16-17-18 Novembre 2006

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16-17-18 Novembre 2006
XXXIV Assemblea Ordinaria Elettiva
“Promozione alla lettura e contratto nazionale per la promozione”
16-17-18 Novembre 2006
Napoli - Hotel Royal
INDICE
Un salto di qualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.
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Siamo arrivati al punto (di G. Luise) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Ci impegniamo (B. Brecht) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Caro lettore (di F. Heymann) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Contributo dei colleghi di varia della Toscana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Contributo dei colleghi di varia della Campania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Sintesi delle iniziative di varia in Puglia ed Emilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Protocollo d’intesa AIE-ANARPE per le adozioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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La grande trasformazione: librerie e regole del mercato in Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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XXXIII Assemblea Nazionale - la relazione del Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Editoria Scolastica “Chi Siamo” (M. Lessona Pres. Scol. AIE) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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Intervento e saluto dell’ALI: il Pres. R. Dias e il Cons. U. Panerai . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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- la cronaca del dibattito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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La seconda “Cenarpiade” del Veneto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .“
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“
“
Al centro inserto da staccare con:
Organigramma Nazionale - Indirizzario delle Sezioni - Indirizzario Telefax Nazionale
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UN SALTO DI QUALITA’
Promozione della lettura e noleggio dei libri
A settembre, a Roma, si è svolta la seconda edizione degli Stati Generali dell’Editoria, che ha centrato i suoi lavori sulla valenza anche economica della lettura e della diffusione dei libri.
Gli editori hanno presentato il “Manifesto per le politiche del libro” in dieci punti, nel quale si indica come far crescere la domanda di lettura, si specificano alcune priorità per il settore editoriale,
quali la necessità della protezione del diritto d’autore e propone di varare una Legge per il Libro che
sia “una vera Legge-Obiettivo che indichi i diversi ambiti di intervento delle competenze istituzionali, dei privati, della collaborazione tra pubblico e privato e che sia l’occasione per riordinare sistemi oggi farraginosi, dispersivi e inefficaci” e che istituisca un “Centro per il libro e la lettura”.
Questa volta la risposta delle Istituzioni è stata pronta: il 25 ottobre si è costituito il Centro con un
protocollo d’intesa firmato a Palazzo Chigi.
Dei libri scolastici è facile dire, i giornali scrivono: sono sempre più cari, ogni anno vengono proposte riedizioni che di nuovo hanno solo la copertina, eccetera. Con questo stereotipo ci confrontiamo da sempre, ma ora si aggiunge una minaccia diversa e più insidiosa: il noleggio dei libri scolastici.
Siamo degli addetti ai lavori per cui è inutile ripeterci quante spine abbia questa magnifica rosa..
Pur “ingenuamente sorpresi” che, quando si parla di promozione, non vengano ancora coinvolti i
promotori, abbiamo molto apprezzato la stesura del Manifesto e lo condividiamo in tutti i suoi aspetti. Siamo soddisfatti che sia stato istituito il Centro e, appoggiati da una lettera formale dell’ALI,
abbiamo inviato, ai responsabili del Centro, la richiesta di far parte del neonato organismo.
Stiamo lavorando per questo e le risposte del Ministero e dell’AIE, che abbiamo già ricevuto, esprimono una valutazione positiva alla nostra richiesta.
Lo stesso per il settore scolastico non basta passare “la nuttata”: i problemi ci sono e devono essere affrontati, è dovere delle Istituzioni e dell’Editoria tutta rispondere seriamente. È giusto considerare il diritto delle famiglie a reperire i libri con facilità e con giusta spesa, così come salvaguardare il diritto dei docenti a scegliere senza condizionamenti, certo con diligenza e oculatezza anche
economica ma sempre con riferimento alla didattica e, ancora, è giusto tener conto del diritto dell’autore. A questi “parametri” è altrettanto giusto aggiungere il diritto di veder riconosciuto il proprio lavoro all’editore, al promotore ed al libraio.
Sull’indispensabilità del nostro ruolo nelle scuole, come nelle librerie, si giocherà la partita del
nostro futuro professionale e occupazionale, dentro un mercato che è cambiato e varierà ancora.
È necessario che gli operatori del settore si incontrino e ne discutano. I promotori per fare la loro
parte devono investire sulla loro professionalità, l’associazione deve crescere ancora, puntando su
un apporto di idee, su un rinnovamento fatto di contenuti, di partecipazione consapevole.
Dobbiamo fare un salto di qualità.
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SIAMO ARRIVATI AL PUNTO
Una discussione aperta per il nuovo contratto.
Fine ottobre di quest’anno, in una giornata piena di sole e di un tepore insolito, attraverso la Maremma trovo un piccolo paese, Scansano,
conosciuto per la produzione del Morellino, un ottimo vino rosso.
Duemilacinquecento abitanti, sette ristoranti, dieci enoteche, una farmacia, un’edicola libreria. Quando vado a comprare i giornali entro
in piccolo negozio di cinquanta metri quadri, pieno di scaffali ed
espositori girevoli. Ci sono le novità del momento, esposte anche in
vetrina, ma pure gli scaffali offrono una bella scelta di titoli: si vede
che c’è chi si prende cura di aggiornare, di proporre, di rendere visibili i libri, per tutta la clientela.
Niente di nuovo finora: tutti noi conosciamo questo tipo di negozio. Quello che mi colpisce è, però,
un cartello attaccato alla porta: “Si prenotano testi universitari”! Caspita! Ai miei tempi (esordisce
sempre così chi rimpiange un passato che spesso è solo nel suo ricordo, e non riesce a leggere il presente) se appena avevi bisogno di un libro che non fosse ovvio, dovevi andare in città, in una grande libreria, perché alla tua richiesta ti sentivi rispondere: “mi dispiace, non abbiamo questo genere
di libro, o questo editore, quello che vede esposto è tutto quello che abbiamo da offrirle”
La signora Teresa non sceglie i libri da sola, non ne avrebbe il tempo e non viene visitata da nessun
rappresentante, ma è gestita da Paolo, il promotore di un grossista regionale, anzi nazionale, visto
che si tratta di Fast Book. Paolo seleziona ogni settimana le novità da mandare, stando attento a non
farle perdere niente di importante, ma senza riempirla troppo, la visita una volta la mese, e cura gli
scaffali, togliendo e proponendo, prepara offerte stagionali e tentando proposte: insomma fa il suo
mestiere di promotore e lo fa bene. I risultati sono buoni per la signora, per il distributore, per gli
editori e, infine, ma importante, per i frequentatori, soliti e occasionali, dell’edicola.
Il ventinove ottobre a Firenze c’è stata la presentazione di un nuovo magazzino di libri: “Giorgio
Giorgi”, da sempre distributore di giornali che ora ha organizzato un sistema di prenotazione di libri
e di riviste attraverso le edicole: chi è dotato di un computer può accedere ad un sito dove vede cosa
è disponibile subito e cosa può comunque ordinare e fa la prenotazione indicando l’edicola preferita dove ritirare quello che ha chiesto. Se è disponibile a Firenze, la mattina successiva lo trova, consegnato insieme ai giornali, altrimenti aspetta pochi giorni.
È un servizio nuovo e utile che si aggiunge alla gestione tradizionale che, arricchendo i mezzi di
informazione e di approvvigionamento, può far aumentare le vendite e allargare il mercato.
La storia della signora Teresa, di Paolo, di Giorgi, è la storia di quanto sta avvenendo oggi, nel mondo
della diffusione dei libri, meno appariscente e conosciuta dell’altra storia, conosciuta anche dai giornalisti, delle catene di librerie, della GDO, dei clienti centralizzati. Eppure è una storia altrettanto importante per chiunque voglia intraprendere un progetto di “promozione della lettura e dei libri”, come è
stato dichiarato agli Stati Generali dell’Editoria da editori, librai, ministri e ministeri.
È una storia che parla della necessità di tener conto delle diversità delle situazioni, dell’opportunità di conoscere direttamente le persone che espongono i libri e parlano con i lettori, dell’indispensabilità di una rete promozionale che sa lavorare nel territorio assegnato, conoscendo i cataloghi e
le scuole, le librerie e gli insegnanti.
I promotori editoriali operano in una zona di competenza e hanno informazioni che si riferiscono a
questa con riferimenti ai grandi numeri nazionali, e chi, fra noi, viene pagato a provvigione, e sono la
stragrande maggioranza, viene liquidato per i fatturati della propria zona. C’è una crescente contraddizione fra il lavoro di promozione che viene fatto su porzioni di territorio e fatturati e informazioni
che, invece, si stanno concentrando in centrali di acquisto e di raccolta dati su base nazionale.
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Promuovo un libro in una scuola o in una libreria in Calabria, ottengo il risultato ed il libro viene
acquistato attraverso un grossista o una catena che ha sede altrove: come vengo pagato per il lavoro svolto? Quali e quante informazioni riesco ad avere e quali strumenti ho per gestirle e verificare
il risultato del mio lavoro in zona?
Ho cercato di dimostrare perché abbiamo bisogno di una nuova normativa contrattuale che tenga
conto degli sviluppi del mercato, dei recenti meccanismi della diffusione dei libri, un nuovo contratto di promozione che anziché mortificare il nostro lavoro, lo valorizzi e lo salvaguardi per gli
interessi degli editori e dei lettori.
Ridiscutere un nuovo contratto dipende, di solito, dai rapporti di forza tra gli interlocutori: noi questa forza di imporre una trattativa non l’abbiamo, abbiamo però qualcosa di più.
Le cose nuove che sono state dette sulla promozione della lettura, dimostrano che abbiamo la possibilità di dimostrare l’indispensabilità e l’economicità del nostro lavoro, abbiamo l’opportunità di
mostrare la nostra utilità, sapendo fare il nostro mestiere e trovare un nuovo ruolo nel territorio.
Il “Centro per il libro”, promosso dal Governo, ci dovrà vedere seduti al tavolo insieme a editori e
librai, la forza derivante dall’essere l’unica associazione dei promotori ci consente di pensare ad un
nostro ruolo importante e paritario con gli altri soggetti.
Dobbiamo avere la consapevolezza di potercela fare e la capacità di costruire una linea esplicita e
condivisa da tutti noi, costruendo dal basso consenso e adesione, con l’orgoglio per la nostra professione e il coraggio di guardare al futuro.
Gennaro Luise
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CI IMPEGNIAMO…
Ci impegniamo:
noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri
né chi sta in alto, né chi sta in basso
né chi crede, né chi non crede.
Ci impegniamo:
senza pretendere che altri si impegni per noi
o per suo conto
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo:
senza giudicare chi non si impegna
senza accusare chi non si impegna
senza condannare chi non si impegna
senza cercare perché non si impegna.
Se qualche cosa sentiamo di “potere”
e lo vogliamo fermamente
è su di noi, soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo
si muta se noi ci si facciamo nuovi
ma imbarbarisce
se scateniamo la belva che è in ognuno di noi
Ci impegniamo:
per trovare un senso alla vita
a questa vita
una ragione
che non sia una delle tante ragioni
che bene conosciamo
e che non ci prendono il cuore,
che ci interessa
di perderci per qualcosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
e che costruisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo
non per riordinare il mondo
non per rifarlo
ma per amarlo.
Bertold Brecht
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CARO LETTORE
Riportiamo di seguito una lettera scritta da un nostro collega di varia, Federico Eymann, per un
immaginario “lettore”: è stata scritta alcuni anni or sono ma il suo contenuto è talmente attuale
che merita ancora di essere letta.
Caro lettore,
con quella curiosa mescolanza di umiltà e di orgoglio che talvolta sopravviene quando si ha a che fare con i
libri (e che perciò presumiamo anche Tu intimamente conosca), ci permettiamo di richiamare la Tua attenzione e di presentarci.
Noi siamo quelle persone, dal profilo professionale un tantino incerto, che si occupano a tempo pieno di far
da tramite fra gli Editori che pubblicano i libri che Ti interessano e i Librai che Te li fanno conoscere e Te li
vendono.
In sostanza, siamo a nostra volta dei venditori: vendiamo i libri ai Librai, svolgendo dunque un’attività non
troppo dissimile da quella di tutti gli altri operatori commerciali che vendono i prodotti dell’azienda per cui
lavorano ai grossisti e ai dettaglianti di questo o quel settore merceologico. Con qualche differenza, tuttavia.
Tralasciando la spiegazione di troppi, e troppo noiosi, dettagli tecnici, diciamo che può essere facilmente
intuibile da chiunque frequenti almeno un poco i libri e le librerie — e Tu, lettore, evidentemente sei fra costoro — che vender libri non è proprio come vender patate. Con tutto il rispetto per le patate e per chi le vende,
sia chiaro.
Non è, infatti, per qualche forma di alterigia nei confronti delle merci diverse dal libro che vogliamo sottolinearne la peculiarità della produzione e del mercato. Tutt’altro. Nel cuore di ogni venditore di libri c’è sempre la più grande ammirazione, per quanto a volte inconfessata, verso l’ordine che regola ferreo il mondo delle
merci: un ordine fatto di domanda e di offerta, di bisogni e del loro soddisfacimento, di concorrenza, di pubblicità, di marketing. Tutte cose che, è ovvio, valgono anche per il commercio librario: ci mancherebbe altro!
Tuttavia c’è sempre qualche piccola, forse disdicevole, differenza: una differenza che fa del libro un prodotto, e di noi dei venditori, irriducibilmente anomali.
Pensa infatti solo per un momento, gentile lettore, alla quantità immane di libri esistenti; e pensa, poi, alla loro
varietà. Prova, per esempio, a moltiplicare lo scaffale, già idealmente smisurato, dove si allineano i libri che
hai già letto insieme con quelli che avrai voglia di leggere, oppure ti troverai a dover studiare, o almeno a consultare, per il numero immenso di campi del sapere o della tecnica o dell’intrattenimento di cui francamente
non t’importa proprio niente. E neanche così, neanche lontanamente, ci sarai.
Rimarranno sempre fuori da questo calcolo, infatti, i libri che riguardano qualche argomento che ancora non
conosci, o di cui ti sei dimenticato, o più semplicemente di cui neanche sospetti l’esistenza, senza per questo
smettere di essere la persona intelligente e colta che sicuramente sei.
Ecco: se non stiamo abusando troppo della Tua pazienza — della Tua immaginazione, in quanto lettore, ci
sentiamo alquanto più sicuri — metti il risultato di questa moltiplicazione impossibile dentro una specie di
Enorme Magazzino. In qualcosa, per intenderci, come il figlio gigantesco nato dal matrimonio del signor
Salone del libro di Torino con la signora Biblioteca di Babele.
Se per le dimensioni del contenitore ormai dovremmo esserci, siamo però ancora assai distanti dall’averne
definito la forma. Un pò come il loro contenuto — i libri, cioè — anche i luoghi in cui avviene la loro vendita costituiscono, infatti, un insieme dai contorni piuttosto indefinibili.
Per carità! Non ci riferiamo neanche lontanamente ai luoghi diversi dalle librerie in cui pure, a diverso titolo,
si vendono libri. Detto tra noi, carissimo lettore, i Librai sanno essere tanto permalosi! E noi siamo, per così
dire, animali da libreria; e desidereremmo continuare a esserlo il più a lungo possibile.
Senza bisogno di allargare troppo il nostro discorso, allora, devi tuttavia sapere che il numero delle librerie
italiane, pur non essendo immenso come quello dei libri, e neppure in fondo tanto grande (per esempio, è certamente inferiore a quello degli editori attivi nel nostro Paese, nonostante ciò possa sembrare un paradosso),
non è assolutamente un numero certo, e neanche definibile con ragionevole approssimazione. Una convenzione abbastanza invalsa lo fissa a circa 1200; ma si tratta, appunto, di una convenzione.
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Per finire, immaginati ora un pullulare di omini per le disperse membra di questo Enorme e Sconfinato
Magazzino: su per scalette a controllare le sezioni delle sue chilometriche scaffalature, lungo i banchi a vedere cosa manca e cosa dovrebbe, o potrebbe, esserci, accanto ai Librai a descrivergli i libri che ancora non ci
sono e che l’Editore progetta di fare.
Ebbene, quegli omini con la borsa e il blocco note in mano siamo noi, e una parte consistente del nostro lavoro è cercare di capire cosa mai Tu, o lettore, hai gradito o meno della produzione editoriale; e, soprattutto, cosa
gradirai fra qualche tempo leggere, o potrai gradire o — somma goduria! — potrai scoprire di gradire anche
per merito nostro.
Un lavoro non malvagio, in fondo, il nostro. Ma anch’esso, come la varietà dei libri e dei luoghi in cui vengono venduti, dai contorni piuttosto inafferrabili.
Se a questa inafferrabilità di fondo del nostro lavoro — che pure, l’avrai capito, accettiamo di buon grado, a
cui siamo addirittura affezionati — si aggiunge però una qualche dose massiccia di quello che sembra essere
lo spirito del nostro tempo, le cose per noi cominciano ad essere un pò meno gradevoli.
Così, tanto per capirci, prendiamo il caso dei rapporti con i nostri datori di lavoro, gli Editori. Tra di essi, è
vero, ce ne sono molti che ci stimano e che apprezzano il nostro operato. Ma c’è anche chi i libri che fa se li
può vendere soltanto da solo, o quasi, perchè le dimensioni della propria azienda non gli consentono di fare
altrimenti. E chi magari agisce allo stesso modo perchè non considera indispensabili noi omini dei libri.
C’è chi si affida a noi, ma con riserva, perchè pensa che fra poco basterà un computer con qualche buon sistema informativo per fare a meno di noi. E chi a noi non si affida affatto, pur utilizzando il nostro lavoro, e vuole
che il nostro modo di lavorare cambi radicalmente, rassomigliando un poco di più a quello dei nostri colleghi
venditori di patate, giacchè le patate, è noto, si vendono molto di più dei libri.
Quante storie, dirai Tu, ormai spazientito lettore, non siete mica l’unica categoria di lavoratori a rischiare di
non lavorare più! Inventiva, ci vuole, e flessibilità, diamine! E hai senz’altro ragione, a parte il fatto che di
flessibilità e d’inventiva, insieme con i libri, ne abbiamo sempre avute da vendere.
Siamo stati flessibili, pensa, persino nel modo di farci chiamare. Da quando esiste il nostro lavoro, infatti, oltre
che, ovviamente, venditori, ci è stato di volta in volta detto che eravamo: ispettori, viaggiatori, agenti, procacciatori, propagandisti, funzionari, rappresentanti. Per qualche tempo, insieme con altro ancora che adesso
non ci ricordiamo più, si è usato per un poco dire “uomini”, riferendosi, forse, al fatto che siamo degli omini,
ma con maggior enfasi virile. La semplice constatazione che fra di noi c’erano anche delle donne, sembra, per
fortuna, aver fatto decadere quest’abitudine un po’ macho.
Difficilmente, comunque, alla diversa nomenclatura ha corrisposto un qualche trattamento economico o normativo diverso. E mai qualche diversità sostanziale nel lavoro svolto.
Da qualche tempo in qua, abbiamo proposto di chiamarci promotori editoriali: ma non tanto, credici, per
seguire anche noi quella moda — piccolo borghese, non c’è dubbio, e un poco ipocrita — che cerca di edulcorare con qualche giro di parole un lavoro spiacevolmente “di servizio”. Se, com’è vero, noi siamo il personale di servizio delle Case editrici, la cosa non ci dispiace affatto.
Alle persone di servizio converrebbe, anche questo è vero, il silenzio; affidando magari la tutela dei propri
interessi ad un sindacato che li rappresenti.
Invece noi abbiamo scelto una strada diversa: con spirito non dissimile da quello che ci induce adesso a
scriverTi, abbiamo cercato di stabilire forme di collegamento tra di noi che mantenessero viva l’ambizione di
essere qualcosa di differente da quello che, con espressione un poco tetra, si definisce “associazione di categoria”.
Ma veniamo al nocciolo della questione.
Il fatto è che noi siamo dei lavoratori il cui lavoro esiste ed ha un senso esclusivamente fino a quando gli
Editori e i Librai producono e vendono i libri in funzione dei lettori, e non secondo modi e finalità che sempre più spesso ci appaiono profondamente diverse.
Non si tratta della stantìa questione se l’attività editoriale debba o meno essere a scopo di lucro: che gli
Editori, i Librai, e naturalmente anche i Promotori, traggano i propri redditi dalla propria attività non sembra
possa essere messo seriamente in discussione da alcuno.
Il problema è un altro: noi crediamo sia un conto considerare il mercato come lo strumento e il tramite della
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diffusione del libro, un altro, invece, concepirlo come l’entità astratta cui finalizzarne l’esistenza. Se, insomma, da momento di verifica dell’operato di tutti gli attori della produzione e della vendita, il mercato rischia
invece di diventare il luogo in cui far circolare degli oggetti che del libro possono avere anche solo l’aspetto
esteriore, beh, caro lettore, a noi viene da pensare che qualcosa non stia andando per il verso giusto.
È allora proprio a questo punto che Tu, ideale lettore cui ci stiamo riferendo, devi necessariamente entrare in
gioco. Perché, devi sapere, è soprattutto per noi omini dei libri, che Tu smetti di essere un’astrusità sociologica o, peggio, un’arida dimensione statistica. In senso e modo che sono frutto di consuetudine e di mestiere,
siamo infatti fra quelli che, nel mondo editoriale, meglio possono conoscerTi. Non solo perché effettivamente Ti incontriamo durante i nostri giri di vendita e abbiamo imparato ad considerarTi un componente vivo nel
quadro dei nostri riferimenti professionali. Soprattutto, noi abbiamo possibilità di conoscerTi a causa del
nostro essere una sorta di viaggiatori delle terre di mezzo, delle figure di mediazione che, in quanto tali, Ti
rivolgono uno sguardo maggiormente scevro di aspettative precostituite. E anche se Tu immaginassi da parte
nostra, in quanto venditori, un interessamento del tutto laico nella considerazione dei Tuoi gusti e delle scelte
che vai operando, anche in questo caso apparirebbe garantita ai nostri occhi una Tua posizione privilegiata.
In quest’epoca di esasperato consumismo, a noi piace dunque considerare noi stessi e la nostra professione
come un elemento insostituibile per la corretta rappresentazione del mercato editoriale: nel senso di un mercato nel quale Tu, nostro gentile interlocutore, continui ad essere lettore prima, e assai più, che mero consumatore.
Può una siffatta impostazione rivelarsi conveniente allo sviluppo del Mercato delle Lettere in Italia? Sarà
compito degli storici del futuro stabilirlo con sicurezza.
Da parte nostra, lo avrai certo capito, carissimo lettore, lo crediamo con tutte le nostre forze.
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CONTRIBUTO DEI COLLEGHI DI VARIA DELLA TOSCANA
Il lavoro svolto in questi due anni in Toscana si è articolato in maniera eterogenea, seguendo
momenti e percorsi dettati dalle discussioni e dal confronto collettivo, continuo e costante.
Abbiamo affrontato molti temi, svolto riflessioni a tutto campo, organizzato contatti a livello istituzionale locale: abbiamo insomma messo in campo molte energie e compiuto un percorso che è
cominciato nei giorni dell’ormai tristemente noto convegno di Verona sulla figura professionale del
promotore.
Il nostro primo sforzo, allora, fu quello di confrontarci immediatamente tra colleghi per raccogliere le idee e, vista la buona risposta che ci fece capire che i tempi erano già da subito maturi, avviare la discussione che ci porta all’oggi.
Intanto la prima mossa: il confronto tra noi, che ci portava a rispecchiare (ognuno con tutti gli altri)
problematiche lavorative, questioni di identità professionale, difficoltà di mercato e nuovi tentativi
di superarle, strategie di concentrazione in atto, ecc; insomma una sorta di corso di aggiornamento
collettivo sui nuovi modi che il nostro mercato stava vedendo comparire. Se questa fu la subitanea
partenza, di certo è stata anche la molla che ci ha spinto subito verso le nuove direzioni che poi
avremmo intrapreso.
Siamo passati cioè attraverso l’esperienza di “A Tutto Tomo”, primo vero outing che puntava a creare una rete di relazioni tra i librai indipendenti della nostra zona, nel coordinarsi tra loro ma anche
semplicemente per acquisire una maggiore visibilità commerciale rispetto a quel potenziale pubblico sempre più tentato dalle lusinghe delle grandi catene (non solo Feltrinelli, quindi…). È stato proprio grazie a quell’esperienza che ci siamo anche resi conto di quanto il compito dell’Associazione
aveva bisogno di sterzare verso altre riflessioni e altri percorsi. Ci sembrava cioè piuttosto riduttivo
(e in realtà neanche compito nostro…) farci attori di azioni di tipo cultural-commerciali che spetterebbero piuttosto agli organi istituzionali, sia locali che nazionali. A tal proposito, ci pare oggi che
la nostra riflessione non sia stata del tutto peregrina se poi in questi mesi le iniziative di tipo istituzionale sono realmente arrivate, in primis il Centro del Libro e della Lettura, nato recentissimamente sotto l’egida del Ministro Rutelli.
Per altri versi, avevamo la sensazione che già il nostro lavoro quotidiano tendesse spesso a dondolare tra il commerciale ed il “promozionale”, nel trait-d’union che rappresentiamo fra librai ed editori. Il nostro ruolo, nell’intero processo, è già un ruolo che ha caratteristiche del genere, perché
allora clonarle dentro il lavoro dell’Associazione? Da lì siamo partiti di nuovo: un ulteriore scatto,
un nuovo passaggio nella riflessione. Cosa fare, visto che siamo un’associazione di categoria e non
un ente culturale?
L’ultimo approdo, fortemente voluto da una parte cospicua dei nostri iscritti, ci ha portato a concentrarci su problematiche più di categoria: la riflessione sulle forme del contratto, sui cambiamenti
che esso stesso continua a subire negli ultimi tempi, magari non nella forma ufficiale ma certamente nella sostanza concreta, insomma su difficoltà e mutamenti (ulteriori…) del nostro mercato, su
quegli aspetti cioè che sono fondativi di un intero rapporto e dai quali scaturiscono, a scendere nel
dettaglio fine, persino le nostre azioni quotidiane, il nostro rapporto professionale col mercato,
prima ancora che con le nostre mandanti.
Insomma, per quanto ci riguarda, il nuovo triennio che si apre ci vede ripartire da qui e ci sentiamo
di poter dare, a livello nazionale, questo tipo di contributo: meno visibilità, forse, meno spettacolo
ma più sostanza concreta e più coscienza di cosa ci accade attorno. O addosso, dipende dai punti di
vista.
I promotori di varia della Toscana
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CONTRIBUTO DEI COLLEGHI DI VARIA DELLA CAMPANIA
Promotori editoriali, una risorsa.
Questo contributo nasce da un dibattito sviluppatosi negli ultimi mesi tra i colleghi di Napoli intorno alle
trasformazioni del mercato e della nostra responsabilità nella gestione dei cambiamenti in atto.
Abbiamo ritenuto fondamentale occuparci della natura della nostra professione, ma riteniamo che l’associazione tutta debba interrogarsi anche in merito alle condizioni normative che dovrebbero regolare il rapporto di lavoro, alla creazione di un “codice deontologico” e all’analisi dello stato attuale del mercato ed
ai correttivi che possiamo apportare. Il ruolo del promotore editoriale è profondamente cambiato così come
è cambiato il ruolo di tutti gli operatori del mercato del libro. A nostro avviso in peggio. In peggio perché
si è perso il rapporto di fiducia e cooperazione che legava tutte le componenti e si è incrinato il rapporto
di collaborazione tra le parti, come se gli interessi di ciascuno tendessero ad essere antagonisti fra loro.
Riteniamo che sia necessaria su questo tema una riflessione approfondita da parte di tutte le categorie. Noi
abbiamo deciso di cominciare a farlo per quanto riguarda la nostra funzione. Essa è sempre meno legata
alla vendita e sempre più alla gestione di informazioni finalizzate alla promozione solo su una parte del
mercato editoriale. Di fatto proprio la funzione della promozione è stata dequalificata ed è attualmente relegata in uno stato di sostanziale marginalità e i “venditori” ridotti a una sorta di “torturatori” del mercato
minore e/o indipendente. Anche l’ambiguo rapporto che gli editori intrattengono con tutti i clienti così detti
“direzionali”, esprime in maniera esemplare il mancato riconoscimento del nostro ruolo professionale.
Continuare ad accettare, come in passato, questo stato di cose sicuramente determinerebbe il nostro progressivo accantonamento. Noi crediamo che gli editori debbano esplicitare le loro intenzioni rispetto a questa tematica e li sollecitiamo in tal senso. Per parte nostra offriamo le prime riflessioni e proposte sul ruolo
della promozione. Il mestiere di promotore è nato come quello di “ispettore di zona” e tale pensiamo debba
tornare ad essere perché siamo persuasi che la nostra maggiore competenza sia quella di conoscere il territorio e praticarlo: rapportandoci a qualsiasi soggetto che venda libri sul nostro territorio noi possiamo, e
attraverso noi gli editori, tornare ad essere artefici del mercato, padroni del prodotto e governare le inevitabili tensioni dovute alle diverse condizioni commerciali che vengono praticate. Questa è la nostra funzione e non vogliamo più che sia mortificata. In questa direzione crediamo sarebbe necessario liberare
le energie delle reti commerciali ridimensionando le attività superflue e allargando le nostre competenze
ben oltre l’itinerario clienti. La nostra figura potrebbe occuparsi non solo di librerie indipendenti o facenti parte di catene o di grandi superfici, ma potrebbero rientrare nelle nostre mansioni incarichi diversi,
come, per esempio, quello di esplorare possibilità di vendita da parte di altre tipologie di negozi; ovvero
seguire il secondo mercato dei remainders; ovvero offrire un prezioso contributo in loco sia all’organizzazione di presentazioni e manifestazioni varie sia all’adozione di testi. E via di questo passo l’elenco di competenze potrebbe diventare sempre più vasto a seconda degli editori e delle tipologie di prodotto. Un ruolo
così ampio dovrebbe naturalmente prevedere una più alta professionalità che, oltre alla competenza ed alla
passione che può metterci ognuno di noi, andrebbe sviluppata attraverso un deciso investimento sulla formazione da parte delle aziende. In questo modo gli editori potrebbero usufruire appieno di tutta la nostra
esperienza e conoscenza della zona e dei prodotti ed avere finalmente una reale ed esauriente visione del
mercato in tutti i suoi segmenti per realizzare una produzione più mirata e redditizia. Siamo convinti che
il nostro compito precipuo è sfruttare le potenzialità e le peculiarità di tutti i canali di vendita, garantendo
a tutti i componenti della filiera editoriale gli adeguati ritorni economici e creare i presupposti per uno sviluppo armonico dei mercati. Ovviamente ne consegue che il ruolo delineato debba essere interno alle case
editrici e regolato da un rapporto di lavoro dipendente o, dove non possibile, nell’ambito di una normativa chiara e trasparente, debba garantire un livello di retribuzione adeguata allo svolgimento della funzione, comunque parametrato al fatturato della zona di competenza.
I promotori di varia della Campania
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SINTESI DELLE INIZIATIVE DI VARIA IN PUGLIA
Riportiamo sinteticamente le iniziative che ci hanno visto coinvolti sul territorio in quest’anno.
I promotori di varia della Puglia hanno avviato una fattiva collaborazione con la “Associazione
Presidi del Libro”, definendo un protocollo minimo di assistenza tecnica e commerciale.
Si è definito inoltre, nell’ambito della Puglia, un codice di comportamento da applicare nei rapporti fra i colleghi e con la clientela.
Sono state acquisite informazioni sulla possibilità d’accesso ai finanziamenti per la formazione professionale.
Abbiamo promosso la mostra Il “Mondo del Libro” – Fondazione Mondadori presso gli enti locali
(Comune di Bari).
Abbiamo collaborato, attivandoci concretamente nel reperimento di autori ed editori, con la
“Fondazione Città del Libro” di Campi Salentina (LE) in occasione della XII edizione della Fiera
Città del Libro (dal 23 al 26 novembre 2006).
Abbiamo stipulato un accordo di partenariato con il Master di Formazione Post-Laurea di
“Management Editoriale” condotto dalla ASFORM di Nardò (LE) che prevede un contributo
dell’ANARPE nelle attività didattiche di formazione.
Nei nostri incontri interni è emersa, sempre più, l’esigenza di migliorare il livello di comunicazione nell’associazione volto a migliorare la conoscenza del mercato e la condivisione di azioni che
qualifichino il rapporto con i clienti e valorizzino il ruolo del promotore.
SINTESI DELLE INIZIATIVE DI VARIA IN EMILIA
La nostra attività di zona del duemilasei è riassumibile fondamentalmente in tre realizzazioni.
Inaugurazione di un rapporto stabile di collaborazione con la Fondazione Mondadori.
L’istituzione culturale milanese, che ha da poco festeggiato i suoi primi venticinque anni, si è sempre distinta per l’innovazione delle scelte e la quantità delle attività svolte anche a livello internazionale; inoltre rappresenta un punto di riferimento per chiunque svolga attività di ricerca nell’ambito della storia dell’editoria. Nel duemilacinque ha ideato e realizzato la mostra “Il mondo del
libro”, il cui primo allestimento si è tenuto nel dicembre dello stesso anno alla Triennale, con grande successo di pubblico e di critica. Si tratta di una mostra laboratorio nella quale i bambini vengono accompagnati a piccoli gruppi da pedagogisti che spiegano loro la vita del libro, dall’ideazione
alla vendita in libreria. La Fondazione ha delegato l’ANARPE alla promozione della mostra presso
i Comuni italiani.
Inaugurazione di un rapporto stabile di collaborazione con il Comune di Bologna.
L’assessore alla cultura di Bologna Angelo Guglielmi ha accolto la proposta di interazione tra il
Comune e la nostra associazione, con lo scopo di creare collegamenti e sinergie tra le attività culturali e quelle librarie della città. L’esordio, immediato, è consistito nell’allestimento della mostra Il
mondo del libro, che a pochi giorni dall’apertura registrava già il tutto esaurito nella lista di prenotazioni delle classi elementari.
Ideazione e realizzazione della manifestazione “Librerie indipendenti in mostra”
proposta al Comune di Bologna nell’ambito del programma nazionale “Ottobre, piovono libri”, con
l’intenzione di far conoscere al pubblico cittadino la ricchezza e la varietà degli assortimenti offerti dalle librerie indipendenti bolognesi: una domenica in piazza Maggiore con i librai che hanno
offerto un fiore a chi ha acquistato un libro. Il successo riscosso ha fatto sì che l’Assessorato alla
Cultura e i librai abbiano proposto all’ANARPE di ripetere l’iniziativa in primavera.
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PROTOCOLLO DI INTESA AIE-ANARPE PER LE ADOZIONI
Il protocollo che viene pubblicato è il documento che sancisce una intesa raggiunta tra tutte le associazioni del settore editoriale e le istituzioni.
Infatti c’è un protocollo sui dati delle adozioni M.P.I. - A.I.E., da cui derivano, a cascata, uno
A.I.E.–A.NA.R.P.E e un altro A.I.E. – A.L.I..
A posteriori possono essere fatte tante valutazioni, ma sicuramente possiamo constatare come le scelte della
nostra associazione, nate da lunghi e appassionati confronti al nostro interno, e gli incontri e le mediazioni faticosamente realizzate come presidenza con gli altri soggetti esterni, abbiano prodotto questi accordi
come un risultato positivo per la associazione e per i singoli soci, per le seguenti ragioni:
è stato riaperto, come più volte sollecitato dai soci e dal C.D.N., un confronto con l’A.I.E.;
il protocollo tra le associazioni nasce da quello fatto al Ministero con noi presenti e che prevede clausole che tutelano l’utilizzo di questi dati;
il “noi” di cui sopra si riferisce non solo all’ANARPE ma anche all’A.L.I., e proprio grazie alle comuni posizioni, ci hanno consentito di arrivare all’accordo;
i dati pervenuti ai soci che hanno attivato la licenza d’uso tramite G.I.A.D.A., sono risultati esatti e
tempestivi, ammodernando e facilitando il lavoro di raccolta dati.
AIE
– ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI
BANCA DATI ADOZIONE LIBRI DI TESTO
LICENZA D’USO A FAVORE DI ANARPE
TRA
Associazione Italiana Editori – AIE, con sede in Milano (Italia), Via Delle Erbe n. 2, P.IVA
01416360152, in persona del legale rappresentante pro tempore Dott. Federico Motta
(di seguito indicata “AIE” oppure “Licenziante”)
E
Associazione Nazionale Agenti Rappresentanti Promotori Editoriali – A.N.A.R.P.E., con sede
in Firenze (Italia), Via ventiquattro maggio n. 10, P.IVA 91047650683, in persona del legale rappresentante pro tempore Roberto Cerreto
(di seguito indicata “ANARPE” oppure “Licenziatario”)
di seguito altresì congiuntamente denominate “Parti” o singolarmente “Parte”
PREMESSO CHE
AIE ha realizzato una raccolta di dati informativi relativi alle adozioni di libri ad opera degli istituti scolastici nazionali denominata “Banca dati adozioni libri di testo”, di cui detiene tutti i diritti di
proprietà intellettuale;
il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), nell’ambito delle proprie attività di programmazione, controllo e monitoraggio della spesa per i libri di testo, in conformità con
gli ordinamenti scolastici vigenti, ed anche secondo quanto previsto dal Regolamento adottato con
DM n. 547 del 7 dicembre 1999, ha stipulato con AIE un protocollo d’intesa per consentire al MIUR
l’accesso e l’uso della “Banca dati Adozioni libri di testo” di AIE;
che il predetto protocollo di intesa, sottoscritto in data 28 aprile 2006 ha validità da tale data al 31
dicembre 2008;
l’AIE, nella sua qualità di associazione nazionale editori, intende definire degli accordi con gli operatori della filiera del libro ai fini dell’accesso ai dati della predetta “Banca di dati adozioni libri di
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testo”;
ANARPE, nella sua qualità di associazione nazionale dei rappresentanti promotori editoriali, ha
interesse a definire con AIE i termini e condizioni di accesso alla “Banca dati adozioni libri di testo”
al fine di renderne consultabile il contenuto da parte dei suoi associati,
SI STIPULA E SI CONVIENE QUANTO SEGUE:
Articolo 1. Definizioni.
1. Ai fini di cui al presente accordo (“Licenza d’uso”) i seguenti termini sono intesi e interpretati
come segue:
a) per “Banca Dati” o “Banca dati adozioni libri di testo” si intende la raccolta delle informazioni e dei dati relativi ai testi scolastici adottati dall’insieme degli istituti scolastici ubicati nel territorio nazionale italiano, nel loro insieme e nelle singole parti; costituisce oggetto della presente Licenza d’uso unicamente la porzione e versione della “Banca dati adozioni libri di testo”
costituita dall’insieme delle informazioni individuate nell’allegato 2, parte I, paragrafi 1, 2 e 3
acquisite dall’AIE nel periodo e con le tempistiche definite nell’allegato 2, parte II, paragrafo 1;
b) per “Licenziante” si intende l’Associazione Italiana Editori (AIE), con sede in Milano (Italia),
Via Delle Erbe n. 2;
c) per “Licenziatario” si intende l’Associazione Nazionale Agenti Rappresentanti Promotori
Editoriali (A.N.A.R.P.E.), con sede in Firenze (Italia), Via ventiquattro maggio n. 10, P.IVA
91047650683;
d) per “Utenti” o “Utenti autorizzati” si intendono:
i. le persone fisiche che siano dipendenti o collaboratori, inclusi i contraenti indipendenti, a
tempo pieno o parziale, del Licenziatario ammesse, sotto la sua responsabilità diretta ed esclusiva, ad accedere e fare uso della Banca Dati nei termini e modi indicati nella presente Licenza
d’uso,
nonché
ii. gli associati del Licenziatario ammessi, sotto la sua responsabilità diretta ed esclusiva, ad accedere e fare uso della Banca Dati nei termini e modi indicati nella presente Licenza d’uso, nei limiti di numero identificati nell’allegato 2 (Allegato tecnico), parte IV.
Articolo 2. Oggetto della Licenza.
1. Con la presente Licenza d’uso, non esclusiva e non trasferibile, il Licenziante autorizza il
Licenziatario:
a) a mantenere una copia della Banca Dati su un proprio server, protetto e non accessibile da Internet
Protocol (IP) pubblico, ubicato presso la sede del Licenziatario per il suo uso conformemente a
quanto indicato nella presente Licenza d’uso;
b) a permettere ai propri Utenti autorizzati di fare uso della Banca Dati nel rispetto dei termini e
delle condizioni stabiliti nella presente Licenza d’uso.
2. La Banca Dati è concessa in Licenza d’uso e non viene venduta.
3. Le premesse e gli allegati costituiscono parte integrante e sostanziale della presente Licenza
d’uso.
Articolo 3. Utenti autorizzati.
1. Il Licenziatario è autorizzato, sotto la propria ed esclusiva responsabilità, a permettere l’accesso
alla Banca Dati unicamente ai propri Utenti di cui all’articolo 1, lettera d) punto i. della presente
Licenza d’uso.
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2. L’accesso alla Banca Dati permessa ai sensi del precedente comma 1 del presente articolo è consentita ai soli fini:
a) di gestire (ossia: permettere, sospendere, interrompere o impedire) le autorizzazioni all’accesso
parziale alla Banca Dati da parte degli Utenti di cui all’articolo 1, lettera d), punto ii. della presente Licenza d’uso;
b) di procedere alle normali procedure di verifica e manutenzione tecnica degli archivi, purché effettuate in loco (ossia sul server del Licenziatario e presso i locali del Licenziatario ove tale server
è ubicato).
3. Il Licenziatario è altresì autorizzato, sotto la propria ed esclusiva responsabilità, a permettere ai
propri Utenti di cui all’articolo 1, lettera d) punto ii. della presente Licenza d’uso unicamente l’accesso ad alcuni dei dati contenuti nella Banca Dati (di seguito: “Accesso Parziale”).
4. L’Accesso Parziale alla Banca Dati permessa ai sensi del precedente comma 3 del presente articolo è consentita unicamente con le seguenti modalità e limitazioni:
a) l’Utente può avere accesso parziale alla Banca Dati unicamente previa accettazione delle limitazioni e modalità d’uso della Banca Dati indicate nell’allegato 1;
b) l’Utente può avere Accesso Parziale alla Banca Dati in via telematica in modalità integrata con il
programma per elaboratore del Licenziatario denominato “G.I.Ad.A. Client”; il software
“G.I.Ad.A. Client” deve prevedere l’accesso agli Utenti mediante chiave univoca e previo sblocco con combinazione alfanumerica comunicata all’Utente;
c) l’Accesso Parziale alla Banca Dati deve essere limitato, nei confronti di ciascun Utente, unicamente ai dati relativi alle adozioni di libri di testo effettuate dagli istituti scolastici ubicati nel territorio ove opera l’Utente stesso (ossia nella zona territoriale di esclusiva dell’Utente in base ai
mandati allo stesso conferiti); a tale fine, i predetti dati parziali possono essere trasferiti dal
Licenziatario nell’archivio dell’Utente per via telematica purché in modalità crittografata con
password non conosciuta dall’Utente stesso;
d) l’Accesso Parziale alla Banca Dati deve essere autorizzato unicamente per la visualizzazione e
stampa dei dati ai quali è legittimato ad avere accesso e per la finalità di gestire gli ordini dei testi
scolastici nell’ambito territoriale di cui alla precedete lettera;
e) l’Utente può mantenere nel proprio archivio una sola copia elettronica dei dati di cui alla precedente lettera c).
5. Le operazioni autorizzate ai sensi del precedente comma possono essere eseguite esclusivamente dagli Utenti autorizzati che siano persone fisiche, ovvero dalle persone fisiche che siano dipendenti o collaboratori - inclusi i contraenti indipendenti, a tempo pieno o parziale - dell’Utente autorizzato, ammesse, sotto la responsabilità diretta dell’Utente autorizzato, ad accedere alla Banca Dati.
6. Il Licenziatario garantisce di adempiere all’obbligo di informare adeguatamente gli Utenti autorizzati circa le condizioni d’uso della Banca Dati, anche adempiendo all’obbligo di cui al comma 4,
lettera a) del presente articolo, e di vigilare sul loro corretto operato.
Articolo 4. Durata della Licenza e degli allegati.
1. Salvo quanto di seguito indicato nel presente articolo, la presente Licenza d’uso è valida ed efficace dalla data della sua sottoscrizione ad opera delle Parti e fino alla data del 31 dicembre 2008.
2. Il contenuto dell’allegato 2 (Allegato tecnico) è stato definito, all’atto della stipulazione della presente Licenza d’uso, anche in base alle modalità operative di raccolta e trasmissione dei dati relativi alle adozioni di testi scolastici definite dal MIUR nei confronti degli istituti scolastici; tali modalità possono variare di anno in anno. Le Parti, per tanto, riconoscono la necessità di provvedere
annualmente ad aggiornare l’allegato 2 (Allegato tecnico) al fine di renderlo coerente con le decisioni che saranno assunte dal MIUR.
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3. Le Parti si impegnano a provvedere annualmente - compatibilmente con l’emanazione delle circolari del MIUR in ordine all’adozione dei testi scolastici e comunque entro il 30 maggio di ciascun
anno - ad aggiornare l’allegato 2 (Allegato tecnico). Ciascuna revisione dell’allegato 2 (Allegato
tecnico) sostituiràa tutti gli effetti di cui alla presente Licenza d’uso la precedente versione dello
stesso, con decorrenza dalla data della sua stipulazione e fino all’approvazione del suo successivo
aggiornamento.
Articolo 5. Limitazioni della Licenza.
1. È fatto divieto al Licenziatario e/o agli Utenti autorizzati di fare uso della Banca Dati in modo
più ampio, ulteriore o difforme da quanto espressamente autorizzato nella presente Licenza d’uso.
2. Né il Licenziatario, né agli Utenti autorizzati possono decodificare, decompilare o disassemblare
la Banca Dati.
3. La Banca Dati eventualmente fornita su supporto fisico è concessa in Licenza d’uso quale prodotto singolo; l’accesso alla Banca Dati via rete telematica è concesso in base alla presente Licenza
d’uso quale servizio unitario; le singole parti componenti della Banca Dati non possono essere separate per l’utilizzo disgiunto e/o su più di un computer.
4. Salvo quanto espressamente previsto nella presente Licenza d’uso, è fatto divieto al Licenziatario
di cedere o concedere in uso a terzi, prestare, dare in locazione o in leasing la Banca Dati e/o l’accesso alla Banca Dati, trasferire a terzi la presente Licenza d’uso o concedere sub-licenze.
Articolo 6. Riserva di copyright e marchi registrati.
1. Ogni e più ampio diritto di proprietà intellettuale e industriale sulla Banca Dati e su ciascuna delle
sue parti spetta esclusivamente al Licenziante. Salvo quanto espressamente autorizzato dalla presente Licenza d’uso, ogni azione riservata al titolare dei diritti dalle leggi nazionali e internazionali, compiuta senza la sua autorizzazione, sarà perseguibile civilmente e penalmente.
2. I marchi e nomi di tutti gli altri prodotti citati nella Banca Dati e/o nel materiale ad essa riferiti
sono o possono essere marchi registrati dei rispettivi titolari.
Articolo 7. Dati personali di terzi contenuti nella Banca Dati.
1. La Banca Dati può contenere dati personali di terzi.
2. Il Licenziante, in qualità di titolare del trattamento dei dati personali raccolti nella Banca Dati,
informa il Licenziatario:
a) che i dati relativi alle adozioni dei libri di testo effettuate dai singoli istituti scolastici sono quelli resi pubblici dai medesimi istituti scolastici in conformità alle norme che disciplinano l’adozione dei libri di testo;
b) che i dati relativi ai cataloghi editoriali sono stati forniti dai medesimi editori per il loro trattamento ai fini dell’espletamento delle azioni e procedure relative all’adozione dei libri di testo.
3. Con l’accettazione della presente Licenza d’uso, il Licenziatario garantisce di perseguire finalità
di trattamento dei dati personali contenuti nella Banca Dati coerenti con quelle indicate al comma
2 del presente articolo.
4. Il Licenziante esclude ogni e qualsiasi garanzia circa l’idoneità dei dati contenuti nella Banca Dati
ad essere trattati per fini specifici, ulteriori o diversi da quelli per i quali i dati sono stati registrati
nella stessa.
5. Il Licenziatario è tenuto, sotto la sua unica ed esclusiva responsabilità, ad adempiere a ogni
norma vigente in materia di trattamento dei dati personali in relazione ad ogni operazione compiuta sui dati personali contenuti nella Banca Dati.
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Articolo 8. Garanzie.
1. Il Licenziante garantisce, per il periodo di durata della presente Licenza d’uso, che il servizio di
accesso via rete telematica alla Banca Dati funzionerà in condizioni di uso ordinarie in sostanziale
conformità con quanto indicato nella presente Licenza d’uso e nelle istruzioni d’uso indicate nel sito
web del Licenziante, che il Licenziatario dichiara di conoscere.
2. L’accesso alla Banca Dati è reso disponibile al Licenziatario, previa sua autenticazione secondo
le modalità indicate nel sito web del Licenziante e conosciute dal Licenziatario, salve eventuali temporanee interruzioni o inaccessibilità dovute ad attività di manutenzione del sistema hardware e
software o di gestione di eventuali imprevisti.
Articolo 9. Limitazioni della garanzia.
1. Le garanzie prestate ai sensi dell’articolo 8 della presente Licenza d’uso rappresentano le sole ed
uniche garanzie prestate dal Licenziante.
2. Il Licenziante esclude espressamente ogni altra garanzia e condizione, espressa, implicita o statutaria, incluse, fra le altre, le garanzie implicite e/o le condizioni di commerciabilità, di qualità soddisfacente, di idoneità al soddisfacimento di uno scopo specifico, di esenzione da vizi o difetti, di
precisione, di godimento esente da turbative e di non violazione dei diritti di terzi.
3. Nessuna informazione scritta o orale altrimenti fornita dal Licenziante, i suoi aventi causa, distributori, agenti o impiegati potrà in alcun modo determinare una diversa garanzia, o ampliare in
qualunque modo l’ambito della presente garanzia.
Articolo 10. Regime di responsabilità.
1. Fatto salvo unicamente quanto espressamente previsto all’articolo 8 della presente Licenza d’uso,
il Licenziatario accetta il servizio di accesso alla Banca Dati, la Banca Dati stessa e il suo contenuto nello stato in cui si trovano, con tutti i possibili errori, vizi o inesattezze.
2. La responsabilità del Licenziante per i servizi o per la parte dei servizi erogati via rete è limitata
al momento e al luogo di messa disposizione degli stessi via rete, ossia all’interfaccia del server del
Licenziante con la rete. In nessun caso il Licenziante può essere ritenuto responsabile dei ritardi,
mal funzionamenti o interruzioni del servizio derivanti da fatto di terzi, da circostanze al di fuori del
loro controllo, forza maggiore, causo fortuito, ovvero contenuti entro i limiti indicati all’articolo 8,
comma 2 della presente Licenza d’uso.
3. Il Licenziatario deve curare autonomamente e a proprie spese l’accesso alla consultazione e navigazione alla rete telematica. Il Licenziante non risponde della mancata o difettosa trasmissione dei
dati dipendente dalla imperfetta trasmissione e/o dalla imperfetta ricezione degli stessi o causati da
malfunzionamento degli strumenti utilizzati dal Licenziatario.
4. Il Licenziante non è responsabile per i danni indiretti o conseguenti, inclusi anche, senza limitazioni,
i danni per perdita e/o mancato guadagno, fermo dell’attività, perdite economiche e/o di informazioni,
comunque subiti dal Licenziatario, dagli Utenti e/o da terzi in dipendenza dell’uso, ovvero il mancato
uso, del servizio di accesso alla Banca Dati, della Banca Dati stessa e/o del suo contenuto.
5. Il Licenziante non può in alcun caso essere ritenuto responsabile di danni causati al Licenziatario, agli
Utenti e/o a terzi in connessione a eventi fortuiti o forza maggiore (quali, ad esempio ma non solo: sommosse, scioperi, atti della pubblica autorità), fatto del terzo o comunque non direttamente imputabile al
Licenziante.
6. Salvi i limiti inderogabili di legge, la responsabilità complessiva del Licenziante per i danni diretti
effettivi, da qualunque causa determinati, nonché per vizi o difetti del servizio di accesso alla Banca
Dati, è limitata all’importo della somma pagata su base annua dal Licenziatario al Licenziante per l’accesso alla Banca Dati.
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7. La presente clausola circa il regime di responsabilità e quelle relative alle garanzie prestate dal
Licenziante non hanno lo scopo di limitare la responsabilità del Licenziante in violazione di disposizioni della legge nazionale applicabile, né di escluderla nei casi in cui non può essere esclusa in
forza di detta legge.
Articolo 11. Requisiti minimi hardware e software.
1. I requisiti minimi hardware e software di cui i sistemi del Licenziatario devono essere provvisti
per fruire della Banca Dati e/o dell’accesso alla Banca Dati e per il corretto funzionamento della
stessa sono indicati nel sito web del Licenziante, di cui il Licenziatario dichiara di essere a conoscenza.
Articolo 12. Cause di recesso e clausola risolutiva espressa.
1. La violazione di anche una sola delle disposizioni contenute negli articoli 3, 5, 6 e 7 della presente Licenza d’uso è causa di risoluzione espressa e immediata della presente Licenza d’uso per
colpa imputabile al Licenziatario senza necessità di preavviso.
2. Costituisce altresì causa di risoluzione espressa della presente Licenza d’uso il mancato accordo
delle Parti circa la revisione dell’allegato 2 (Allegato tecnico), così come disciplinata all’articolo 4,
comma 3 della presente Licenza d’uso entro i termini ivi pattuiti.
3. Il Licenziante ha il diritto di recedere dal presente accordo nel caso in cui l’accordo con il MIUR
di cui al protocollo di intesa richiamato alla lettera b) delle premesse della presente Licenza d’uso,
sia risolto, annullato o comunque cessi per qualsiasi motivo la sua validità. Il Licenziante esercita il
proprio diritto di recesso di cui al presente comma dandone comunicazione scritta, a mezzo raccomandata, al Licenziatario. Il recesso del Licenziante è efficace decorso il termine di quindici giorni
dalla sua comunicazione al Licenziante.
4. Nel caso in cui il Licenziante receda ai sensi del precedente comma 2, il medesimo è tenuto unicamente a rimborsare al Licenziatario la quota parte della somma annualmente da quest’ultimo corrisposta al Licenziante in ragione del presente accordo proporzionale ai giorni di mancato uso della
Banca Dati. Null’altro sarà in tal caso dovuto al Licenziatario.
5. In caso di recesso del Licenziante, di risoluzione della presente Licenza d’uso, o comunque di
cessazione per qualsiasi motivo della sua efficacia e/o validità, il Licenziatario è tenuto a porre, e a
far porre, immediatamente termine a qualsiasi accesso e/o uso della Banca Dati.
Articolo 13. Legge applicabile e foro competente.
1. La presente Licenza d’uso è regolata dalla legge italiana.
2. Qualsiasi controversia che dovesse sorgere tra le Parti in relazione al presente accordo, ivi compresa la sua nullità, annullabilità o risoluzione, è devoluta dalle parti alla competenza esclusiva del
foro di Milano (Italia).
Milano, 14 giugno 2006
AIE
A.N.A.R.P.E.
Dott. Federico Motta
Dott. Roberto Cerreto
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Il Licenziatario, ai sensi e per i fini di cui agli artt. 1341 e 1342 c.c., dichiara altresì di approvare
specificatamente le clausole di cui agli articoli: 4 (Durata della Licenza e degli allegati), 5
(Limitazioni
della Licenza), 8 (Garanzie), 9 (Limitazioni della garanzia), 10 (Regime di responsabilità), 11
(Requisiti minimi hardware e software), 12 (Cause di recesso e clausola risolutiva espressa) e 13
(Legge applicabile e foro competente).
Milano, 14 giugno 2006
A.N.A.R.P.E.
Dott. Roberto Cerreto
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Allegato 1
Licenza d’uso
1. La Banca Dati è concessa in licenza d’uso non esclusiva e non trasferibile secondo quanto di
seguito specificato:
agli Utenti autorizzati, salva la possibilità di riproduzione temporanea a video, è autorizzata la realizzazione di una sola copia digitale del contenuto della Banca Dati limitatamente ai dati delle adozioni effettuate dagli istituti scolastici ubicati nel territorio ove opera l’Utente stesso (zona di esclusiva dell’Utente in base ai mandati allo stesso conferiti);
l’accesso alla Banca Dati è autorizzato unicamente per la visualizzazione e stampa dei dati e unicamente per la finalità di gestire gli ordini dei testi scolastici nell’ambito territoriale di cui alla precedete lettera.
2. Le operazioni autorizzate ai sensi del precedente punto possono essere eseguite esclusivamente
dagli Utenti autorizzati che siano persone fisiche, ovvero dalle persone fisiche che siano dipendenti o collaboratori - inclusi i contraenti indipendenti, a tempo pieno o parziale - dell’Utente autorizzato ammesse, sotto la responsabilità diretta dell’Utente autorizzato, ad accedere alla Banca Dati.
3. È fatto divieto di fare uso della Banca Dati in modo più ampio, ulteriore o difforme da quanto
espressamente autorizzato dalla presente Licenza d’uso.
4. L’Utente autorizzato non può decodificare, decompilare o disassemblare la Banca Dati.
5. Salvo quanto stabilito nella presente licenza, sono vietati con qualsiasi mezzo elettronico, digitale o analogico senza il previo consenso scritto dell’Associazione Italiana Editori, la riproduzione
digitale, magnetica, elettronica, analogica o a stampa, l’invio con qualsiasi mezzo (ivi compreso il
fax e l’e-mail) e la comunicazione al pubblico, compresa la messa a disposizione su richiesta dell’utente, su reti di computer o altri media (ivi compresi i media per servizi di scambio interbibliotecario), la distribuzione, la commercializzazione e ogni altro atto di esercizio dei diritti di utilizzazione economica o morali riservati al titolare degli stessi relativamente a tutta o parte della Banca
Dati e/o alle sue copie, digitali, magnetiche, elettroniche, analogiche o a stampa, per qualsiasi scopo
o fine effettuati.
6. Non è consentito dare in noleggio, in locazione, in leasing o in sublicenza la Banca Dati e/o i suoi
contenuti.
7. È vietato il prestito, il comodato o comunque la cessione a qualsiasi titolo delle stampe autorizzate.
Milano, 14 giugno 2006
AIE
A.N.A.R.P.E.
Dott. Federico Motta
Dott. Roberto Cerreto
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Allegato 2
Allegato tecnico
Parte I – Informazioni e dati della “Banca dati adozioni libri di testo”
1. Tracciato Record dati adozioni
(Nota: il tracciato record dei dati adozioni corrisponde a quello relativo ai modelli esposti all’albo
della scuola. Scuole, MIUR e AIE hanno le stesse informazioni)
Tracciato record: file “adozioni_ANARPE.txt”
Il tracciato record dei singoli testi adottati è il seguente:
(I campi sono separati da tabulazione)
COD. MIN.LE ISTITUTO
CLASSE
SEZIONE
SIGLA TIPO SCUOLA
COMBINAZIONE (descrizione)
DISCIPLINA
ISBN
AUTORI
TITOLO
SOTTOTITOLO
VOLUME (progressivo del volume o U in caso di volume unico)
EDITORE
PREZZO (con la virgola e due cifre decimali)
NUOVA ADOZIONE (Si/No)
DA ACQUISTARE (Si/No)
CONSIGLIATO (Si/No)
2. File Alunni per Scuole/Classe/Sezione
In concomitanza con la trasmissione del file di cui al punto 1 è previsto l’invio del file denominato
ANARPE_dati_per_classe.txt contenente per ciascuna scuola rilevata il numero di alunni per classe e sezione.
3. Tabelle di sistema messe a disposizione di ANARPE una tantum: le tabelle saranno messe a
disposizione entro 15 giorni dal primo invio dei dati adozionali
File Scuole:
File014.txt – punti di erogazione del servizio
File006.txt – istituzioni scolastiche
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4. Tabelle di sistema da trasmettere ad ANARPE su richiesta
File:
file023.txt: abbinamenti discipline/materie
file030.txt: editori
file046.txt: discipline
file301.txt: materie
file302.txt: tipi scuola
file306.txt: combinazioni di tipo scuola/sperimentazione/specializzazione
5. Formato dei file
I dati adozionali che l’AIE metterà a disposizione di Anarpe saranno in un formato TXT con separatore relativi ai singoli testi adottati.
Ogni file conterrà in testata ed in coda il numero totale dei record e la data di estrazione così come
di seguito mostrato:
Record
Tipo
Alf.
Alf.
Num.
≥ 1
di testa:
Pos. Dim.
1
4
5
8
13
5
Record di coda:
Tipo
Pos. Dim.
Alf.
1
4
Alf.
5
8
Num.
13
8
(compresi i record di
Descrizione
Valori ammessi
Identificativo record
"R001"
Data
Data in formato ggmmaaaa
N° codici scuola presenti all'interno del file
Descrizione
Valori ammessi
Identificativo record
"R099"
Data
Data in formato ggmmaaaa
N° record del file
testa e di coda) ≥ 2
Parte II – Tempi e periodi di invio dei dati (anno 2006)
1. Tempistica invio dati
A partire da giovedì 15 giugno 2006, Aie metterà a disposizione di ANARPE i dati adozionali, di
volta in volta rilevati e verificati, con cadenza settimanale, ogni giovedì pomeriggio, fino al mese
di ottobre 2006 compreso.
2. Integrazioni o rettifiche al dato
Tutti gli invii successivi al primo rispetteranno la logica delle variazioni rispetto all’invio precedente e saranno relativi alle sole adozioni modificate o inserite rispetto all’invio precedente.
A fronte della modifica anche di un solo testo adottato, verrà estratta e inviata la totalità delle adozioni di tutte le classi della relativa scuola.
3. Tempistica invio dati a sostituzione
A partire da giovedì 15 luglio 2006, Aie invierà i dati adozionali che le scuole hanno modificato o
integrato, con cadenza settimanale, un giorno diverso da giovedì pomeriggio, fino al mese di ottobre 2006 compreso.
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Parte III – Contatti tra AIE e ANARPE
1. E-mail per segnalazioni
[email protected]
2. E-mail da utilizzare per invio dati
[email protected] oppure FTP su adozionianarpe.it
3. Persona di riferimento responsabile Anarpe dati adozioni: Antonio Arnone
Parte IV – Condizioni economiche (anno 2006)
1. Corrispettivi pattuiti
1. Quale corrispettivo annuale per la concessione della Licenza d’uso le Parti pattuiscono che
ANARPE versi ad AIE Euro 40,00 per ciascuno degli Utenti di cui all’articolo 1, lettera d), punto
ii. della Licenza d’uso autorizzati da ANARPE ad avere accesso alla Banca Dati, fermo restando il
versamento da parte di ANARPE ad AIE di una somma minima pari a Euro 5.000,00 (cinquemila).
2. Entro e non oltre il 30 ottobre di ciascun anno di validità della Licenza d’uso, ANARPE corrisponderà altresì ad AIE la maggior somma eventualmente derivante in ragione del numero effettivo di Utenti di cui all’articolo 1, lettera d), punto ii. della Licenza d’uso autorizzati da ANARPE ad
avere accesso alla Banca Dati entro tale data. Successivamente al 30 ottobre di ciascun anno di validità della Licenza d’uso ANARPE non potrà autorizzare l’accesso di alcun ulteriore utente.
3. ANARPE è tenuta a corrispondere la somma di Euro 5.000,00 all’atto della sottoscrizione della
Licenza d’uso.
4. In caso di ritardo nel pagamento, salvo il diritto del Licenziante di sospendere l’accesso del
Licenziatario alla Banca Dati e/o di dichiarare risolto il presente accordo per inadempimento del
Licenziante, sulle somme dovute al Licenziante decorrono gli interessi al saggio di cui all’articolo
5 del D.Lgs. 231/2002.
5. In caso di omesso o ritardato pagamento, il Licenziante ha il diritto di sospendere l’accesso del
Licenziatario alla Banca Dati.
6. Le somme indicate si intendono al netto di IVA, se dovuta.
2. Tracciati utenti
1. Entro e non oltre il 30 ottobre di ciascun anno di validità della Licenza d’uso, ANARPE è tenuta, attraverso le proprie sezioni provinciali, a trasmettere ad AIE, sulla base un tracciato da concordare in tempo utile fra le parti, l’elenco nominativo degli export dati effettuati verso gli Utenti di cui
all’articolo 1, lettera d), punto ii. della Licenza d’uso autorizzati da ANARPE ad avere accesso alla
Banca Dati.
Le Parti dichiarano e prendono atto che il contenuto del presente allegato 2 (Allegato tecnico) è valido ed efficace dalla data della sua sottoscrizione, come in calce riportata, e fino al suo aggiornamento, che deve avvenire inderogabilmente entro il 30 maggio 2007 pena la risoluzione di diritto
della Licenza d’uso.
Le Parti concordemente dichiarano che il contenuto del presente allegato 2 (Allegato tecnico) è stato
oggetto di specifica negoziazione tra le Parti, nel suo complesso e in ciascuna delle sue parti.
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LA GRANDE TRASFORMAZIONE
LIBRERIE E REGOLE DEL MERCATO IN EUROPA
Incontro a cura dell’ANARPE tenuto alla Fiera del Libro di Torino sabato 6 maggio 2006.
Riportiamo di seguito la sintesi dei passaggi più significativi dell’incontro. La pubblicazione di tale
documento è stata possibile grazie all’impegno della collega Milly Semeraro, coordinatrice della
sezione Varia dell’Emilia Romagna, che ringraziamo vivamente per il lavoro svolto.
I cambiamenti che si stanno verificando nella distribuzione dei libri e il peso crescente di canali
non tradizionali per la loro vendita e visibilità, invitano a ragionare sulle regole del mercato:
invitiamo a discutere su una nuova legge per il libro in Italia, cominciando a conoscere come
sono le normative in altri paesi europei.
Intervengono:
Rudolph Braun-Elwert, presidente Commissione Librai Börsenverein
Massimo Citi, direttivo Comitato librai indipendenti Torino
Michele Cito, presidente Anarpe varia
Mathieu de Montchalin, presidente Syndicat de la Librairie Française
Rodrigo Dias, presidente ALI
Gianarturo Ferrari, direttore generale Divisione Generale Libri AME
Coordina:
Raffaele Cardone
CARDONE: La grande trasformazione in atto è dovuta evidentemente a quelle che sono
le grandi trasformazioni dello scenario dell’editoria di questi ultimi anni, dello scenario
competitivo, dove all’estero soprattutto stanno succedendo cose parecchio interessanti.
L’intenzione dell’Anarpe che ha promosso questo convegno è quella di raccogliere le
esperienze particolarmente significative in Europa: sono sicuramente quella del mercato
francese che ha la legge più longeva e rappresenta per tutti un punto di riferimento sul
libro e quella tedesca che ha una legge giovane, la quale è di fatto sostanzialmente il trasferimento a livello legislativo di un accordo interprofessionale che si è sintetizzato all’interno del Boersenverein, l’unica associazione professionale che raccoglie editori, librai, grossisti e professionisti del libro. In quest’occasione il Boersenverein è stato invitato per la prima volta agli incontri professionali della Fiera del Libro di Torino. Detto questo, vi presento molto brevemente chi abbiamo al tavolo:
in ordine da sinistra Rodrigo Dias che conoscete tutti e non ha bisogno di presentazioni, il quale purtroppo
dovrà andar via presto perché deve presenziare a un’importante iniziativa dell’ALI e quindi avrà una sorta
di precedenza nel discutere le cose; Rudolph Braun-Elwert presidente della Commissione librai del
Boersenverein, nonché editore di lunghissima esperienza e di nobile stirpe editoriale, visto che la sua famiglia pubblica e vende libri dal ‘700; Matthieu de Montchalin, libraio, rappresenta il Sindacato delle librerie
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francesi; il professor Gian Arturo Ferrari lo conoscete tutti; Massimo Citi, libraio, che qui rappresenta il
Comitato librai indipendenti per Torino capitale del libro e infine il presidente dell’Anarpe varia Michele
Cito. Procederemo con un primo approccio informativo su quelle che possono essere le realtà, i limiti, le
risorse, i possibili cambiamenti delle due leggi sul libro di cui qui è portata la testimonianza e l’analisi.
L’intenzione è quella di dare un contributo informativo, visto che tutto sommato conosciamo abbastanza
poco l’estero, e anche quella di chiederci se effettivamente l’editoria italiana vuole una vera legge sul libro
e non solo un codicillo che limita il prezzo, insomma se la questione non è solo la leva del prezzo o una
regola, ma una legge di più ampio respiro; se in questo mercato competitivo c’è bisogno di un prezzo fisso
o meno, e, se sì in quale misura. Quindi tutto quello che succede all’estero, anche con le sue debolezze, per
capire se, visto che abbiamo un’altra legislatura e quindi degli altri interlocutori, si potrà andare verso una
legge sul libro che sia di più ampio respiro. Do subito la parola a Michele Cito che ci spiega perché è stato
organizzato questo dibattito:
CITO: Sarò brevissimo, il motivo è abbastanza semplice, noi promotori siamo direttamente interessati alle sorti del mercato librario. Questo mercato sta dando segni di espansione considerevoli ed è questo un elemento estremamente positivo, ma se andiamo a
vedere la composizione dei vari canali di vendita rileviamo un’incremento della grande
distribuzione, uno sviluppo delle catene, ma anche una costante flessione delle librerie
indipendenti. Questo ci preoccupa perché le librerie indipendenti sono una grande risorsa per gli editori, oltre che un’occasione ulteriore per garantire la pluralità dell’offerta.
Quanto alla nostra scelta di invitare gli stranieri: vorremmo far tesoro dell’esperienza
maturata in oltre 25 anni in Francia e in tempi lunghissimi in Germania per poter capire come migliorare la
nostra situazione.
CARDONE: A me sembra che in Italia non abbiamo scelto: né di avere una legge, né di non averla e quindi è ancora più importante riuscire a capire che cosa ha determinato questa mancata scelta e se ci
sono le condizioni perché si possa iniziare a pensare di scegliere. Matthieu de Montchalin, che è qui perché
rappresenta non solo il Sindacato, ma anche l’esperienza francese, la legge più antica e sicuramente quella che ha avuto il rodaggio più lungo, può illustrarci i punti di forza e i punti di debolezza del mercato a prezzo fisso, fortemente regolamentato soprattutto per quanto riguarda la varia. A lui quindi una prima introduzione su punti di forza e punti di debolezza, dopo una breve cronistoria della legge sul libro francese.
Daremo poi la parola a Braun-Elwert: non dobbiamo dimenticare che il mercato tedesco è il principale mercato d’Europa in termini di fatturato e il secondo del mondo occidentale; anche lì troviamo un’esperienza
molto interessante: un accordo fra le parti professionali che poi è diventato legge. Braun-Elwert ci dirà quindi come si è arrivati a questa soluzione anche a livello storico, quali sono i punti di forza e quali i punti di
debolezza.
MATTHIEU DE MONTCHALIN: Ringrazio l’Anarpe per l’invito e l’accoglienza: credo che questa sia la
prima volta che il nostro Sindacato viene invitato ufficialmente alla Fiera di Torino per
raccontare la sua esperienza e quindi sono molto contento di essere qui. Dirigo una libreria di 1500mq a Rouen, nella quale lavorano 44 persone per un giro d’affari di 6.200.000
euro, 20° posto tra le librerie indipendenti francesi. Voglio ricordare che la Legge Lang
del 1981 ha una storia particolare anche perché è stata varata dopo un cambiamento politico importante e cioè con l’arrivo della presidenza Mitterrand. E’ tra l’altro l’unica legge
del 1981, e a mio avviso anche dei successivi tre o quattro anni di governo socialista, che
è stata votata all’unanimità dalle due Camere. Il prezzo unico da noi non ha mai rappresentato un problema, di fatti a partire dal 1981 tutte le normative sull’editoria in Francia sono state votate all’unanimità dalla
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Camera e dal Senato. Questa legge non è stata voluta da partiti politici di un particolare schieramento: il suo
ideatore è stato Jerome Lindom delle Editions de Minuit, l’editore di Marguerite Duras, l’editore di Beckett:
un personaggio estremamente rappresentativo in Francia. Il problema si è presentato nel 1974, quando la
FNAC ha cominciato a vendere libri e si è lanciata negli sconti. Le tirature medie delle Editions de Minuit
oscillavano tra qualche centinaio e qualche migliaio di copie: si trattava quindi di evitare che i best seller
prendessero il sopravvento sui titoli più impegnativi, di piccola tiratura. Non entrerò nei dettagli perché la
legge è abbastanza conosciuta: voglio solo ricordare che lo sconto massimo concesso al consumatore è del
5% e che oggi, ad eccezione dei libri scolastici che non vengono contemplati dalla legge, tutti i libri hanno
un prezzo fisso, compresi quelli che vengono venduti alle biblioteche e alle università. E’ nostra abitudine
affermare che la Legge sul libro è la prima legge di sviluppo sostenibile varata in Francia, perché cerca di
mantenere l’ecosistema librario il più completo e il più vario possibile. Dal momento che la differenza non
la fa il prezzo, la faranno invece la scelta, la professionalità e il consiglio del libraio, che permetteranno alla
creatività di conservare intatto tutto il suo ruolo. I punti di forza di questa legge sono quindi abbastanza evidenti; quanto a quelli deboli: all’entrata in vigore della normativa si intravedeva la minaccia di un futuro
inflazionistico, ma dal 1981 l’aumento del prezzo dei libri è sempre rimasto sensibilmente al di sotto del
tasso d’inflazione. Questo per dire che il potere d’acquisto dei libri in Francia non è mai stato così forte.
L’unico punto debole di questa legge è una lacuna che non ha provveduto a colmare: mi riferisco ai libri
scolastici, un problema che probabilmente costituirà per il nostro Sindacato una battaglia per i prossimi 510 anni. Voglio aggiungere che spesso in Francia si è detto che l’Unione Europea avrebbe costituito una
minaccia per la Legge sul prezzo fisso del libro e di questo forse il collega tedesco potrà parlare più dettagliatamente: sta di fatto che ogni volta che l’argomento torna d’attualità, la Comunità Europea ribadisce che
gli stati membri hanno il diritto di regolamentare il prezzo dei libri come più ritengono opportuno all’interno dei loro confini.
CARDONE: In quali condizioni sono nate la legge sul libro e la regolamentazione del prezzo in
Germania?
BRAUN-ELWERT: Prima di tutto voglio ringraziare l’Anarpe per l’invito rivolto al
Boersenverein. Sono lieto di parlare del prezzo fisso. Sono libraio ed editore a Marburg,
antica città universitaria tedesca, e rappresento i librai del Boersenverein da 25 anni. Il
Boersenverein è la più importante associazione del settore in Germania: ne fanno parte
6500 membri, tra i quali 1900 editori, 80 grossisti e 4500 librai. Tra le principali attività
dell’associazione figurano: il sostegno alla pluralità letteraria; gli aspetti legali (diritto
d’autore, tasse, prezzo fisso, ecc.), la promozione della lettura; il Premio per la Pace del
commercio librario tedesco (uno dei più importanti nel nostro Paese), la Fiera del Libro di Francoforte. In
Germania il prezzo fisso esiste dal 1888: fu varato dall’allora presidente del Boersenverein perché si era
giunti ad una situazione in cui non di rado i libri venivano venduti ad un prezzo ben al di sotto di quello previsto dagli editori. Tale normativa attraversò due guerre mondiali, finché nel 1958 una nuova legge antitrust
permise di fissare il prezzo dei libri all’interno di un sistema contrattuale molto rigido. Condizione essenziale per il funzionamento di tale sistema: nessuna eccezione all’interno della filiera. Si trattava di un accordo strutturato verticalmente: ogni libraio era tenuto a rispettare il prezzo fisso. Nel 1965 fu varato un sistema di prezzo contrattuale che arrivò a includere il 90% dei libri. Nel 1993 venne poi sottoscritto un accordo transfrontaliero con la Svizzera e l’Austria, ma su richiesta della Comunità Europea il contratto venne
rinazionalizzato nel 2000. Fu così che dopo un decennio di polemiche con Bruxelles, nel 2002 si decise di
varare una legge sul prezzo fisso, passando, per la prima volta dal 1888, ad un accordo strutturato orizzontalmente. La ragione per la quale il governo tedesco ha varato una simile legge risiede nella doppia valenza del libro: esso è portatore di beni culturali oltre che economici ed è sempre necessaria una equilibrata
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considerazione di entrambi gli interessi in questione. Il prezzo di vendita fisso permette agli editori un’economia mista nella quale bilanciare piccole e grandi tirature, garantendo così una maggiore varietà di titoli.
Promuove la reperibilità del prodotto culturale “libro” su tutto il territorio grazie ad una rete di distribuzione/librerie capillare. Inoltre richiede l’esistenza di grossisti ben organizzati e specializzati. Non bisogna
scambiare il prezzo fisso per un prezzo stabilito dallo Stato: la concorrenza tra gli editori e quella tra le librerie relativamente al servizio offerto non viene in alcun modo alterata.
CARDONE: Entrambi i nostri ospiti stranieri hanno sottolineato come nei loro Paesi si sia votata
una legge velocemente, all’unanimità: evidentemente c’è una diversa considerazione della cultura e dell’editoria libraria: Dias, la questione è politica? Perché nonostante cambino le legislature, destra o sinistra,
abbiamo ancora dei codicilli che si trasformano in legge?
DIAS: Sì, è politica, perché negli ultimi 5 anni noi abbiamo avuto un interlocutore sordo
a qualsiasi discorso sul libro e la cultura. Lei dirà: “Prima che hanno fatto?” Qualcosa
hanno fatto: purtroppo i tempi e le lentezze endemiche delle nostre legislature superano
la trascuratezza. Nel 2001 alcuni politici ci hanno impedito di fare una legge che nel ‘96
Veltroni, ministro dei beni culturali, nonché vice presidente del governo Prodi, si era
impegnato pubblicamente, proprio su sollecitazione dell’ALI, a varare. Quando cadde il
governo Prodi, lo voglio raccontare perché è importante, cambiò il Ministro per i Beni
culturali e la nostra giovane amica Giovanna Melandri incautamente tenne il progetto, che ormai era alle
virgole, chiuso in un cassetto per 18 mesi; a furia di insistere, l’ALI riuscì a farla uscire dal cassetto, ma non
si arrivò, causa tempi tecnici, che a far approvare un solo articolo della legge sul prezzo: l’articolo 11 di questa legge globale fu inserito in una legge sull’editoria che non c’entrava nulla…Vi ricordo che anche in Italia
questo articolo fu approvato all’unanimità alla Camera, mentre al Senato l’onorevole Schifani fece votare
un ordine del giorno in cui si prevedeva la possibilità da parte dell’allora presidente del Consiglio Amato di
convocare le parti per apportare eventuali modifiche all’articolo. Il nostro modello di legge sul prezzo è sempre stata la legge francese e con quello scopo era stata approvata alla Camera e anche al Senato, però l’allora presidente, ed era un presidente del centro-sinistra, Giuliano Amato, ci stravolse con un ordine del giorno lo sconto e lo portò al 15%. Un articolo sul prezzo che conceda un limite di sconto così alto è ridicolo.
Oltretutto nei 5 anni successivi è stata ulteriormente peggiorata, perché oltre a porre un tale limite di sconto, ha permesso continue promozioni al 30, al 40% a chiunque, cosa possibile, come è noto, grazie ad una
semplice dichiarazione. Allora, è chiaro che in Italia noi abbiamo bisogno di una legge sul libro completa,
organica, che preveda una serie di provvedimenti sia per il mercato del libro in generale che per le librerie
in particolare, per incentivare principalmente la lettura, ma è pur chiaro che l’articolo sul prezzo è fondamentale in questa legge, perché in Italia abbiamo una situazione particolare. Da tre giorni lavoro all’assemblea di tutte le associazioni mondiali dei librai: metà dei Paesi europei ha la legge sul prezzo fisso e metà ha
il prezzo libero. Questo perché vi sono condizioni diverse di mercato e di nazioni. In Italia noi abbiamo bisogno di una legge sul prezzo perché i grandi editori sono entrati pesantemente nella vendita al minuto: se non
si fa una legge sul prezzo fisso le librerie indipendenti, che si differenziano per la loro tipologia, per la loro
offerta culturale più che economica, sono destinate a uscire dal mercato. Bisognerà che i nostri nuovi governanti lo capiscano, e io credo che lo capiranno: noi dovremo avere una legge sul libro diversa da quella che
abbiamo avuto sino ad ora, perché il 15% di sconto è, come ho detto prima, ridicolo; le promozioni le vogliamo, perché è importante muovere il mercato e vagliarne tutte le possibilità, ma non possono esservene tutti
i giorni. Inoltre vorrei sfatare, anche con l’aiuto degli amici nordici, questa idea che dove c’è il prezzo fisso
il prezzo del libro aumenta: è vero il contrario. Al prezzo del libro concorre una molteplicità di costi, dalla
carta, all’autore, allo stampatore, fino alla distribuzione. Se la competizione è sullo sconto e quindi l’editore è costretto a fare sconti molto alti, come avviene nel Regno Unito e come avviene al Nord, è chiaro che
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ciò si ripercuote sul prezzo del libro. Questo il pubblico lo dovrà capire: bisognerà spiegarglielo che fittiziamente potrebbe avere più sconto sul libro, ma di fatto lo paga di più. Questo è fondamentale. Mi scuso
per il fatto che più tardi dovrò assentarmi, ma andrò a fare un annuncio importante: nasce la scuola per librai
dell’Ali, a Orvieto. Termino quindi dicendo che a mio avviso bisognerà fare un grande lavoro di informazione: mi ricordo che nel ’96 quando feci i primi passi per la legge con Veltroni, passai tre giorni a Palazzo
Chigi a spiegarne le ragioni al suo staff, perché loro erano convinti di voler fare la legge, ma la preoccupazione risiedeva nello spiegare al pubblico e alla stampa perché sarebbe stato meglio fare a meno degli sconti. Questo sarà lo scoglio più grande che ci troveremo di fronte.
CARDONE: Ferrari, lei sa perché è qui: lei è il più grande editore italiano e quindi un rappresentante dell’industria libraria dal quale non si può prescindere. La nostra editoria vuole ancora una legge o no?
Il fatto che ancora non ci sia è una questione di volontà o di politica?
FERRARI: Mi fa piacere tornare indietro di dieci anni, come in un vecchio film, e poter
tornare a litigare con Rodrigo (Dias n.d.r.)! Torniamo alla nostra giovinezza! La nostra
editoria è un concetto arduo. Non so cosa voglia la nostra editoria, posso dire quello che
onestamente penso io. In primo luogo: il mercato del libro non è un mercato globalizzato. “I” mercati del libro grandi nel mondo sono sette, di cui cinque in Europa, precisamente in ordine di grandezza: tedesco, inglese, francese, italiano, spagnolo; fuori
dall’Europa c’è il primo mercato, che è quello americano, e il secondo, che è quello giapponese. L’Europa, considerata nel suo insieme, è il più grande mercato del mondo. Aggiungo che l’Europa
è la proprietaria dell’industria editoriale mondiale. Fatta eccezione per un solo gruppo editoriale americano,
che è Simon&Schuster, tutto il resto dell’industria libraria mondiale è posseduto da aziende europee. Cosa
che generalmente sfugge. E tuttavia, come ricordava prima credo il collega francese, l’Unione Europea non
è mai riuscita o non ha mai voluto, ma di fatto non ha mai stabilito alcuna regolamentazione sui temi generali attinenti al libro e nello specifico al prezzo del libro. Quindi il più grande produttore mondiale di libri,
con il più grande mercato di libri, quello europeo, considerato nel suo insieme, non è riuscito o non ha voluto legiferare in materia: questa è la realtà. Il che vuol dire che il mercato del libro non solo non è globalizzato, ma non è neanche continentalizzato. Ogni nazione, ogni Paese si porta appresso la sua storia: precisa,
specifica e individuale, fatta di caratteristiche concrete, del mercato, storia, tradizione, ecc. che fa parte di
abitudini per così dire filosofiche, ideologiche, che si riflettono nel modo in cui ci si comporta rispetto al
mercato. Paesi di tradizione liberista, come il Regno Unito, che fa parte dell’Europa, hanno approvato, poco
più di una decina d’anni fa, una legge esattamente contraria a quella esistente in Francia e in Germania. Il
Net Price Agreement è una legge che dà libertà assoluta a qualsiasi rivenditore di dare qualsiasi prezzo ai
libri. Quindi esistono opinioni totalmente divergenti e ogni Paese si è comportato come meglio ha creduto.
Qual è il criterio? Be’, ognuno può valutare questa realtà come meglio preferisce, io sono dell’opinione del
compianto Ciu En Lai, il quale diceva “Non mi interessa se il gatto è bianco o nero: basta che prenda il
topo”. Io ho sempre sostenuto alcune posizioni su questo tema come Rodrigo sa benissimo, ma tendo ad
avere una visione il più possibile pragmatica, cioè a misurare queste opzioni, quella rigida e quella viceversa flessibile, liberista sui risultati che ha. I risultati sono per me l’ampliamento del mercato. Misuro l’efficacia delle leggi sulla capacità di ampliare il mercato. Io le misuro sulla capacità di ampliare il mercato perché ritengo che il problema principale dell’Italia, del Paese Italia, diverso dal problema del Paese Francia,
diverso dal problema del Paese Germania, diverso dal problema del Paese Regno Unito, sia quello di allargare il mercato del libro. Questa è secondo me la priorità: e quindi valuto l’efficacia delle leggi misurandole su questo parametro. Mi limito a notare che il Net Price Agreement ha prodotto un considerevole ampliamento del mercato inglese in questi anni, in termini di copie vendute e di valore, valore reale, non di copertina. Noto che il mercato tedesco ha attraversato una crisi profonda e grave in questi anni, pur essendo il più
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grande mercato europeo. Questi sono dei dati di fatto, assolutamente semplici. Per quanto riguarda l’Italia
e la situazione italiana: la ricostruzione che Rodrigo, che se ne sta andando via, ha fatto prima è in realtà per
certi versi abbastanza fedele, ma con alcune lacune. Il livello di sconto del 15% fu stabilito dall’allora presidente del Consiglio, e forse anche nostro futuro presidente della Repubblica, non lo so, Giuliano Amato,
in quanto principalmente il medesimo Giuliano Amato, come presidente dell’autorità antitrust, aveva legiferato sulla impossibilità di stabilire un prezzo fisso o un livello massimo di sconto. L’autorità antitrust italiana ha una posizione ufficiale tuttora non smentita contro qualsiasi regolamentazione del prezzo. E questo
l’ha fatto Giuliano Amato. Di conseguenza quando Giuliano Amato fu presidente del Consiglio dei Ministri
modificò il progetto di legge che era stato ottenuto dall’ALI, da Rodrigo Dias, attraverso i contatti che lui
ha illustrato, innalzando il livello massimo di sconto dal 10 al 15%. Come ha funzionato in concreto questa legge il questi cinque anni? Io ero contrario allora a questa legge, lo sapete tutti: nel senso che io ero per
il prezzo libero, non per il prezzo regolamentato. Sempre stando al principio del gatto e di Ciu En Lai, in
questi anni il mercato in Italia è aumentato, è cresciuto a valore e pezzo. Certo si poteva fare qualcosa di
meglio, nessuno lo mette in dubbio, tuttavia se dobbiamo trarre un bilancio ora, il bilancio è in larga misura positivo. La misurazione della legge italiana sullo sconto rappresenta indubbiamente un compromesso tra
esigenze diverse, tra attori diversi; tutto sommato, ripeto, a me pare un compromesso che abbia abbastanza
funzionato. Io non sono per cambiare. Non vedo motivi per cambiare la legge attualmente vigente. Noto tra
l’altro che sarebbe ben complicato cambiare una legge di questo genere, essendo che in Italia vige una legge
generale sul commercio, che è la Legge Bersani, la quale attribuisce alle Regioni la competenza in termini
di legislazione commerciale. E dunque si creerebbero conflitti, differenze, cose francamente abbastanza
imprevedibili, da questo punto di vista.
CARDONE: Rilancio! Ma la sua visione ideale di una regolamentazione qual è? Che tutto resti
così com’è o si potrebbe migliorare? Al di là del 15% di sconto.
FERRARI: Il problema cruciale del mercato del libro in Italia non è lo sconto: questa è la mia opinione. Io sono tra i fautori forti della legge sul libro. Ma una legge sul libro deve investire tutta una serie di
altri aspetti attorno al libro, che non sono il livello di sconto. Deve investire, primo, nelle politiche di promozione della lettura, non della vendita, che quasi tutti i Paesi normali, decenti hanno e che noi non abbiamo: reading policies. Questo è un problema del potere pubblico: le politiche di lettura non sono di pertinenza di operatori, editori, librai e altri membri della filiera, bensì sono di pertinenza del pubblico. Vale a
dire: è lo Stato, gli organismi dello Stato che debbono farsi carico di politiche di promozione della lettura.
Noi abbiamo un livello di lettura di libri troppo basso, bassissimo. Abbiamo una struttura della lettura in
Italia ristretta, aristocraticissima. Questo è il primo fondamentale obiettivo che una politica del libro in Italia
nel lungo periodo deve avere: allargare la lettura di libri in Italia. Che non vuol dire allargare, promuovere
la vendita dei libri attualmente esistente, ma allargare la lettura. La promozione viceversa dei libri attualmente esistenti è un compito che deve essere assunto con molto maggior vigore di quanto non sia oggi da
coloro che hanno interessi dentro la vendita dei libri. Vale a dire: editori, librai (………), i quali devono trovare la maniera di promuovere la vendita, non la lettura dei libri, investendo denaro in una vasta campagna
di promozione della vendita dei libri. In terzo e fondamentale luogo: l’Italia deve promuovere i propri autori. Il bene fondamentale di un Paese è il suo patrimonio di autori: noi dobbiamo favorire la creazione di
opere dell’ingegno nel nostro Paese e la dobbiamo favorire alleggerendo il carico fiscale sul diritto d’autore. Questo è un fatto fondamentale. Dobbiamo far sì che gli italiani geniali, dotati d’inventiva, possano
ragionevolmente pensare di dedicarsi come mestiere alla scrittura di libri. Infine noi dobbiamo fare in modo
che sia favorita l’apertura di librerie in zone in cui le librerie non ci sono, a condizioni commerciali particolari riservate a queste librerie. E’ una cosa del tutto diversa da quella di sovvenzionare le librerie a cifra.
Va stabilita una politica da questo punto di vista. L’enorme successo che hanno avuto i libri in vendita con28
giunta è determinato essenzialmente dalla capillarità del sistema distributivo. Ci sono in Italia 38.000 edicole contro un massimo di circa 3000 punti di vendita di qualsiasi tipo di libri. C’è un fattore 10 di differenza. Finché i libri non riusciranno a dotarsi di una rete distributiva molto più capillare di quella che hanno
oggi, non riusciranno a penetrare. Noto di passata che in Francia, come diceva prima il nostro collega, c’è
un sistema totalmente diverso dal nostro: quando in Francia gli editori di giornali o di periodici hanno pensato di allegare dei libri ai loro prodotti, gli editori di libri sono andati dal governo, il governo ha chiamato
gli editori dei giornali e ha detto: “No, non si fa”. Fine. Sono funzionamenti profondamente diversi.
L’Europa è ben lontana dal diventare una unione, ma ben lontana. Ma in qualche modo è anche il suo patrimonio, la sua ricchezza. Queste comunque tornando all’argomento di prima, sono le linee sulle quali io
credo debba essere sviluppata una legge sul libro organica in Italia. Restringere la legge sul libro a una disputa del 10%, 15% di sconto in presenza di nessuna particolare pressione su questo tema a me sembra francamente ritornare indietro, rimettere indietro la ruota della storia di cinque, dieci, quindici anni e tornare ad
occuparsi di politiche che francamente poco hanno a che vedere con i problemi urgenti che abbiamo da
risolvere.
CARDONE: Certamente il mercato del libro non è un mercato globalizzato: ogni nazione ha delle
sue peculiarità, anche dal punto di vista culturale, economico, commerciale. E’anche vero però che in
Inghilterra, patria del liberalismo assoluto, la competizione tra catene e grande distribuzione è aumentata a
tal punto che i margini si sono ridotti per tutta la filiera. Tutti si lamentano.
FERRARI: A me risulta che gli editori inglesi siano contenti.
CARDONE: Però si lamentano… Allora, Ferrari diceva che una legge non è questione del prezzo; in provincia, dove le librerie mancano, queste dovrebbero essere messe in condizioni particolari per
poter sopravvivere. Questo è pane per i denti di Massimo Citi, dei librai indipendenti: la libreria indipendente all’interno di una problematica di questo tipo, viene a volte vista come un fastidio, un fardello, no?
Altre volte invece viene vista come una risorsa, nel senso che seminare librerie aiuta a mantenere il mercato. Tutto questo come si armonizza?
MASSIMO CITI: Per rispondere alla provocazione, partirò da un elemento che ritengo interessante, riprendendo il discorso del professor Ferrari: apriamo nuove librerie in provincia. Creiamo elementi
di sostegno fiscale, possibilità di avere locali, creiamo tutte le condizioni possibili perché le librerie possano nascere. Esistono molti luoghi da questo punto di vista dove manca la libreria, anche come punto di riferimento culturale: manca la libreria, manca la biblioteca, ovvero i presupposti di qualunque iniziativa di
sostegno al libro in Italia. Bene, apriamo pure la libreria. Passano sei mesi e apre un centro commerciale
nei dintorni. Che ne è della libreria neonata secondo voi? Muore! Con il supermercato che fa una campagna alla settimana con i libri di maggiore vendibilità a sconto 25-30% muore. Tanto più in provincia; tanto
più alla presenza di un mercato che non è particolarmente scolarizzato. Ricordiamoci che in Italia i forti lettori sono tre milioni, tre milioni e mezzo: da soli formano la metà del mercato librario italiano. Quindi, d’accordissimo, non vedo però come vi possa essere frattura fra il dire: va posto un limite allo sconto e apriamo
nuovi punti vendita. Creiamo una nuova politica sulla lettura, si dice. Non posso che dirmi assolutamente
d’accordo, ma cerchiamo di definire regole precise. Aggiungo un elemento: io sono libraio universitario e
in questo settore non esiste una politica di tutela del diritto d’autore che possa essere definita tale. Le librerie universitarie, scientifiche e umanistiche, sono massacrate dalle fotocopie. Siamo al punto che quando si
dice che il nostro Paese dovrebbe premiare i nostri autori, creatori di opere d’ingegno, riducendo loro le tasse
in modo da potersi dedicare esclusivamente al lavoro di narratore o saggista e si dimentica la situazione
estremamente precaria dell’editoria universitaria. Parlate con gli editori universitari e vi diranno della diffi29
coltà estrema di metter insieme un libro di biologia molecolare scritto da un italiano. L’autore italiano non
ha alcun incentivo economico a farlo, perché i suoi diritti sarebbero risibili. E comunque esistono problemi
di costo anche sulla traduzione di testi scritti in inglese o in tedesco, perché i margini su tirature che partono basse e restano a lungo invendute sono tali da non permettere di alimentare un’editoria scientifica o universitaria vivace. Quindi è vero che abbiamo di fronte problemi che vanno molto oltre il discorso sullo sconto al 10 o al 15%. Tuttavia questo fa parte del panorama. Per venire al ruolo delle librerie indipendenti e per
rispondere alla domanda di Cardone, debbo ammettere che si tratta di una domanda che mi pongo spesso
anch’io in qualità di libraio indipendente. Mi chiedo: “Che ci faccio qui?” Il best seller, il libro di alta vendibilità è distribuito ovunque, si trova dappertutto; il classico si trova in edicola; il libro universitario si trova
in copisteria; per l’edizione economica è sufficiente aspettare: la trovo poi col giornale. In definitiva: “Che
ci faccio qui?” Mentre continuo a chiedermelo, cerco di sviluppare percorsi di proposta. Percorsi di lettura.
Credo che il nostro ruolo come librai indipendenti sia quello di selezionare l’offerta. Sia quello di evidenziare il titolo altrimenti destinato alla scomparsa. Evidenziare la nostra formazione, la nostra idea di editoria, di libro, di godimento della lettura. Credo che in questo abbiamo un ruolo, appunto, anche di animazione culturale e non soltanto economico. Di questo passo rischiamo forse di avere solo quello culturale,
mentre dobbiamo cercare di tenere assieme le due cose. E questa può essere intesa anche come autocritica
dei librai indipendenti, che hanno di loro stessi un’immagine vecchia e che faticano a cogliere le opportunità. Ma per poterle cogliere, per riuscire a rivolgerci a un pubblico definito, offrendo e creando occasioni
che altrimenti non esisterebbero, abbiamo bisogno di un quadro di regole definite.La legge sullo sconto
attualmente costituisce un prerequisito. Dopodiché, se si potrà dire: “I librai indipendenti non hanno più un
ruolo” sarà perché a dirlo è stato il mercato. Ma non lo dovrà dire un mercato privo di qualunque genere di
regolamentazione.
CARDONE: Chiedo a Braun-Elwert quanto il prezzo sia determinante in un quadro politico complessivo e come viene percepito in Germania.
BRAUN-ELWERT: L’esistenza del prezzo fisso in Germania non va malintesa: il legislatore attraverso il prezzo fisso ha voluto cautelare il consumatore, non il libraio. Il politico ha pensato al lettore quando ha stabilito il prezzo fisso. Il lettore quando desidera un libro non deve sprecare il suo tempo nel confrontare gli sconti: deve poter scegliere sulla base della qualità del libro e del servizio che gli viene offerto
dal libraio. Non è il commercio del libro ad essere protetto dal prezzo fisso. Se il commerciante vuole
sopravvivere, deve avere la capacità di trattare con i fornitori, i quali a loro volta devono essere in grado di
praticargli un buon prezzo. Questo risultato non ha niente a che vedere con il meccanismo del prezzo fisso,
il quale serve unicamente a proteggere il lettore e fa sì che egli non compri soltanto libri economici, ma libri
giusti.
CARDONE: Mi pare un intervento di grande interesse: in fondo se non facessimo tutti questi sconti tutti questi libri si venderebbero lo stesso? La leva del prezzo è così importante? Se la leva del prezzo fosse
meno incisiva cosa cambierebbe? Sentiamo il parere di de Montchalin e di Ferrari.
DE MONTCHALIN: rispondo proponendo alcuni elementi di divergenza rispetto al discorso fatto
dal signor Ferrari. Il vero problema non è il prezzo: i libri in Italia non sono cari e comunque ogni Paese
europeo ha prezzi a sé stanti. In compenso vi sono due elementi assolutamente inconfutabili: a lungo termine i prezzi nei sistemi a prezzo fisso aumentano meno che nei sistemi a prezzo libero; non è importante
lo sconto: quello che conta è il potere d’acquisto del cliente. C’è una cosa sulla quale mi trovo d’accordo
con il signor Ferrari: è che in qualsiasi Paese per avere un mercato sano è necessaria la presenza di una fitta
rete di punti vendita, di librerie; tuttavia voglio spiegarvi con un aneddoto perché dissento sul resto del suo
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discorso. Sapete quanto i Francesi amino l’attivismo e le manifestazioni: qualche anno fa abbiamo avuto
delle manifestazioni di agricoltori che chiedevano margini sufficienti per continuare a vivere facendo il loro
mestiere e non di continuare a vivere grazie alle sovvenzioni della Comunità Europea finalizzate alla conservazione del paesaggio. Ecco, dal punto di vista librario è un po’ così. Il modo migliore per far sì che i
librai continuino a vivere del loro mestiere, che continuino a esistere, che continuino a essere presenti in tutti
i centri abitati, è di permetterglielo, spostando il problema dal prezzo alla qualità del servizio, alla selezione dell’offerta, alla capacità di assistenza al cliente. Cosa che non impedirà alle grandi superfici di espandersi, né alle grandi catene di continuare a svilupparsi, né agli editori di lanciare anche libri con prezzi bassi.
In Francia, grazie alla Legge Lang, il numero delle librerie è diminuito in proporzione meno che in tutti gli
altri Paesi occidentali.
FERRARI: Lui non è d’accordo con quello che dico, ma io rimango più o meno della mia opinione. Ribadisco che in Italia noi abbiamo una legge sullo sconto da cinque anni. Fino a cinque anni fa il prezzo era libero: nella primavera del 2001 è stata introdotta l’attuale legge vigente con un tetto massimo di sconto del 15%. Oltre il 15% di sconto è stata consentita l’applicazione della normativa che regola il commercio nel nostro Paese, la istituzione di vendite speciali che sono quelle cui faceva riferimento prima Rodrigo;
questo è il quadro legislativo nel quale ci muoviamo oggi. Io ritengo che questo quadro legislativo non sia
una meraviglia, non sia perfetto, ma in definitiva a me sembra che abbia funzionato abbastanza bene.
Dunque non vedo delle ragioni chiare per cambiare. A me non sembra che vi siano i postulati dei sostenitori di una versione rigida del prezzo fisso, i quali credono che solo il prezzo fisso tutelerebbe la varietà della
promozione editoriale. I libri piccoli di qualità verrebbero tutelati dalla legge sul prezzo fisso molto di più
che da una struttura di mercato libero: crediamo che con la legge che abbiamo avuto in Italia negli ultimi
cinque anni sia cambiata la composizione dell’offerta degli editori sul mercato? Che ci sia stato un minor
numero di libri di qualità e che sia cambiato qualcosa nella composizione dell’offerta? Bisognerebbe fare
delle analisi per poter avere dei dati seri con cui confrontarsi. A prima vista a me non pare che sia andata
così: non mi pare che vi sia stata una diminuzione nella varietà di composizione dell’offerta di libri in Italia.
Mi pare anche che per quanto riguarda i libri di piccola diffusione e auspicabilmente di elevata qualità, il
livello di vendita più o meno sia rimasto abbastanza stabile. Quello che è cambiato invece è che i punti di
vendita italiani , le librerie, modernizzandosi, come si sono modernizzati, hanno portato un’attenzione
accentuata sul circolante proprio, hanno diminuito il loro stock e tendono a tenere stock molto più ridotti di
titoli a rotazione bassa. Questo è ciò che realmente è avvenuto: quindi non stiamo ad analisi generiche e
andiamo a vedere quali sono effettivamente i problemi. E’certamente vero e su questo sono d’accordo con
il collega francese, che i prezzi in Italia sono, vorrei dire, scandalosamente bassi. Ma qui noi abbiamo di
fronte una opinione pubblica consolidata contro tutti gli operatori del mondo del libro, la quale dice che i
libri sono cari. In tutte le indagini che noi facciamo la prima cosa che emerge è che i libri sono vissuti come
un prodotto caro. Sono i meno cari al mondo. Senza confrontarci con grandi Paesi come la Francia, la
Germania, l’Inghilterra e così via, in un Paese più alla nostra portata come la Spagna, dove mi trovavo giorni fa, ho visto un romanzone a 30 euro. I prezzi da noi sono molto più bassi, ma il problema della leva prezzo non è tanto un problema di sostanza, di capacità di spesa: il prezzo è una leva di marketing. Il funzionamento dello sconto non è sul reale risparmio che l’acquirente ha nel momento in cui compra, ma è sull’effetto di vantaggio, di occasione, di relativa pressione che ha per comprare a quel prezzo lì, in quel momento lì. L’effetto di occasione che si ha con la vendita dei libri nelle edicole, le quali sostanzialmente dicono:
“Guarda, questo libro, che costa la metà di un paperback, che costa a sua volta la metà di un hard cover, che
costa quindi un quarto di quello che troveresti in libreria, tu lo puoi avere caro mio, ma per una settimana!
Fidati, hai questa finestra temporanea, devi coglierla”. Questo è il marketing, non sono delle novità straordinarie: che lo sconto sia una leva di marketing è un fatto ben noto.
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CARDONE: Cito, voi promotori come l’avete vissuta la questione del prezzo?
CITO: La questione del prezzo noi promotori l’abbiamo vissuta pesantemente, perché questa ha
spinto il franchising e le catene a chiedere innalzamenti delle condizioni di sconto e di pagamento, centralizzazione e così via, comprimendo il nostro ruolo tradizionale di promotori di zona, che lavorano quindi
con tutti i canali di vendita, fino a farci divenire in taluni casi promotori che lavorano quasi esclusivamente con le librerie indipendenti, condividendone quindi lo stato di sofferenza. Paradossalmente questo ha
avuto anche un risvolto positivo perché ci ha fatto riflettere sul nostro ruolo e ci ha spinto a organizzarci: l’iniziativa di oggi ne è un esempio.
CARDONE: Tirando un po’ le fila mi pare che quella attuale non sia la migliore situazione possibile: tutti hanno detto che la questione del prezzo non è poi così
fondamentale; Ferrari aggiunge che un limite di sconto ce l’abbiamo già, ma questo come è noto è ampiamente aggirabile con le normative attualmente in vigore, motivo per cui le promozioni, ben oltre il 15% di
sconto, vanno avanti praticamente tutto l’anno.
DE MONTCHALIN: Mi permetto di aggiungere che il prezzo in Francia è lo stesso dappertutto:
quale che sia il prezzo. Se si vuol fare ad esempio una settimana speciale al 15% per una fiera lo si fa, ma
dappertutto: quindi il cliente non attraverserà la città per andare a cercare il prezzo più basso, non comprerà in edicola perché costa di meno, ma andrà a cercare un libro nel luogo in cui riterrà di ricevere il consiglio migliore, nel luogo che più gli piacerà, dove acquisterà il libro che lui vorrà leggere e non quello che
gli si vuol far leggere. La cosa importante da ricordare è questa: il prezzo è lo stesso ovunque.
CARDONE: Questo è un elemento importante. Ferrari ha detto che per lui va bene così e non è
difficile crederlo visto che un editore talmente grande non risente di un mercato che funziona come il nostro.
Mercato che però non è fatto solo di catene, ma anche di librerie indipendenti. Forse potremmo interrogare
Rudolph Braun-Elwert sullo snodo tra il prezzo reale del libro e quello che viene percepito dall’utente finale?
BRAUN-ELWERT: Siamo tutti abituati ai discount e quando vediamo gli sconti tendiamo ormai a diffidarne: si fissano prezzi alti 0per poi giocare al ribasso. La cosa importante è che l’acquirente possa fidarsi del
prezzo indicato sul libro: che possa comprarlo nel luogo per lui più facilmente raggiungibile o in quello dove
meglio viene servito e che il prezzo del libro sia onesto. Ci vuole onestà: questa è la cosa più importante.
CARDONE: Apro una parentesi sulla situazione inglese: a sentire Ferrari pare che gli editori inglesi siano contentissimi. Non è così: i grandi editori sono mediamente contenti, i medi e i piccoli non sono per
niente contenti e nessun libraio, come segnalano le cronache editoriali, è contento, né gli indipendenti, né
tantomeno le catene. Le quattro catene inglesi, WH Smith, Waterstones, Ottakars e il gruppo Borders e
Books etc. -due catene della stessa proprietà- hanno tutte registrato, nonostante l’aumento dei pezzi venduti, flessioni di fatturato e un forte abbassamento dei margini. Sono in grave crisi, tanto che Waterstone sta
tentando di acquisire una catena sua diretta concorrente allo scopo di monopolizzare il mercato. Chi ci sta
guadagnando in tutta questa situazione in Inghilterra è la grande distribuzione: in particolare Tesco, terza
catena di grande distribuzione a livello mondiale, giro d’affari di 42 miliardi di dollari -tanto per avere un’idea ricordiamo che l’editoria americana di varia fattura tutta insieme circa venti miliardi di dollari-. Tesco,
che possiede nel Regno Unito 653 punti vendita in cui si vendono libri, ha dichiarato che i libri hanno avuto
una crescita del 50%, contro una crescita media del settore non food del 17%. E’ chiaro che la grande distribuzione ha stravenduto Harry Potter, ma dappertutto a sconti tali che non potevano che stravenderlo. A
fronte di un prezzo di copertina di 16 sterline, alcune aziende della grande distribuzione l’hanno venduto a
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quattro sterline e mezzo. Aggiungo che, come dicono i dati pubblicati da The Bookseller, lo sconto medio
sui primi 26 titoli in classifica è del 50%. Quindi il prezzo di copertina in Inghilterra è sostanzialmente un
ornamento, tanto che molti chiedono che sia abolito. Questo per dire delle strane conseguenze di un mercato che si è allargato e di chi ci guadagna. Chiedo a de Montchalin cosa potremmo imparare dalla Francia
in termini di diffusione del libro, senza l’uso della leva del prezzo. Su come riuscire a tenere aperte le librerie indipendenti e quindi a mantenere la varietà dell’offerta culturale, facendo quadrare i conti economici.
DE MONTCHALIN: In Francia abbiamo la fortuna di avere una classe politica che tiene molto
alla diversità culturale, la cosiddetta “eccezione culturale”: vale per il cinema, vale per la musica e vale
anche per i libri. Gli operatori librari dicono che il mercato dei libri è fragile: i lettori forti invecchiano e
non è detto che essi verranno sostituiti dai giovani; sappiamo che lo spazio occupato dal libro nel consumo
culturale tende a diminuire –la lettura esige tempo, si prediligono attività più rapide-, e non mi riferisco a
minacce future quali la dematerializzazione del libro, e-book, ecc. Credo che il signor Ferrari sia il solo a
sostenere che il mercato del libro in Europa sia florido e che non ci siano particolari problemi. Comunque
le autorità francesi hanno capito che questo equilibrio deve essere preservato in tutti gli anelli della filiera.
Come è noto, una catena deve la sua resistenza soprattutto alla resistenza degli anelli più deboli. Ciò che si
può imparare dalla situazione francese è che l’insieme degli attori del libro, all’interno del quale ognuno ha
il suo egoismo, le sue necessità, le sue priorità e i suoi desideri, ha interesse a che la catena continui ad esistere. E’questa la ragione per la quale gli editori francesi si sono opposti alla vendita congiunta nelle edicole: perfino Rizzoli, che ha in Francia una filiale, Flammarion, si è opposta. Perché gli editori hanno ritenuto che l’accrescimento delle vendite derivante dalla vendita congiunta costituirebbe una devalorizzazione
del prodotto libro e del suo ruolo culturale. Infine, forse la si può definire un’ottica conservatrice, in cui
ognuno cerca di mantenere un sistema che funziona discretamente, ma il libro è la prima industria culturale in Francia: due volte più della musica; quattro volte più del cinema –e il cinema non se la cava affatto
male- e quindi gli addetti ai lavori giudicano troppo pericoloso giocare all’apprendista stregone per tentare
di portare a casa porzioni di mercato che non si conoscono così a fondo, dal momento che non tutti avrebbero le stesse regole. La concertazione con il massimo numero di operatori e con il massimo numero di partiti politici è qualcosa che oggi ancora ci mette al riparo, malgrado le concentrazioni, da grandi sconvolgimenti e che ci permette di perseguire lo scopo ultimo del nostro mestiere, che è la diffusione della cultura,
la diffusione del sapere e delle idee, nella maggiore diversità possibile.
BRAUN-ELWERT: Come accennava il collega francese, in futuro avremo problemi riguardo ai
diritti d’autore: dovremo combattere contro il testo elettronico che tenderà a eliminare il libro. Se si vuole
avere il prezzo fisso, noi in Germania questo l’abbiamo capito molto rapidamente, è necessario avere dalla
propria parte almeno una persona di altissimo livello politico, uno o due importanti librai, uno o due importanti editori. In Germania, nel 1953 questo è stato il signor (Reinhard Mohn) della Bertelsmann, in questi
ultimi anni lo sono stati ad esempio Hugendubel, Thalìa, grandi editori che conoscete anche voi, come ad
esempio Scherer. Noi librai abbiamo sempre fatto del nostro meglio nel nome del servizio, della qualità e
dei contenuti. Il nostro Cancelliere all’epoca ebbe modo di parlare una “rete di benzinai spirituali”. Se si
comincia a fare politica attraverso il prezzo si avrà sempre una componente di non verità. Il cliente finirà
col non credere al prezzo più basso: lui deve credere al prezzo giusto. Credo che la vostra associazione sia
sulla buona strada e debba continuare portando dalla sua parte importanti personaggi sia della politica che
del mondo editoriale. Grazie per l’interesse mostrato al prezzo fisso.
CARDONE: Aggiungo che lo sconto sul prezzo di copertina potrebbe risultare immotivato rispetto ad altre categorie di consumatori: Ikea vende a prezzi bassi perché i mobili devi montarteli tu, ma non si
capisce perché un libro debba costare il 50% in meno se non ce n’è motivo. Queste sono regole di marke33
ting che l’editoria non ha fatto proprie, da noi come nel Regno Unito. Comunque, si è d’accordo sulla non
centralità del prezzo, ed è già un passo avanti, Cito, chiudiamo sui consigli di Braun-Elwert, bisogna avere
qualche alleato importante...
CITO: Mi permetto una battuta: pensavo che può capitare di cercare un gommista chissà dove,
approfittare di offerte strabilianti a prezzi di listino del 50%, tornare a casa e scoprire che il gommista più
vicino offre prezzi migliori. Come dice Braun-Elwert, noi abbiamo bisogno di un prezzo certo di riferimento. Si parla di mercato come di un entità aliena: il mercato siamo noi. Vogliamo usare una metafora?
E’come un fiume in piena: se tutto è ben curato e gli argini e le case sono al posto giusto va tutto bene; in
caso contrario, se nessuno segue delle regole e le case si fanno dove si vuole, arriva il momento in cui il
sistema salta e a quel punto tutti devono metter mano al portafoglio. Anche se non è facile, il mercato deve
essere regolamentato, senza lacci né lacciuoli; si devono aprire tutti i possibili canali di vendita che danno
accesso al libro, edicole incluse. Mi spiace che il professor Ferrari se ne sia appena andato: ricordo bene il
suo intervento ferocemente contrario alle vendite congiunte in edicola, proprio qui a Torino, con Ezio
Mauro, qualche anno fa. Ricordo anche il suo sentito apprezzamento per la stessa iniziativa, con lo stesso
Ezio Mauro, due anni fa. A noi va bene tutto, ma arrivati a questo punto c’è una sola cosa da dire: occorre
una legge quadro che sia omnicomprensiva. Avete presente che cos’è il testo della legge attuale? E’ come
se qualcuno avesse ritagliato l’articolo sulla limitazione dello sconto e l’avesse incollato, anche un po’ storto, su una legge che non c’entra niente, su una legge che tra l’altro serve solo a erogare contributi a editoria
e ad altri fondi di cultura. Ricordiamoci che in Italia gran parte delle attività culturali sono finanziate fondamentalmente da soldi pubblici. Questo è giusto; l’unico settore che non gode di questi benefici è quello
della distribuzione al dettaglio, a tutti i livelli. La libreria neonata può accedere a forme di finanziamento
quali “prestiti d’onore”, “imprenditoria giovanile”, “imprenditoria femminile”, tutte erogazioni sottoposte a
vincoli di tipo unicamente burocratico e amministrativo, con dei tempi che sono assolutamente diversi da
quelli del settore librario; senza alcuna assistenza professionale e nella maggior parte dei casi in totale assenza di piani economici. Risultato: gran parte di queste aziende nascono e falliscono contemporaneamente.
Occorre quindi una legge organica. Per poterci arrivare occorre a mio avviso una situazione simile a quella
tedesca: un tavolo di concertazione al quale, pariteticamente tutti gli operatori della filiera diano il loro contributo e rispetto ai quali si referenzino dei soggetti politici. E’ assolutamente necessaria la ripresa del dialogo tra tutti i soggetti interessati. Si dice in giro che L’AIE abbia intenzione di riorganizzare per il prossimo autunno gli Stati generali dell’editoria: ben vengano! E’ assurdo che ognuno continui a fare iniziative
per conto proprio. Ci auguriamo che il progetto vada in porto e naturalmente pensiamo che sia necessaria
anche la presenza dell’Anarpe.
CARDONE: siamo fuori tempo massimo, ci sono interventi dal pubblico?
Milly Semeraro: sono una promotrice dell’Anarpe: mi spiace che il professor Ferrari sia appena
andato via, ma vorrei dire egualmente due parole sulla situazione inglese. Chiunque legga qualche rivista
specializzata straniera è al corrente di ciò che sta accadendo nel Regno Unito. Riassumendo si possono elencare tre punti: 1) l’aumento del prezzo medio dei libri è risultato negli anni successivi allo scioglimento degli
accordi sul prezzo fisso (Fixed Book Agreement) superiore a quello di altre categorie merceologiche; 2) vari
economisti che si interessano del settore librario, tra i quali un consigliere dell’Associazione editori inglese,
stanno mettendo in guardia l’intero settore e in particolare gli editori dal rischio di bancarotta causa eccesso di sconti e rischio di annullamento dei margini di profitto. Tanto per esser chiara: gli sconti prodotti alle
grandi superfici e alle catene si aggirano ormai in molti casi attorno al 60%; 3) è vero che il mercato inglese si è ampliato, ma le statistiche tendono a individuarne il motivo nell’aumentata scolarità e nel maggior
numero di studenti iscritti alle superiori e all’università.
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XXXIII Assemblea Ordinaria
“dal dialogo tra le Associazioni al nuovo contratto editoriale”
18-19 Novembre 2005
Pratolino Firenze
RELAZIONE DEL PRESIDENTE CERRETO
L’attività del promotore editoriale nasce al momento della sottoscrizione del contratto con la mandante. Questo negozio giuridico è
regolato per quanto riguarda il contratto di agenzia nel codice civile mentre per la promozione, il rapporto è regolamentato
dall’Accordo Economico Collettivo per la disciplina del rapporto di
promozione editoriale scolastica siglato tra A.I.E. e A.N.A.R.P.E il
28 ottobre 1988.
Il mercato cambia e le conseguenze influenzano il nostro ruolo giuridico; siamo più informatori , consulenti, esperti, semplici porgitori di libri che venditori
dobbiamo trarne le conseguenze sia noi che le mandanti.
Il valore della promozione sul territorio
Mi preme sottolineare qui questa funzione che alcuni sostengono presto sarà superata dalle
nuove tecniche della comunicazione e della distribuzione per cui la nostra è una figura
destinata a sparire. Non lo credo perché quello che ci rende ancora oggi insostituibili è il
“valore aggiunto” della promozione sul territorio che fa la differenza.
Intendo definire con queste parole, quell’insieme di attività “di servizio”, che vanno oltre il
mandato ovviamente finalizzato a creare fatturato. La nostra funzione, svolta quotidianamente nella scuola, nella libreria, nella società aggiunge altri valori ed è questa la vera forza
del promotore.
Mantenere viva la nostra presenza sul territorio oltre alle personali iniziative dei singoli, è
un compito primario dell’associazione. Negli ultimi due anni siamo stati molto più attivi nel
settore della varia, sensibilizzati dalle iscrizione di questi colleghi, ricordo a questo proposito il seminario e la manifestazione alla Fiera di del libro di Torino ma più che altro desidero confermare che questo impegno pur con i limiti, che il nostro bilancio ci impone, proseguirà.
Riguardo ai nostri impegni futuri segnalo il positivo incontro con la Signora Rosalba
Dionigi di SLOW BOOK, che mi auguro porti a breve a sviluppare nell’ambito delle proprie competenze una collaborazione fattiva è il frutto delle iniziative della Sez Emilia e
Toscana.
Per quanto riguarda le iniziative regionali in programma nel Lazio, in Puglia e in
Toscana,ve ne parleranno i colleghi, mi limito ad accennare ad un originale progetto studiato e organizzato da quest’ultimi: “A Tutto Tomo” un processo virtuoso di diffusione della
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cultura/lettura, che verrà presentata a Palazzo Vecchio a Firenze martedi 22 p.v..
Questo a mio avviso rappresenta in il modo più efficace per valorizzare la nostra presenza
e testimoniare l’impegno dell’A.N.A.R.P.E. che vuole essere sempre presente dove si parla
di lettura e del modo di aumentare i lettori.
Aggiornamento professionale del promotore
Sappiamo tutti che si inizia a svolgere questa professione senza competenze specifiche e
con grande improvvisazione: di positivo c’è che l’esperienza viene fatta sul campo. I tempi
e le esigenze però cambiano e sarebbe necessario che fossero attivati dei seri corsi di preparazione e di aggiornamento. L’A.N.A.R.P.E. a livello nazionale e regionale ha fatto poco,
anche se quel poco lo rivendichiamo; cercheremo di fare di più, ma comunque è una opzione limitata e non può bastare.
La formazione e l’aggiornamento debbono essere esigenze e scelte condivise nell’ambito di
tutte le componenti del settore editoriale, per cui Anarpe, Aie, Ali , debbono farsi carico di
questo problema. Insieme forse renderebbero possibile anche l’intervento delle Istituzioni e
dell’Università.
Rilanciamo questa proposta perché riteniamo sia una scelta seria, giusta ed anche dignitosa ma anche perché forse oggi ci sono le condizioni per costruire questo progetto e ci preme
comunicare che garantiamo sin da ora la nostra adesione e la più ampia collaborazione.
Immagine dell’Associazione
Non sembri secondario trattare questo argomento.
L’Anarpe pur avendo una tradizione organizzativa pluridecennale, è sempre stata conosciuta solo tra gli addetti ai lavori. Per l’opinione pubblica, nella migliore delle ipotesi, siamo
sempre stati una “appendice” degli editori e da questi rappresentati nei luoghi deputati.
Credo, sia detto senza arroganza, che con l’esercizio della rappresentanza dei nostri legittimi interessi nelle sedi opportune (Ministeri, Commissioni parlamentari, Associazioni, Enti,
Poste), con le nostre iniziative e con la partecipazione ad eventi culturali e mediatici (manifestazioni editoriali, convegni, giornali, riviste, televisione) e con l’iscrizione in massa dei
colleghi di varia, forse abbiamo “imposto” la nostra presenza e dimostrato che questa associazione esiste è viva e interagisce sul mercato.
Ammettiamo anche che se siamo più “visibili”, non è frutto soltanto di quanto sopra detto,
dobbiamo francamente dire che un passaggio importante è stata l’ottima collaborazione
creatasi con l’A.L.I., in particolare l’intesa con il presidente Dias.
L’A.L.I. ha una presenza superiore alla nostra e di questo abbiamo beneficiato. Il lavoro
svolto non credo sia necessario elencarlo, è sufficiente dire che insieme da anni, abbiamo
cercato, mi auguro con reciproca soddisfazione dei nostri soci di difendere la dignità ed i
legittimi interessi degli operatori del settore e di creare la più larga intesa con tutte le altre
associazioni della filiera e in particolare con l’Associazioni Editori.
Questa strategia è stata giusta e i risultati mi sembra siano incontestabili, l’ultimo esempio
è nella bozza del Progetto di Sviluppo Postescuola preparata da Posteitaliane che avete nella
cartella.
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Il mercato editoriale e la distribuzione scolastica
Sul fatturato del mercato editoriale rimando alle informazioni che giornali e riviste specializzate pubblicano. In questa sede mi sembra più opportuno porre l’attenzione alle mutazioni che si riferiscono ai punti vendita.
Nella varia, segnalo l’editoriale di Bookshop di questo mese, che dà conto di alcuni importanti eventi degli ultimi mesi che testimoniano il gran fermento del settore.
È nato, il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, 10 case editrici e 10 milioni di libri venduti:
dopo Mondadori e Rizzoli il “terzo polo” dei libri.
Nelle settore delle librerie di catena il Gruppo Giunti ha acquistato i 58 negozi delle “librerie del Centro” di Minerva che si aggiungono agli 85 “Giunti al Punto” già esistenti che
porta il gruppo al secondo posto dietro a Feltrinelli per volume d’affari.
L’iniziativa della piccola editoria toscana negli scaffali degli ipermercati della Unicoop
Firenze.
Una realtà in movimento che coinvolge anche il settore della scolastica:
le vendite nella G.D.O.;
il servizio per la consegna a domicilio della lista scolastica tramite Posteitaliane.
Su entrambi questi fenomeni L’ANARPE è intervenuta:
inviando agli editori un proprio documento sulle conseguenze delle vendite tramite la grande distribuzione organizzata;
circa Poste italiane potete leggere sul Notiziario l’iter della vicenda. Dal protocollo d’intesa MIUR – Poste Italiane di giugno, è stato un susseguirsi di riunioni, confronti anche aspri,
ma anche di possibilità, abbiamo cercato di interpretare il da farsi in maniera propositiva
per questo riteniamo che l’ultima proposta concordata e presentata da Poste italiane possa
essere considerata in maniera positiva.
Quello che è necessario mettere in chiaro è che questi cambiamenti, giusti o meno che
siano, si verificano e non si possono fermare. Possono essere studiati, in certi casi, come
quello delle Poste riportati in un alveo più corretto, comunque valutati gli effetti che possono produrre è indispensabile cercare misure idonee per superarli.
Nel nostro caso:
con una capacità di migliorare le nostre competenze, e quindi essere utili anche nella nuova
realtà;
con una modifica del nostro stato giuridico.
La conclusione è, che in ogni caso solo azioni congiunte, costruite con il dialogo e il confronto con le altre associazioni possono offrire soluzioni possibili.
La Riforma della Scuola e i rapporti con il M.I.U.R
La riforma della scuola è un argomento di cui avrete letto sui giornali. Mi auguro che nelle
scuole arrivino istruzioni chiare e precise e anche in questo caso ci aspetta una situazione
di grande incertezza, con tempi di promozione più corti anche a causa delle elezioni.
Sono problemi che dovremo cercare di gestire quando si presentano. Siamo invece più ottimisti riguardo ai tempi delle circolari sulle adozioni e sul ricevimento dei dati delle adozioni, perché nei rapporti con le direzioni generali abbiamo avuto riscontri positivi.
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L’informatizzazione dei Dati Adozione e il Progetto G.I.Ad.A.
Questo è un argomento sensibile all’interno dell’associazione e gli interventi nel dibattito
assembleare mi auguro lo chiariscano.
Nasce innanzitutto dalla mancanza del ricevimento dei dati da parte della nostra Segreteria
malgrado le assicurazioni dateci dalla Direzione Generale del MIUR e le numerose sollecitazioni fatte da loro alle scuole e agli editori. Credo, come la vicenda Poste italiane ha
messo in evidenza, che siano state molte le ragioni per cui si è verificata questa situazione.
Di positivo c’è che il dialogo tra le tre associazioni ha avuto una accelerazione e nella
sostanza possiamo considerare superata per il futuro questa difficoltà se il previsto accordo
AIE – ANARPE e AIE – ALI (include anche gli altri librai) verrà approvato dai relativi
organi competenti delle tre associazioni.
Quello che mi preme sottolineare, ai fini del dibattito interno, che a fronte di una serie di
imprecisioni ed anche di errori nelle procedure di comunicazione tra nazionale e sezioni me
ne assumo la responsabilità. Altre considerazioni critiche di natura economica per la spesa
programmata, di trasparenza gestionale e di funzionalità del programma G.I.Ad.A., non le
condivido.
Per quanto mi consta il C.D.N. di settembre dovrebbe aver chiarito questi aspetti e mi sembra sia emerso che tutti hanno riconosciuto la funzionalità del programma.
Per cui, a mio giudizio, il malcontento manifestato dai nostri soci nasce da una cattiva informazione ricevuta ma anche da una loro incapacità di ricercarla e di comprenderla, se invece era un buon pretesto …. non c’è miglior sede di questa per discuterne.
È mia ferma convinzione che se l’ANARPE ha potuto rivendicare la propria competenza
nel campo dell’informatica dobbiamo ringraziare Gianni Gech e, sulla capacità di ricevere
i dati, reinviarli alle sezioni ma anche ai singoli soci in maniera aggregabile (per i marchi
rappresentati e per le zone in contratto) questo è per gran parte merito del segretario Arnone.
Dialogo tra le Associazioni
Senza voler far torto ad altre, è chiaro il mio riferimento ad A.L.I. e A.I.E.
Con l’Associazione dei librai, ho già detto, mi auguro che il rapporto prosegua nei modi che
finora abbiamo avuto e anzi si rafforzi in più ampie forme di collaborazione.
Con l’A.I.E. dal settembre 2004, il rapporto è andato via via migliorando.
L’intesa raggiunta sui dati associativi, pur rinunciando ad un principio di pari dignità che si
manifesta nel nostro diritto di ricevere dalle scuole quell’informazione che attiene la specificità del nostro lavoro, deve essere fatta perché è chiara anche nei confronti di pretese di
terzi. Il dato delle adozioni è pubblico nella singolarità della sezione e dell’istituto ma attiene a delle informazione aggregate di specifica competenza dei soggetti della filiera editoriale: l’editore a livello nazionale, il promotore e il libraio per la loro zona.
Con l’associazione editori però altri sono i problemi da affrontare, essi riguardano la formazione, l’aggiornamento lo studio di nuove tipologie contrattuali da proporre agli associati che siano più adeguate alle nuove situazioni di mercato. Spero, anzi sono convinto, che
questo confronto proseguirà ora più speditamente: dobbiamo governare insieme il cambiamento.
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Stato dell’Associazione
Credo che sia necessario soffermarci non tanto sui numeri che i nostri iscritti esprimono ma
sulla qualità di questa presenza.
I numeri ci sono, anzi dobbiamo statutariamente sistemare i colleghi di varia, probabilmente
la commissione che su questo lavora forse ci fornirà qualche indicazione. L’associazione
svolge autorevolmente la rappresentanza degli operatori della promozione editoriale in tutte
le sedi competenti, affrontando tutte le problematiche; possiamo anche dire che abbiamo
svolto una funzione “notarile” in una transazione tra un promotore e una casa editrice.
Sono convinto che l’Anarpe abbia raggiunto in questi mesi, lo dico senza alcun trionfalismo dei risultati storici, perché perseguiti per anni, su cui costruire il futuro.
Comprendo quindi molto poco le polemiche e la disaffezione manifestate, che seppur fatte
su mozioni di principio, finiscono per fornire ad alcuni alibi per risparmi di bassa lega sfruttando invece conquiste associative che ci sono costate tanto impegno.
Liberiamoci del malessere, si poteva fare di più e meglio, ne sono convinto: ma francamente l’impegno è stato notevole, il lavoro svolto è a disposizione.
Ritengo si possa pretendere da ciascun iscritto una partecipazione, un rispetto e quindi una
responsabilità maggiore di quanto in alcune circostanze non sia stato fatto.
Non è l’ora delle polemiche è quella del costruire.
Buon lavoro.
Roberto Cerreto
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LUCIDI RELATIVI ALL’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL’AIE
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EDITORIA SCOLASTICA: “CHI SIAMO”
Il presidente dell’AIE scolastica ringrazia per essere stato invitato e fa presente che il nuovo consiglio AIE ritiene che le associazioni debbano percorrere un percorso comune, un percorso da ri-conoscere. Negli avvenimenti AIE che sono cambiati negli ultimi anni due sono i fatti importanti:
l’uscita della Feltrinelli e l’ingresso di Mondadori. Ad oggi ci si presenta
con sessantuno iscritti aderenti ad uno stesso codice di autoregolamentazione ed un solo grande editore non ancora associato, Giunti; inoltre la gran
parte della aziende associate dispone della certificazione ISO 9001.Uno
degli argomenti che oggi più ci riguarda è il costo dei libri di testo, il “prezzo a pagina”. Di recente è apparso sull’ Informatore, il giornale della Coop, un articolo sulla
scuola che costa e pesa troppo. Dobbiamo chiederci rispetto a che cosa sono cari i libri!
Sicuramente rispetto alla pesantezza, è noto a tutti che esistono molte discipline e ben articolate, non si può certo dire che la nostra scuola arrivi mai all’essenziale. I libri costano e
pesano. È il Ministero che decide la frammentazione dei contenuti scolastici e se anche
abbiamo i prezzi più alti d’Europa questo pare non interessare nessuno. Il mercato non cresce così come la popolazione scolastica, così come i prezzi non hanno subito nessun aumento. Ogni scuola oggi può autonomamente scegliere i libri e la qualità del materiale per l’apprendimento, ogni realtà scolastica è un mondo a sé. Quali sono allora gli strumenti del
futuro? Sicuramente il libro è insostituibile, esso è l’espressione del pensiero di qualcuno,
il diritto d’autore va difeso. L’AIE ha inviato una diffida penale sul diritto d’autore a chi
vuole noleggiare i libri. Altro argomento di nostro interesse è la crescita dei listini che è arrivata al 3,5% negli ultimi tre anni. Bisogna tener presente il rapporto giuridico fra produttori e venditori e il processo logistico distributivo. Il problema è la formazione tecnica di questi soggetti che ad oggi è assente, penso che questo non si risolverà fra l’ANARPE e l’AIE.
Sono invece le adozioni l’altro elemento chiave dell’informazione; se queste non ci sono
non si può comunicare la quantità di volumi da stampare agli editori. La gestione delle adozioni è l’elemento chiave di tutto. Il Ministero vorrebbe implementare il sistema delle adozioni per monitorare il tetto di spesa in modo da avere un’ulteriore elemento di valutazione
nei confronti del dirigente scolastico. Se quest’ultimo sfora il tetto di spesa deve renderne
conto tramite una relazione, così che il Ministero può controllare attraverso il tetto di spesa
tutte le scuole. Per questo motivo il Governo vuole gestire i dati, mentre se si continua a
farlo fare all’AIE li metteremo a disposizione degli interessati (ANARPE) per un corretto
uso degli stessi.
Ci auguriamo di trovare un intento comune. Buon anno a tutti.
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INTERVENTI E SALUTI DELL’ALI
Rodrigo Dias, presidente dell’ALI comincia il suo intervento puntualizzando sul troppo tempo passato da quando un rappresentante dell’AIE è
intervenuto ad una riunione dell’ANARPE e di come invece i rapporti fra
ALI e ANARPE si siano rafforzati. Ricorda il primo passo fatto insieme,
quando quest’ultima ha fornito il dato adozionale ai librai scolastici associati: da allora il percorso “comune” e stato lungo e sta continuando anche
nel settore legislativo. Ci siamo sicuramente accorti del cambio di passo
che si è verificato con le istituzioni e i mass media. La legge sul libro per il
prezzo di vendita è stato un effetto che purtroppo ha portato scarsissimi risultati. Un altro
flop colossale è stato il tentativo di affidare alle Poste Italiane la vendita dei testi scolastici. Il Ministero ha agito da sprovveduto concedendo la possibilità di scaricare i testi da
internet e affidando la consegna dei libri alle Poste: hanno realizzato solo cinquecento liste.
Si è creato un disservizio nei confronti del pubblico e un danno sia per i librai che i rappresentanti. E’ per questo che l’ALI si pone come primo attore sulla vendita del testo online. Si creerà un portale dove tutti i librai saranno presenti e permetteranno ai clienti di
ordinare on-line i testi che poi saranno consegnati delle Poste o altro. Il Ministero non è
assolutamente in grado di gestire le adozioni AIE ed è per questo che dobbiamo continuare su questa strada dell’associativismo fra AIE ANARPE e quanti altri.
Umberto Panerai, presidente ALI della sezione fiorentina, nel salutare
l’assemblea ricorda il suo passato da tesserato ANARPE e ribadisce l’importanza di lavorare tutti insieme. Ringrazia per il suo intervento e per la
sua disponibilità Lessona e si augura di poter percorrere una strada comune così come succede in Europa dove una sola associazione comprende editori, librai e promotori, quali interlocutori unici verso le istituzioni.
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18-19 NOVEMBRE 2005
Hotel Demidoff – Pratolino (FI)
XXXIII ASSEMBLEA ORDINARIA
Il presidente della sezione
ospitante, Andrea Pacini,
propone il collega Franco
Alati quale presidente d’assemblea; eletto per acclamazione apre i lavori e propone Mauro De Apollonia
quale vicepresidente e
Lucia Vignozzi (Toscana),
Massimiliano Lombardi (Campania) ed
Enrico Lotteri (Veneto) per la commissione
verbalizzante ed i colleghi Giovanni
D’Alessandro (Campania), Cesare Peluso
(Puglia) e Giuseppe Scaletta (Liguria) per la
verifica poteri; tutti eletti per acclamazione.
Viene data la parola al primo ospite, il presidente della sezione scolastica dell’AIE,
dott. Michele Lessona.
Oltre la trascrizione del suo intervento, pubblichiamo a parte i lucidi relativi al powerpoint che ha accompagnato il suo discorso.
Dopo l’intervento di Lessona, parla
Rodrigo Dias, presidente nazionale
dell’ALI.
Dopo aver ringraziato gli ospiti per i loro
interventi il presidente Alati passa la parola
al segretario nazionale Antonio Arnone , che
procede al controllo della presenze per
appello nominale.
Risultano presenti settantadue delegati su
settantotto, per cui la commissione verifica
poteri dichiara valida l’assemblea.
Si procede alla lettura dell’ordine del giorno:
1) relazione del presidente nazionale
2) anarpe 2005: lo stato dell’associazione
3) bilancio consuntivo 2004
4) discussione e interventi
4bis) Informatizzazione dati adozione*
5) sede legale dell’associazione
6) replica del presidente nazionale
7) varie ed eventuali (proposte per la sede
della XXXIV assemblea)
Prende la parola il collega Pacini che chiede
venga inserito nell’ordine del giorno il tema
dell’informatizzazione dei dati adozionali.
La presidentessa della sezione Sicilia
Orientale si dichiara a favore di quanto
espresso da Pacini. La mozione viene messa
ai voti come da statuto e approvata. Si inserisce al quarto punto dell’ordine del giorno*. La collega Patrizia Ferrara (Sicilia
orientale) legge la mozione elaborata dalla
sezione in data 29/10/05 richiedendo l’integrazione dell’ordine del giorno in relazione
al “nuovo statuto dell’associazione e su
applicazione” e sull’argomento “finalità e
reali obbiettivi di GIAdA”. La proposta di
mozione della Sicilia orientale viene messa
ai voti e non passa.
RELAZIONE DEL
PRESIDENTE NAZIONALE
Si procede alla lettura della relazione del
presidente dell’ANARPE Roberto Cerreto.
Il socio Carmelo Russo (Sicilia Orientale)
interrompe la relazione del presidente per
chiedere chiarimenti sulla gestione del dato
adozionale. Si ribadisce che, fermo restando
la funzione pubblica del dato adozionale,
non si può prescindere dalla realtà che il
costitutore della banca dati scaturita dal programma di rilevamento è l’AIE. Non si può
altresì dimenticare che altri soggetti possono essere interessati a ricevere delle adozioni, ad esempio Poste Italiane. Resta inteso
che bisogna fare in modo che i fruitori primi
delle adozioni devono essere le tre associazioni di categoria che compongono la filiera
(AIE-ANARPE ed ALI).
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ANARPE 2005:
LO STATO DELL’ASSOCIAZIONE
Il segretario nazionale
Antonio Arnone relaziona
sull’argomento. Dal punto
di vista numerico l’associazione ha incrementato il
numero di iscritti, siamo
circa
millecinquecento
(incluso circa duecento
varisti), ma all’aumento
degli iscritti non è corrisposto un aumento
delle entrate, perché i vecchi soci a tessera
piena sono stati sostituiti da tesseramenti
“primo anno” a trenta euro ed anche per i
varisti l’importo per il tesseramento è stato
ridotto per questa prima fase costituente. È
il caso di precisare, perché alcuni colleghi
hanno fatto confusione, che i soci elementaristi pagano la tessera come tutti (ottanta
euro); pagano cinquanta euro solo se sono al
loro primo anno di iscrizione. La ricevuta
associativa, come il logo, sono nuovi.
Ringrazio per questo il collega Pinato ed il
suo consulente informatico, Maurizio
Bazzacco, che credo interverrà domani. Li
ringrazio perché ci hanno regalato gli stampati delle tessere (utili per tre anni) in cambio di una semplice pubblicità di un prodotto (Lybro) peraltro utile e semplice da usare
e che consiglio a tutti. La ricevuta è fatta da
tre parti, la prima va al socio come ricevuta,
la seconda resta in sezione per la contabilità
interna e la terza, completa di firma per il
consenso al trattamento dei dati alla segreteria nazionale. La ricevuta deve essere restituita dal presidente di sezione entro il consiglio direttivo di febbraio: intera in caso di
mancato rinnovo, per la parte spettante, in
caso di conferma con l’eventuale indicazione dell’importo, se differente da quello indicato, perché magari il socio nel frattempo è
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andato in pensione. Abbiamo rilevato forti
discrepanze tra i pagamenti effettuati al
tesoriere ed i soci comunicati come iscritti:
l’unico modo per evitare questi disallineamenti è gestire come unico strumento per i
rinnovi la ricevuta che invia la segreteria
nazionale. Inoltre per i nuovi soci è fondamentale ed insostituibile il modulo di nuova
iscrizione completo della firma autografa
del richiedente. Come già accennato in precedenza il presidente nazionale ed il segretario nazionale sono rispettivamente titolare
e responsabile del trattamento dei dati personali dei soci: la mancanza della firma crea
problemi di gestione fin troppo ovvi quindi
non dico altro al riguardo. Anche quest’anno diverse sezioni non hanno restituito le
ricevute: speriamo che il nuovo sistema di
ricevuta, più intuitivo, risolva definitivamente il problema. Mancano comunicazioni
dalle sezioni, ma da tutte! Anche se poi
alcuni presidenti chiamano per riferire a
voce. Abbiamo un sito ed un web master
pagati per lavorare, ma gli spazi relativi alle
sezioni sono penosamente vuoti. Il sito vive
di sola varia, anche se quest’anno, con
GIAdA da scaricare dall’area soci sono stati
tantissimi i soci che apprendevano per la
prima volta di avere un accesso riservato e
protetto. Al riguardo segnalo che con
GIAdA l’archivio soci ha ricevuto un
sostanziale contributo al suo aggiornamento, perché per garantire gli accessi all’area
riservata (la login e la password sono il
numero di tessera ed il codice fiscale) i soci
ci hanno finalmente comunicato luogo e
data di nascita, elementi peraltro fondamentali per ritenerli iscritti a tutti gli effetti. Nel
duemilacinque la segreteria ha compiuto
sforzi notevoli, non previsti, trovandosi a
supportare la vivacità della costituenda
sezione varia, coadiuvando e coordinando le
loro numerose iniziative sul territorio.
L’interazione con il Ministero poi, nei primi
mesi dell’anno è stata un crescendo frenetico, visto il braccio di ferro venuto a crearsi
con gli altri soggetti della filiera del libro
scolastico. Il notiziario numero sette del
duemilacinque è in questo una testimonianza più che efficace: sessantaquattro pagine e
ci siamo mantenuti “stretti”; siamo riusciti
anche a metterlo sul sito, in formato PDF. Vi
ricordo solo un’iniziativa, perché senza precedenti, almeno negli ultimi quindici anni
dell’associazione: la tavola rotonda organizzata dall’ANARPE al salone del libro di
Torino sul futuro della promozione in libreria. Organizzata a maggio, mese cruciale per
noi tutti, ovviamente con le poche risorse a
tutti note e con invitati di tutto rilievo. Un
vero stress, ricambiato però dalla folla che
ha riempito all’inverosimile la sala principale del Lingotto! Abbiamo costituito un ufficio stampa, gestito dal collega Gennaro
Luise, che colgo l’occasione per ringraziare:
il suo recapito è [email protected] e,
ovviamente sebbene sia un varista, si occupa dell’ANARPE sotto tutti gli aspetti: scrivetegli e segnalategli tutto quanto ritenete
utile. Per restare alle cose nuove: siamo stati
chiamati dalle mandanti per gestire in arbitrato amichevole delle controversie con dei
promotori, non è cosa da poco per l’associazione e la sua legittimazione, qualora ce ne
fosse ancora bisogno. Volendo sintetizzare al
massimo mi sento di dire che l’associazione,
dal punto di vista centrale, è in pieno fermento, non altrettanto si può dire delle sezioni.
Il tesoriere Bruno Cappugi
illustra il bilancio duemilaquattro che chiude in pareggio. L’assemblea approva
all’unanimità il documento.
Viene messo a votazione il
bilancio del 2004 e approvato all’unanimità.
DISCUSSIONE E INTERVENTI
Il presidente della sezione Toscana Pacini
dichiara l’intenzione di presentare una
mozione su di un argomento al di fuori dell’ordine del giorno: il presidente Alati replica che, a norma di statuto, una volta presentata la richiesta di mozione possono parlare
due persone a favore e due contro, dopo di
che si passa alla votazione. Il presidente
Pacini ritira la richiesta riservandosi di presentarla in altro momento. Si apre il dibattito sulla relazione del presidente Cerreto;
Del Rio (Sardegna) chiede se dopo l’accordo con l’AIE il programma GIAdA continuerà ad esistere. Russo ritiene che il sistema GIAdA sia troppo costoso ed inoltre
deve rappresentare per noi lo strumento di
conoscenza del mercato; se si deve offrire
solo un riepilogo delle adozioni perché
spendere tutti questi soldi? Michele Cito
della Varia ritiene che il problema è che
GIAdA è arrivato tardi; nella varia esiste il
sistema di gestione denominato Arianna che
gestisce tutti i dati verso le librerie.
Alessandro Carta (Lombardia) ritiene che in
questo momento dobbiamo aiutare la presidenza gestire la situazione; personalmente
dichiara di aver sostenuto il progetto
GIAdA e, anche se non ha veicolato il cento
per cento delle adozioni a causa degli ostacoli posti in essere dall’AIE, ha avuto il suo
peso politico. Paolo Peluso (Brescia) riporta
che, in relazione al progetto GIAdA, nella
sua sezione nessuno ha rilevato che i problemi dei mancati arrivi siano imputabili
alla dirigenza nazionale o alla gestione del
servizio. Raffaele Sena (Lazio) si domanda
se le scuole continueranno a trasmettere i
dati in locale, GIAdA funzionerà ancora?
Cerreto risponde “sì”, le scuole che hanno
elaborato le adozioni in locale hanno inviato un file che comunque è stato elaborato
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dal sistema GIAdA, solo che si è dovuto
sopperire alla mancanza del riferimento
materia che l’AIE aveva tolto dal programma; è stato inserito a sostituzione il riferimento materia presente nella banca dati libri
interna al programma GIAdA. Marcello
Bonafede (Sicilia occidentale) segnala che
il diciassette settembre scorso a Bologna il
consiglio direttivo ha deliberato che le commissioni informatica e di controllo si incontrassero e chiarissero ogni aspetto, è il caso
a suo parere di sentire queste persone.
Riccardo Brunini (Toscana) ritiene che circa
l’informatizzazione dei dati adozione sussistano problemi di ordine procedurale, politico e tecnico; ritiene che sussista un conflitto d’interesse perché Arnone è presidente di
una sezione, è colui che ha fatto GIAdA e fa
parte della commissione informatica.
Ferrara si domanda perché si discuta adesso
di conflittualità, perché chi ha votato
Arnone e Gech non ci ha pensato prima? È
sua opinione che GIAdA sia necessario in
quanto appartenente ad un processo di crescita della categoria e come avvicinamento
all’AIE.
Gabriele Galli (Emilia), in
quanto coordinatore della
commissione di controllo
nominata dal consiglio
direttivo prende la parola.
Avevo preparato una breve
relazione dopo aver tenuto
l’assemblea
regionale
dell’Emilia, ma dopo quanto sentito fino ad ora in relazione a GIAdA,
ho ritenuto opportuno intervenire soprattutto perché faccio parte della commissione di
controllo, insieme a Brambilla e Rossi.
Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente entrambi per il lavoro svolto e per il
tempo prezioso che hanno dedicato a svolgere i compiti che ci erano stati assegnati
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dal CDN. È opportuno fare una breve cronistoria: l’esigenza di avere un proprio programma per leggere e aggregare le adozioni
nasce nel duemilatre, quando all’orizzonte
si prospettava un futuro dove anche nel settore dell’istruzione pubblica l’informatica
l’avrebbe fatta da padrona. GIAdA è un progetto che parte allora, per poi decollare nel
duemilaquattro dopo che le indicazioni
ministeriali parlavano di adozioni telematiche; quindi, in teoria, le scuole non potevano più darci il vecchio cartaceo. Veniamo a
quest’anno; ci siamo trovati a luglio al CDN
in assenza quasi totale di dati adozionali,
quindi in un pandemonio pazzesco attorno a
GIAdA. Non è il caso che io ora ribadisca i
motivi fondamentali che hanno determinato
l’insuccesso del programma, oggi ancora di
più dovrebbe essere chiaro a tutti, quindi il
CDN ha deciso di istituire una commissione
di controllo, appunto formata da me, da
Brambilla e da Rossi. Che compiti aveva?
Doveva verificare, dal punto di vista tecnico, l’effettiva funzionalità del programma,
come detto analizzando gli aspetti tecnici, i
costi e rivedere il protocollo d’intesa tra la
Servizi Editoriali srl e l’ANARPE. A questo
proposito leggo ora alcune righe della relazione che abbiamo portato al CDN di
Bologna di settembre: …si vuole in primo
luogo sottolineare lo spirito che ha mosso
questa commissione, abbiamo operato in
tempi molto stretti che hanno condizionato
solamente gli sforzi che abbiamo impiegato
e che ci hanno portato a lavorare in un clima
che fosse il più possibile estraneo a condizionamenti sia personali che politici. Le
nostre personali conoscenze tecniche sono
state supportate da quelle professionali di
operatori qualificati che nel settore informatico quotidianamente operano…..Una comparazione commerciale da noi effettuata ci
porta ad affermare che, anche se si evincono
margini economici migliori nelle proposte
che ci sono state sottoposte, va dato un riconoscimento di indubbia competenza settoriale alla Servizi Editoriali srl da aggiungersi alla indiscussa opportunità di “sfruttare”
la figura del sig. Arnone, che può a tutto
tondo essere considerata una risorsa per la
nostra associazione tra l’altro non quantificabile….. Chiude la relazione una serie di
punti che potevano ottimizzare la proposta:
in relazione a ciò il CDN ha stabilito che la
commissione di controllo e quella
Informatica entro breve tempo si dovevano
incontrare per procedere alla stesura del
nuovo protocollo d’intesa. Ciò è stato fatto e
il tredici ottobre duemilacinque a Milano,
dove abbiamo redatto il nuovo documento,
che è stato subito inviato alla presidenza
nazionale e p.c. alla segreteria nazionale e ai
membri delle due commissioni. Le modifiche hanno principalmente riguardato la
durata del contratto (due anni e non tre,
quindi la scadenza è alla prossima assemblea nazionale), il costo, rivisto ovviamente
al ribasso in quanto la durata dell’intesa è
stata ridotta di un terzo e definire un tempo
massimo per rendere i dati scaricabili da
quando la Servizi Editoriali li riceve dalle
scuole; rinforzare l’assistenza (scarsa quest’anno) istituendo un numero libero da
tariffe speciali e chiamabile in determinati
orari e la garanzia di fornire un supporto
tecnico al programma GIAdA in un tempo
massimo di tre giorni per la risposta a
mezzo e-mail o fax….. Questo è quello che
la commissione di controllo ha fatto da
luglio ad oggi e che, spero, abbia portato ad
una maggiore chiarezza sulla “vicenda”
GIAdA. I documenti ai quali ho fatto riferimento sono a disposizione, come detto,
presso la segreteria nazionale.
Cesare Distante (Puglia) ritiene che, a suo
parere, il problema è solo politico: non ci
sono dubbi che GIAdA è importante dal
punto di vista tecnico perché così
l’ANARPE ha dimostrato di non aver bisogno dell’AIE in quanto crea un suo programma e politicamente perché così dimostra la sua autonomia.
Gianni Gech (Brescia) fa
notare che tutti hanno
accettato nel novantanove
Arnone come membro della
commissione informatica,
così come hanno apprezzato la messa on-line del catalogo già dal duemila, quando il tetto di spesa creava
problemi alle scuole e per ultimo quando ha
consentito nel duemilaquattro, con la sua
consulenza (al costo simbolico di un euro)
per lo sviluppo del programma GIAdA alla
costituzione dello stesso a costi più che
dimezzati rispetto a quelli proposti da altre
software house. Ora che c’è un problema
questo va risolto in consiglio direttivo e non
in assemblea.
La sezione Toscana a questo punto chiede la
mozione in relazione all’informatizzazione
dati adozioni e legge il suo documento. “Il
documento che oggi presentiamo all’assemblea nazionale, organo sovrano della nostra
associazione, è un documento che intende
allargare a tutto il corpo sociale un disagio
fortemente avvertito dalla sezione Toscana.
È un disagio che abbiamo espresso nella lettera da noi inviata al presidente nazionale, al
segretario nazionale, alla giunta esecutiva e
a tutti i membri del direttivo nazionale nello
scorso luglio. Noi denunciamo da tempo un
evidente conflitto d’interessi che riguarda la
figura del segretario nazionale; il quale oltre
a svolgere il suo ruolo, efficacemente, di
segretario, ha al suo attivo anche la presidenza regionale della Campania, la presenza
all’interno dell’organo di garanzia e control49
lo informatico dell’associazione e “dulcis in
fundo” la compartecipazione nella società
che gestisce i dati adozioni. Chiediamo pertanto: che l’assemblea nazionale si pronunci
in merito eliminando alla radice una fonte di
equivoci e di poca trasparenza. Che si azzerata la commissione informatica (Arnone,
Gech, Vicentini) per evidente incompatibilità. Che, almeno per il duemilasei, resti in
carica la commissione di controllo (Galli,
Rossi, Brambilla) e che sovrintenda alla stipula della convenzione con la società prescelta sulla base delle stesse considerazioni
(punti A-B-C-D-E-F della relazione presentata all’ultimo CDN di Bologna). Che sia
aggiunto un punto G che vincoli il pagamento delle quote in senso progressivo
seguendo una scaletta mirata al raggiungimento di certi obiettivi temporali in merito
all’arrivo dei dati adozionali. Che i costi
della Servizi Editoriali, nel caso che la stessa venga confermata, siano confrontati con
altri preventivi e che comunque ci si accordi per una riduzione dell’onere economico.
Che si formalizzi l’abbassamento del prezzo
dovuto per il duemilacinque, come autonomamente proposto in una lettera della
Servizi Editoriali presentata al direttivo
nazionale di Bologna e che assuma il significato di parziale riconoscimento,a prescindere, dei disagi subiti dall’intero corpo
sociale”.
Parla a favore della mozione Brunini
(Toscana); Carta e Massimiliano Lombardi
(Campania) contro. Si procede alla votazione della mozione: dodici favorevoli, otto
astenuti, quaranta contrari; la mozione
non viene approvata.
*****
I lavori del giorno diciotto si chiudono alle
venti circa per riprendere alle ore nove e
trenta circa del giorno diciannove.
Immediatamente prima della riapertura dei
50
lavori il consiglio direttivo nazionale si è
riunito per deliberare, come da sua facoltà,
la costituzione di una nuova sezione extraterritoriale, per raggruppare i colleghi della
Varia che si sono nel frattempo iscritti
all’associazione, elaborando una piccola
integrazione alle modalità di voto, al fine di
consentire l’elezione di un loro presidente di
sezione attraverso procedure telematiche. Il
presidente Cerreto introduce l’argomento
all’assemblea, segnalando che ci sono circa
cento iscritti della varia e l’idea è quella di
creare una sezione ANARPE varia; il consiglio direttivo ha accettato di modificare lo
statuto all’articolo trenta per poter consentire a colleghi di varia di esprimere il proprio
voto per l’elezione del loro presidente tramite posta o mail alla segreteria nazionale.
Il consiglio direttivo ha accettato la proposta. Se si è tutti d’accordo si provvede ad
aprire un’assemblea straordinaria e si mette
ai voti l’unico punto all’ordine del giorno,
relativo all’integrazione dello statuto per
quanto concerne l’articolo trenta (modalità
di voto) mediante l’aggiunta del seguente
testo alla fine dell’articolo stesso: “È
ammesso il voto telematico o per posta raccomandata per le sole sezioni extraterritoriali, indirizzato alla segreteria di sezione”.
L’assemblea vota: contrari uno, astenuti tre,
favorevoli sessantanove, la modifica è
approvata.
Si chiudono i lavori dell’assemblea straordinaria e si riapre il dibattito riprendendo il
quarto punto all’ordine del giorno.
Il collega Umberto Leiter
(Verona) interviene allo
scopo di sensibilizzare i
colleghi sulla necessità
improcrastinabile di discutere ed elaborare un nuovo
contratto editoriale per la
promozione, necessità che
accomuna in questo anche i colleghi della
varia; la sua sezione ha individuato nella
persona dell’avv. Menchetti dell’omonimo
studio, noto a livello europeo, la persona più
qualificata a studiare questo nuovo contratto. Segnala inoltre che il problema del
noleggio dei libri nelle scuole, che nella sua
sezione ha avuto una brusca accelerazione,
dev’essere analizzato in tutti i suoi risvolti,
dall’evasione dell’IVA alla violazione del
diritto d’autore, fino alle conseguenti variazioni dell’inquadramento contributivo e
fiscale che esso comporta, riallacciandosi
quindi alla necessità del nuovo contratto per
la promozione.
Prende poi la parola il collega Aldo Pensato (Puglia).
L’associazione ha evidenziato in questi ultimi anni la
necessità di confrontarsi
con sempre maggior vigore
e con ottimi risultati sia con
le istituzioni (Ministero),
che con le altre associazioni
(ALI e SIL) fino all’ingresso nell’ ANARPE
di quasi l’ottanta per cento dei rappresentanti di varia a livello nazionale, che ha
compattato in maniera evidente quella parte
della filiera che si pone fra gli editori e i
librai. È altresì evidente come in questi ultimi anni e su tutte le problematiche non vi è
stata nessuna forma di dialogo con l’AIE
(esempi evidenti l’ultima lettera duemilaquattro sulle adozioni così come gli ultimi
solleciti ad un incontro fatti dalla nostra
associazione nei medi di dicembre e gennaio duemilacinque, che non hanno ottenuto
risposta). Le considerazioni negative si sono
leggermente modificate con la nomina del
mese di giugno del nuovo presidente della
sezione scolastica dell’AIE, Michele
Lessona, che ufficiosamente ha mostrato
maggior interesse a dialogare con noi e con
l’ALI, ne fa testo l’ultimo incontro del trenta agosto scorso sul protocollo MinisteroPoste Italiane, nel quale sono intervenute
tutte le associazioni competenti. Gli incontri
che sono seguiti nel mese di settembre, ottobre e novembre, come accennato da Cerreto,
pur se con prese di posizione iniziali diverse da parte degli editori, hanno portato ad un
accordo di massima sulla necessità che le
adozioni vengano portate a conoscenza
delle tre associazioni AIE, ANARPE ed
ALI/SIL, tramite una licenza d’uso del programma e con commissione tecniche per
definire il problema. Questa inversione di
tendenza da parte dell’AIE è sicuramente
positiva. nella nostra sezione è emerso che
la professionalità del promotore e la sua
visibilità nel panorama nazionale e regionale (mass media, fiere a altro), pur se importanti, rimangono argomenti di secondo
piano rispetto ai problemi più importanti
quali: il dialogo con gli editori, i contratti,
l’informatizzazione dei dati adozionali. La
situazione appare favorevole in relazione sia
alle conflittualità che alle perplessità che gli
editori hanno con le istituzioni su alcune
tematiche come: prezzo e numero di pagine
dei libri ministeriali per le elementari, informatizzazione dei dati adozionali, vendite
dei libri scolastici da parte delle Poste, libri
on line e riforma delle superiori; più in
generale sulla situazione del mercato editoriale che ha avuto in questi ultimi anni dei
cambiamenti non indifferenti (vendita in
grandi distribuzioni, internet, grossisti e
altro) con difficoltà evidenti nel mantenere i
rapporti contrattuali attualmente in vigore.
La domanda che emerge in sezione è quindi
di verificare la possibilità di dialogare con
gli editori nel distinguere i contratti fra promozione e distribuzione secondo un modello standard nazionale. Il primo (la promozione) da calcolarsi sull’adottato con l’ab51
battimento percentuale della differenza globale adottato/venduto (potranno essere considerate macro aree omogenee). Per la distribuzione il contratto e più difficile da definire, considerando che non vi sono garanzie
in quanto la provvigione viene calcolata sul
distribuito fisico ed i movimenti di cui sopra
(grossisti, internet, grandi distribuzioni),
abbattono il valore distribuito senza provocare alcun compenso mettendo in crisi le
aziende di sola distribuzione e compromettendone il loro conto economico. Per
GIAdA l’assemblea di sezione ha contestato
l’operazione costo/ritorno inferiore all’aspettativa in termini di dati ricevuti. A livello politico però essa è servita a chiarire che
i dati adozionali sono di proprietà del
Ministero e non dell’AIE, che li dà ai soggetti che ritiene opportuno. Se questa è la
funzione del programma GIAdA, l’assemblea regionale ritiene forse esaurita la sua
funzione, sempre che avvengano nuovi
accordi con gli editori. Altro problema
emerso in assemblea regionale è stato quello relativo alla compilazione degli elenchi
insegnanti, a causa della normativa sulla privacy (legge 196 del 2003). Come poter ottenere dagli insegnanti l’assenso ed essere
presenti su un elenco (elenco scuola)? Quale
documento presentare ai dirigenti scolastici
per poter ottenere l’elenco degli insegnanti
ed il loro assenso? Chiediamo di poter ottenere delucidazioni dall’avvocato Potitò e
che le sue risposte e proposte siano pubblicate sul nostro sito internet nella zona riservata ai soci, in modo che tutti in maniera
univoca portino nelle scuole questa soluzione. La mia considerazione personale è che,
come spesso accade nella nostra associazione, siamo abituati a guardarci molto nello
specchio: abbiamo perso molto tempo nel
discutere sul programma GIAdA, argomento
a mio avviso superato dagli avvenimenti che
52
si sono succeduti nel mese di novembre.
Prende la parola il collega
Dino Pinato (Veneto).
Legge una lettera ricevuta
da un socio, che è sintesi
del pensiero comune della
sezione Veneto. Caro
Presidente, provo ad esprimere il mio pensiero sul
tema importante e complesso della prossima assemblea Nazionale:
”Dal dialogo tra le Associazioni al Nuovo
Contratto Editoriale”. In questi ultimi anni il
dialogo con il Ministero è stato sicuramente
positivo e finalmente l’ANARPE è riuscita
a far sentire la sua voce a proporsi nel
mondo della scuola come presenza attiva e
propositiva, che deve essere sempre presente nelle discussioni che riguardano i libri di
testo. Anche con l’ ALI mi sembra di capire
che i rapporti siano più che ottimali.
Dobbiamo quindi continuare per questa
strada migliorando sempre più il rapporto di
fiducia che si è creato con l’ ALI e soprattutto il Ministero. Continueremo così ad
entrare nelle scuole sempre a testa alta per
poter svolgere il nostro lavoro di propaganda e di vendita in maniera sempre più incisiva e professionale. Per quanto riguarda poi
il rapporto tra ANARPE e AIE non si può
certo dire che abbia avuto lo stesso fortunato cammino di quello col Ministero. La persistente volontà di non farci conoscere le
adozioni nazionali dimostra non soltanto la
loro necessità di controllo delle reti di propaganda con dati verificabili ma anche la
difficoltà di gestire un’equa distribuzione
delle provvigioni sul territorio nazionale,
soprattutto ora con gli evidenti cambiamenti dei canali di vendita (vedi grossisti come
CLESP, TXT, ecc.). L’aumento di comuni o
di regioni che attuano il prestito d’uso poi,
ha portato alla penalizzazione delle provvi-
gioni e all’impossibilità di sopravvivenza di
alcune grosse agenzie di propaganda. Gli
editori d’altronde hanno bisogno di reti di
propaganda solide, ben inserite nel territorio
e quindi in grado di intervenire tempestivamente a risolvere quei problemi che ormai si
verificano quotidianamente in ogni zona. La
riforma dei programmi nella media inferiore insegna! E la riforma delle superiori è in
arrivo!! Come mantenere allora reti efficienti e qualificate se le provvigioni sono
difficilmente calcolabili e se situazioni indipendenti dall’adottato le portano in calo?
Per il momento la soluzione meno dispendiosa e anche più facile da gestire per gli
editori sembra sia quella di stipulare contratti che liquidano le spettanze non in base
al fatturato ma in base all’adottato, creando
delle macro-zone dove una media del venduto sul territorio stabilisce la quota da attribuire alle varie agenzie che ci lavorano.
Però chi ha questo tipo di contratto viene
regolarmente penalizzato da verbali di adozioni non esatti, da sezioni aggiunte a settembre non verbalizzate, da vendite ad enti
regionali o scuole private non sempre documentabili ecc, ecc. Mi sembra evidente che
i contratti sull’adottato siano vantaggiosi,
oltre che per l’editore, solo per quelle agenzie che operano in zone dove le vendite
sono basse mentre ha penalizzato moltissimo quelle zone dove invece il venduto è
sempre stato più alto della media nazionale.
E poi l’Agente di commercio, con questo
tipo di contratto rimarrà tale? Come si farà
con i concessionari? Diventeranno tutti
agenti anche per la distribuzione? L’editore
ha sempre il coltello dalla parte del manico,
ma in questi momenti particolarmente delicati dobbiamo cercare di confrontarci sempre di più con lui per trovare soluzioni
comuni che riescono a coniugare guadagni
giusti per tutti e rapporti seri e duraturi.
Interviene
il
collega
Giuseppe Sciuto (Sicilia
orientale). In questa trentatreesima assemblea nazionale colgo importanti elementi di novità, che certamente sono da ascrivere
positivamente al presidente
Cerreto a cui diamo atto di aver ben lavorato in merito a: - consolidamento del rapporto con l’ALI - apertura AIE - adesione dei
colleghi della Varia all’ANARPE. Tutto ciò
fa ben sperare, anche se ho la sensazione
che siano stati gli eventi a trovare noi e non
viceversa, ma comunque siano andate le
cose importante è esserci. Resta a mio avviso al nostro interno l’atavico problema della
trasparenza e dell’informazione, momenti
importanti per l’associazione, che il nuovo
statuto avrebbe forse risolto se avesse applicato la relazione del Presidente scandita da
punti precisi: “valore della promozione sul
territorio; aggiornamento professionale del
promotore; immagine dell’associazione;
mercato editoriale e distribuzione; Riforma
della scuola e rapporti con il Ministero; dialogo con le associazioni; stato dell’associazione”. Merita grande attenzione e certamente approfondimenti, e chi potrebbe svolgere queste funzioni, se non specifiche commissioni previste dal nuovo statuto?
L’invito di Carta ad approfondire la conoscenza delle dinamiche nel panorama europeo è nello spirito della riforma dello statuto, sono assolutamente certo che nessuno
avrà da ridire sul costo di certe operazioni se
non mossi da ragioni diverse dagli obbiettivi dell’associazione.
Ferrara (Sicilia Orientale)
legge la sua relazione. Sulla
scorta delle brutte esperienze capitate durante la rac53
colta degli elenchi insegnanti che spesso ci
venivano negati delle scuole, il sette maggio
duemilacinque a Catania abbiamo deciso di
anticipare i tempi rispetto al censimento
docenti duemilasei organizzando degli
incontri con le istituzioni. In particolare l’incontro con i dirigenti della locale associazione presidi ha fruttato, a noi della Sicilia
orientale, la loro disponibilità a collaborare
proprio nella raccolta degli elenchi insegnanti messa in dubbio dall’interpretazione,
mai univoca, dalla legge sulla tutela della
privacy. Non abbiamo compreso perché il
nazionale non abbia fatto la medesima cosa,
nonostante la mia sollecitazione rivolta al
presidente Cerreto, incontrando il presidente nazionale della ANP prof. Giorgio
Rembado, perché ritengo sarebbe stato utile
al fine di chiarire i termini di applicazione
della legge, permettendo così con molta probabilità di impostare una politica di apertura e collaborazione in tutte le regioni piuttosto che spendere ulteriormente denaro utilizzando il materiale inviatoci dal nazionale
per spingere le scuole a darci gli elenchi.
Addirittura il presidente dei presidi siciliani
ci ha dato la disponibilità di comunicare con
tutti i dirigenti attraverso il loro sito. La
sezione ha anche lavorato con un incontro
successivo tenutosi sempre a Catania il dieci
settembre duemilacinque sulla questione dei
contratti e, nell’occasione citata, abbiamo
avuto modo di incontrare il massimo dirigente nazionale di un grande sindacato che
ci ha offerto diverse delucidazioni sui nostri
contratti e sulla nostra figura professionale e
per ciò che riguarda le nostre problematiche
inerenti ai contratti. Suggerisco quindi
anche al nostro presidente di avviare degli
incontri con i sindacati per chiarire alcune
questioni di notevole importanza, prima di
iniziare qualsiasi trattativa con gli editori.
Pacini: molte sono le cose che non vanno,
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vi è un disagio associativo al di là dei risultati ottenuti negli ultimi venti anni; i costi
complessivi sono troppo alti rispetto ai servizi ottenuti. È necessario un nuovo contratto per nuove prospettive di sviluppo e non
siamo ancora arrivati a niente. Mancano i
giovani all’interno dell’associazione, c’è
bisogno di un ricambio generazionale, vedo
troppo dirigismo, anche se questo è colpa di
tutti, ma il presidente di cui si chiede le
dimissioni, dovrebbe agevolare l’entrata di
giovani e di qualcuno a suo posto. Lessona,
il presidente AIE, si è posto come l’unico
gestore delle adozioni e non ho visto nessun
tipo di apertura nei nostri confronti. La figura del segretario nazionale è troppo potente,
sono racchiuse in lui troppe responsabilità e
dovremmo differenziare i compiti. Si ringrazia la classe dirigente per il bene dell’associazione.
Brunini: sono d’accordo sul rinnovo della
classe dirigenziale e faccio presente che le
spese sostenute dall’ANARPE sono soprattutto rivolte al mantenimento della struttura
stessa, più che alle manifestazioni.
Stefano Brambilla Ottobelli
(Lombardia). Stima inconfondibile va data al punto
relativo al dialogo fra le
associazioni, senza però
perdere di vista la nostra
identità. È apprezzabile
l’intervento del nuovo presidente dell’AIE Lessona,
che si presenta ad una nostra assemblea
dopo un decennio di silenzio. Non è condivisibile la sua dichiarazione circa il diritto
sul dato adozioni che lui vorrebbe esclusivo
per l’AIE, salvo poi girarlo agli accreditati
nel diritto stesso indicati dal Ministero. La
nostra figura è insostituibile, ma deve necessariamente adeguarsi, soprattutto nelle sue
forme giuridiche, all’inevitabile nuovo.
Dobbiamo trovare nuove garanzie, nuovi
modi per vederci liquidare il nostro lavoro,
nuovi modi che continuamente ci vedano
muoverci omogeneamente nei confronti
delle nostre mandanti. Non dobbiamo vergognarci nel voler migliorare le condizioni
del nostro lavoro. Lavoro che è una parte
importante, troppo importante nella nostra
vita. L’informatizzazione deve assicurarci
un grosso successo politico che ci ha portato ad essere interlocutore in maniera paritetica con quei soggetti che fino a qualche
tempo fa ci disconoscevano, al peggio ci
guardavano. Non deve però oggi trasformarsi in materia di scontro interno, riportandoci ad un’era preistorica, così definibile se
non prende in considerazione i cambiamenti occorsi. L’importante però è che le dinamiche associative debbano realizzarsi nella
massima trasparenza, sulla totale democrazia e sull’osservanza delle norme dello statuto. Dobbiamo renderci tutti rock, anzi
hard rock e non tornare a essere lenti.
Carmelo Russo: è stato fatto un passo avanti
rispetto agli anni scorsi, finalmente abbiamo
ricevuto una bozza della relazione dal presidente nazionale per poterla discutere in sezione. Preferisco spendere i soldi per avere consulenze su ipotesi contrattuali che per GIAdA;
non siamo più imprenditori ma impiegati;
occorre un ricambio generazionale.
Distante interviene nel
dibattito esprimendo alcune
sue considerazioni. A suo
parere il rapporto con l’ALI
è utile e da portare avanti,
con l’AIE si può e si deve
lavorare meglio. Lessona ha
le idee chiare: noi non rappresentiamo una parte della
filiera! Noi invece dobbiamo diventare parte
nei confronti degli editori: la nostra controparte è l’AIE. I sindacati ci servono a poco,
siamo libere associazioni (ANARPE ed
AIE); noi abbiamo contratti di diritto privato e non pubblico, dobbiamo quindi puntare
ad un reciproco interesse in ambito privato,
non rivendicare presunti diritti non riconoscibili facendoci rappresentare da un sindacato. Si deve rivedere l’accordo economico
collettivo dell’ottantotto, perché sono cambiate le realtà e bisogna ridiscuterne i cambiamenti con l’AIE non attraverso la conflittualità ma secondo un reciproco interesse
per migliorare il rapporto tra editore e rappresentante.
Emanuele
Canonici
(Marche): abbiamo un anno
di tempo per presentare
delle proposte serie per
cambiare la presidenza. Ho
assistito ad un consiglio
direttivo nazionale a settembre scorso molto maturo
e concreto. Chiedo che in
quest’anno si chiarisca il discorso su
GIAdA ed il rapporto con l’AIE. La prossima assemblea sarà elettiva, bisogna elaborare un nuovo percorso condivisibile dalla
maggioranza dei soci.
Carta replica che per far ciò serve maggiore
partecipazione e più proposte da parte dei
soci!
Milly Semeraro (Varia
Emilia) Noi della varia stiamo organizzando iniziative
che uniscono la promozione
dei libri con l’ANARPE e
speriamo di poter organizzare una manifestazione
culturale dove anche i promotori editoriali possano
partecipare attivamente.
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SEDE LEGALE DELL’ASSOCIAZIONE
Il presidente Cerreto segnala la necessità di
spostare la sede della segreteria e si propongono tre luoghi: presso lo studio commerciale Zanetti a Firenze, presso la sede della
segreteria nazionale, oppure presso la sede
della sezione Toscana. Distante suggerisce
di scegliere in base alla maggiore praticità.
Arnone suggerisce di scartare il suo ufficio
perché potrebbe esserci un cambiamento di
sede e si riproporrebbe il problema: a suo
avviso la sede di Firenze, in via ventiquattro
maggio, che tra l’altro è vicina alla stazione
ferroviaria è la soluzione migliore. Scaletta
dice che sarebbe meglio presso lo studio
Zanetti perché se ci fossero problemi, visto
che sono commercialisti, potrebbero aiutarci. Sulla possibilità di votare sul luogo della
sede legale dell’associazione l’assemblea
ritiene plausibile tutte le tre ipotesi, per cui
si decide all’unanimità di delegare la scelta
tra queste tre proposte al consiglio nazionale che si terrà a gennaio prossimo.
REPLICA DEL PRESIDENTE
NAZIONALE
Mi sento di dire che, tutto sommato, è stato
un buon dibattito, quanto meno sotto il profilo della maggiore partecipazione da parte
dei soci. Vanno bene anche le critiche della
Toscana e quelle espresse da Russo per la
Sicilia or.le, l’importante è che siano
costruttive. A mio avviso ho interpretato gli
interventi come una sostanziale approvazione del programma portato avanti dalla presidenza e dal consiglio, continuerò quindi su
questa strada. Il dialogo con le associazioni,
già ben avviato con ALI e SIL, è agli inizi
per quanto riguarda l’AIE. Ringrazio al
riguardo il collega Alati, che ha buona
memoria della storia dell’associazione e che
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ha sottolineato le ragioni sui passati mancati scambi AIE-ANARPE. Nell’iniziare il
confronto-dialogo con l’AIE dobbiamo però
saper cogliere e gestire eventi e cambiamenti, tutti avrete notato la difficoltà di Lessona
nel glissare sulla passata gestione delle adozioni fatta dall’AIE. Nel consiglio AIE qualche editore si sta portando verso una posizione più favorevole per l’ANARPE, resta
da vedere quali saranno gli sviluppi della
discussione a Roma. Se l’AIE rimane l’unico referente adozioni avremo fatto bene ad
imbastire una proposta di intesa con loro e
l’ALI per la gestione dei dati; se invece il
Ministero gestirà in proprio la banca dati, e
l’AIE rimarrà fuori, cosa che non credo,
non potremo far altro che seguitare a chiedere di ricevere i dati anche qualora con le
elezioni politiche di maggio cambiasse l’interlocutore politico. Se tutto procede normalmente si creerà una commissione tecnica per valutare il da farsi con ALI ed AIE.
Se andremo a firmare con l’AIE un accordo
sulle adozioni potremmo rinunciare alla
legittima pretesa di ricevere direttamente i
dati adozionali dalle scuole in cambio di un
rapporto più costruttivo con AIE per discutere sui problemi del settore che si concretizzi in un frequente calendario di incontri.
Circa il mancato riconoscimento dei dati
GIAdA da parte di RCS non c’è molto da
dire: è il solito gioco delle parti. Anche l’incontro con le Poste Italiane è stato importante e costruttivo. Gli aggiornamenti professionali e le manifestazioni culturali: sono
tutte iniziative fondamentali, il problema è
che costano, e soldi non ce ne sono.
Contratto: allo stato attuale è meglio il contratto di agenzia che quello di promozione,
però dobbiamo valutare le esigenze future
della categoria rispetto al mercato. Va bene
la proposta di Leiter: o spendiamo per ricevere consulenze valide o non si fa niente;
dobbiamo in caso di colloquio con gli editori essere preparati ad avanzare le nostre proposte e queste devono essere condivise dai
nostri associati; occorrerebbe preparare un
promemoria, utile come base di discussione
per le sezioni, sulle esigenze contrattuali più
sentite dai soci. Discuterà il consiglio direttivo nazionale di gennaio sulla proposta
Leiter; oltre a questo argomento ci sarà sicuramente da discutere su: adozioni, sede
legale, sistemazione, attività dell’associazione (stabilire concretamente come procedere). È bene ripetere per maggior chiarezza
dei soci che le proposte come le posizioni
possono essere dei singoli, ma la responsabilità delle scelte sono collegiali perché
assunte dal consiglio direttivo nazionale.
Potremmo indicare già da ora una data, proporrei il tredici o il venti gennaio. Sono inoltre d’accordo con coloro che propongono il
ricambio anche in un ottica generazionale,
ma deve essere sostenuto da una seria proposta, sia essa di alternativa che di continuità. Circolano voci sulle mie “dimissioni”,
probabilmente non mi sono espresso chiaramente; ho detto: di fronte ad una proposta
“seria” non mi ricandiderò per non creare
problemi al successore; se invece questa
non c’é, se rieletto farei l’ultimo mandato ed
in questo caso, se fosse indicato dai presidenti di sezione un vicepresidente disponibile, potremmo lavorare assieme per il futuro. Per ultimo desidero ringraziare pubblicamente Arnone per l’ottimo lavoro di gestione dell’associazione, senza di lui oggi probabilmente non saremmo qui a discutere di
queste cose: ha un carattere non facile che
però è bilanciato da una capacità non comune di gestire il funzionamento dell’associazione.
VARIE ED EVENTUALI
(Proposte per la sede della XXXIV Assemblea)
Prende la parola il collega
Massimiliano Lombardi.
A nome del direttivo della
sezione Campania, portiamo a conoscenza dell’assemblea la volontà della
sezione di organizzare la
XXXIV assemblea nazionale a Napoli: l’ultima volta
è stata fatta nel 1977! Abbiamo già individuato la probabile sede presso l’Hotel
MEDITERRANEO, un albergo a quattro
stelle situato in pieno centro. Sono in corso
trattative per il costo della camera singola, il
costo comunque non dovrebbe essere superiore ai cento euro, mentre la sala sarebbe
gratis. Chiediamo quindi all’assemblea di
accogliere questa nostra proposta per poi
definire tutti i dettagli operativi con il consiglio. L’assemblea vota all’unanimità l’accoglimento della proposta della sezione
Campania.
Sempre sull’argomento varie ed eventuali, il
collega Pinato prende la parola per presentare Maurizio Bazzacco, sviluppatore del
software per librerie “Lybro”, che da alcuni
anni collabora attivamente con la sezione
Veneto per lo sviluppo informatico dei servizi. In particolare in sezione Veneto ha realizzato un gestionale per i Fogli Visita
Scuola molto evoluto e di semplice utilizzo:
tale prodotto lo ha ceduto in proprietà esclusiva all’ANARPE e tutte le sezioni che vorranno utilizzarlo potranno farlo gratuitamente contattando il collega Pinato. I recapiti del suo ufficio sono: via Rizieri Serato,
84/C -35018- San Martino di Lupari (PD).
E-mail: [email protected] - tel.:0499461900 fax: 0495951126.
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CENARPIADE
CRONACA semiseria ma dettagliata della seconda “CENARPIADE” della Sezione Veneto
dell’ANARPE mentre corre il mese di luglio dell’anno del Signore 2006.
Da un invitato quasi speciale
Premessa del tutto personale.
Cosa non bisogna inventare per tenere viva e unita una sezione di giovani rampanti anarpini e una schiera di altri ex giovani; gli “antichi” o i “cavernicoli”, come dicono i teenagers
al giorno d’oggi.
Orbene.
Il 29 giugno “quando il grano è maturato, è nata una bambina col fior di rosa in mano”
recita una canzone popolare, mi raggiunge uno squillo di telefono.
La gaia inconfondibile voce di Dino Pinato, padovano DOC (lui afferma con orgoglio),
Presidente della Sezione Veneto dell’ANARPE, mi giunge inaspettata e molto gradita.
Dopo i convenevoli con qualche atroce battuta su annessi e connessi sessuali, spara una
proposta per niente indecente.
Ciao, Presidente (sono e resterò il suo e il loro Presidente mi dice ad ogni occasione) ti vorremmo con noi giovedì 6 luglio in quel dei Colli Euganei per una rimpatriata anarpina e
porta anche la Caterina” (che poi sarebbe mia moglie).
Sento e vedo sempre con fraterna gioia l’amico Pinato, succedutomi alla guida della
Sezione una decina di anni fa circa col piglio e l’entusiasmo giusti che, nonostante mutate
realtà del mondo della scuola e degli editori, continua a profondere con encomiabile paziente dedizione corroborato da Roberto Rigon, colonna portante della Sezione e altri amici di
‘sventura’.
Sai, mi dice, vista la difficoltà ad organizzare le tradizionali Anarpiadi per i costi diventati
proibitivi, ho pensato ad una serata conviviale aperta a tutti gli iscritti in attività compresi
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coloro che negli anni vi hanno fatto parte. Invito aperto anche ai famigliari. Visto il successo del primo incontro conviviale dello scorso anno ho ritenuto opportuno ripeterlo. Ho
organizzato infatti la “2^ Cenarpiade, (neologismo orrendo ma ‘A me me piace’ tende a sottolineare Pinato) per la sera. come ti dicevo, di giovedì 6 luglio alle ore 20.00 in un luogo
meraviglioso ai piedi dei Colli Euganei presso il Ristorante Relais ‘Parco delle Colline Golf Club Frassanelle’ in quel di Frassanelle di Rivolon (PD). (Dovrei riportare la dotta
citazione accreditata al Carducci per decantare tanta bucolica bellezza ma è cosa buona
stendere un velo pietoso. Il vate in questione non poetava certo nella lingua veneta). Vedrai
e sentirai che roba… E, udite udite, tutto a carico della Sezione…”
Perplessità mostruosa. Non mi vengono le parole per la sorpresa ma tra me e me penso. O
la Sezione ha vinto alla lotteria una milionata di euri o il vecchio Pinato da i numeri.
Intuito lo sgomento, giunge rassicurante la sua precisazione. “Nessun problema! Tranquillo.
Parsimonia, figliolo. parsimonia ed oculata gestione amministrativa”.
Commossi ringraziamenti per l’invito ma c’è un inghippo. Faccio presente le mie difficoltà nel guidare di notte. Con molto rammarico gli dico che dovrò, anzi, dovremo rinunciare
alla festa, visto che ci doveva venire anche la Caterina.
Niente da fare dovete esserci. È un ordine. Non preoccuparti: vi mando a prendere da qualche trevigiano. Ci penso io…”
E così è stato.
Alle 19.00 di giovedì 6 luglio una potente vettura dai fati a mandorla condotta da Bepi Zaro
del Gruppo Bragaggia, filava verso Padova e i Colli.
Ritrovo a Bresseolo di Teolo nel piazzale antistante la Villa Cavalli. Colà, alcune vetture
attendevano i ritardatari. E via verso Frassanelle e il decantato luogo collinare cupo, in quel
momento, per un brontolar di tuono tra basse nubi e qualche goccia.
Varcato il cancello del Golf Club e percorso un serpeggiante vialetto tra il verde dei prati
dove qualcuno si attardava per le ultime buche, il parcheggio accoglieva la lunga colonna
di vetture che si disponevano in ordine sparso.
Nonostante il tempo rincitrullito effettivamente il sito è da mozzafiato e ogni descrizione
risulterebbe insufficiente a decantarlo. Sul colmo del colle, dopo l’ultimo tratto di viale inibito alle vetture, un’imponente edificio si presentava nella sua rustica bellezza perfettamente inserito nell’ondulato mare di verde. Sotto il grande portico-tettoia era un fermento
di anarpini giunti qualche tempo prima. I più erano indaffarati attorno a tavoli imbanditi di
un sacco di appetibili porcherie impossibili da elencare per varietà e piacevolezza di gusti,
il tutto abbondantemente annaffiato dal bianco frizzantino dei colli, non disdegnato dalle
gentili ospiti, molto numerose per l’occasione.
Accoglienza più calorosa non ci poteva essere riservata da molti dei presenti, amici e colleghi di tante battaglie portate avanti dalla Sezione per lunghi anni. Qualche pelata e qualche capello bianco in più, qualche ruga indiscreta ma sempre con lo spirito giusto. Momenti
di intensa commozione tra la stupita meraviglia delle leve più giovani.
Alle 21,00 la numerosa brigata anarpina prendeva posto all’interno del porticato adibito a
ristorante (il tempo si era andato via via guastando non permettendo, come da programma,
di predisporre per la cena all’aperto). Tutto bene lo stesso. Una rosa a tutte le gentili signore consegnata personalmente dal duo Pinato-Rigon e, a seguire, un ulteriore brindisi ad apri59
re le portate: semplici ma deliziosamente gustose come il ‘risotto alla melanzane e timo fresco al mascarpone’ (bis a volontà), la deliziosa tenerissima ‘tagliata al rosmarino’ che si
scioglieva in bocca, le croccanti pommes de terre… . I Vini bianchi e rossi dei Colli ben si
adeguavano ad annaffiare molto, molto abbondantemente il tutto. A seguire un ‘trionfo di
frutta in bellavista’, deliziosa. Caffè, amari, grappe… Tutto ‘come ’na nòsse’ si qua nel trevigiano.
Vocìo, confusione, battute sagaci, dizione di poesie di un illustre poeta??, qualche tentativo
di canto, lampi di foto e lampi di temporale che brontolando si era fatto strada versando
improvvisi scrosci d’acqua sull’amenità di quel paradisiaco luogo.
Come ogni cosa a questo mondo, anche la seconda “Cenarpiade”, festa di colleghi bella
serena, priva della rivalità e rampogne che normalmente accompagnano l’annuale promozione editoriale si è andata via via spegnendo negli addii e negli arrivederci tra baci, abbracci, strette di mano.
Nessuna lacrima se non qualche goccia di pioggia a rigare involontariamente il viso di chi
tentava di raggiungere la vettura parcheggiata più sotto.
L’invitato quasi speciale
Emilio Gallina
da Frassanella di Rovolon, 6 luglio 2006
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NOTIZIARIO A.N.A.R.P.E.
numero 8 - novembre 2006
a cura della segreteria nazionale
pubblicazione della
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Resp. di redazione: Prof.ssa Nicoletta Marino - [email protected]
Redazione, impaginazione e progetto grafico: Antonio Arnone - [email protected]
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