Academy Post: “l`arte” di parlare in pubblico | Italia Post

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Academy Post: “l`arte” di parlare in pubblico | Italia Post
Academy Post: “l’arte” di parlare in pubblico | Italia Post
05/03/15 11:16
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Giovedì, 05 Marzo 2015
ANALISI E REPORTAGE
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Quo vadis Carle?
Academy Post In cucina con Amore
Academy(Post:(“l’arte”(di(parlare(in(pubblico
Scritto da Fabrizio Pirovano il 18 ottobre 2014.
Argomenti: AcademyPost, Approfondimenti in evidenza,
Attualità, Hot News
DALLA SICILIA
6
Cari amici vicini e lontani eccomi qua. Sempre fedele alla rubrica come ogni sabato… e voi con
me! Grazie.
Questa settimana ho pensato di regalarvi una storia sull’importanza dell’arte di parlare in
pubblico. Una storia a cui tengo molto, alla quale mi sono ispirato molte volte dovendo, come si
dice in gergo, “calcare le scene”.
Mi sono sempre domandato quale potrebbe essere stata all’origine di questo difficile mestiere
ovvero quello di sedurre le platee per lavoro, per diletto o per semplice necessità. Probabilmente
risalendo all’origine dell’arte di parlare in pubblico sarebbe stato possibile decodificare i punti
essenziali che la caratterizzano: aveva senso una ricerca del genere? Chi può dirlo… In ogni caso
eccola qua.
Il CENTRO ITALIA NEL
MALTEMPO. Due morti: uno
in provincia di Lucca e uno
Cade masso, un morto in
Lucchesia. - Un automobilista di
41...
IN QUESTO ISTANTE. Il
Centro-Italia nel maltempo:
due i morti. Renzi è in
missione
Scorri a destra per gli
approfondimenti e sotto per le...
Nemtsov, le morti segrete:
tutto quello che non osiamo
dire
L'EDITORIALE. Oggi voglio
soffermarmi per qualche riga con
voi sulla morte...
Ecco Sardex: quando un
prestito si trova nel ritorno al
baratto
Un progetto ambizioso e
rivoluzionario è partito dalla
Sardegna e...
Evasione fiscale: ci sono ladri
che non avremmo sospettato
C’è chi si sforza di screditare Mr.
Falciani e c’è...
La visita di Renzi in Ucraina e
Russia
C’era una volta, “un re!”, diranno i miei piccoli
lettori… ma no! Non cominciamo così.
C’era invece un villaggio preistorico in cui, come
tutti gli anni, si era soliti festeggiare l’anno
trascorso con una grande festa attorno a un fuoco
immenso. Ma quell’anno la ricorrenza era
particolarmente ricca di significato. Il nuovo e
potente capo, che aveva preso da poco il
comando, voleva riunire tutti gli ominidi per
sconvolgere le loro primate menti con un discorso
pieno di saggezza e di orgoglio, motivo di
riflessione per l’anno e le generazioni future. Le
donne, nei loro abiti leopardati, si avevano
organizzato tutte le attività collaterali alla festa e i
giovani si erano impegnati a fare una grande
pubblicità dell’evento anche nei villaggi vicini,
affiggendo stele di granito sugli alberi delle vie di maggior passaggio che a tratti erano state
chiuse per consentire la rimozione delle piante che non avevano retto il peso di tale affissione..
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Copertina di Roberto Benotti
Storify di Alessandro Marson
[View the story "La...
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Per dare ulteriore risonanza a un evento così importante pare anche che un ragazzo pieno di
iniziativa avesse sviluppato un modello primordiale di volantinaggio che avveniva attraverso il
lancio del documento sulla folla, con un gesto simile a quello dei contadini al tempo delle
semina, causando però un paio di morti e diversi contusi.
Il processo organizzativo aveva richiesto diverse settimane. L’attesa del discorso del capo la notte
della festa gonfiava di emozione il cuore di tutti, tanto che all’avvicinarsi del fatidico momento si
verificarono fenomeni di delirio collettivo alcune donne si erano messe a urlare come in preda a
un demone e gli uomini, nel cercare di sedarle, non si erano lasciati scappare l’occasione per
tentare improbabili approcci di accoppiamento.
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Le morti segrete e tutto quello che non osiamo
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Finalmente si stava avvicinando il momento del
discorso e l’operosità delle settimane precedenti
si placava. Migliaia di uomini e donne
rispondevano al richiamo del grande capo il cui
verbo era saggezza; provenienti da ogni parte
della regione a piedi o a dorso di gnu si
preparavano spiritualmente a bere le sue parole
come se fosse fresca acqua vitale. I bambini
piccoli erano stati lasciati a casa con la lupasitter.
Il fuoco al centro rimandava, oltre al tepore, una
luce mistica sul palco appositamente costruito
molto alto per favorire la visione del grande
maestro da ogni prospettiva.
Il mare di folla si accalcava freneticamente vicino
al palco come un insieme di formichine operose in attesa di essere calpestate da un piede
gigante.
Era tutto pronto. Il pubblico pendeva silenziosamente dalle scimmiesche labbra capo così gonfio
di saggezza e di orgoglio che anche il fuoco pareva ingigantire proiettando un’ombra dieci volte
più grande del solito.
I più si chiedevano cosa il divino stesse per dire mentre le donne, sedate, cercavano
faticosamente di risvegliare i loro uomini colpiti da insolita sonnolenza, sigaretta (di allora) in
mano.
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Tutti noi siamo #migranti. #angolodiseneca
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In una nube di fumo bianco accompagnata dal suono roco di tamburi ecco che appare lui, il capo
supremo, il santo, il divino, il prototipo dei capi spirituali di sempre, l’asceta ascendente, il
Dante ante litteram, l’uomo che non deve chiedere mai!
Il suo sguardo è fermo e fissa la folla impietrita come se cercasse una vittima sacrificale da
immolare a se stesso. Le donne rapite, gli uomini inebetiti come se guardassero la finale della
coppa dei campioni, le ragazzine strette al collo dei loro ragazzini, i ragazzini stretti al petto delle
loro ragazzine, e i bambini muti nelle loro tane con la lupa.
Sul volto del leader si percepisce una smorfia, come un tremolio attorno alla bocca barbuta,
come se stesse finalmente per uscire il verbo tanto atteso; settimane di preparativi per ricevere il
sermone, settimane di attesa per sentire il discorso.. Quelli con la vista più acuta , sotto il
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gigantesco palco, possono cogliere le micro dilatazioni pupillari del loro condottiero quale segno
premonitore che solo attimi li separano dall’agognata parola.
Il battito cardiaco della folla raggiunge ritmi da motore a scoppio e la tensione emotiva livelli
interstellari con alcuni sparsi svenimenti.
Lui, il maestro senza precedenti, dopo settimane, forse mesi di lavoro, è pronto a disseminare il
suo pensiero.
Una parola piena di speranza? Un discorso imponente? Quali profondità andrà a indagare?
Quanto parlerà? Questo si chiedono gli astanti pelosi e preoccupati pendendo dalle sue labbra
carnose.
Eccolo che inspira, le narici alla dinosauro si dilatano come un tubo da 15 millimetri, lo sguardo
che punta in alto in cerca di un contatto divino, le mani aperte come se tenesse in braccio
qualcuno e finalmente le parole ispirate per un discorso senza precedenti:
«GU!».
Pausa. Il rosso del fuoco, il nero della notte… solo la nebbia nella testa. Il grande oratore si ritira
nel buio tirando preistoriche bestemmie. Applausi. (I nostri antenati erano personcine sensibili,
il pubblico di oggi: no)
Fine.
Così si chiudeva il primo discorso in pubblico della storia.
Dalle sue antichissime origini, l’uomo ha sempre
narrato le sue storie. E’ cosa nota: prima della
nascita della scrittura tutte le informazioni
venivano trasmesse oralmente. E anche dopo la
creazione di una forma di comunicazione scritta,
per millenni, le guerre, gli eroi, i miracoli, gli
amori … tutto è stato raccontato ed è passato di
bocca in bocca, da un cantastorie all’altro fino a
noi. Chi, da bambino, non ha mai detto alla sua
mamma: «raccontami una storia»? Ed essa
incominciò.
Cantore, aedo, menestrello, trovatore o guitto,
trovate voi il nome che più vi piace. La capacità
di raccontare gli eventi, di farli vivere nella mente
e negli occhi degli altri, di far sorridere o
piangere, di insegnare o convincere … insomma
di entrare in contatto con altri è, da sempre, fonte di ammirazione (e, pardon, anche di invidia).
Anche il paludato mondo del business si è accorto che chi sa raccontare le storie migliori
(attenzione sto parlando di storie, non di fandonie!) alla fine risulta vincente. Insomma in questo
caso stiamo parlando di persone che sanno promuovere un prodotto, un’idea, un’iniziativa. E
che lo sanno fare coinvolgendo sia le persone che lavorano con loro sia le persone esterne
all’azienda.
«Coinvolgere», lo avrete capito, è la parola chiave. E non serve solo nel caso in cui siate dei
grandi manager, il popolo dei piccoli «condottieri» è composto da insegnanti ormai afoni,
studenti sotto esame, impiegati alle prese con capi distratti, genitori affannati, innamorati non
dichiarati e, perché no, parroci di campagna alle prese con il sermone della domenica.
Insomma, ci siamo tutti, e – per una volta – tutti uniti verso lo stesso fine: conversare con altri,
comunicare agli altri, farsi capire dagli altri… cioè vendere al meglio la nostra pellaccia. Sempre,
ogni dannata volta in cui parliamo in pubblico
Avanti tutta!
Anzi no, Alt. Andiamo per gradi.
Quando si dice «Parlare in pubblico»,
erroneamente si pensa subito a un folto pubblico
e a una platea di attenti ascoltatori.
Scordatevelo. Non è mai così. In primo luogo il vostro uditorio solo raramente sarà «folto» e
quasi mai «attento», per lo meno non lo sarà mai nei termini in cui il nostro terror panico ce lo
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dipinge.
E sì, cari signori: la paura di parlar in pubblico è
comune a tutti; anche le persone in apparenza più
spigliate hanno provato il classico «brivido
freddo» lungo la schiena prima di iniziare a
parlare, quel gelo che blocca idee e salivazione e
che, a volte, ci impedisce anche il movimento e ci
rende degli oratori «fumosi» e insopportabili.
«Hai voluto la bicicletta?» «No, capo, andrei volentieri a piedi!» Ma così è: siamo lì, abbiamo un
pubblico e bisogna fare qualcosa / dire qualcosa per spiegare, informare, presentare e («o
madre mia, no!») non annoiare le persone che abbiamo davanti. Dobbiamo comunicare con loro
ed è necessario farlo nel modo corretto, altrimenti oltre a non avere lo loro attenzione
perderemo anche l’opportunità di dire la nostra. Rinunceremmo a comunicare.
Cari amici anche oggi ci fermiamo qui, su queste leggeri riflessioni accompagnate da un pizzico
di ironia, in vista gli approfondimenti successivi.
State connessi e ne vedrete delle belle!
Enjoy!
Fabrizio Pirovano
Trainer e coach esperto in PNL, Public Speaking e linguaggio d’influenza per il
business.
Studio Pirovano Consulting - Clicca qui per leggere le puntate
precedenti di Academy Post
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