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E 1,00 mensile di cultura cinematografica Lunga e oscura è la notte Ritorna l’horror friulano di Bianchini Versi per immagini e note Lla poesia di Andrea Zanzotto incontra il cinema e la musica Nel nome del padre I fratelli Dardenne, Jarmusch e Cronenberg a confronto Domani Accadrà ISe non si va non si vede Prime visioni Tutti i film del mese spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% - contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi 2005 numero 11 anno XXV In un clima disforico ci avviamo verso l’anno 28 D.C. (Dopo Cinemazero) Dicembre 05 Anemic cinema? In un clima disforico ci avviamo verso l’anno 28 D.C. (Dopo Cinemazero!!!) Andrea Crozzoli Editoriale Anemic cinema? 2 Volge al termine anche questo 2005. Anno carico di sfide, appuntamenti e insidie. La prima sfida è stata quella di cambiare veste grafica al nostro notiziario che resisteva dal marzo del 1998 in formato foglio unico piegato. Col marzo 2005 abbiamo dato a Cinemazero/Notizie una veste più da giornale, con fogliazione, punto metallico e colonnone staccato. Un modo per comunicare che abbiamo ritenuto più facilmente consultabile, che offre maggiori momenti di approfondimento e che da la possibilità, in caso di esigenze, di aumentare le pagine. L’altra sfida è stata quella di rimanere “sul mercato”, di non affondare davanti all’avanzata poderosa del multiplex che tutto spazza e annienta. Sono caduti sul campo i cinema monoschermo, i piccoli cineforum, insomma il piccolo esercizio nel suo complesso è uscito con le ossa rotte dal confronto. Noi, grazie all’affetto del pubblico, ci siamo assestati ad un meno 15% circa nelle presenze. Quello che però ci sta lentamente piegando (vedi anche la chiusura mattutina della Mediateca) è il diminuito riconoscimento degli Enti pubblici (in particolare il Ministero), per cui ci diventa sempre più difficilmente sostenibile una attività culturale completa. Iniziative come il Polar, o Bergman e Lo sguardo dei maestri, Cinema&Architettura, Cinema&Resistenza, Pedro y los otros, Schermo Sonoro, Le Attività Didattiche, Scrivere di Cinema, gli incontri con gli autori, tutto insomma diventa più arduo, più difficile, più problematico. Risulta poi quasi impossibile continuare a svolgere la normale programmazione a date prestabilite. Ogni mese tentiamo di redigere un calendario per il mese successivo che puntualmente viene stravolto. Siamo rimasti gli ultimi ad inseguire questa chimera di programmare a date fisse. Tutti gli altri (e per altri intendiamo i nostri omologhi e non i multiplex) navigano a vista. I film si consumano in maniera velocissima, vorticosa, o si esce col film in uscita nazionale o si è fuori dal circuito e prevedere se una pellicola avrà successo o meno diventa una scommessa persa in partenza. Con gli inizi della seconda decade di dicembre sarà disponibile la ventottesima Card di Cinemazero. La Card2006 che speriamo il nostro pubblico rinnovi con il solito entusiasmo. Entusiasmo che ci permette di continuare nel lavoro di proposta culturale, non solo dal punto di vista meramente economico (il ritocco dei prezzi è minimo e per la Card era fermo dal gennaio 2002) ma anche dal punto di vista del sostegno morale, della condivisione di un percorso, della partecipazione attiva ad un progetto culturale. Su questo progetto vorremmo chiamare a raccolta tutto il nostro pubblico, ma anche i giovani, la nuova linfa vitale della società, e vorremmo lanciare la sfida assieme per aumentare considerevolmente i Cardisti attraverso una campagna di promozione orizzontale, dove ognuno di noi si impegna a ricercare nuove adesioni, nuovi adepti per un anno ancora più denso di cinema e di iniziative culturali. Una resistenza che parta dal basso per gestire e non subire un’involuzione così veloce della socializzazione. Stiamo ancora cercando di capire come mandare sms per aggiornare sul programma di sala che già col telefonino si possono vedere i film in prima visione in uno schermo di ben cm. 3 x 2. Andreotti (sempre lui) brandendo un cellulare ammicca consenziente in uno spot televisivo: «Non son fermo al cinema muto!». E qui sta l’insidia! In copertina: Jerremie Renier e Deborah Francois in L’enfant di Jean-Pierre e Luc Dardenne cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica dicembre 2005, n. 11 anno XXV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Capo redattore Riccardo Costantini Comitato di redazione Piero Colussi, Luciano De Giusti, Sabatino Landi, Tommaso Lessio, Elisabetta Pieretto, Maurizio Solidoro Segretaria di redazione Maria Vittoria Aucone Direzione, redazione, amministrazione 33170 Pordenone, P.zza della Motta, 2 Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: [email protected] http//www.cinemazero.net Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole Dreossi & C. snc - Pn Stampa Tipografia Sartor srl - Pn Pubblicità Andrea De Bernardis cell. 347.5100688 Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica Ritorna l'horror friulano di Bianchini Giorgio Placereani Si sono sempre realizzati film realizzati con un budget minimo, o addirittura casalingo; però oggi le nuove tecnologie digitali hanno consentito un salto di qualità: oggi qualsiasi giovane regista ha veramente la possibilità di realizzare film “autentici” - anche se poi c'è la strozzatura della distribuzione. Ciò permette la proliferazione, benché spesso nell'ambito del dvd o in rete, di nuovi autori per così dire “venuti dal basso” - spesso con sane connotazioni regionali (in opposizione alla solita poltiglia romana delle grandi sale e dei network tv). E' il caso dell'udinese Lorenzo Bianchini, che dopo alcuni “corti” ha acquistato fama nel 2002 col suo lungometraggio Lidrîs cuadrade di trê (Radice quadrata di 3), un horror parlato in friulano, ambientato negli (inesistenti) sotterranei labirintici dell'Istituto Tecnico Industriale Malignani di Udine. Qui tre studenti introdottisi nottetempo incontrano orrori e pieghe spaziotemporali vagamente lovecraftiane. Il cinema, si sa, è costruttore di geografie immaginarie. Bianchini realizza abilmente nel suo film un sistema di spazi fittizi, all'interno della scuola come in una Udine leggermente ricostruita per comodità produttiva. Per inciso, questa capacità di rimontare in montaggio la geografia reale ritorna, potenziata, nel suo secondo lungometraggio (un altro horror, dalla struttura più complessa e ambiziosa), Custodes Cinema Bestiae. indipendente: Bianchini ha un ottimo senso dell'atmosfera inquietante. Basta vedere la “carrellata vuota” nuovi (tra Kubrick e Raimi) nella deserta sala professori del Malignani, o le belle inquadrature ravviorizzonti che rendono oscuramente significante, in Friuli? cinate ominous, una comune piccola testa d'angelo di metallo nell'atrio. E nella sua concezione dell'immagine shockante c'è qualcosa della perentorietà dell'horror orientale, anche se le fonti di Bianchini sono piuttosto occidentali: Argento, Raimi, Carpenter. Una caratteristica non solo di curiosità è che Bianchini realizza, con grande ingegno, i suoi film praticamente a costo zero: con budget in confronto ai quali i film più micragnosi di Roger Corman sembrano Via col vento. Proprio mentre Lidrîs cuadrade di trê nella sua versione definitiva esce finalmente in dvd (è il primo dvd pubblicato dal C.E.C. di Udine, sottotitolato in italiano e inglese; fra gli extra è compreso il magnifico mediometraggio licantropico di Bianchini I dincj de lune), il regista friulano manda nelle sale il suo ultimo film, parlato in italiano, l'interessantissimo Film sporco: a parere di chi scrive, la sua opera più matura e compatta. E' un thriller che porta in primo piano quel tono ironico ch'era sotteso ai film precedenti. Ricco di pagine assai notevoli (anche grazie a un trio di eccellenti interpreti locali), l'incrocio fra una dimensione ideale metropolitana - il film parla di aspiranti pushers perseguitati da un ignoto assassino - e le locations periferiche creano una contraddizione feconda, oltre che un divertimento assicurato. Davvero Bianchini è un talento da seguire. Incontro con l’autore Lunga e oscura è la notte... Giovedì 15 dicembre Ore 20.45 Sala Grande Presentazione del Dvd di "Lidrîs Cuadrade di Trê" (Radice quadrata di tre) di Lorenzo Bianchini "Il primo horror friulano" Sarà presente l'autore A seguire FILM SPORCO di Lorenzo Bianchini Friuli 2005, durata 90’ Tre giovani spacciatori perseguitati da un killer misterioso si muovono in un'atmosfera metropolitana astratta e generale, tenendo costantemente sulla corda lo spettatore. Musica, montaggio, e recitazione ne fanno un thriller di tutto rispetto. 3 La poesia di Andrea Zanzotto incontra il cinema e la musica Roberto Calabretto Gli incontri della Mediateca Versi per immagini e note 4 Al contrario di molti poeti i cui versi hanno avuto molte rivisitazioni musicali (in primis Pier Paolo Pasolini, spesso al centro di operazioni molto dubbie e di mediocre qualità), Andrea Zanzotto non ha particolarmente ispirato il gesto compositivo dei maestri del Novecento. Ha ragione, allora, Sylvano Bussotti quando nelle ultime battute del suo Disordine alfabetico lo definisce: «grando, grandissimo poeta - e confida poi - mai osai musicarlo né tanto men commentarlo», lasciando intuire come la straordinaria musicalità dei suoi versi sia tale da non poter sopportare nessuna forma di commento sonoro. Una difficoltà di cui sembra essere consapevole lo stesso poeta che ha delineato la problematicità di questo rapporto utilizzando la figura dell'Iperbole. “Nella figura dell'Iperbole - ha detto - mi pare si trovi l'autonomia propria della musica e l'autonomia propria della poesia soprattutto in quanto musica intelligibilis - nel loro rispecchiarsi e allontanarsi contemporaneamente…”. Sarà forse per questo che sono pochi coloro che hanno tentato questa impresa, cercando di cogliere quell'alone «dove i suoni possono dialogare con le parole per portare alla mente, al cuore, quello che la poesia dice ma non dice del tutto». Un volume, edito dalla Forum di Udine per la collana dei Quaderni del Conservatorio “Jacopo Tomadini” (Andrea Zanzotto. Tra musica cinema e poesia), raccoglie così gli interventi dei pochi compositori che hanno dialogato con questa poesia e degli studiosi che hanno cercato di indagare il fascino della sua straordinaria musicalità. Troviamo così una lunga riflessione sulla recente opera di Claudio Ambrosini, Dai Filò di Zanzotto, dove accurate analisi della partitura mettono in risalto le affinità della musica con gli universi sonori del poeta. Un'opera particolarmente ispirata dove il compositore veneziano dimostra la sua profonda adesione al “vecio parlar” del poeta. “Qui trovo un momento molto importante - ha detto Ambrosini - nell'evoluzione poetica di Zanzotto, perché spesso egli esprime quasi un dolore, nel rapporto col dialetto. Ci sono dei versi che mi hanno molto colpito, come per esempio: “Mi ò pers la trazha, / lontan massa son'dat pur stando qua”. Mirco De Stefani, un musicista che alla poesia di Zanzotto ha costantemente guardato nel corso del proprio iter creativo, introduce invece Gabbiani, uno degli ultimi momenti di questo sodalizio. “Sento questa musica viva e nascente - ha detto Zanzotto a proposito delle opere a lui dedicate da De Stefani -, ci sono analogie date dal vivere nello stesso ambiente; c'è il rimbalzo cromatico dei colori della grande pittura veneta, che sono gli stessi del nostro paesaggio, anche con tutte le lacerazioni orride che ha patito negli ultimi decenni…”. Le analisi di Stefano Procaccioli delle Esequie della luna, 'narrazione fantastica' di Francesco Pennisi, e di Serena Facci e Mohammad Abouzari di Venessia di Abed Azrié, una seduta iniziatica dove la musica e la poesia si uniscono dando luogo a singolari atmosfere magiche, d'incanto, che tanto ricordano proprio quelle veneziane” (Amin Maalouf), completano la sezione musicale. Questa viene ulteriormente arricchita dalle bellissime paro- Aula Magna Centro Studi SalaPasolini Venerdì 16 dicembre ore 18.00 Presentazione del volume a cura di Roberto Calabretto Andrea Zanzotto. Tra cinema, musica e poesia, Forum, Quaderni del Conservatorio “Jacopo Tomadini”, I/2, Udine 2005, pp. 272 Ingresso libero rati dalla sapiente mano di Gianfranco Plenizio, un musicista udinese allora richiestissimo nella capitale. Rota, l'amico magico”, nel frattempo era infatti venuto a mancare, privando il cinema del regista riminese di uno dei suoi privilegiati interlocutori. Giovanni Morelli, nella consueta ricchezza delle prospettive ermeneutiche che la sua riflessione è in grado di aprire, mette in luce gli aspetti di questo singolare connubio. Al Casanova sono poi dedicati altri interventi di Fabrizio Borin - parimenti interessanti alcune sue ipotesi sui ricordi rotiani di Venetian Bird di R a l p h Thomas Giacomo Manzoli, Francesco Lombardi e L u c a Giuliani, mentre Roy Menarini apre una riflessione sulle parole dedicate da Zanzotto a La città delle donne. A completare questa sezione figura un'analisi dei Cori scritti dal poeta per E la nave va…, “strofette non del tutto indecenti” che riscrivono alcuni noti momenti del teatro d'opera italiano con dei versi caricaturali. «Grando, grandissimo poeta», dicevamo all'inizio citando Bussotti. Alle figure di suono nella poesia di Andrea Zanzotto è così dedicato l'intervento di Tina Matarrese, a cui fanno pendant quelli di Gianmario Villalta, Anna Panicali e Roberto Favaro, dove invece viene indagato il Paesaggio e suono nella prosa di Andrea Zanzotto. Ulteriori preziose testimonianze che aiutano a circoscrivere la straordinaria ricchezza di questi percorsi che il volume cerca di aprire illuminando situazioni e ambiti forse poco indagati. Roberto Calabretto le dello stesso Zanzotto, tratte da due interviste dove il poeta, dialogando con attenti interlocutori, parla del proprio vissuto musicale e dei rapporti che si creano nell'unione, meglio nell'avvicinamento fra la musica e la poesia. “Per me la musica cosa è stata? - esordisce il poeta - È stata prima di tutto un bel canto popolare, perché tutti cantavano. Si sentivano tanti che volevano cantare, c'erano i residui del vecchio canto di folklore, quello che i contadini cantavano ubriachi la sera, che poteva essere lo stesso che Leopardi sentiva svanire a poco a poco e che da queste parti si riassumeva soprattutto nella vecchia tiritera: «din din, din don, din don, dindela / l'é la figlia del caro papà». E poi l'opera, con tutta la sua autorità ottocentesca corroborata anche dal fatto che qui a Pieve c'era la Toti. Però Norma, ad esempio, torna nel mio Galateo in bosco anche come musica popolare perché la si sentiva cantare tanto e, addirittura, ricordo che la mattina presto c'era qui una vecchietta che intonava Casta diva”. Il volume, come recita il titolo, si articola tra cinema e musica, indagando anche i percorsi che hanno unito il nome di Zanzotto all'universo delle immagini in movimento. Al cinema di Federico Fellini, a quel “gran circo pieno di sorprese e di inciampi vitali”, egli prestò alcuni suoi versi per Il Casanova, musicati dalla magia sonora di Nino Rota. I due si rincontreranno a distanza d'anni per E la nave va, dove il poeta riscriverà alcuni noti cori d'opera, in questo caso trasfigu- Gli incontri della Mediateca In collaborazione conzens Welles 5 I fratelli Dardenne, Jarmusch e Cronenberg a confronto Riccardo Costantihni Maestri del Cinema Nel nome del padre 6 E' la figura paterna il filo sottile che tiene legati alcuni dei film più solidi provenienti dall'ultimo Festival di Cannes e che costituiscono il cuore della programmazione di Cinemazero di dicembre. I fratelli Dardenne, Jim Jarmusch e David Cronenberg, tre nomi altisonanti a dirigere altrettante storie dense di conflitti e riconciliazioni, tutte incentrate sulle figure maschili. Bruno, protagonista di L'Enfant, il film dei due belgi, è padre tropo giovane e immaturo per poter vivere fino in fondo la responsabilità della sua paternità. Il suo folle gesto di vendita del figlio neonato è il grido lacerante di un uomo vittima della società dei consumi, incapace di sfuggire alla logica del denaro e dell'arricchimento facile. La sua storia è anche quella di un'evoluzione, di un essere umano che sbaglia ma che è capace di riconciliarsi progressivamente con la vita e con i propri affetti. I Dardenne non lasciano scampo allo spettatore in sala: il loro stile inconfondibile, realistico e partecipato costringe il pubblico a schierarsi con o contro il protagonista, a riflettere sulle contraddizioni della nostra società. Il messaggio, contenuto già nel titolo, è lapidario e definitivo: “enfant” non è solo il bambino abbandonato, ma anche il padre contemporaneo, irresponsabile e non cresciuto perché risucchiato nel vortice della frenetica vita quotidiana, imperniata su valori fasulli e passeggeri. Jarmusch, con il suo divertente Broken Flowers, realizza una sorta di contraltare alla drammaticità di L'Enfant: Un eccellente Bill Murray incarna un padre chiamato a confrontarsi con il suo passato e con la sua vita da Don Giovanni, con il suo modo di amare alterno e discontinuo. L'essere padre è per lui una chiave di volta per ritrovare se stesso e i suoi affetti familiari. Se denaro e amore costituiscono i cardini delle riflessioni dei primi due film, Cronenberg in A History of Violence completa questa ipotetica trilogia contemporanea sulla figura del padre raccontando, in una spirale drammatica, la storia di Tom e della sua esistenza segnata dalla violenza, subita o causata. Insieme, questi tre lungometraggi sottolineano, pur raccontando storie estreme, l'urgenza di riflettere sul ruolo delicato del padre nella società e nella struttura familiare contemporanea. Si tratta infatti di tre viaggi finalizzati a una catarsi finale, in cui la risoluzione progressiva di problemi, alcuni profondi e dolorosi, altri più quotidiani e superficiali, porterà questi tre padri a riaffermare o rinegoziare il proprio sé, la loro identità più intima. Se da una parte quello che questi tre uomini sono è semplicemente il frutto di tutte le esperienze che hanno (o non hanno) vissuto, dall'altra il destino è totalmente nelle loro mani, saranno loro a decidere, coscientemente il proprio futuro. Ancora una volta il centro della questione è quindi l'uomo, la sua fallibilità e la sua eterna lotta fra le volontà e i molteplici io che ne popolano l'animo. La Palma d'oro è andata giustamente ai due belgi, che dopo La promesse e Rosetta danno un'altra grande prova d'autore, ma è giusto non dimenticare la qualità degli altri due film, entrambi in odore di Palma d’Oro fino all'ultimo, con Jarmusch premiato con il Gran Premio della Giuria. «Sta una pietra presso il gelsomino. Un tesoro c'è sotto la pietra. Mio padre è sul sentiero. _ È una bianca, bianca giornata». Arsenij Tarkovskij, “Una bianca bianca giornata” (poesia citata nel film Lo Specchio del figlio Andreij). INCONTRO CON L’AUTORE: CARLO BOCCADORO PRESENTA JAZZ! Quali dischi sono assolutamente indispensabili per capire quale meravigliosa esperienza sia il jazz? Carlo Boccadoro, compositore, docente di musica, giornalista e curatore della trasmissione Radio 3 Jazzclub, sarà sabato 3 dicembre alle ore 18.30 in Mediateca Pordenone per presentare il suo libro Jazz! Come comporre una discoteca di base, attualmente in vetta alla classifica di vendita. Sarà l'occasione per una gustosa lezione di jazz: l'autore, spulciando tra l'archivio videomusicale della Mediateca, mostrerà e spiegherà alcune chicche presenti nel catalogo, attingendo a qualcuna delle 100 schede da lui scritte in cui, pagina dopo pagina, sfilano sotto i nostri occhi capolavori del jazz e le loro registrazioni discografiche esemplari. (Cinemazero in collaborazione con CEM, l'Istituto d'Arte di Cordenons e Pordenonelegge.it) info: Mediateca Pordenone 0434.520945 API - AUTORI E PRODUTTORI INDIPENDENTI Roma, sala cinema dell’Agis - 12 e 13 dicembre 2005 In ogni paese europeo la vendita dei diritti TV è elemento essenziale per l’ammortamento dei costi di produzione e distribuzione. Con l’avvento di altre forme di sfruttamento precedenti al passaggio sulla Free TV, il valore di tale passaggio si è clamorosamente (e spesso strumentalmente) abbassato. Ma questo non può giustificare la pressoché totale sparizione dai palinsesti delle TV generaliste di film che non siano di cosiddetta prima serata - e quasi mai europei. A una questione economica si deve opporre anche una questione culturale, in molti paesi, le TV (Pay e Free) hanno obblighi di investimento, qualche volta anche obblighi di quote di programmazione. Di tutto questo vuole discutere il convegno Les Gouts des Autres ou bien La Telé des Autres che si svolgerà a Roma nei giorni 12 e 13 dicembre 2005 presso la sala cinema dell’AGIS, Via di Villa Patrizi, 10, organizzato dall’ API in collaborazione con Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Kodak, Technicolor ed Università “Roma 3”. LA PIANURA PROIBITA DI CESARE GARBOLI Lettura di Carlo Cecchi Conversazione con Alfonso Berardinelli, Carlo Ginzburg, Carlo Cecchi Pordenone, Palazzo Montereale Mantica ore 17.30 sabato 17 dicembre 2005 Cesare Garboli ha formulato una volta la sua biografia in questo modo: “Sono nato a Viareggio ed ho scritto di teatro, di storia, di pittura, di letteratura”. Un ricordo di Cesare Garboli, nel settantasettesimo anniversario della sua nascita, vuole porre l’accento sulla continuità che lega l’intelligenza e l’intensità della sua opera alle qualità essenziali della sua persona. Per questo abbiamo scelto come punto di partenza Pianura proibita, lo scritto in cui forse Garboli più chiaramente ha saputo dare testimonianza di sé, nel rapporto con il suo pensare e scrivere letteratura. Per questo abbiamo chiesto, a chi lo ha conosciuto nel vivo del suo lavoro, di raccontarci come ha potuto apprezzare gli aspetti più profondi dell’intreccio tra passione e ricerca che ne costituisce il valore. E’ un’occasione per approfondire la conoscenza di uno dei maggiori critici del nostro tempo, ma anche la prova che la conoscenza si radica sempre dove è fertile il terreno dell’esperienza umana e intellettuale. (Gian Mario Villalta) Domani accadrà ovvero se non si va non si vede Pordenone, Mediateca Pordenone di Cinemazero ore 18.30 sabato 3 dicembre 2005 SALÒ, L’ULTIMO FILM DI PIER PAOLO PASOLINI Casarsa della Delizia, Casa Colussi - fino all’8 gennaio 2006 Visto l’enorme interesse e il grande successo di pubblico la mostra viene prorogata fino all’otto gennaio 2006. Esposte più di cento foto inedite di scena e di set scattate da Deborah Beer durante la lavorazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma, per scoprire il cammino creativo che ha portato Pier Paolo Pasolini alla realizzazione del suo ultimo film, uno dei più controversi e difficili della storia del cinema, che appare oggi come una caustica critica della società dei consumi quanto mai attuale. Ripercorrendo la struttura a gironi del film, concentrica e verticale, la mostra si articola seguendo la narrazione pasoliniana, consentendo allo spettatore di compiere un viaggio completo all'interno dell'universo di Salò, scoprendo anche il Pasolini inedito, armato di rigore professionale ma anche di grande capacità di improvvisazione, lucido e determinato ma anche dolce e appassionato. Ogni sezione è corredata da approfondimenti critici, derivati anche da interviste inedite fatte da Gideon Bachmann a Pasolini poco prima della sua morte. La mostra si correda di una stanza virtuale, in cui è possibile rivivere l'atmosfera del set, ascoltando le preziosissime registrazioni della voce di Pier Paolo Pasolini mentre dirige. L'ambientazione nelle stanze della casa abitata da Pasolini a Casarsa della Delizia contribuisce a creare un curioso cortocircuito: da una parte l'ultima fatica cinematografica, dall'altra i luoghi in cui, adolescente, si cimentava con le sue prime creazioni artistiche. Ingresso libero Orari: Sabato 15.00 - 18.00 / Domenica e giorni festivi 10.00 - 12.30 e 15.00 - 18.00 (25 dicembre – 1° gennaio ore 15.00 – 18.00) Da lunedì a venerdì su prenotazione Biblioteca Civica di Casarsa (0434-873981 – 873909) Info: biblioteca civica di Casarsa - tel. 0434873981 7