Convegno: Problemi di applicazione del diritto - Petracci

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Convegno: Problemi di applicazione del diritto - Petracci
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Convegno: Problemi di applicazione del
umanitario nei conflitti armati contemporanei
diritto
internazionale
Si è svolto a Senigallia nelle giornate dal 3 al 5 ottobre 2008, l’ottavo convegno
nazionale degli istruttori di diritto internazionale umanitario appartenenti alla Croce
Rossa.
Il convegno è stato aperto alla presenza delle autorità civili e militari e dei vertici di
Croce Rossa che hanno illustrato il programma dell’incontro dedicato ai problemi di
applicazione del diritto internazionale umanitario nei conflitti armati contemporanei.
Dopo il saluto delle autorità, il colonnello Ridolfi, Ispettore Nazionale del Corpo
Militare della Croce Rossa, ha introdotto il tema dedicato a verificare l’attualità delle
norme del diritto internazionale umanitario in un quadro mondiale dove i conflitti
hanno assunto connotati molto diversi da quelli che indussero dopo gli ultimi grandi
conflitti, alla codificazione delle regole umanitarie della guerra. Ha aperto le
relazioni l’ ambasciatore Maurizio Moreno, Presidente dell’Istituto Internazionale di
Diritto Umanitario, che ha messo in risalto la funzione della diffusione e della
formazione nel diritto umanitario. L’ambasciatore Moreno, ha svolto un articolato e
approfondito intervento, notando come, la diffusione e la formazione nel diritto
internazionale umanitario, appaiano essenziali dinnanzi alla complessità degli
attuali conflitti, spesso a bassa intensità, ma connotati da una elevata esposizione
dei civili, in situazioni ibride al limite tra la pace e la guerra, dove spesso gli
interventi militari si concretizzano in azioni di pace. Fondamentale, ha ribadito
l’ambasciatore Moreno è stata ed è la funzione che l’Istituto di Diritto Internazionale
Umanitario ha svolto e va svolgendo in ambito europeo ed internazionale.
E’ stata quindi la volta del professor Paolo Benvenuti, docente di diritto umanitario
presso l’Università di Roma Tre. Egli ha proposto all’auditorio un’ ampia e centrale
panoramica
dei nuovi problemi che si pongono agli operatori del diritto
internazionale umanitario. Ha così evidenziato i nuovi elementi del quadro
internazionale, sottolineando come essi richiedano un sicuro adattamento della
materia. Non va però sottovalutato, ha precisato, il rischio di portare così il diritto
umanitario fuori dal proprio alveo naturale sino a svuotarlo.
Il relatore ha individuato uno dei punti critici nel rapporto tra diritto umanitario e
terrorismo. Ha osservato come il diritto umanitario non contempli una definizione di
terrorismo, trattandosi di atti che concernono civili e come tali fuori dalla protezione
e dalle regole dei legittimi combattenti. Ha sottolineato comunque come il concetto
di terrorismo debba essere contenuto in una ambito appropriato, evitando di
considerare tale ogni atto di insurrezione. Ha poi di conseguenza invitato a porre
altrettanta attenzione nel considerare il concetto di guerra globale al terrorismo.
Solo attività che raggiungono la soglia di intensità del conflitto armato, ha precisato,
debbono interessare il diritto umanitario. Ha così sottolineato come l’approccio del
diritto umanitario alle diverse fattispecie di violenza imponga una valutazione
attenta alle caratteristiche di ciascun singolo caso, così da evitare generalizzazioni
e confusione.
L’intervento si è quindi sviluppato verso la nozione di obiettivo militare ed il
connesso principio di proporzionalità.
Il professor Benvenuti ha sottolineato come l’attuale normativa richieda chiarimenti
ed aggiornamenti di fronte ai fenomeni di guerra assimetrica e di guerra urbana. In
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questi ambiti, ha evidenziato il relatore, la parte debole è spesso portata a ribaltare
gli equilibri di forza violando le regole con conseguente reazione della parte “forte”.
Ne consegue, ha proseguito, un evoluzione delle condotte che mette a repentaglio
le regole umanitarie ed in particolare la salvaguardia dei civili.
Ulteriori temi che verranno di seguito toccati i sono stati approfonditi negli interventi
di diversi relatori tra i quali il professor Andrea Gioia dell’Università di Modena e
Reggio, della professoressa Maria Luisa Maniscalco dell’Università di Roma Tre, e
del dottor Marco Pertile dell’Università di Trento.
In questi successivi interventi, si è trattato della cosiddetta “civilizzazione” del
conflitto. Il termine, non evoca purtroppo, regole di civiltà, ma riguarda la crescente
utilizzazione di forze civili le cosiddette agenzie di “contractors”, vere e proprie
imprese della guerra, impegnate non solo in compiti ausiliari, ma anche in attività
sempre più prossime a quelle di combattimento.
E’ stato puntualizzato nel corso delle relazioni succedutesi come l’esistenza di
questi soggetti ponga naturalmente nuovi interrogativi al diritto umanitario, sia per
quanto riguarda la definizione di combattente, sia per quanto attiene il diritto
umanitario.
Nell’occasione, si è sottolineata l’importanza del recente documento di Montreux
che grazie all’iniziativa congiunta della Svizzera e del CICR del 2006, è stato
sottoscritto a Berna il 17.9.2008 contenente norme e buone pratiche relative a
società di sicurezza e società militari private che operano in conflitti armati. Si è
fatto cenno in proposito alle «buone pratiche» raccomandate che introducono un
ordinamento appropriato e normative finalizzate a controllare le società di sicurezza
e le società militari private ed atte ad aumentarne la responsabilità. E’ stata
sottolineata così, l’importanza di disporre di una procedura di controllo
dell'organico, e della possibilità di istruire il personale nel diritto umanitario e nella
legge sui diritti dell'uomo. Proprio per questo sono state auspicate procedure
operative standard ,regole d'ingaggio conformi al diritto e procedure interne per
punire il personale che infrange la legge.
Un altro settore del diritto umanitario destinato a confrontarsi con l’evoluzione della
situazione internazionale è stato individuato dai relatori nella parte relativa
all’occupazione ed all’amministrazione di territori stranieri. Esso pare destinato a
combinarsi con le tematiche dei diritti dell’uomo e dell’autodeterminazione dei
popoli. Nuove regole, è stato sottolineato, forse si impongono per l’occupazione di
territori sotto mandato delle Nazioni Unite.
Specifici ulteriori argomenti sono stati oggetto degli interventi del professor Giorgio
Badiali, dell’Università degli Studi di Perugia, che ha svolto una pregevole
esposizione del pensiero di Alberico Gentili e il diritto della guerra alle origini del
diritto internazionale umanitario.
Quindi, Il dottor David Donat Cattin di “Parlamentarians for Global Action” ha
trattato il tema della Corte Penale Internazionale alla prova dei primi procedimenti.
E’ stata quindi la volta del dottor Tommaso Di Ruzza del Pontificio Consiglio per la
Giustizia e per la Pace della Santa Sede ha ha svolto la sua relazione sul tema
quanto mai attuale e sentito del divieto delle mine antipersona e delle “cluster
munitions” dopo la nuova convenzione di Dublino.
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La dottoressa Barbara Scolart della Croce Rossa Italiana ha invece relazionato in
merito all’emblema del III protocollo aggiuntivo delle Convenzioni del 1949 nella
sua prima applicazione.
Il tema della tutela dei beni culturali fra diritto della pace e diritto dei conflitti armati,
è stato ampiamente trattato nella relazione della tutela dei beni culturali fra diritto
della pace e diritto dei conflitti armati del professor Lauso Zagato dell’Università di
Venezia. La relazione del docente dell’Università veneta, non si è fermata alla pur
importante protezione di monumenti ed opere d’arte, ma in un’ampia e condivisibile
accezione del termine cultura, vi ha compreso pure la memoria storica dei popoli ed
il patrimonio che essa rappresenta.
Il tema è stato ripreso nella tavola rotonda del giorno successivo che ha visto
partecipi oltre al professor Zagato ed al professor Benvenuti, la professoressa
Laura Picchio Forlati dell’Università di Padova e le dottoresse Laura Hein e Simona
Pitton. Nel corso del dibattito, su quest’argomento in qualche modo trasversale tra
diritti umani e diritto umanitario, è stato notato il crescente rilievo dei conflitti
identitari a sfondo razziale o religioso. In quest’ambito , hanno ribadito i
relatori,l’obiettivo dichiarato dell’aggressione bellica appare sempre più spesso la
memoria dell’avversario. Vengono così colpiti i beni culturali in quanto spesso, al di
fuori del loro valore artistico, rappresentano la memoria e l’identità di un popolo.
Ma, di diritto alla memoria può parlarsi,è stato precisato, anche nel riconoscere ed
in qualche modo risarcire ad un popolo o gruppo etnico, sofferenze da questi patite
anche nel passato, istituendo momenti di accertamento della verità e di
riconoscimento del passato. Talvolta, si è evidenziato, viene imposta allo stato
autore dell’aggressione, una garanzia di non ripetizione ed un obbligo di memoria
nei confronti delle vittime con il conseguente bando del negazionismo. Su
quest’ultimo aspetto sono state pure evidenziate le possibili contraddizioni tra il
divieto del negazionismo ed i diritti di libertà di pensiero e di espressione.
La professoressa Laura Picchio Forlati ha illustrato le ricerche concernenti lo spazio
della memoria nel diritto internazionale condotte dalla “Fondazione Venezia per la
ricerca della pace” il professor Zagato ha dato rilievo alla tutela nell’ambito del
diritto umanitario ed in particolare nei conflitti interetnici dei cimiteri come luoghi
privilegiati della conservazione della memoria di un popolo.
Il professor Benvenuti ha infine sottolineato l’attività svolta dal gruppo dell’università
Roma Tre volto alla rielaborazione del passato nei paesi dell’America Latina che
negli anni passati hanno subito conflitti interni con gravi violazioni dei diritti umani.
Trieste, 1 novembre 2008
S.Ten.Com. Fabio Petracci
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