Differenze occupazionali nello stato di salute e negli stili di
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Differenze occupazionali nello stato di salute e negli stili di
05-vannoni La 8-03-2005 11:06 Pagina 66 Medicina del Lavoro Med Lav 2005; 96 (suppl): s66-s84 Differenze occupazionali nello stato di salute e negli stili di vita nell’indagine ISTAT sulla salute 1999-20001 FRANCESCA VANNONI*, ***, M. DEMARIA**, D. QUARTA***, LIDIA GARGIULO****, G. COSTA***** * Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Torino ** Centro regionale per l’epidemiologia e la salute ambientale, ARPA Piemonte, Grugliasco (TO) *** Servizio regionale di Epidemiologia, ASL 5, Grugliasco (TO) **** ISTAT – Direzione centrale indagini condizioni e qualità della vita, Roma ***** Dipartimento di sanità pubblica e microbiologia, Università di Torino KEY WORDS Perceived health; lifestyles; occupation; social class; Italy SUMMARY «Differences of perceived health and lifestyle by occupational groups in the Italian ISTAT (Central Statistic Institute) health survey». Background: Little is known about the distribution by occupation of chronic illness, disability, morbidity, and lifestyles which put health at risk. Objectives: To provide a map of the social inequalities in various dimensions of health and lifestyle by social class and for specific occupational groups. To formulate a hypothesis about the mechanisms which generate these inequalities. Methods: Prevalence rate ratios and prevalence odds ratios of perceived health, chronic illness, disability, absenteeism, trauma, smoking, and obesity calculated with data from the 1999-2000 Italian ISTAT (Central Statistics Institute) health survey; the study population includes adults (aged over 18 years) employed, or searching for a job, or withdrawn from the workforce. Results: Among workers in manual unskilled labour, construction and agriculture are noted for worse health and more unhealthy lifestyles than average. For example, perceived bad health is more widespread among agricultural labourers (OR=1.63), masons and construction machine operators (OR=1.75), transport drivers (OR= 1.40), male caretakers, custodians, janitors and domestic help (OR=1.46), electro-technicians (OR=1.44), leatherworkers and shoemakers (OR=3.58), miners and quarrymen (OR=2.60), earthenware and stone workers (OR=2.14), garment and furnishings workers (OR=1.86); in female workers excess risk for perceived bad health was present among agricultural labourers (OR=2.08), caretakers, custodians, janitors and domestic helpers (OR=1.49), waitresses, cooks and bartenders, (OR=1.44), and textile workers (OR=1.67). Smoking was more widespread among chemical workers (OR=1.41), and in miners and quarrymen (OR=1.30). An excess risk of smoking of 20-25% was evident in spinners, weavers and finishers; masons, (and) builders; waiters, cooks and bartenders; garment and furnishings workers; porters and warehouse workers. The risk was 10% higher among foundry workers and forgers, plumbers, carpenters and welders, and transport drivers. Among women the propensity to smoke was higher among waitresses, cooks and bartenders (OR=1.37), cleaners, commerce and service workers (OR=1.22). Other occupational groups Corrispondenza: Francesca Vannoni, Servizio Regionale di Epidemiologia, Asl 5, Via Sabaudia 164, 10095 Grugliasco (TO) E-mail: [email protected] Questo lavoro, per il quale Francesca Vannoni ha effettuato tutte le elaborazioni e steso le varie versioni, è frutto di discussioni con tutti gli autori 1 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 67 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA 67 with an increased smoking prevalence, where women were less represented, included: chemical workers (OR=2.25), butchers (OR=1.97), postwomen (OR=1.58), plastics workers (OR=1.56), shippers (OR=1.37). Conclusions: It can be hypothesized on the one hand that there are factors and mechanisms common to the various occupational groups belonging to the same social class; on the other, there are factors and mechanisms specific to certain occupational categories. The latter can generate specific health subcultures. A greater integration between qualitative and quantitative research is recommended, which would yield better explanations of the observed inequalities. RIASSUNTO Poco è noto sulla distribuzione per occupazioni della morbosità cronica, della disabilità, della morbilità, delle abitudini di vita rischiose per la salute. L’obiettivo consiste nel 1) fornire una mappa delle disuguaglianze sociali in diverse dimensioni di salute e stili di vita per classe sociale e per specifici gruppi occupazionali; 2) formulare ipotesi sui meccanismi generatori delle disuguaglianze. Con i dati dell’indagine campionaria ISTAT sulla salute 1999-2000 sono stati calcolati i prevalence rate ratio e i prevalence odds ratio di salute percepita, morbosità cronica, disabilità, assenteismo, traumatismi, fumo e obesità. La popolazione in studio include le persone con almeno 18 anni, occupate, in cerca di occupazione e ritirate dal lavoro. Le occupazioni manuali dei servizi non qualificati, dell’edilizia e dell’agricoltura si distinguono per peggiore salute e abitudini di vita insalubri. Si ipotizzano, da un lato, fattori e meccanismi trasversali ai vari gruppi di occupazioni appartenenti alla medesima classe sociale e, dall’altro fattori e meccanismi specifici per determinate categorie occupazionali. Queste ultime possono generare specifiche subculture di salute. Per fini esplicativi si raccomanda una maggiore integrazione tra ricerca qualitativa e ricerca quantitativa. INTRODUZIONE La maggior parte della sorveglianza epidemiologica sulla salute lavorativa si è concentrata sulla mortalità per occupazioni o, al più, sull’incidenza di tumori per occupazioni. Poco è noto sulla distribuzione per occupazioni della morbosità cronica, della disabilità, della morbilità, delle abitudini di vita rischiose per la salute. È verosimile che alcune di queste condizioni siano correlate al tipo di lavoro perché ne hanno influenzato il meccanismo di accesso (ad esempio la riserva di posti di lavoro per i soggetti handicappati), mentre altre condizioni possono essere associate al tipo di lavoro perché influenzate o nella loro genesi o nella loro prognosi dalle condizioni di lavoro. In questo secondo caso esse potrebbero contribuire alla definizione di lavoro usurante. Per sottomettere a prova questo tipo di indicatori sono state analizzate le differenze occupazionali negli indicatori di stato di salute riferito, così come disponibili nell’indagine ISTAT sulla salute 1999-2000 che riporta l’informazione sull’occupazione. L’indagine consente inoltre di analizzare la distribuzione occupazionale di fattori di rischio per la salute, quale l’abitudine al fumo, che agiscono da confondenti attivi sui differenziali occupazionali di salute. Pertanto l’obiettivo di questo lavoro consiste, dapprima, nel fornire una mappa delle disuguaglianze sociali in diverse dimensioni di salute e nei comportamenti ad essa correlati in ragione sia della classe sociale sia di specifici gruppi di occupazioni. L’analisi descrittiva è preliminare alla formulazione di ipotesi sui vari meccanismi generatori delle disuguaglianze, in particolare di quelli che operano all’interno di specifiche categorie occupazionali, e alla valutazione della valenza euristica di un approccio allo studio delle disuguaglianze di classe basato sulle differenze fra occupazioni. METODI L’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, che approfondisce aspetti epidemiologici, comportamenti e ricorso ai servizi sanitari della popolazione, appartiene al sistema di indagini Multiscopo dell’ISTAT, ed è realizzata con cadenza quinquennale tramite intervista diretta su un cam- 05-vannoni 68 8-03-2005 11:06 Pagina 68 VANNONI E COLLABORATORI pione di famiglie distribuito su tutto il territorio nazionale. Le principali tematiche sanitarie sono inoltre sinteticamente indagate annualmente nell’indagine “Aspetti della vita quotidiana”. Nel 1999-2000 la dimensione campionaria dell’indagine sulla salute è stata notevolmente ampliata (campione teorico di 60.000 famiglie) al fine di migliorare i livelli di affidabilità delle stime per domini territoriali sub-regionali, raggiungendo a fine rilevazione il consistente numero di 52.300 famiglie intervistate (per un complessivo di circa 140.000 individui) (7). Il disegno campionario è di tipo complesso, a due stadi con stratificazione delle unità di primo stadio, rappresentate dai comuni italiani, mentre al secondo stadio le unità sono costituite dalle famiglie anagrafiche estratte dai comuni selezionati. Le caratteristiche oggetto di indagine vengono rilevate su tutti i componenti di fatto appartenenti alle famiglie anagrafiche incluse nel campione. Le stime pertanto si riferiscono a tutta la popolazione non istituzionalizzata. Le interviste sono state realizzate presso il domicilio delle famiglie-campione con il metodo dell’intervista diretta a tutti i componenti; alcuni domini dell’indagine (presenza di malattie croniche, percezione dello stato di salute ecc.) sono stati indagati attraverso un questionario per “autocompilazione”. Nei casi in cui l’individuo non era disponibile all’intervista (o perché assente e difficilmente reperibile tramite appuntamento, o perché non in condizione di rispondere: bambini, anziani non autosufficienti, ecc.), sono state accettate risposte proxy, cioè fornite da un altro componente familiare, contraddistinguendole dalle risposte dirette. La raccolta dei dati è stata effettuata con cadenza trimestrale al fine di mediare la stagionalità di alcuni fenomeni (ad esempio il verificarsi di malattie in forma acuta in conseguenza di variazioni climatiche, che possono produrre effetti anche in termini di maggior ricorso ai servizi sanitari), ed è stata realizzata sui 4 trimestri nei mesi di settembre/ dicembre 1999 e marzo/giugno 2000. La fonte informativa contiene l’occupazione acquisita in chiaro alla quale è stato attribuito il codice della classificazione delle professioni ISTAT 1991. Questa operazione è stata eseguita dapprima attraverso un programma di codificazione automatica delle occupazioni che ha classificato il 70% dei soggetti; a questa quota è stato aggiunto un ulteriore 20% attraverso una procedura semiautomatica assistita da un esperto2, raggiungendo un totale di 70376 classificati. L’analisi delle differenze è stata effettuata per classe sociale e per gruppi di occupazioni, selezionando come popolazione in studio le persone con almeno 18 anni, occupate, in cerca di occupazione e ritirate dal lavoro, per un totale di 81792 persone classificate per classe sociale e di 59792 individui con codice dell’occupazione a tre e a quattro digit. La classificazione delle professioni utilizzata è descritta nella nota metodologica in appendice alla monografia. La classe sociale è stata costruita tramite una ricodifica della posizione nella professione riprendendo la classificazione di Schizzerotto e coll (4)3. Tra queste quattro classi esistono le seguenti relazioni di dominio e di subordinazione: le classi borghesi sono sovraordinate a tutte le altre, la classe media impiegatizia e la piccola borghesia possiedono risorse di dominio equivalenti ed entrambe sono sovraordinate alla classe operaia; quest’ultima è subordinata a tutte le altre classi4. 2 Si ringrazia il dott. Michelangelo Filippi che ha curato la codifica semiautomatica Questi studiosi hanno identificano le classi sociali in base alla collocazione nella distribuzione di risorse di potere che condizionano lo svolgimento delle diverse attività lavorative. In questo caso è stata eliminata la distinzione tra il settore agricolo e quello industriale, applicata al modello originale sia per la piccola borghesia sia per la classe operaia. Inoltre gli imprenditori, i liberi professionisti e i dirigenti sono stati riuniti, come consuetudine, in un unico gruppo (le classi borghesi) per evitare problemi di robustezza statistica. Pertanto, rispetto al modello originario, il numero delle classi è stato ridotto a quattro: 1) classi borghesi; 2) classe media impiegatizia (costituita dagli impiegati); 3) piccola borghesia (ne fanno parte i lavoratori in proprio, i soci di cooperativa e i coadiuvanti); 4) classe operaia (operai specializzati e non specializzati, gli altri lavoratori dipendenti, gli apprendisti e i lavoratori a domicilio) 3 Con il modello di classificazione di Schizzerotto la collocazione di classe è attribuita in base alla dotazione delle risorse di potere che autorizzano lo svolgimento delle diverse attività lavorative e pertanto, in linea di principio, dovrebbe essere assegnata ai soli occupati al momento della rilevazione. Non dovrebbero quindi essere inclusi nelle 4 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 69 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA 69 Gli indicatori di salute utilizzati sono: – La salute percepita come misura della sensazione complessiva del proprio stato di salute attraverso i giudizi espressi in risposta alla domanda “Come va in generale la sua salute: molto male, male, discretamente, bene, molto bene” e ricodificati in male-molto male; discretamente; benemolto bene. – La morbosità cronica misura la presenza, riferita e diagnosticata da un medico, di specifiche malattie. Essa deriva da due domande, la prima quella in cui agli intervistati viene chiesto da quale delle patologie elencate è affetto; e la seconda quella in cui viene richiesto se è stata diagnosticata da un medico. Le differenze sono analizzate attraverso un indicatore riassuntivo della presenza di una o più di una malattia. In questo gruppo sono state selezionate le patologie che potrebbero essere correlate all’esperienza lavorativa svolta, in particolare le allergie, il diabete, la cataratta, l’ipertensione, l’angina, l’infarto e le altre malattie del cuore (le ultime tre accorpate in un unico gruppo relativo alle malattie cardiache), le vene varicose con il varicocele, le emorroidi, la bronchite cronica insieme all’enfisema e all’insufficienza respiratoria, l’asma bronchiale, le malattie della pelle, l’artrosi, la lombosciatalgia, l’osteoporosi, l’ernia addominale, l’ulcera gastrica o duodenale, la cefalea o emicrania ricorrente e, infine, gli altri disturbi nervosi. – La disabilità di lungo termine è conseguenza di malattie o invalidità sul grado di autonomia individuale per lo svolgimento di alcune fondamentali funzioni della vita. Nel rilevare il fenomeno della disabilità l’ISTAT fa riferimento ad una batteria di quesiti, predisposti da un gruppo di lavoro dell’OECD sulla base della classificazione OMS 5 (ICDH - International Classification of Desease, Disability and Handicap - 1980), che consentono di ricostruire specifiche dimensioni della disabilità: confinamento, difficoltà di movimento, difficoltà nelle funzioni quotidiane, difficoltà nella comunicazione6. Una persona viene definita disabile se presenta gravi difficoltà in almeno una delle citate dimensioni. – I traumatismi avvenuti nelle ultime quattro settimane misurano la frequenza degli eventi accidentali e sono rilevati attraverso la domanda “Nelle ultime quattro settimane le sue condizioni di salute sono state compromesse da ferite, fratture, contusioni, lussazioni, distorsioni, ustioni o altri disturbi dovuti a traumatismi, avvelenamenti, soffocamenti, ecc.?”. – La limitazione delle abituali attività durante le ultime quattro settimane, i giorni passati a letto e le assenze dal lavoro per problemi di salute costituiscono una misura di morbosità acuta. In questo caso si sono distinte la limitazione di almeno un giorno e la limitazione di almeno una settimana. Le differenze nell’assenteismo sono state analizzate in due gruppi distinti: negli individui che valutano come non buono il proprio stato di salute e in quelli che hanno riferito almeno una malattia cronica come diagnosticata dal medico. – Per il consumo di tabacco sono stati analizzati la diffusione dell’abitudine al fumo (distinguendo tra gli attuali fumatori, gli ex-fumatori e i non fumatori) e, come indicatore di dose, il numero di sigarette fumate in media al giorno (con la suddivisione in tre classi: 1-10, 11-20, più di 20 sigarette). – L’indice di massa corporea è un indicatore di salute obiettiva espresso come rapporto tra peso e altezza in metri al quadrato e sintetizzato secondo i valori di sottopeso (<18,5), normopeso (>=18,5 e <30) e obesità (>=30). Le misure di peso e altezza sono autoriferite. L’analisi delle differenze nella salute in ragione della classe sociale e dei gruppi di occupazioni ag- analisi i pensionati e i disoccupati in cerca di nuova occupazione. L’esclusione di questi ultimi non è però stata praticata perché provoca una forte restrizione del numero di soggetti classificati, tanto da non essere suggerita nemmeno da Schizzerotto e coll (4) 6 Per confinamento si intende costrizione permanente a letto, su una sedia, o nella propria abitazione; le difficoltà nel movimento comprendono le difficoltà di camminare, salire e scendere le scale, raccogliere oggetti da terra; le difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana includono la mancanza di autonomia a svolgere tutte quelle attività di cura della propria persona, quali il lavarsi da solo, farsi il bagno o la doccia, mangiare da solo; nelle difficoltà della comunicazione rientrano le limitazioni nel vedere, sentire e parlare 5 Sulla base della definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), per disabilità si intende “la riduzione o la perdita di capacità funzionale o dell’attività conseguente ad una menomazione” , sia quest’ultima di tipo anatomico, psicologico o fisiologico 05-vannoni 8-03-2005 70 11:06 Pagina 70 VANNONI E COLLABORATORI giustate per età e area geografica è stata effettuata tramite i modelli lineari generalizzati, con distribuzione degli errori binomiale e funzione di link logistica o logaritmica per, rispettivamente, gli odds di prevalenza (POR) e i rapporti di prevalenza (PRR). Nel calcolo dei POR e dei PRR per evento specifico in una categoria di esposizione (es. un determinato gruppo di occupazioni) i soggetti con un evento diverso da quello considerato (o con un evento specifico preso come riferimento) rappresentano i controlli esposti mentre tutte le altre categorie (es. i soggetti in altri gruppi di occupazioni) costituiscono la serie dei non esposti. Il gruppo di riferimento è costituito per la classe sociale dalla borghesia e per i gruppi di occupazioni di volta in volta da tutti gli altri gruppi, escluso quello esaminato. Le analisi sono state effettuate con la procedura GENMOD del package statistico SAS. Nelle tabelle allegate la dimensione dei rischi relativi è stata ordinata in modo decrescente al fine di evidenziare i gruppi di occupazioni significativamente più svantaggiati e più favoriti per ogni indicatore di salute. I risultati sono presentati stratificati per sesso per tenere conto delle notevoli variazioni fra uomini e donne nelle condizioni di salute, nei fattori di rischio e nel tipo di lavoro svolto, considerata l’occupazione quasi esclusivamente di parte femminile o maschile di alcune occupazioni. Le occupazioni che non figurano nelle tabelle sono quelle con nessun osservato. Nella tabella 3 sono riportati i rapporti di prevalenza e gli odds di prevalenza per gruppi di occupazione significativi o ai limiti della significatività per un sottinsieme di indicatori di salute e di comportamenti insalubri con almeno due osservati nei gruppi occupazionali considerati. Per i risultati non statisticamente significativi e per quelli relativi agli altri indicatori di salute analizzati si rimanda alle tabelle del CD. RISULTATI Salute percepita, morbosità cronica, disabilità Nei giudizi negativi sullo stato di salute (salute percepita come male – molto male) si osservano di- suguaglianze per classe sociale intense e regolari tra borghesia e classe media impiegatizia da una parte e l’insieme della piccola borghesia e della classe operaia dall’altra (tabella 1). Negli uomini un giudizio negativo sul proprio stato di salute compare significativamente in modo più frequente tra i lavoratori agricoli, gli edili e i finitori (per questi ultimi OR ai limiti della significatività statistica), i conduttori di mezzi di trasporto, il gruppo dei custodi, guardiani, bidelli e domestici, e, ancora, tra gli elettrotecnici, i pellettieri e calzolai, i minatori e cavatori, i lavoratori della ceramica e delle pietre, i lavoratori dell’abbigliamento e dell’arredamento tessile, più i macellatori. Tra le donne sono le lavoratrici agricole, le custodi, le bidelle e le domestiche, le cameriere, le cuoche, le bariste e le lavoratrici del tessile a presentare il quadro più sfavorevole. A queste si aggiungono le donne elettrotecniche, conduttrici di centrali e assemblatrici (tabella 3). La prevalenza di malattie croniche è negativamente correlata con la classe sociale in modo più netto nel caso di più di una malattia riferita (tabella 1). Negli uomini la relazione è regolare ma di intensità più modesta di quella osservata per la salute percepita (la classe operaia presenta un eccesso dell’8% per una malattia cronica e del 17% per due o più). Tra le donne il quadro è simile: gli eccessi nelle classi più sfavorite vanno dal 12% per una malattia cronica nella classe operaia al 22 e 28% per due o più malattie croniche, rispettivamente nella piccola borghesia e nella classe operaia. Le occupazioni che presentano più frequentemente e in modo significativo almeno due malattie croniche riferite sono di nuovo i conduttori di mezzi di trasporto e quelle dell’edilizia, come i carpentieri in legno, i finitori e i pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori (CD, tabella V b). A questi si aggiungono i fonditori e fucinatori, insieme ai custodi, guardiani, bidelli e domestici ed alle forze armate. Tra le donne in testa alle malattie croniche si osservano le lavoratrici dell’alimentare, le addette alle macchine utensili, le filatrici e tessitrici. Seguono le lavoratrici della carta, le infermiere e di nuovo, anche se con eccessi di rischio talvolta piuttosto contenuti, le lavoratrici agricole, quelle dei servizi domestici e della pulizia e quelle dell’abbigliamento. 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 71 71 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA Tabella 1 - Condizioni di salute e comportamenti insalubri in Italia 1999-2000 secondo la classe sociale*. Persone con almeno 18 anni, occupate, in cerca di occupazione e ritirate del lavoro Borghesia Uomini Classe Piccola media borghesia impiegatizia Classe operaia Donne Classe Piccola media borghesia impiegatizia Classe operaia Salute percepita discretamente PRR 1 1,17 1,27 1,35 1,18 1,37 1,41 (1,12-1,22) (1,23-1,32) (1,31-1,40) (1,12-1,25) (1,29-1,45) (1,34-1,49) Male - molo male OR 1 1,46 2,23 3,11 1,34 2,32 2,97 (1,23-1,73) (1,90-2,61) (2,69-3,59) (1,06-1,68) (1,84-2,92) (2,39-3,69) Morbosità cronica Una malattia cronica PRR 1 1,08 1,04 1,08 1,02 1,06 1,12 (1,03-1,14) (0,99-1,10) (1,03-1,13) (0,95-1,10) (0,98-1,15) (1,05-1,21) Almeno due malattie croniche PRR 1 1,16 1,11 1,17 1,08 1,22 1,28 (1,11-1,22) (1,06-1,16) (1,12-1,22) (1,02-1,16) (1,15-1,31) (1,21-1,37) Disabilità Almeno una disabilità OR 1 1,50 2,04 2,09 1,12 1,64 1,51 (1,20-1,88) (1,67-2,51) (1,72-2,53) (0,84-1,50) (1,24-2,16) (1,15-1,97) Confinamento individuale OR 1 1,15 1,82 1,81 0,82 0,96 0,88 (0,81-1,65) (1,33-2,50) (1,34-2,44) (0,57-1,18) (0,68-1,36) (0,63-1,23) Difficoltà nelle funzioni OR 1 1,24 1,91 1,77 0,93 1,71 1,38 (0,92-1,67) (1,46-2,48) (1,38-2,27) (0,63-1,38) (1,19-2,44) (0,97-1,96) Difficoltà nel movimento OR 1 1,44 2,44 2,17 0,96 1,76 1,56 (1,02-2,02) (1,80-3,31) (1,62-2,90) (0,63-1,47) (1,19-2,60) (1,06-2,29) Difficoltà, vista, udito e parola OR 1 1,75 1,68 1,72 1,11 1,39 1,38 (1,19-2,58) (1,16-2,44) (1,22-2,43) (0,61-2,01) (0,79-2,45) (0,79-2,38) Abitudine al fumo Fuma PRR 1 0,96 1,11 1,17 0,96 0,90 0,92 (0,93-1,00) (1,07-1,15) (1,13-1,21) (0,90-1,03) (0,83-0,98) (0,86-0,99) Fumava PRR 1 1,05 1,00 1,03 0,93 0,71 0,72 (1,01-1,09) (0,96-1,04) (1,00-1,07) (0,86-1,01) (0,65-0,79) (0,67-0,79) N. di sigarette fumate in media al giorno da 1 a 10 PRR 1 1,01 0,93 0,92 1,03 0,97 1,00 (0,96-1,06) (0,88-0,98) (0,88-0,97) (0,98-1,09) (0,92-1,04) (0,95-1,05) Da 11 a 20 PRR 1 1,03 1,06 1,07 0,93 0,99 0,97 (0,99-1,06) (1,02-1,10) (1,04-1,11) (0,86-1,01) (0,90-1,09) (0,90-1,06) Oltre 20 PRR 1 0,93 1,08 1,05 1,27 1,39 1,10 (0,86-0,99) (1,01-1,16) (0,99-1,12) (0,95-1,69) (1,00-1,93) (0,81-1,48) BMI Sottopeso OR 1 0,95 1,09 1,03 1,05 0,85 0,86 (0,63-1,42) (0,73-1,61) (0,72-1,47) (0,87-1,25) (0,68-1,05) (0,72-1,04) BMI obesità OR 1 0,99 1,24 1,25 0,87 1,95 2,16 (0,89-1,10) (1,12-1,37) (1,14-1,37) (0,71-1,06) (1,60-2,38) (1,79-2,60) * Rapporti di prevalenza e odds di prevalenza aggiustati per età e area geografica 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 72 72 VANNONI E COLLABORATORI La classe sociale è negativamente correlata anche con la disabilità (tabella 1). Per gli uomini della classe operaia e della piccola borghesia il rischio di avere almeno una disabilità appare più che raddoppiato rispetto alla borghesia. Gli eccessi di rischio più elevati si osservano nelle difficoltà nel movimento. Nelle donne le disuguaglianze rilevate sono meno intense e si concentrano prevalentemente nella piccola borghesia. La disabilità è una condizione molto più rara e presenta delle differenze significative negli uomini per i lavoratori agricoli, i custodi, guardiani, bidelli e domestici, i pellettieri e calzolai, gli addetti alle pulizie, i lavoratori dell’alimentare, gli infermieri e i tecnici sanitari, i conciatori e tintori di pelli e, infine, i macellatori (CD, tabella VI). Nelle donne risultano maggiormente a rischio le lavoratrici agricole, quelle del tessile, le custodi, guardiane, bidelle e domestiche, insieme ad altri gruppi di occupazio- ni meno presenti nella forza lavoro femminile, come le conciatrici e tintrici di pelli e le conduttrici di mezzi di trasporto. Traumatismi, salute funzionale, assenteismo I traumatismi fra gli uomini occupati occorrono con maggiore frequenza nella piccola borghesia e nella classe operaia (OR=rispettivamente 1,69 e 1,66) (tabella 2) e interessano soprattutto i muratori e conduttori di macchine edili, gli elettrotecnici, i fonditori e fucinatori, i gasisti, idraulici e termoidraulici e i gruisti e carropontisti (CD, tabella VII). Tra le donne il rischio di traumatismi risulta più elevato per le addette alla pulizia, le professioni tecniche, le lavoratrici dello spettacolo, le spedizioniere e scaricatrici, le esercenti di alberghi, bar e ristoranti, le agenti della pubblica sicurezza, le lavoratrici della plastica, fonditrici e fucinatrici, verniciatrici e galvanoplastiere. Tabella 2 - Indicatori di inabilità temporanea in Italia 1999-2000 secondo la classe sociale*. Persone occupate con almeno 18 anni Borghesia Uomini Classe Piccola media borghesia impiegatizia Classe operaia Donne Classe Piccola media borghesia impiegatizia Classe operaia Traumatismi OR 1 1,13 1,69 1,66 0,69 1,01 1,05 (0,89-1,44) (1,34-2,13) (1,34-2,06) (0,50-0,96) (0,70-1,47) (0,76-1,46) Limitazione delle abituali attività per malattie o disturbi almeno un giorno PRR 1 1,08 1,01 1,09 0,99 0,98 1,00 (1,00-1,17) (0,92-1,10) (1,02-1,18) (0,91-1,09) (0,87-1,10) (0,91-1,10) Almeno una settimana OR 1 1,29 1,53 1,56 1,00 1,08 1,26 (1,06-1,55) (1,26-1,84) (1,32-1,85) (0,80-1,25) (0,83-1,41) (1,00-1,58) A letto per malattie o disturbi almeno un giorno OR 1 1,13 1,22 1,24 1,23 0,96 1,30 (0,90-1,41) (0,97-1,54) (1,01-1,52) (0,95-1,59) (0,70-1,31) (0,99-1,70) Assenze dal lavoro almeno un giorno OR 1 1,44 1,30 1,90 1,11 0,90 1,30 (1,21-1,69) (1,09-1,54) (1,63-2,21) (0,92-1,36) (0,71-1,15) (1,06-1,59) Assenze dal lavoro di almeno un giorno e almeno una malattia cronica OR 1 1,27 1,28 1,90 1,17 0,88 1,13 (1,00-1,61) (1,01-1,63) (1,54-2,35) (0,89-1,54) (0,63-1,22) (0,85-1,51) Assenze dal lavoro di almeno un giorno e salute percepita = non bene OR 1 1,22 1,05 1,37 0,94 0,65 0,96 (0,96-1,55) (0,82-1,33) (1,11-1,70) (0,71-1,23) (0,46-0,90) (0,72-1,27) * Rapporti di prevalenza e odds di prevalenza aggiustati per età e area geografica di residenza 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 73 73 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA Tabella 3 - Condizioni di salute e comportamenti insalubri in Italia 1999-2000 per gruppi di occupazioni. Persone con almeno 18 anni, occupate, in cerca di occupazione e ritirate del lavoro Male molto male* Uomini Insegnanti Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti Medici, dentisti, psicologi, farmacisti >=2 mal. Croniche** 0,52 (03,8-0,72) 0,19 (0,11-0,33) 0,77 (0,66-0,90) 0,37 (0,22-0,61) 0,62 (0,47-0,81) 0,59 (0,40-0,85) 0,48 (0,32-0,71) 0,75 (0,60-0,94) 0,73 (0,61-0,87) Infermieri, tecnici sanitari Avvocati, magistrati, notai, commercialisti Professioni tecniche Dirigenti, imprenditori, legislatori, amministratori Impiegati di concetto Impiegati esecutivi Forze armate Lavoratori agricoli,allevatori, forestali Minatori, cavatori 1,63 (1,43-1,87) 2,60 (1,30-5,21) Fonditori, fucinatori Fuma** Obesità* 0,72 (0,65-0,81 0,44 (0,33-0,59) 0,50 (0,30-0,84) 0,45 (0,32-0,64) 0,87 (0,79-0,96) 0,85 (0,76-0,95) 0,86 (0,77-0,95) 0,80 (0,76-0,86) >=1 g. assenze lavoro*, *** 0,76 (0,60-0,96) 0,90 (0,82-0,99) 0,91 (0,86-0,96) 1,11 (1,04-1,19) 1,05 (1,01-1,09) 1,14 (1,00-1,31) 1,09 (1,00-1,19) 0,88 (0,84-0,93) 1,30 (1,06-1,60) 1,14 (1,06-1,23) 1,33 (1,07-1,64) 1,31 (1,17-1,46) 1,10 (1,01-1,20) Lavoratori della ceramica, delle pietre e del vetro Lavoratori dell’alimentare 2,14 (1,27-3,62) Macellatori 9,85 (3,65-26,56) Filatori, tessitori, finitori Lavoratori abbigliamento e arredamento tessile Pellettieri, calzolai 1,30 (1,07-1,58) 0,41 (0,22-0,76) 0,78 (0,61-1,00) 1,99 (1,47-2,69) 3,01 (1,42-6,36) Orafi, incisori, argentieri Carpentieri, saldatori 0,39 (0,18-0,87) 0,19 (0,09-0,41) 1,86 (1,12-3,08) 3.58 (2.23-5.72) 3,02 (1,91-4,79) 1,59 (1,18-2,14) 3,52 (1,55-7,95) 1,26 (1,08-1,48) 1,21 (1,04-1,40) 0.80 (0.65-0.99) (continua tabella 3) 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 74 74 VANNONI E COLLABORATORI Tabella 3 - (segue) Male molto male* >=2 mal. Croniche** Lavoratori del legno 0,46 (0,22-0,94) 0,40 (0,20-0,82) 1,75 (1,46-2,10) 1,48 (0,99-2,20) Pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori Elettrotecnici, conduttori centrali e assemblatori Gasisti, idraulici, termoidraulici 1,44 (1,04-1,99) Esercenti e addetti servizi persona e imprese 0,72 (0,61-0,85) 0,28 (0,13-0,61) Commessi e cassieri di negozio Gruisti, carropontisti 1,22 (1,14-1,31) 1,23 (1,12-1,35) 1,40 (1,13-1,72) 0,25 (0,07-0,92) 1,14 (1,00-1,30) 1,25 (1,20-1,31) 1,24 (1,15-1,33) 1,16 (1,02-1,33) 0,67 (0,52-0,86) 1,10 (0,99-1,22) 1,08 (1,03-1,14) 1,13 (1,03-1,23) 1,04 (1,00-1,08) 1,21 (1,14-1,28) 1,09 (1,04-1,15) 0,63 (0,52-0,77) 1,50 (1,22-1,84) 1,60 (1,41-1,83) 1,12 (0,99-1,28) 1,45 (1,02-2,07) Spedizionieri, imballatori 2,20 (1,21-4,01) Facchini, scaricatori 1,20 (1,04-1,37) Portalettere, fattorini postali Lavoratori del turismo e dello sport Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti Altre professioni 0,63 (0,44-0,91) 3,20 (1,47-6,96) Lavoratori marittimi Custodi, guardiani, bidelli, domestici 1,77 (1,03-3,02) 1,81 (1,49-2,20) 1,28 (0,99-1,67) 0,82 (0,70-0,97) Camerieri, cuochi, baristi Conduttori di mezzi di trasporto 1,43 (1,04-1,98) 1,41 (1,15-1,73) Lavoratori della plastica Finitori edili >=1 g. assenze lavoro*, *** 1,23 (1,04-1,44) Lavoratori della chimica Muratori, conduttori di macchine edili Obesità* 0,79 (0,71-0,88) Carpentieri legno Poligrafici Fuma** 1,46 (1,12-1,90) 1,07 (1,00-1,15) 1,31 (1,00-1,71) 0,71 (0,52-0,96) 1,39 (1,02-1,89) 1,07 (0,99-1,15) 1,22 (1,01-1,48) (continua tabella 3) 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 75 75 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA Tabella 3 - (segue) Male molto male* >=2 mal. Croniche** 0,40 (0,33-0,49) 0,84 (0,79-0,88) Fuma** Obesità* >=1 g. assenze lavoro*, *** Donne Insegnanti Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti 0,47 (0,39-0,56) 1,23 0,99-1,53) 0,12 (0,02-0,90) Assistenti sociali, religiosi Medici, dentisti, psicologi, farmacisti 1,91 (1,09-3,38) 0,18 (0,07-0,44) Infermieri, tecnici sanitari Avvocati, magistrati, notai, commercialisti 0,69 (0,54-0,87) 1,06 (1,01-1,12) 1,08 (1,00-1,18) 1,30 (1,04-1,62) 0,61 (0,47-0,79) 0,25 (0,11-0,57) Professioni tecniche 0,70 (0,53-0,92) 0,26 (0,10-0,67) Dirigenti, imprenditori, legislatori, amministratori 0,75 (0,59-0,97) 0,23 (0,07-0,80) 0,84 (0,77-0,91) 0,60 (0,46-0,79) Impiegati di concetto 0,30 (0,12-0,76) 0,72 (0,57-0,91) 0,51 (0,37-0,70) Impiegati esecutivi Lavoratori agricoli,allevatori, forestali 2,08 (1,80-2,41) 1,04 (1,01-1,07) 1,06 (0,99-1,13) 0,53 (0,42-0,67) 0,37 (0,32-0,42) 1,74 (1,55-1,96) Fonditori, fucinatori 6,54 (1,43-30,00) Addetti macchine utensili, meccanici, assemblatori 1,12 (1,02-1,22) 2,15 (1,39-3,33) Verniciatori e galvanoplastieri 25,61 (6,92-94,81) Orafi, incisori, argentieri 3,97 (1,73-9,11) Lavoratori della ceramica, delle pietre e del vetro 0,84 (0,71-0,99) Lavoratori dell’alimentare 1,14 (1,06-1,22) Macellatori Filatori, tessitori, finitori Lavoratori abbigliamento e arredamento tessile Lavoratori della chimica 0,55 (0,30-0,98) 1,65 (1,09-2,51) 1,97 (1,20-3,24) 1,67 (1,20-2,32) 1,07 (1,01-1,13) 0,73 (0,58-0,93) 1,04 (1,00-1,09) 15,87 (2,51-100,20) 2,25 (1,47-3,45) 3,82 (1,06-13,69) (continua tabella 3) 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 76 76 VANNONI E COLLABORATORI Tabella 3 - (segue) Male molto male* >=2 mal. Croniche** Lavoratori della plastica Fuma** Obesità* 1,56 (1,01-2,41) Cartai, cartonai, cartotecnici 1,16 (1,02-1,32) 2,20 (1,84-2,63) Muratori, conduttori di macchine edili 6,17 (1,54-24,78) Elettrotecnici, conduttori centrali e assemblatori 3,39 (1,56-7,38) Gasisti, idraulici, termoidraulici 13,30 (2,00-88,25) Esercenti e addetti servizi persona e imprese 0,72 (0,60-0,88) 4,87 (1,11-21,40) 1,22 (1,14-1,31) Commessi e cassieri di negozio Camerieri, cuochi, baristi 0,59 (0,46-0,76) 0,67 (0,51-0,88) 1,44 (1,10-1,88) 1,05 (1,00-1,10) 1,37 (1,26-1,49) Gruisti, carropontisti 2,70 (1,74-4,21) Spedizionieri, imballatori 1,36 (1,03-1,79) Portalettere, fattorini postali 1,58 (1,10-2,27) Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti Custodi, guardiani, bidelli, domestici >=1 g. assenze lavoro*, *** 1,49 (1,23-1,81) 1,63 (1,34-1,98) 0,72 (0,52-0,99) 4,17 (2,31-7,55) 1,07 (1,01-1,13) 1,17 (1,02-1,33) 1,42 (1,07-1,89) 1,06 (1,03-1,10) 0,88 (0,79-0,97) 1,32 (1,12-1,56) 1,62 (1,24-2,10) * Odds di prevalenza aggiustati per età e area geografica di residenza ** Rapporti di prevalenza aggiustati per età e area geografica di residenza *** Persone occupate con almeno 18 anni Le differenze per classe sociale nella limitazione temporanea delle attività quotidiane negli uomini occupati sono intense e regolari quando si considerano quelle superiori ad una settimana (PRR=1,22 per la classe media impiegatizia, 1,40 per la piccola borghesia e 1,42 per la classe operaia) (tabella 2). Il peggioramento nella dimensione della salute funzionale riguarda prevalentemente i muratori e conduttori di macchie edili, gli addetti alle macchine utensili, i fonditori e fucinatori (ai limiti della significatività statistica), i commessi e i cassieri di negozio, i pavimentatori stradali, i portalettere e gli orafi (CD, tabella IX). Non si rilevano invece differenze significative per classe sociale nelle donne, ma solo degli eccessi di rischio a sfavore di un ristretto gruppo di occupazioni, probabilmente per la scarsità delle osservazioni e, più in particolare, per le custodi, le infermiere e le lavoratrici della plastica. La frequenza delle assenze dal lavoro di almeno un giorno per problemi di salute cresce nelle classi non borghesi (OR=1,44 per la classe media impiegatizia, 1,30 per la piccola borghesia e 1,90 per la classe operaia) (tabella 2). Le differenze rimangono della stessa consistenza quando si analizzano solo le 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 77 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA persone con almeno una malattia cronica, mentre si attenuano considerevolmente nel gruppo che riferisce un cattivo stato di salute (salute percepita come non bene). Gli impiegati esecutivi, i muratori e conduttori di macchine edili, gli elettrotecnici, conduttori di centrali e assemblatori, fonditori e fucinatori, i lavoratori del legno, i lavoratori della ceramica e delle pietre, i poligrafici, gli spedizionieri, i gruisti e gli orafi sono i lavoratori che con maggiore probabilità si assentano dal lavoro per almeno un giorno (tabella 3). Tra le donne la probabilità di assentarsi dal lavoro è maggiore per le infermiere, per le custodi, guardiane, bidelle e domestiche, per le spedizioniere e imballatrici e per il gruppo costituito dalle assistenti sociali e dalle religiose. A questi gruppi di occupazioni se ne aggiungono alcuni con una proporzione molto bassa di donne fra gli occupati. Analogamente alle differenze per classe sociale il quadro non cambia di molto quando si analizza l’assenteismo in presenza di morbosità cronica (CD, tabella XI) o di un cattivo stato di salute percepita (CD, tabella XII). L’occorrenza di problemi di salute che inducono a stare a letto cresce di circa il 10% negli uomini della piccola borghesia e della classe operaia. I commessi e cassieri di negozio, i carpentieri e saldatori, gli spedizionieri e imballatori, sono i lavoratori che riportano il rischio maggiore di stare a letto almeno un giorno per problemi di salute (CD, tabella XIII). A questi gruppi di occupazioni si aggiunge anche quello degli avvocati, magistrati, notai e commercialisti che, per la prima volta rispetto a tutte le altre dimensioni di salute fino a qui considerate, risultano in una posizione sfavorita con un eccesso di rischio di circa il 30%. Fra le donne occupate, le impiegate esecutive, le infermiere e le spedizioniere risultano le lavoratrici che in proporzione maggiore sono state a letto per problemi di salute. I fattori di rischio L’abitudine al fumo analizzata in relazione alla classe sociale presenta andamenti opposti nei due sessi: mentre negli uomini si osserva una relazione inversa, nelle donne la relazione tra consumo abitua- 77 le di tabacco e classe sociale risulta, anche se solo lievemente, di tipo diretto (tabella 1). Negli uomini la proporzione di fumatori aumenta dell’11% nella piccola borghesia e del 17% nella classe operaia; nelle donne diminuisce rispettivamente del 10% e dell’8%. Le differenze di genere nelle disuguaglianze risultano determinanti anche tra coloro che avevano l’abitudine al fumo in passato. La prevalenza di exfumatori non varia per classe sociale negli uomini mentre diminuisce di circa il 30% nelle donne della piccola borghesia e della classe operaia. Considerando il numero medio giornaliero di sigarette fumate e facendo riferimento solo ai fumatori “accaniti”, ovvero a coloro che consumano più di 20 sigarette al giorno non si osservano differenze significative per classe sociale. Tra gli uomini le occupazioni in cui risulta maggiormente diffusa l’abitudine al fumo sono quelle dei lavoratori della chimica e quelle dei minatori e cavatori (tabella 3). A seguire, c’è l’insieme di occupazioni che presentano un incremento del 20-25% nella prevalenza di fumatori. In questo gruppo rientrano i filatori, tessitori e finitori, i muratori e gli edili, i camerieri cuochi e baristi, i lavoratori dell’abbigliamento e dell’arredamento ed, infine, i facchini e gli scaricatori. I fonditori e fucinatori, gli idraulici, i carpentieri e saldatori e i conduttori di mezzi di trasporto presentano tutti una prevalenza di fumatori del 10% superiore rispetto a quella registrata nelle altre occupazioni. Viceversa, i lavoratori del turismo e dello sport, gli insegnanti, i lavoratori del legno, i pellettieri e calzolai, le professioni tecniche, gli infermieri e i tecnici sanitari, gli avvocati, magistrati, notai, commercialisti, medici, dentisti, psicologi e farmacisti, i lavoratori agricoli, gli allevatori e i forestali, gli impiegati di concetto e, infine, gli impiegati esecutivi, presentano tutti una diminuzione significativa della propensione a fumare rispetto alle altre occupazioni. Tra le donne viceversa la composizione occupazionale delle fumatrici è più articolata, con eccessi significativi tra le cameriere cuoche e bariste, tra le addette alle pulizie, le esercenti e le addette di servizi alla persona e alle imprese. A questi gruppi di occupazioni sono da aggiungere altre occupazioni relativamente meno diffuse nel genere femminile rispetto a quelle appena richiamate: le lavoratrici della chimica, le 05-vannoni 8-03-2005 78 11:06 Pagina 78 VANNONI E COLLABORATORI macellatrici, le portalettere, le lavoratrici della plastica e le spedizioniere. La classe sociale sembra essere un fattore che, seppur con modalità ed intensità diverse per uomini e donne, svolge un ruolo importante nello sviluppo di un aumento o di una diminuzione indesiderata di peso. Per entrambi i sessi la prevalenza dell’obesità risulta inversamente proporzionale alla classe sociale (tabelle 1 e 2). Le disuguaglianze appaiono più elevate nelle donne, con eccessi di rischio raddoppiati nella piccola borghesia e nella classe operaia, mentre negli uomini questi eccessi si assestano intorno al 25%. Le diminuzione del peso al di sotto dei valori normali non presenta variazioni significati-ve per classe sociale né per gli uomini, né per le donne. L’obesità costituisce un rischio maggiore, indipendentemente dal sesso, per i lavoratori dell’alimentare, per quelli agricoli insieme agli allevatori, per gli addetti alla pulizia e raccolta rifiuti, per i custodi, guardiani, bidelli e domestici e, infine, per i camerieri, i cuochi e i baristi (tabella 3). A questi si aggiungono per gli uomini anche i macellatori, i conduttori di mezzi di trasporto, le forze armate, i lavoratori marittimi, più i muratori e conduttori di macchine edili. Per le donne, completano la lista le addette alle macchine utensili, le lavoratrici della chimica, orafi, incisori e argentieri. Il sottopeso appare invece un problema che coinvolge maggiormente le insegnanti, le lavoratrici dello spettacolo, insieme ad artisti e giornaliste e le spedizioniere (CD, tabella XVIb). DISCUSSIONE I dati dell’indagine ISTAT sulle condizioni di salute del 1999-2000 permettono di ricavare stime abbastanza stabili delle differenze nella prevalenza in alcune condizioni importanti per la discussione sui lavori usuranti. In conclusione, questa fonte informativa rafforza l’impressione che un certo gruppo di occupazioni manuali dei servizi non qualificati e di settori come l’edilizia e l’agricoltura soffrano di un particolare carico di morbosità che può essere misurato attra- verso indicatori di salute autoriferita. Inoltre, molte di queste differenze si accompagnano anche con differenze nelle abitudini di vita nocive per la salute, come il fumo, che potrebbero sia rappresentare il modulo reattivo del lavoratore alle condizioni di vita e di lavoro sfavorevole e, al tempo stesso, costituire i determinanti prossimali dei problemi di salute evidenziati. Per contro, le professioni liberali risultano godere di migliori condizioni di salute e appaiono meno propense all’assunzione di comportamenti nocivi, con però delle differenze di genere nella diffusione dell’abitudine al fumo che risulta più bassa solo tra gli uomini, mentre nelle donne la protezione da fattori insalubri a favore delle professioniste riguarda solamente il minore rischio di obesità. Fa eccezione il gruppo costituito dai medici, dentisti, psicologi e farmacisti che risulta protetto per entrambi i fattori di rischio in entrambi i generi. Il profilo delle differenze occupazionali nella salute che emerge dall’indagine ISTAT 1999-2000 dimostra che questi indicatori possono dare un contributo significativo alla definizione di lavoro usurante, in particolare quando accostati a quelli di mortalità su cui, finora, si è maggiormente concentrata la letteratura epidemiologica. Ad esempio, le occupazioni delle costruzioni emergono come occupazioni ad alta prevalenza di condizioni di salute sfavorevoli, mentre il loro livello medio di mortalità le classificava come particolarmente favorite, a causa dei meccanismi di selezione per lo svolgimento di una determinata occupazione condizionati da un buon stato di salute di partenza (5, 18). Analogamente, molte altre occupazioni mostrano un profilo di salute più o meno consistente con il profilo di mortalità o di sicurezza, e la combinazione di queste valutazioni può aiutare a stimare l’impatto complessivo del lavoro sulla salute, ammesso che si riesca a fare luce sui meccanismi che determinano le associazioni della salute con la classe sociale e l’occupazione. Fra questi meccanismi si possono distinguere quelli che operano ad un elevato livello di generalità, in quanto trasversali alle singole classi sociali (ad esempio quelli comuni a tutti i lavoratori di classe operaia), e quelli, invece, specifici per gruppi omogenei di lavoratori che svolgono la medesima 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 79 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA occupazione. La riflessione sui risultati riferiti ad entrambi i livelli consente di sviluppare alcune considerazioni sulle potenzialità e i limiti per lo studio delle disuguaglianze sociali nella salute correlate al lavoro. In tutti e due i casi la relazione della salute percepita e della morbosità cronica con la classe sociale e con l’occupazione risulta difficile da interpretare, sia a causa della natura trasversale dell’indagine utilizzata, che quindi impedisce di individuare i nessi temporali, sia per l’impossibilità di approfondire lo studio di questa relazione con i dati a disposizione. Dalla letteratura risultano molteplici i fattori che sono responsabili della compromissione dello stato di salute dei lavoratori, ma su molti di essi l’Indagine Salute 2000 non fornisce nessuna informazione. Fra questi si possono distinguere essenzialmente l’esposizione a sostanze nocive o al rischio di infortuni7 e una serie di fattori psico-sociali (12, 14). Lo svolgimento di una determinata occupazione, oltre a esercitare una forte influenza sulle condizioni economiche, sulle opportunità e sullo stile di vita, contribuisce, infatti, ad alimentare l’autostima, a generare la sensazione di privazione relativa e produce stress (13, 16). Pertanto con i dati dell’indagine ISTAT è solamente possibile limitarsi a formulare delle ipotesi interpretative nella prospettiva di fornire indicazioni per eventuali approfondimenti da effettuare con studi disegnati ad hoc, di natura quantitativa e qualitativa. Per i riferimenti ai numerosi studi epidemiologici e di medicina del lavoro effettuati in Italia sull’esposizione ad agenti morbigeni fisici e chimici sul luogo di lavoro e i rischi per l’incolumità personale correlati allo svolgimento di mansioni pericolose si veda Marinacci C, Cois E, 2004 (12). Qui basti sottolineare che, secondo una stima del progetto CAREX (Carginogen Exposure), circa il 24% della forza lavoro italiana sarebbe esposta ad agenti cancerogeni (14) e che da uno studio comparativo condotto nell’ambito dell’International Social Survey Program (ISSP) nella classe operaia è emersa una maggiore tendenza a riferire di lavorare in condizioni insalubri e pericolose, con conseguenti ripercussioni anche sulla tensione psichica. La percezione dei rischi nel lavoro, indipendentemente dalla reale presenza di condizioni insalubri e pericolose, è infatti risultata associata ad un aumento dello stress dichiarato (Roberts JT, Baugher JE, 1995; 32 (2): 235-249; citato in Marinacci C, Cois E, 2003) 7 79 Per quanto riguarda i meccanismi collocati al livello più alto di generalità, il rischio di riferire delle cattive condizioni di salute in tutte le dimensioni considerate e di avere una maggiore propensione verso i comportamenti insalubri a sfavore della classe operaia è riconducibile ad una serie di fattori che probabilmente agiscono in modo trasversale rispetto a tutti i gruppi di occupazioni che rientrano in questa classe. Limitando il campo alle caratteristiche del lavoro, le persone di classe operaia svolgono prevalentemente attività monotone, con un basso controllo sul processo lavorativo (10) e senza possibilità di un significativo miglioramento della mansione o di beneficiare di occasioni di apprendimento (6). Tutti questi fattori esercitano degli effetti negativi sulla motivazione al lavoro e sulle opportunità di crescita occupazionale (6). Inoltre, possono provocare un peggioramento dello stato di salute e l’assunzione di comportamenti insalubri come reazione alla frustrazione per lo svolgimento di un’occupazione povera di gratificazioni e poco remunerativa. La propensione a fumare, per esempio, può essere associata ad un basso salario, in seguito allo stress generato dalle preoccupazioni economiche e a un generale malcontento per il successo personale. Questo tipo di spiegazione probabilmente vale per gran parte dei lavoratori di classe operaia, anche se sarebbe necessario controllare se ci sono delle differenze significative in termini di ricompense e soddisfazioni fra occupazioni classificate in questa classe. I dati a disposizione non consentono tuttavia di effettuare delle distinzioni di questo genere. Dal rapporto di Gallie e Paugam è emerso che i professionisti e gli impiegati riportano livelli eccezionalmente elevati di coinvolgimento nella loro attività lavorativa e che, per contro, gli artigiani e i lavoratori che svolgono occupazioni elementari riferiscono livelli significativamente inferiori (6). La qualità dei compiti richiesti dal lavoro è determinante per il mantenimento della capacità di apprendimento delle persone ed è anche risultata un importante fattore che modula gli effetti della pressione del lavoro sullo stress e sul benessere psicologico (6). Inoltre negli ultimi anni le occupazioni elementari hanno avuto minori opportunità di miglioramento nei compiti e nelle responsabilità richieste dallo svolgimento del loro lavoro (6). A questo riguardo 05-vannoni 80 8-03-2005 11:06 Pagina 80 VANNONI E COLLABORATORI sarebbe interessante controllare, attraverso analisi di trend, se a questi cambiamenti del mercato del lavoro sia corrisposto anche un intensificarsi delle disuguaglianze sociali di salute. I lavoratori confinati a svolgere mansioni di bassa qualità hanno, inoltre, minori opportunità di acquisire o di mantenere la competenza necessaria per assicurarsi la stabilità occupazionale in un mondo di rapidi cambiamenti tecnologici ed economici. Anzi, queste categorie sono maggiormente sottoposte alle pressioni che spingono fuori dal mercato del lavoro. I lavoratori di classe operaia sono infatti risultati maggiormente vulnerabili al licenziamento e quindi agli effetti negativi che la preoccupazione per la condizione precaria e le conseguenti difficoltà economiche hanno sulla salute (6). Considerando gli aspetti relativi all’apprendimento o alla salute fisica correlati alla qualità delle mansioni, Paugam e Gallie concludono che abbiamo assistito ad un fallimento nel raggiungere un significativo miglioramento nell’ambiente di lavoro negli ultimi anni (6). Da tutte queste considerazioni emergono i limiti della fonte informativa per lo studio della relazione lavoro-salute e l’indicazione di possibili integrazioni. Per esempio, in merito ai fattori psicosociali si potrebbe prevedere un’edizione speciale dell’indagine che includesse nello strumento di rilevazione la scala predisposta da Karasek e/oppure quella di Siegrist. La prima scala consente di individuare i lavoratori con un basso livello di controllo sui tempi e modi di esecuzione del proprio lavoro (inclusa l’instabilità lavorativa) (job decision latitude) e un elevato grado di richieste psicofisiche (demand) (8-10, 13). Il modello di Siegrist, invece, stima l’eventuale squilibrio tra sforzi (efforts) e ricompense (rewards) di denaro, di stima e di opportunità di carriera, inclusa anche la sicurezza del lavoro (17). Ovviamente l’inclusione di una sezione specifica per ognuna di queste scale rappresenta un forte appesantimento del questionario. Lo stesso problema non riguarda, invece, altre importanti informazioni che potrebbero essere raccolte senza comportare un completo stravolgimento dell’intero sistema di rilevazione. Una di queste riguarda, senz’altro, le forme di lavoro atipico e la precarietà della condizione lavorativa. Gli scenari dei cambiamenti delle struttura della forza lavoro suggeriscono che stiamo as- sistendo ad una sempre maggiore polarizzazione tra un segmento di forza lavoro sicuro e uno insicuro, con i lavoratori meno specializzati intrappolati in un settore di impiego in cui ci sono elevate probabilità di alternare periodi di occupazione a breve termine a periodi di disoccupazione. Occorrerebbe pertanto analizzare l’impatto della precarietà delle condizione lavorativa sulle diverse dimensioni di salute e l’interazione con il tipo di occupazione svolta, ipotizzando di rilevare intense disuguaglianze all’interno di ogni gruppo di occupazioni a sfavore dei lavoratori precari rispetto a quelli assunti a tempo indeterminato. Inoltre l’indagine, data la sua natura trasversale, non permette di analizzare l’impatto che i mutamenti occupazionali e istituzionali, da un lato, e gli avanzamenti di carriera, dall’altro, hanno sulla salute e sui comportamenti ad essa correlati. Queste diverse fonti di trasformazione possono provocare uno stress psicologico maggiore che in altri momenti a causa del mutamento dell’identità e degli orizzonti nelle ambizioni personali. Un altro dato particolarmente utile riguarda il numero di dipendenti, necessario per individuare i lavoratori titolari di imprese con e senza dipendenti e per controllare alcune ipotesi relative ai fattori e ai meccanismi che incidono negativamente sulla loro salute. La piccola borghesia presenta un profilo di salute sovrapponibile a quello della classe operaia, ad eccezione della minore propensione ad assentarsi dal lavoro in presenza di problemi di salute, cosa che rischia di aggravare ulteriormente il loro stato di salute. In un precedente studio sulla mortalità, sulla morbosità riferita e sui comportamenti insalubri il profilo epidemiologico dei lavoratori autonomi era risultato intermedio tra quello di imprenditori, liberi professionisti e dirigenti, da un lato, e quello degli operai dall’altro (2)8. Osservando più da vicino la relazione tra posizione sociale e salute era emersa l’anomalia dei titolari di imprese individuali senza dipendenti che mostravano un profilo Questo studio è stato condotto analizzando i dati dello Studio Longitudinale Torinese, un sistema informatizzato di sorveglianza della mortalità e della morbilità della popolazione torinese e i dati dei sovracampionamenti piemontesi delle indagini Multiscopo dell’ISTAT 1994 e 1995 8 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 81 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA epidemiologico sistematicamente meno favorevole degli operai specializzati e, talvolta, peggiore di quello degli operai comuni. Cardano ha individuato nel contenuto e nei carichi di lavoro la spiegazione più plausibile di queste differenze: il lavoro autonomo in imprese di piccole dimensioni, imprese individuali, esporrebbe a due peculiari fattori di rischio: l’erosione del tempo di cui ciascuno necessita per la cura dalla propria salute e lo stress psicosociale. Infatti nella ricerca di Gallie e Paugam i lavoratori autonomi seppure fossero risultati più favoriti rispetto ai lavoratori dipendenti per lo svolgimento di mansioni meno monotone e ripetitive, erano tuttavia maggiormente a rischio di soffrire di un maggiore stress psicologico, presumibilmente come riflesso dell’ansia indotta dalle responsabilità per fare fronte alla variabilità delle condizioni finanziarie (6). È plausibile che in alcuni gruppi di occupazioni siano particolarmente pronunciate le ripercussioni sulla natura delle interazioni, sui sistemi di valori, sugli atteggiamenti e sui comportamenti prodotti da condizioni di forte squilibrio nei già citati modelli di Karasek (richieste-controllo) (9, 10) e di Siegrist (sforzi-ricompense) (17). Più in particolare, pur considerando che in generale lo squilibrio è maggiore nelle occupazioni che rientrano nella classe operaia rispetto alle altre classi sociali, tuttavia questo non porta ad escludere che, all’interno di questa classe, certi gruppi occupazionali siano più esposti ad un elevato grado di richieste psicofisiche (demand) e un basso livello di controllo su tempi e modi di esecuzione del proprio lavoro (control), secondo il modello di Karasek, oppure ad un maggiore squilibrio fra sforzi e ricompense, in base al modello di Siegrist. I meccanismi operanti in modo trasversale nelle singole classi sociali, inoltre, da soli non sono sufficienti per aprire la scatola nera costituita dall’associazione tra classe sociale e le varie dimensioni di salute. La disaggregazione in gruppi di occupazioni assume, quindi, particolare rilevanza perché consente di formulare alcune ipotesi in merito a meccanismi specifici per gruppi omogenei. In tale prospettiva, anzi, sarebbe necessario concentrare l’attenzione su un numero ristretto di gruppi di occupazioni e cercare di introdurre un maggiore livello 81 di disaggregazione rispetto a quelli consueti. Inoltre occorrerebbero delle informazioni aggiuntive, sia per controllare se le differenze fra singole occupazioni classificate nel medesimo gruppo presentano la stessa direzione, sia per elaborare ipotesi più precise sui meccanismi operanti negli individui che svolgono specifiche occupazioni. Per esempio, concentrando l’attenzione sui professionisti appartenenti alla borghesia, emerge l’anomalia del gruppo dei dirigenti, imprenditori, legislatori e amministratori, nei quali non si registra alcuna differenza significativa nell’abitudine al fumo rispetto all’insieme delle altre occupazioni. Questo risultato andrebbe approfondito controllando le differenze nella distribuzione dell’abitudine al fumo all’interno di ciascuna di queste categorie occupazionali, che, probabilmente, presentano andamenti opposti e quindi, guardati in un unico gruppo, tendono ad annullarsi. A questo riguardo si potrebbe, per esempio, controllare se nei dirigenti l’abitudine al fumo rappresenta un comportamento reattivo sia al sovraccarico di lavoro, sia al senso di instabilità e di insicurezza della propria condizione lavorativa (6). Nello studio dei meccanismi generatori delle disuguaglianze sociali nell’assunzione di comportanti dannosi per la salute assumono particolare rilevanza le ipotesi interpretative delle differenze occupazionali suggerite dalla prospettiva teorica dell’interazionismo simbolico (3). In questa prospettiva viene attribuita grande importanza al gruppo dei colleghi. Essi costituiscono una cerchia di riferimento importante che esercita una funzione di condizionamento reciproco fra persone appartenenti allo stesso gruppo occupazionale e, talvolta, fra gruppi occupazionali diversi. Le relazioni fra colleghi veicolano determinati modelli di comportamento e di pensiero, a cui gli individui si conformano in virtù delle reciproche aspettative di comportamento e dell’immagine di sé che i propri colleghi contribuiscono a delineare. Questa prospettiva consentirebbe inoltre di evitare l’errore di stigmatizzare le vittime, con banali quanto erronee affermazioni circa la volontaria assunzione di comportamenti insalubri, invece che considerare il comportamento reattivo a condizioni di vita e di lavoro stressanti. Alcuni esempi dell’utilità che potrebbe avere la rilevazione di questo tipo di informazioni derivano 05-vannoni 82 8-03-2005 11:06 Pagina 82 VANNONI E COLLABORATORI dalle ipotesi interpretative di risultati delle differenze per specifici gruppi di occupazioni. Le interazioni con i colleghi possono infatti esercitare una forte influenza sulla salute in tutte quelle occupazioni che richiedono uno spirito di squadra, come, i muratori e conduttori di macchine edili. È ipotizzabile che queste occupazioni possano stimolare sentimenti di reciprocità tra i lavoratori e rafforzare la sensibilità degli attori verso l’approvazione sociale dei colleghi, la loro stima, riconoscimento e rispetto. Inoltre lo spirito di squadra può indurre ad omologare atteggiamenti e comportamenti, inclusa, nel caso specifico dei muratori e conduttori di macchine edili, l’abitudine al fumo, che, in effetti, risulta più diffusa rispetto alla media di tutte le altre occupazioni. Un’analoga argomentazione relativa all’importanza del gruppo di riferimento per l’assunzione di comportamenti insalubri può valere anche per i camerieri, cuochi e baristi e per i conduttori di mezzi di trasporto. È plausibile credere che le relazioni fra colleghi siano invece poco rilevanti per spiegare le disuguaglianze di salute a sfavore dei custodi, guardiani, bidelli e domestici e che piuttosto per queste categorie la responsabilità sia principalmente riconducibile alle condizioni di lavoro. Applicando alla sfera della salute quanto osservato da Mansky in merito ai sub-processi a cui è riconducibile la presenza di una relazione positiva tra situazione/comportamento individuale e comportamento di gruppo (11), nel caso dei custodi, guardiani, bidelli, domestici la tendenza a riferire una cattiva salute può rappresentare un effetto correlato, cioè la tendenza di individui del medesimo gruppo a comportarsi in modo simile perché posti di fronte allo stesso tipo di vincoli/opportunità esterne, piuttosto che essere l’esito di un processo sociale di influenza interpersonale9. In molti casi il gruppo dei colleghi è piuttosto ristretto o, nel caso di dipendenti di piccoli negozi isolati con magari un solo commesso, addirittura inesistente. Le differenze non sarebbero quindi tanto riconducibili ad un meccanismo del 9 L’effetto correlato si differenzia dall’effetto endogeno, in cui la situazione individuale varia in funzione del comportamento del gruppo, e dall’interazione contestuale che si ha quando la situazione individuale varia in funzione delle caratteristiche dei membri del gruppo tipo micro-micro, quanto piuttosto ad uno macromicro: la cattiva percezione del proprio stato di salute sarebbe quindi principalmente attribuibile allo svolgimento di mansione monotona, ad elevato contenuto ripetitivo, senza occasione di apprendimento e di promozione che può alimentare il senso di alienazione e frustrazione, con probabili ripercussioni sulla percezione di malessere psico-fisico e su un generale senso di insoddisfazione per la propria vita. Alla sensazione di alienazione dal proprio lavoro per la probabile carenza di gratificazioni e di motivazioni può essere ricondotta anche la maggiore tendenza a fare assenze dal luogo di lavoro tra i commessi e i cassieri di negozio. Per quanto al momento i risultati disponibili siano solamente indiziari, l’assenza di differenze significative nelle donne lascia presupporre delle differenze di genere, in particolare delle variazioni fra uomini e donne nelle caratteristiche, aspettative e inclinazioni individuali oppure ancora una maggiore ricattabilità delle lavoratrici a sfavore del genere femminile. Inoltre nel caso dei custodi, guardiani, bidelli, domestici è possibile che accedano a questa occupazione le persone che non godono di ottime condizioni di salute, prerequisito indispensabile per svolgere altri tipi di mansioni più faticose dal punto di vista fisico. Il processo di selezione potrebbe però non valere indistintamente per tutte le singole occupazioni che rientrano in questo gruppo. Nel caso dei domestici/domestiche, le associazioni negative con la cattiva salute possono essere ricondotte alla fatica fisica richiesta dallo svolgimento del proprio lavoro. La relazione causale potrebbe essere di due tipi. In un caso è lo svolgimento di un lavoro pesante, in posizioni scomode la causa dell’insorgenza di determinati disturbi e malattie, per esempio il mal di schiena; nell’altro, invece, è la percezione della limitazione e il senso di maggiore fatica nello svolgimento del proprio lavoro a influire su una visione più pessimistica del proprio stato di salute, implicando in questo modo una concezione di salute funzionale come limitazione nello svolgimento delle abituali attività. Lo stesso si può dire per gli eccessi di limitazioni di almeno una settimana delle attività abituali per problemi di salute in diversi 05-vannoni 8-03-2005 11:06 Pagina 83 DIFFERENZE OCCUPAZIONALI NELLO STATO DI SALUTE E NEGLI STILI DI VITA gruppi di occupazioni manuali, per i quali l’attività lavorativa richiede di essere in piena forma fisica (per esempio, i muratori). Anche nelle infermiere si registrano maggiori assenze dal lavoro nelle persone con almeno una malattia cronica e un rischio più elevato di stare almeno un giorno a letto per problemi di salute. Sulla base dei risultati di precedenti studi, è plausibile che queste differenze siano riconducibili ad un’associazione tra disturbi muscolo-scheletrici, in particolare della regione lombare della colonna vertebrale, e fattori psicosociali rilevati attraverso la scala demand-control di Karasek (9, 10). Gli episodi pregressi di mal di schiena acuto sono infatti apparsi associati con problemi di stress come reazione ad alta domanda e bassa autonomia decisionale e con l’insicurezza occupazionale (1). Dai dati dell’indagine salute 2000 non emergono invece differenze significative nella salute percepita riferita dalle infermiere rispetto a tutte le altre occupazioni, contrariamente a quanto atteso sulla base dell’associazione tra salute mentale e alcuni problemi organizzativi rappresentati da carichi di lavoro inadeguati, dalla relazione con il pubblico e dalla limitazione alla carriera, recentemente emersa in uno studio condotto in alcune ASL romane (15). Un meccanismo ancora diverso per spiegare le differenze nella salute fra gruppi di occupazioni si riferisce allo svolgimento di un lavoro poco socialmente desiderabile, come per esempio quello dei facchini e scaricatori, addetti e addette alle pulizie e raccolta-trattamento rifiuti. La maggiore predisposizione all’abitudine al fumo nei facchini e scaricatori e nelle addette alle pulizie, insieme all’incremento del rischio di obesità (interpretando in questo caso l’obesità come indice di una dieta squilibrata) negli addetti e addette alle pulizie e raccolta-trattamento rifiuti rappresentano, probabilmente, dei comportamenti reattivi allo svolgimento di occupazioni stigmatizzanti. Tuttavia a questo riguardo la fonte informativa non fornisce alcun elemento che consenta di andare oltre la formulazione di una semplice congettura. A tale proposito sarebbe infatti indispensabile una ricerca ad hoc volta a controllare se questi lavoratori siano effettivamente stigmatizzati e, soprattutto, se essi stessi si percepiscano in quanto tali. 83 Il peggioramento delle condizioni di salute, più specificamente della morbosità cronica, nelle addette alle pulizie è invece probabilmente associato alla fatica fisica per sollevamento pesi e cattiva postura sul luogo di lavoro. Non emerge invece alcun peggioramento nella salute percepita di questi due gruppi di lavoratori rispetto a tutte le altre occupazioni. Un ulteriore approfondimento che sarebbe interessante condurre, questa volta con i dati a disposizione, consiste nell’analizzare separatamente la salute fisica e quella mentale, oltre a considerare separatamente specifici disturbi e malattie, tipo il mal di schiena e l’emicrania10. E’ infatti probabile che lo svolgimento di occupazioni stigmatizzanti generi una bassa autostima e un generale malcontento che può essere associato con eccessi di cattiva salute prevalentemente nella dimensione mentale. Infine, per chiudere l’esemplificazione dei possibili meccanismi responsabili delle differenze per occupazioni, è ipotizzabile che la protezione dall’abitudine al fumo nei lavoratori agricoli, sia uomini sia donne, potrebbe essere considerata l’effetto di un reclutamento auto-selettivo per la predilizione di un lavoro all’aria aperta e per l’avversione per lo smog e per il fumo. L’eccesso di obesità potrebbe invece essere il risultato di un effetto contestuale riconducibile a specifiche tradizioni locali nella dieta delle zone di campagna maggiormente ricca di formaggi, uova, carne e salumi11 (19). Infine al peggioramento nella salute percepita e nella morbosità cronica dovrebbe contribuire la maggiore fatica richiesta nello svolgimento di questo lavoro e il maggiore rischio di infortuni che esita in disabilità permanenti. Un altro esempio di reclutamento, questa volta però non auto-selettivo, potrebbe essere costituito dall’assenza di un eccesso di rischio di obesità nei commessi e cassieri di negozio, da ricollegare Paugam e Gallie, segnalano che nell’arco di tempo da loro considerato e cioè dal 1995 al 2000 c’è stato un aumento nei problemi di salute auto-riferiti correlati al lavoro, come il mal di schiena, un generale affaticamento e il mal di testa 10 11 Dai dati dei sovracampionamenti piemontesi delle indagini Multiscopo 1994 e 1995 è per esempio emerso un consumo più elevato di questi alimenti in montagna e in collina rispetto alla pianura e nei piccoli comuni rispetto a quelli metropolitani 05-vannoni 8-03-2005 84 11:06 Pagina 84 VANNONI E COLLABORATORI alla maggiore attenzione alla bella presenza e quindi alla selezione nel reclutamento, mentre risulta più difficile trovare una spiegazione plausibile per l’assenza di differenze nel fumo. La principale conclusione che si può ricavare in merito all’utilità di questa fonte informativa per l’individuazione di condizioni di lavoro nocive per la salute è che i dati dell’indagine ISTAT consentono essenzialmente di individuare i gruppi occupazionali maggiormente sfavoriti, in particolare di confrontare l’andamento delle disuguaglianze al variare della dimensione di salute considerata. Tuttavia non permettono di andare oltre un approccio puramente descrittivo, che al più può aprire la strada alla costruzione di un quadro interpretativo elaborato in modo euristico su risultanze empiriche, ma ancora insufficiente a fornire delle spiegazioni su come si producono tali differenze. Pertanto l’utilità di questo lavoro è limitata all’indicazione di ulteriori sviluppi e approfondimenti da disegnare per lo più con rilevazioni di informazioni ad hoc. Dall’esemplificazione sulle ipotesi relative ai meccanismi generatori delle disuguaglianze occupazionali nella salute e nei comportamenti ad essa correlati emerge essenzialmente la carenza di informazioni relative alle interazioni sociali sul luogo di lavoro e sul modo in cui esse contribuiscono a delineare e a veicolare determinati modelli comportamentali. Inoltre la fonte informativa, lasciando completamente scoperta la natura delle relazioni sul luogo di lavoro impedisce l’analisi dell’impatto dei fattori psicosociali riconducibili a relazioni stressanti e conflittuali. BIBLIOGRAFIA 1. CAMERINO D, MOLTENI G, FINOTTI S, e coll: La prevenzione del rischio da movimentazione manuale dei pazienti: la componente psicosociale. Med Lav 1999; 90: 412-427 2. CARDANO M, DEMARIA M, VANNONI F: L’anomalia del lavoro autonomo. Torino: Stampatori, 2001 3. CIACCI M: Significato e interazione: dal behaviorismo sociale all’interazionismo simbolico. In Ciacci M (a cura di): Interazionismo simbolico. 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