erba, il movente dell`assurdita`

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erba, il movente dell`assurdita`
ERBA, IL MOVENTE DELL’ASSURDITA’
Venerdì 12 Gennaio 2007 01:05
di Cinzia Frassi
Si è risolto con una confessione l’ennesimo sconcertante delitto. Raffaella Castagna, sua madre
Paola Galli, il piccolo Youssef e la vicina di casa Valeria Cherubini sarebbero stati uccisi da
Olindo Romano e Rosi Bezzi. Erano vicini di casa e proprio non andavano d’accordo. Pare che
a scatenare i coniugi brianzoli sia proprio l’insostenibilità dei rapporti di vicinato, costellati negli
ultimi anni da liti, ripicche, insulti, minacce e perfino una querela. I coniugi avrebbero agito
insieme servendosi di due coltelli e di una spranga. Sarebbe stata proprio Rosa ad uccidere il
piccolo Youssef perché piangeva, non senza prima colpirlo ad un braccio e alle manine. Olindo
e Rosa hanno continuato a vivere la loro vita come sempre per un lungo mese dopo la
mattanza.La confessione dei coniugi arriva soprattutto per le prove decisive raccolte a loro
carico dai Carabinieri del Ris nell’abitazione dei Romano. Non solo, ci sono le macchie di
sangue dell’unico sopravvissuto alla strage, Mario Frigerio nell’auto dei coniugi. Inoltre, l’alibi
che si erano costruiti si frantuma davanti ad una frase: “Sì, ero qui, ho visto arrivare i pompieri”.
Se la lascia scappare Olindo la sera stessa del massacro ad un’emittente privata di Como. Non
potevano trovarsi a cena, lontano dal luogo del delitto, come avrebbero sostenuto in seguito.
Le confessioni arrivano a notte fonda, mercoledì davanti ai Pm che si sono occupati
dell’inchiesta e del procuratore capo lariano Alessandro Lodolini. C’erano tutti, segno che
probabilmente si aspettavano di poter ascoltare ciò che sapevano dalla voce dei coniugi
Romano.
E così è andata. Un delitto cruento ed efferato che ancora una volta ha visto i media battere la
pista dello straniero cattivo, il nemico, il violento. Azouz Marzouk, non appena messo piede in
Italia, al rientro dal suo viaggio in Tunisia, è stato immediatamente interrogato e soprattutto
additato da Tv e stampa come il probabile colpevole. Ma pure se non fosse stato colpevole,
qualcosa c’entrava. Questo il tenore della cronaca italiana del delitto. Ora il marito di Raffaella
Castagna, il padre del piccolo Youssef grida il suo odio. Riferendosi ai carnefici dice che non
hanno scampo e che non se ne andrà dall’Italia fino a che non verrà fatta giustizia. Oggi
giustizia per quest’uomo significa solo uccidere chi ha ucciso:“Se non lo fanno altri li uccido io”
dice. Perché ormai, in Italia, persino uno straniero non crede alla certezza del diritto.
E il movente? Bisticci tra vicini di casa. Pare assurdo, eppure sembra proprio così. Proprio non
si sopportavano. Dalle confessioni dei coniugi Romano sembra che poco per volta abbiano
raggiunto il culmine della loro rabbia a causa dei vicini troppo rumorosi, per i giochi del
bambino, per le frequentazioni di casa Marzouk. Un poco per volta la situazione si è scaldata al
punto da far esplodere la rabbia omicida di Olindo e Rosa. Un movente che si traduce
nell’incapacità, forse patologica, di gestire i comportamenti reattivi a sollecitazioni che troppo
spesso oggi scatenano mattanze simili tra persone che per vari motivi si vedono tutti i giorni.
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Venerdì 12 Gennaio 2007 01:05
Vengono denominati delitti di prossimità quelli che si consumano tra le mura domestiche, in
famiglia, o nella fascia di conoscenti più prossimi, come i vicini di casa. Il rapporto annuale sugli
omicidi in Italia dell’Eures segnala negli ultimi anni una diminuzione degli omicidi legati alla
malavita ed alla criminalità organizzata. Più della metà dei delitti si consumano all’interno della
famiglia o tra amici e conoscenti dell’ambiente di lavoro o del vicinato. Un dato significativo che
dovrebbe costringere a qualche riflessione. Le cause scatenanti di queste azioni criminali
puntano direttamente al perimetro più circoscritto del vivere quotidiano. Una casa, un
condominio, un portone che vede le stesse persone avvicendarsi giorno dopo giorno. Ambienti
che siamo abituati a percepire come rassicuranti e familiari che diventano proprio il terreno
fertile che scatena la “normalità” e la trasforma in furia omicida. Senza rimorsi. E’ difficile
riuscire a comprendere come l’individuo non sia più in grado di gestire disagi, stress,
frustrazioni se non lasciandole implodere nell’alveo di quel perimetro quotidiano, spesso per
sfogare un senso di persecuzione.
Il criminologo, Francesco Bruno, direttore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche, Medicina
e Psicologica dell'Università La Sapienza di Roma, commenta il movente di Erba e spiega che,
“anche se non ci sono precedenti di tale efferata violenza la patologia dell'uccisione da parte di
un vicino nei confronti di un altro, per problemi di amministrazione, rumori molesti, parcheggio o
altre futilità, è tristemente nota e frequente. Il paranoico uccide chi rappresenta nella propria
mente, il
persecutore. Questa volta però, l'omicidio è di dimensioni enormi e ha coinvolto una mamma,
un bambino, familiari e vicini”. Bruno continua chiedendosi cosa c’è in queste famiglie che fa
scoccare la scintilla e dice “Si deve tentare di capire tutto ciò, e di rispondere a queste domande
che fanno capo a delle situazioni di inimmaginabile allarme sociale.
Perché è davvero raccapricciante lo scenario delle quattro vittime subito dopo la strage, in
quella casa. Piero Castagna, fratello di Raffaella, dà una possibile risposta: “Nessun movente e'
ammissibile, ma questo è forse uno dei più assurdi".
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