scarica cinemazeronotizie in formato pdf

Transcript

scarica cinemazeronotizie in formato pdf
E 1,00
mensile di cultura cinematografica
Lunga e oscura è la notte
Ritorna l’horror friulano di Bianchini
Versi per immagini e note
Lla poesia di Andrea Zanzotto incontra il cinema e la musica
Nel nome del padre
I fratelli Dardenne, Jarmusch e Cronenberg a confronto
Domani Accadrà
ISe non si va non si vede
Prime visioni
Tutti i film del mese
spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% - contiene
i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
2005 numero 11 anno XXV
In un clima disforico ci avviamo verso l’anno 28 D.C. (Dopo Cinemazero)
Dicembre
05
Anemic cinema?
In un clima disforico ci avviamo verso l’anno 28 D.C. (Dopo Cinemazero!!!)
Andrea Crozzoli
Editoriale
Anemic cinema?
2
Volge al termine anche questo 2005. Anno carico di sfide, appuntamenti e insidie. La prima sfida è stata quella di cambiare veste
grafica al nostro notiziario che resisteva dal marzo del 1998 in formato foglio unico piegato. Col marzo 2005 abbiamo dato a
Cinemazero/Notizie una veste più da giornale, con fogliazione,
punto metallico e colonnone staccato. Un modo per comunicare
che abbiamo ritenuto più facilmente consultabile, che offre maggiori momenti di approfondimento e che da la possibilità, in caso
di esigenze, di aumentare le pagine. L’altra sfida è stata quella di
rimanere “sul mercato”, di non affondare davanti all’avanzata
poderosa del multiplex che tutto spazza e annienta. Sono caduti
sul campo i cinema monoschermo, i piccoli cineforum, insomma
il piccolo esercizio nel suo complesso è uscito con le ossa rotte dal
confronto. Noi, grazie all’affetto del pubblico, ci siamo assestati ad
un meno 15% circa nelle presenze. Quello che però ci sta lentamente piegando (vedi anche la chiusura mattutina della
Mediateca) è il diminuito riconoscimento degli Enti pubblici (in
particolare il Ministero), per cui ci diventa sempre più difficilmente sostenibile una attività culturale completa. Iniziative come il
Polar, o Bergman e Lo sguardo dei maestri, Cinema&Architettura,
Cinema&Resistenza, Pedro y los otros, Schermo Sonoro, Le Attività
Didattiche, Scrivere di Cinema, gli incontri con gli autori, tutto
insomma diventa più arduo, più difficile, più problematico.
Risulta poi quasi impossibile continuare a svolgere la normale programmazione a date prestabilite. Ogni mese tentiamo di redigere
un calendario per il mese successivo che puntualmente viene stravolto. Siamo rimasti gli ultimi ad inseguire questa chimera di programmare a date fisse. Tutti gli altri (e per altri intendiamo i nostri
omologhi e non i multiplex) navigano a vista. I film si consumano
in maniera velocissima, vorticosa, o si esce col film in uscita nazionale o si è fuori dal circuito e prevedere se una pellicola avrà successo o meno diventa una scommessa persa in partenza.
Con gli inizi della seconda decade di dicembre sarà disponibile la
ventottesima Card di Cinemazero. La Card2006 che speriamo il
nostro pubblico rinnovi con il solito entusiasmo. Entusiasmo che ci
permette di continuare nel lavoro di proposta culturale, non solo
dal punto di vista meramente economico (il ritocco dei prezzi è
minimo e per la Card era fermo dal gennaio 2002) ma anche dal
punto di vista del sostegno morale, della condivisione di un percorso, della partecipazione attiva ad un progetto culturale. Su questo progetto vorremmo chiamare a raccolta tutto il nostro pubblico, ma anche i giovani, la nuova linfa vitale della società, e vorremmo lanciare la sfida assieme per aumentare considerevolmente i Cardisti attraverso una campagna di promozione orizzontale,
dove ognuno di noi si impegna a ricercare nuove adesioni, nuovi
adepti per un anno ancora più denso di cinema e di iniziative culturali. Una resistenza che parta dal basso per gestire e non subire
un’involuzione così veloce della socializzazione. Stiamo ancora
cercando di capire come mandare sms per aggiornare sul programma di sala che già col telefonino si possono vedere i film in
prima visione in uno schermo di ben cm. 3 x 2. Andreotti (sempre
lui) brandendo un cellulare ammicca consenziente in uno spot
televisivo: «Non son fermo al cinema muto!». E qui sta l’insidia!
In copertina:
Jerremie Renier e Deborah
Francois in L’enfant
di Jean-Pierre e Luc Dardenne
cinemazeronotizie
mensile di informazione
cinematografica
dicembre 2005, n. 11
anno XXV
Direttore Responsabile
Andrea Crozzoli
Capo redattore
Riccardo Costantini
Comitato di redazione
Piero Colussi,
Luciano De Giusti,
Sabatino Landi,
Tommaso Lessio,
Elisabetta Pieretto,
Maurizio Solidoro
Segretaria di redazione
Maria Vittoria Aucone
Direzione, redazione,
amministrazione
33170 Pordenone,
P.zza della Motta, 2
Tel. 0434.520404
Fax 0434.522603
e-mail:
[email protected]
http//www.cinemazero.net
Progetto grafico
Patrizio A. De Mattio
[DM+B&Associati] - Pn
Composizione e Fotoliti
Cinemazero - Pn
Pellicole
Dreossi & C. snc - Pn
Stampa
Tipografia Sartor srl - Pn
Pubblicità
Andrea De Bernardis
cell. 347.5100688
Abbonamenti
Italia E. 10,00
Estero E. 14,00
Registrazione
Tribunale di Pordenone
N. 168 del 3/6/1981
Questo periodico
è iscritto alla
Unione Italiana
Stampa Periodica
Ritorna l'horror friulano di Bianchini
Giorgio Placereani
Si sono sempre realizzati film realizzati con un budget minimo, o addirittura casalingo; però oggi le nuove tecnologie digitali hanno consentito un salto di qualità: oggi qualsiasi giovane regista ha veramente la
possibilità di realizzare film “autentici” - anche se poi c'è la strozzatura della distribuzione. Ciò permette la proliferazione, benché spesso
nell'ambito del dvd o in rete, di nuovi autori per così dire “venuti dal
basso” - spesso con sane connotazioni regionali (in opposizione alla
solita poltiglia romana delle grandi sale e dei network tv).
E' il caso dell'udinese Lorenzo Bianchini, che dopo alcuni “corti” ha
acquistato fama nel 2002 col suo lungometraggio Lidrîs cuadrade di
trê (Radice quadrata di 3), un horror parlato in friulano, ambientato
negli (inesistenti) sotterranei labirintici dell'Istituto Tecnico Industriale
Malignani di Udine. Qui tre studenti introdottisi
nottetempo incontrano orrori e pieghe spaziotemporali vagamente lovecraftiane.
Il cinema, si sa, è costruttore di geografie
immaginarie. Bianchini realizza abilmente nel
suo film un sistema di spazi fittizi, all'interno
della scuola come in una Udine leggermente
ricostruita per comodità produttiva. Per inciso,
questa capacità di rimontare in montaggio la
geografia reale ritorna, potenziata, nel suo
secondo lungometraggio (un altro horror, dalla
struttura più complessa e ambiziosa), Custodes
Cinema
Bestiae.
indipendente: Bianchini ha un ottimo senso dell'atmosfera
inquietante. Basta vedere la “carrellata vuota”
nuovi
(tra Kubrick e Raimi) nella deserta sala professori del Malignani, o le belle inquadrature ravviorizzonti
che rendono oscuramente significante,
in Friuli? cinate
ominous, una comune piccola testa d'angelo di
metallo nell'atrio. E nella sua concezione dell'immagine shockante c'è qualcosa della perentorietà dell'horror orientale, anche se le fonti di Bianchini sono piuttosto occidentali: Argento,
Raimi, Carpenter. Una caratteristica non solo di curiosità è che
Bianchini realizza, con grande ingegno, i suoi film praticamente a
costo zero: con budget in confronto ai quali i film più micragnosi di
Roger Corman sembrano Via col vento.
Proprio mentre Lidrîs cuadrade di trê nella sua versione definitiva esce
finalmente in dvd (è il primo dvd pubblicato dal C.E.C. di Udine, sottotitolato in italiano e inglese; fra gli extra è compreso il magnifico
mediometraggio licantropico di Bianchini I dincj de lune), il regista
friulano manda nelle sale il suo ultimo film, parlato in italiano, l'interessantissimo Film sporco: a parere di chi scrive, la sua opera più
matura e compatta. E' un thriller che porta in primo piano quel tono
ironico ch'era sotteso ai film precedenti. Ricco di pagine assai notevoli (anche grazie a un trio di eccellenti interpreti locali), l'incrocio fra
una dimensione ideale metropolitana - il film parla di aspiranti pushers
perseguitati da un ignoto assassino - e le locations periferiche creano
una contraddizione feconda, oltre che un divertimento assicurato.
Davvero Bianchini è un talento da seguire.
Incontro con l’autore
Lunga e oscura
è la notte...
Giovedì 15 dicembre
Ore 20.45
Sala Grande
Presentazione del Dvd di
"Lidrîs Cuadrade di Trê"
(Radice quadrata di tre)
di Lorenzo Bianchini
"Il primo horror friulano"
Sarà presente l'autore
A seguire
FILM SPORCO
di Lorenzo Bianchini
Friuli 2005, durata 90’
Tre giovani spacciatori
perseguitati da un killer
misterioso si muovono in
un'atmosfera metropolitana astratta e generale,
tenendo costantemente
sulla corda lo spettatore.
Musica, montaggio, e
recitazione ne fanno un
thriller di tutto rispetto.
3
La poesia di Andrea Zanzotto incontra il cinema e la musica
Roberto Calabretto
Gli incontri della Mediateca
Versi per immagini
e note
4
Al contrario di molti poeti i cui versi hanno avuto molte rivisitazioni musicali (in primis Pier Paolo Pasolini, spesso al centro di
operazioni molto dubbie e di mediocre qualità), Andrea Zanzotto
non ha particolarmente ispirato il gesto compositivo dei maestri
del Novecento. Ha ragione, allora, Sylvano Bussotti quando nelle
ultime battute del suo Disordine alfabetico lo definisce: «grando, grandissimo poeta - e confida poi - mai osai musicarlo né
tanto men commentarlo», lasciando intuire come la straordinaria musicalità dei suoi versi sia tale da non poter sopportare nessuna forma di commento sonoro. Una difficoltà di cui sembra
essere consapevole lo stesso poeta che ha delineato la problematicità di questo rapporto utilizzando la figura dell'Iperbole.
“Nella figura dell'Iperbole - ha detto - mi pare si trovi l'autonomia propria della musica e l'autonomia propria della poesia soprattutto in quanto musica intelligibilis - nel loro rispecchiarsi e allontanarsi contemporaneamente…”. Sarà forse per questo
che sono pochi coloro che hanno tentato questa impresa, cercando di cogliere quell'alone «dove i suoni possono dialogare con
le parole per portare alla mente, al cuore, quello che la poesia
dice ma non dice del tutto».
Un volume, edito dalla Forum di Udine per la collana dei
Quaderni del Conservatorio “Jacopo Tomadini” (Andrea
Zanzotto. Tra musica cinema e poesia), raccoglie così gli interventi dei pochi compositori che hanno dialogato con questa poesia e degli studiosi che hanno cercato di indagare il fascino della
sua straordinaria musicalità. Troviamo così una lunga riflessione
sulla recente opera di Claudio Ambrosini, Dai Filò di Zanzotto,
dove accurate analisi della partitura mettono in risalto le affinità
della musica con gli universi sonori del poeta. Un'opera particolarmente ispirata dove il compositore veneziano dimostra la sua
profonda adesione al “vecio parlar” del poeta. “Qui trovo un
momento molto importante - ha detto Ambrosini - nell'evoluzione poetica di Zanzotto, perché spesso egli esprime quasi un
dolore, nel rapporto col dialetto. Ci sono dei versi che mi hanno
molto colpito, come per esempio: “Mi ò pers la trazha, / lontan
massa son'dat pur stando qua”. Mirco De Stefani, un musicista
che alla poesia di Zanzotto ha costantemente guardato nel corso
del proprio iter creativo, introduce invece Gabbiani, uno degli
ultimi momenti di questo sodalizio. “Sento questa musica viva e
nascente - ha detto Zanzotto a proposito delle opere a lui dedicate da De Stefani -, ci sono analogie date dal vivere nello stesso ambiente; c'è il rimbalzo cromatico dei colori della grande pittura veneta, che sono gli stessi del nostro paesaggio, anche con
tutte le lacerazioni orride che ha patito negli ultimi decenni…”.
Le analisi di Stefano Procaccioli delle Esequie della luna, 'narrazione fantastica' di Francesco Pennisi, e di Serena Facci e
Mohammad Abouzari di Venessia di Abed Azrié, una seduta iniziatica dove la musica e la poesia si uniscono dando luogo a singolari atmosfere magiche, d'incanto, che tanto ricordano proprio
quelle veneziane” (Amin Maalouf), completano la sezione musicale. Questa viene ulteriormente arricchita dalle bellissime paro-
Aula Magna
Centro Studi
SalaPasolini
Venerdì 16 dicembre
ore 18.00
Presentazione
del volume a cura di
Roberto Calabretto
Andrea Zanzotto.
Tra cinema,
musica
e poesia,
Forum,
Quaderni del
Conservatorio
“Jacopo Tomadini”, I/2,
Udine 2005,
pp. 272
Ingresso libero
rati dalla sapiente mano di Gianfranco
Plenizio, un musicista udinese allora
richiestissimo nella capitale. Rota, l'amico magico”, nel frattempo era infatti
venuto a mancare, privando il cinema del
regista riminese di uno dei suoi privilegiati interlocutori.
Giovanni Morelli, nella consueta ricchezza delle prospettive ermeneutiche che la
sua riflessione è in grado di aprire, mette
in luce gli aspetti di questo singolare connubio. Al Casanova sono poi dedicati altri
interventi di Fabrizio Borin - parimenti
interessanti alcune sue ipotesi sui ricordi
rotiani
di
Venetian
Bird
di
R a l p h
Thomas
Giacomo
Manzoli,
Francesco
Lombardi e
L u c a
Giuliani,
mentre Roy
Menarini
apre
una
riflessione
sulle parole
dedicate da
Zanzotto a La città delle donne. A completare questa sezione figura un'analisi
dei Cori scritti dal poeta per E la nave
va…, “strofette non del tutto indecenti”
che riscrivono alcuni noti momenti del
teatro d'opera italiano con dei versi caricaturali.
«Grando, grandissimo poeta», dicevamo
all'inizio citando Bussotti. Alle figure di
suono nella poesia di Andrea Zanzotto è
così dedicato l'intervento di Tina
Matarrese, a cui fanno pendant quelli di
Gianmario Villalta, Anna Panicali e
Roberto Favaro, dove invece viene indagato il Paesaggio e suono nella prosa di
Andrea Zanzotto. Ulteriori preziose testimonianze che aiutano a circoscrivere la
straordinaria ricchezza di questi percorsi
che il volume cerca di aprire illuminando
situazioni e ambiti forse poco indagati.
Roberto Calabretto
le dello stesso Zanzotto, tratte da due
interviste dove il poeta, dialogando con
attenti interlocutori, parla del proprio vissuto musicale e dei rapporti che si creano
nell'unione, meglio nell'avvicinamento fra
la musica e la poesia.
“Per me la musica cosa è stata? - esordisce il poeta - È stata prima di tutto un bel
canto popolare, perché tutti cantavano. Si
sentivano tanti che volevano cantare, c'erano i residui del vecchio canto di folklore, quello che i contadini cantavano
ubriachi la sera, che poteva essere lo
stesso che Leopardi sentiva svanire a
poco
a
poco
e
che
da
queste
parti
si
riassumeva soprattutto nella
vecchia
tiritera:
«din din,
din don,
din don,
dindela /
l'é la figlia
del caro
papà». E
poi l'opera, con tutta la sua autorità ottocentesca corroborata anche dal fatto che
qui a Pieve c'era la Toti. Però Norma, ad
esempio, torna nel mio Galateo in bosco
anche come musica popolare perché la si
sentiva cantare tanto e, addirittura, ricordo che la mattina presto c'era qui una
vecchietta che intonava Casta diva”.
Il volume, come recita il titolo, si articola
tra cinema e musica, indagando anche i
percorsi che hanno unito il nome di
Zanzotto all'universo delle immagini in
movimento. Al cinema di Federico Fellini,
a quel “gran circo pieno di sorprese e di
inciampi vitali”, egli prestò alcuni suoi
versi per Il Casanova, musicati dalla
magia sonora di Nino Rota. I due si rincontreranno a distanza d'anni per E la
nave va, dove il poeta riscriverà alcuni
noti cori d'opera, in questo caso trasfigu-
Gli incontri della Mediateca
In collaborazione conzens Welles
5
I fratelli Dardenne, Jarmusch e Cronenberg a confronto
Riccardo Costantihni
Maestri del Cinema
Nel nome del padre
6
E' la figura paterna il filo sottile che tiene legati alcuni dei film
più solidi provenienti dall'ultimo Festival di Cannes e che costituiscono il cuore della programmazione di Cinemazero di dicembre. I fratelli Dardenne, Jim Jarmusch e David Cronenberg, tre
nomi altisonanti a dirigere altrettante storie dense di conflitti e
riconciliazioni, tutte incentrate sulle figure maschili. Bruno, protagonista di L'Enfant, il film dei due belgi, è padre tropo giovane e immaturo per poter vivere fino in fondo la responsabilità
della sua paternità. Il suo folle gesto di vendita del figlio neonato è il grido lacerante di un uomo vittima della società dei consumi, incapace di sfuggire alla logica del denaro e dell'arricchimento facile. La sua storia è anche quella di un'evoluzione, di
un essere umano che sbaglia ma che è capace di riconciliarsi
progressivamente con la vita e con i propri affetti. I Dardenne
non lasciano scampo allo spettatore in sala: il loro stile inconfondibile, realistico e partecipato costringe il pubblico a schierarsi
con o contro il protagonista, a riflettere sulle contraddizioni della
nostra società. Il messaggio, contenuto già nel titolo, è lapidario
e definitivo: “enfant” non è solo il bambino abbandonato, ma
anche il padre contemporaneo, irresponsabile e non cresciuto
perché risucchiato nel vortice della frenetica vita quotidiana,
imperniata su valori fasulli e passeggeri. Jarmusch, con il suo
divertente Broken Flowers, realizza una sorta di contraltare alla
drammaticità di L'Enfant: Un eccellente Bill Murray incarna un
padre chiamato a confrontarsi con il suo passato e con la sua vita
da Don Giovanni, con il suo modo di amare alterno e discontinuo. L'essere padre è per lui una chiave di volta per ritrovare se
stesso e i suoi affetti familiari. Se denaro e amore costituiscono
i cardini delle riflessioni dei primi due film, Cronenberg in A
History of Violence completa questa ipotetica trilogia contemporanea sulla figura del padre raccontando, in una spirale drammatica, la storia di Tom e della sua esistenza segnata dalla violenza, subita o causata.
Insieme, questi tre lungometraggi sottolineano, pur raccontando
storie estreme, l'urgenza di riflettere sul ruolo delicato del padre
nella società e nella struttura familiare contemporanea. Si tratta
infatti di tre viaggi finalizzati a una catarsi finale, in cui la risoluzione progressiva di problemi, alcuni profondi e dolorosi, altri
più quotidiani e superficiali, porterà questi tre padri a riaffermare o rinegoziare il proprio sé, la loro identità più intima. Se da
una parte quello che questi tre uomini sono è semplicemente il
frutto di tutte le esperienze che hanno (o non hanno) vissuto,
dall'altra il destino è totalmente nelle loro mani, saranno loro a
decidere, coscientemente il proprio futuro. Ancora una volta il
centro della questione è quindi l'uomo, la sua fallibilità e la sua
eterna lotta fra le volontà e i molteplici io che ne popolano l'animo. La Palma d'oro è andata giustamente ai due belgi, che dopo
La promesse e Rosetta danno un'altra grande prova d'autore, ma
è giusto non dimenticare la qualità degli altri due film, entrambi in odore di Palma d’Oro fino all'ultimo, con Jarmusch premiato con il Gran Premio della Giuria.
«Sta una pietra
presso il gelsomino.
Un tesoro
c'è sotto la pietra.
Mio padre è sul sentiero.
_
È una bianca,
bianca giornata».
Arsenij Tarkovskij,
“Una bianca
bianca giornata”
(poesia citata nel film
Lo Specchio del figlio
Andreij).
INCONTRO CON L’AUTORE:
CARLO BOCCADORO PRESENTA JAZZ!
Quali dischi sono assolutamente indispensabili per capire quale meravigliosa esperienza sia il jazz? Carlo Boccadoro, compositore, docente di
musica, giornalista e curatore della trasmissione Radio 3 Jazzclub, sarà
sabato 3 dicembre alle ore 18.30 in Mediateca Pordenone per presentare
il suo libro Jazz! Come comporre una discoteca di base, attualmente in vetta alla classifica di vendita. Sarà l'occasione per una gustosa lezione di jazz: l'autore, spulciando tra l'archivio videomusicale della Mediateca, mostrerà e spiegherà alcune chicche presenti nel catalogo, attingendo a
qualcuna delle 100 schede da lui scritte in cui, pagina dopo pagina, sfilano sotto i nostri occhi
capolavori del jazz e le loro registrazioni discografiche esemplari. (Cinemazero in collaborazione
con CEM, l'Istituto d'Arte di Cordenons e Pordenonelegge.it)
info: Mediateca Pordenone 0434.520945
API - AUTORI E PRODUTTORI INDIPENDENTI
Roma, sala cinema dell’Agis - 12 e 13 dicembre 2005
In ogni paese europeo la vendita dei diritti TV è elemento essenziale per l’ammortamento dei costi
di produzione e distribuzione. Con l’avvento di altre forme di sfruttamento precedenti al passaggio
sulla Free TV, il valore di tale passaggio si è clamorosamente (e spesso strumentalmente) abbassato. Ma questo non può giustificare la pressoché totale sparizione dai palinsesti delle TV generaliste di film che non siano di cosiddetta prima serata - e quasi mai europei. A una questione economica si deve opporre anche una questione culturale, in molti paesi, le TV (Pay e Free) hanno
obblighi di investimento, qualche volta anche obblighi di quote di programmazione. Di tutto questo vuole discutere il convegno Les Gouts des Autres ou bien La Telé des Autres che si svolgerà a
Roma nei giorni 12 e 13 dicembre 2005 presso la sala cinema dell’AGIS, Via di Villa Patrizi, 10,
organizzato dall’ API in collaborazione con Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma,
Kodak, Technicolor ed Università “Roma 3”.
LA PIANURA PROIBITA DI CESARE GARBOLI
Lettura di Carlo Cecchi
Conversazione con Alfonso Berardinelli, Carlo Ginzburg, Carlo Cecchi
Pordenone, Palazzo Montereale Mantica ore 17.30 sabato 17 dicembre 2005
Cesare Garboli ha formulato una volta la sua biografia in questo modo: “Sono nato a Viareggio ed
ho scritto di teatro, di storia, di pittura, di letteratura”. Un ricordo di Cesare Garboli, nel settantasettesimo anniversario della sua nascita, vuole porre l’accento sulla continuità che lega l’intelligenza e l’intensità della sua opera alle qualità essenziali della sua persona. Per questo abbiamo scelto come punto di partenza Pianura proibita, lo
scritto in cui forse Garboli più chiaramente ha saputo dare testimonianza
di sé, nel rapporto con il suo pensare e scrivere letteratura. Per questo
abbiamo chiesto, a chi lo ha conosciuto nel vivo del suo lavoro, di raccontarci come ha potuto
apprezzare gli aspetti più profondi dell’intreccio tra passione e ricerca che ne costituisce il valore.
E’ un’occasione per approfondire la conoscenza di uno dei maggiori critici del nostro tempo, ma
anche la prova che la conoscenza si radica sempre dove è fertile il terreno dell’esperienza umana
e intellettuale. (Gian Mario Villalta)
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone, Mediateca Pordenone di Cinemazero
ore 18.30 sabato 3 dicembre 2005
SALÒ, L’ULTIMO FILM DI PIER PAOLO PASOLINI
Casarsa della Delizia, Casa Colussi - fino all’8 gennaio 2006
Visto l’enorme interesse e il grande successo di pubblico la mostra viene prorogata fino all’otto gennaio
2006. Esposte più di cento foto inedite di scena e di set scattate da Deborah Beer durante la lavorazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma, per scoprire il cammino creativo che ha portato Pier Paolo
Pasolini alla realizzazione del suo ultimo film, uno dei più controversi e difficili della storia del cinema,
che appare oggi come una caustica critica della società dei consumi quanto mai attuale. Ripercorrendo
la struttura a gironi del film, concentrica e verticale, la mostra si articola seguendo la narrazione pasoliniana, consentendo allo spettatore di compiere un viaggio completo all'interno dell'universo di Salò, scoprendo anche il Pasolini inedito, armato di rigore professionale ma anche di
grande capacità di improvvisazione, lucido e determinato ma anche dolce e
appassionato. Ogni sezione è corredata da approfondimenti critici, derivati
anche da interviste inedite fatte da Gideon Bachmann a Pasolini poco prima
della sua morte. La mostra si correda di una stanza virtuale, in cui è possibile
rivivere l'atmosfera del set, ascoltando le preziosissime registrazioni della voce
di Pier Paolo Pasolini mentre dirige. L'ambientazione nelle stanze della casa abitata da Pasolini a Casarsa della Delizia contribuisce a creare un curioso cortocircuito: da una parte l'ultima fatica cinematografica, dall'altra i luoghi in cui,
adolescente, si cimentava con le sue prime creazioni artistiche. Ingresso libero
Orari: Sabato 15.00 - 18.00 / Domenica e giorni festivi 10.00 - 12.30 e 15.00
- 18.00 (25 dicembre – 1° gennaio ore 15.00 – 18.00) Da lunedì a venerdì su prenotazione Biblioteca
Civica di Casarsa (0434-873981 – 873909) Info: biblioteca civica di Casarsa - tel. 0434873981
7