43 quello che ho spiegato che mi ha aggredito, che era l`Olindo

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43 quello che ho spiegato che mi ha aggredito, che era l`Olindo
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quello che ho spiegato che mi ha aggredito, che era
l’Olindo sicurissimo, che è stato lui ad aggredirmi e
poi gli ho detto il colore, la corporatura, i capelli,
quello che mi ha chiesto il comandante Gallorini.
DOMANDA
- Quando lei è stato sentito le prime volte ha dato
una descrizione della persona che l’aveva aggredita pur
non menzionando il nome.
RISPOSTA – Sì.
DOMANDA
–
Sa
dare
una
spiegazione
a
questa
carenza
di
indicazione, come mai lei non ha indicato da subito il
nome di Olindo Romano?
RISPOSTA – Perché quando mi sono svegliato volevo... ma è
stata una cosa mia, volevo proprio capire il motivo che
era talmente una cosa grossa e irreale, volevo capire il
perché mi aveva fatto questo una persona che, anche se
non la conoscevo bene, ma era un vicino di casa comunque
e non avevo mai fatto niente. E proprio è stata la cosa
che più volevo capire perché, come le ripeto, io sempre
fin dal primo istante che mi sono svegliato la persona
che mi ha colpito era lui, questo era fuori di dubbio,
questa
era
capivo
il
la
sicurezza
perché
e
lì
che
ho
avevo
voluto
assoluta
poi
però
capirlo
io
non
il
perché. Una cosa, non so, si vede che in quel momento
volevo capire il perché, perché era troppo grossa, è una
cosa che non avrei mai immaginato che capitasse a me.
DOMANDA – Lei ricorda quando vennero i Carabinieri a trovarla
la prima volta, ricorda che le furono fatti dei nomi?
RISPOSTA – Sì.
DOMANDA – Nomi di vicini di casa?
RISPOSTA – Sì, mi sembra, sì.
DOMANDA – Ricorda che tra questi nomi c’era anche il nome di
Romano Olindo?
RISPOSTA – Romano Olindo, sì.
DOMANDA – In quel momento lei si ricorda la sua reazione, che
cosa disse?
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RISPOSTA – Guardi, io non volevo ancora dirlo proprio perché
volevo capire ma quando alla fine mi è uscito il nome
volevo
come
Gallorini
liberarmi
perché
era
e
gliel’ho
proprio
un
detto
peso
al
che
comandante
avevo,
che
volevo dirlo. Infatti mi sono liberato e gli ho detto
“sì, è lui”.
DOMANDA
–
Quando
descrizione
lei
è
della
stato
persona,
sentito
lei
la
aveva
ricorda
dato
una
oppure
in
questo momento non la ricorda, parliamo di descrizione.
RISPOSTA – Sì, dissi che era come lui, una persona grossa,
capelli neri e quando era lì aveva i capelli corti,
tirati
giù,
gli
occhi
scuri,
era
grosso
praticamente
anche in faccia, grosso. Era l’Olindo. Poi lui era una
persona pressappoco alta come me, a me sembrava un po’
più
alto
perché
tutti
quegli
appartamenti
hanno
un
gradino alto 5–6 centimetri e, scendendo, a me sembrava
un attimino più alto. Poi sinceramente non è che era una
persona
che
mi
interessava,
l’altezza
non
l’ho
mai
guardata perché non mi interessava però così pressappoco
era alto come me, un po’ più un po’ meno, ma comunque a
me interessava era che l’ho riconosciuto, era l’Olindo.
DOMANDA – Quando lei ha incontrato i Carabinieri, e di questo
c’è una relazione redatta proprio dai Carabinieri, lei
non fece direttamente il nome Olindo, risulterebbe dalla
relazione - in quest’aula l’ha confermato il comandante
dei Carabinieri di Erba - si mise a piangere a udire il
nome di Olindo.
RISPOSTA – Sì.
DOMANDA – Lei ricorda questo particolare?
RISPOSTA – Sì, infatti adesso non mi ricordo preciso però so
che mi sono messo a piangere al nome e poi mi sembra che
gli
ho
chiesto
Carabiniere
domanda:
mi
perché
perché
ha
mi
chiesto
piange
in
ha fatto
“adesso
questo
questo
le
nome
faccio
modo?”
è
e
il
io
una
lì
che
gliel’ho detto che era lui, che mi sono proprio liberato
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e lì gli ho detto il nome dell’Olindo.
DOMANDA – Risulterebbe dall’annotazione che è stata redatta su
quell’incontro, di cui non si riuscì a fare il verbale
per le sue condizioni, lei non poteva firmare e parlare
a lungo, risulterebbe che lei abbia detto che non poteva
escluderlo
che
fosse
Romano
Olindo
e
che
non
vi
fu
un’indicazione diretta del nome. Glielo dico perché su
questo punto si è discusso e si discuterà in quest’aula,
lei ricorda?
RISPOSTA
–
Sì,
ricordo,
ma
ero
sicurissimo,
non
mi
sarò
spiegato bene, le ripeto che in quei momenti..., non
riesco adesso, figuriamoci in quei momenti non riuscivo
a spiegarmi bene, talvolta non mi uscivano neanche le
parole, però la mia intenzione era quella di dire “sì, è
lui” e io sempre dirò che è lui, tutte le volte. Anche
se avessi detto così ma la mia intenzione era di dire
“E’ l’Olindo” sempre, questo per tutta la vita fino a
quando vivrò dirò, non perché lo voglio dire, perché è
la
sacrosanta
verità
“è
stato
l’Olindo
che
mi
ha
aggredito”.
DOMANDA – Quando lei è stato trasferito all’ospedale è rimasto
per parecchio tempo, ha avuto la presenza quasi costante
dei suoi figli?
RISPOSTA – Sì.
DOMANDA – Lei ne ha parlato poi con suo figlio?
RISPOSTA – No, fino a quando non l’ho detto, ai miei figli non
ho mai detto niente del nome, è una cosa mia che volevo
pensarci, dopo sì. Ma il momento fino a quando non ho
detto il nome, non ho parlato del nome.
DOMANDA – Lei poi in seguito l’ha detto, ne ha parlato con suo
figlio?
RISPOSTA – Dopo quando l’ho detto, non ne ho parlato perché
non volevo coinvolgerli in una cosa così.
DOMANDA – Suo figlio le ha chiesto di pensarci bene, ha voluto
verificare
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se
lei
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veramente
sicuro
di
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