Chiesto dalla UE il divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco

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Chiesto dalla UE il divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco
Chiesto dalla UE il divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco
Sintesi della Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati
membri in materia di pubblicità e di sponsorizzazione a favore dei prodotti del tabacco
Il Commissario David Byrne, ricordando che la Commissione aveva presentato questa
proposta sulla pubblicità dei prodotti del tabacco ben 18 mesi fa, si è detto molto deluso
per i progressi compiuti finora. Il ritardo è dovuto anche a una cattiva e deviante
informazione. La risposta più rapida è venuta dalla commissione ambiente che ha
compreso l’importanza della proposta. Quasi 5 milioni di persone muoiono ogni anno
nell’Unione per malattie legate al consumo di tabacco, il doppio di quelle che muoiono di
Aids. La proposta mira a sostituire la direttiva precedente che vietava ogni forma di
pubblicità dei prodotti del tabacco, ma il divieto generale non aveva una base giuridica
sancita nel Trattato e la Corte di giustizia l’aveva annullato.
La nuova proposta segue gli orientamenti indicati nella sentenza della Corte, che non è
contraria a una proposta fondata sull’articolo 95 del Trattato. Tutti gli Stati membri hanno
approvato legislazioni nazionali sulla materia e i rispettivi regolamenti risultano essere
molto coerenti: si vuole quindi arrivare a un’armonizzazione. Il divieto di pubblicità è totale
per quanto riguarda la stampa: vi sono poi il divieto di pubblicità su Internet e attraverso
la radio e quello di sponsorizzazione di programmi radiofonici e televisivi. La pubblicità è
vietata anche nelle attività con implicazioni transfrontaliere.
Questa direttiva ha una portata limitata rispetto alla precedente, ha detto il Commissario,
ma l’ambito giuridico non permette di spingersi fino al divieto totale. È necessario, infatti,
assicurarsi che non vi siano motivi di ricorso alla Corte di giustizia. La proposta è stata
costruita con attenzione; qualsiasi indebolimento aprirebbe la porta dei ricorsi e non ci si
può permettere che ciò accada.
Il relatore, Manuel Medina Ortega (PSE), ritiene che il Commissario abbia compiuto uno
sforzo enorme per portare avanti la proposta in un settore segnato dall’annullamento della
direttiva precedente da parte della Corte di giustizia. La situazione è quasi paradossale,
perché l’Unione ha grandi competenze in materia di salute animale (alimentazione e
trasporto), ma poche in materia di salute umana: si possono fare raccomandazioni e
prendere iniziative, si può incoraggiare la cooperazione tra Stati membri, ma di fronte alla
legislazione ci si blocca. Con intelligenza, la Commissione ha tratto il massimo dalla
sentenza della Corte di giustizia e ha proposto una direttiva più modesta della precedente.
In seno alla commissione giuridica sono state riscontrate grosse difficoltà: gli
emendamenti di compromesso che costituiscono la relazione in esame non sono del tutto
condivisi dal relatore e l’Assemblea è divisa. Secondo il relatore, alcuni emendamenti
rischiano di indebolire la base giuridica indicata dall’Esecutivo. Il parere della commissione
ambiente è contrario all’introduzione di emendamenti alla proposta. Alcune modifiche,
però, hanno un fondamento valido perché migliorano il testo (ad esempio per quanto
riguarda le marche di prodotti che hanno lo stesso nome di prodotti del tabacco, le cui
imprese produttrici rischiano di essere danneggiate). Altri emendamenti rafforzano la base
giuridica. Il relatore auspica che mercoledì il testo sia approvato per poter continuare l’iter:
vi sarà l’occasione per ulteriori correzioni nella seconda lettura. Bisogna però evitare le
possibilità di ricorso alla Corte di giustizia, anche se in questo settore il rischio c’è sempre.
Serve un atteggiamento costruttivo per un buon risultato finale, coordinando le opinioni
valide a livello di delegazioni nazionali anche all’interno degli stessi partiti. Secondo il
relatore, infine, è grave che la Convenzione non si occupi delle competenze in questo
settore.
Dimitrios Tsatsos (PSE) ha snocciolato una serie di dati: più di tre milioni le vittime del
tabacco nel mondo(500.000 gli europei); si inizia a fumare sempre prima, (il 90% ha
iniziato prima dei 18 anni); le fumatrici sono in aumento e di conseguenza anche le nascite
premature; le malattie respiratorie aumentano. Queste e altre ragioni hanno spinto i
responsabili dell’UE a limitare la pubblicità per i prodotti del tabacco, per difendere la
salute. La direttiva in esame sostituisce la direttiva precedente (approvata nel ’98 ma
annullata dalla Corte nel 2000) e cerca di armonizzare le normative nazionali per agevolare
il funzionamento del mercato interno. Il testo attuale riprende quello precedente, vietando
la pubblicità sui prodotti, limitando la distribuzione gratuita ma non tocca la pubblicità
indiretta. La proposta della Commissione è limitata e per questo la commissione giuridica
ha presentato numerosi emendamenti, ma la decisione da adottare è importante e verte
su un problema grave: per accelerare l’iter di approvazione della proposta sarà meglio
votare contro tutti gli emendamenti presentati, ha concluso l’oratore.
Kurt Lechner (PPE/DE) a nome del partito popolare ha riconosciuto che la salvaguardia
della salute pubblica è certo importante, ma ogni livello politico deve contribuire in base
alla propria competenza. A livello europeo, questa non c’è: viene citato infatti sempre
l’articolo 95 ovvero le distorsioni concorrenziali e gli ostacoli agli scambi. La Corte di
giustizia aveva annullato la direttiva precedente e il gruppo popolare è d’accordo con la
nuova proposta perché esiste un’azione transfrontaliera che va regolata, ma non è
ammesso il divieto per quanto riguarda la stampa, con pubblicazioni che non creano
problemi alla concorrenza. La commissione giuridica propone di non accettare questa
parte della proposta della Commissione. Si dovranno allora verificare le distorsioni create
anche dalla diffusione delle pubblicazioni stampate e tener conto delle competenze
nazionali, senza lasciare spazio ad un nuovo intervento della Corte di giustizia.
Ioannis Koukiadis (PSE) ha ricordato che l’Unione già da tempo ha adottato misure di lotta
al tabagismo e che vi sono stati numerosi ricorsi alla Corte di giustizia. Per difendere la
salute senza riferirsi ad una base giuridica specializzata, si deve prendere in
considerazione la base giuridica della concorrenza. Il carattere transfrontaliero del divieto
è importante: per definizione, la pubblicità a livello nazionale non può avere un impatto sul
mercato interno. Per quanto riguarda le pubblicazioni distribuite in uno Stato membro, non
si può dire che la pubblicità su alcune riviste comporti una disfunzione del mercato
interno: ecco perché alcuni settori di pubblicità non vengono presi in considerazione nel
testo. Nessuno può essere contrario a misure di difesa della salute, ma bisogna vedere
come portare avanti questa direttiva.
Jules Maaten (ELDR), facendo riferimento al contenuto della proposta, ha chiesto se
davvero il divieto di pubblicità sia utile al fine di limitare il consumo di tabacco. L’immagine
è fondamentale, per questo il divieto di pubblicità è un fatto positivo, ma se un prodotto è
legale perché deve essere vietato? La Commissione ha tenuto conto della sentenza della
Corte: il portavoce del gruppo liberale ha quindi chiesto di non votare a favore degli
emendamenti, che non sono necessari per la direttiva. Egli ha anche chiesto di non avere
fretta per quanto riguarda il divieto di fumare nei luoghi pubblici e i giocattoli, che sono un
aspetto solo superficiale della questione. L’anomalia inaccettabile è a suo avviso che da un
lato si appoggia la produzione del tabacco e dall’altro se ne vieta il consumo.
Laura González Alvarez (GUE/NGL) ha rilevato che il problema è che la commissione
ambiente tiene conto della salute pubblica e non degli inconvenienti per il mercato interno.
Molte sono le vittime del tabacco e gli effetti della pubblicità sono noti: il 60% inizia a
fumare prima dei 13 anni e la direttiva precedente era senza dubbio più efficace nei
divieti, ma è preferibile avere una direttiva limitata invece che nessuna: ecco perché il suo
gruppo ha presentato pochi emendamenti, nella speranza che la Commissione potrà
presentare in futuro altre proposte di divieto per la pubblicità indiretta e le macchine
dispensatrici di sigarette.
Heidi Hautala (Verdi/ALE) ha detto che il divieto per i prodotti del tabacco è un problema
importante: secondo l’Avvocato generale della Corte, che ha respinto la direttiva
precedente, il divieto avrebbe salvato un migliaio di persone all’anno in Europa. Il gruppo
dei Verdi auspica che la proposta della Commissione sia approvata, insieme
all’emendamento presentato (che gli Stati membri disciplinino a livello nazionale il divieto
sui prodotti del tabacco). La commissione giuridica sembra aver diluito la proposta
originaria e i Verdi invitano a respingere tutti gli emendamenti da essa presentati, perché
hanno una base giuridica vaga e rendono più difficili gli sforzi internazionali per vietare la
pubblicità sui prodotti del tabacco (in particolare gli emendamenti 17 e 24 sono
estremamente pericolosi).
Gerard Collins (UEN) ha espresso soddisfazione per il fatto che la nuova direttiva proibisca
anche la pubblicità via radio e via Internet ma ha invitato a fare proposte per proteggere
maggiormente la salute dei cittadini e specialmente i giovani che sono in pericolo
(impressionante l’aumento dei giovani fumatori). Si sa che una buona pubblicità stimola
l’uso del tabacco ma si spendono solo 6 milioni di euro per la questione, mentre le grosse
multinazionali spendono miliardi per le loro campagne pubblicitarie. Il fumo è causa di
morti premature e allora occorrono campagne esaustive su tutto il territorio dell’UE con un
bilancio più sostanzioso e altre misure legislative per aiutare i cittadini. Non si capisce
perché alcuni prodotti, come quelli farmaceutici o alimentari siano rigorosamente vietati e
quelli del tabacco no.
Hans Blokland (EDD) ha detto che la pubblicità per il tabacco spinge a fumare e che le
ripercussioni del fumo anche passivo sono gravi. Il suo gruppo è a favore di un divieto
totale per la pubblicità e in questo senso la proposta della Commissione è deludente: è
vero che le possibilità sono limitate, considerando l’azione della Corte di giustizia, ma
l’obiettivo è la salute pubblica e allora la lotta contro il consumo passa anche attraverso
l’approvazione della proposta della Commissione. Occorre tuttavia presentare altre
proposte per far diminuire il consumo fra i giovani. Non si capisce perché la commissione
giuridica abbia presentato tanti emendamenti che ostacolano l’iter della proposta, né
perché altri prodotti meno pericolosi siano tolti dal mercato ma il tabacco no: non si
immettono sul mercato giocattoli che portano a 5 milioni di morti all’anno o prodotti
alimentari in grado di provocare tanti morti ma si ammette il tabacco pur sapendo che il
fumo ha conseguenze dannose. La pubblicità, infine, dovrebbe essere drasticamente
vietata.
Giacomo Santini (PPE/DE) ha affermato che puntualmente quando si parla di tabacco, in
Aula si rompe tutto: si spaccano i gruppi al loro interno, si guastano i rapporti fra le
commissioni, gli stessi deputati e amici si guardano in modo strano. Il tabacco divide a
causa dei molteplici aspetti che propone. La commissione giuridica, a quanto pare, non si
occupa molto di salute pubblica, privilegiando le regole del mercato interno; la
commissione ambiente sembra non conoscere il fatto che non vi sono le basi giuridiche
per proporre una politica della sanità pubblica. In realtà, entrambe sanno tutto, ma vi è un
gioco delle parti. Da qualsiasi punto si parta, non si può dimenticare che la direttiva 98/43
fu annullata dalla Corte di giustizia per mancanza di una base giuridica appropriata. Ora si
è di fronte a un possibile recupero, anche se parziale. La nuova proposta, come ammesso
dallo stesso Commissario, è insufficiente a garantire la protezione della salute pubblica
rivendicata dalla commissione ambiente. Sembra tuttavia rientrare nei margini risicati per
non incorrere in una nuova bocciatura da parte della Corte di giustizia, grazie a innovazioni
calibrate. Sarebbe quindi un risultato apprezzabile: meglio poco che nulla, ha detto
Santini, che ha quindi proposto di votare la proposta della Commissione senza
emendamenti. L’importante è che non si torni a proporre di ridurre gli aiuti comunitari ai
coltivatori di tabacco con il pretesto della difesa della salute o con il diniego della
pubblicità: devono essere i fumatori, non i produttori, i destinatari di questa azione di
persuasione alla rinuncia al fumo. Se, infatti, dovesse essere soppressa tutta la produzione
comunitaria, non sarebbe ridotto il numero dei fumatori, che cambierebbero
semplicemente marca passando alla produzione dei paesi terzi. Ciò minerebbe anche i
livelli occupazionali nelle zone di produzione del tabacco europeo, vale a dire quel
meridione che di tutto ha bisogno meno che di una riduzione dell’occupazione.
Secondo Francesco Fiori (PPE/DE) siamo in presenza di un eterno conflitto tra ciò che si
vorrebbe e ciò che si può: è semplice seguire l’emozione, ma il Parlamento è un’Assemblea
legislativa che oltre a dettare le regole, dovrebbe rispettarle. Nella nuova stesura dei
Trattati si dovrebbe quindi ragionare una volta per tutte sulle competenze dell’UE in
questo campo. La lunga valutazione in commissione giuridica non è stata lasciata a cuore
leggero. Dopo l’annullamento della prima direttiva, la seconda proposta risulta più
riduttiva, ma lascia aperti ancora larghi spazi di azione per ulteriori ricorsi. Il progetto
presentato non risponde appieno alle questioni che nascono dalla decisione della Corte.
Fiori si è soffermato sul divieto di pubblicità a mezzo stampa, dove l’affermazione generale
dev’essere letta secondo l’interpretazione assai restrittiva che la Corte dà delle competenze
comunitarie in materia di mercato interno e non come una sorta di «blank-saying» per
l’emanazione di un divieto generale della pubblicità dei prodotti del tabacco sulla stampa.
Per quanto riguarda il divieto di pubblicità su Internet e attraverso i servizi della società
dell’informazione, gli ostacoli supposti o futuri alla libera prestazione di servizi sono
altrettanto poco evidenti che le distorsioni della concorrenza. Un tale divieto potrà al limite
fondarsi sulla necessità di evitare l’avvicinamento di un altro divieto e questo comporta il
ribaltamento dei principi di competenza e di attribuzione della Comunità in competenza di
principio; ciò dal punto di vista giuridico è molto pericoloso.
A conclusione del dibattito, il Commissario Byrne ha detto che dei 26 emendamenti
presentati la Commissione accetta i numeri 3, 10, 22, 23, 24, 25 e 26; gli emendamenti 8,
11 e 17 sono accettabili con qualche riformulazione; gli altri vengono respinti. Byrne, al
contrario di quanto affermato da alcuni oratori, è convinto che ci sia una correlazione tra
la situazione giuridica negli Stati membri e il consumo di tabacco: la Germania ha il più
alto livello di consumo (37% della popolazione adulta) e una legislazione piuttosto lassista;
la Svezia ha una legislazione molto dura e il consumo di tabacco più basso (19%). Si tratta
quindi di aggredire l’immagine del fumo.
La sentenza della Corte è stata seguita in modo rigoroso per formulare una nuova
proposta. Una direttiva che proibisca la pubblicità su riviste e giornali potrebbe essere
approvata sulla base dell’articolo 95 e della direttiva 95/92 che proibisce la pubblicità
televisiva. Nonostante ciò, la Commissione riceve regolarmente lamentele, anche da parte
dell’industria secondo cui ci sono distorsioni del mercato. Il recente caso relativo alla
soppressione delle gare di Formula 1 in Belgio prova la necessità di una legislazione
unificata, in modo da evitare di mettere uno Stato membro contro l’altro. Sottolineando
che il relatore non sembra essere entusiasta degli emendamenti di compromesso, il
Commissario ha invitato ad approvare la proposta senza modifiche, anche per evitare che
la volontà di un solo Stato membro (dove la produzione di tabacco è forte) possa inficiare
la legislazione lasciando aperta la possibilità che la Corte di giustizia metta tutto in dubbio.
Byrne ha infine dichiarato che nell’approvare il testo bisognerebbe soprattutto tenere
presente l’obiettivo della salute pubblica.
Dal sito ufficiale: http://www.europarl.eu.int/