Il gioco simbolico - Neuropsichiatria Infantile

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Il gioco simbolico - Neuropsichiatria Infantile
Roberto Carlo Russo*
Il gioco simbolico1
Winnicott è l'autore che ha portato nuove concezioni sui significati del gioco simbolico,
affermando e sottolineando l'importanza di «quell'area intermedia» dove ciascun individuo può
giocare le proprie progettualità sostenute da un immaginario che viene agito in rapporto ad una
realtà significata. Così si esprime Winnicott: "...esiste un'area inter-media di esperienza a cui
contribuiscono la realtà interna e la vita esterna. È un'area che non viene messa in dubbio, poichè
nessuno la rivendica, se non per il fatto che esisterà come posto di riposo per l'individuo impegnato
nel perpetuo compito umano di mantenere separate, e tuttavia correlate, la realtà interna e la
realtà esterna". Con questa asserzione l'autore pone l'esistenza di una terza realtà che "...costituisce
la maggior parte d'esperienza del bambino e per tutta la vita viene mantenuta nella intensa
esperienza che appartiene alle arti, alle religioni, al vivere immaginativo ed al lavoro creativo
scientifico".
Winnicott afferma: "l'area di gioco è uno spazio potenziale tra la madre e il bambino".
Quest'area di gioco ha uno spazio e un tempo che non sono all'interno né all'esterno, ma appunto in
uno spazio ed in un tempo intermedio tra il sé e la realtà. Il sé che richiede soddisfazione dei bisogni
e dei desideri, protezione ed amore materno; la realtà esterna che richiede momenti di distacco dalla
protezione e dall'amore materno, rinuncia parziale ai propri desideri, adattamento alle regole sociali.
Tra queste due forze in opposizione interviene l'azione, che svolge una funzione itermediaria tra
l'interno e l'esterno, tra la rappresentazione mentale e la realtà, tra la progettualità individuale e i
limiti sociali. L'azione interviene così a modellare il reale al proprio progetto e nel contempo il reale
modella il risultato del progetto.
Nel gioco simbolico viene usato un simbolo che è un significante particolare in quanto deve
simbolizzare tutto un significato che verrà espresso nell'azione. E' proprio l'azione che assume tutto
il valore del gioco simbolico in quanto, tramite questa, il bambino effettua la mediazione tra il sé e
la realtà.
Le caratteristiche del gioco simbolico sono: la rappresentazione del significato reale, l'uso di
simboli, la coscienza di una finzione rispetto alla realtà rappresentata, la volontà di modellare la
realtà alla propria progettualità, la carica emozionale di piacere, l'uso da solo, con uno o più
compagni, ma soprattutto la volontà che sia gestito in proprio o in comunità con i pari. Il bambino
nel gioco simbolico ha l'Io ben strutturato, solido, cosciente della realtà e relativi limiti, capace di
interrompere la finzione con immediatezza per adeguarsi al reale in caso di necessità.
Il gioco simbolico viene preceduto dalla semplice imitazione dell’attività dell’adulto, ma in
seguito apporta le sue modifiche e interpretazioni delle esperienze che rappresenta nel gioco
simbolico; è in questa fase che sperimenta (facendo finta con un agito) i suoi desideri e i suoi
progetti, in parte adattandoli al reale dell’adulto.
Ad esempio: un bambino usa un bastone facendo finta che sia un fucile per far scappare un
ladro o un nemico; cammina a carponi e fa il verso del cane chiedendo le carezze alla madre;;
stende l’orsacchiotto su uno straccio e lo fa dormire come fa la madre con lui alla sera. Il bambino
in questi casi usa come simboli: il bastone, il camminare a carponi facendo il verso del cane, il far
dormire l’orsacchiotto; nel contempo li distingue dal reale: il fucile, il cane e il dormire.
L’inizio del gioco simbolico si verifica nella media tra i 24 e i 30 mesi, ma entro i 36 mesi
l’acquisizione è nella norma; attualmente sempre più frequentemente il gioco simbolico compare
prima dei due anni, in poche casi anche a 16-18 mesi.
L’acquisizione del gioco simbolico realizza un livello importante nella progressione evolutiva
della persona e della sua affermazione pur in considerazione della necessità di un compromesso tra
la sua progettualità e la realtà.
L'adulto verso il gioco simbolico ha un atteggiamento di scarsa disponibilità e di norma, se
avviene, dura pochi minuti. Per carenza di coetanei l’adulto può essere chiamato a parteciparvi, ma
in tale caso viene governato e gestito dal bambino.
* Neuropsichiatria infantile, Psicoterapeuta. Docente a Contratto presso presso Univ. di Pavia, Dip. di Clinica Neurol. e
Psich., Direttore Scientifico del CSPPNI.
1 Parzialmente tratto da: R.C.Russo, Diagnosi e terapia Psicomotoria, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2000