Contributo dei Leader del Futuro. Le nostre parole chiave per il

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Contributo dei Leader del Futuro. Le nostre parole chiave per il
Le nostre parole chiave per il futuro dell’Italia
CONTRIBUTO DEI LEADER DEL FUTURO
AL FORUM:
“LO SCENARIO DI OGGI E DI DOMANI
PER LE STRATEGIE COMPETITIVE”
“Villa d'Este”, Cernobbio – 3, 4 e 5 settembre 2010
Riprodotto da The European House-Ambrosetti per esclusivo uso interno.
Di seguito alleghiamo il contributo dei giovani “Leader del Futuro” presentato al Forum
The European House-Ambrosetti, alla presenza di alcuni membri del Governo Italiano, in
occasione della sessione dei lavori di domenica 4 settembre 2011 dedicata all’Agenda
per l’Italia.
Il programma “Leader del Futuro” è un percorso di sviluppo della leadership che The
European House-Ambrosetti riserva da oltre dieci anni alla futura classe dirigente ed
imprenditoriale italiana e che riunisce giovani laureati, manager, imprenditori e
professionisti con background eterogenei.
Nell’ambito di un articolato programma di attività ed esperienze, in Italia e all’estero, nei
mesi scorsi i Leader del Futuro hanno avuto l’opportunità di incontrare e confrontarsi con
persone di spicco del mondo delle imprese, della politica e della società civile.
Con le considerazioni presentate al Forum The European House-Ambrosetti hanno inteso
condividere con la platea di Villa d’Este alcuni spunti di riflessione emersi nel corso dei
loro incontri e delle loro attività.
LE NOSTRE PAROLE CHIAVE PER IL FUTURO DELL’ITALIA Contributo dei Leader del Futuro al Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” Villa D’Este, 4 Settembre 2011 Arricchiti dall’esperienza formativa del programma Leader del Futuro, oggi vorremmo condividere
con voi la nostra prospettiva sulle sfide più importanti che l’Italia si trova ad affrontare di per
giocare da protagonista nel presente e nel futuro.
Per farlo utilizzeremo il linguaggio che ci appartiene, semplice e immediato, e vi presenteremo 4
PAROLE CHIAVE che più di altre caratterizzano il vocabolario dei giovani e che, a nostro avviso,
dovrebbero ricorrere con forza anche nell’agenda dell’Italia.
Siamo consapevoli di presentarvi una prospettiva parziale e non abbiamo alcuna pretesa di
sostituirci agli esperti ma speriamo i nostri spunti vi possano interessare, perché questa è la
prospettiva di noi giovani che saremo chiamati ad interpretare e costruire il futuro di questo Paese.
La prima di queste è “velocità”.
La velocità, guidata dall’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni, appartiene al DNA dei giovani
che sono “nativi digitali” ma spesso si scontra con la lentezza del Sistema-Paese che pone un
freno alla competitività individuale e d’impresa.
Viviamo in un’epoca di forte accelerazione, dove non sempre il grosso batte il piccolo ma dove
sempre il veloce batte il lento.
Ci siamo quindi chiesti come è possibile permettere a chi è più veloce di poter andare più veloce.
1 Ad esempio, in ambito scolastico, questo può tradursi nell’introduzione di percorsi differenziati per i
più meritevoli affinché possano laurearsi prima se sono in grado di sostenere i relativi esami. La
scuola e l’università devono correre alla stessa velocità del mondo aggiornando costantemente
non solo le dotazioni tecnologiche e i programmi, ma anche la formazione dei docenti che sono
chiamati ad insegnarli.
Per un imprenditore velocità significa, ad esempio, poter contare su regole più snelle e su una
ancor maggiore semplificazione degli adempimenti burocratici necessari per avviare e condurre
un’attività imprenditoriale. Visto che oggi, grazie alla Rete, i mezzi già ci sarebbero, è allora così
utopistico pensare che in Italia, nel giro di un anno, si possa aprire una nuova impresa in 24 ore e
a costo zero?
Per il Sistema Paese, nel suo complesso, significa accelerare il processo di e-government che è
già iniziato, arrivando ad una radicale digitalizzazione di tutti i servizi pubblici e rendere effettivo il
suo utilizzo da parte dei cittadini con la penetrazione più capillare della banda larga nel tessuto
domestico. Se in passato per essere veloci erano sufficienti le autostrade, oggi abbiamo bisogno di
Internet (autostrade virtuali ad Alta Velocità!).
La seconda parola chiave che vi proponiamo è “competitività”.
Sappiamo che le nuove tecnologie e la globalizzazione portano tutti noi a competere in un’arena
globale.
C’è da chiedersi se siamo abituati alla competizione. Se ne conosciamo le regole e se siamo
abbastanza allenati per arrivare primi.
La scuola è la prima palestra della competizione, nella quale si prepara un giovane alla vita reale
in cui solo in pochi potranno essere davvero “promossi”.
Un sistema educativo si deve basare su una selezione imparziale, su parametri di misurazione
chiari e rigorosi che facciano emergere i migliori che potranno guidare il Paese, le imprese e le
istituzioni. Nella scuola si dovrebbe poi identificare la vocazione di ognuno, affinché ogni giovane
trovi la propria strada riconoscendo che non sempre è possibile dare a tutti il voto massimo.
Se la competizione è globale, anche il sistema educativo lo deve essere sempre di più. Ci
piacerebbe che fosse obbligatorio un percorso di studio o di lavoro all’estero e che le lezioni
universitarie fossero in larga parte in inglese, anche se ciò dovesse comportare la sostituzione
progressiva dei nostri professori italiani, nel caso non fossero disposti o preparati ad affrontare
questa sfida con noi.
Se la competizione è a tutti i livelli – tra Sistemi-Paese, imprese, enti pubblici e individui – allora
tutti devono essere messi nelle condizioni di poter competere: giovani e meno giovani, nord e sud,
italiani e stranieri, ricchi e meno ricchi.
E, per usare il linguaggio degli economisti, i furbetti ed i raccomandati fanno perdere efficienza
perché si affida una mansione ad una persona non adatta; si perde il gusto della competizione, è
come guardare una partita sapendo già che verrà premiato chi non meritava di vincere.
Non dimentichiamo poi, e non dobbiamo di certo dirlo a voi, la durissima competizione tra imprese
e sistemi territoriali. A riguardo vorremmo sottolineare due aspetti.
2 Il primo, l’internazionalizzazione delle imprese: è l’interno Sistema-Italia che deve sapersi proporre
all’estero con una regia istituzionale autorevole, pragmatica, unitaria e coordinata.
Infine, l’innovazione: il nostro tessuto produttivo di piccole/medie imprese non è in grado di fare
investimenti aggressivi in Ricerca e Sviluppo; anche il settore pubblico ha sempre più vincoli di
bilancio. Una soluzione potrebbe essere quella di favorire, anche con opportune leve fiscali, gli
investimenti privati nella ricerca universitaria applicata: le università dovrebbero essere le “Banche
di Idee” per il settore privato.
La terza parola chiave che introduciamo è “flessibilità”.
Può apparire insolito annoverare questa come parola chiave nel vocabolario dei giovani, in un
periodo in cui la disoccupazione e il cosiddetto precariato colpiscono con maggior durezza proprio
noi giovani.
Ma la flessibilità, credeteci, non ci fa paura poiché, se viene estesa a tutte le categorie di lavoratori
non diventa sinonimo di precariato ma al contrario può tradursi in un’opportunità per l’impresa e
per i singoli.
Se la globalizzazione e l’accelerazione del cambiamento di cui abbiamo parlato prima esigono
flessibilità, è allora necessario avere il coraggio di applicarla a tutti i settori e a tutti i livelli.
La sfida, individuale in questo caso, è passare dall’impiego a vita all’impiegabilità a vita. E’
necessario aggiornare il proprio bagaglio di conoscenze e competenze lungo l’interno arco della
nostra vita, per essere sempre interessanti e utili per il mercato del lavoro.
E’ significativo notare come molte professioni oggi molto diffuse non esistessero neanche un
decennio fa (penso allo sviluppatore di mobile application o al gestore di reti sociali, ad esempio) e
probabilmente a molti di noi saranno richieste competenze professionali che oggi non conosciamo.
Come possiamo prepararci?
Un aiuto potrebbe venire ad esempio da accordi sindacali che sappiano introdurre elementi di
dinamismo come la permeabilità dei percorsi professionali e incentivi per tornare a studiare o fare
esperienze all’estero, senza che questo metta in discussione “la propria scrivania”, al ritorno.
Ma la flessibilità non si esaurisce nel singolo: è una sfida a tutto campo anche per l’impresa. In
questo contesto il concetto di flessibilità organizzativa si associa alla capacità di innovare.
L’introduzione, ad esempio, di programmi di job rotation tra le mansioni aziendali potrebbe
stimolare la fertilizzazione delle competenze e l’individuazione di risposte creative alle sfide
aziendali.
Parallelamente, si dovrebbe favorire una mentalità imprenditoriale diffusa tra i dipendenti con
l’introduzione, a livello di contratti, di forme di co-partecipazione ai risultati aziendali da parte di tutti
i lavoratori, non solo dei ruoli manageriali e apicali.
3 L’ultima parola che vi presentiamo e che ci sta particolarmente a cuore è quella della “fiducia”.
Vorremmo condividere una domanda: Se ad un giovane non viene data fiducia come si può fare in
modo che si metta in gioco, come si può identificare il talento e premiare il merito?
Si ha la sensazione che nel nostro paese vi sia un’eccessiva avversione al rischio; e che si abbia
paura di sbagliare.
Ma l’errore è alla base dell’apprendimento e l’apprendimento è alla base dell’esperienza.
Purtroppo lo stigma sociale dell’errore fa sì che possa rischiare solo chi ha le “spalle coperte”.
La sfida per l’Italia è di dare ai giovani brillanti ruoli di responsabilità all’interno delle proprie
organizzazioni e di credere nelle loro proposte. La fiducia si dimostra, anche, con stage remunerati
adeguatamente e non privi di responsabilità, con percorsi di carriera basati sul merito e non
sull’anzianità, con stipendi attrattivi, con un accesso al credito più facile, con una maggiore
disponibilità delle organizzazioni politiche e dei partiti ad aprirsi ai giovani.
Oggi i giovani vanno e andranno dove vien data loro fiducia, non importa quanto lontano da casa.
Non dar loro fiducia vuol dire far vincere Paesi e organizzazioni che sono pronti ad investire con
maggior coraggio su di loro.
Viviamo in uno dei periodi più affascinanti della storia, caratterizzato da cambiamenti continui e
sorprendenti. In questo contesto noi giovani vogliamo, per primi, metterci in gioco e sfidare
quell’asticella che è e deve essere molto alta. E non vogliamo attendere che il cambiamento parta
sempre dagli altri; vogliamo essere i primi a mettere in pratica quanto vi abbiamo detto sperando di
contagiare con il buon esempio.
Con questo breve contributo abbiamo voluto condividere con voi quanto emerso dal nostro
percorso di formazione e di confronto dell'ultimo anno, senza la pretesa di essere stati esaustivi.
Crediamo però che le parole chiave che vi abbiamo presentato debbano entrare nel vocabolario
quotidiano del nostro Paese per tradursi in azioni concrete per il futuro della nostra Italia.
Vogliamo ringraziarvi per l’opportunità di presentare a voi che costituite un pubblico così
prestigioso le nostre idee. Speriamo che le sappiate cogliere per l'interesse non solo di noi giovani
ma di tutti. Grazie mille e buon lavoro.
4 06/09/2011
© The European House-Ambrosetti S.p.A.
No al pregiudizio della giovane età
Noi siamo “nativi digitali”
Credere/sfidare i giovani
Burocrazia più snella
Rischiare e permettere
di sbagliare
Andremo dove
credono in noi
Il contagio del buon
esempio
Lasciar correre chi va più veloce
Imprenditore in 24 ore
Fiducia
Velocità
Autostrade virtuali
ad Alta Velocità
Aggiornamento continuo
E-governement
totale
Allenarsi a competere
Non ci fa paura
Life-Long learning
Flessibilità
Competitività
Regole del gioco
chiare e imparziali
.. è un’opportunità
Il valore della
competizione
Da impiego a vita a
impiegabilità a vita
Auto-imprenditorialità
Permeabilità percorsi professionali
Il Sistema-Paese va all’estero
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NO ai raccomandati e al nepotismo
Università: Banche di Idee per le imprese
© The European House-Ambrosetti S.p.A.
“Voi che mi ascoltate non siete semplici
spettatori, perché la politica siete anche voi, in
quanto potete animarla e rinnovarla con le
vostre sollecitazioni e i vostri comportamenti,
partendo dalle situazioni che concretamente
vivete, dai problemi che vi premono”
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana
“Dedicato ai giovani”, Messaggio di fine anno 2010
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