l`articolo apparso sull`Osservatore Romano in data 28 dicembre
Transcript
l`articolo apparso sull`Osservatore Romano in data 28 dicembre
L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 lunedì-martedì 29-30 dicembre 2014 Bilancio e prospettive del dialogo tra le religioni Stella nel cielo tempestoso di JEAN-LOUIS TAURAN* Venti anni fa l’uccisione di quattro padri bianchi Un tributo per la pace dell’Algeria ALGERI, 29. Una mostra fotografica, conferenze, incontri di riflessione e, ovviamente, momenti di preghiera. È stato un calendario ricco di appuntamenti quello approntato a Tizi Ouzou, importante centro della Cabilia, a più di cento chilometri da Algeri, nel ventesimo anniversario della barbara uccisione, per mano di fondamentalisti islamici, di quattro sacerdoti appartenenti ai missionari d’Africa, i cosiddetti padri bianchi. Un evento orribile, precedente ma sicuramente meno conosciuto del martirio dei sette monaci di Tibhirine (rapiti tra il 26 e il 27 marzo 1996 e uccisi il 21 maggio seguente). Tuttavia, la notizia dell’assassinio dei quattro preti, avvenuto il 27 dicembre 1994, turbò non poco il clima natalizio dell’epoca, suscitando un’eco internazionale. Il giorno seguente, lo stesso Papa Giovanni Paolo II, al termine dell’udienza generale, espresse così la sua solidarietà spirituale ai fedeli algerini: «Sono particolarmente vicino alla piccola comunità cattolica che vive in tale martoriato Paese, ai confratelli missionari d’Africa, che confermano con questo nuovo tributo di sangue il loro amore per il continente africano, e alle famiglie delle vittime. Prego Iddio che il sacrificio dei quattro sacerdoti sia seme di riconciliazione e di pace, ed induca tutti alla scelta del dialogo e della reciproca comprensione, senza cui non c’è futuro per una società veramente umana». La testimonianza dei quattro missionari — tre francesi, Alain Dieulangard (75 anni), Jean Chevillard (69), Christian Chessel (36) e un belga, Charles Deckers (70) — è stata ricordata in questi giorni, il 26 e il 27 dicembre scorsi, con una serie di iniziative presso la Maison des Pères Blancs di Tizi Ouzou dagli ex alunni, amici e confratelli dei sacerdoti vittime dell’odio fondamentalista. Tra le iniziative anche la posa di una stele commemorativa alla presenza degli ambasciatori di Francia e Belgio. Tre delle quattro vittime (Chevillard, Dieulangard, Deckers) risiedevano in Algeria sin dagli anni Cinquanta. Padre Chessel, il più giovane del gruppo, era arrivato da appena due anni. Con il loro sangue essi hanno incarnato fino in fondo il carisma dei missionari d’Africa, congregazione oggi diffusa in tutto il mondo ma che fu fondata proprio in Algeria nel 1868 dall’arcivescovo di Algeri, il cardinale Char- les-Martial Allemand Lavigerie. Un tempo assai fiorente, la presenza della Chiesa in Algeria — i cattolici sono poco più di cinquemila — è oggi stretta intorno a piccole comunità e i suoi sforzi sono indirizzati in primo luogo alla promozione della vita e al non sempre facile confronto interreligioso con il mondo islamico. Una condizione ben sintetizzata dalle parole della preghiera composta in occasione dell’assemblea interdiocesana nazionale dell’ottobre scorso: «Fin dai primi secoli Tu non hai cessato di chiamare i discepoli a essere segni della tua predilezione per tutti, senza distinzione, nel nostro Paese. Dai tempi dei primi martiri fino ai nostri giorni, Tu non hai cessato di mostrare il cammino del Tuo vangelo attraverso le vite dei santi e delle sante del nostro popolo. Tu vedi, Signore, che il nostro quotidiano non è sempre facile. Ci succede di non essere ben accolti, di essere a volte umiliati, respinti, ma noi sappiamo che non ci abbandoni mai nella prova. Perdonaci quando non siamo fedeli o quando la paura ci fa rinnegare te. E grazie per il tuo Spirito ardente, che ci guida durante il nostro pellegrinaggio sulla terra». Non c’è dubbio che il momento che stiamo vivendo sia uno dei più bui della storia dell’umanità. Non passa giorno senza che abbiano luogo degli avvenimenti tragici in vari Paesi, avvenimenti che non risparmiano nessuno: bambini, anziani, donne, civili, persone di altre religioni ma anche correligionari. Ad aggravare e complicare la situazione il fatto che viene invocato il nome di Dio o quello di una religione per giustificare tale violenza. Davanti a queste gravi offese a Dio, a una insensata e disonesta strumentalizzazione della religione e, naturalmente, alla violazione del sacro diritto di ogni persona alla vita e alla sicurezza nel rispetto dei suoi diritti fondamentali, non si può non interrogarsi: le religioni sono credibili? Lo sono i loro seguaci? Sarebbe credibile il dialogo interreligioso, in particolare quello cristiano-islamico? Fedele alla missione a esso affidata dalla Chiesa nella persona del suo Pastore universale, e cosciente della particolare importanza che lui riserva al dialogo con i seguaci delle maggiori religioni mondiali, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (Pcdi) ha continuato, anzi intensificato, le proprie attività, in particolare con i musulmani. L’11 agosto scorso, attesa la drammatica situazione nella quale versava la comunità cristiana in Iraq, insieme a quella yezidi e altre comunità etniche e religiose numericamente minoritarie, il dicastero vaticano ha pubblicato una dichiarazione, che ha avuto una grande risonanza. Non poteva mancare, infatti, la voce di questo Pontificio Consiglio in una situazione come questa. D all’11 al 13 novembre scorso si è tenuto a Roma il terzo seminario del Forum cattolico-musulmano, con 12 partecipanti per parte. Il tema concordato è stato “Insieme per servire la società”. I partecipanti sono stati lieti e onorati di essere Messaggio del capo del Consiglio degli imam filippini Musulmani ascoltate il Papa MANILA, 29. «Gli sforzi di Papa Francesco per la pace e il bene dell’umanità devono essere ascoltati e sostenuti da tutti gli esseri umani, senza distinzione di religione o credo. Nello specifico, invito i miei fratelli e i fedeli musulmani ad ascoltare e a comprendere le parole del Pontefice: vanno seguite, se vogliamo sconfiggere il terrorismo». È quanto ha dichiarato il capo del † La Fondazione Italia Giappone partecipa con profonda emozione e con animo affranto al dolore per la scomparsa a Tokyo dell’Arcivescovo padre GIUSEPPE PITTAU S.J. La sua figura di Gesuita, di studioso e di Rettore della Sophia University ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo delle relazioni tra Giappone e Italia. Roma, 29 dicembre 2014 Consiglio degli imam delle Filippine, Ebra M. Moxsir al-Haj, durante un’intervista televisiva al programma “Know the Truth”, che andrà in onda i primi di gennaio 2015 in vista dell’arrivo di Papa Bergoglio nel Paese, di cui AsiaNews ha diffuso i contenuti. Il leader islamico, che è anche cappellano delle Forze nazionali di polizia, ha sottolineato quanto sia importante «dare il benvenuto sincero al Pontefice e sostenere i suoi appelli per la cooperazione interreligiosa. Francesco — ha spiegato Moxsir al-Haj — ci spinge a improntare i rapporti fra le fedi sulla sincerità e sulla buona volontà: questa è l’unica strada per una vera pace. Io sostengo con forza la sua posizione contro l’estremismo, che non si fermerà davanti a nulla se non alla pace fra le religioni». Secondo il capo del Consiglio degli imam delle Filippine, «i buoni cristiani e i buoni musulmani vogliono la pace e la coabitazione. In questo senso è molto importante il ruolo dell’istruzione, soprattutto religiosa: se i nostri fratelli e le nostre sorelle sono educati bene nella propria fede, allora non vengono tentati dagli estremisti religiosi». Papa Francesco viaggerà di nuovo in Asia dal 12 al 19 gennaio 2015: la prima tappa è prevista in Sri Lanka, dove rimarrà fino al 15; la seconda appunto nelle Filippine. Il programma del viaggio papale prevede una giornata con i sopravvissuti al tifone Yolanda, un incontro con i leader religiosi del Paese, una messa domenicale a Manila, cui sono attese cinque milioni di persone, e una tappa è prevista anche all’università cattolica di San Tommaso (Ust). «La visita di Francesco — ha dichiarato il rettore dell’ateneo cattolico di Manila, padre Herminio V. Dagoho — sarà un’occasione per i giovani per rinnovare la loro vita, offrendola in servizio al Signore e agli altri. Quando il Papa interagisce con i giovani usando il linguaggio della misericordia, della compassione e della gioia nel diffondere l’amore di Dio — ha spiegato il rettore — i giovani, in cambio, con un cuore colmo di ispirazione potranno rinnovare la loro vita offrendola in servizio a Dio e agli altri. I giovani filippini — ha aggiunto — sono alla ricerca costante di qualcuno degno di essere seguito, qualcuno che li comprende ed esprime loro amore autentico». Padre Dagoho ha detto che l’ateneo è «enormemente felice e onorato» di poter ospitare questo incontro fra il Papa e i giovani all’interno della propria struttura. All’evento saranno presenti delegazioni giovanili di tutte le diocesi delle Filippine, esponenti dell’Associazione per l’educazione cattolica (Ceap), la rappresentanza degli atenei cattolici (Acup), oltre ai giovani partecipanti alla seconda Conferenza sulla Nuova evangelizzazione (Pcne). In preparazione all’incontro, i giovani filippini animeranno l’attesa con momenti di preghiera, recita del rosario, canti e inni, oltre che canzoni composte per accogliere il Santo Padre. Nel contesto vi saranno anche testimonianze e racconti di fede da parte dei giovani presenti. ricevuti da Papa Francesco, quale segno del suo sostegno al dialogo cristiano-islamico. La Conferenza interreligiosa internazionale “The Complementarity between man and woman” che si è tenuta in Vaticano dal 17 al 19 novembre 2014, ha visto la partecipazione di persone di altre religioni, alcune proposte dal Pcdi. Il presidente e alcuni officiali del dicastero erano presenti ai lavori. Il nono Colloquio tra questo dicastero e il Centro per il dialogo interreligioso che fa capo all’Islamic Culture and Relations Organization — una specie di ministero per la cultura della Repubblica Islamica dell’Iran — si è tenuto nella capitale iraniana nei giorni 25 e 26 novembre scorsi. I partecipanti, 12 per parte, si sono incontrati intorno al tema “Cristiani e musulmani in un dialogo costruttivo per il bene della società”. Il Christian-Muslim Summit è, all’origine, un’iniziativa del vescovo emerito presbiteriano di Washington, Bryson Chane. Il terzo Summit, svoltosi a Roma dal 2 al 4 dicembre scorsi, ha visto come suoi partecipanti leader religiosi e intellettuali cristiani (cattolici, anglicani, presbiteriani) e musulmani (sunniti e sciiti). Ospiti d’onore sono stati invitati in rappresentanza del patriarcato ecumenico di Costantinopoli e dell’ebraismo. Il tema è stato “Christians and Muslims: Believers Living in Society”. Al presidente di questo dicastero è stato chiesto di essere il principal dell’incontro. Consapevoli della necessità di una riflessione cattolica ed ecumenica per un dialogo vero e, quindi, fruttuoso con i musulmani, si terrà a Roma la riunione annuale della commissione per i Rapporti religiosi con i musulmani che fa capo a questo Pontificio Consiglio (29-30 gennaio 2015). La riunione annuale con i partner di questo dicastero presso il Consiglio ecumenico delle Chiese avrà luogo a Roma, il 20 gennaio 2015. Si tratta di una duratura e ottima collaborazione per la quale siamo grati al Signore. Uno dei recenti frutti del lavoro comune è stata la pubblicazione del documento Testimonianza cristiana in un mondo multi-religioso. Raccomandazioni per il comportamento. Il Pontificio Consiglio continua la sua collaborazione con varie realtà impegnate nel dialogo interreligioso. È il caso, per esempio, del Congress of Religious Leaders of World and Traditional Religions, con sede ad Astana, in Kazakhstan, dove il dicastero è presente sin dall’inizio, per volontà di san Giovanni Paolo II. Benedetto XVI volle che il dicastero desse il proprio appoggio all’iniziativa del Re Abdullah di Arabia Saudita, che si è concretizzata con l’istituzione a Vienna del King Abdullah bin Abdul Aziz International Center for Interreligious and Intercultural Dialogue. Un nuovo e particolare canale di dialogo è stato aperto con il martoriato Iraq attraverso la creazione di un Comitato permanente per il dialogo con rappresentanti delle maggiori comunità religiose del Paese: sciiti, sunniti, cristiani, sabeani. Si tratta di un segno di speranza, in un quadro piuttosto buio. Senza dubbio queste attività hanno la loro importanza, specialmente in tempi di tensione che spesso degenerano in conflitti interreligiosi. Il fatto stesso di incontrarsi, di parlarsi e di accordarsi su una dichiarazione comune è un messaggio eloquente, in particolare per le comunità coinvolte nel dialogo. D’altro canto, i partecipanti da ambedue le parti sono spesso scelti tra leader religiosi, intellettuali e professori universitari. Si tratta quindi di persone influenti anche sulle nuove generazioni, così importanti per il presente e il futuro dell’umanità. Il Pcdi e i suoi partner, in particolare musulmani, sono consapevoli dell’importanza di avere i mass media come loro “alleati”, per un linguaggio obiettivo non solo sulle religioni ma soprattutto su eventuali tensioni o conflitti con possibile dimensione di carattere religioso. Al riguardo — ma non solo — allarmismi, generalizzazioni, pregiudizi e stereotipi e “mezze-verità” fanno un danno enorme al dialogo e alla pace. Si è anche coscienti che, per cambiare le cose in positivo, si deve cambiare dapprima l’educazione della gioventù, in particolare attraverso testi scolastici che riflettano un’immagine obiettiva e allo stesso tempo rispettosa dell’altro. Riferimenti ambigui, erronei od offensivi alle altre religioni e ai loro seguaci fanno tanto danno. Per questo è benvenuta la revisione dei testi scolastici, in particolare per quanto riguarda il fatto religioso e la storia. Si sa, inoltre, che a ispirare la vita in comune sono le leggi. È quindi necessario che esse siano giuste e rispettose dei diritti e dei doveri di tutte le componenti della società, sia etniche che religiose. Appartenere a una maggioranza non deve significare più diritti e viceversa. Sono invece la dignità umana, i diritti fondamentali, la cittadinanza a fare la differenza. Ritengo opportuno segnalare la pubblicazione da parte del Pcdi del suo terzo documento Dialogo nella verità e nella carità. Orientamenti pastorali per il dialogo interreligioso, dove le Chiese locali, con i loro pastori e fedeli, possono trovare delle linee guida per i loro rapporti con credenti di altre religioni. Il santo Natale è anche la “visita di Dio” a questa umanità, in questo momento storico, con le sue sofferenze e drammi, ma anche con la speranza contro ogni speranza che, secondo Papa Francesco, nessuno dovrebbe rubarci. *Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso