leggi - Chiesa battista Cagliari

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SermoneinpreparazioneallaSettimanadi
preghieraperl'unitàdeicristiani
Il vangelo è molto semplice. Siamo noi, con le nostre chiese, la nostra storia, le nostre teologie ad averlo reso
complicato. La prima parola del vangelo è “Dio” e il vangelo racconta ciò che Dio ha fatto: Dio ha amato il mondo, Dio
ha perdonato i peccatori, Dio accoglie tutti e tutte senza distinzione, Dio ci ha riconciliati con sé. E ad ogni cosa che
Dio ha fatto per noi, segue ciò che siamo chiamati e chiamate a fare. Se Dio ci ha così amati anche noi siamo chiamati
ad amare gli uni gli altri. Se Dio ci ha perdonato i nostri peccati anche noi siamo tenuti a perdonare gli uni gli altri. Se
Dio non fa distinzione ma accoglie tutti e tutte noi siamo chiamati a fare altrettanto. Ciò che dovremmo fare noi dipende
da ciò che Dio ha fatto per noi. L'imperativo – come si suole dire - segue l'indicativo. E' semplice.
Tuttavia nel brano che abbiamo letto questa logica salta. Che cosa ha fatto Dio per noi? “Ci ha riconciliati con sé per
mezzo di Cristo”. Paolo non dice ergo riconciliatevi gli uni con gli altri bensì “ e ci ha affidato il ministero della
riconciliazione”. Ci ha affidato il servizio della riconciliazione. Siamo tutti e tutte diaconi della riconciliazione.
E' ovvio, però, se siamo al servizio della riconciliazione che dovremmo viverla in prima persona. Non dobbiamo
riconciliare il mondo con Dio. Dio lo ha già fatto. Non dobbiamo nemmeno riconciliarci gli uni con gli altri. Cristo lo
ha già fatto. “Lui”, si legge in Efesini “è la nostra pace”, lui “che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbatuto il
muro di separazione . . . per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo.. .e per riconciliarli tutt'e due con Dio in
un corpo unico mediante la sua croce”. Se siamo già riconciliati gli uni con gli altri, che cosa dobbiamo fare allora?
Vivere al servizio di una riconciliazione già avvenuta. Questo è il vangelo: “Noi dunque facciamo da ambasciatori per
Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro: siate riconciliati con Dio”
A chi è affidato questo ministero? “A noi”, dice l'apostolo Paolo. E a chi sta scrivendo? Alla chiesa in Corinto. Il
vangelo è questo: Dio affida il ministero di riconciliazione a una chiesa notoriamente divisa in fazioni. Una chiesa in cui
alcuni si consideravano superiori agli altri; una chiesa in cui i poveri venivano umiliati dai ricchi. Una chiesa in cui gli
uomini cercavano di far tacere le donne. Una chiesa, dunque, piena di contrasti, di dottrine diverse, di lotte, di invidie e
di rivalità. A noi, dice Paolo parlando di sé ma anche ai cristiani di Corinto “è stato affidato il ministero della
riconciliazione”.
Com'è possibile? Come avrebbe mai potuto portarlo avanti una comunità come quella di Corinto? Come può portarlo
avanti una cristianità così diversificata e ancora divisa come quella del ventunesimo secolo? Allora Paolo ci dà la
risposta: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco sono diventate
nuove”. Questo è il vangelo: Dio ha fatto passare le cose vecchie. Dio le ha fatte diventare nuove. Anzi, Dio ha fatto di
ognuno e di ognuna che è in Cristo una nuova creatura”. Non c'è bisogno di guardare le vecchie storie di guerre e litigi,
storie di ferite subite e inferte; sono passate. Le cose vecchie sono diventate nuove e noi insieme a loro. “E tutto questo
viene da Dio che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione”. Il vangelo è
davvero così semplice. Viviamo di conseguenza. Viviamo al servizio della riconciliazione nella nostra vita, nelle nostre
chiese, nel nostro mondo.
Elizabeth Green