Formato pdf - Il Porto di Toledo
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Le fasi di un testo. Dislocamenti 59 LE FASI DI UN TESTO. DISLOCAMENTI Da Londra a Roma. Riscrittura romana da Peter Waterhouse, The Worse Wars Can Be Ended Earlier. Camilla Miglio A cominciare dal nome, Peter Waterhouse vive e scrive tra le lingue: metà tedesco (lingua materna), metà inglese (lingua del padre, un ufficiale britannico portato in Germania dalla guerra). E’ poeta e traduttore. La sua attenzione di studioso si è rivolta a Paul Celan. E la lingua celaniana pare indicargli per contrasto la vocazione poetica che gli è propria: non cesure, non contrazioni al limite dell’indicibile - ma espansioni, trasformazioni che abbracciano tutto il dicibile. Tra le sue opere più conosciute: Menz (1985); Passim (1986); Verloren ohne Rettung (1993); Die Geheimnislosigkeit. Ein Spazier-und Lesebuch (1996), E 71. Mitschrift aus Bihac und Kraijna (1996), Prosperos Land (2001). Nei suoi versi e nei suoi saggi sviluppa una poetica del transito tra significati, significanti e forme concrete. Tra parole e oggetti del paesaggio – umano e naturale – . Lo spazio di continua trasformazione è il campo di tensioni un “continuum” – non solo tra oggetti e significati, ma anche tra tempi, strati diversi dell’esperienza e della storia, della lingua del paesaggio. La sua poesia è anche una archeologia del presente, dei luoghi che essa nomina. Fin dai versi di passim il piacere autogenerativo di forme e parole non è mai inteso come divertissement postmoderno. Si apre sempre una seconda dimensione anche tragica, sempre critica di fronte alle apparenze di lingua e paesaggio. Del gesto di chi dice il continuum fa parte anche il tradurre, inteso in senso ampio, come attività di chi passa e traghetta significati e li dota di una capacità mimetica o proteiforme di trasformazione. Waterhouse è anche traduttore di poeti apparentemente intraducibili, come Andrea Zanzotto, Biagio Marin, G. M. Hopkins. In italiano è stata pubblicata la raccolta Fiori, tradotta da Camilla Miglio, Donzelli, Roma 1998. Numerose traduzioni da sue poesie in Lune Luci Luoghi, a cura di Luigi Reitani, Milano 1999. Nella recente antologia della poesia straniera di Repubblica curata da Monica Lumachi e Paolo Scotini Waterhouse compare accanto Grünbein come il più rappresentativo poeta di lingua tedesca della giovane generazione. Romapoesiafestival nel 2003 ha ospitato Peter Waterhouse nella rassegna “Poeti dal Mondo”. Peter Waterhouse ha deciso di leggere questo testo, scritto in inglese, con a fronte la traduzione italiana, anzi: 62 Camilla Miglio la sua riscrittura. Riscrittura come trasloco. L’inglese è anche funzionale alla più ampia fruibilità del testo da parte del pubblico. Il suo intento era infatti quello di riuscire a comunicare versione originale e traduzione nella loro identità e insieme alterità. I luoghi del testo tracciano una sommaria mappa di Londra, il subtesto corre verso un passato letterario (si avverte la disseminazione della Tempesta di Shakespeare in citazioni aperte o criptate). Il presente è quello della paura, della realtà degli attentati. Verso il passato si indirizza lo scavo nei toponimi, risollevati dalla banalità e ritradotto, restituiti alla letteralità. Nomi di luoghi, fermate di metropolitana, di bus, nomi di monumenti. E il fiume, il grande Tamigi con ponti e rive, isole e docks. Peter Waterhouse THE WORSE WARS CAN BE ENDED EARLIER The islands between Clapham Junction and Victoria Station the islands the rattle the faces the skies of skin starlight of necklace sometimes a thousand twangling trains and sometimes voices. this train was well driven went loudly and quickly through gardens thundering on bridges quietly thundering sometimes singing in yards. I had no I had no right no right to be here be here I had no magazines no Guardians no Shakespeares I had no wrist watch no books by Graham Greene Jesus Christie I saw no pictures of Clapham I had no gardening book No prime minister no president I had no country but there were islands between Clapham Junction Le fasi di un testo. Dislocamenti 63 and Victoria Station I suddenly had necklaces and voices and Battersea and heard thunder. There were Islands between Clapham and Thames Islands to be on, no pocket books no Coleridge no cigarettes but there was Mrs. Bus Conductor and the train jumped over a point and my fellow-travellers were like invulnerable and this city had such people in it. and there the doors would open carriage and platform empty and in exchange fill and there would be a mixing and a mingling and a misunderstanding a standing and sitting by the window and I would own no house no garden of mine but I owned Clapham and other parts and bits of London. I misunderstood and owned owened owined howened ouned ooned nowuned nouned nained and nawned. My ownest, there is no danger. “blown up by premature explosion of own bomb” and on this train and on this train nobody was killing nobody such people were on it. why do I see bellum bellezza why do I see not myself not my armies my arms why do I live on no-name-island in no-name-sea in no-world-war in no-worse-world 64 Camilla Miglio and why in London today without Trafalgar Square and why am I able to sight-see oh Admiral Miranda, oh wonder why have I received a second life? Tower of London casting shadows and I have the shadows of my second life. in Wapping I see a wapping in Bishopsgate I see a Bishop in Tate I see tate in the bus I’m on the bus to the Imperial War Museum I come as an imp Thames is called Thomas The Houses of Vocabulory PC personal constable Constabulory a town of barns bars sheds stables cows horses ducks cats docks and dogs I see cows and cars Tates and tates cats and dogs tame tates and tigers tigers and circusses St. Elephants and Castles infants and elevations here the war ends the war is locked into the war cabinet and the infantry may go back to school may worry and be unhappy and die without causing casualty. I my second life I may die. I nomi e i luoghi carichi di storia vengono esplorati in cerca di un senso per il presente e per il futuro, in cerca della possibilità di una seconda vita: per chi parla – sopravvissuto come Prospero – e per le Le fasi di un testo. Dislocamenti 65 parole pronunciate, che pongano fine alla guerra, alla tempesta. La traduzione in questo caso è stata intesa come traslazione. Lo spostamento di una lingua in un altro spazio modifica non solo la lingua ma anche il luogo descritto. La traduzione, secondo esplicita richiesta dell’autore, sposta (traduce) il testo da Londra a Roma, non solo dall’inglese all’italiano. Il subtesto cambia: in cerca di un autore canonico della tradizione italiana-latina, in cerca di un topos di tempesta, mi sono imbattuta in Virgilio. I luoghi di Roma citati nella riscrittura rispondono tutti a una archeologia dei significati antichi proiettata verso il futuro. Pere esempio: la stazione di St. Elephants and Castles risponde alla traduzione erronea di una antica taverna, “Infanta di Castiglia”, nel tempo diventata, nel parlato comune immemore della dizione originaria, appunto St. Elephants and Castles. Così funziona la lingua: cresce su se stessa creando nuovi suoni. Dai suoni nascono luoghi, nomi. Così per tradurre questo passo ho pensato al Monte Testaccio di Roma. Mons testarum. Le teste di coccio degli orci accatastati accanto al porto fluviale dell’antica Roma, concresciuto in un “montarozzo”. Riscrittura a Roma1 I GUASTI DELLE GUERRA E LA LORO PIÙ RAPIDA FINE Isole tra Raccordo Anulare e Anello ferroviario le isole gli scambi il rantolo le facce i cieli di cera luce d’anello stellare a volte mille sferraglianti treni e a volte voci. Questo treno era ben condotto andò a gran voce veloce per gli orti tuonando su ponti sottovoce tuonando a volte cantando per i cortili. Io avevo Io non avevo nessun 1 Questa riscrittura è apparsa per la prima volta su “Semicerchio. Rivista di poesia comparata”, XXIX (2003, 2) [pp. 49-51]. 66 Camilla Miglio diritto nessun diritto di essere qui essere qui io non avevo riviste né la Repubblica né Virgilio non avevo orologi da polso né libri di Gioacchino Belli né del Divino Pasquino. né vidi immagini del Raccordo io non avevo libri sugli orti di Trastevere. né Cavaliere né Presidente io non avevo paese ma c’erano isole tra Raccordo Anulare e Anello Ferroviario all’improvviso avevo anelli e voci e Ostiantica e sentii un tuonare. C’erano isole tra Raccordo e Tevere isole da abitare, niente libri tascabili né Giacomo Leopardi né sigarette ma c’era Nostra Signora Ferrotramviera e il treno saltò per aria su uno scambio e i miei compagni di viaggio erano come invulnerabili e in questa città abita gente del genere. E poi le porte si aprivano carrozza e piattaforma svuotate e in cambio riempite e c’era un frammischiarsi e frammezzarsi e fraintendersi un tendersi e sedersi e sedersi alla finestra e io non avevo abitazione né orto per me ma avevo il Raccordo e altre parti e schegge di Roma. Io fraintendevo e credevo di avere hab°re, habui, habitum tum tumulus num Numae nomen omen tumulti Multi nantes in gurgite vasto salvati dai flutti “aveva la bomba addosso: salta in aria prima del tempo” E su questo treno Le fasi di un testo. Dislocamenti E su questo treno Nessuno stava uccidendo nessuno Su questo treno c’era gente del genere. Perché vedo gente del genere perché vedo in bellum bellezza perché non vedo me stesso non la mia milza né le mie milizie Perché vivo su quest’ isola senza nome nel mare senza nome senza guerra mondiale senza mondo-monnezza e perché a Roma oggi senza piazza Madama e perché sono capace di fare il turista oh Madama Albalonga, oh meraviglia perché mi è stata donata una seconda vita? La Torre delle Milizie allunga le sue ombre e in me le ombre della seconda vita. A Colli Albani vedo un’alba a piazza Vescovio vedo un vescovo ai Fori vedo un foro nella metro vado in metro al Museo della Civiltà Romana arrivo come un Rom Tevere si chiama Tiberio la Camera dei Vocabulati PC personal carabiniere Carabinati una città di bar baracche banchine osterie mattatoi macelli gatti gabbiani cavalli cani vedo vitelli immobili e automobili Fori e fori cani e gatti Campi de’ fiori fori e fiere miti fiere da circo Fiera al Monte delle Testæ di Coccio infanzia a Testaccio 67 68 Camilla Miglio qui finisce la guerra la guerra è in arresto ingabbiata nel tempio di Giano e fanti ed infanti possono tornare a scuola possono avere paura e frignare e morire senza incidere sulla statistica degli incidenti. In questa mia seconda vita la morte mi è consentita. Le fasi di un testo. Dislocamenti 69 LE FASI DI UN TESTO. DISLOCAMENTI Da Londra a Napoli contro la guerra. Riscrittura da Peter Waterhouse, The worse wars can be ended earlier. Sarah Buccola, C. Alessia Del Prete, Stefania Maglione, Valentina Mallardo, Mauro Messina, Roberta Righetti, Fabiana Testa Siamo partiti da LONDRA, metropoli occidentale e globalizzata per antonomasia, esposta alla crescente minaccia del terrorismo internazionale nonché interno, irlandese. Viene riconfigurata nei versi del poeta e traduttore poliglotta Peter Waterhouse nella poesia The Worse Wars Can Be Ended Earlier. Proprio la natura dell’autore, oltre che del testo, ci ha incoraggiati a contaminare il suo testo con il luogo in cui esso viene letto e recepito. Il nostro punto di approdo è stata appunto NAPOLI, zona franca al confine tra Nord e Sud del mondo, dove la regola e la deroga si intrecciano continuamente e dove il più delle volte la criminalità vince sulla giustizia. LONDRA E NAPOLI : due realtà profondamente diverse con problematiche diverse, accomunate però dallo stesso sentimento di paura che condiziona la vita e le abitudini delle persone. Ed è proprio per questo che nella nostra traslazione, abbiamo sostituito l’attacco terroristico con l’agguato di camorra e la Clapham Junction con i vicoli di Forcella, teatro di una recentissima e nota tragedia. Non a caso i vicoli da cui Forcella e tutto il centro storico della città sono attraversati, sono stati sostituiti ai “gardens” della Londra di Waterhouse. Napoli, infatti, ha mantenuto nei secoli il suo antico impianto urbanistico greco-romano, caratterizzato per lo più dalle stradine strette, oggi affollatissime. Il termine “mezzo” (sostituito al train londinese), molto ricorrente nella poesia , indica nel gergo giovanile il motorino, diffusissimo nell’ambiente napoletano, ottimo per districarsi nei vicoli o nel traffico della città e purtroppo utile anche per una fuga veloce dopo uno “scippo”. Nella prima strofa si fa riferimento al Tesoro di San Gennaro, il quale si trova all’ interno del Duomo. Ogni anno, il 19 Settembre, tutti i fedeli attendono il rinnovarsi del miracolo, che consiste nello scioglimento del sangue del Santo che passa in modo considerato miracoloso da solido a liquido. Il sacro e il profano si intrecciano nella figura di Maradona, idolo dei tifosi napoletani la cui “devozione” il più delle volte si può accostare a quella che i fedeli rivolgono a San Gennaro. 72 AA.VV. Il nostro subtesto, come nell’originale ripercorre il tema della tempesta di Shakespeare, qui però con riferimento alla “Ginestra” di Leopardi, topos di intersezione tra cataclisma naturale e tradizione letteraria. La “Ginestra”, fiore che cresce alle pendici del Vesuvio, è il simbolo della forza della natura, perché è l’unica cosa che rinasce dopo la “tempesta”(l’eruzione del Vesuvio). La scelta della poesia leopardiana sottolinea il parallelismo tra la violenza dell’uomo, che si manifesta attraverso la criminalità organizzata, e quella della natura, che a Napoli è rappresentata dal pericolo-Vesuvio e dal bradisismo (violenza ctonia). Riscrittura a Napoli2 I GUASTI DELLE GUERRA E LA LORO PIÙ RAPIDA FINE Isole tra Forcella3 e i Quartieri4 Le isole gli scambi il rombo Le facce i cieli celesti La luce del tesoro del Santo a volte mille Roboanti motorini a volte voci. ‘Sto mezzo era ben condotto Strombazzò a manetta nei vicoli roboante agli incroci sottovoce roboando a volte cantando per i cortili. Io avevo non avevo nessun Diritto nessun diritto Di essere qui essere qui 2 Questa riscrittura è apparsa per la prima volta su “Sud. Rivista Europea”, 3 (2004) [p. 20]. 3 FORCELLA: Il toponimo del quartiere deriva dal latino “furcilla”, nome generico di utensili costituiti da un’asta che si biforca in due bracci, proprio come via Forcella, formata da una strada principale che si biforca in due vicoli. Da qui il legame con “Clapham Junction”, dove Junction indica congiunzione (connessione,raccordo) a cui è possibile far corrispondere il significato “biforcazione” del quartiere napoletano. 4 QUARTIERI SPAGNOLI: Denominati dai napoletani semplicemente “I Quartieri” è il nome con cui è sorto a cominciare dal XVI secolo sulla traccia (a scacchiera) degli accampamenti delle guarnigioni militari spagnole (cuarteles españoles) e che costeggia l’importante via di comunicazione (aria) che porta tutt’ora il nome del viceré (Don Pedro de Toledo, oggi via Toledo). Le fasi di un testo. Dislocamenti 73 Io non avevo riviste Né Mattino5 né Leopardi Non avevo orologi da polso Né libri di Vico né di Santa Maradona6 Né vidi immagini di Forcella Io non avevo libri con mappe di vicoli Né Questore né Governatore Io non avevo paese Ma c’erano isole tra Forcella e i Quartieri all’improvviso avevo tesori e voci e Pozzuoli7 e sentii un boato. C’erano isole tra Forcella e Ercolano8 isole da abitare, niente mappe né Boccaccio9 né sigarette10 ma c’era la Madonna dello Sterzo e il mezzo fu mirato da dietro l’angolo e i miei vicini di strada erano come invulnerabili e in questa città abita gente del genere. E poi il mezzo era fermo Si scende e il sedile è già libero e di nuovo occupato E c’era un frammischiarsi e frammezzarsi e fraintendersi 5 MATTINO: quotidiano di Napoli. SANTA MARADONA: Riferimento al calciatore-idolo e anche al titolo di un film sulla gioventù meridionale. 7 POZZUOLI: Città campana alle porte di Napoli famosa per essere stata uno dei principali porti del Mediterraneo nel 338 a.C. e conosciuta da tutti oggi per il fenomeno del bradisismo che la caratterizza. 8 ERCOLANO: Città campana alle pendici del Vesuvio e importantissimo centro archeologico,sepolta con Pompei nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. 9 BOCCACCIO: lo scrittore toscano visse a Napoli per molti anni per fare pratica mercantile e bancaria frequentando assiduamente la corte angioina, la ricca borghesia libera e spregiudicata che la coronava e il mondo del popolo napoletano 10 SIGARETTE: Emblema di un fenomeno molto frequente nella città di Napoli, che è quello del contrabbando,di cui le sigarette costituiscono probabilmente il prodotto “principe”. 6 74 AA.VV. Intendersi e sedersi e sedersi alla guida E io non avevo casa né vichi per me Ma avevo Forcella e altre parti e schegge di Napoli. E fraintendevo e credevo di avere tengo, tnev’, tness’, 11 avess’ tnut’ nu minut’ e’cchiù e tu, lenta ginestra12 “colpita per errore muore giovane ragazza”13 E su questo mezzo E su questo mezzo Nessuno stava uccidendo nessuno E sopra ci stava gente del genere. Perché vedo gente del genere Perché vedo nel vencido vincita Perché non vedo me stesso Non i miei organi non gli apparati Perché vivo su quest’isola senza nome In un mare che non bagna Senza guerra tra clan Senza mondo-munnezz’14 E perché a Napoli oggi senza piazza Mercato15 E perché sono capace di fare il turista Oh Villa delle Ginestre16 , o Meraviglia Perché ho ricevuto una seconda vita? 11 TENGO,TENEV’...:Termini tratti dal dialetto napoletano. Costituiscono un’allitterazione,ma l’espressione ha anche un significato legato al fenomeno degli “scippi”. 12 Dalla Ginestra di Giacomo Leopardi.. 13 “COLPITA PER ERRORE…”: Frase ripresa da un articolo apparso sul MATTINO riferita all’uccisione di Annalisa, sedicenne rimasta vittima per sbaglio di un agguato a Forcella. 14 MONDO-MUNNEZZ’: Dialetto napoletano. “MONDO IMMONDIZIA” con questa espressione si indica in particolare la corruzione, uno dei problemi in cui versa Napoli. 15 PIAZZA MERCATO: Chiamata così dalle attività che si svolgono, ma un tempo zona paludosa, bonificata ed adibita a mercato da Carlo I. 16 VILLA DELLE GINESTRE: Fermata della circumvesuviana (metropolitana dell’hinterland napoletano); si noti qui la ripresa del termine “GINESTRA”, opera di Leopardi già presa in considerazione precedentemente nella nostra traduzione. Le fasi di un testo. Dislocamenti 75 La guglia del Duomo allunga le sue ombre E a me le ombre della seconda vita. A Colli Aminei vedo un’anima A Piazza dei Martiri17 vedo un martire A Soccavo18 vedo una cava Nel pullman vado in pullman Al Monastero Arrivo come un monaciello19 Ercolano si chiama Ercole La Biblioteca dei Papiri20 Ai-Fai arrivano i falchi Falchiri Una città di bar baracche banchine pizzerie Pulcinelle pulci mandolini e mandorle Vedo mandolini e motorini Cave e cavi Pulcinelle e pulci Miti leopardi nella cavea leopardi e circhi pausyllipon e pausa infanzia a Posillipo21 17 PIAZZA DEI MARTIRI: Piazza triangolare originaria del 600 ,situata in uno dei luoghi più eleganti e rappresentativi di Napoli , al centro della quale si può ammirare una splendida colonna di epoca borbonica a cui sono stati aggiunti poi quattro leoni ,in ricordo dei morti napoletani caduti per l’annessione al regno d’Italia. 18 SOCCAVO: Quartiere situato sul margine orientale dei Campi Flegrei , inserito fra le località di Fuorigrotta , Agnano e Pianura ; sorge su un luogo di un antico casale medievale progressivamente denominato SUPTS CABA>SUBTUS CABA>SUBCAVA>SUCCAVA>SOCCAVO, indicante per l’ appunto una località sotto la cava. 19 MONACIELLO: Personaggio ricorrente nelle tradizioni e nelle leggende napoletane. Piccolo folletto vestito da monaco,abitatore di case vecchie che si diletta a fare scherzi, come fracassare porcellane racchiuse negli armadi, tirare sassi o ballare sul letto di chi sta dormendo. 20 BIBLIOTECA DEI PAPIRI: Qui ci siamo riferiti all’ “Officina dei Papiri”, nata nella seconda metà del secolo XVIII all’ indomani dei primi ritrovamenti di papiri Ercolanesi e non solo, come laboratorio di ricerca riservato allo “svolgimento” dei rotoli carbonizzati e all’ incisione delle colonne di scrittura. Oggi è sezione della Biblioteca Nazionale di Napoli. 21 PAUSYLLIPON: Nome greco dell’attuale Posillipo, quartiere della Napoli bene. Il nome “PAUSA DAL DOLORE” venne dato dai Greci proprio per la sua splendida posizione geografica. Questi infatti, furono i primi ad accorgersi della grande sensazione di quiete e pace che questo luogo trasmetteva. 76 AA.VV. qui finisce la guerra la guerra è rinchiusa nei pozzi e fanti ed infanti possono tornare a scuola possono essere spaventati e infelici e morire senza incidere sugli incidenti. Nella mia seconda vita posso finalmente morire.