che essere un’economia pulita, che rispetta i diritti e le leggi. Non può esserci spazio per il malaffare e per l’uso indiscriminato del territorio e vanno quindi combattute con il massimo rigore le infiltrazioni della criminalità organizzata, che più di altri ha saputo vedere le potenzialità di espansione del settore e condiziona pesantemente la gestione dei rifiuti in molte parti del paese, e i comportamenti illegali che sono alla base dell’impoverimento del territorio e dei rischi per l’incolumità delle persone. Allo stesso modo va rafforzato il sistema di controlli ambientali, garantendone autorevolezza e indipendenza. E’ possibile promuovere, come indicato a livello europeo, la collaborazione fra imprese e organismi pubblici, e quindi Ispra, Arpa e Appa, per migliorare la performance ambientale delle imprese e quindi favorire sul mercato le imprese di qualità. Vanno poi sviluppati i servizi ambientali (monitoraggio della qualità dell’aria, circolazione e produttività del mare, gestione dei sistemi costieri, monitoraggio della superficie terrestre e servizi all’agricoltura, adattamento al cambiamento climatico tra gli altri) diffondendo a livello nazionale i risultati ottenuti nell’ambito dei programmi di cooperazione europea. In merito a questo i Giovani Democratici del Lodigiano si propongono innanzitutto di promuovere la stesura di Piani Ambientali Provinciali e Regionali, che tutelino il territorio e dettino l'indirizzo delle Amministrazioni del territorio in merito alla tutela e alla promozione del proprio patrimonio ambientale ed energetico, nel pieno rispetto di ciascuna realtà locale. Beni Comuni Un discorso a parte meritano i Beni Comuni. Abbiamo combattuto a fianco di associazioni e società civile per il referendum del Giugno 2011 contro la privatizzazione dell’acqua, noi che con Sal (Società Acqua Lodigiana) siamo da sempre un esempio di gestione pubblica virtuosa, innovativa e coraggiosa. Siamo con i nostri amministratori in prima linea nella creazione di Sogir, la società di smaltimento dei rifiuti che si sta costituendo in questo periodo nella nostra Provincia (d’altra parte dobbiamo imparare sempre di più a vedere i rifiuti come una risorsa in un mondo di risorse limitate, e quindi immaginare distretti del riciclo, favorire lo sviluppo di industrie locali che riutilizzano i materiali resi disponibili in quantità sempre maggiori dalla promozione della raccolta differenziata per andare verso una vera e propria società del recupero). Tuttavia il nostro orizzonte è politico, nel senso nobile di buona amministrazione. E’ troppo facile prendere posizioni estreme, noi ci vogliamo confrontare con la realtà, noi abbiamo il dovere di stare accanto a chi amministra (spesso egregiamente, e con grandi fatiche) e si trova di fronte a scelte difficili da prendere. Non possiamo nasconderci, in Italia esiste un problema acqua. Ci sono amministrazioni pubbliche più che efficienti ed economiche, come la nostra, o quella della vicina Milano, e altre con bilanci e acquedotti che fanno acqua in tutti i sensi. I privati hanno spesso prezzi più alti ma in media tendono a garantire più servizi e investimenti. Proviamo a far parlare i pochi dati disponibili. Primo fatto: in assenza di un'authority che regoli il settore, nessuno, pubblico o privato, riesce a rispettare gli impegni. Gli investimenti previsti dagli ATO nei loro primi anni di vita sono stati realizzati solo al 56%, dice il Coviri, l'ente che vigila sul settore con pochissimi poteri. Le realtà a controllo pubblico sono riuscite a mandarne in porto molto meno del 50%, anche perché lo stato taglia gli stanziamenti e loro non riescono a finanziarsi sul mercato o con nuove tasse. Le S.p.a. miste e le municipalizzate li hanno ridotti "solo" del 13% in base agli studi del Blue Book. Però è un fatto che da quando nell'acqua operano i privati l'occupazione è scesa del 30% e i consumi sono aumentati della stessa misura. Fino al 1995, quando pagava tutto lo Stato, si spendevano 2 miliardi l'anno per la manutenzione di acquedotti, fogne e depuratori. Oggi siamo fermi a 700 milioni. Roma taglia e i privati, in assenza di meccanismi tariffari premianti, investono con il contagocce. Insomma, il dilemma pubblico-privato è difficile da affrontare, ma noi siamo qui con coraggio a dire che in prima scelta i Beni Comuni possano e debbano rimanere in mano totalmente pubblica, perché una gestione virtuosa pubblica può esistere. Non escludiamo però, perché dobbiamo guardare i problemi per quello che sono, che anche il privato possa compartecipare alla creazione di società miste, a patto che ci siano garanzie chiare poste dalle Amministrazioni per quanto riguarda tariffe, occupazione e rispetto dell’ecosistema. 6) I COSTI DELLA POLITICA "Se ci mettiamo anche noi a fare «l’autocritica», ci si accorge che non c’è rotellina del sistema parlamentare che non sia inceppata dalla ruggine di questa degenerazione burocratica, che porta innocentemente e quasi direi legittimamente i parlamentari a considerare i problemi politici come problemi del loro bilancio domestico" (Pietro Calamandrei) La distanza che nell'ultimo ventennio si è venuta a creare tra la classe politica e la cittadinanza ha fatto emergere, con dirompente impeto, il tema dei costi della politica. Un tema delicato sul quale è opportuno muoversi discostandosi sia da approcci populistici che da insostenibili difese d'ufficio. Una piccola premessa storica è opportuna per comprendere la natura di certi istituti. Innanzitutto occorre ricordare che sino ai primo anni del '900 la politica era un'esclusiva dei ceti medio alti, dei professionisti che potevano assentarsi dal lavoro per presenziare alle sedute parlamentari senza pregiudizi. I deputati traevano da vivere dalle loro professioni autonome e la carica conferiva solo blasone alla persona. Con i primi anni del '900 due fatti contribuirono alla decisione di istituire retribuzioni sistematiche e più sostanziose: in primo luogo, l'ampliamento dei compiti e delle funzioni del parlamento (cosa che richiedeva più tempo e più studio); in secondo luogo, lo sviluppo di partiti e movimenti popolari che rappresentavano le istanze delle masse contadine e operaie; i delegati di questi ceti nel passato non potevano partecipare alla vita politica parlamentare perché impossibilitati ad assentarsi per lungo tempo dal lavoro. Una retribuzione assimilabile ad uno stipendio era dunque una conquista democratica per consentire a tutti di poter accedere alle cariche elettive e scongiurare il rischio di un parlamento a "monodimensionale". Col tempo però questa conquista degenerò per due fattori, uno di carattere sistemico e uno di natura "psicologica". Il primo riguardava la strutturazione dei partiti di massa. Nascono così sezioni con apparati di funzionari dediti esclusivamente alla Politica. Macchine pesanti fatte di uffici e di professionisti snaturarono la cultura politica dei primi decenni liberali. Il fattore "psicologico" concerneva invece il rapporto che intercorreva tra il singolo eletto e la propria carica. La burocratizzazione del ruolo parlamentare spingeva i deputati a concepire la carriera politica alla stregua di ogni altra carriera professionale, non più un'occasione per servire il paese ma una posizione di rendita da difendere. La burocratizzazione della politica, affiancata al partitismo esasperato, non solo ha contribuito a svilire la morale della politica ma ha anche svalutato anche le competenze tecniche. Per capire l'oggi questa premessa è ineludibile. Col passare del tempo la professionalizzazione della politica ha spinto al limite la confusione tra i costi della democrazia (legittimi) e i costi dei privilegi (inaccettabili). L'ipertrofia dei partiti ha allontanato sempre di più la classe dirigente dal contesto sociale rendendo l'ostilità popolare sempre più forte. Di recente sono stati effettuati diversi studi comparati per confrontare i benefit economici dei parlamentari nostrani a quelli dei loro colleghi europei. Una media aritmetica dei compensi non è indicativa così come lasciano falle i ragionamenti sulle diarie: riteniamo più valido, al fine di evidenziare la legittimazione sociale dei costi della politica, il rapporto percentuale esistente tra l'indennità parlamentare base e il pil pro capite del paese. Dati del FMI conferiscono al nostro paese la maglia nera di questa speciale classifica: un deputato italiano "porta a casa" 488% in più del pil del paese, uno spagnolo il 66% in più, svedese il 73% , un francese il 122%, un olandese il 173%, un tedesco il 208%, un greco il 289%. Uno stacco enorme che stenta ad essere compreso. Il costo delle due camere tra rimborsi per i gruppo parlamentari, diarie, indennità per cariche di capigruppo o segretari, gettoni di presenze nelle commissioni, affitti di immobili romani per dare sede alle rappresentanze parlamentari è aumentato negli ultimi 30 anni di 3,67 volte. I costi di Montecitorio sono cresciuti del 367% mentre la ricchezza dei cittadini "solo" del 40%... si rischia il cortocircuito. In anni di crisi, dal 2006 al 2010 il costo della Camera e del Senato è aumentato del 11%, mentre le ultime manovre finanziarie hanno solo previsto delle soppressioni di futuri aumenti: ben poco se rapportato ai sacrifici richiesti ai cittadini. I costi della politica hanno poi altri due capitoli spigolosi: il finanziamento ai partiti e le autonomie locali. Finanziamento ai partiti Per scongiurare il Rischio che grandi compagnie economiche con i loro versamenti inquinino la trasparenza della politica italiana, il legislatore negli anni 70 introduce il principio del finanziamento pubblico ai partiti. Acquisizione di garanzia che regge sino al 1993 fino a quando la sfiducia derivante da tangentopoli portò ad un referendum che abrogò il finanziamento pubblico. Disposizione abbastanza ingorgata sino alla legge n. 157 del 3 giugno 1999, che reintroduce un finanziamento pubblico completo per i partiti. Il rimborso elettorale previsto non ha infatti attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. La legge 157 prevede cinque fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, erogati in rate annuali, per 193.713.000 euro in caso di legislatura politica completa. La normativa viene ancora modificata dalla legge n. 156 del 26 luglio 2002, che trasforma in annuale il fondo e abbassa dal 4 all'1% il quorum per ottenere il rimborso elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppia, passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro. Infine, con la legge n. 51 del 23 febbraio 2006, l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Con la crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura della Repubblica Italiana e alla XVI Legislatura della Repubblica Italiana. La non attinenza tra il totale delle spese sostenute e i rimborsi porta i partiti attuali a delle plusvalenze esorbitanti riguardo alle elezioni politiche del 2008: Pdl +137 milioni, Pd + 161 milioni, Lega nord +38 milioni, Idv + 17 milioni, Udc +5 milioni. Senza pensare poi che lo stato concede a chi dona soldi ai partiti lo sgravio fiscale del 19% fino a un tetto di 103.000€ ( per qualsiasi altra donazione fatta a qualsiasi altro soggetto lo sgravio del 19% ha un tetto massimo di 2065€) e non c'è l'obbligo di rendere pubblica la donazione se non supera il valore di 50.000€. Ne consegue un circolo di risorse ingente e spesso fuori controllo. Oggi nessun controllo nel merito delle gestioni è esercitato da parte della Camera e del Senato e nessun controllo di merito dei Revisori dei Conti nominati dai Presidenti dei due rami del Parlamento. Al punto che nella premessa al Rapporto di ciascun anno i Revisori precisano che “il Collegio limita la propria indagine al rispetto formale degli obblighi informativi previsti dalla legge ed alla verifica della completezza del contenuto dei documenti esaminati secondo lo schema legale. Il controllo non si è quindi esteso alla verifica della corrispondenza dei fatti gestionali rilevati nei documenti con l’effettiva situazione fattuale, né tanto meno, al riscontro di eventuali omissioni di carattere sostanziale nelle rilevazioni contabili, ritenendo tali indagini non rientranti nella competenza di questo Collegio”. Noi crediamo che si debba modificare l'intero sistema affinché il rimborso delle spese elettorali arrivi a corrispondere ai costi effettivi dei partiti e delle altre formazioni politiche, certificati dai Revisori e dalla Corte dei Conti. Le autonomie locali Il tema della riduzione dei costi della politica, a livello nazionale e a livello locale (regioni ed enti locali), è strettamente connesso. Occorrono riforme delle istituzioni democratiche e rappresentative improntate alla semplificazione e allo snellimento degli apparati burocratici, eliminando sovrapposizioni e duplicazioni di strutture e di competenze. Bisogna dare avvio a percorsi di decentramento amministrativo e di federalismo istituzionale finalizzati a rafforzare i poteri territoriali. Oggi in Italia ci sono circa 150.000 eletti, cui vanno aggiunti circa 280.000 addetti alla politica con incarichi e consulenze varie. L’ esigenza è quella di liberare risorse pubbliche da utilizzare per lo sviluppo e l'innovazione, agevolando gli investimenti nella produzione locale e nei servizi in particolari quelli pubblici locali e riducendo al contrario il peso fiscale. Verso questa meta ci si deve muovere: razionalizzare enti locali come le provincie dando loro ruolo di coordinamento e di back Office dell'attività amministrativa snellendo così il loro corpo istituzionale. Occorre poi, per evitare il progressivo galoppare dei costi delle giunte regionali e dei rispettivi consigli, individuare con Leggi statali parametri di riferimento delle retribuzioni politiche e dei dirigenti pubblici, compiendo un serio giro di vite anche all'interno delle aziende partecipate (oggi vero e proprio parcheggio dei partiti) e delle consulenze pubbliche. 7) IL MONDO DEL LAVORO ll lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto. (Simone Weil) L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Questo per noi Giovani Democratici non è solo il primo articolo della Costituzione, ma una vera e propria linea politica. Consideriamo il lavoro una parte fondamentale dell’esistenza umana, capace di dare identità, orgoglio, crescita e realizzazione personale. Proprio per questa nostra intima convinzione è doloroso constatare cosa sia oggi il mondo del lavoro: un mondo dove giovani e donne sono spesso discriminati e sfruttati, dove il lavoro nero, l’evasione fiscale, la precarietà e il non rispetto delle norme di sicurezza sono una costante. L’Italia è al giorno d’oggi un paese dove la disoccupazione giovanile supera il 30% e dove solo il 46% delle donne lavora, due percentuali che mettono il nostro Paese tra i paesi più problematici d’Europa. Se queste statistiche potevano già preoccuparci in tempo di stabilità finanziaria, in un periodo di crisi come questo ci spingono a credere che una riforma del mercato del lavoro non è più rinviabile. Affrontare il tema del mercato del lavoro non è cosa semplice. La globalizzazione non ci permette di guardare solo al nostro orticello, come si suol dire bisogna pensare globale e agire locale: è necessario invertire il trend dell’economia italiana, stagnante e in declino a causa di delocalizzazioni e mancanza di investimenti stranieri; bisogna evitare il fallimento delle nostre imprese a causa della crisi; bisogna creare nuovi posti di lavoro, favorire l’innovazione e la creatività e al tempo stesso mettere fine alla piaga del lavoro precario. Tenere conto di tutto questo non è affatto semplice, le variabili sono tante così come i bisogni da conciliare. Alcune cose l’Italia può migliorarle da sé, per altre serve che sia l’Europa a farsi sentire con nuova forza e coesione. In questa grande riforma dell’economia e del mercato del lavoro ogni soggetto ha la sua funzione: partiti, sindacati, imprese, associazioni di categoria, governo; noi Giovani Democratici del Lodigiano, che partito non siamo ma che vogliamo far sentire la nostra voce come parte della più grande organizzazione giovanile d’Italia, la nostra parte l’abbiamo fatta sostenendo le lotte dei lavoratori in difficoltà, raccogliendo firme contro il precariato e gli stage ingannevoli, partecipando con le nostre proposte e idee al dibattito nella società e nel Partito Democratico. Senza perderci in discorsi fumosi, intendiamo fare di questo Congresso Nazionale una nuova occasione per confrontarci sui problemi che alcuni di noi vivono in prima persona, altri attraverso amici o parenti. Tenendo ferme le nostre convinzioni sul valore del lavoro e sulla dignità della persona, guardando con molto interesse alle posizioni espresse dal PD e alle intenzioni riformatrici del Governo Monti, vogliamo dibattere in modo autonomo su una serie di problemi: • La crisi e la necessità di una ripresa economica che si fondi sulla solidarietà, l’innovazione, l’economia verde, i diritti, la creatività per la creazione di nuove opportunità di lavoro. • La situazione attuale del mercato del lavoro e le discriminazioni verso giovani, donne e ceti sociali più deboli. • Le soluzioni possibili per creare un mercato del lavoro più giusto e inclusivo, eliminando il precariato (che non è flessibilità!) e garantendo pari diritti e opportunità a tutti i lavoratori e lavoratrici (dipendenti e autonomi, uomini e donne, giovani e adulti). • La conciliazione tempi di vita-tempi di lavoro • La riforma degli ammortizzatori sociali per una società più solidale • Nuove misure che permettano ai giovani di sviluppare liberamente e con il giusto supporto la loro creatività e le loro idee, da cui dipende il futuro dell’economia italiana. • Il ruolo nuovo e importante che l’Europa può assumere nel garantire tutto questo, diventando veramente forza di progresso civile e sociale: garantendo uno Statuto dei Lavoratori Europei che dia a tutti i lavoratoti pari diritti, a tutti i cittadini pari opportunità e dignità, senza alcuna discriminazione di nazionalità, di età o di sesso. 8) CULTURA, SCUOLA ED UNIVERSITÀ Il tema dell'istruzione è sempre stato in primo piano in questi tre anni. I Giovani Democratici hanno sostenuto, e sostengono tuttora, i movimenti studenteschi presenti sul territorio, fornendo loro aiuto e collaborazione esterna, senza intenzione di ostentare simboli né bandiere. Molti di noi provengono da quel movimento che fu l'ARCI Studenti, ora confederatosi nella piattaforma nazionale della Federazione degli Studenti: si tratta un'associazione nata dal basso, dai ragazzi che frequentano le scuole superiori, che hanno condotto la battaglia contro la Legge Gelmini con le loro idee e con proposte elaborate da loro stessi. Per quanto riguarda l'Università. Noi viviamo in una Provincia che, a parte la sezione distaccata della Facoltà di Veterinaria ed Agraria di Milano e della Facoltà di Scienze Infermieristiche di Pavia, non è sede di Atenei. I nostri studenti sono quindi pendolari e frequentano principalmente gli Atenei di Milano e Pavia. Nonostante ciò, nei prossimi mesi cercheremo, se verrà presentato un progetto dalla Federazione Regionale dei GD, di fare una mappatura dei nostri contatti nelle Università lombarde per metterli in rete al fine di instaurare una collaborazione proficua con le associazioni presenti, come la Rete Universitari Nazionale (RUN) ed Unione degli Universitari (UDU). In questi anni, insieme a parecchi studenti lodigiani, nostri coetanei, ci siamo battuti per la valorizzazione della cultura all'interno del sistema scolastico italiano, per un nuovo modello di sapere che porti gli studenti a riflettere, a voler conoscere, ad essere protagonisti attivi del loro processo formazione: insomma, noi vediamo la cultura come traino per far crescere fra gli studenti una coscienza che li porti ad esprimere sempre il proprio pensiero, libero da qualsiasi influenza altrui. Per questo motivo noi ci impegniamo, e ci impegneremo in futuro, per aumentare i fondi destinati alla cura del Patrimonio Artistico, allo spettacolo, alla ricerca, all'editoria; ci impegneremo per inserire nelle scuole progetti di formazione che vadano oltre il mero apprendimento di nozioni manualistiche, ma che sappiano coinvolgere ed appassionare gli studenti a temi e materie che finora sono sempre state escluse da qualsiasi programma ministeriale; ci impegneremo per dare un senso alla rappresentanza studentesca, molto spesso, purtroppo, sottovalutata: noi pensiamo che i rappresentanti di Istituto e di Consulta possano ricoprire un ruolo determinante per favorire questo processo di evoluzione del sistema del sapere in Italia. Un Paese che non investe sullo sviluppo culturale della propria società è un paese che non ha futuro. Negli ultimi decenni sono emerse figure mediatiche rappresentanti la mediocrità, a discapito delle eccellenze: modelli non sono più le persone talentuose, ma chi la TV decide di promuovere. Noi auspichiamo un'inversione di tendenza, immediata ed efficace, per garantire a noi e alle prossime generazioni un futuro migliore! 9) LA COMUNICAZIONE E I SUOI MEZZI I Giovani Democratici del Lodigiano ritengono che la comunicazione delle idee sia una priorità per una organizzazione giovanile, come lo è per ogni formazione politica. Le idee, o almeno le idee politiche, se non vengono comunicate efficacemente, sono inutili, perché rimangono nella testa di chi le pensa e dunque non vengono attuate. L’obiettivo della politica invece è proprio pensare le idee e attuarle. Per questo noi abbiamo dato fino ad oggi una grande importanza all’aspetto comunicativo della nostra azione politica. Fare comunicazione, in politica, significa esprimere un messaggio, che deve avere tre caratteristiche: 1. deve essere notato 2. deve essere compreso 3. deve essere condiviso 1) La nostra vita quotidiana è estremamente frenetica e veniamo costantemente subissati da una miriade di stimoli, di ogni natura e intensità. La maggior parte di questi “messaggi” viene completamente ignorata dalla nostra mente. Ciò che sfugge a questa selezione, rimane impresso e ha quindi una buona probabilità di essere memorizzato. Come si può fare in modo che un messaggio sia notato? E’ utile a questo punto introdurre qualche nozione sulla memoria. Distinguiamo una memoria a breve termine e una memoria a lungo termine. Degli eventi e delle sequenze con cui si viene a contatto ogni giorno, solo un’esigua minoranza (il 10% secondo alcuni autori) viene trasferita nella memoria a lungo termine. Si accetta generalmente che i dati rimangano nella memoria a breve termine mediamente per un’ora. Dopodiché essi possono essere perduti oppure immagazzinati nella memoria a lungo termine. In base a che cosa viene operata questa decisione? I ricordi passano nella memoria a lungo termine solo se ad essi è associata una motivazione, di carattere razionale o emotivo. Altrimenti essi vengono gradualmente eliminati. Se manca la motivazione, una nozione deve continuamente essere richiamata alla memoria, ripetuta, ri-studiata... Un esempio di motivazione? Capita spesso che ci chiediamo qualcosa, cerchiamo notizie su qualcosa, qualcosa di cui magari si parla poco. Quando ci chiediamo qualcosa e la risposta arriva perché la cerchiamo, difficilmente poi ci scordiamo di quello che abbiamo trovato, perché in un certo senso lo stavamo cercando. La curiosità diventa quindi una valida motivazione per il ricordo. Questo è un esempio palese, ma se ne possono fare molti altri, molto più sfumati. La pubblicità, per veicolare contenuti in maniera efficace, usa il corpo, la musica, la suggestione delle immagini ecc. Sono tutti esempi di motivazioni, grazie alle quali un contenuto viene notato e ricordato. In ogni caso, quando qualcosa interessa il lettore o lo riguarda o in qualche modo colpisce la sua sensibilità e lo distoglie per un momento dal resto della routine quotidiana, quella conoscenza probabilmente verrà immagazzinata nella sua memoria a lungo termine e possiamo dunque dire che è stata assorbita. Chiaramente non abbiamo coscienza di tutti i nostri ricordi a lungo termine, ma questi ricordi, una volta richiamati, riaffiorano. Questi meccanismi sono alla base della selezione che tutti noi facciamo ogni giorno all’interno dei molteplici stimoli che incontriamo. Se vogliamo fare comunicazione efficace dobbiamo fare i conti con questa selezione: un messaggio banale e uguale a tutti gli altri difficilmente riuscirà a superarla. 2) Un messaggio deve essere compreso. Quindi deve essere sufficientemente semplice. Noi crediamo che la semplicità non sia un impoverimento concettuale di quello che si vuole esprimere, ma anzi un arricchimento, perché un messaggio è più ricco se tante persone sono in grado di condividerne e apprezzarne la bellezza. Per questo non amiamo usare perifrasi mastodontiche per comunicare le nostre idee, ma amiamo farlo semplicemente, in modo che la maggior parte delle persone siano in grado di comprenderlo. 3) Un messaggio deve essere condiviso. A questo serve la retorica… ma un messaggio che vuole essere condiviso deve soprattutto essere un messaggio profondo e ricco. Riteniamo che le nostre siano idee per cui valga davvero la pena di combattere e per questo sono in molti a condividerle. L’efficacia con cui le trasmettiamo può fare sì che siano sempre di più le persone che condividono quello in cui crediamo e quello per cui ci battiamo tutti i giorni nella nostra attività politica, ma anche in tutta la nostra vita. Ogni persona in più che capisce il nostro pensiero ogni giorno, ogni persona che lo condivide e ogni persona che si unisce alla nostra causa rappresenta per noi una vittoria quotidiana e per le nostre idee la linfa vitale. Questo significa per noi comunicare. I GD del Lodigiano, negli ultimi anni, si sono mossi proprio in questa direzione. I canali comunicativi che abbiamo portato avanti sono: ñ il nostro blog, www.gdlodigiano.it; ñ la Locomotiva, il nostro foglio di informazione, che abbiamo cercato di far uscire più spesso possibile, compatibilmente con le nostre forze, e che puntiamo a far crescere ulteriormente nei prossimi anni; ñ la nostra pagina facebook, strumento con cui quotidianamente comunichiamo con persone di tutte le età; ñ il nostro podcast, “Generazione Democratica” che abbiamo abbandonato nell’ultimo periodo, perché molto impegnativo per tutti, ma che abbiamo intenzione di rispolverare in futuro, con idee anche di video e non solo di parole e musica. 10) LA CONQUISTA DI NUOVI DIRITTI “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (Art. 2 della Costituzione Italiana) I diritti secondo la Costituzione Italiana sono inviolabili e devono essere garantiti dalla Repubblica stessa, che li pone alla base di qualunque rapporto civile nel nostro Stato. Con il principio della tutela dei diritti da parte dello Stato, i nostri padri costituenti hanno voluto da un lato assicurare nel migliore dei modi il rispetto delle minoranze e la lotta contro qualsiasi forma di discriminazione e di restrizione delle libertà fondamentali; dall'altro l'Assemblea Costituente ha invitato le nuove generazioni a non limitarsi a lottare per il riconoscimento di tali principi, ma a rivendicare sempre nuove emancipazioni, che necessitano di emergere con il passare del tempo e l'evolversi della società. I diritti non sono una categoria chiusa, ma una sorta di database che dev'essere costantemente aggiornato. Di questo si occupa la politica operando in diversi settori, alcuni già affrontati in questo documento, altri che affronteremo in questo paragrafo, altri ancora che riteniamo importanti, ma che non citeremo per non eludere il principio di brevità che ci siamo imposti. Lo scorso autunno abbiamo aderito alla campagna L'Italia sono anch'io, volta ad ottenere automaticamente il diritto di Cittadinanza e di Voto per gli stranieri di seconda generazione (nati in Italia) e per coloro che, seppur nati all'estero, vivono, studiano, lavorano e pagano le tasse nel nostro Paese da un determinato periodo: queste persone, nonostante svolgano le normali attività che tutti noi pratichiamo, non sono considerati cittadini italiani e per questo motivo non godono dei diritti che ne conseguono. Noi crediamo che il principio dello Ius Soli (che considera cittadino chi nasce nel nostro Stato) debba essere adottato al più presto, non solo per tutelare i nati in Italia da genitori stranieri, ma soprattutto per favorire il processo di integrazione di tutti gli immigrati che vivono nelle nostre città. A questo fine, cercheremo nel nostro piccolo di invitare le Amministrazioni locali ad aprire le porte verso una società multiculturale, che sappia valorizzare le diversità e non abbia paura di un confronto con altri usi e costumi. A richiedere nuove tutele non sono solo gli stranieri, ma anche gli omosessuali, privati della possibilità di contrarre il matrimonio civile e di ottenere tutti i diritti che ne conseguono. Noi crediamo che si debbano valicare i muri discriminatori innalzati da un modello di cultura conservatore: lottiamo per riconoscere giuridicamente a tutte le coppie di fatto, a prescindere dall'orientamento sessuale, perlomeno quei diritti civili, conseguenti al matrimonio, che incidono sulla sfera patrimoniale e testamentaria. Inoltre crediamo che l'educazione alla sessualità non debba più essere considerata un tabù della nostra società: soprattutto in questi anni, dove gli adolescenti iniziano la vita sessuale senza essere a completa conoscenza dei rischi e delle precauzioni. Allo stesso modo, condanniamo tutte le culture che limitano la libertà d'amare: ci opponiamo a chi costringe i giovani alla castità prematrimoniale, a chi sceglie per i propri figli la persona da sposare, a chi pratica le brutali e cavernicole tecniche di mutilazione genitale. Per quanto riguarda le pari opportunità, noi crediamo che la nostra società debba garantire la piena uguaglianza fra i sessi, concedendo alle donne le stesse tutele e le stesse possibilità lavorative, politiche e sociali degli uomini. Per raggiungere questo obiettivo è necessario il superamento dei pregiudizi che limitano l'effettivo riconoscimento delle capacità delle donne. In questo senso, certo non aiutano i modelli culturali che i media e una determinata parte della classe politica vogliono trasmetterci: la Tv ad esempio mostra quotidianamente – nei talk show, nei reality, negli spot e nei film di basso livello culturale – esempi di sessismo in cui la donna è considerata alla stregua di un oggetto messo a disposizione del sesso maschile. Per queste ragioni un anno fa abbiamo aderito al movimento Se non ora, quando? e presto torneremo ad occuparci di questo tema. La prima iniziativa dei Giovani Democratici del Lodigiano, che risale al marzo del 2009, riguardava la bioetica: si trattava di un dibattito sul testamento biologico, nei giorni in cui i telegiornali trattavano quotidianamente del caso di Eluana Englaro, la ragazza rimasta in coma irreversibile per 17 anni, fino alla morte naturale in seguito all'interruzione della nutrizione artificiale. In quei giorni il dibattito nazionale si divideva fra favorevoli o contrari all'accanimento terapeutico, con dichiarazioni molto spesso irriverenti nei confronti dei famigliari della Englaro. Quella sera di marzo abbiamo voluto trattare questo tema scottante senza entrare nel merito delle faziosità delle discussioni su quel caso specifico, ma abbiamo deciso di condurre la serata verso un dibattito dal punto di vista tecnico. Questo perché riteniamo ci sia la necessità in Italia di legiferare in merito a molti risvolti della bioetica, ascoltando le differenti opinioni in merito, rispettando al contempo la libertà di scelta incondizionata di ogni singola persona umana. 11) LA LEGALITÀ E LA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA Il problema della legalità sembra lontano dal nostro sentire comune: gli illegali sono gli altri, sempre. Oggettivamente però il problema esiste e non è leggero: sempre più spesso si sente parlare dell’infiltrazione delle mafie in Lombardia. Nella nostra regione la mafia non uccide, ma c’è ed è presente soprattutto nei campi dove è una potenza: rifiuti, cemento e sanità oltre alle tradizionali estorsioni. Il fenomeno è strisciante, non è visibile, ma la sua presenza è indubbia. I cittadini lombardi si stupiscono che le discariche del sud Italia siano piene; è vero, ma la provenienza di quei rifiuti non è certa. Di certo non tutti quei rifiuti sono stati prodotti al sud. Le ecomafie da anni trasportano e sversano illegalmente rifiuti tossici e speciali nelle bistrattate discariche Campane e non solo in quelle. Il recente arresto per tangenti del vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, non fa che confermare quanto detto. La presunta tangente doveva servire per ammorbidire i controlli delle arpa locali. Negli ultimi anni poi si è notato un crescente interesse della criminalità organizzata per gli appalti di opere pubbliche: EXPO, TEEM (che toccherà il nostro territorio) e BreBeMi. Sarà un caso ma nella stessa operazione che ha portato all’arresto di Nicoli Cristiani sono stati sequestrati anche due cantieri della BreBeMi. I Giovani Democratici del Lodigiano si sono impegnati e si impegneranno sempre per la legalità con le loro iniziative. La vendita dei prodotti di LiberaTerra ai mercatini di Natale Solidale è una iniziativa ormai consolidata negli anni i cui meccanismi sono già molto rodati e collaudati. Diamo la possibilità a tutti di poter comprare un prodotto giusto e possiamo aiutare così quelle associazioni e quelle persone che mettono la faccia e combattono in prima persona le illegalità. Nelle prossime settimane abbiamo in agenda due iniziative. Il 3 marzo abbiamo organizzato una cena di raccolta fondi per Telejato, la Tv comunitaria di Pino Maniaci, che da anni lotta per un informazione libera e contro la mafia: la cena sarà preceduta da un dibattito sul tema della criminalità organizzata in Lombardia. Infine si effettuerà con il nostro significativo contributo il secondo Viaggio della Legalità. Questi weekend istruttivi ci portano a contatto con personalità che da anni combattono le mafie, in tutte le loro forme, con lo scopo di capire il fenomeno e fare anticorpi per proteggere dal morbo mafioso il nostro territorio. Difficilmente riusciremo da soli a contrastare l’enorme potere economico delle mafie, ma proveremo ugualmente a porci sempre di traverso dove sussiste una condizione di illegalità e invitando i nostri coetanei a fare lo stesso. I Giovani Democratici del Lodigiano fanno e faranno anche questo, sempre. 12) EUROPA ED INTERNAZIONALISMO Dopo aver illustrato la nostra posizione su diversi temi e la linea programmatica per il futuro, prima di concludere riteniamo doveroso dedicare l'ultima parte di questo documento a qualche riflessione sul collocamento del nostro agire politico in un'ottica internazionale. La crisi economica in corso evidenzia l'inefficacia delle strutture sovranazionali, di carattere economico, umanitario e politico. Diventa sempre più necessario riaffidare alla politica quel potere di agire in un contesto globale per favorire nuove manovre economiche, sociali ed energetiche. L'Unione Europea deve dotarsi di strumenti per fronteggiare la crisi che aleggia in Occidente, andando ben oltre l'obiettivo del pareggio di bilancio: è necessario un piano di crescita e di rinnovamento che possa ricondurre l'Europa a contribuire con determinatezza allo sviluppo di un nuovo mondo, come è sempre accaduto nella nostra storia millenaria. Per questo supportiamo l'idea del PSE e di altri partiti progressisti europei (tra cui il PD) di confederare le Nazioni dell'UE negli Stati Uniti d'Europa: un'unica grande sovrastruttura, democraticamente eletta dai cittadini e non più dai Governi nazionali, che condivida politiche economiche, sociali, estere, di difesa, con una sola voce, nel rispetto dell'autonomia federale dei singoli Stati e senza che alcuna Nazione possa diventare una guida per le altre. Ma il rilancio politico del vecchio continente è solo il primo passo ed il primo obiettivo degli Stati Uniti d'Europa. È sbagliato limitare la discussione al rilancio degli Stati industrializzati: un movimento progressista, in cui si identificano i partiti democratici e socialisti europei (tra cui il Partito Democratico), deve lavorare per favorire la cooperazione internazionale con due finalità. La prima consiste nel porsi come interlocutore positivo fra gli Stati per avviare a conclusione i conflitti in corso. Parlare di pace non è mera retorica: è giusto credere che la salvaguardia della pace è strettamente legata alla risoluzione delle grandi piaghe dell'umanità, come il risanamento delle aree sottosviluppate, la miseria e le carestie, il contagio di malattie endemiche, l'arretratezza culturale, l'analfabetismo, e molti altri problemi. Gli Stati Uniti d'Europa dovrebbero intervenire per porre fine alle guerre e per favorire l'insediamento della democrazia in quelle aree territoriali. Il secondo obiettivo è conseguente: in questo clima di cooperazione internazionale è necessario lavorare per una riallocazione delle risorse che da un lato conduca al risollevamento e allo sviluppo delle aree arretrate, dall'altro crei i presupposti per un ulteriore progresso economico e scientifico degli Stati già industrializzati. Dobbiamo pensare ad un ordine economico mondiale che favorisca lo sviluppo delle risorse di ogni Nazione e le metta a disposizione dei territori bisognosi. Parlare di Stati Uniti d'Europa e di una determinante cooperazione internazionale è rischioso: molti lettori infatti potrebbero prenderci per pazzi utopici. Noi però siamo convinti che i giovani devono comportarsi come gli arcieri machiavelliani, che puntano il loro arco più in alto del loro obiettivo “non per aggiugnere con la loro freccia a tanta altezza, ma per potere, con lo aiuto di sì alta mira, pervenire al disegno loro”: la storia ci insegna che prospettive che i nostri avi ritenevano impossibili si sono realizzate col passar del tempo. Noi siamo nati in Europa e ci sentiamo prima di tutto cittadini europei: come Giovani Democratici del Lodigiano, abbiamo partecipato ad un viaggio di formazione a Bruxelles con visita al Parlamento europeo e alcuni di noi in questi anni sono anche stati in Erasmus. Dobbiamo perciò guardare all'Europa non più come un ente che ci osserva e ci limita, ma come una grande Nazione che ci permetterà di allargare i nostri orizzonti culturali, scientifici e politici. Questo, tuttavia, non significa accettare passivamente la fuga di cervelli di tanti giovani laureati in altri Paesi europei: è possibile che tanti giovani ricercatori, tanto per fare un esempio, debbano spostarsi all’estero per avere un guadagno e una posizione lavorativa decenti? Occorre ricordarsi dell’Europa non solo per favorire la mobilità studentesca, ma anche per adattare agli standard europei le politiche sul lavoro giovanile e la ricerca scientifica. 13) CONCLUSIONI Innanzitutto crediamo che la citazione che apre questo documento meriti una spiegazione. Sono passati circa due mesi dalla convocazione del primo Congresso dei Giovani Democratici e in questo periodo il dibattito nazionale si è soffermato solo su procedure burocratiche, ricorsi, contro ricorsi, regolamenti e circolari attuative: si è persa l'occasione finora di rilanciare l'iniziativa politica nazionale con nuove idee e proposte rivolte a tutti i giovani a cui facciamo riferimento. Idee e proposte che, peraltro, noi Giovani Democratici del Lodigiano abbiamo cercato di elaborare e rilanciare in questo documento, e come noi molti altri circoli, federazioni e unioni regionali sparsi in tutta Italia. Quando chi coordina un'organizzazione nazionale non riesce a dare stimoli ai propri iscritti, proprio gli stessi iscritti sono chiamati a dare l'esempio cercando di migliorare la situazione: in questa fase, di fronte allo smarrimento dell'iniziativa politica da parte di molti rappresentanti della nostra giovanile, è toccato a noi circoli territoriali, la base della piramide gerarchica, il compito di dare un senso ai Giovani Democratici. Una situazione di questo tipo però non può reggere a lungo, per questo ci auguriamo che presto si ritorni a parlare di politica e non più di procedure. I Giovani Democratici contano quasi 50 mila iscritti in tutta Italia, mentre i giovani fra i 14 e i 29 anni sono ben 10 milioni: noi rappresentiamo solo lo 0,5%, per questo dobbiamo uscire dall'autoferenzialità per occuparci delle vere problematiche della nostra generazione. In questo documento abbiamo esposto i nostri programmi, le nostre idee e le nostre proposte: nei prossimi mesi cercheremo di metterle in pratica! Come si strutturerà la nostra azione politica? Cercheremo di utilizzare, al fine di diffondere le nostre iniziative, le tecnologie, quindi il portale web della nostra organizzazione e i social network, senza però trascurare i tradizionali mezzi di comunicazione. Organizzeremo iniziative riguardanti le tematiche esposte nelle pagine precedenti coinvolgendo i giovani alle discussioni e, soprattutto, accogliendo critiche e tesi diverse dalle nostre. Offriremo momenti di dibattito politico, momenti di svago ed eventi culturali, valorizzando le qualità dei giovani della nostra Provincia. Sfrutteremo al massimo i nostri Circoli territoriali, non più solo come strumenti organizzativi per l'attività provinciale, ma come officina di idee e di coinvolgimento per i ragazzi e le ragazze che non frequentano il nostro Capoluogo. Saremo presenti alle manifestazioni, nelle scuole, nelle piazze, laddove ci sia qualcuno bisognoso di attenzione noi saremo presenti e gli tenderemo la mano per offrire aiuto. Questo per noi significa fare Politica.