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PRESENTAZIONE Se c’è una parola che il cristianesimo non si è mai rimangiato è indubbiamente quella sulla riconciliazione. E questo non per un imperativo morale scaturito da un senso particolarmente alto dell’umanità e dei suoi limiti, ma in forza dell’esperienza dalla quale la Chiesa è nata e continuamente rinasce: il primato dell’amore di Dio e la sua incondizionata misericordia. Questo fondamento teologico, manifestato nella croce del Figlio di Dio, è diventato esigenza etica, stile dei rapporti, cultura. Nell’arco di due millenni, il messaggio cristiano ha parlato ad ogni livello la lingua del perdono dato e ricevuto, a dei singoli soggetti peccatori e in se stessi divisi, nella relazione di coppia e nella famiglia, nei rapporti tra i credenti, dentro le istituzioni civili, tra popoli, razze e religioni. Ogni credente prega ogni giorno: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). E questo «come» conserva la sua duplice valenza evangelica passiva ed attiva: «perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore» (Luca), in quanto l’esperienza di essere perdonati precede quella del saper perdonare: «nella misura in cui li rimettiamo» (Matteo), perché il perdono accordato è controprova del perdono ricevuto. Perdono e perdonismo Se è vero che il cristianesimo non ha mai smentito la riconciliazione, non sempre ha saputo farne percepire la dignità. All’interno della nostra cultura, sentire parlare di riconciliazione o perdono cristiano evoca spesso debolezza, passività, rinuncia ai diritti personali, semplificazione dei problemi, fiducia ingenua nelle persone. La gente si chiede come si possa conciliare la riconciliazione cristiana con il senso della giustizia. Perdonare è dunque un affare di persone deboli ed ingenue? È applicabile solo al livello dei rapporti interpersonali, mentre a livello civile è un’altra questione? Il perdono cristiano è per sua natura un «perdonismo cristiano»? La capacità di riconciliare perché da sempre perdonati, connota o smentisce l’identità dei discepoli di Cristo. Essa non solo non esclude la 11 giustizia, ma la richiede. Una cosa sola aborrisce: la punizione vendicativa, perché questa blocca chi ha sbagliato e abbrutisce chi ha subito. La parola cristiana sulla riconciliazione non ha soltanto valenza individuale: è una profezia sociale, perché offre alle istituzioni e a ogni forma di convivenza civile la sola possibilità per camminare verso un convivere sempre più umano e fraterno. La riconciliazione cristiana è davvero Vangelo per questa cultura. Il paradosso della croce Se è vero che ritroviamo la riconciliazione in altri ambiti religiosi e culturali, tuttavia nell’economia cristiana essa è inscindibilmente connessa allo scandalo e al paradosso della croce, all’evento pasquale. Vi è un’asimmetria nel perdono cristiano, che consiste nel fatto che l’offeso, perdonando, lascia unilateralmente all’offensore l’unica possibilità di ripresa della relazione. Per il cristiano questo è possibile solo grazie alla fede in Cristo e al dono dello Spirito Santo. Questa asimmetria, infatti, è stata vissuta dal Cristo sulla croce. Il Giusto del quale a Pasqua si celebra la resurrezione è colui che restaura la reciprocità, risponde all’odio con l’amore, offre il perdono a chi non lo domanda. Ed è lo Spirito alitato dal Crocifisso risorto sui discepoli (Gv 20,22-23) che li abilita alla remissione dei peccati. Appare così come «la chiesa sia una comunità di peccatori convertiti, che vivono nella grazia del perdono, trasmettendola a loro volta ad altri» (Joseph Ratzinger). Riconciliazione profezia del Regno Nell’economia cristiana la riconciliazione non si colloca su un piano etico, ma escatologico. Esso è profezia del Regno, segno dell’azione dello Spirito, manifestazione delle energie del Risorto, svelamento dell’amore di Dio Padre. Quale riflesso dell’amore trinitario di Dio, la riconciliazione è partecipazione alla vittoria di Cristo sulla morte: se la resurrezione «dice» che la morte non ha l’ultima parola, la riconciliazione «dice» che il peccato non ha l’ultima parola, non è la verità dell’uomo. La riconciliazione ricorda che il peccatore è un uomo, non un peccato personificato, e che è ben più grande delle azioni pur negative che può aver compiuto. In questo senso, il 12 perdono è anche segno di umanità e forza di umanizzazione. Certo, occorre ribadire che la riconciliazione non è una legge, ma una possibilità senza limiti (si pensi al «perdonare settanta volte sette», Matteo 18,22) offerta alla fede e alla libertà di ciascuno. E men che meno è una legge da imporre agli altri. Lo spazio vitale della riconciliazione è la libertà. Come gesto non libero esso non sarebbe neppure gesto di amore e non saprebbe raccontare la libertà e la gratuità dell’agire di Dio. Come leggere la riconciliazione I contributi di questo numero di Dehoniana vogliono aiutare non solo ad accogliere la lettera del p. Generale, ma sono uno stimolo a pensare come incarnare la nostra spiritualità nei diversi contesti. In particolare si vuole mostrare come l’intelligenza della riconciliazione fa credito che, nel futuro, possa venir fuori qualcosa di meglio di quello che la persona ha prodotto in negativo (Paganelli). Inoltre, come religiosi seguaci di Cristo siamo chiamati a riconquistare la capacità di riconoscere il peccato che è nel cuore e nella vita di tutti, e scoprire nel volto-cuore dolente di Cristo il fatto riconciliatore dell’umanità con Dio (Arnaiz Ecker). C’è una dimensione psicologica che arricchisce il nostro modo di stare in un processo di rinnovamento e riconciliazione (Sugino). Esiste un modalità missionaria di incarnare la riconciliazione, questa deve essere caratterizzata da: carità, umiltà, fratellanza, inculturazione e sentire con la Chiesa (Domínguez González). In appendice troviamo un testo inedito di mons Philippe che traccia un quadro interessante della personalità di p. Dehon. Infine c’è la presentazione sulla bella iniziativa promossa dalla provincia EUF di creare un Catalogo Dehoniano, accessibile a tutti, 24h su 24h, via Internet. Questo catalogo può essere considerato come un database bibliografico di tutti i titoli concernente l’opera completa del Fondatore, così come i documenti relativi alla Congregazione. Rinaldo Paganelli, scj 13