La figura dell`uomo secondo i filosofi Nietzsche e Sartre di C. M.

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La figura dell`uomo secondo i filosofi Nietzsche e Sartre di C. M.
Lafiguradell’uomosecondoifilosofiNietzscheeSartre
diC.M.classeIIIsez.F
AnnoScol.2009/2010
NonèimproprioaffermarecheilpensierofilosoficodelNovecentoverta,inparticolarmodo,
sull’indaginecriticadellafiguradell’uomoecheipiùgrandi“pensatori”diquestoperiodo(tra
cuiNietzscheeSartre,percitarnesoltantodue)abbianodedicatodecenniedecenniastudie
ricercheapprofonditecircanonsoltantolaconcezionediuomo,maancheilfineversocuila
suavitatende,quantoquestasiacondizionatadallapresuntaesistenzadientitàmetafisiche
(Dio),qualisianoisuoicaratterifondamentali,ecc.Comelogico,ognifilosofosviluppaipunti
cheritienepiùimportantitraquellisopracitatienon,così,mentreNietzscheconcentralasua
attenzione sul rapporto tra l’uomo e il cristianesimo, sulle “perplessità” che questa dottrina
religiosa comporta, sulla morte di quel Dio professato dai credenti, mantenendosi dunque
nell’ambito del cosiddetto “Umanesimo ateo”, Sartre preferisce dedicare le sue indagini
filosofiche a quei sentimenti che caratterizzano l’uomo “esistenzialista” (ovvero angoscia,
abbandono,disperazione),cercandodiarrivareallalororadice.
Tentandodiprocedereparallelamente,èopportunochiarire,sindasubito,qualèilpuntodi
partenza per entrambi i pensatori. Nietzsche ritiene che l’uomo del Novecento abbia
smascherato,tramitel’uso(oabuso)dellaragioneeilperfezionamentoditeoriescientifiche,
larealtàqualeessasiaveramente,abbiacapitochelavitanonhaalcunsignificato,manonsia
statocapacediaccettarequestacondizioneesisiavolontariamenteillusopersopravvivere.
Conseguentemente, avendo scoperto che la realtà non è altro che puro caos e assistendo al
crollodituttiiprincipipredicatidalcristianesimo(daquiquellocheèormaiquasiuncelebre
aforisma,“Dioèmorto!”)attendel’avventodelSuperuomo(oOltreuomo,perunapiùcorretta
traduzionedaltedescoÜbermensch),ovverodiquell’uomocapacediaccettarelarealtàquale
essa è, nelle sue molteplici, gravi imperfezioni e sostituirsi alla figura del “vecchio” Dio. La
morte di Dio è uno dei concetti nietzschiani che più sono rimasti alla storia e che hanno
suscitato enorme interesse: la frase apparentemente azzardata (Dio è morto!) deve aver
provocatoun’ondatadiscalporeenormeasuotempocheoggi,inparteacausadell’entratain
unnuovomillennioeinparteacausadiuntristeallontanamentodallafededapartedimolti,
forsenonsarebbestatatantoeccessiva.Malasua“decodificazione”meritadiessereeseguita
approfonditamente, per evitare di incorrere in traduzioni superficiali di essa. Cosa intende,
esattamente,Nietzsche,con“Dioèmorto”?Inrealtànellesueparole,neisuoidiscorsi,nonviè
nulla di blasfemo o spregiudicato: il filosofo ha semplicemente voluto mettere in evidenzia
quellacheèladirettaconseguenzadiuncrollodicredenzemetafisicheelasuaaffermazione
nonlorendeunanti‐cristiano:il“Dio”presoinconsiderazionenonèilCristodeicristiani,il
Buddha dei buddhisti o altro. E’ un insieme di mere concezioni ultraterrene che, secondo
Nietzsche, devono essere screditate ed abolite. A conferma di ciò, il filosofo si pone anche
controtuttiisemi‐dei(seèlecitodefinirlicosì)chepotrebbero“risorgere”dopolamortedi
Dioeattendel’arrivodelsuperuomo.Riguardoquestoultimopunto,infine,varicordatoche
Nietzschepensachel’unicastradapossibiledopol’autoproclamazionedell’uomoaDiosiail
nichilismo, ma non passivo (che invece va condannato, perché nel suo carattere
“accomodante”potrebbenonessereabbastanzafortedaimpedirel’avventodiunnuovoDio),
bensì attivo, che si concretizza nella danza di Dioniso, nella follia, nella libertà che il
cristianesimononpermetteva.
Perquantoconcernel’esistenzialismoateodiSartre,vediamocomeessosviluppideipuntiin
comune con la filosofia nietzschiana: primo fra questi, la concezione del mondo come
“assurdo” e il conseguente scatenarsi di una serie di emozioni turbanti nell’uomo. Sartre,
comeaffermatoprecedentemente,mettel’accentosuunsentimentoinparticolare:l’angoscia.
Questo,approfonditoe“temuto”giàdaKierkegaard,siinsinuainogniuomoeanchechitenta
dinasconderlo,inrealtà,loconoscebene:ognipersonaèangosciataperché,liberadivolersi
realizzare(“l’esserecheprogettadiessereDio”),trovadinanziaséunaseriedipossibilità,di
viedipossibilepercorrenza,chegliimpedisconounaselezione.Edesseresoliinquestascelta
e in questa sconfitta, implica un secondo sentimento, quello dell’abbandono, a cui l’uomo è
destinato e che lo rende l’unico responsabile di tutto ciò che compie (“…siamo, dunque,
abbandonati:dobbiamocontaresolosunoistessi,lenostreresponsabilità,lenostrerisorse”),
gettandolo in uno stato emotivo di totale disperazione senza via di uscita. Questo
esistenzialismo di Sartre viene quasi unanimemente definito “ateo”, ma è probabile che il
filosofoquestadefinizionelaritenesseabbastanzariduttiva,seppurnonerrata:ilsuoateismo,
infatti,comepiùvoltelodefinisce,èpiù“coerente”dituttiglialtri,perchépurammettendo
l’assenzadiunCreatoreprecedenteall’uomo,concepiscequestoultimocomelarealizzazione
diunconcettouniversale(“…seDiononesiste,c’èalmenounessereincuil’esistenzaprecede
l’essenza,unesserecheesisteprimadipoteresseredefinitodaalcunconcetto…”)ecomeciò
cheegliprogettadiessere.Daquil’introduzionedelconcettodisoggettivitànell’ambitodella
filosofia esistenzialista, concetto fuorviante e più volte mal interpretato, in particolar modo
daimarxisti.
Inconclusione,possiamoaffermaresenzaalcundubbiochesialafilosofianietzschianacheil
pensiero sartriano hanno esercitato un notevole influsso su molti altri grandi pensatori e
hanno permesso l’approdo di molte interpretazioni, talvolta concordanti tra di loro talvolta
no, ma assolutamente necessarie come spunti per una continua e interminabile “indagine
filosofica”, che porti avanti le ideologie del passato in un futuro adesso impossibile da
prevedere.