PER FRIDA Uno sguardo alle opere di Frida: è

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PER FRIDA Uno sguardo alle opere di Frida: è
PER FRIDA
Uno sguardo alle opere di Frida: è un linguaggio che tocca la profondità dell’animo nel bene e nel male. Nel bene
perché incute tenerezza, compassione, solidarietà. Nel male perché ci si sente impotenti di fronte alla testimonianza
che il mondo è fatto di aspetti a volte brutali, a volte negativi, a volte ingiusti, comunque angoscianti. E’un linguaggio
diretto, popolare e genuino, che non riserva mezzi toni, né pare volersi accattivare consensi della critica o del mercato.
Testimonia ciò che è la sua visione del mondo, che deriva solo in parte dalla propria condizione di sofferenza. Piuttosto,
pare voler fare della propria esperienza, un insegnamento di vita, un esempio per cercare altro. Pare voler mettere in
risalto le angosce degli animi umani in genere, a prescindere dalla tipologia, dalla temporaneità e dal contesto sociale.
Perciò prende tanto, perciò il suo è un messaggio universale.
Si potrebbero dire tante cose: che la particolare potenza espressiva è dovuta alla condizione di essere donna,
all’incidente subìto, o alla consapevolezza di credere in qualche ideale irraggiungibile. Ma si farebbe torto alla
dimensione intellettuale ed artistica del personaggio Frida Kahlo. Ho preso, come esempio, una foto pubblicata su un
giornale dell’epoca in cui lei compare a braccetto con il suo partner. Lei appare come se fosse un’edera abbarbicata ad
una quercia gigantesca. Nella foto l’impaginatore, paradossalmente, ha scontornato finanche il volto di lui e l’ha
evidenziato ponendolo fuori dall’ingombro rettangolare. Frida al confronto, già figura esile, appare ancor più minuta,
quasi come se fosse in uno stato di sudditanza psicologica, come se la coppia fosse composta da pesi e misure diverse
dei due esseri umani. Frida prima dell’incidente era già consapevole di essere “qualcosa” di diverso in rapporto all’altro
o al sistema sociale o alla natura circostante. E non poteva accettarlo perché nella sua visione, il rapporto sentimentale
con la vita doveva essere di tipo totalizzante, in cui uno è tutto e tutto è uno. In quella visione la ricerca di conoscenza
non poteva limitarsi alle sovrastrutture dell’esistenza quotidiana. Per Frida, viceversa, pare esserci una struttura
spirituale, un’essenza che trascende le apparenze, che va oltre e si ritrova vicino alla visione misterica della vita. E
forse, in ogni pennellata c’è un fuoco ed un furore che paiono chiedersi: perché? Perché le domande di ideale sono
senza risposta? Perché a tanto amore non corrisponde altrettanto amore, perché le ingiustizie del mondo ricadono
indiscriminatamente sul popolo dei buoni? E giù di lì, in un clima di disperazione vera, che non sarebbe potuta apparire
se non con la potenza espressiva del segno. Basta leggere nei suoi occhi: l’inquietudine dell’animo buca il resto della
maschera umana, così senza gridare, senza piangere, come per dire che la dimensione dei sentimenti è di gran lunga
più importante degli aspetti materiali, contingenti e fisiologici. La crudeltà della vita sta nell’indifferenza di fronte ad un
cuore spezzato, ad un cactus dilaniato, ad un vestito trapunto dai colori pungenti. La visione dell’artista pare accedere
verso la profondità dell’essenza dei sentimenti e vuole testimoniarlo a tutti i costi. Così amore, gelosia, desiderio,
repulsione sono i motori che fanno girare il mondo. Il resto è composto da semplici espedienti che arredano il percorso
della vita terrena. Lei ha lo strumento per dimostrarlo: l’arte dei segni e dei simboli. Con essi Frida scarnifica il corpo e
ritaglia i vestiti a suo piacimento, ma in modo razionale e consapevole, nonostante che di primo acchito sembri usare
un linguaggio viscerale. In ogni tratto dei suoi lavori, infatti, e perfino in quelli delle foto e degli scritti si percepisce che
la sua ricerca intende elaborare un tipo di messaggio che va oltre le correnti estetiche e le tecniche espressive.
Lei pare aver avuto il dono o se vogliamo la pena di dover indagare nelle profondità nascoste della condizione umana,
dietro le maschere delle apparenze, a contatto diretto con la sofferenza fisica, psicologica ed intellettiva. Il contributo,
perciò, prima ancora che di tipo artistico o culturale è di tipo umanistico, perché documenta una testimonianza vera,
reale e vissuta in prima persona. Più che farci sognare un viaggio fantastico o immaginifico verso visioni estatiche,
avveniristiche od alternative, Frida ci offre l’altra faccia della medaglia della potenza dell’arte: renderci
consapevolmente impotenti di fronte al non poter far niente per modificare il destino crudele degli eventi. L’opera di
Frida è una Via Crucis psicologica dell’animo umano, un Urlo di Munch a cui non segue una risposta o una soluzione. Il
messaggio che ci offre non è una richiesta di aiuto, quanto l’estrinsecazione di un dato di fatto, la conoscenza acquisita
con la forza di volontà di chi ha visto, vissuto e capito e desidera fortemente comunicarne la potenza espressiva. La
percezione cosciente del dolore supera in potenza il senso stesso del pathos. Perciò incute un maggiore sgomento,
quasi come se stesse attaccando le nostre coscienze che rifuggono dalla idea dello star male. Ma per fortuna ci
possiamo ancora consolare, poiché, così come l’Arte crea l’Enigma, l’Umanità opera sempre per rifugiarsi in alternative
future. Frida è uno stimolo per modificare lo stato degli eventi che ci fanno soffrire.
Gerardo Lo Russo