File - E. Fermi

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File - E. Fermi
Passi tratti da
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Discorso di Himmler
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Un dialogo fra Goebbels e Göring
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Antonio Spinosa, Hitler, il Figlio della Germania
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Nel paese delle ultime cose di Paul Auster
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(N. Scott Momaday - dal libro Amicizia con la Terra a cura di K.Recheis e G.
Bydlinski - Edizioni "Il punto d'incontro"- Vicenza)
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Auguste Comte Sull’evidente inferiorità della donna da Corso di filosofia
positiva (1830-42), Utet, Torino 1967
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“Voci dal lager” (Einaudi)
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Da: Auschwitz spiegato a mia figlia di Annette Wieviorka
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Da Primo Levi "Se questo è un uomo"
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Da I sommersi e i salvati di primo Levi
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Giustizia non Vendetta di Simon Wiesenthal
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Due imperi mancati di Aldo Palazzeschi
E inoltre
James Weddell guerriero Sioux (giorni nostri)
I sioux delle grandi pianure erano un popolo fiero prima dell’arrivo dell’uomo bianco, le
guerre erano diverse da quelle dell’uomo bianco. Erano guerre d’onore. Un giovane
guerriero non avevo bisogno di uccidere per dimostrare il suo valore.. bastava che
contasse i colpi., ovvero che toccasse con la punta della sua lancia il nemico. Insieme ai
cavalli i wasichu, nelle nostre terre, portarono anche l’odio, la crudeltà, la mancanza di
rispetto per la vita e la natura.
Fummo privati dell’orgoglio e del valore, derubati delle terre in cui avevano vissuto da
sempre i nostri antenati, ammassati in spazi angusti chiamati riserve e costretti a vivere in
cattività, come bestiame. Ci fu anche una cristianizzazione forzata.i wasichu non
riconoscono il potere di wakan tanka, l’energia dell’universo che pervade e anima tutto ciò
che è vivo. E perciò è sacro. E non ammettono che esista un dio diverso dal loro, un dio
come tunkashila, il grande spirito. Che non ha bisogno di chiese ne di preti, ne tantomeno
di venire adorato. Ci imposero di parlare l’inglese, lavando con il sapone l bocca dei
bambini che non riuscivano ad esprimersi con la lingua dei wasichu e che continuavano
istintivamente ad usare il Lakota.
Per i nativi i figli sono sacri, perché donati dal grande spirito e le famiglie numerose sono
una benedizione anche quando si è poveri. Ma molte delle nostre donne sono state
sterilizzate a loro insaputa nelle cliniche bianche della nostra riserva: “ per il loro bene”
ovviamente.
I bambini sono stati e sono tutt’ora i primi a subirne e soffrirne. A cominciare dalla nascita
quando gli viene imposto un nome cristiano.
Il mio nome è James Weddel… no! Il mio nome è: Wamblee Ista che significa Occhio
d’Aquila.
«Mi hanno fotografato come un galeotto col cartello al collo» Roberto Lepetit Milano, carcere di San Vittore, 14 ottobre 1944, 16° giorno
Mia carissima,
le tue notizie e la tua assistenza morale mi fanno un bene enorme. Vivo di continue illusioni e
speranze, ma la mia situazione è sempre uguale! Sono sempre al V Raggio. Stamane mi hanno
fotografato come un galeotto col cartello al collo. Si dice che quelli fotografati siano destinati alla
deportazione in Germania! Dio non voglia una cosa simile. Meglio ammuffire nel V Raggio. Ma
spero ancora e non mi avvilisco. Spero oggi passare in Infermeria. Speriamo sia di buon auspicio
come lo fu per Pic. Lunedì matt. il maresciallo ted andrà con la Lina a verificare il contenuto della
cassetta di sicurezza. Speriamo non mi rubino le posate di Nicola! Non è improbabile ritornino da
Giuni e da Tononi. Penserò tanto a voi domani ed in particolare a Guido e Micio. Fate una bella
festa e abbiatemi con voi perché lo sarò con tutto il mio animo anche se non so dove pensarvi. Vi
abbraccio tanto tanto tanto R
Problema di matematica
Problema n° 97
Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In
molti casi un impiegato statale guadagna solo 3,50 marchi per ogni componente della
sua famiglia, e un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo
approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi, etc. ricoverati sono circa
300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui ad un costo
medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si
ricaverebbero all’anno con quella somma?
La memoria
Un giorno per non dimenticare la nostra memoria
che non è un giorno qualunque
non dimenticare vittime di genocidi attuali
non dimenticare vittime dei genocidi passati
un giorno per non dimenticare la nostra memoria
un giorno questo giorno lo dimenticheremo?
Scorrono le immagini severe dei campi di sterminio
Scorrono i ricordi dei deportati
Scorrono i saluti fascisti usati negli stadi
Scorrono le mie paure, quelle di un altro sterminio
LO SPETTRO Baudelaire
Come dagli angeli dall’occhio di fiera,
io ritornerò nella tua alcova;
verso di te scivolerò in silenzio
confuso con le ombre della notte;
e ti prodigherò mia bruna,
baci gelidi come la luna,
avrò carezze di serpente
che attorno ad una fossa si aggira.
Quando verrà il livido mattino
Ti troverai vicino ad un posto vuoto
Dove il freddo perdura fino a sera.
Come qualcuno con la tenerezza
Sella tua vita e la tua giovinezza
Voglio regnare con la paura!
Lager
carri merci, kapò, tatuaggi, filo spinato
parole sporche di storia
ferale
baracche piene di anime
accatastate
scremate, ridotte in cenere
neanche fossero, materiale per bivacchi di guerra
e il fumo, s'alzava lento
volute carnee
saturavano l'algida aria
acre
l'odore ma, anche l'animo dei tormentatori
spregio e mercato nero
di sentimenti e membra
percosse, oltraggiate
fra sferzar di tormente e lutulente pozzanghere
scarne, diafane figure
ridotte a ombre
dall'inedia e dalla inumana follia
inenarrabili ed infinite agonie
ad Auschwitz.
Terezin
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
non c’è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire …
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare
tutto ciò.
Anonimo
Vorrei andare sola
Vorrei andare sola dove c’è un’altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno,
in mille forse …
e perché non subito?
Alena Synková (1926 sopravvisuta)
Ch’io sia la fascia che la fronte ti cinge,
si vicina ai tuoi pensieri.
Ch’io sia il grano di mais frantumato dai tuoi denti selvaggi
Ch’io sia, al tuo collo, turchese
Caldo delle tempesta del tuo sangue
Ch’io sia la lana variopinta del telaio,
la lana che scivola tra le tue dita.
Ch’io sia la tunica di velluto
Sul flusso e riflusso del tuo cuore.
Ch’io sia la sabbia nei tuoi mocassini
Che osa accarezzare le dita dei tuoi piedi.
Ch’io sia il tuo sogno notturno,
quando, nelle nere braccia del sonno tu gemi.
(Anonimo)
La notte
Tace la notte intorno a me solenne
le ore vanno e sfilan le memorie
come un nero e funebre convoglio.
Del cielo nelle oscurità remote
nell'ombra amica che con man soave
le grevi forme della chiesa lambe,
nell'ombra amica che gl'uomini culla
col lento canto della pace eterna
vedo di forme strane scatenarsi
una ridda veloce e affascinante
vedo la mente umana abbacinata
chinar la fronte...
Ma il mio pensiero innalzasi sdegnoso
e squarcia il manto della notte bruna
libero, e vola, vola alla luce pura trionfante
vola al sole del vero, dove i forti
stan combattendo l'immortale agone
cinti le terapie d'agili corone,
vola esultante.
Vasto vuoto paesaggio
Vi sono erbe attorno alla sua bocca
I suoi denti sono cenere,
questo è quanto prende il suo posto
questa prateria, immensa, arida.
Non si pone il problema di un altrove. Il suo posto.
È proprio questa realtà,
questo elemento profondo.
Ora che è morto si affida alla visione
Semplicemente, senza resistenza.
La morte lo rimuove
No più di quanto la vita lo abbia rimosso;
egli è sempre rimasto qui.
Genocidio armeno
"Chi si ricorda oggi del massacro degli armeni?"
Estate 1915. Mentre infuria il primo conflitto mondiale, nella parte orientale dell’Impero ottomano si
consuma silenziosamente una delle tragedie più terribili nella storia del XX secolo: il genocidio
degli armeni, progettato e messo in atto dai turchi con una premeditazione e una ferocia inaudite.
Proprio Hitler, alla vigilia dell’invasione della Polonia, il 22 agosto del 1939, di fronte agli ufficiali
dello Stato maggiore, mentre disegnava lo scenario che avrebbe insanguinato l’Europa col
genocidio del popolo ebraico, alle obiezioni dei suoi collaboratori replicò: "Chi si ricorda oggi del
massacro degli armeni?".
La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni di persone è una statistica.
I volantini della "Rosa Bianca"
Una fine con orrore è sempre meglio di un orrore senza fine
Perché il popolo tedesco è così inerte dinanzi a questi crimini, tanto orrendi e disumani? Che sono
ormai affondati in un sonno mortale dal quale nessun risveglio sarà più possibile, mai, giammai?
Sembra così e così certamente è se i tedeschi non usciranno finalmente da questo torpore, se non
protesteranno, dovunque e ogni volta che potranno, contro questa cricca di criminali, se non
parteciperanno al dolore di queste centinaia di migliaia di vittime. E dovranno provare non solo
compassione per questo dolore, no, ma molto di più: corresponsabilità. Infatti, anche solo con il
loro inerte atteggiamento essi danno a questi uomini oscuri la possibilità di agire così; essi
sopportano questo "governo" che ha assunto su di sé una colpa infinita, certo, ma, soprattutto, essi
stessi sono responsabili del fatto che tale governo ha potuto avere origine! Ogni uomo vuole dirsi
estraneo a questo tipo di corresponsabilità, ognuno lo fa e poi ricade nel sonno con la coscienza
più serena e migliore. Ma egli non potrà dirsi estraneo: ciascuno è colpevole, colpevole,
colpevole!
Non so immaginare un popolo senza una casa
Eppure ogni giorno li vedo errare,
pensare senza scopo
cercando radici e cose
che daranno loro vita e uno scopo.
Povero uomo bianco
Nella tua frenesia
Nei tuoi ornamenti
Nella tua agiatezza
Hai smarrito il tuo retaggio.
Ed ora vuoi il mio.
Ecco, prendilo!
È tuo! (Twobirds)
« Il regno è un organismo vivente: in verità, non può essere costruito artificialmente! Chi
vuole provarci, lo rovina; chi vuole impadronirsene, lo perde - Lao-Tze
Gitta Sereny a Franz Stangl:
Gitta Sereny
visto che li avreste uccisi tutti... che senso avevano le umiliazioni e le crudeltà?
Franz Stangl:
per condizionare quelli che dovevano eseguire materialmente le operazioni. per rendergli
possibile fare ciò che facevano.prima di morire la vittima, deve essere degradata, affinchè
l'uccisore senta meno il peso della sua colpa.
è una spiegazione non priva di logica, ma che grida al cielo: è l'unica utilità della violenza
inutile, anche la civiltà greca era fondata sulla schiavitù, ed un esercito ateniese si era
accasermato aa Melos come le SS in ucraina. erano state uccise vittime umane in numero
inaudito, fin la dove la luce della storia può illuminare il passato, e comunque, la perennità
del progresso umano non era che una ingenuità nata nel XIX secolo
NATIVI AMERICANI
Nel carcere di marion nell’illinois nel 1962 il dott schein applicava sui detenuti
dell’american indian movment un trattamento per poter lavare e controllare il loro cervello.
Il dott schein fornisce una serie di esempi adottabili per perseguire questo scopo:
1) allontanamento fisico dei prigionieri in aree sufficientemente isolate da spezzare con
efficacia o indebolire gli stretti legami affettivi
2) segregazione di tutti i leaders naturali
3) uso dei prigionieri collaborazionisti come leaders
4) proibizione di attività di gruppo non in linea con gli obiettivi del lavaggio del cervello
5) spionaggio sui prigionieri e registrazione di materiale privato
6) convincer i prigionieri che non si possono fidare di nessuno
7) trattare quelli che si dimostrano collaboranti in modo molto più leggere di quelli che non
collaborano
8) punire chi dimostra atteggiamenti non collaborazionisti
9) trattenere sistematicamente la posta
10) disorganizzazione di tutti gli standard si gruppo tra i prigionieri
11) minare tutti i supporti emotivi
12) riforma del pensiero, il cui lavoro consiste nel minare ulteriormente i supporti emotivi
13)tecniche di mutilazione e indebolimento del carattere: insulti, urli, sputi, mancanza di
sonno, indurre al senso di colpa, interrogatori periodici.
14) fornire i supporti sociali ed emotivi che rinforzino i nuovi atteggiamenti.
IL CANTO DELLA GIOIA DI TSOAI TALEE
Sono una piuma nel cielo chiaro
Sono il cavallo blu, che corre attraverso la Prateria
Sono il pesce, che si muove luccicante nell'acqua
Sono l'ombra, che segue un bambino
Sono la luce della sera sul prato
Sono l'aquila, che gioca con il vento
Sono un pugno di perle colorate
Sono la stella più lontana
Sono il fresco del mattino
Sono il rumore della pioggia
Sono il luccichio sulla cresta nevosa
Sono il sentiero della luna sull'acqua
Sono una fiamma di quattro colori
Sono un cervo, che si staglia lontano nel tramonto
Sono un campo di sommacco e di rape della prateria
Sono il cuneo di oche che volano nel cielo d'inverno
Sono la fame del giovane lupo
Sono il sogno che racchiude tutto questo
Guarda, io vivo, io vivo
Ho fatto amicizia con la terra
Ho fatto amicizia con il divino
Ho fatto amicizia con tutto ciò che è bello
Ho fatto amicizia con la figlia di Tsen-Tainte
Guarda, io vivo, io vivo
Bergot – l’Algèrie telle qu’elle est
… essendo vissuti del lavoro o delle sostanze delle altre razze, come tutti i parassiti della
terra, gli ebrei non si sono mai impegnati nei lavori faticosi dell’agricoltura o dell’industria,
a nessuno di questi lavori penosi che deformano, qualche volta, o appesantiscono i corpi,
pur fortificandoli. È così che l’ebrea moderna ha potuto conservare dai tempi primitivi, con
la bellezza la gradevolezza del viso, il calore dolce e carezzevole del suo sguardo
orientale e l’armonia plastica delle sue forme.
«Qui dentro ognuno parla della vita dietro a sé come di una cosa staccata»
Mariuccia Nulli - Bolzano, 25 settembre 1944
Tonino,
Da più di dieci giorni mi trovo qui, e non ho ancora trovato la possibilità di scriverti come
vorrei, un po’ tranquillamente, al di fuori dell’eterna baraonda del campo. Di qui non potrei
scriverti; e bisogna che aspetti di giorno in giorno l’occasione. Poi mi metto qui e mi trovo
povera di ogni cosa come se in dieci giorni tutta la mia vita mi fosse stata rubata; così mi
pare di non saper nemmeno parlare, né pensare né esprimere qualche cosa, e me ne sto
di fronte a tutto questo che vedo, e che può essere una spaventosa commedia, come se
fosse una cosa conosciuta da molto tempo, e che mi ha annoiato, vuota com’è di ogni
moto e di ogni speranza. Questo è il posto dove tutti i moti si sono fermati ed hanno avuto
la loro fine; qui dentro ognuno parla della vita dietro a sé come di una cosa staccata, o
come una storia che si racconta agli altri, e ognuno si porta sulla schiena il suo segno di
croce, che è uguale per tutti, mentre nessuno vede il suo. Ma adesso mi accorgo che non
sono assolutamente capace di dir nulla, allo stesso modo di quando guardo, sopra le
baracche oltre il muro, le montagne la sera, nel momento in cui mi accorgo che è venuto
l’autunno. Me ne accorgo perché, anche oltre le nuvole, trafila sempre qualche colore
sfuggito alla pioggia, e mi sembra il colore dei monti di Iseo dopo che è passato settembre
(...). Mariuccia
Bergot – l’Algèrie telle qu’elle est
… essendo vissuti del lavoro o delle sostanze delle altre razze, come tutti i parassiti della
terra, gli ebrei non si sono mai impegnati nei lavori faticosi dell’agricoltura o dell’industria,
a nessuno di questi lavori penosi che deformano, qualche volta, o appesantiscono i corpi,
pur fortificandoli. È così che l’ebrea moderna ha potuto conservare dai tempi primitivi, con
la bellezza la gradevolezza del viso, il calore dolce e carezzevole del suo sguardo
orientale e l’armonia plastica delle sue forme.
«Qui dentro ognuno parla della vita dietro a sé come di una cosa staccata»
Mariuccia Nulli - Bolzano, 25 settembre 1944
Tonino,
Da più di dieci giorni mi trovo qui, e non ho ancora trovato la possibilità di scriverti come
vorrei, un po’ tranquillamente, al di fuori dell’eterna baraonda del campo. Di qui non potrei
scriverti; e bisogna che aspetti di giorno in giorno l’occasione. Poi mi metto qui e mi trovo
povera di ogni cosa come se in dieci giorni tutta la mia vita mi fosse stata rubata; così mi
pare di non saper nemmeno parlare, né pensare né esprimere qualche cosa, e me ne sto
di fronte a tutto questo che vedo, e che può essere una spaventosa commedia, come se
fosse una cosa conosciuta da molto tempo, e che mi ha annoiato, vuota com’è di ogni
moto e di ogni speranza. Questo è il posto dove tutti i moti si sono fermati ed hanno avuto
la loro fine; qui dentro ognuno parla della vita dietro a sé come di una cosa staccata, o
come una storia che si racconta agli altri, e ognuno si porta sulla schiena il suo segno di
croce, che è uguale per tutti, mentre nessuno vede il suo. Ma adesso mi accorgo che non
sono assolutamente capace di dir nulla, allo stesso modo di quando guardo, sopra le
baracche oltre il muro, le montagne la sera, nel momento in cui mi accorgo che è venuto
l’autunno. Me ne accorgo perché, anche oltre le nuvole, trafila sempre qualche colore
sfuggito alla pioggia, e mi sembra il colore dei monti di Iseo dopo che è passato settembre
(...). Mariuccia
La guerra di Etiopia (1935)Dal diario segreto di Ciro Poggiali, inviato speciale del
"Corriere della Sera" ad Addis Abeba nel '36-'37
28 agosto 1936: Proibizione assoluta di telegrafare in Italia le notizie degli attacchi su
Addis Abeba. Precauzione inutile, ché tutto il mondo le saprà, perché i consoli e altri
rappresentanti stranieri continuano a telegrafare cifratamente e lungo la ferrovia. Tutte le
notizie a noi impropizie arrivano a Gibuti e di là si diffondono. Ma gli italiani non devono
sapere nulla.
19 febbraio 1937, subito dopo l'attentato al viceré Graziani: Tutti i civili che si trovano in
Addis Abeba, in mancanza di una organizzazione militare o poliziesca, hanno assunto il
compito della vendetta condotta fulmineamente coi sistemi del più autentico squadrismo
fascista. Girano armati di manganelli e di sbarre di ferro, accoppano quanti indigeni si
trovano ancora in strada. Vengon fatti arresti in massa; mandrie di negri sono spinti a
tremendi colpi di curbascio come un gregge. In breve le strade intorno ai tucul sono
seminate di morti. Vedo un autista che dopo aver abbattuto un vecchio negro con un colpo
di mazza, gli trapassa la testa da parte a parte con una baionetta.
Inutile dire che lo scempio si abbatte contro gente ignara ed innocente.
Da un discorso di Erich Koch, commissario del Reich per l'Ucraina, del 5 marzo
1943:
«Noi siamo la razza dei signori e dobbiamo governare in modo giusto ma duro [...]. Io
spremerò fino all'ultimo questo paese. Non sono venuto qui per spargere la felicità [...]. La
popolazione deve lavorare e ancora lavorare [...]. Insomma, non siamo venuti qui per
distribuire la manna dal cielo. Siamo venuti qui per creare le basi per la vittoria.
Noi siamo una razza superiore, e dobbiamo ricordarci che il lavoratore tedesco del livello
più basso è, razzialmente e biologicamente, mille volte superiore a questa popolazione».
Da una lettera del 23 luglio 1942 di Martin Bormann, segretario del partito nazista e
braccio destro di Hitler:
«Gli slavi sono tenuti a lavorare per noi. Coloro di cui non abbiamo bisogno possono
anche morire. [...] L'istruzione è pericolosa. Sarà sufficiente che sappiano contare fino a
cento. [...] Ogni persona istruita è un nostro futuro nemico. Lasceremo loro la religione
come diversivo. Quanto ai viveri, non ne avranno più dello stretto necessario.
Noi siamo i padroni. Veniamo prima noi».
B. Brecht DOMANDE DI UN LETTORE OPERAIO
Chi costruì tebe dalle sette porte?
Dentro i libri ci sono i nomi dei Re.
I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?
Babilonia tante volte distrutta.
Chi altrettante la rettificò? In quali case
Di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono i muratori,
la sera che terminarono la grande muraglia?
La grande roma è piena d archi di trionfo.
Chi li costruì?
Su chi trionfarono i cesari?
La celebrata bisanzio aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa atlantide nella notte che il mare la inghiottì, affogarono
Implorando aiuto dai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’india.
Lui solo?
Cesare sconfisse i galli.
Non aveva con se nemmeno un cuoco?
Filippo di spagna pianse, quando la sua flotta fu affondata.
Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei sette anni.
Chi vinse oltre a lui?
Ogni pagina una vittoria
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni 10 anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?
Tante vicende
Tante domande.
Ama
saluta la gente
dona, per-dona, ama ancora e saluta
Dai la mano, aiuta, comprendi,
dimentica e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri, godi e fai godere.
Godi del nulla che hai,
del poco che basta
giorno dopo giorno, e pure
quel poco, se necessario, dividi.
E vai
vai leggero/a
dietro il vento e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta, saluta tutti
il nero, l'olivastro e persino il bianco.
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d'averti generato/a