NEL PAESE DI GIRALARUOTA Il grande

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NEL PAESE DI GIRALARUOTA Il grande
CINE TEATRO BARETTI
FOTO copyright 2012
Rosangela Mammola
NEL PAESE DI GIRALARUOTA
Il grande inganno di Calciopoli
un film di
STEFANO GROSSI
GIOVEDI 23 MAGGIO H 21.00
Sarà presentente il regista Stefano Grossi
MARTEDI 28 MAGGIO H 21.00
Sarà presentente il regista Stefano Grossi
1
CINE TEATRO BARETTI
A destra
L’attrice
Tatiana Lepore
NEL PAESE DI GIRALARUOTA
Il grande inganno di Calciopoli
Carraro, dei Della Valle, di Christian
Vieri e di altri personaggi legati al mondo
del calcio? Perché l’Inter di Massimo
Moratti e Marco Tronchetti Provera era al
corrente dell’imminente scoppio di
Calciopoli? Perché la Gazzetta Dello
Sport ha “previsto” le sentenze di
Mario Sconcerti, Corriere della Sera
Calciopoli un mese prima? Perché,
27-02-2012
nell’estate del 2006, alla vigilia della
sentenza di Primo Grado, Mediaset ha
Perché Calciopoli può essere considerata minacciato di sospendere il pagamento
una truffa? Perché è difficile credere a dei diritti TV alla Lega Calcio?
Moggi e Giraudo padroni incontrastati
del calcio italiano? Perché la Juve ha E soprattutto: Dov’era Andrea Agnelli
scelto come difensore l'avvocato nell’estate del 2006?
Zaccone, per sua stessa ammissione non
esperto di diritto sportivo? Perché Luca Questi e tanti altri “perché”, in un film
Cordero di Montezemolo ha fatto documentario liberamente tratto dai libri
pressioni affinché la nuova dirigenza La Juve nel paese di Giralaruota (2008) e
della Juve ritirasse il ricorso al Tar? Calciopoli, il grande inganno (2010) di
Perché si frequentavano l’ex arbitro Renato La Monica.
Nucini e Giacinto Facchetti? Perché la
Security Telecom controllava il traffico
telefonico di Moggi, della Juventus, di
“La Juve è convinta di essere stata
truffata dal calcio. Il calcio è convinto
di essere stato truffato dalla Juve.
La Juve pretende la colpa degli altri.
Gli altri vogliono solo la vergogna
della Juve. Il problema è incancellabile
come un dilemma religioso”
CINE TEATRO BARETTI
NEL PAESE DI GIRALARUOTA
Il grande inganno di Calciopoli
Regia
Stefano Grossi
Italia, 2012, 99’, Digi Beta, colore, B/N
Sceneggiatura
Stefano Grossi
Renato La Monica
Fotografia e suono
Felice D’Agostino
Arturo Lavorato
Mattia Colombo
Roberto Rinalduzzi
Montaggio
Luca Mandrile
Musica
Francesco De Luca
Alessandro Forti
Interpreti
Tatiana Lepore
Partecipazioni
Roberto Beccantini
Oliviero Beha
Tony Damascelli
Alvaro Moretti
Camei
Luciano Moggi
Mario Sconcerti
Produttori
Stefano Grossi
Enrico Carretta
Produzione
Vostok Film
Via Caulonia, 9, 00183, Roma
www.vostokfilm.com
Distribuzione
Terre Sommerse
Via del Podere Rosa, 13/a, Roma.
Tel. & Fax +39 06 45426765
[email protected]
www.terresommerse.it
Distribuzione iVOD
OwnAir
www.ownair.it
CINE TEATRO BARETTI
NEL PAESE DI GIRALARUOTA
Il grande inganno di Calciopoli
MARCO GIACINTI
PointBlank
ROBERTO BECCANTINI
OLIVIERO BEHA
TONY DAMASCELLI
Estate 2006: il calcio italiano è
percosso da quell’uragano d’abominio che
fu lo scandalo – il cui nome di craxiana
memoria si deve alla fine penna di Oliviero
Beha – nato sotto colpi di intercettazioni
telefoniche e arbitraggi manipolati nella
stanza dei bottoni; c’è lo stesso giornalista
fiorentino tra le voci – tante e diversificate
quelle interpellate – che tentano una
disamina che abbia i crismi di una più
delineata saggezza, rispetto alle isteriche e
faziose posizioni delle lunghe estati dei
processi. Luciano Moggi, Guido Rossi,
Francesco Saverio Borrelli, Innocenzo
Mazzini, Antonio Giraudo, tutte
minuscole parti di un enigma del quale
probabilmente non si conoscerà mai la
risposta, almeno non nella sua
completezza. E ancora: Tony Damascelli,
Adriano Galliani, John Elkann, Diego
Della Valle. Un puzzle irrisolvibile, una
farsa dai mille personaggi ognuno pronto a
recitare la parte del capro espiatorio,
dell’innocente raggirato, del ladro preso
con la refurtiva in mano pronto a negare le
sue colpe fino all’inverosimile, al
grottesco. Questo e molto altro (e molto
peggio) fu l’estate del 2006. Quella dei
Mondiali di Germania anche, dei rigori
contro la Francia e dei sigari di Lippi;
eventi straordinari che contribuirono ad
affinare quella nobilissima arte – in cui da
sempre siamo sovrani – dell’occultare
sporcizia sotto il tappeto dell’omertà, del
tarallucci e vino. Qualcuno radiato – non
senza motivo – e qualcun altro ancora oggi
libero di imperversare tra stadi e salotti
televisivi in cerca di un microfono nel
quale riversare la propria arroganza;
squadre penalizzate o retrocesse (una sola,
la più nota) ed altre pronte a portarsi sul
tetto d’Europa di lì a meno di un anno.
Storie d’ordinaria follia vorremmo urlare,
ma ci sarà chi al nostro fianco ci inviterà
alla calma, che lo scandalo legato al calcioscommesse è ancora in evoluzione, che –
forse – di donchisciottesche battaglie
questo nostro calcio ne avrebbe molto
bisogno, ma in fondo non le merita.Ha
quell’odore piacevole dell’erba smossa dal
mulino questo documentario, di un’erba
smossa ma che – comunque sia – tornerà
al suo posto, perché fermare il vento che
spira dalle parti della Federcalcio proprio
non se ne parla. Ma quell’odore non
cesserà di essere piacevole, ed allora
ascoltare chi parla di famiglia Agnelli, di
Saras (raffineria più importante in Italia,
nonché azienda di casa Moratti), di
movimenti occulti per bypassare quelle
ingombranti figure che rispondono ai
nomi di Moggi Luciano e Giraudo
Antonio, non può che deliziare sensi
abituati a vedere e sentire tesserati ed
addetti ai lavori affermare con disinvoltura:
“l’importante è fare bene”, “”“basta
parlare male del calcio italiano, all’estero
non stanno meglio di noi”
La qualità migliore di questo lavoro è
subito sotto gli occhi: portare lontano
dalle deformazioni del pianeta calcio una
vicenda che poco ha a che vedere con un
pallone che rotola e molto più si avvicina a
manovre politiche di reciproco
clientelismo. La faziosità, se c’è – e chi
scrive non l’ha percepita – è sepolta da un
oceano di parole che arrivano dai punti più
lontani della barricata: trincee opposte
rispondono colpo su colpo mentre chi
racconta tenta di guardare più in là della
raffica di colpi. Il rischio è quello di farsi
un’idea più precisa e provare disagio.
Ma ben venga il ribrezzo di saper
qualcosa di più, ben venga la nausea, ma
che questa arrivi prima di esser costretti a
sentire: “qualcuno comprava le partite a
mia insaputa”.
CINE TEATRO BARETTI
NEL PAESE DI GIRALARUOTA
Il grande inganno di Calciopoli
MAURIZIO MARTUCCI
Il Fatto Quotidiano
ALVARO MORETTI
MARIO SCONCERTI
LUCIANO MOGGI
Quando a Milano l’odor di Cina non è
solo ristoranti d’oriente, quando a Torino
l’aumento di capitale diluisce quote
libiche come carburante allungato postmortem (Gheddafi), ‘quelli che il calcio’
diventa Massimo Moratti contro presunte
ricomposizioni del sistema in sonno: “Ho
già vissuto queste situazioni e dopo tanti
anni non vorrei ritrovarmi come allora”.
Sibillino il sito Juventus.com: “No
comment”, refurtiva già saldata.
Gira la ruota, la giostra riparte. Si
risale a bordo, in perfetto orario: gli
intrecci e la spy story di Juve-Inter sono
misteri all’italiana, leggasi Fiat, Saras e
Telecom, cioè automobili, benzina e
telecomunicazioni, dove Mediaset fa da
spettatrice interessata, elargendo
prebende nei diritti tv.
Il risiko delle lobby risvegliate da
Moratti è Nel paese di Giaralaruota
(Vostok Film), film documentario di
Stefano Grossi e Renato La Monica. Per
alcuni dietrologia e complottismo
juventino. Per altri (che poi è la stessa
cosa) assoluzionismo da ‘così fa tutti’ e
revisionismo d’accatto. Secondo me,
invece, un’interessante chiave di lettura,
un concentrato di analisi, legami e teoremi
(bianco) neri (utili i commenti di Beha,
Beccantini, Moretti e Sconcerti) per
rileggere in 120 minuti smantellamento e
rinascita del club più amato/odiato
d’Italia. Sei anni dopo Calciopoli, non è
mai tardi, vista l’aria che tira.
Neo-realismo e cronaca in fila
indiana, la trama è verosimile (anche se,
detto del doping, manca il richiamo al
filone Gea Word): 171.000 intercettazioni
degli inquirenti (uguale, un universomondo non trascritto!!), processi sportivi
(conosciuti) e penali (snobbati, vedi
security Tavaroli), tra condanne e
assoluzioni, scambio di scudetti, funerali
eccellenti (Agnelli, Gianni 2003 e
Umberto 2004) e bare con giallo
enigmatico (Adamo Bove, 2006), alta
finanza e intrighi internazionali, bloccato
l’espansionismo della Libyan Arab
Foreign Investment Company e il flirt con
la triade Giraudo-Moggi-Bettega, prima
del bombardamento Nato su Tripoli e la
salita al trono di Andrea Agnelli
(Presidente, ramo umbertino), regia di
JohnElkan (Ifil-Exor, proprietà, ramo
‘avvocato’).
Almeno a chiacchere, la querelle
infinita (non proprio in questi termini)
riaffiora. Torna d’attualità. Ma la faida
interna, riferiscono i ben informati, adesso
è sul progetto di riqualificazione della
Continassa, mentre Pinetina e Milanello
guardano il sol dell’avvenire come un
involtino primavera. Di là Marchionne,
Usa, piccone e ruspa. Di qua yuan,
China falce e martello globalizzata. Per
molti (quasi tutti) era solo il Sistema
Moggi, già su traversine e binari della
stazione di Civitavecchia. Non proprio un
film già visto, nello scontro tra titani …
IL DVD
E’ possibile acquistare il
DVD del film con bonifico
o bollettino postale.
Per informazioni scrivere a:
[email protected]
La versione DVD del film ha
una durata di 120’ (21’ in più
della versione sala)
CINE TEATRO BARETTI
La Juventus ha tutto il diritto
di sentirsi vittima di una
sentenza sbagliata e cucirsi
sulla maglia la terza stella.
Poi però la Fgc dovrebbe
chiudere, perché il suo operato
e quello della giustizia sportiva
sono giudicati carta straccia da
una delle società più autorevoli
del calcio italiano. Non ci sono
terze vie, persino in un paese
di pateracchi e ipocrisie.
Michele Serra, La Repubblica,
9-05-2012
JUVENTINOVERO.com
Un’altra di quelle testimonianze che
contribuiscono, nel loro insieme, a far
sì che la Grande Farsa non venga mai
misconosciuta: si tratta del docu-film
“Il grande inganno di Calciopoli”, un
lungometraggio pubblicato dalla
VOSTOK FILM e realizzato da Stefano
Grossi (regista e sceneggiatore) e
Renato La Monica (sceneggiatore,
scrittore di diversi libri a tema). Va
precisato, per evitare confusione in
coloro che vorranno vederlo, che non si
tratta di un lungometraggio che
ripercorre tutte le telefonate, le singole
partite, o i tantissimi tecnicismi dei
processi sportivi del 2006. Si tratta
piuttosto di un viaggio di due ore piene
che si srotola come un manoscritto su
un binario molto diverso. In sostanza è
un lungo viaggio nel tempo
(metaforicamente nel film viene usato
l’ottimo strumento visivo del treno) che
ripercorre le tante tappe e sviscera i
tanti intrecci politico-economiciindustriali-finanziari-calcistici, che
hanno portato al più grande scandalo
della storia del calcio e che ha visto
veramente soccombente solo un club e
la sua dirigenza: la Juventus, Luciano
Moggi e Antonio Giraudo. Vi sono
fatti, interviste con grandi firme del
giornalismo, considerazioni,
ricostruzioni, immagini, chicche,
ricordi, e tanto altro.
Va detto che generalmente il nostro
occhio guarda questo tipo di
pubblicazioni anche con un approccio
di tipo documentale (ma anche molto
riflessivo) a tutti i temi direttamente o
indirettamente legati allo scandalo, a
cui poi ognuno di noi lega anche molte
letture utili ad approfondire specifici
argomenti/segmenti. Come molti
sanno infatti, in particolare chi
frequenta alcuni luoghi bianconeri del
web, noi cerchiamo di dipanare e
ricostruire quanto avvenuto prima e
dopo il 2006, soprattutto guardando la
situazione generale in cui lo scandalo è
esploso, ossia il tappeto su cui si è
appoggiato (famiglia Agnelli e affini,
Moratti e affini, bilanci, alta finanza,
intercettazioni, Telecom, ecc). Per
queste ragioni guardiamo a questo film
con grande interesse. Il nostro
personale parere sul risultato finale
ottenuto dagli autori è decisamente
positivo e potremmo trovare diverse
definizioni che rendano la descrizione
fin qui espressa ancora più chiara, un
po’ come quelle che si trovano sul retro
delle cover dei dvd, o sulle “alette” o
“bandelle” dei libri (risvolti di
copertina), dove viene stampata
solitamente una biografia essenziale
dell’autore accompagnata da una breve
introduzione al testo. Qualcosa del
genere insomma…
Ottimo riepilogo di tutto ciò che i tifosi
juventini hanno capito su Calciopoli,
ossia che è stata una vera e propria
trappola creata appositamente per
abbattere la Juventus e i suoi dirigenti,
e nessun altro. Una mappa dei poteri e
dei fatti così esaustiva da poter
rappresentare un ottimo prologo, o
un’introduzione, o un prequel; ossia il
punto ideale di inizio per un’intera
serie di film che possa approfondire e
sviluppare ogni singolo capitolo del
docu-film. Serie di film che ovviamente
non vedremo mai, perché i costi di
realizzazione sarebbero esorbitanti.
Un’opera da far vedere anche a tutti
coloro che non hanno le conoscenze
tecniche per usare internet e che
abbiano ancora le idee confuse su molti
aspetti di quanto è accaduto dagli anni
Novanta al 2012. Un film amaro nelle
considerazioni finali degli autori, in
particolare sugli attuali assetti del club
dal punto di vista degli scudetti revocati
e della giustizia futura. Ci auguriamo
che questa definizione/introduzione
sia abbastanza efficace, anche perché
ora è arrivato il momento di parlare di
qualche difetto.
Un paio di difettucci in effetti ci sono.
Piccoli piccoli però.
Diciamo pure che sugli aspetti politici
delle tante vicende trattate
l’impostazione è leggermente
focalizzata su quello che è stato il
Berlusconismo dilagante nel paese, e il
titolo del lungometraggio forse un po’
già si espone in quella direzione,
dimenticandosi un po’ della grande
quantità di militanti (politici e non)
dell’altro schieramento che si sono
adoperati per buttare la Juventus in B.
Sia chiaro, in realtà è solo un profumo
che si sente leggermente qua e là, e che
non è mai fastidioso, perché comunque
il ‘vestito’ è sempre molto corretto e il
film non affronta mai questioni
direttamente politiche. A ciò va
aggiunto che in effetti Silvio Berlusconi
è stato per molto tempo Presidente del
Consiglio negli ultimi vent’anni, quindi
si tratta di un difetto molto
trascurabile. Forse è più
un’impressione che altro.
Altra piccola pecca forse è la mancanza
di un segmento sufficientemente
esaustivo sulla Procura di Napoli e sulle
indagini surreali svolte da alcuni
membri delle forze dell’ordine dal
passato “complicato”.
Va detto che un lavoro di questo genere
era sulla carta difficilissimo da
realizzare, perché troppi sono i
personaggi, i fatti, le storie incastonate
dentro altre storie, e il rischio di
realizzare un pasticcio era molto alto.
Invece il risultato è, a nostro avviso
s’intende, molto buono sia per la
chiarezza e la semplicità espositiva, sia
per la scorrevolezza, sia per
l’esaustività e la correttezza dei
contenuti, sia per gli aspetti
prettamente estetici. Godibile.
Complimenti dunque agli autori e alla
lunga lista dei loro collaboratori.
PRENOTA IL DVD!
[email protected]
STEFANO GROSSI
Fotografia
scattata
durante i
sopralluoghi
per il film
Dall’altra parte
Stefano Grossi
Biografia
Regista e sceneggiatore, nato a Milano nel 1963, vive a Roma dal 1987.
Ha diretto cortometraggi, lungometraggi e documentari, presentati in vari
festival nazionali e internazionali (Venezia, Locarno, San Francisco,
Denver, Med Film Festival, Las Palmas Film Festival, Europa Cinema,
San Paolo, Angers, Annecy). Ha tradotto e curato vari libri d’argomento
cinematografico per Gremese editore. Dal 1997 al 2000 ha tenuto vari
seminari accademici all’Università di Genova, presso la Facoltà di
Scienze della Formazione, come professore a contratto di Filmologia e
Storia del Cinema. Nel 2005 ha fondato la società di produzione
cinematografica Vostok Film.
[email protected]
http://facebook.com/19ottobre
http://nepaesedigiralaruota.wordpress.com
COMUNICAZIONE E MEDIA
Hanay Raja
[email protected]
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