Vaticano: ragione e fede nel dialogo con l`Islam che avanza

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Vaticano: ragione e fede nel dialogo con l`Islam che avanza
28 febbraio 2013
Vaticano: ragione e fede nel dialogo
con l’Islam che avanza
Francesco Zannini(*)
Le relazioni tra la Santa Sede e il mondo musulmano hanno una storia molto antica, fatta di incontri e scontri, ambasciate, iniziative diplomatiche, come pure di conflitti militari e religiosi. Tuttavia
una vera pietra miliare nel progresso di queste relazioni è stata posta dal Concilio Vaticano II, che,
nel documento Nostra Aetate, dichiara: «la Chiesa guarda anche con stima i musulmani…» e invita cristiani e musulmani a «esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e
promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà».
(Nostra Aetate 3).
Da allora in poi i Papi che si sono susseguiti hanno sempre promosso il dialogo tra cristiani e musulmani, e già durante il Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI creò un Segretariato per il dialogo con
i non-cristiani che divenne poi l’attuale Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso, impegnato
non solo nel far emergere la teologia del dialogo espressa nei documenti del Vaticano II, ma anche
nel portare avanti una serie di iniziative che favorissero contatti e scambi tra la Santa Sede e i
principali centri religiosi e culturali del mondo islamico.
Accanto all’attività continua e capillare di tale dicastero vi è stata anche un’azione diretta dei Pontefici stessi che, nei loro viaggi apostolici in diversi paesi, non hanno mai mancato d’incontrare i
leader musulmani, che hanno poi spesso anche ricevuto in Vaticano.
In quest’ambito, eventi di assoluto rilievo furono il discorso tenuto da Giovanni Paolo II nello stadio
di Casablanca (1985) di fronte a un’enorme massa di giovani musulmani colà radunati e l’adesione
di numerosi leader musulmani all'iniziativa dello stesso Papa, nel 1986, di invitare rappresentanti
delle varie religioni ad Assisi a pregare per la pace nel mondo.
Tale impegno di dialogo e di preghiera, nonché d’intensa attività diplomatica, della Santa Sede si
accrebbe dopo l’11 settembre, allo scopo d’impedire l’emergere di conflitti interculturali e interreligiosi e di opporsi a quelle guerre che in qualche modo, pur essendo spesso legate a interessi politici, finanziari e strategici, potevano acuire tali conflitti.
Alla leadership carismatica di Giovanni Paolo II successe, nel 2005, la guida più razionale e ponderata di Papa Benedetto XVI, sotto il cui Pontificato il dialogo interreligioso ricevette nuovo impulso anche se con coloriture diverse. Infatti, fin dall’inizio del suo Pontificato, nell’incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane in Germania, il 20 agosto 2005, Benedetto XVI mise in
Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
(*) Francesco Zannini, docente presso PISAI, Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, Roma.
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chiara evidenza la necessità del dialogo con il mondo musulmano,
sottolineando il fatto che «il dialogo interreligioso e interculturale fra
cristiani e musulmani non può ridursi ad una scelta stagionale. Esso
è infatti una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro
futuro». Tale rapporto religione-cultura, caro a Papa Benedetto XVI,
si espresse poi nel tentativo di accorpare il Pontificio Consiglio per il
Dialogo Interreligioso con il Pontificio Consiglio della Cultura, coniugando così il dialogo interculturale con quello interreligioso. Tale
tentativo, che aprì un interessante dibattito e non poche polemiche
all’interno del mondo cattolico, ha anch’esso un significato profondo
che sfuggì a molti degli osservatori. Ogni religione, infatti, nasce
all’interno di una cultura di cui mutua il linguaggio, i simboli e le tradizioni e tramite la quale comunica il Messaggio Divino, la cui comprensione si sviluppa all’interno di una o più culture, da cui assume
il suo linguaggio teologico e il suo sistema giuridico.
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Ci fu poi l’episodio di Ratisbona, nel 2006, che si potrebbe definire,
con un’espressione di Sant’Agostino, ripresa dalla liturgia “felix cul- ISPI
pa”. Fu, infatti, proprio il dibattito sulla Lectio Magistralis di Benedet- Palazzo Clerici
to XVI, che si aprì nel mondo cristiano e in quello musulmano, a Via Clerici, 5
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dare nuovo impulso al dialogo teologico tra le due religioni, che era www.ispionline.it
stato messo da parte, dopo i primi entusiasmi post-conciliari. Fu
inoltre lo stesso Santo Padre a incrementare tale dialogo prima con
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il suo discorso ai diplomatici dei paesi musulmani accreditati presso
la Santa Sede e poi con la storica visita e preghiera, il 30 novembre
2006, alla Moschea Blu di Istanbul, accompagnato dall’Imâm e dal Gran Muftî di Istanbul.
La reazione positiva a tale apertura del Papa, da parte dei musulmani non tardò a farsi sentire.
Essa si espresse, in particolare, con la Lettera dei 138 saggi dell’Islam del 13 ottobre 2007, in cui
si indica «l’amore (charitas)» come «Parola Comune» alle due religioni, riecheggiando il tema della
prima Enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est (2005), ripreso poi nella Caritas in Veritate
(2009).
Così Papa Benedetto XVI lascia, nel campo del dialogo tra cristiani e musulmani, una ricca eredità
culturale e religiosa con un messaggio rivolto non solo ai cristiani, ma anche agli uomini di tutte le
religioni affinché percorrano una strada comune nel cammino per la costruzione di una società e
un mondo più autenticamente umano. In tale percorso religione e cultura s’intersecano ed entrano
in un dialogo in cui la ragione e la fede giocano entrambe un ruolo fondamentale. Infatti, secondo il
pensiero di Benedetto XVI sarebbe riduttiva la visione di una cultura che non prenda in considerazione la dimensione religiosa cui non possono non far riferimento le domande ultime della ragione,
come pure quella di una religione che non faccia diretto riferimento a una cultura e alla razionalità
dell’uomo. Nel cammino delle relazioni tra cristiani e musulmani, il Pontefice ha messo in luce la
necessità di testimoniare gli uni gli altri la propria fede nell’unico Dio, senza sottovalutare le differenze, in un dialogo che, nel rispetto delle diversità delle varie religioni, promuova la pace e la riconciliazione tra i popoli.
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