Il mistero dell`UB-65 - Lega Navale Italiana

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Il mistero dell`UB-65 - Lega Navale Italiana
Il mistero
dell’UB-65
di Franco Maria Puddu
La storia che vogliamo proporre al lettore è quella di un sommergibile tedesco della Prima Guerra Mondiale, l’UB65; essendo una storia di guerra non può essere né bella né allegra, anzi, è costellata di morti e feriti e non si conclude neanche con un lieto fine. Possiamo garantire che sono state fatte accurate ricerche e che i nomi riportati, i
mezzi impiegati e le operazioni belliche sono scrupolosamente esatti nei limiti del possibile: in fin dei conti sono passati 98 anni da quando, nel 1914, iniziarono a tuonare “i cannoni di agosto”, e i testimoni diretti di quei tragici
eventi, sono tutti scomparsi. La vicenda che vogliamo narrare, sulla quale esistono molte testimonianze anche se su
di lei nessuno sarebbe disposto a giurare, è circondata da un alone che, allora, venne definito “maledetto”. Ma chi
ha navigato sa bene che sul mare non ci si deve stupire di niente: alla fine del 1700, la leggenda dell’Olandese Volante era diffusa, creduta, e spesso temuta, in tante marinerie.
L
Esistono vicende
delle quali è difficile
darsi una spiegazione;
questa è una di quelle
a Grande Guerra
fu un conflitto essenzialmente terrestre, con i suoi spaventosi massacri nelle trincee, e non ebbe notevoli
risvolti navali, tanto è vero che in quasi cinque
lunghi anni fu combattuta sui mari una sola grande battaglia, quella dello
Jutland, la cui vittoria però non è mai stata concordemente assegnata dagli storici né agli inglesi né ai tedeschi. Anzi, addirittura non ne è stato definito con
precisione neanche il nome, perché gli inglesi continuano a tutt’oggi a chiamarla “dello Jutland”, mentre
i tedeschi insistono a definirla “dello Skagerrak”.
Questo non vuol dire, naturalmente, che il teatro
marittimo sia stato scevro di importanza, anzi, vide
il debutto di una nuova e micidiale arma che poco
più di venti anni dopo, nella Seconda Guerra Mondiale, rischierà di mettere alle corde la Gran Bretagna: il sommergibile.
Era tanto nuovo che nessuno dei contendenti ne
aveva esperienza di impiego; si pensi che i tedeschi,
che ne diverranno gli indiscussi maestri, avevano,
fra gli altri, 9 battelli propulsi a benzina (un’idea da
far accapponare la pelle), perché non erano convin-
ti del fatto che la nafta
fosse più sicura.
Ma, fatte le loro scelte,
partirono alla grande:
l’Alto Comando della
Kaiserliche Marine (la
Marina imperiale) durante il conflitto ordinerà all’industria ben 811
sommergibili, 338 dei quali entreranno in servizio.
A paragone, l’Inghilterra ne ordinerà solo 133, di cui
appena 80 saranno operativi.
I tedeschi realizzarono battelli oceanici, costieri, posamine (costieri e oceanici), da trasporto (o incrociatori) ma, soprattutto, concepirono quella che, sembrò, in ben due conflitti essere la carta vincente, ossia
la decisione di utilizzarlo per distruggere il naviglio
mercantile dell’avversario, e di conseguenza tutti
suoi traffici, con una guerra di annientamento totale.
U, UB, UC, UE e KuK-U
Contrariamente a quanto avverrà in futuro, quando
i battelli saranno tutti denominati U-boot (da Unterseeboot), termine cui farà seguito, se del caso, la sigla
della classe, nella Grande Guerra la denominazione
sarà diversa: U per gli oceanici e quelli da trasporto,
UB per i costieri, UC per i posamine costieri e UE per
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L’UB-65 in bacino per lavori di manutenzione;
nella foto piccola, il Kapitänleutenant Martin
Schelle. In apertura, il distintivo d’onore da
petto indossato dai sommergibilisti tedeschi
durante la Grande Guerra
i posamine oceanici. Quelli destinati alla Marina
dell’alleato Impero Austroungarico saranno i KuKU, dove KuK stava per Kaiserlich und Konigin (imperiale e regio).
Fra tutti questi la “formula” degli UB III sarà particolarmente indovinata, e potremmo definire questi
battelli i “cavalli da tiro” della Kaiserliche Marine. Si
pensi che sulla base dei loro piani, negli Anni 30 la futura Kriegsmarine elaborerà l’U-boot tipo VII, il più diffuso “lupo grigio” della Seconda Guerra Mondiale.
Fra tutti gli UB III ne venne ordinato uno il 20 maggio
1916 ai Cantieri Vulkan Werke di Amburgo con la distinta Werk 90, che sarà varato il 26 giugno dell’anno
seguente entrando in servizio il 18 agosto come UB65. Ricordiamo che i sommergibili tedeschi non hanno mai avuto nomi,
ma solo nominativi numerici.
L’UB-65 effettuerà 6 missioni di guerra nel corso delle quali affonderà 6
unità mercantili per poco più di
6.000 tsl, una unità militare da scorta da 1.290 tsl e danneggerà altri 6
mercantili per complessive 11.500
tsl; alla fine scomparirà in mare al
termine della sua ultima crociera.
Una carriera dignitosa e onorevole,
ma, in fin dei conti, non eccezionale
I sommergibilisti nella foto dovrebbero far
parte dell’equipaggio dell’UB-65, ma un berretto porta il termine Halbflottille e un altro
Flotille; è quindi probabile che siano dell’UB65 con alcuni camerati di un altro battello
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se la paragoniamo, ad esempio, a quella dell’UB-40
che nello stesso periodo affondò 99 navi o a quella
dell’U-35 che, tra il 1915 e il 1918 ne affondò 226.
Allora, perché occuparcene? Facciamo un passo indietro per recarci sugli scali della Vulkan Werke.
Lo scafo del battello è quasi ultimato,
una miriade di specialisti vi lavora attorno e dentro: lungo 55,3 metri, largo 5,8 e con un’immersione (in superficie) di 3,7, dislocava 524 tonnellate in emersione, 661 in immersione. Spinto da due eliche azionate da
due diesel da 1.100 HP poteva raggiungere i 13,5 nodi in superficie; se
immerso, i 7,5 grazie a due motori
elettrici Siemens-Shuckert da 788
HP. Con un equipaggio di 37 uomini
e armato con 5 tubi lanciasiluri con
10 armi, e un cannone da 88 mm a proravia della
torre, aveva un’autonomia di 8.500 miglia in emersione e 55 in immersione; l’immersione massima
collaudata per lo scafo resistente, dato allora segretissimo, era di 50 metri. Battelli come questo affonderanno 567 navi avversarie prima della fine della
guerra.
Come si vede non era di enormi dimensioni, ma l’U47 di Gunther Prien che nel 1939 affonderà la corazzata britannica Royal Oak a Scapa Flow era appena
più grande e dalle caratteristiche migliorate dal progredire delle tecnologie, niente di più.
I tedeschi, al contrario di noi italiani che davamo importanza al divario di dimensioni fra battelli oceani-
ci e costieri per motivi più estetici che
funzionali, con questi sommergibili
combattevano in Atlantico. Ma torniamo all’UB-65 sul quale fervono i lavori
nell’aria frizzante di fine inverno 1916.
Putrelle e gas di cloro
Una massiccia gru sta sollevando una
grande trave di acciaio, trattenuta da robuste catene, per posizionarla sullo scafo quando, all’improvviso, le catene “si
sciolgono” e la trave precipita sul ponte,
dilaniando uno sfortunato operaio che
agonizzerà un’ora mentre i compagni
tentano di soccorrerlo; morirà appena
liberato dalla putrella. Una commissione indaga sul sinistro, ma la gru è in regola, il carrello funziona bene, le catene
Un manifesto alleato per la propaganda dei buoni di guerra che dice, in alto a destra
non hanno difetti e la trave era stata vin“Hanno tenuto aperte le vie dei mari”; la minaccia degli U-boote fu fortemente sentita
colata senza negligenze. Presto i lavori
sin dal primo momento
riprendono: c’è una guerra in corso.
Passano due mesi e il battello sta per esmandi sono bloccati, il timone è incatastato e nel
sere varato; a bordo tre tecnici provano le batterie di
battello inizia una lotta che durerà 12 ore prima che
accumulatori in un locale ristretto con la portelleria
tutto, inspiegabilmente, torni di colpo a funzionare
accostata. Presi dal lavoro non si accorgono che dalalla perfezione e l’equipaggio, stremato e intossicale batterie inizia a fuoriuscire il tossico gas di cloro:
to, emerga e riesca a ventilare lo scafo.
quando se ne rendono conto è troppo tardi. SvengoIl sommergibile rientra in porto dove viene controlno per le esalazioni, e prima che qualcuno dia l’allato
da cima a fondo, ma non si trovano le cause dellarme e li porti all’aperto sono morti. Gli investigale avarie, a parte, logicamente, la fuoriuscita d’acqua
tori non troveranno niente da eccepire su tutta l’atdalla casse assetto per via del contraccolpo dell’urto
trezzatura, specialmente sulle batterie, appena cocontro il fondale; comunque, visto che per il battelstruite, che non mostrano segni di perdite, danneglo
è giunta l’ora della sua prima missione, viene fatgiamento o manomissione. Pure, i decessi sono stato l’imbarco munizioni: 10 siluri e 200 proiettili per
ti causati da gas di cloro.
il cannone.
Il battello, assegnato alla V Flottiglia di stanza a ZeeUna comandata agli ordini del secondo di bordo,
brugge, in Belgio, viene varato e, dopo alcune prove
l’Oberleutenant zur See (sottotenente di vascello)
statiche, esce in mare per procedere ai collaudi assieRichter si reca a prelevare i siluri ma, rientrando, avme ai gemelli UB-63 e 64; il gruppo incappa in una
viene il disastro. La commissione di indagine stabitempesta in piena regola. L’UB-65 è in immersione
lirà che la spoletta della testa in guerra di uno di quequando il comandante Martin Schelle, un Kapitänleusti
si è casualmente attivata e, imbracando l’arma
tenant (tenente di vascello) di 29 anni che ha frequenper imbarcarla, è esplosa, uccidendo Richter e ferentato la Scuola Sommergibilisti di Kiel ed ha già comando gravemente quattro marinai.
dato l’UC-33, dà l’ordine di emergere per controllare la
Commissione di inchiesta o meno i morti, per giunstabilità del battello in superficie con mare cattivo. Un
ta senza neanche essere mai stati in battaglia, sono
marinaio sale in torretta e un’onda lo ghermisce imgià troppi, e tra l’equipaggio iniziano a girare strane
mediatamente scagliandolo nella tempesta. Perso.
voci: i marinai, si sa, sono superstiziosi e i sommerSchelle ordina l’immersione rapida, il battello scengibilisti tedeschi non erano diversi dagli altri.
de troppo e “spancia” su un basso fondale; per il colpo le valvole di una cassa assetto perdono acqua di
Herr Richter torna a bordo
mare che inonda il pagliolato della sala macchine e
Una sera, riparati i danni causati dall’esplosione e
le batterie sottostanti, che iniziano a rilasciare lentaultimati i rifornimenti, mentre il battello è in banmente gas di cloro. Si ordina la “rapida”, ma i co-
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Il locale motori termici di
un UB evidentemente in
navigazione emersa con
mare calmo: in questi
spazi ristretti l’equipaggio doveva vivere, lavorare, combattere e, spesso, morire
china un marinaio, stravolto, corre da Schelle urlando di aver visto il secondo in camera di lancio. Il comandante, certo che il marinaio abbia abbondato in
libagioni, sta per riprenderlo quando sopraggiunge
l’ufficiale di guardia che, terreo in volto, gli dice di
aver visto un ufficiale salire a bordo dalla passerella,
andare verso prora e poi scomparire. Lo ha riconosciuto: era Herr Richter.
Schelle reagisce intimando ai due uomini di non
propalare sciocchezze sicuramente dovute alla loro
immaginazione, che potrebbero turbare gli animi
dell’equipaggio: il loro dovere di soldati tedeschi è
quello di servire la Patria e se necessario morire per
essa. Basta così. E li licenzia.
Il battello parte finalmente per la sua prima missione e ben presto entra in azione; danneggia un mercantile danese e, una settimana dopo, ne affonda
uno svedese e uno britannico.
È dicembre, il mare è in tempesta, le due vedette nella torre scrutano l’orizzonte saldamente trattenute
alla paratia da cinghie di cuoio quando una si accorge che sul ponte un ufficiale fa altrettanto tenendosi
però malamente in equilibrio; pensa che sia impazzito, poi realizza che per uscire dal battello e scendere
sul ponte esiste un solo boccaporto, che si trova tra
lui e l’altra vedetta, e di lì non è passato nessuno. In
quel momento l’ufficiale si gira e lo guarda: è Richter.
Il marinaio urla dal terrore per avvertire il suo collega e lo si sente dall’interno dello scafo, ma nello stesso momento giungono altre urla dalla camera di
manovra: è il sottufficiale al timone che ha visto
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Herr Richter controllare i manometri con gli stessi gesti
che faceva da vivo.
Schelle capisce che
il panico sta dilagando e che la situazione può precipitare, corre verso la scala che porta in torre
ma questa è occupata da un ufficiale che sta scendendo, lo raggiunge e si
volta... è Richter che lo fissa negli occhi prima di svanire. Cosa potrà opporre, adesso, il comandante alle
voci che circolano fra l’equipaggio?
Per il momento l’unica cosa sensata da fare è quella
di interrompere la missione e ritornare a Zeebrugge,
il porto di Bruges, in Belgio, da dove opera il sommergibile; da là Schelle invia una richiesta di mettersi a rapporto all’ammiraglio Gustav Ludwig von
Schröder, comandante il Marinekorps Flanders e responsabile delle forze navali di superficie e subacquee che operano dai porti della costa belga occupata di Ostenda e Zeebrugge, ossia nelle Fiandre.
L’ammiraglio lo chiama, lo ascolta attentamente,
quindi convoca una commissione di ufficiali superiori la quale, a sua volta, intervista uno per uno tutti i componenti dell’equipaggio.
Sull’affidabilità di Schelle non sussistono dubbi, ma
questi strani eventi in parte reali come gli incidenti
e in parte supposti tali come le “apparizioni”, rischiano di minare psicologicamente un equipaggio
già costretto a condurre una vita durissima.
I sommergibilisti della Seconda Guerra Mondiale
trarranno enorme vantaggio dalle esperienze che
questi uomini stanno facendo sulla loro pelle senza
averne di pregresse, veri pionieri del campo subacqueo, che devono imparare dai loro sbagli, vivendo
in un ambiente difficile e malsano.
Così l’equipaggio viene sciolto e ridistribuito tra altri sommergibili e unità di superficie, mentre un Pastore luterano di Bruges è chiamato in gran segreto a
La foto di un trawler dall’apparenza pacifica simile a quello affondato dall’UB-65; in realtà si trattava di pericolosissime ”navi civetta” con
artiglieria nascosta per tendere imboscate ai sommergibili
bordo del battello, radiato dalla Quinta Flottiglia e
posto momentaneamente in disarmo, per operare
un cerimoniale di esorcismo.
Schelle, con un nuovo equipaggio, torna a bordo
qualche giorno dopo e l’UB-65, rimesso in sesto, e
soprattutto “purificato”, torna in servizio assegnato
questa volta alla Seconda Flottiglia.
Per alcune settimane non avviene niente; il battello
svolge due missioni di guerra durante le quali affonda due navi e ne danneggia quattro e tutto va per il
meglio. Ma alla fine di maggio, mentre esegue un
lungo pattugliamento che lo porta fino al Golfo di
Biscaglia, il fantasma torna a farsi vedere tre volte; la
prima fa quasi impazzire un sottufficiale che lo vede
entrare in sala macchine passando attraverso una
porta corazzata chiusa. Le altre terrorizza un silurista comparendo in camera di lancio prora per fermarsi a fissare un lanciasiluri; il poveretto è tanto
sconvolto che una notte, mentre il battello emerge
per caricare le batterie, si suicida gettandosi in mare.
L’ultima missione
Nel luglio 1918, a quattro mesi dall’armistizio, il
battello parte per la sua sesta (ed ultima) missione.
Il giorno 10, mentre è in emersione notturna al largo di Padstone, in Cornovaglia, viene sorpreso dal
sommergibile americano AL-2. Fa parte di un gruppo di sommergibili classe “L” rischierati in Inghilterra che, per distinguerli dall’omonima classe “L”
inglese, sono stati ribattezzati “AL”.
Il suo comandante collima il sommergibile tedesco
nel periscopio e si appresta a silurarlo, ma mentre
elabora i dati di lancio l’UB-65 esplode, affondando
con tutto l’equipaggio.
Si dirà che si è trattato di un incidente causato da un
siluro difettoso esploso in un tubo di lancio, ma a
chi stava lanciando il siluro, visto che nello specchio
di mare si trovavano solo l’UB-65 e lo AL-2? Inoltre
risulta che il 14 luglio, ben 4 giorni dopo, l’UB-65 abbia silurato e affondato il veliero portoghese Maria
Jose per essere a sua volta affondato lo stesso giorno.
Quale sommergibile è esploso davanti allo AL-2?
Adesso, ragionando freddamente, mentre per
quanto riguarda gli incidenti a terra e in mare, questi sono documentati dai verbali delle varie commissioni di inchiesta e dagli archivi della allora Kaiserliche Marine, altrettanto non si può dire per le
presunte comparse di fantasmi.
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Il sommergibile americano AL-2 che tenterà di
silurare l’UB-65, fotografato nella baia di
Bantry, in Irlanda, nel 1918
Nessuna commissione si sarebbe azzardata a firmare
37 interrogatori volti a scoprire la presenza di un
fantasma a bordo, né riteniamo che un ammiraglio
avrebbe inviato un biglietto di invito ad un Pastore
protestante, per giunta belga, per operare un esorcismo su un suo sommergibile.
Né alcun comandante accetterebbe di distruggere il
proprio futuro scrivendo sul giornale di chiesuola “Oggi avvistato sul ponte uno spettro in atteggiamenti sospetti”.
In più c’era una guerra, la stampa era controllata, e
non esisteva allora, specie in Germania, quella scandalistica che oggi, su una vicenda del genere, impazzirebbe di gioia. Dobbiamo accontentarci di quanto
hanno fatto trapelare i “si dice”, i “sembra che”, le
mezze voci e le chiacchiere di quadrato.
Piccola appendice
La Grande Guerra arrivò finalmente al termine, e le farà seguito un altro conflitto ancora più
disastroso, dove i battelli tedeschi la faranno a lungo da padroni, ma finirà anche questo.
Nel 2004 una troupe di operatori televisivi subacquei del britannico Channel 4, per il programma Wreck Detectives (inve-
La torre di comando del relitto dell’UB65, fotografata durante una delle ricognizioni che effettuarono sul battello gli
operatori televisivi di Channel 4 nel
2004 al largo della Cornovaglia
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stigatori di relitti) si reca a controllare
lo scafo di un presunto U-boot casualmente individuato dalla Royal Navy
al largo della Cornovaglia. Si scopre
però che non si tratta di un U-boot, ma
del relitto dell’UB-65, che viene identificato senza errore grazie al modello
del cannone, ad alcune strutture e a
un numero di matricola stampigliato
su di un’elica.
Una accurata ricognizione, però, non
evidenzia squarci di bombe di profondità, quindi il
battello non è stato attaccato, mentre la prora è intatta, quindi al suo interno non è esploso nessun siluro in un tubo di lancio. Infine, vengono trovati i
boccaporti del ponte di poppa aperti, ma dall’interno, come se qualcuno avesse assurdamente voluto
lasciare lo scafo.
Dopo l’identificazione del battello, il 1° novembre
2006, secondo quanto stabilito dal Protection of Military Remains Act 1986, al relitto viene riconosciuto
lo status di area protetta.
“Auf einem Seemans Grab, da blühen keine Rosen” (sulla tomba del marinaio non fioriscono le rose) dice
un’antica canzone tedesca. Che l’UB-65 possa ripo■
sare in pace con il suo equipaggio.