L`analisi dei flussi finanziari 1. I flussi finanziari 1/5

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L`analisi dei flussi finanziari 1. I flussi finanziari 1/5
fo cu s
modulo 4
La gestione finanziaria
lezione 50
La correlazione tra investimenti e finanziamenti
L’analisi dei flussi finanziari
1. I flussi finanziari
I flussi finanziari che hanno origine dall’attività d’impresa possono essere rappresentati, in sintesi, nello schema seguente:
Fonti
di finanziamento
Fonti della gestione
reddituale
Disinvestimenti
di immobilizzazioni
AZIENDA
Rimborsi delle fonti
di finanziamento
Impieghi nella gestione
reddituale
Impieghi
in immobilizzazioni
Il flusso iniziale è costituito dai capitali in entrata; essi rappresentano le fonti di finanziamento che l’azienda
reperisce sul mercato dei capitali allo scopo di intraprendere la propria attività o di proseguirla. Esso è composto dall’accensione di prestiti, dai conferimenti in denaro del proprietario o dei soci, dagli aumenti di capitale a
pagamento, dai contributi a fondo perduto erogati dallo Stato e da enti pubblici. Nel corso della gestione i flussi in uscita corrispondono al rimborso dei finanziamenti ottenuti (rimborso di prestiti, distribuzione degli utili, rimborsi di capitale di proprietà).
Altra importante categoria di flussi in entrata e in uscita è quella dei flussi finanziari generati dalla gestione
reddituale. Essa trae origine dallo svolgimento dell’attività tipica dell’impresa, ed è pertanto strettamente
collegata ai ricavi (fonti) e ai costi (impieghi) che concorrono alla formazione del reddito di periodo. Tali flussi in
entrata e in uscita derivano, dunque, in particolare dalla gestione dei crediti verso clienti e dei debiti di fornitura, delle scorte e della liquidità.
Nello schema si individuano infine i flussi in uscita (investimenti) e in entrata (disinvestimenti) derivanti dalla gestione delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie.
L’impresa, attraverso questa attività, costituisce e mantiene una struttura tecnico-organizzativa coerente con le
scelte strategiche operate. Tale complesso di investimenti e disinvestimenti riguarda, ad esempio, impianti, attrezzature, attività immateriali di ricerca e sviluppo, partecipazioni, concessioni a terzi di prestiti a medio-lungo
termine, ecc.
Nell’ambito del processo dinamico descritto, si inserisce il management finanziario, che agisce come un intermediario ponendosi tra le operazioni aziendali e il mercato dei capitali.
L’impresa, infatti, può essere considerata come un trasformatore finanziario; essa acquisisce finanziamenti che
permettono di attuare investimenti. I capitali reperiti sono utilizzati per attivare processi produttivi da cui scaturiscono ricavi, tramite i quali si attuano il recupero degli investimenti effettuati e la remunerazione dei finanziamenti ottenuti (interessi ai portatori di capitale di credito e quote di utili ai portatori di capitale di rischio).
In quest’ottica l’analisi per flussi rappresenta un insostituibile metodo di analisi della dinamica finanziaria dell’azienda.
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L’analisi dei flussi finanziari ha la finalità di evidenziare e interpretare le variazioni intervenute nella Situazione
patrimoniale e finanziaria, ponendo a confronto i valori assunti da determinati aggregati di voci in due momenti
differenti.
2. Il cash flow di periodo
La gestione delle imprese, come abbiamo più volte osservato, presenta due aspetti fortemente interconnessi:
l’aspetto economico, che riguarda i costi, i ricavi e il patrimonio netto;
l’aspetto finanziario, che, invece, è caratterizzato da entrate e uscite di denaro (aspetto monetario) e da
crediti e debiti (aspetto creditizio).
•
•
Dalla gestione economica ha origine il reddito, da quella finanziaria il cosiddetto cash flow.
Il cash flow, o flusso di cassa, è la differenza tra i flussi monetari in entrata (cash inflow) e i flussi monetari in
uscita (cash outflow) che si è manifestata in un determinato arco temporale, modificando l’entità delle risorse
monetarie (fondo monetario) a disposizione dell’impresa all’inizio del periodo considerato.
Il cash flow di periodo rappresenta, quindi, la variazione che le risorse monetarie dell’impresa disponibili all’inizio di un esercizio subiscono per effetto della gestione nell’arco dell’esercizio stesso.
Alla sua determinazione partecipano tutte le entrate e le uscite effettive; esso, infatti, si calcola per differenza
tra i cash inflow e i cash outflow.
Cash flow
=
Cash inflow
–
Cash outflow
I cash inflow comprendono tutte le forme di incasso relative, ad esempio, alla riscossione dei crediti commerciali, all’ottenimento di nuovi finanziamenti, ecc.
I cash outflow sono rappresentati dagli esborsi connessi, ad esempio, al pagamento immediato dei fattori produttivi acquistati, all’estinzione dei debiti di fornitura, all’effettuazione di nuovi investimenti, al rimborso di finanziamenti in precedenza ottenuti, ecc.
Inflow e outflow possono scaturire:
dalle operazioni di gestione corrente, intesa come l’insieme delle operazioni legate allo svolgimento del ciclo
produttivo, in particolare acquisti-produzione-vendite (cash flow derivante dalle operazioni d’esercizio), riscossioni di crediti di regolamento e pagamenti di debiti di fornitura sorti nell’esercizio precedente; la differenza fra i ricavi effettivamente incassati e i costi effettivamente pagati rappresenta, come vedremo meglio, il
cosiddetto cash flow operativo, che costituisce il primo componente del cash flow di periodo;
da operazioni estranee alla gestione corrente, che possono essere suddivise in:
investimenti e disinvestimenti di fattori immobilizzati, compresi le accensioni e i rimborsi di prestiti che l’azienda concede a terzi;
accensione e rimborsi di finanziamenti;
aumenti o diminuzioni di patrimonio netto.
•
•
-
La struttura del cash flow di periodo è evidenziata nel seguente schema:
Cash flow operativo
+ Cash inflow derivanti da operazioni estranee alla gestione corrente:
disinvestimenti di fattori immobilizzati o rimborso di prestiti concessi;
accensione di nuovi finanziamenti;
aumenti a pagamento di capitale e di altre parti ideali del netto.
–
=
•
•
•
Cash outflow derivanti da operazioni estranee alla gestione corrente:
in fattori immobilizzati o concessioni di prestiti a terzi;
• investimenti
rimborso di finanziamenti ottenuti in precedenza;
• diminuzioni di patrimonio netto, pagamento di dividendi e rimborsi di capitale ai soci.
•CASH FLOW DI PERIODO
La conoscenza del cash flow di periodo è utile e fondamentale per interpretare l’andamento della gestione
aziendale e, in particolare, le politiche di autofinanziamento. Tale fenomeno, come è noto, si produce per effetto di utili prodotti e non distribuiti; in questa ipotesi si ha una maggiore disponibilità di risorse monetarie, corrispondente al cash flow non erogato.
In altri termini, la mancata distribuzione del risultato economico produce l’effetto di incrementare la dotazione
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di risorse monetarie a disposizione dell’azienda, con il vantaggio di eliminare o limitare il ricorso a finanziamenti
esterni.
Il cash flow di periodo rappresenta, in questo caso, l’autofinanziamento aziendale.
3. Il cash flow operativo (o operazionale)
Analizziamo il primo componente del cash flow di periodo: il cash flow operativo.
Il cash flow operativo (o operazionale) rappresenta la variazione di cassa provocata dalle operazioni di acquisizione di fattori produttivi a veloce ciclo di utilizzo e dalla cessione dei prodotti (beni o servizi) che derivano
dall’attività dell’impresa.
Esso si determina calcolando la differenza tra i ricavi di competenza effettivamente incassati e i costi di competenza effettivamente pagati.
L’ammontare del cash flow operativo può essere uguale al reddito d’esercizio; ciò si verifica quando ogni operazione di acquisto o di vendita produce nel medesimo esercizio il correlativo esborso monetario o incasso monetario. In questa ipotesi, si realizza la piena coincidenza tra ciclo economico e ciclo monetario.
Consideriamo, ad esempio, un’operazione di vendita; se essa avviene per contanti, si ha coincidenza tra i due
cicli. Se, invece, è prevista una dilazione di pagamento di 90 giorni:
all’atto della fatturazione del prezzo di vendita (ricavo) si ha la conclusione del ciclo economico;
all’atto dell’effettiva riscossione (entrata), cioè dopo 90 giorni, si ha la conclusione del ciclo monetario.
•
•
Se la realizzazione del ricavo e dell’entrata monetaria, pur non coincidendo, avvengono nel medesimo periodo amministrativo, si ha uno sfasamento temporale che non influenza il cash flow operativo.
Se, invece, l’incasso si verifica in un esercizio successivo, il cash flow operativo ne risulta modificato.
Nel calcolo del cash flow operativo, quindi, è necessario tenere conto della mancata coincidenza tra ciclo finanziario e ciclo economico quando questa determina il verificarsi di entrate o uscite di denaro in esercizi differenti da quello in cui sono stati rilevati i rispettivi ricavi e costi.
Ipotizziamo che un’impresa, in un determinato periodo, abbia ricavi per E 500, totalmente incassati: il cash inflow operativo ammonta a E 500. Se, però, tali ricavi sono incassati nella misura di E 400 (in quanto a fine
esercizio si hanno crediti commerciali per E 100), è evidente che il cash inflow ammonterà solo a E 400.
La determinazione del cash flow operativo ha inizio con il calcolo del risultato economico d’esercizio, al quale devono essere sommati algebricamente gli importi dei costi e dei ricavi non monetari, cioè dei costi e ricavi di
competenza che nel corso dell’esercizio non hanno dato origine a esborsi (come gli ammortamenti e le minusvalenze), né generato liquidità (come le plusvalenze). Il risultato rappresenta il flusso di liquidità connesso alla
gestione reddituale dell’esercizio. Questo risultato deve inoltre essere depurato di tutte le variazioni riguardanti le
partite non liquide dell’Attivo circolante e le Passività a breve. A tale scopo occorre sommare algebricamente
a questo risultato le variazioni (date dalla differenza tra il valore al 31/12 e quello all’1/01) nelle consistenze
di magazzino, nei crediti e nei debiti a breve, nei ratei e risconti attivi e passivi, ecc.
Utile d’esercizio
Minusvalenze da alienazione di immobilizzazioni
Ammortamenti
Plusvalenze da alienazione di immobilizzazioni
Variazione (+decremento/–incremento) delle rimanenze, dei crediti a breve, dei ratei e risconti attivi
Variazione (+incremento/–decremento) dei debiti a breve, dei ratei e risconti passivi, degli anticipi da
clienti
+/– Variazione (+incremento/–decremento) netta dei debiti per Tfr* e dei fondi per rischi e oneri
+
+
–
+/–
+/–
=
CASH FLOW OPERATIVO
* Nelle aziende con meno di 50 addetti in cui nessuno ha optato per i Fondi pensione.
Il cash flow operativo, in particolare, esprime la liquidità effettivamente generata dalla gestione reddituale corrente. Esso è un flusso monetario non influenzato dalle politiche di ammortamento e di accantonamento e generato in modo specifico dalle operazioni di vendita (che producono entrate) e di acquisto (che provocano uscite).
La gestione corrente rappresenta la fondamentale fonte di risorse monetarie da cui dipende la capacità di sopravvivenza, oltre che di espansione, dell’impresa.
È importante anche osservare che il cash flow operativo consente di rimborsare i finanziamenti e di accumulare
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le risorse necessarie per mantenere, consolidare e, se possibile, incrementare l’attività produttiva. Esso, quindi, deve rendere possibile:
il rimborso dei finanziamenti contratti per l’acquisizione di fattori pluriennali;
il finanziamento del rinnovo dei fattori pluriennali;
il finanziamento dello sviluppo aziendale tramite l’autofinanziamento netto.
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•
•
Nel caso in cui il cash flow operativo non raggiunga una misura sufficiente a permettere il soddisfacimento di
tali esigenze, si assiste:
a un incremento dell’indebitamento;
alla necessità di porsi il problema della riduzione delle dimensioni aziendali;
al pregiudizio sulle possibilità di sviluppo futuro dell’attività aziendale;
alla possibilità che l’azienda si venga a trovare in situazione di insolvenza.
•
•
•
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–
+/–
=
+
–
=
Ricavi di competenza effettivamente incassati
Costi di competenza effettivamente pagati
Variazioni delle partite non liquide dell’Attivo circolante e delle Passività a breve
CASH FLOW OPERATIVO
cash inflow estraneo alla gestione corrente
cash outflow estraneo alla gestione corrente
CASH FLOW DI PERIODO
Dalla teoria alla realtà operativa
Cash flow operativo e cash flow di periodo
Al 31/12/n, dal sistema informativo della Palco s.p.a. di Foggia si desumono i seguenti dati:
Voci
Utile d’esercizio
Riserva legale
Riserva straordinaria
Ammortamenti
Rimanenze di magazzino
Costi capitalizzati per lavori in economia
Crediti a breve termine
Debiti a breve termine
Debiti per Tfr
Capitale sociale
Riserva sovrapprezzo azioni
Prestito obbligazionario
Mutui passivi
Terreni
Ratei e risconti passivi
31/12/n – 1
31/12/n
720.000
110.000
205.000
826.000
44.350
–
156.200
165.400
428.100
2.000.000
–
–
360.000
–
9.040
1.270.000
146.000
889.000
826.000
68.120
93.170
178.900
136.980
578.800
3.800.000
780.000
800.000
300.000
1.140.000
9.540
Determiniamo il cash flow operativo e il cash flow di periodo.
Prima di procedere al calcolo del cash flow di periodo è necessario conoscere l’entità del cash flow operativo.
utile d’esercizio
ammortamenti
incremento delle rimanenze (68.120 – 44.350)
incremento dei crediti a breve (178.900 – 156.200)
decremento dei debiti a breve (165.400 – 136.980)
incremento dei debiti per Tfr (578.800 – 428.100)
incremento dei ratei e risconti passivi (9.540 – 9.040)
cash flow operativo
1.270.000 +
826.000 –
23.770 –
22.700 –
28.420 +
150.700 +
500 =
2.172.310
Determiniamo ora il cash flow di periodo, aggiungendo al cash flow operativo il cash inflow estraneo alla gestione corrente e sottraendo il cash outflow estraneo alla gestione corrente.
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accensione di prestiti a medio-lungo termine
prestito obbligazionario
aumenti di capitale proprio a pagamento
incremento del Capitale sociale
incremento della Riserva sovrapprezzo azioni
cash inflow estraneo alla gestione corrente
•
•
•
+
=
=
investimenti in immobilizzazioni
acquisto di terreni
costruzioni interne
rimborso di prestiti ottenuti a medio-lungo termine
mutui passivi
cash outflow estraneo alla gestione corrente
+
–
=
cash flow operativo
cash inflow estraneo alla gestione corrente
cash outflow estraneo alla gestione corrente
cash flow di periodo
•
•
•
+
800.000
800.000
2.580.000
1.800.000
780.000
3.380.000
1.233.170
1.140.000
93.170
60.000
60.000
1.293.170
2.172.310
3.380.000
1.293.170
4.259.140
4. Il rendiconto finanziario: primi cenni
Le variazioni finanziarie originate dalla gestione aziendale sono riportate in un apposito prospetto, denominato
rendiconto finanziario, che rappresenta il fondamentale strumento dell’analisi per flussi. Il documento può
assumere differenti configurazioni in relazione alle diverse risorse finanziarie prese in considerazione.
I modelli di rendiconto finanziario che risultano maggiormente utilizzati nella realtà operativa sono:
il rendiconto finanziario delle variazioni di capitale circolante netto: esso evidenzia in modo analitico i flussi finanziari di capitale circolante netto (Ccn) che, come sappiamo, consiste nella differenza tra l’Attivo circolante e le Passività correnti;
il rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità (cash flow statement), che analizza la dinamica finanziaria dell’azienda nel breve periodo e contiene la rappresentazione del cash flow.
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RENDICONTO FINANZIARIO
•
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DELLE VARIAZIONI DI CAPITALE
CIRCOLANTE NETTO
DELLE VARIAZIONI DI LIQUIDITÀ
(CASH FLOW STATEMENT)
Il rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità (cash flow statement) evidenzia in modo immediato i movimenti che hanno influito sull’equilibrio monetario, consentendo il controllo della gestione di liquidità.
Esso, inoltre, fornisce utili informazioni per la redazione del preventivo di cassa, uno strumento che consente di
verificare in anticipo la disponibilità dei mezzi liquidi occorrenti per fronteggiare le uscite.
L’analisi finanziaria per flussi attraverso la redazione del rendiconto finanziario sarà oggetto di approfondimento
nel volume per la classe quinta.
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